AEREI SCOMPARSI NEI CIELI DEL VENEZUELA

26 Gennaio 2013da PIERGIORGIO GOLDONI

Tre incidenti a dir poco anomali nella storia della sicurezza del volo; come evitare che fra qualche mese o anno ad altri aerei capiti la stessa sorte

marzo 1997 due cittadini italiani sono a bordo del Cessna 402 YV-784 (Chapi Air Travel) in volo
da Caracas a Los Roques;
●4 gennaio 2008 otto cittadini italiani sono a bordo del Let 410 YV-2081 (Transaven) in volo
da Caracas a Los Roques;
●4 gennaio 2013 quattro cittadini italiani sono a bordo del Britten Norman Islander YV-2615 (Transaero) in volo da Los Roques a Caracas.

Cosa hanno in comune questi tre voli? Punto primo, si svolgono con aeromobili immatricolati in Venezuela; punto secondo, sono avvenuti sulla stessa rotta; punto terzo, sono scomparsi.
Riteniamo che a quest’ultimo particolare non si sia data la giusta rilevanza tenendo presente che nella storia dell’aviazione civile, o meglio nella storia della sicurezza volo (safety) non accade che gli aerei scompaiano. O cadono, o qualcuno li porta altrove, non vi sono vie di mezzo a meno che non vogliamo tirare fuori (come in effetti è già accaduto) storie di UFO.

 Detto ciò ci troviamo in presenza di tre incidenti a dir poco anomali nella storia della safety che non possono passare nell’oblio del dimenticatoio non fosse altro per evitare che fra qualche mese, fra qualche anno un altro aereo segua la stessa sorte.
Ebbene quello che colpisce in questa vicenda che si è svolta nel giro di quindici anni, ha coinvolto tre aerei e quattordici nostri connazionali (le persone a bordo erano in totale 26), è l’assordante silenzio sullo stato della safety venezuelana.

 L’aviazione civile è arrivata a fornire sicurezza ai quasi 3 miliardi di passeggeri che ogni anno prendono l’aereo proprio perché quando accadono gli incidenti la dinamica degli stessi viene analizzata in ogni suo dettaglio giungendo così a capire cosa non ha funzionato e provvedendo all’eliminazione dell’inconveniente: è così che l’aviazione civile è potuta giungere a cifre assolutamente rassicuranti per chi prende il mezzo aereo. Ebbene nel caso dei tre incidenti sotto esame il fatto che i velivoli coinvolti negli stessi non siano mai stati ritrovati ha fatto si che non si sia potuto indagare sulle cause di queste tragedie e puntualmente le stesse continuano a verificarsi.

A questo punto allora non essendosi rintracciato ciò che di solito rimane di un velivolo incidentato, le ricerche dovrebbero mirare altrove ed eventualmente spostare il tiro dalla safety alla security. La differenza fra i due termini crediamo sia nota: safety riguarda la sicurezza volo tecnicamente intesa, security significa assicurarsi che a bordo dei velivoli non salgano persone che possano mettere a rischio il volo e l’incolumità dei suoi occupanti. Facciamo presente che in base ai regolamenti ICAO la security è un compito che spetta allo Stato da cui il volo ha origine, pertanto anche volendo spostare la mira dalla safety alla security, è fuor di dubbio che i controlli siano responsabilità dello Stato da cui originano i voli, nei casi in questione quello venezuelano.

 Ora il pubblico sa che gli enti europei preposti alla sicurezza del volo emettono almeno due volte all’anno l’ormai famosa “black list” e la domanda che ci dovremmo fare è se gli ultimi quattro italiani scomparsi a bordo del BN2 il 4 gennaio scorso sarebbero mai saliti a bordo di quell’aereo se la compagnia venezuelana avesse fatto parte dell’elenco.
E’ altresì vero che le autorità di Bruxelles si tutelano avvertendo che se “una compagnia aerea non figura nell’elenco comunitario non significa quindi automaticamente che essa soddisfi i criteri di sicurezza vigenti” ma non ci si può non chiedere cosa altro debba accadere affinchè i turisti italiani ( e non solo essi) vengano resi edotti dei rischi che corrono imbarcandosi su un velivolo locale, una volta che si trovano in vacanza in Venezuela.

 Nell’avanzare questi ipotesi facciamo riferimento anche altri particolari: il 23 giugno 2010 nelle aule del Tribunale di San Juan de Los Morros, in Venezuela, si è svolto un processo verso i narcotrafficanti. Il tutto aveva avuto origine dalla scoperta fatta in località Sombrero presso i capannoni di una azienda ove era stato ritrovato anche un velivolo Aero Commander 680 (7 posti, comparabile al BN2) immatricolato YV-1704. Per questa notizia abbiamo trovato la corrispondente sentenza, mentre altre fonti di stampa hanno parlato del ritrovamento di ben 28 aerei, sequestrati in un capannone.

 Chi di dovere si pronunci sulla sicurezza non solo della Conviasa, vettore che ha avuto due incidenti mortali uno nel 2008 l’altro nel 2010, bensì di tutte le compagnie immatricolate in Venezuela, è il minimo che si possa fare per cercare di evitare il ripetersi di simili tragedie.

Antonio Bordoni

Fonte:www.masterviaggi.it

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