50 anni di Bond (James Bond)

James Bond, la mostra a Londra per i 50 anni

Vestiti, donne e auto. Lo stile di un mito in mostra al Barbican Centre di Londra

Quello bianco, bagnato, sul corpo impareggiabile di Ursula Andress c’è. Così come le sue auto, le sue pistole, i suoi vestiti di scena. James Bond, l’agente segreto più famoso al mondo, nato dalla penna dello scrittore Ian Fleming, compie 50 anni e per l’occasione si racconta al Barbican Centre di Londra attraverso una grande esposizione che mette in scena mezzo secolo di storia del cinema. La mostra, curata dalla storica del fashion Bronwyn Cosgrave è un viaggio nello stile di un mito. Da Sean Connery a Daniel Craig, passando per Roger Moore e Pierce Brosnan, in mezzo ci è passato un mondo. Anche se la formula rimane più o meno sempre la stessa: immortalità, la spia invicibile, la bella combattiva dalle curve mozzafiato. Da Dr No, il primo della serie – era il 1962 – James Bond si apre sempre con una donna e finisce con un’altra, in mezzo si ammazza gente, si viaggia su bolidi incredibili e super tecnologici, si beve Martini, si sfoggia un’eleganza impeccabile e un sangue freddo tipicamente inglese.

Sugli abiti di James Bond sono intervenuti, di volta in volta, i più grandi stilisti del mondo da Armani, Tom Ford, Hubert de Givenchy, Brioni. Bronwyn Cosgrave, che lo ha vestito e continua a farlo, dice che “un agente segreto deve sempre apparire bello, elegante e sofisticato, ma deve anche sapersi mischiare con altri uomini sebbene sia il miglior vestito tra loro”. Il suo 007 preferito è senza dubbio quello interpretato da Sean Connery. Il costume dei film è certamente diverso da quello che si legge attraverso le pagine dei romanzi. Ma dalla pubblicazione del primo libro all’uscita del primo film sono passati nove anni. Al cinema l’influenza maggiore l’ha data sicuramente la sartorialità italiana che ha sforbiciato una nuova silhouette con giacche e pantaloni molti più corti e aderenti al corpo. Da qui l’abito classico, leggermente fashion per il più noto agente segreto della storia.

Il prossimo episodio della saga Skyfall, arriverà in autunno. Ad interepretarlo Daniel Craig, al terzo James Bond, nel cast anche Judi Dench, Javier Bardem, Ralph Fiennes e la nuova Bond Girl, Bérenice Marlohe – l’intervista la leggete sul nuovo numero diGQ di luglio. Bond vestirà Tom Ford. Nel frattempo se passate da Londra, la mostra al Barbican è un passaggio obbligato.

Designing 007: Fifty Years of Bond Style
Londra
Barbican Centre
6 Luglio – 5 Settembre 2012

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Per festeggiare il suo anniversario con “Skyfall”, 007 ritorna a Istanbul e punta al record d’incassi. Grazie alla concentrazione assoluta di Daniel Craig

Quindici Audi distrutte e sei Landrover a pezzi. Per una sola scena. Perché, come sempre, la stella di James Bond brilla quanto più si allunga la lista delle spese di produzione. Del resto, nessuno si sogna di badare a spese, proprio ora che ci sono da celebrare i 50 anni di 007, partito nel 1962 con Licenza di uccidere.

In Skyfall, titolo n. 24 del serial più fortunato della storia del cinema, sugli schermi in autunno, Bond torna a Istanbul per la terza volta dopo Dalla Russia con amore (1963, con Sean Connery) e Il mondo non basta (1999, protagonista Pierce Brosnan). Dopo la pausa forzata per l’insolvenza dei mitici Studi Mgm, la troupe ha invaso Istanbul, dove la centralissima Sultanahmet Square è rimasta off limits per settimane.

Ma ora i set sono alle battute finali. Il nuovo Bond, affidato alla regia del talentoso Sam Mendes (American Beauty, American Life) secondo le intenzioni dell’inglese Eon Productions (che gestisce copyright e marchio 007 d’intesa con Columbia e Sony), dovrà lasciare il segno. E mettere in sicurezza i conti per i prossimi 10 anni. L’anteprima mondiale è fissata il 26 ottobre a Londra.

Si doveva girare anche in Sudafrica e in India, nel distretto di Sarojini Nagar a New Delhi e tra Goa e Ahmedabad. Ma il Sudafrica è saltato. Dell’India la Eon conferma metà programma. Sicure invece le location a Shanghai e su un’isola abbandonata di fronte a Nagasaki, in Giappone. Negli Highlands scozzesi, a Duntrune Castle, contea di Argyll e Glencoe, le sequenze finali.

Il budget, a oggi, è ufficialmente di 150 milioni di dollari. Comunque 50 in meno del precedente Quantum of Solace. E voci assai vicine alla Eon confermano la fiducia in un record d’incasso assoluto (per la serie) da superare entro gennaio 2013: 700 milioni di dollari sono sulle bocche, e nei sogni, di molti manager. Il Boss della produzione Michael G. Wilson conferma l’altra particolarità di Skyfall. “La presenza di una troupe su ogni set per racchiudere quest’anniversario in un documentario”.

La strategia sicura è puntare sul collaudato, che non significa però essere prevedibili. Il volto resta quello di Daniel Craig (del resto i suoi Casino Royale e Quantum of Solace hanno battuto tutti i record, con 580 milioni di dollari di media a uscita), ma c’è Javier Bardem nel ruolo del cattivo Raoul Silva. E chi ha in mente la sua interpretazione dello psicopatico di Non è un paese per vecchi dei fratelli Coen, sa cos’è un Bardem cattivo.

Dalla parte del bene ci sarà Judy Dench nel tailleur stretto di “M”, boss dell’M16, comandante in capo di Bond (per la settima volta nella parte) e Ralph Fiennes è Mallory, altro pezzo grosso di Sua Maestà britannica. Torna il simpatico ‘Q’, braccio destro di Bond, inventore per anni sparito dalla serie, che ora ha il volto seducente di Ben Whishaw, e Albert Finney è Kincade.

Due le nuove Bond Girl (l’etichetta che sta a 007 come Andy Warhol alla Pop Art). Sévérine ha le sembianze francesi di Bérénice Marlohe, che spiega: “Definire una Bond Girl “glamour ed enigmatica” è un cliché sicuro. Io mi sono isipirata alla Xenia Onatopp di Famke Janssen”, l’attrice e modella olandese protagonista di GoldenEye (Bond n. 18, 1995).

L’altra, Eve, agente M16 sul campo, ha le radici giamaicane e le ciglia da cerbiatta di Naomie Harris (Pirati dei caraibi e Ninja Assassin), che la definisce “una donna eccezionale, un personaggio avvincente, uno dei pochi a tenere testa a Bond”. La novità meno scontata di Skyfall è Sam Mendes, 46enne regista nato e cresciuto alla Royal Shakespeare Company, diventato celebre al cinema per lo studio dell’America dei sobborghi.

Perché Bond? Dopo l’Oscar per American Beauty lo aspettava una comoda carriera su misura nel cinema d’autore, ma Mendes fa il suo dovere ripetendo mille volte che per lui la scissione tra cultura alta e pop è carta straccia, non l’accetta. “Oggi in un Bond film è possibile incorniciare la storia in una narrazione importante, di qualità. Craig ha riaperto questa possibilità.

Improvvisamente c’è di nuovo un Bond vivo, umano, credibile”. D’accordo. Ma che succede in Skyfall? “Abbiamo una storia molto brillante, che non posso, nessuno della crew può, rivelare. Neanche un dettaglio”, fa sapere alla stampa Daniel Craig. “Wait and see”, aggiunge. L’attore parla poco ma non nasconde di godersi il circo. La stampa turca ha scritto che scene come quelle girate a Istanbul non si erano mai viste.

Insomma sarà la parte turca di Skyfall, quella centrale, la più accattivante. Il sindaco della capitale ha dato carta bianca, e si son viste carovane di Land Rover sfrecciare nel mezzo dello storico mercato delle spezie, a un palmo dalla Moschea di Yeni Camii, sugli immancabili tetti del centro e giù nel Grand Bazaar. La sensazione è quella di un ritorno alla regia d’azione più classica, anche grazie a un budget altissimo, con centinaia di tagli rapidissimi che sullo schermo diventano un secondo.

“In definitiva è questo che il pubblico vuole da un film di 007”, ragiona Craig. “L’obiettivo è il vortice, il disordine perfetto, lo scompiglio, il caos geometrico “. Ma farlo bene è una cosa da artigiani. “Guai ad avere riguardi per le cose di valore, tipo i passanti (ma non facciamo male a nessuno, s’intende) o l’architettura. L’effetto dev’essere totale e dev’esserlo sempre di più, altrimenti addio competizione, addio Bond”.

Confida Craig che l’unicità di Skyfall sta nei tantissimi professionisti concentrati sul set. “Ognuno nel suo perimetro di competenza”. Perché un Bond film, e Skyfall più di sempre, dev’essere una macchina perfetta, “un impianto gigantesco e preciso”, un ingranaggio collettivo che traduce eccesso, distruzione, audacia in procedure organizzative.

L’estasi da adrenalina trasformata in settimane di paziente pianificazione. “I set sono come puzzle di diecimila pezzi. Ogni puzzle finito, è una scena di trenta secondi”. Istanbul è la città più amata da Ian Fleming, l’inventore di Bond. “La luce della luna sul Bosforo è qualcosa che non avevo mai visto in vita mia”, conferma Craig.

E giornalisti turchi in visita sul set hanno scritto di “orientalismi”. Che, come Mendes e Craig sanno, tra gli intellettuali turchi è una garbata offesa. “I film su 007 hanno sempre sfruttato le location. Ma le hanno anche celebrate”, annota Daniel. Per Mendes l’obiettivo è stato raggiunto: mostrare la bellezza storica di Istanbul e pure la sua sconcertante modernità. “Ma la città del 2012, non una fantasia del passato”.

L’attore ha imparato a essere James Bond. Chi lo ha seguito sul set di Skyfall ha ammirato la serietà, la concentrazione, mai viste prima. A 44 anni è la colonna della James Bond & Co: in due film ha imparato a essere 007. E conclude: “È stato un lungo viaggio. Ma ora sono arrivato. E la vista, da qui, mi piace moltissimo”.

Fonte:www.repubblica.it & www.gqitalia.it

PIERGIORGIO GOLDONI

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