Aeroclub

27 Maggio 2016

di Gabriele Bassanetti

Il prossimo 31 maggio il consiglio comunale cambierà radicalmente il futuro dell’aviosuperficie di Sassuolo, che solo grazie al suo ruolo determinante nei piani di Protezione civile del territorio continuerà ad esistere, dopo aver seriamente rischiato chiusura e abbattimento totale delle strutture.
aeroporto di sassuolo

Tutto nasce nel 2014, quando il Comune di Sassuolo in seguito a verifica si rende conto che tutti gli hangar e gli immobili realizzati sui terreni del cosiddetto aeroporto di Sassuolo (pista per velivoli di portata limitata e amatoriali), di proprietà dell’Opera Pia Muller e dati in gestione al Club Aeronautico, sono abusivi in quanto privi di ogni titolo abitativo.

A inizio 2015 il Comune comunica a Opera Pia e Aeroclub l’ingiunzione ad abbattere le strutture e ripristinare i luoghi come in origine entro 90 giorni; l’Opera Pia resiste e ricorre al Tar, con richiesta di risarcimento danni; trascorso il termine e verificato il mancato abbattimento il Comune acquisisce le opere realizzate e il terreno circostante per una superficie pari a dieci volte quella abusivamente utilizzata.

All’Opera pia resta esclusivamente il possesso della pista di atterraggio. Sembra l’inizio della fine per l’aviosuperficie e forse l’inizio di una guerra legale. Ma nel frattempo l’Unione dei Comuni approva i piani di protezione civile che includono la necessità di un punto di raccolta di grande estensione e facilmente raggiungibile dall’intero territorio.

L’aviosuperficie è perfetta in questo senso e in questo modo si trova la possibile scappatoia all’abbattimento totale e la strada per un accordo. La legge infatti impone l’abbattimento a spese dei responsabili dell’abuso «salvo che con deliberazione consiliare non si dichiari l’esistenza di prevalenti interessi pubblici». Il 31 maggio quindi verrà proposto al consiglio comunale di approvare la conservazione degli immobili realizzati abusivamente per gli obiettivi del piano di Protezione civile.

Il sì del consiglio se arriverà darà forma all’accordo generale, col quale l’Opera Pia Muller viene sgravata dell’impegno all’abbattimento e in cambio cede in uso gratuito al Comune la pista per almeno dieci anni; l’area intera viene posta a bando per la gestione, con probabile rinnovo all’Aeroclub che si impegna in caso positivo a realizzare gli adeguamenti impiantistici e sismici; l’Opera pia e il club si impegnano a non presentare opposizione all’ingiunzione di abbattimento e rinunciano al ricorso al Tar.

In definitiva l’aviosuperficie continuaa esistere e diventa comunale, con un accordo complesso e dopo un periodo problematico. Unico possibile intoppo, un eventuale no del consiglio comunale, che farebbe decadere l’accordo e lascerebbe intatto il ricorso al Tar dei proprietari. Ecco perchè il 31 maggio è termine inderogabile.

Fonte:gazzettadimodena.gelocal.it/


8 Dicembre 2015

PORDENONE. Uno stallo in virata o “a comandi incrociati”, con il sole basso all’orizzonte che potrebbe aver compromesso la visuale di chi stava pilotando il piccolo aereo a elica.

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Ecco la possibile spiegazione dell’incidente costato la vita a due soci dell’Aeroclub La Comina di Pordenone: il 68enne Roberto Giacon, nativo di Resana (Treviso) ma pordenonese d’adozione, ex Colonnello dell’Aviazione dell’Esercito, e Mauro Armani, 65enne maniaghese nato a Montereale, assicuratore.

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l biposto Alpi Aviation”Pioneer 200″  a elica, dell’Aeroclub Comina, è precipitato per cause tecniche verso le 15 poco prima dell’atterraggio, in un campo agricolo che si affaccia su Via dei Templari (SP65), nel territorio comunale di San Quirino, a meno di tre chilometri dal campo di volo, e a circa 200 metri dalla rotonda di villa d’Arco. A causa dell’impatto con il suolo si è immediatamente incendiato. I due occupanti sono morti sul colpo, nell’impatto.

Terribile la scena che si è presentata ai primi soccorritori. Il Pioneer, completamente distrutto, era ancora avvolto dalle fiamme: all’interno, i corpi carbonizzati dei due occupanti.
Il velivolo a elica, con apertura alare di 7,55 metri e una lunghezza di 6,15 metri, è un biposto affiancato con doppi comandi. Secondo i primi accertamenti si ipotizza che alla guida fosse Giacon ma trattandosi di un velivolo a doppi comandi e considerando le condizioni in cui si trova la carcassa del Pioneer (completamente distrutta dall’incendio) risulterà di fatto quasi impossibile stabilire con certezza chi stesse pilotando il velivolo al momento dell’incidente.

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I due amici erano entrambi piloti esperti, con alle spalle migliaia di ore di volo complessive. Giacon, in particolare, era stato pilota professionista per l’aviazione dell’esercito.
Giacon e Armani erano decollati verso le 14.20, intenzionati a compiere un volo di almeno una quindicina di minuti attorno all’aviosuperficie pordenonese.

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Quando stavano cominciando la fase di atterraggio, il piccolo velivolo a elica ha compiuto una virata ad un’altezza da terra ridotta, probabilmente non superiore ai 100-150 metri, è entrato in stallo ed è precipitato al suolo, in verticale: un impatto che non ha lasciato scampo ai due amici. In seguito allo schianto il Pioneer è stato istantaneamente avvolto dalle fiamme. Il punto in cui è precipitato il velivolo si trova a poco più di 100 metri dalla strada provinciale 65 e a poche decine di metri dal giardino di una villetta.

Ad allertare i soccorsi è stata un’automobilista di San Quirino che mentre transitava sulla rotonda ha notato con la coda dell’occhio un piccolo aereo che stava virando a una quota insolitamente bassa, e pochi istanti dopo l’ha visto schiantarsi al suolo e incendiarsi.

Quando i vigili del fuoco di Pordenone, con tre squadre, sono giunti sul posto assieme alle ambulanze del 118 il Pioneer 200 stava bruciando e le fiamme erano alimentate dal carburante residuo. Subito è apparso chiaro che per chi si trovava all’interno del velivolo precipitato non ci sarebbe stato nulla da fare.

Sul posto sono intervenuti Squadra mobile, Volanti e Scientifica e i carabinieri. L’area dell’incidente è stata subito delimitata con il nastro. Gli accertamenti sono affidati alla polizia.

Verso le 16, sul luogo della tragedia è arrivato anche il figlio di Armani, Francesco che si è poi allontanato per raggiungere la mamma, Anna Santarossa, che si trovava a Frisanco per la “Sei per un’ora” e comunicarle quello che era appena accaduto: appresa la notizia della morte del marito, la donna è stata colta da malore.

Poco dopo le 17, il medico legale è intervenuto su incarico del magistrato di turno Monica Carraturo per la constatazione dei decessi. Nell’ambito degli accertamenti è stata disposta anche l’effettuazione di prelievi sulle salme e quello che resta del velivolo è stato posto sotto sequestro.

 

 

Fonte:messaggeroveneto.gelocal.it/pordenone

 

 

 


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