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9 Aprile 2016

La disputa territoriale tra i due Paesi sullo scalo di Gibilterra tiene in ostaggio il pacchetto di riforme della Commissione europea. Per gli italiani «danni» fino a 51 euro

guibraltar

Biglietti aerei più costosi, voli più lunghi, passeggeri con meno diritti e viaggi più inquinanti. Tutto per «colpa» di ottocento metri d’asfalto sui quali due Stati s’azzuffano bloccando il nuovo pacchetto di riforme della Commissione europea.

Ci sarebbe da ridere, se non fosse tutto vero. Se la questione non andasse avanti da anni. Se l’Ue non avesse deciso di evitare qualsiasi presa di posizione «perché è una questione che non possiamo risolvere noi». E se — soprattutto — non riguardasse tutti i viaggiatori del Vecchio continente che subiscono gli effetti negativi di uno screzio storico-politico che da tre secoli aleggia su Gibilterra (un promontorio roccioso nella penisola iberica ma territorio d’oltremare del Regno Unito) e che ora si concentra sul suo scalo perché secondo la Spagna ha sconfinato.

Un pacchetto fermo da 12 anni
Facciamo un passo indietro. L’organo esecutivo dell’Ue dal 2004 ha pronto un insieme di interventi in materia di aviazione civile che nel corso degli anni sono diventati via via più corposi. Questi interventi — rilanciati tra dicembre 2015 e lo scorso gennaio — prevedono la creazione di un «cielo unico europeo» che armonizza tutti gli spazi aerei consentendo rotte più efficienti (quindi meno consumi di kerosene, meno spese sia per le compagnie che per i viaggiatori). E ancora: le tasse di sorvolo (oltre 8 miliardi di euro all’anno) non verrebbero più corrisposte al singolo Stato ma a un’organizzazione centrale (oggi la «fattura» si paga a Eurocontrol che poi gira la somma alle capitali). Nel pacchetto c’è anche un piano di rilancio della competitività e nuovi accordi con Paesi terzi per facilitare i collegamenti. Tutti interventi che la commissaria europea ai Trasporti, Violeta Bulc, chiede a gran voce tanto da farne la sua principale missione.

Biglietti aerei più costosi, voli più lunghi, passeggeri con meno diritti e viaggi più inquinanti. Tutto per «colpa» di ottocento metri d’asfalto sui quali due Stati s’azzuffano bloccando il nuovo pacchetto di riforme della Commissione europea. Ci sarebbe da ridere, se non fosse tutto vero. Se la questione non andasse avanti da anni. Se l’Ue non avesse deciso di evitare qualsiasi presa di posizione «perché è una questione che non possiamo risolvere noi». E se — soprattutto — non riguardasse tutti i viaggiatori del Vecchio continente che subiscono gli effetti negativi di uno screzio storico-politico che da tre secoli aleggia su Gibilterra (un promontorio roccioso nella penisola iberica ma territorio d’oltremare del Regno Unito) e che ora si concentra sul suo scalo perché secondo la Spagna ha sconfinato.

«Quasi 20 minuti in più di volo»
Secondo la Iata, la principale organizzazione internazionale delle compagnie aeree, tutto questo ha pure costi precisi: se il pacchetto non passa — denuncia l’ente — nel 2035 l’economia europea finirà per subire danni che ammontano a circa 245 miliardi di euro. Perché? Oggi i voli sono «obbligati» a fare in media 50 chilometri in più. In un collegamento di andata e ritorno questo si traduce in quasi 19 minuti e mezzo aggiuntivi in cielo. E in risparmi – mancati — per il passeggero italiano che oscillano tra i 48 e 51 euro, calcola la società specializzata Seo Economic Research in un dossier di 132 pagine. «Si tratta di una realtà inefficiente che non ha ricadute negative soltanto sulle compagnie ma anche sui passeggeri e sull’ambiente», critica Tony Tyler, direttore generale e amministratore delegato (uscente) della Iata. «Tutto questo comporta un danno alla competitività europea in ambito mondiale — continua Tyler — e soltanto perché, nonostante gli sforzi della Commissione per ora prevalgono gli interessi nazionali».

L’asfalto della discordia
Insomma, il pacchetto Ue sarebbe manna dal cielo. Solo che per approvarlo serve l’unanimità dei Paesi membri. Unanimità che non c’è perché Londra e Madrid litigano su un pezzo della pista dell’aeroporto di Gibilterra (che nel 2015 ha registrato 4.100 voli e 444.336 passeggeri grazie a compagnie come British Airways, easyJet, Monarch e Royal Air Maroc). Lo scalo è stato realizzato nel 1938 per aiutare gli Alleati contro il Nazifascismo ma in una posizione che — sostengono gli iberici — è al di fuori dello spazio oggetto del trattato di Utrecht del 1713 nel quale veniva concessa la sovranità del promontorio alla corona britannica. E sarebbe pure oltre l’intesa di Cordoba del 2006 che aveva al centro proprio la struttura.

Per questo la Spagna sostiene che il nuovo pacchetto Ue non deve essere applicato all’aeroporto di Gibilterra in assenza di un ulteriore accordo bilaterale tra loro e il Regno Unito sull’utilizzo di quella striscia di terra. Proposta che Londra respinge perché — chiarisce — nel 2006 Madrid si era impegnata a non chiedere più l’esclusione di Gibilterra dai futuri pacchetti europei in materia di aviazione. Risultato: resta tutto fermo. «Non ci possiamo fare molto: è una questione che devono risolvere i due Paesi membri», dice al Corriere della Sera un alto funzionario della Commissione europea. «Ma tirare fuori la carta dell’orgoglio nazionale non ha proprio senso. Per questo l’invito nostro è di sedersi a un tavolo e risolvere la disputa una volta per tutte. In gioco ci sono gli interessi di centinaia di milioni di persone».

Fonte: www.corriere.it/


31 Marzo 2016

Da domani, primo aprile, la compagnia aerea irlandese low cost Ryanair eliminerà sette delle sue attuali rotte che prevedono partenze e arrivi all’Aeroporto di Alghero-Fertilia, che si trova nel nord-ovest della Sardegna ed è uno dei più importanti dell’isola.

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Già negli ultimi mesi Ryanair ha cancellato altre sette rotte e dal primo novembre ne eliminerà altre sei. Fino a qualche mese fa c’erano voli Ryanair verso circa venti destinazioni diverse; dal primo novembre i voli saranno solo verso tre destinazioni nazionali: Bergamo, Pisa e Bologna.

– Non ci saranno più dal primo aprile quelli per: Girona-Barcellona, Madrid, Dortmund, Düsseldorf, Roma-Ciampino, Cuneo e Treviso
– Non ci saranno più dal primo novembre quelli per: Londra, Bratislava, Bruxelles, Eindhoven, Francoforte e Memmingen
–  Non ci sono più da alcuni mesi i voli per: Stoccolma, Göteborg, Parigi, Dublino, Ancona, Torino e Trieste.

Dal 2009 l’aeroporto di Alghero è un hub Ryanair: significa che la compagnia aerea non usava solo l’aeroporto per arrivi e partenze ma ci faceva sostare i suoi aerei e usava lo scalo come sua base operativa. Dal primo novembre l’aeroporto di Alghero smetterà anche di essere una base operativa di Ryanair, che già a fine 2015 aveva anticipato la decisione spiegando di dover gestire diversamente i suoi aerei tra i suoi vari hub. Ryanair non ha fatto nessun esplicito riferimento a questioni economiche ma già nel dicembre 2015 La Nuova Sardegna scriveva che la decisione avrebbe potuto essere collegata ai “contributi non percepiti negli ultimi due anni dalla Regione” e a una “polemica sugli aiuti banditi dall’Unione Europea”.

L’edizione del 31 marzo della Nuova Sardegna ha titolato in prima pagina “Senza voli low cost Alghero muore“, spiegando che in base ai dati dell’ENAC (l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) il 71 per cento dei passeggeri che nel 2015 sono transitati dall’aeroporto di Alghero l’hanno fatto con dei voli Ryanair. Secondo i dati di Assaeroporti e della Società di Gestione Aeroporto di Alghero (SoGeAAL) nel 2015 sono passati da Alghero poco meno di un milione e 678mila passeggeri. L’aeroporto perderà quindi più di un milione di passeggeri, molti dei quali turisti. Per arrivare in Sardegna dall’Europa o dalle parti d’Italia non vicine a Bergamo, Pisa e Bologna bisognerà usare gli aeroporti di Olbia o Cagliari.

Sempre secondo i dati di Assaeroporti e di SoGeAAL il 2015 è stato l’anno in cui sono passati più passeggeri da Alghero e nel gennaio 2016 i passeggeri sono stati il 4,3 per cento in più rispetto a quell del gennaio 2015. La Nuova Sardegna scrive che “la speranza, da qui all’autunno, è cercare di fare cambiare idea a Ryanair” e che la trattativa per quanto riguarda la chiusura dell’hub e il taglio dei voli previsto per novembre non è ancora del tutto chiusa. È però ormai tardi per rimediare ai voli che saranno eliminati dal primo aprile e che causeranno problemi a chi, nel nord-ovest della Sardegna, vive di turismo. La Nuova Sardegnaspiega anche che oltre a provare a trattare con Ryanair c’è anche chi sta cercando altre soluzioni

Da una parte [c’è] la SoGeAAL, la società di gestione dello scalo, impegnata a tessere rapporti con numerose compagnie, dall’altra il mondo imprenditoriale che si è unito per raccogliere fondi e cercare, oggi ma soprattutto in futuro, di incidere in maniera importante nelle strategie del trasporto aereo, dialogando con gli operatori e individuando le migliori destinazioni.

 

Gli imprenditori hanno anche creato un fondo chiamato “Destinazione Sardegna”, che già l’11 marzo aveva raccolto circa 500mila euro. Il fondo era stato aperto ancora prima che la decisione di Ryanair diventasse effettiva ma non è ancora bene chiaro come saranno investiti quei soldi. Una delle ipotesi è trovare una nuova compagnia low cost che sia disposta a volare da e verso Alghero, permettendo nuovi collegamenti con l’Europa.

Intanto i problemi conseguenti alle scelte di Ryanair non riguardano solo Alghero: dal primo aprile anche l’aeroporto di Cagliari perderà cinque rotte Ryanair, da aggiungersi a tre che erano già state eliminate in autunno. Rispetto a quello di Alghero l’aeroporto di Cagliari è però più grande e frequentato da più compagnie aeree: si prevedono problemi e cali di passeggeri, ma non saranno tanto grandi e problematici quanto quelli di Alghero. Sia EasyJet che Eurowings hanno da poco fatto partire nuove rotte da e verso Cagliari.

I principali siti d’informazione della Sardegna scrivono che l’aeroporto che sembra poter trarre vantaggio dalla situazione generale è quello di Olbia-Costa Smeralda, che si trova a nord-est della Sardegna. L’aeroporto di Olbia e quello di Alghero sono entrambi nel nord della Sardegna ma sui due lati opposti dell’isola: distano 128 chilometri e per andare in auto da un all’altro ci voglio, in normali condizioni di traffico, tra l’ora e mezza e le due ore. L’aeroporto di Olbia-Costa Smeralda è in crescita e al momento ha voli verso 56 destinazioni in 17 paesi.

Fonte:www.ilpost.it/


22 Marzo 2016

Oltre al Cessna proveniente dal Mulhouse-Habseim Airport, di cui nell’articolo sotto, altri aerei ci hanno fatto visita.

Da Biella, una simpatica coppia di aviatori,non più giovanissimi a bordo del  Cessna 182K “Skylane” I-AMAQ (c/n 18257798), da Lugo di Romagna (RA) invece, un altro simpatico trio di “mangiatori romagnoli” a bordo di un altro Cessna ma stavolta si tratta di un C-182RG “Cutlass RG” I-AINB (c/n 173RG0131).

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C’è stato poi il sorvolo all’andata ed al ritorno da Pavullo dell’Aviamilano F8L “FALCO” I-MIKI  ( c/n 119 ) , un paio di touch an go di un P92 della Scuola di Volo dell’Aero Club di Sassuolo ed infine un bellissimo Beechcraft F33A “DEBONAIR” I-COKK (c/n CE-1307).

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P.G.


17 Marzo 2016

Incursione simpatica e singolare, certo ma sicuramente al limite delle “regole del volo“…

SAM_5601 SAM_5593 SAM_5594 SAM_5595Caso ha voluto che nessun velivolo fosse in volo in quel momento, ne in decollo ne in avvicinamento al campo, il ché avrebbe potuto creare non pochi problemi si sicurezza tra i velivoli ed i temerari parapendisti ch,e non contenti di aver sorvolato a bassa quota l’intero circuito dell’Aeroporto, ovviamente senza radio, hanno avuto la bella pensata di tagliare completamente sul campo in barba alle più elementari regole dell’aria..

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Tutto è bene quel che finisce bene, certo, però……

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P.G.


2 Febbraio 2016

Secondo i piani avrebbe dovuto già avere un milione di passeggeri l’anno: invece è fermo a duecentomila. “Ma noi lavoriamo per le prossime generazioni”

di JENNER MELETTI

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Un solo volo di linea al giorno, e la domenica riposo. I nonni che portano i nipoti a vedere gli aerei si presentano al martedì, al giovedì e al sabato. Alle 12,25 arriva infatti da Trapani il volo FR8154 Ryanair che parcheggia proprio sotto la “sala panoramica”.

Giù passeggeri e bagagli, su bagagli e passeggeri, e alle 12,50 l’aereo riparte. Fine dello spettacolo, all’Aeroporto internazionale Giuseppe Verdi.

Al lunedìÌ, al mercoledì e al venerdì si vola (alle 22,25, volo FR4215, sempre Ryanair) verso l’aeroporto di Stansted a Londra ma l’ora non è quella giusta per spettatori piccoli e anziani. Un volo dal 25 ottobre 2015 al 25 marzo 2016 ma con la primavera e l’estate il numero raddoppia e arriva a 14 alla settimana: ma basta dividere 14 per sette per apprendere che anche in piena stagione turistica i voli sono due al giorno.
Fa un po’ impressione, l’aeroporto che ha tutto ma dove gli aerei e i passeggeri sono merce rara. Sul sito www.parma- airport.it la direzione avverte che «è consigliato a tutti i viaggiatori di arrivare in aeroporto con discreto anticipo per poter trovare più facilmente un posto per il proprio veicolo».

Tre auto in tutto, in un parcheggio con centinaia di posti. Prezzi modici: 15 minuti gratis poi 1 euro all’ora. Apertura dell’aeroporto alle 6 del mattino, chiusura alle 23,30. Una scala mobile porta al primo piano, con il bar e la sala panoramica. “Oggi c’è solo Londra, stasera tardi. Faccio caffè e panini per quelli che lavorano qui”.
Puoi comprare libri e giornali. A piano terra nove postazione per il check-in, tutte chiuse. Una biglietteria con una ragazza gentile, addetti alle pulizie che lucidano pavimenti già lucidi. Guardie giurate dell’Ivri (Istituti di vigilanza riuniti d’Italia) scrutano il grande atrio vuoto, come se da un momento all’altro dovesse riempirsi di uomini, donne e trolley colorati.

Nessuno sa (o vuole) dire quante persone lavorino in questo aeroporto vuoto. Ci sono — anche in questa mattina, quando mancano almeno 10 ore al primo volo — agenti e dirigenti della Polizia di frontiera, i vigili del fuoco, soccorritori della Croce Rossa con ambulanza, tecnici dell’Enac (Ente nazionale aviazione civile) e quelli dell’Enav, sulla torre di controllo. Tutti pagati dallo Stato.

La Sogeap (Società di gestione dell’aeroporto di Parma) ha invece 24 dipendenti e un bilancio che fa tremare i polsi. Due milioni di euro le entrate, 4,5 milioni le uscite, con una perdita di 2,5 milioni all’anno.
Può, un aeroporto con un volo al giorno, avere un futuro? La risposta un po’ sorprende. “Sì, il futuro c’è”, dice subito Guido Dalla Rosa Prati, presidente (senza compenso) della Sogeap. “Il nostro aeroporto è un piccolo gioiello. Parma è una città ricca e ha capito che questa struttura è indispensabile. Non a caso, nel giugno dell’anno scorso, l’Unione parmense degli industriali, attraverso la Società aeroporto Parma, ha stanziato 5 milioni di euro, che ci danno la sicurezza di restare aperti fino alla fine del febbraio 2017”.

Il Giuseppe Verdi è in gran parte proprietà privata, con istituti di credito austriaci (in testa la Meinl Bank) con il 53,6%, Unione industriali con 30,3% ed enti pubblici — Comune, Provincia e Camera di Commercio — con il 16,1%. L’apertura ufficiale dello scalo è avvenuta il 5 maggio 1991 e da allora ci sono state tante speranze e troppe delusioni.

Nel 2008 c’è l’investimento austriaco, che finora ha messo in cassa 38 dei 60 — 70 milioni spesi per l’aeroporto parmense. Nell’ottobre 2014 arrivano i cinesi, che promettono un investimento di 250 milioni di dollari per trasformare il Verdi in un hub per le merci ma tutto si dissolve nel febbraio dell’anno scorso.
Nel 2008 si prevedeva di arrivare a 1 milione di viaggiatori nel 2012, ma l’anno scorso i passeggeri hanno superato di poco i 200mila.

“Adesso — racconta Federico Wendler, direttore del Verdi — la società ha deciso di cercare un investitore e/o un partner industriale. Abbiamo tutto per crescere. Qui riusciamo a fare il turnaround in 15 minuti: vuol dire che un Boeing 737 con 189 posti riesce a scaricare passeggeri e bagagli in un quarto d’ora. La stazione Fs è a un quarto d’ora di autobus. La Fiera è a 800 metri e presto avrà anche un nuovo casello sull’A1”. Il direttore cita papa Karol Wojtyla: “Prendi la tua vita e fanne un capolavoro”.

“Ecco, noi stiamo preparando un aeroporto capolavoro. Le compagnie aeree debbono sapere che qui possono trovare un servizio ottimo. Un aeroporto deve essere pensato non per questa ma per le prossime generazioni. Si potrebbe investire anche nella manutenzione degli aerei, nella scuola di volo…”.

Il sogno è quello di avere il successo di Orio al Serio presso Bergamo, che ha raggiunto i 10 milioni
di passeggeri. Ma per ora l’apertura è assicurata solo per un altro anno. Decollano sulla pista anche i piccoli aerei dell’Aeroclub e gli executive degli aerotaxi. Fino all’anno scorso partiva il charter con il Parma calcio, ora c’è quello del Sassuolo.
Qualche minuto di rombo di motori poi lunghe ore di silenzio. E allora arriva un uomo che libera il suo falco. Storni, gabbiani e gazze non debbono credere che questa sia una pista sempre vuota.

Fonte:parma.repubblica.it/


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