Elicotteri e cani, esercitazioni in quota

Prima uscita in Dolomiti per le unità cinofile della Croce Rossa. Impegnati quaranta cani da ricerca e due AB 205

OBEREGGEN. Un’esercitazione di simili dimensioni, sopra i duemila metri di quota, con tanta, troppa neve bagnata fradicia, sotto a un sole cocente, con impegnate oltre una quarantina di unità cinofile della Croce Rossa (altoatesina e anche trentina), portate avanti e indietro dai mastodontici elicotteri AB 205 dell’Aviazione dell’Esercito… Da queste parti, qualcosa del genere non si era mai visto.

L’esercitazione si è tenuta ieri a Obereggen. E vale la pena raccontarla, perché in troppi danno per scontata la presenza di questi angeli custodi, sempre pronti a intervenire quando qualcuno si smarrisce sulle nostre montagne. In troppi, a dare per scontata un’attività di notevole complessità.

A dirla a parole, infatti, bastano pochi secondi, ma in realtà non si tratta di un gioco da ragazzi. Perché di mezzo non ci sono soltanto persone, ma pure cani da ricerca. E mentre alle persone basta spiegare come funziona perché capiscano e si adeguino, coi cani è tutto un altro paio di maniche: o si fidano, o sei spacciato. E rischi.

Ti avvicini a capo chino, rasoterra, apri il portellone dell’elicottero, fai salire il cane, sali tu, poi ti imbraghi, assicuri il cane, chiudi e poi via, si decolla. Arrivi in quota, apri il portellone, scendi, chiudi, ti allontani.

Capaci tutti, ti vien da pensare. E invece, ci vogliono ore solo per rinfrescare la memoria a dei conduttori di cani esperti come quelli della Croce Rossa, agli ordini del delegato regionale Aldo Bertagnolli. Il prossimo anno, le unità cinofile altoatesine compiranno vent’anni. Gente che ne sa, appassionata: poche parole, ancor meno fronzoli. Tolte la Pusteria e l’Alta Venosta, coprono l’intera provincia. Ogni anno, una sessantina di interventi per la ricerca di persone scomparse. In Alto Adige, non si occupano di soccorso in ambiente alpino, ossia su roccia o in zone difficoltose. Ché da noi ci pensano i soccorsi alpini. Molti volontari della Croce Rossa, però, hanno comunque ottenuto i brevetti internazionali del loro organismo. Che poi, a livello mondiale, è l’unico riconosciuto da tutti a prima vista, proprio grazie alla croce rossa. Tutti, turisti compresi, di qualunque nazionalità siano: se li vedono, si fidano.

Se parli con loro a tu per tu, ti raccontano di una situazione non semplicissima, in Alto Adige. Dove troppi cinofili si fanno belli, parlando delle loro competenze non proprio del tutto acclarate, del troppo vantarsi dei cani molecolari che tanto vanno di moda anche se poi… Ufficialmente, però, parlano bene di tutti i loro colleghi: «Ognuno, ogni gruppo di cinofili, ha la sua peculiarità».

La Croce Rossa, invece, utilizza in pratica qualsiasi tipo di cane. Normale. Perché non ce n’è uno più adatto di un altro. Semmai, ce n’è che non sono tanto adatti, tipo i San Bernardo: nonostante le credenze popolari, sono troppo pesanti per intervenire sulle valanghe. I bolzanini, perciò, utilizzano golden retriever, labrador, pastori tedeschi, lupi italiani e lupi cecoslovacchi, terrier, schnauzer e via abbaiando.

Perché sono cani signorili, intelligentissimi. Ma quando vengono avviate le turbine degli AB 205 e il rotore comincia a vorticare, si mettono tutti ad abbaiare. Invasati. Non che non si divertano anche loro, specie una volta atterrati sopra un metro di manto immacolato, ai piedi delle cime del Latemar. Ma percepiscono anche loro la delicatezza delle operazioni in corso.

Prima, l’intera sequenza di salita e discesa dal velivolo viene provata a elicotteri spenti, su un pratone in piano, fra i masi di Obereggen. Poi, quando tutti hanno preso confidenza, si accendono le turbine e si riprova. Spostamenti d’aria traditori, rombo assordante, il pericolo dei rotori, ché se non sai come fare rischi di rimanere decollato. E i cani, da tenere stretti al guinzaglio perché si agitano.

Ma prova che ti provo, imparano. E allora, si decolla per lassù: sella innevata a 2030 metri, sulle piste da sci deserte e chiuse, dove da decenni ad aprile non si vedeva tanta neve. Così tanta che il punto prescelto per atterrare viene usato solo per quattro coppie cane-conduttore.

Le altre vengono scaricate altrove, in condizioni meno drammatiche. Perché i primi quattro cani devono nuotare in un metro e mezzo di neve. Bagnata fradicia. Pesante. Che sfacchinata!

Fonte:http://altoadige.gelocal.it

PIERGIORGIO GOLDONI

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