Fiorito al gip: c’era un accordo tutti i partiti volevano più soldi

ROMA – «C’era un accordo tra Mario Abbruzzese, presidente del Consiglio regionale, e i capigruppo di tutti i partiti per aumentare i fondi. Che poi sarebbero stati gestiti liberamente dai gruppi e distribuiti ai consiglieri».Non cambia strategia difensiva Franco Fiorito, interrogato per tre ore dal gip Stefano Aprile nel carcere di Regina Coeli, ma allarga il suo obiettivo e spara a zero sugli altri partiti.

Ieri Francone ha aggiunto altri dettagli alla sua versione sul pagamento di quei rimborsi e sulla cosiddetta «tripla indennità», che lo hanno portato in cella con la contestazione di peculato per appropriazioni che superano un milione e 300 mila euro. Accusando ancora il presidente del Consiglio Abbruzzese, e tirando in ballo anche i capigruppo degli altri partiti.

E mentre gli avvocati Carlo Taormina ed Enrico Pavia hanno chiesto l’attenuazione della misura cautelare con la concessione dei domiciliari, per Francone si annunciano nuove contestazioni: a debito, sul conto del gruppo del Pdl spunta anche il pagamento dell’affitto di una delle case di Fiorito. Elementi che probabilmente il procuratore aggiunto Alberto Caperna e il pm Alberto Pioletti presenteranno al Tribunale del Riesame, chiamato a decidere in tempi brevi sull’arresto dell’ex capogruppo. I militari del nucleo valutario della Guardia di Finanza hanno individuato quattro bonifici partiti tra il 4 aprile 2012 e il 5 maggio 2012 dal conto del Pdl. Gli accrediti, su uno dei conti personali di Francone, erano di 23mila 140 euro. La causale dei versamenti recitava: «per rimborso pagamento canone locazione sede Roma». Secondo gli inquirenti, di fatto, con quel denaro Fiorito avrebbe pagato l’affitto di una delle sue case romane: via Margutta, via Gesù e Maria o via Micheli, nel cuore dei Parioli. Ma non c’è una sede pagata da Francone.

Sui soldi, 755mila euro finiti sui suoi depositi, oltre a benefit di vario tipo, ieri Fiorito ha continuato a ribadire la sua buona fede, cercando di spiegare ancora qualla «prassi» in uso alla Pisana e il senso delle delibere, senza motivazione, che legittimavano la spartizione, stornando i soldi dalle voci del bilancio regionale per destinarli alla Presidenza del Consiglio, quindi ai gruppi e infine ai consiglieri.

Delle parole del gip che nell’ordinanza ha scritto: «le persone che avrebbero dovuto confermare l’adagio così fan tutti l’hanno smentito», Fiorito non si cura e invita il pm Alberto Pioletti, presente all’interrogatorio, a risentire Abbruzzese. A interrogarlo sul punto. Di fatto il presidente del Consiglio regionale è già stato interrogato due volte dalla Guardia di finanza sulla legge vigente e sui regolamenti. E ha comunque negato di essere a conoscenza delle triple indennità che Fiorito, capogruppo del suo stesso partito e presidente della Commissione Bilancio, si accreditava. Ma Fiorito insiste: Abbruzzese faceva in modo che «il denaro venisse accantonato nelle casse della Regione per andare incontro alle esigenze dei consiglieri».

Poi, davanti al giudice, ripete quanto aveva detto ai pm il 19 settembre scorso: «Non tutti i componenti del mio gruppo consiliare erano a conoscenza della tripla quota, qualcuno ne era a conoscenza e tra questi i quattro membri della commissione Bilancio del gruppo: Romolo Del Balzo, Ernesto Irmici, Stefano Galetto e Andrea Bernaudo».

Non si è sottratto alle domande, Fiorito, e ha provato a rispondere alle contestazioni puntualmente. Anche a spiegare quei 1.815 euro pagati con i soldi del gruppo per l’acquisto e la posa in opera della caldaia della sua casa del Circeo: colpa di Bruno Galassi, dice Fiorito. Sostenendo che il suo ex segretario, anche lui finito sul registro degli indagati, facesse varie commissioni per suo conto e avesse saldato quella fattura con i soldi del Pdl a sua insaputa. E anche sulle auto, una Bmw e una Smart, acquistate dal Pdl e rivendute a se stesso, Francone trova una giustificazione: «Ho fatto il passaggio di proprietà quando ero ancora capogruppo e non quando ero stato sostituito – spiega – avrei integralmente risarcito la somma, ma poi c’erano alcune rate ancora da pagare».

Fonte:www.ilmessaggero.it

PIERGIORGIO GOLDONI

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