Corea del Nord, torna l’allarme. Lanciati tre missili a corto raggio

Gli ordigni «come test» verso il mar del Giappone. Pechino preme per rimpiazzare il ministro della Difesa di Pyonyang

Era scomparso dai titoli dei giornali asiatici e occidentali da qualche settimana. Evidentemente Kim Jong-un, trentenne dittatore della Nord Corea ama la ribalta: sabato mattina ha rotto il silenzio facendo lanciare tre missili a corto raggio dalla costa orientale: l’allarme è stato dato dall’agenzia sudcoreana Yonhap, su informazioni del ministero della Difesa di Seul. Due ordigni sono stati sparati verso il mar del Giappone al mattino (quando in Europa era ancora notte) e uno nel pomeriggio ora locale.

 

ESERCITAZIONI – Le esercitazioni con Scud a corto raggio sono diventati ormai routine nella strategia della tensione instaurata da Kim Jong-un da quando ha ereditato il potere dal padre Kim Jong-il, morto nel dicembre del 2011. Ma qualcosa forse sta succedendo a Pyongyang: dopo le settimane di minacce durante le quali il regime ha stracciato la tregua con la Corea del Sud e chiuso l’area di cooperazione industriale speciale di Kaesong, il solo risultato è stato la condanna unanime da parte della comunità internazionale. Compresa la Cina, unico alleato importante del «regno eremita». Improvvisamente Kim è tornato in un cono d’ombra, abbandonando apparentemente i progetti di guerra. E qualche giorno fa la Corea del Nord ha silurato il suo ministro della Difesa, un duro che nel 2009-2010 era stato lo stratega degli attacchi contro obiettivi sudcoreani. Fonti di intelligence hanno detto alla radiotv tedesca Deutsche Welle che la Cina sta lavorando per sostituire Kim alla guida della Corea del Nord. Il rimpiazzo dovrebbe essere un altro Kim, il fratello maggiore Kim Jong-nam, 42 anni, che era l’erede designato ma nel 2001 fu bruciato quando si fece scoprire a Tokyo, con passaporto falso, nello stravagante tentativo di andare a visitare Disneyland.

LE PRESSIONI DI PECHINO – I segnali della pressione di Pechino su Kim sono diversi: dal blocco dei rapporti finanziari con la banca nordcoreana che riforniva di valuta il regime, all’improvviso siluramento del ministro della Difesa A Kim Jong-un, secondo queste fonti, verrebbe garantito esilio di lusso con la moglie in Cina. Qualcosa si sta muovendo nel Paese più difficile da interpretare del mondo: il giapponese Abe ha spedito il suo consigliere più fidato a Pyongyang (il leader nazionalista sul fronte nordcoreano è solidale con Seul e Pechino). E a Pechino è appena venuto il responsabile del Dipartimento di Stato Usa per la Nord Corea.

Fonte:www.corriere.it

PIERGIORGIO GOLDONI

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