Dove si arriverà con la clonazione umana?

Un gruppo di ricercatori americani dell’Oregon ha appena proposto, sulla rivista Cell, una nuova tecnica di clonazione.

1 In che cosa differisce da quella usata per Dolly nel 1996?
Le due tecniche sono un po’ diverse. Per creare Dolly i ricercatori hanno «fuso» una cellula di ghiandola mammaria, con tutto il suo patrimonio genetico, con un ovocita privo, invece, del nucleo: il risultato fu una pecora «fotocopia» della donatrice di cellula mammaria.
In Oregon hanno utilizzato il metodo del trasferimento nucleare: hanno preso il nucleo di una cellula della pelle di un individuo e lo hanno trapiantato in una cellula uovo privata del suo Dna. Quest’ultima ha dato origine a staminali embrionali con le stesse caratteristiche genetiche di quelle dell’individuo di partenza. Si tratta della stessa metodica che aveva già usato John Gurdon sulle rane nel 1962.

2 Qual è la novità del metodo americano?
La novità proposta da Shoukhrat Mitalipov, a capo dell’équipe di ricercatori, sta nell’utilizzo dei terreni dove le cellule sono coltivate: in questo caso sono stati usati fattori particolari, come la caffeina, capaci di rendere i cromosomi più stabili e di aumentare l’efficienza delle cellule prodotte.

3 Qual è l’obiettivo di questi esperimenti?
È quello di produrre cellule staminali pluripotenti, capaci di differenziarsi in quasi tutti i tipi di cellule dell’organismo, da utilizzare per riparare tessuti danneggiati da malattie (infarto, Parkinson, lesioni midollari, diabete e via dicendo). Il vantaggio è che queste staminali possono essere prelevate dal paziente stesso e ne hanno le stesse caratteristiche genetiche: una volta trapiantate, non subiscono cioè un rigetto da parte dell’organismo.

4 Ci sono altre strade per produrre cellule staminali capaci di dare origine a tutti i tessuti dell’organismo?
Esiste un altro metodo chiamato «riprogrammazione genetica»: è stato messo a punto da Shinya Yamanaka (Nobel insieme a Gordon nel 2012). Il ricercatore giapponese è partito da cellule cutanee adulte di topo e ha inserito nel loro nucleo quattro geni della staminalità: geni cioè capaci di ringiovanirle e di trasformarle in staminali pluripotenti.

5 È possibile ottenere staminali per altre vie?
C’è una terza via, quella più controversa sul piano etico, che sfrutta gli embrioni stessi per ricavare cellule totipotenti. A parte le questioni etiche, queste cellule, se utilizzate per riparare tessuti malati, subirebbero un rigetto da parte dell’organismo ricevente.

6 In passato si è parlato di false clonazioni. Che cosa è successo?
Nel dicembre del 2002, Rael, leader della setta dei Raeliani (un movimento che crede negli extraterrestri e nell’immortalità) aveva annunciato, insieme alla scienziata Brigitte Boisselier, la clonazione di una bambina, Eva. I giornali di tutto il mondo ne avevano parlato, ma la vicenda si è poi rivelata, come c’era da aspettarsi, una bufala.

7 Ci sono altri casi?
Un altro «falso» ha ingannato per un po’ anche la comunità scientifica: il sud-coreano Hwang Woo-suk aveva pubblicato, su Science, nel 2004 e nel 2005 alcuni esperimenti di clonazione: in alcuni casi aveva utilizzato ovuli di donne e nuclei prelevati dalle loro stesse cellule, in altri aveva eseguito trasferimenti nucleari in cellule di malati. Alla fine si è scoperto che i dati erano stati falsificati, così i lavori sono stati ritirati dalla rivista e il ricercatore è stato condannato per frode. La falsificazione, però, non riguardava tanto gli esperimenti, che erano riusciti, ma le percentuali di successo che erano state esagerate dal ricercatore.

8 Qual è la differenza fra clonazione terapeutica e clonazione riproduttiva?
La prima ha lo scopo di produrre staminali da usare nella medicina rigenerativa: per riparare cioè organi e tessuti danneggiati dalle malattie. Con la clonazione riproduttiva si vuole, invece, fabbricare la copia di un essere vivente. Dopo Dolly sono state clonate, con la tecnica del trasferimento nucleare, molte altre specie di animali, fra cui conigli, mucche e gatti. Secondo alcuni, la nuova metodica, proposta dai ricercatori dell’Oregon, potrebbe essere così efficiente da rendere possibile la clonazione delle scimmie. Quella dell’uomo resta, comunque, molto lontana.

di Adriana Bazzi

Fonte:www.corriere.it

PIERGIORGIO GOLDONI

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