F-35 Lightning II, il Generale Mini attacca il governo: “I caccia costano ancora tantissimo e per di più sono inutili”

18 Ottobre 2012da PIERGIORGIO GOLDONI
“Gli F-35 Lightning sono aerei obsoleti concepiti per la Guerra Fredda ”. Fabio Mini, ex comandante della missione in Kosovo KFOR, entra a gamba tesa contro il progetto del governo di rifinanziare la costruzione del cacciabombardiere. “Non so se i nostri politici si sono accorti che, nonostante la crisi, in tutta l’Europa (gli Usa hanno fatto qualche sforzo) non c’è stato un paese che abbia ridotto i bilanci della Difesa, anzi alcune nazioni li hanno aumentati”. E siccome questa congiuntura economica andrà avanti per un po’ di tempo, tutti i paesi europei, compresa l’Italia, “dovranno pensare a ristrutturale il proprio impianto di sicurezza, altro che F35”.
Il quadro che tratteggia il generale è inquietante. Comprende (ma non giustifica) la corsa di quegli stati che stanno attuando un rafforzamento delle difese interne: “Più si espande la crisi più aumenta il pericolo di sommovimenti popolari e in alcuni paesi addirittura di colpi di Stato”. E’ evidente il riferimento a Grecia e Portogallo, dove i cittadini sono al limite della sopportazione, e alla Turchia, dove il rischio di un cambio di guardia violento è sempre più attuale. Per questo Mini non capisce perché “l’Italia continui a perseguire un armamento, anche aereo, che non la rendono autonoma e la vincolano ai programmi di chi produce armi”.
Il soldato mira subito al cuore del problema. “L’UE nel 1999 ha rinunciato, ed è uno scandalo, a qualsiasi tipo di difesa collettiva che non sia quella Nato”. Questo vuol dire che l’Unione Europea dal punto di vista militare non esiste. “Javier Solana, che dal 1999 è l’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Comune dell’Unione Europea, da subito abdicò all’idea di un esercito europeo: in realtà, nessuno lo ha mai voluto e ancora oggi nessuno lo vuole”. Un esercito europeo metterebbe subito a nudo tutte le ridondanze, tutte le ripetizioni e tutti gli sprechi di “ventisette eserciti, ventisei marine e ventinove aereonautiche”.
Nondimeno, lo stesso governo che taglia su scuola, sanità e previdenza (e sulle pensioni degli ex combattenti), ha invece tagliato solo parzialmente i costi per i cacciabombardieri F-35 Lightning 2. Claudio Debertolis, generale italiano dell’Aeronautica Militare e attuale Segretario generale della difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti in una recente intervista ha sostenuto che “i cacciabombardieri destinati all’Aeronautica e alla Marina italiane costeranno 127,3 milioni di dollari (99 milioni di euro) ad esemplare per la versione A convenzionale e 137.1 milioni di dollari (106,7 milioni di euro) per la versione B a decollo corto e atterraggio verticale (Stovl), che saranno imbarcati sulla portaerei Cavour”.
Sempre secondo Debertolis, negli anni successivi il costo degli aerei peserà di meno sul bilancio dello stato. “Nel febbraio scorso la cifra comunicata dallo stesso generale Debertolis alla Commissioni Difesa di Camera – scrive Archivio Disarmo – si aggirava intorno a 80 milioni di dollari ognuno. Il progetto F-35, presentato ufficialmente al parlamento italiano a prezzi ridotti, appare invece crescere costantemente rispetto ai costi iniziali, analogamente come è già avvenuto nel passato, con lo stesso sistema, per altri aerei (a suo tempo il Tornado e poi l’Eurofighter)”.
Sarebbe ora che, di fronte ad una crisi economica senza precedenti e a tagli sociali pesantissimi, “il governo e il parlamento mostrassero senso di responsabilità almeno nei confronti dei cittadini italiani costretti a forti sacrifici”, commenta ancora Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’istituto di ricerche internazionali. Peraltro, non va dimenticato che questi aerei di quinta generazione (invisibili ai radar) serviranno per trasportare “non solo bombe convenzionali, ma anche nucleari, con scarsa coerenza con gli impegni ufficiali per il disarmo nucleare e la non proliferazione dichiarati dai governi italiani”, conclude Simoncelli. “Diverse voci ufficiali dei Paesi partecipanti al progetto (la corte dei conti olandese e lo Us Government Accountability Office- Gao) hanno espresso le loro forti perplessità su sostenibilità, efficacia ed effettivo costo di tutto il programma Jsf”, aveva spiegato in una sua interrogazione parlamentare il deputato radicale Maurizio Turco.
La sua parola è stata ascoltata, sia pure parzialmente: “Sulla questione quanto dovevamo dire lo abbiamo detto in Parlamento e quanto dovevamo fare lo abbiamo fatto fino a quando il governo non ha ridotto il numero degli esemplari da acquistare da 131 a 90, rispondendo così ad un ordine del giorno dei deputati dello scorso dicembre che il Governo aveva accolto”, dice Turco, che insieme Luca Marco Comellini, è cofondatore del Partito dei Militari (Pdm).
 
17 ottobre 2012

Fonte:http://notizie.tiscali.it

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