addestratore

17 Agosto 2014

Il SIAI-Marchetti S-211 (più frequentemente indicato anche come S.211) è un aereo da addestramento basico/intermedio italiano con motore a getto, dalla progettazione moderna e avanzata per il periodo in cui fu concepito, specialmente per l’ala a profilo supercritico, il motore turbofan e il largo uso di strutture in materiale composito.

Fortemente voluto dall’allora Direttore Generale SIAI-Marchetti Cav. Fredmano Spairani per il rilancio dell’azienda, fu progettato dall’ufficio tecnico SIAI guidato dagli ingegneri Brena, Frontini e Brembati sul finire degli anni settanta ed effettuò il primo volo il 10 aprile 1981. Fu prodotto in una settantina di esemplari, principalmente per le aeronautiche diSingapore, delle Filippine e di Haiti. Partecipò negli anni Novanta al concorso JPATS (Joint Primary Aircraft Training System) per un nuovo addestratore basico statunitense, il quale fu però individuato nel Pilatus PC-9.

A partire dal 1997, in seguito all’acquisizione della SIAI da parte diAermacchi, il velivolo, con leggeri aggiornamenti, ha assunto la denominazione M-311 e in seguito M-345. Proprio l’M-345 è stato indicato a fine 2013 quale successore dell’Aermacchi MB-339, sia come addestratore basico/intermedio per l’Aeronautica Militare, sia quale velivolo della PAN, dimostrando così la validità e la modernità dell’originale progetto SIAI-Marchetti.

Storia

Sviluppo

Concepito intorno alla metà degli anni Settanta, l’S.211 si presentava come un vero e proprio programma aeronautico: basandosi sulle analisi di mercato condotte, la SIAI proponeva infatti di utilizzare da subito, dopo una breve fase di addestramento primario su un economico addestratore ad elica (come l’SF-260 ad esempio), un velivolo a getto versatile, moderno e dai bassi costi di gestione. In questo modo si sarebbe permesso all’allievo pilota di “crescere” con un solo aereo polivalente, avendo effettuato subito la “conversione” da elica a jet, e di acquisire quel bagaglio di esperienza che lo avrebbe poi portato in modo più raccordato e meno “traumatico” alla fase pre-operativa sull’addestratore avanzato, anch’esso ovviamente a jet. Questa formula veniva sintetizzata con lo slogan “prestazioni da jet e costi da turboelica”, ad evidenziare la maggiore qualità addestrativa che un velivolo a jet poteva offrire senza tuttavia rinunciare a quell’indispensabile economia di esercizio richiesta nella fase basica e intermedia.

L’S.211 venne pubblicizzato la prima volta al Salone di Parigi del 1977 sotto forma di modellino in scala. Nel giugno 1979, invece,sempre a Parigi, fu presentato il primo mock-up in scala reale e con alcuni componenti ed equipaggiamenti “veri” già installati, a dimostrazione dell’avanzamento del programma.

Per i calcoli aerodinamici preliminari e l’ala a profilo supercritico, la SIAI si avvalse della consulenza del Prof. Jan Roskam e del suo staff all’Università del Kansas. L’efficiente aerodinamica dell’S.211 fu testata con un modellino in scala 1/5 nella galleria del vento della Boeing.

Un momento del trasporto del prototipo, nel pressi del Castello di Somma Lombardo

Malpensa, 10 aprile 1981. Il prototipo dell’S.211 in volo poco dopo il decollo

Il primo prototipo (immatricolato I-SITF) effettuò il roll-out dal Reparto Sperimentale SIAI di Vergiate nei primi di marzo 1981 e volò la prima volta nel pomeriggio del 10 aprile 1981 con ai comandi il leggendario collaudatore SIAI Alessandro Ghisleni dall’aeroporto di Malpensa. Il primo volo durò circa venticinque minuti e, non essendoci ai tempi la telemetria, era seguito in volo da un velivolo chase SF-260TP con ai comandi il test-pilot Floro Finistauri ed il chief flight test engineer Renato Russo. Venne scelta la pista di Malpensa, nonostante la SIAI disponesse della pista dello stabilimento di Vergiate, per maggiore sicurezza, in quanto più lunga e ampia. La decisione di fare il primo volo a Malpensa comportò anche unavventuroso viaggio di trasferimento del prototipo, su un rimorchio speciale, da Vergiate all’aeroporto.

Il primo esemplare ha sempre volato in configurazione monoposto, in quanto il secondo abitacolo era occupato dal rack FTI (Flight-Test-Instrumentation).

Dal progetto completo consegnato al Reparto Sperimentale per la realizzazione, al volo del primo prototipo passarono solo quattordici mesi, un tempo record che costituiva motivo di orgoglio per la SIAI-Marchetti e i suoi lavoratori, uniti in un comune sforzo sia lavorativo che economico, in quanto il programma S.211 fu del tutto finanziato internamente, nonostante fossero state avanzate numerose richieste di sostegno agli specifici fondi statali.

Il 3 ottobre 1981 volò da Vergiate il secondo prototipo (marche civili I-SIJF), questo in configurazione biposto, con ai comandi l’equipaggio Floro Finistauri (test-pilot) e Gianni Pastorello (flight test engineer).

Nel giugno 1983 fu realizzato il terzo esemplare, che è stato anche il primo (e unico) di pre-serie: infatti grazie a mirati accorgimenti gestionali e industriali, i due prototipi furono costruiti già “industrializzati”, potendo così avere il terzo esemplare unico di pre-serie e già primo di serie definitiva, e il quarto velivolo realizzato il primo della serie per Singapore, nel 1984. Uno sviluppo-lampo (impressionante l’attività di volo sperimentale: oltre 1000 voli sui 3 esemplari prima della consegna a Singapore, tenendo presente le modifiche necessarie per la configurazione aerodinamica definitiva e per lo sviluppo e qualifica degli impianti) che permise all’S.211 di essere tra i primi fra gli addestratori di nuova generazione.

Impiego operativo

Negli anni Ottanta l’S.211 suscitò l’interesse di numerose aeronautiche, che erano spesso già utilizzatrici soddisfatte dell’SF-260. Tuttavia solo Singapore (che nonostante la sua piccola superficie ha sempre avuto un organico militare numeroso, avanzato e moderno), Haiti e le Filippine adottarono l’addestratore SIAI-Marchetti.

Singapore utilizzò in totale 32 esemplari, che dopo oltre vent’anni di carriera hanno iniziato ad essere dismessi a fine 2008. Le Filippine acquistarono 25 velivoli, buona parte dei quali ancora in servizio sia come addestratori sia in versione da attacco leggero, questi ultimi modificati dalla PAF negli anni Novanta e rinominati AS-211 Warrior, i quali sono stati poi ulteriormente potenziati negli anni Duemila in seguito al ritiro dal servizio degli F-5, con un progetto denominato Project Falcon. L’S.211 è usato anche dalla pattuglia acrobatica filippina Red Aces per le sue evoluzioni.

I quattro S.211 in possesso all’aeronautica di Haiti invece, dopo lo scioglimento delle forze armate negli anni Novanta, sono stati acquistati dall’aeronautica di Singapore (due esemplari) e da una società privata statunitense (gli altri due, venduti poi a piloti privati).

Sempre negli anni Novanta, quando fu annunciato il concorso JPATS (Joint Primary Aircraft Training System) dall’aeronautica degli Stati Uniti per un nuovo addestratore basico, la SIAI-Marchetti aggiornò e migliorò sotto molti aspetti il suo addestratore, che venne rinominato per l’occasione S.211A. Le modifiche furono studiate in collaborazione con l’americana Grumman, in quanto il bando del concorso prevedeva che i velivoli stranieri in gara fossero presentati in coproduzione con una società locale. Partecipò un grandissimo numero di costruttori (anche l’Aermacchi con l’MB-339C in coproduzione con la Lockheed) e infine, nonostante anche l’S.211A rispondesse alle caratteristiche richieste, fu scelto il PC-9 della svizzera Pilatus che entrò in servizio come Raytheon T-6 Texan II. Rimase comunque in SIAI la soddisfazione di essere stati nella selezione USAF primi tra gli addestratori a jet.

L’M-311 n.c. 201

Quando, nel 1997, l’Aermacchi incorporò la SIAI-Marchetti, acquisì sia il progetto dell’S.211 che alcuni esemplari rimasti. In particolare, l’S.211A immatricolato I-PATS (n.c. 201) ‘reduce’ dall’America rappresenta proprio l’anello di congiunzione, sia materiale che ideale, tra il SIAI-Marchetti S.211 e l’Aermacchi M-311 (presentato negli anni Duemila) e M-345 (evoluzione dell’M-311 presentato nel 2012). Questo esemplare infatti è usato come ‘laboratorio’ ed è quello che figura spesso nelle session fotografiche e agli stand dell’azienda varesina ai saloni aeronautici, permettendo così di seguire le modifiche apportate via via.

L’S.211 oggi

A oggi, oltre ai velivoli ancora in servizio presso l’aeronautica delle Filippine, sono presenti negli Stati Uniti i due esemplari dismessi da Haiti, in possesso a piloti privati e in condizioni di volo. I numerosi S.211 dismessi da Singapore, invece, sono stati ceduti ad una società australiana che li ha messi in vendita (alcuni dei quali ancora disponibili). Due di questi sono tornati in Italia e, rimessi a nuovo e riverniciati, sono anch’essi in condizioni di volo. Al museo di Volandia a Vizzola Ticino(nei pressi di Malpensa) sono esposti due S.211: uno è il secondo prototipo I-SIJF (riverniciato mimetico sabbia), l’altro è l’esemplare I-SMTE in livrea JPATS.

L’S.211 non fu adottato in Italia, forse a causa della presenza dell’MB-339, presentato qualche anno prima (1976) e subito adottato dall’Aeronautica Militare, anche se l’addestratore Aermacchi è di fascia leggermente superiore a quello SIAI-Marchetti, sia in quanto a peso che a prestazioni. L’MB-339 è inoltre di una “generazione” precedente e di concezione più convenzionale (motore turbogetto e ala dritta, evoluzione dell’MB-326) e più costoso in termini unitari e operativo-manutentivi. Tuttavia la sovrapponibilità in alcuni compiti e per certe fasi addestrative dei due aerei non ha portato a ordinativi in Italia. Presentandosi però la necessità della sostituzione degli MB-339, Aermacchi ha proposto come successore proprio l’evoluzione che ha tratto dall’S.211, l’M-345 HET (High Efficency Trainer, riproponendo la formula di addestratore basico a jet dai bassi costi di gestione e di acquisto) che ha, rispetto al predecessore, un’avionica completamente digitale al passo coi tempi e un motore più moderno. L’Aeronautica Militare dovrebbe adottare l’M-345 entro il 2017 il quale andrà in dotazione sicuramente alle Frecce Tricolori e forse anche in sostituzione a tutti gli altri MB-339 giunti ormai alla fine della loro onorata carriera.

Tecnica

Di forma compatta (9,50 m), è un aereo molto curato sotto il profilo aerodinamico. Ogni scelta tecnica infatti è stata presa in funzione dell’efficienza e delle migliori qualità di volo possibili per un aereo da addestramento.

I due posti sono in tandem, per ridurre la sezione dell’aereo e per riprodurre un ambiente di pilotaggio simile a quello operativo (la soluzione a posti affiancati era stata ipotizzata ma scartata per minore efficienza aerodinamica e ambiente di pilotaggio meno “fedele”). L’abitacolo è climatizzatopressurizzato e i seggiolini sono Martin Baker MK 10 eiettabili zero-zero. Ovviamente i posti sono scalati (di circa 28cm) permettendo la massima visibilità sia all’istruttore, sistemato posteriormente, che all’allievo.

L’avionica tipica comprende la radio VHF/UHF e il sistema di navigazione VOR-ILS/TACANADF, AHRS (HSI, ADI), ATC/IFF, ma poteva essere personalizzata con

specifiche richieste dall’acquirente.

L’ala è in posizione alta; le prese d’aria sono poste sotto ad essa e leggermente in avanti, in corrispondenza circa del secondo abitacolo e hanno sezione a “D” con una parete antiscorrimento fissa. La linea dorsale, dal secondo abitacolo alla coda, è rettilinea e leggermente inclinata in basso. L’ala alta è stata preferita a quella bassa perché permetteva una migliore manovrabilità e un migliore recupero da assetti inusuali o pericolosi, come la vite, ad esempio; in posizione alta è poi preservata la “pulizia” aerodinamica, avendo le prese d’aria completamente al di sotto di essa e gli sportelli carrello solamente nella fusoliera; è inoltre facilitata anche l’installazione di eventuali carichi sub-alari. Il profilo alare supercritico è stato scelto per avere alti valori di portanza senza eccessiva penalizzazione aerodinamica (e quindi consumi ridotti) ed evitare, grazie al suo caratteristico spessore, l’insorgere di turbolenze a elevate velocità, mantenendo al contempo ottime qualità alle basse (lo stallo avviene, ad esempio, a 155km/h con i flap abbassati).

La freccia alare è di circa 19° sul bordo d’attacco e 4° su quello di uscita, gli impennaggi sono cruciformi, con coda a freccia e piani orizzontali, anch’essi con leggera freccia, leggermente più in alto rispetto all’ala.

Il carrello, che come si è detto è interamente confinato nella fusoliera, è in configurazione triciclo anteriore.

L’ala stessa fa da serbatoio di carburante vero e proprio (viene chiamata “ala bagnata”): grazie alla struttura ad elementi incollati non è presente la “sacca” di contenimento, ma è il sigillante (PR 1422) tra longheroni, correntini e rivestimento metallico esterno che ne determina la tenuta; il serbatoio centrale (un Pirelli con spugna antisciacquio) è posizionato subito dietro il seggiolino posteriore. La capacità totale interna è quindi di circa 800 litri, a cui si possono aggiungere quasi 600 litri in serbatoi ausiliari esterni.

Il motore è un turbofan Pratt&Whitney JT15D-4C; era un motore moderno ed economico, ampiamente collaudato nella versione civile “-1” sui Cessna Citation. La versione in uso sull’S.211 è la “-4C”, militare, che ha l’involucro irrobustito, l’impianto di lubrificazione che consente il volo rovescio prolungato e il controllo elettronico dell’alimentazione; ha una spintamassima di circa 1250 kg e di 950 kg in spinta continua in quota. È un motore molto efficiente, a doppio flusso, e capace di un consumo specifico bassissimo, grazie al tasso di diluizione 3,3:1, pari a circa 15,92 mg/N (0,56 kg:Kg/s), cioè valori molto minori rispetto ai turbogetti puri, più diffusi in quegli anni, e anche a molti altri turbofan.

In grigio scuro, le parti realizzate in materiale composito

Lungo la fusoliera, in corrispondenza del motore, sono ricavati alcuni sportelli per poter facilitare e velocizzare l’ispezione e la manutenzione.

La razionalizzazione della progettazione permise poi di contenere il numero di parti di cui è composto il velivolo, che sono circa 2.600 (per fare un paragone, l’SF-260 ne ha circa 1.400 in più). Sempre per quanto riguarda le particolarità costruttive, l’ala presenta (come già si è accennato) una particolare struttura ad elementi incollati (quindi con poche rivettature e inchiodature) che permette un buon risparmio di peso, una resistenza del metallo migliorata e minori probabilità di perdite carburante. Altra caratteristica sono i molti componenti del velivolo realizzati con moderni materiali compositi (tecnica all’avanguardia sia per l’epoca sia per il tipo di aereo) come ad esempio le prese d’aria e i condotti interni delle stesse, i portelli carrello, i tip alari e del timone, le finestrelle per l’ispezione motore, la copertura del cono di scarico e molti altri particolari.

In termini di armamento non ci sono dotazioni interne, essendo in effetti un velivolo pensato principalmente per la fase addestrativa e dalle dimensioni ridotte. I piloni alari hanno una portata di 165 kg e quelli interni di 330 kg, il carico massimo è comunque indicato in un totale di 660 kg. Sui piloni si possono installare, ad esempio: un cannone da 20 mm, una mitragliatrice da 12.7 mm, una da uno/due proiettili da 7.62 mm, bombe di vario tipo, missili aria-terra o aria-aria, lanciarazzi o anche strumentazioni per fotoricognizione o altre missioni particolari; possono essere installati ovviamente anche serbatoi ausiliari o impianti fumogeni. È poi presente un quinto attacco sotto alla fusoliera, pensato principalmente per un gun pod.

Sulla base dell’esperienza nel campo degli aerei da addestramento la SIAI-Marchetti ha dotato l’S.211 di qualità di volo adatte a far apprendere all’allievo in modo graduale e completo tutte le tecniche di pilotaggio; le velocità di decollo eatterraggio sono quindi volutamente non molto elevate, le prestazioni generali sono buone, l’aereo è stabile e manovrabile, permette sicurezza operativa, ha stallo progressivo e corretto e si recupera facilmente da assetti inusuali o pericolosi. Inoltre ha complete capacità acrobatiche. Nel dettaglio, le prestazioni sono: decollo in 500 m e atterraggio in circa 700 m, con ostacolo di 15 m in tutti e due i casi; velocità di stallo 155 km/h con i flap estesi; fattore di carico limite +6/-3 g e continuativo di 3,5 g; rateo di salita 21,4 m/s. L’autonomia interna consente 3,5 ore di volo in quota. La tangenza è di 12.200 m. La velocità di crociera a 6.000 m è 667 km/h mentre quella in picchiata arriva a 740 km/h (0,8M).

Come si vede, anche le prestazioni rientrano quindi nell’ambito in cui si pone il velivolo, cioè intermedie tra un turboelica e un aereo da addestramento intermedio-avanzato.

Un’altra caratteristica chiave di questo addestratore, oltre all’economia di esercizio e manutentiva, è l’affidabilità. Ad esempio, durante delle prove di volo durate diversi mesi e della durata di circa 100 ore di volo, l’unico intervento è stato l’aggiunta di 2 litri di olio motore.

SIAI-Marchetti S.211 flight.jpg

Versioni

S.211

Prima versione del velivolo; costruiti due prototipi, 60 esemplari circa per SingaporeFilippine e Haiti (furono costruiti anche quattro esemplari ordinati dall’Uganda, ma mai consegnati, forse per problemi di pagamento, e rimasti sempre imballati in magazzino) più alcuni esemplari usati come “dimostratori”.

S.211A

L’S.211A

Aggiornamento dell’S.211 per il concorso americano JPATS studiato a fine anni Ottanta-inizio anni Novanta insieme alla Grumman. Furono introdotte circa un centinaio di migliorie, tra le più importanti: motore Pratt&Whitney JT15D-5C, alette stabilizzatrici nella zona posteriore della fusoliera, prese d’aria e “lama” di separazione più grandi e con un profilo diverso, un sistema EFIS della Collins, gambe carrello alleggerite, steering idraulico, nuovi tip alari, nuovo impianto idraulico, impianto di condizionamento migliorato, rinforzato lo stabilizzatore, attacchi e fissaggio ala in zona fusoliera migliorati, sistema di eliminazione vibrazioni dello stabilizzatore in affondata, aumentata ancora di più l’accessibilità e la semplificazione manutentiva (significativa la velocità per eseguire l’operazione, richiesta dal concorso JPATS, del run to run: da velivolo con motore in moto, spegnerlo, sostituire il motore e rimettere in moto, il tutto svolto sull’S.211A in 35 minuti, sui 45 richiesti dalla specifica) e molte altre piccole modifiche.

Grazie al motore “-5C”, con spinta di 1450 kg e dal consumo migliore del 3% (specifico, ovvero relativo alla spinta erogata), le prestazioni sono migliorate: velocità massima 740 km/h a 7.600 m, picchiata 980 km/h, tangenza 12.800 m, fattore di carico +7/-3 g, rateo di salita 26 m/s. Ne risentì leggermente l’autonomia con una perdita comunque di soli 15 minuti. Due esemplari costruiti.

M-311

Nuova versione dell’S.211A aggiornata e commercializzata da parte di Aermacchi in seguito all’acquisizione della SIAI-Marchetti nel 1997. Presentato nel 2005, la differenza principale è nell’avionica, completamente digitale con glass cockpit edHead Up Display. È stato anche aggiunto un faro sul musetto.

M-345 HET

Ultima evoluzione della formula, presentato da Aermacchi nel 2012 e indicato come successore dell’MB-339. Oltre all’avionica digitale già presente dall’M-311 sono previste altre modifiche (il progetto è tuttora in evoluzione) come ad esempio tettuccio e seggiolini in comune con l’addestratore avanzato M-346, musetto più allungato e un motore più moderno, sempre turbofan, con spinta forse aumentata a 1600kg.

L’Aermacchi M-345 HET

Paesi utilizzatori

Un S.211 esposto all’esterno del museo dell’aeronautica di Singapore

Singapore

Singapore Air Force (RSAF) – 32 velivoli in dotazione al 130º e 131º Gruppo. Dopo che a fine 2008 iniziarono ad essere dismessi, quattro di questi sono in esposizione per uso istituzionale/educativo

Filippine

Philippine Air Force (PAF) – 25 velivoli in dotazione al 105º Gruppo Addestramento e al 7º Gruppo Combattimento Tattico, quest’ultimo ha in uso la versione modificata e rinominata AS-211 Warrior come aereo da attacco al suolo leggero e antiguerriglia.

Haiti

Haitian Air Corps (HAC) – 4 velivoli dismessi e messi in vendita negli anni Novanta.

 

SIAI-Marchetti S-211

I primi due esemplari di S.211 in volo sopra Angera sul Lago Maggiore
I primi due esemplari di S.211 in volo sopraAngera sul Lago Maggiore
Descrizione
Tipo aereo da addestramento
aereo da attacco al suololeggero
Equipaggio 1-2 (allievo-istruttore)
Costruttore Italia SIAI-Marchetti
Data primo volo 10 aprile 1981
Data entrata in servizio 1984
Data ritiro dal servizio 2008 (Singapore)
in servizio (Filippine)
Utilizzatore principale Singapore RSAF
Filippine PAF
Altri utilizzatori Haiti HAC
Esemplari circa 70
Altre varianti Sviluppato nell’Aermacchi M-345
Dimensioni e pesi
Tavole prospettiche
Lunghezza 9,50 m
Apertura alare 8,43 m
Freccia alare 19° sul bordo d’attacco
4° sul bordo d’uscita
Altezza 3,80 m
Superficie alare 12,60 
Peso a vuoto 1 800 kg
Peso max al decollo 2 750 kg (configurazione addestratore)
3 150 kg (S.211, configurazione armata)
3 550 kg (S.211A, configurazione armata)
Capacità combustibile 800 litri (interni) più eventuali 600 litri (in serbatoi ausiliari esterni)
Propulsione
Motore – un turbofan Pratt & Whitney Canada JT15D-4C (S.211)
– un turbofan Pratt & Whitney Canada JT15D-5C (S.211A)
Spinta 1 250 kg (-4C)
1 450 kg (-5C)
Prestazioni
Velocità max 740 km/h (S.211)
980 km/h (S.211A)
Velocità di crociera 667 km/h (S.211)
740 km/h (S.211A)
Velocità di salita 21,4 m/s (S.211)
21,6 m/s (S.211A)
Corsa di decollo 500 m
Atterraggio 704 m
Autonomia h 30 min (S.211)
h 15 min (S.211)
Tangenza 12 200 m (S.211)
12 800 m (S.211A)
Armamento
Mitragliatrici fino a 660 kg in carichi esterni (varie combinazioni)
Cannoni fino a 660 kg in carichi esterni (varie combinazioni)
Bombe fino a 660 kg in carichi esterni (varie combinazioni)
Missili fino a 660 kg in carichi esterni (varie combinazioni)
Piloni 4 + 1
Note dati riferiti alla versione originale “S.211” (sono indicate le differenze con l’S.211A)

 

Fonte: it.wikipedia.org/wiki/SIAI-Marchetti_S-211


27 Giugno 2013

 Lockheed T-33 Shooting Star

 

Il Lockheed T-33 Shooting Star era un aereo da addestramento statunitense costruito dal 1948 al 1959 ed usato tutt’ora da alcune aviazioni minori, come quella boliviana.

File:T-33A 5021TOS Alaska 1984.jpeg

Venne sviluppato a partire dal P-80 Shooting Star (in seguito ridenominato F-80), il primo caccia jet operativo nell’USAF, ed era inizialmente denominato TP-80C o TF-80C.

 GUARDA VIDEO

http://www.youtube.com/watch?v=xX_FG5Aj2Qk

Il T-33 fu a sua volta la base del caccia intercettore F-94 Starfire.

Storia

Sviluppo

Il T-33 era un semplice adattamento del monoposto F-80C, con la riduzione dell’armamento da 6 a 2 mitragliatrici, un secondo posto di pilotaggio; i serbatoi interni, da 1.931 litri complessivi, vennero integrati da serbatoi alle estremità alari, molto caratteristici, da ben 870 litri (il predecessore arrivava a 2 da 807 litri). La velocità di salita scendeva da 35 a 26 m/s.

Il caccia F-80 si era trasformato quindi in un addestratore avanzato che venne talmente apprezzato, per la sua semplicità, da essere prodotto in oltre 6.000 esemplari, anche in Canada ed in Giappone.

File:Lockheed NT-33A USAF.jpgIl T-33 era molto popolare e divenne molto diffuso in tutto il mondo, combattendo anche in vari conflitti minori, come ad esempio l’invasione della Baia dei Porci, ed almeno fino a pochi anni fa era in linea in una dozzina di paesi in vari continenti.

Impiego operativo

Venne impiegato per decenni negli USA, nelle file dell’USAF, della US Navy e dei Marines. L’Aeronautica Militare Italiana, invece, ottenne 75 esemplari a partire dal 1952, con altri 15 nella versione RT-33A da ricognizione. Il T-33 spense molte delle speranze riposte negli addestratori studiati in Italia, ben più costosi anche perché non erano coperti da nessun programma di aiuti internazionali. Per questo motivo, i G.80/82 non ebbero successo, e bisognò aspettare il successivo Aermacchi MB-326, maggiormente orientabile al compito d’attacco al suolo e che ebbe un successo notevole di esportazione.

L’ultimo T-33 italiano venne radiato nel 1982, quando almeno altri 20 paesi continuavano ad usarlo nel mondo.

Varianti

File:T-33 LA PAZ.jpg

USAF
T-33A
versione da addestramento a getto biposto.
AT-33A
versione da attacco leggero derivata dal T-33A.
DT-33A
designazione assegnata ai T-33A convertiti in aerei da controllo droni.
NT-33A
designazione assegnata ai T-33A convertiti in aerei per test sperimentali.
QT-33A
designazione assegnata ai T-33A convertiti in droni senza equipaggio da bersaglio.
RT-33A
versione da ricognizione derivata dal T-33A.

US Navy

  • TO-1/TV-1: U.S. Navy designation of P-80C, 50 transferred to USN in 1949 as jet trainers (not technically T-33 Shooting Star)
  • TO-2: Two-seat land-based jet training aircraft for the US Navy. It was the US Navy’s version of the T-33A. Later redesignated TV-2.
  • TV-2KD: This designation was given to number of TV-2s converted into drone directors.
  • T-33B redesignation of Navy’s TV-2 in 1962.
  • DT-33B redesignation of Navy’s TV-2KD.

Canada

File:Greek T-33 Shooting Star 4.jpg

Utilizzatori

Arabia Saudita Arabia Saudita
Belgio Belgio
  • Composante Air de l’armée belge
acquisì 38 T-33A ed un RT-33A con i quali operò dal 1952.
Bolivia Bolivia
Brasile Brasile
bandiera Birmania
Canada Canada Canada Canada
opera con la variante di produzione nazionale Canadair CT-133 Silver Star.
Cile Cile
Colombia Colombia
Corea del Sud Corea del Sud
cominciò ad operare con i T-33A dall’agosto 1955, utilizzati anche dalla pattuglia acrobatica Black Eagles. (tutti ritirati)
Cuba Cuba
Danimarca Danimarca
Rep. Dominicana Rep. Dominicana
Ecuador Ecuador
El Salvador El Salvador
Filippine Filippine
Francia Francia
Germania Germania
Giappone Giappone
operò con esemplari di produzione nazionale, realizzati dalla Kawasaki Heavy Industries Aerospace Company dal 1956. (tutti ritirati)
Grecia Grecia
  • Ellenikì Polemikì Aeroporia (tutti ritirati)
Guatemala Guatemala
(One is on static exhibit outside the east entrance to the Mundo Maya International Airport near Flores, restored to polished aluminum finish) (all retired)
Honduras Honduras
Indonesia Indonesia
Iran Iran Iran
Italia Italia
Jugoslavia Jugoslavia
Libia Libia
Messico Messico
Nicaragua Nicaragua
la FAN acquisì quattro velivoli AT-33A da parte del governo degli Stati Uniti dopo la fallita invasione di Playa Girón nel 1961. Ritirati dal servizio nel 1979.
Norvegia Norvegia
Pakistan Pakistan
Paesi Bassi Paesi Bassi
Paraguay Paraguay
operò con sei AT-33A donati da Taiwan nel 1990 nel 2° Grupo Aerotáctico (GAT) “Indios”. Ritirati dal servizio nel 1998.
Perù Perù
Portogallo Portogallo
Singapore Singapore
  • Angkatan Udara Republik Singapura
operò con esemplari francesi ex Armée de l’air. (tutti ritirati)
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Uruguay Uruguay

File:Lockheed T33A.JPG

Lockheed T-33 Shooting Star

Descrizione
Tipo addestratore avanzato
Equipaggio 2 (pilota + istruttore)
Progettista Clarence Johnson
Costruttore Stati Uniti Lockheed
Data primo volo 22 marzo 1948
Data entrata in servizio 1949
Utilizzatore principale Stati Uniti USAF
Altri utilizzatori Stati Uniti US Navy
Germania Luftwaffe
Giappone JASDF
altri
Esemplari 6 557
Sviluppato dal P-80 Shooting Star
Altre varianti T2V SeaStar
CT-133 Silver Star
 

File:T-33.JPG

Dimensioni e pesi

 
Lunghezza 11,49 m (37 ft 9 in)
Apertura alare 11,86 m (38 ft 10 in)
Altezza 3,57 m (11 ft 8 in)
Peso a vuoto 3 775 kg (8 300 lb)
Peso max al decollo 6 865 kg (15 100 lb)
 

File:Spanish Air Force Lockheed T-33.jpg

Propulsione

Motore 1 turbogetto
Allison J33-A-35
Spinta 23 kN
Prestazioni
Velocità max 0,8 Ma
(970 km/h in quota)
Autonomia 2 050 km
Tangenza 14 600 m
Armamento
Mitragliatrici 2 Browning M3 calibro 12,7 mm
Piloni 2 sub-alari
Note dati relativi alla versione T-33A Shooting Star

 

Lockheed P-80 Shooting Star

File:P80-1 300.jpg

Il Lockheed P-80 (dal 1948 denominato F-80) è stato il primo caccia con motore a reazione statunitense ad entrare in servizio effettivo e il primo a dichiarare una vittoria in uno scontro tra aerei a reazione.

Dall’F-80 venne sviluppato l’aereo da addestramento T-33 Shooting Star, inizialmente denominato TF-80C, che è rimasto nella storia come il più numeroso addestratore a getto tra quelli realizzati in Occidente.

Storia del progetto

File:XP-80A Gray Ghost af.jpgL’XP-80 era una aereo a impostazione convenzionale con cellula tutta in metallo, carrello d’atterraggio triciclo e ala bassa e sottile. Il P-80 fu il primo caccia a turbogetto operativo ad avere il motore integrato nella fusoliera, una configurazione in precedenza proposta solo dai dimostratori Heinkel He 178 e Gloster E.28/39, mentre gli altri jet della prima generazione avevano in genere due motori montati in gondole esterne facilmente accessibili, alla luce della scarsa affidabilità e necessità di frequenti manutenzioni. Con l’avvento di nuovi motori a getto più potenti e di maggiore durata, il montaggio in fusoliera divenne più efficace e sarebbe stato usato nella grande maggioranza dei successivi modelli di aereo da caccia.

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http://www.youtube.com/watch?v=HK2DqtnJI5U

 

Le fasi iniziali per la progettazione dell’XP-80 iniziarono nel 1943 con gli studi mirati a realizzare una struttura di aereo incentrata sui disegni del turbogetto britannico de Havilland H-1 B Goblin, un motore inizialmente non fisicamente disponibile ai progettisti. Il team della Lockheed incaricato, era costituito da 28 ingegneri aeronautici che avrebbero costituito il gruppo di lavoro noto come Skunk Works, con a capo il famoso progettista Clarence L. “Kelly” Johnson. Il gruppo avrebbe ideato per la Lockheed nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale, una linea di aerei ad alte prestazioni, tra cui l’F-104 Starfighter, l’SR-71 e altri.

File:EF-80.jpgUna accelerazione per lo sviluppo del P-80 venne dalla scoperta da parte dello spionaggio degli Alleati dell’aereo a getto tedesco Me 262 nella primavera del 1943. Il comandante dell’U.S. Army Air Forces, il generale Henry H. Arnold, riteneva che si poteva sviluppare una struttura intorno al motore a getto britannico e la Lockheed venne incaricata del progetto. Con i tedeschi chiaramente in vantaggio nello sviluppo, la Lockheed venne posta sotto pressione per sviluppare un jet dalle prestazioni comparabili nel più breve tempo possibile. Kelly Johnson presentò una sua proposta a metà di giugno e promise che il prototipo sarebbe stato pronto per le prime prove in 180 giorni. Il gruppo degli Skunk Works, costruì la struttura iniziando dal 26 giugno 1943 in 143 giorni, consegnandola al Muroc Army Airfield il 16 novembre. Quando il motore Goblin venne montato nella fusoliera, un oggetto estraneo venne ingerito durante la prima accensione (foreign object damage) e il motore si distrusse, rimandando il primo volo fino alla consegna del secondo motore.

Il primo prototipo (44-83020), soprannominato Lulu-Belle (e anche noto come “the Green Hornet”, il calabrone verde, a causa della sua colorazione), volò la prima volta l’8 gennaio 1944 con il pilota collaudatore della Lockheed Tony LeVier ai comandi, e il motore Halford H1 di rimpiazzo al primo e preso dal prototipo del caccia britannico de Havilland Vampire. Dopo il primo volo, Johnson dichiarò, “È stata una dimostrazione magnifica, in nostro aereo è stato un successo – un successo tale da superare il vantaggio temporaneo che i tedeschi hanno raggiunto dopo anni di sviluppo degli aerei a getto”.

File:F-80 Schraege Muzik.jpg

Il secondo e terzo prototipo (44-83021 e 44-83022), designati XP-80A, furono progettati per utilizzare il più grande General Electric I-40 (una variante migliorata del motore Rolls-Royce Derwent, in seguito prodotta dalla Allison con il nome J33). L’aereo con la matricola 44-83021 fu soprannominato “Gray Ghost”, spettro grigio, a causa della verniciatura grigio perla, mentre il secondo XP-80A, fu lasciato privo di colorazione per comparare le prestazioni e divenne quindi noto come “Silver Ghost” – “spettro argento”. Il primo volo della nuova variante non suscitò una favorevole impressione, ma la maggior parte dei problemi evidenziati, vennero velocemente individuati e corretti nel corso del programma di prove. Inizialmente, i P-80A motorizzati con il motore I-40 non furono accolti positivamente. Il capo dei piloti collaudatori della Lockheed, Milo Burcham, commentò che un aereo che lo aveva ben impressionato (la versione con il motore Halford) era ora diventata un “brocco” (dog – cane, nell’originale inglese). Gli XP-80A erano però principalmente dei prototipi per le prove di integrazione di motori più grandi e per la messa a punto delle prese d’aria anteriori e, conseguentemente, erano più grandi del 25% e più pesanti dell’XP-80 originale.

File:ClarenceLeonardKellyJohnson.jpgIl programma di prove del P-80 si rivelò molto pericoloso. Burcham rimase ucciso il 20 ottobre 1944 mentre volava con il terzo YP-80A costruito, il 44-83025. Il “Gray Ghost” fu distrutto durante prove in volo il 20 marzo 1945. Il pilota Tony LeVier si salvò. Appena promosso capo dei piloti collaudatori dopo la morte di Burcham, LeVier si lanciò fuori dall’aereo quando si ruppe una delle palette del motore a turbina, causando danni strutturali in volo alla coda dell’aereo. LeVier atterrò duramente e si ruppe la schiena, ma ritornò alle attività di prova dopo sei mesi di cure. Un altro incidente che funestò le campagne di prova dell’aereo, avvenne quando il celebre ace statunitense, il maggiore Richard Bong rimase anch’egli ucciso in un volo di accettazione di un P-80 di produzione il 6 agosto 1945. Entrambi Burcham e Bong perirono a causa di un guasto alla pompa principale del combustibile. La morte di Burcham fu il risultato di un errore nel briefing prevolo, nel quale non fu informato della installazione di una nuova pompa di emergenza, ma l’indagine sull’incidente di Bong evidenziò che apparentemente il pilota aveva dimenticato di accendere la pompa combustibile d’emergenza che gli avrebbe permesso di prevenire l’incidente. Si lanciò fuori dall’aereo quando questo aveva assunto un assetto in volo rovesciato, ed era troppo vicino al suolo per consentire al paracadute di aprirsi.

Versioni

File:F-80 Schräge Musik 2.jpg

P-80/F-80

1714 aerei di produzione furono consegnati all’USAF. In seguito vennero convertiti e ridesignati in molteplici varianti, pur mantenendo lo stesso numero di matricola.

EF-80, versione per le prove con pilota in posizione prona.
XP-80
prototipo. Un solo esemplare costruito.
XP-80A
seconda variante di prototipi, due costruiti.
YP-80A
12 aerei di pre-produzione.
XF-14
prototipo per ricognizione fotografica. Un esemplare costruito (44-83024), a partire da un modello YP-80A ordinato. Perso in volo a causa della collisione con l’aereo B-25 Mitchell che lo seguiva, il 6 dicembre 1944.
P-80A
costruiti 344 block 1-LO; 180 block 5-LO. Gli aerei block 5 e tutti i successivi Shooting Stars sarebbero rimasti con colorazione metallica. Il modello montava serbatoi da 625 l) alle estremità alari.[
F-80A
designazione USAF del P-80A.
EF-80
modificato per prove di volo con il pilota in posizione prona.
F-14A
numero sconosciuto di conversioni di P-80A, tutti ridesignati FP-80A.
XFP-80A
P-80A 44-85201 modificato con naso incernierato per ospitare apparati fotografici.
F-80A di prova(s/n 44-85044) con mitragliatrici binate da 12.7 mm a motaggio obliquo, simili alle tedesche Schräge Musik della seconda guerra mondiale, nel corso di prove per verificare le tecniche di attacco ai bombardieri sovietici da posizione inferiore.
 
FP-80A
152 block 15-LO; versione operativa da ricognizione fotografica.
RF-80A
designazione USAF dell’FP-80A. 66 F-80A operativi modificati allo standard RF-80A.
ERF-80A
P-80A 44-85042 modificato con un profilo del muso diverso.
XP-80B
P-80A riconfigurato con motore J-33 migliorato. Un solo esemplare costruito come prototipo del P-80B.
P-80B
209 block 1-LO; 31 block 5-LO; primo modello a venire equipaggiato con seggiolino eiettabile (retrofittato come -As)[5]
F-80B
designazione USAF del P-80B.
XP-80R
modifica dell’XP-80B come aereo da corsa (race in inglese).
P-80C
162 block 1-LO; 75 block 5-LO; 561 block 10-LO
F-80C
designazione USAF del P-80; 128 F-80A modificati in F-80C-11-LO equipaggiati con motore J-33-A-35 e installazione del seggiolino eiettabile; installati serbatoi da 985 l alle estremità alari.Versione maggiormente prodotta del P-80.
RF-80C
versione migliorata da ricognizione fotografica. 70 aerei modificati a partire da F-80A e F-80C, più 6 RF-80A modificati in RF-80C e RF-80C-11.
DF-80A
designazione data a un certo numero di F-80A convertiti in aerei guida per UAV.
QF-80A/QF-80C/QF-80F
modelli prodotti dalla Sperry Gyroscope convertendo alcuni F-80 in bersagli teleguidati nel corso del Progetto Bad Boy. Q-8 era il nome inizialmente proposto per i QF-80.
TP-80C
prima designazione dei prototipi TF-80C da addestramento.
TF-80C
prototipo del T-33 (48-0356).
TO-1
variante per la U.S. Navy dell’F-80C. 49 aerei block 1-LO e 1 block 5-LO trasferiti alla USN nel 1949. 16 inizialmente assegnati all’U.S. Marine Corps

Impiego operativo

File:P-80.jpg

Lo Shooting Star venne usato in Corea, ottenendo una superiorità aerea complessiva nel teatro operativo operando dal Giappone, poi anche nella penisola. Il cacciabombardiere abbatté 4 Il-10 in una delle sue prime azioni belliche; poi bombardò col napalm le truppe comuniste.[senza fonte] Verso la fine del 1950, arrivò in campo il MiG-15, che surclassava nettamente il caccia americano. Benché R. Brown rivendicò – e gli venne ufficialmente riconosciuto – l’abbattimento di uno di essi al primo incontro, l’F-80 non riusciva a difendersi a sufficienza, tanto meno a eseguire le missioni di scorta. Il caccia statunitense venne sostituito dal North American F-86 Sabre nei compiti di superiorità aerea, ma continuò a lungo nella carriera di cacciabombardiere, dando un buon contributo agli eventi bellici.

L’F-80 non fu più assegnato a compiti di prima linea, e venne radiato dal servizio entro la fine del decennio. Era un aereo limitato dalla sua struttura aerodinamica, con l’ala dritta, anche se di tipo avanzato, che limitava le sue prestazioni complessive.

Anche se la carriera operativa dell’F-80 era finita, il suo derivato biposto da addestramento T-33A si dimostrava assai promettente, e sarebbe diventato uno dei più diffusi addestratori del mondo.

Descrizione
Tipo aereo da caccia
Equipaggio 1 pilota
Progettista Clarence Johnson
Costruttore Stati Uniti Lockheed
Data primo volo 8 gennaio 1944
Data entrata in servizio 1945
Data ritiro dal servizio 1974
Utilizzatore principale Stati Uniti USAF
Altri utilizzatori Stati Uniti US Navy
Brasile FAB
Cile FACh
Argentina FAA
Esemplari 1 715
Costo unitario 110 000 US$ (del 1945)
Altre varianti T-33 Shooting Star
Dimensioni e pesi
Lunghezza 10,49 m (34 ft 5 in)
Apertura alare 11,81 m (38 ft 9 in)
Altezza 3,43 m (11 ft 3 in)
Superficie alare 22,07 m² (237’6 ft²)
Peso a vuoto 3 820 kg (8 420 lb)
Peso carico 5 638 kg (12 650 lb)
Peso max al decollo 7 646 kg (16 856 lb)
 

File:F-80C.svg

Propulsione

Motore 1 turbogetto
Allison J33-A-25
Spinta 24 kN
Prestazioni
Velocità max 0,8 Mach
(965 km/h in quota)
Autonomia 1 930 km
Tangenza 14 000 m
Armamento
Mitragliatrici 6 Browning M2 da 12,7 mm
Bombe caduta libera:
2 da 1000 lb
Missili razzi:
8 (non guidati)
Note dati relativi alla versione
P-80C/F-80C

Fonte:http://it.wikipedia.org


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