Gabbiani nelle turbine

25 Settembre 2012da PIERGIORGIO GOLDONI

Paura sul volo della British

Il pilota dell’aeroplano decollato ieri alle 15.40 per Londra è stato costretto a rientrare in aeroporto. Terrore tra i 126 passeggeri. Al Cristoforo Colombo le hanno provate tutte per allontanare il pericolo ma ammettono che il problema persiste nonostante gli stratagemmi finora utilizzati

I gabbiani mettono ko il motore di un aereo. L’emergenza è scattata per il volo della British Airways decollato lunedì alle 15.40 dall’aeroporto Colombo e diretto a Londra con 126 passeggeri a bordo.

Uno stormo di uccelli ha mandato in tilt la turbina in fase di decollo e il comandante, dopo venti minuti, è stato costretto a rientrare. Sono state attuate tutte le procedure di emergenza: sulla pista si sono schierati i mezzi dei vigili del fuoco e le ambulanze, ma per fortuna non ci sono stati problemi. I passeggeri, ora sono in attesa di venire trasferiti in un altro aeroporto perché quello della British era l’unico volo in partenza da Genova.

Gli stormi di gabbiani continuano a rappresentare una minaccia per gli aerei in fase di atterraggio o decollo. La direzione dell’aeroporto ha provato diversi stratagemmi per allontanare il pericolo. Ai bordi della pista è comparsa anche la sagoma di un falco per sconfiggere il “nemico”. E poi gli ultrasuoni, i colpi a salve, i cannoni a gas propano. “Nel 2010 – ammise Paolo Sirigu, il direttore dell’aeroporto in un vertice sul problema in Prefettura – abbiamo avuto 18 impatti ed è un dato enorme, che ci fa capire la gravità della situazione. Anche quest’anno il numero di impatti non è calato e siamo rimasti in linea con il 2011. A mio parere, comunque, anche un solo caso deve essere considerato un  fatto grave”.

Al Colombo le hanno provate tutte. La sagoma del falco è stata un buco nell’acqua: i gabbiani hanno

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impiegato pochi giorni per capire che era finto, lo hanno accerchiato in quattro e distrutto a beccate. Gli altri strumenti servono, ma non bastano. “Per allontanare i gabbiani applichiamo sia sistemi fissi che mobili. Utilizziamo un cannoncino a gas, un amplificatore che emette il suono dei gabbiani feriti e abbiamo personale specializzato che spara razzi luminosi”, ribadisce il direttore. 

Ma occorre risolvere il problema alla radice. “I gabbiani che si allontanano dall’aeroporto – conclude Paolo Sirigu – vanno a mangiare alla discarica di Scarpino o si spostano sulla diga foranea dove sono riparati dal vento ma si rialzano in volo poco dopo per tornare sulla pista. Con i nostri sistemi rumorosi riusciamo a garantire un alto grado di sicurezza ma sono necessari altri dissuasori sulla diga per difendere cielo e terra”.

(25 settembre 2012)

Fonte:http://genova.repubblica.it

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