chiude

11 Ottobre 2016

Vueling ha deciso di chiudere tre basi in Europa, due delle quali sono in Italia. Si tratta di Palermo e Catania. La terza, invece, è a Bruxelles.

 

La decisione del vettore spagnolo arriva nell’ambito di un piano di ristrutturazione più ampio, deciso in seguito ai problemi che durante l’estate scorsa la compagnia low-cost ha avuto nel suo hub di Barcellona. Il piano, che si chiama “Vueling NEXT”, prevede anche una modifica profonda della struttura del management.

vue

Per quanto riguarda l’Italia, perciò, via gli aerei di Vueling dal Fontanarossa di Catania e dal Falcone e Borsellino di Palermo. In ognuno dei due aeroporti era presente un Airbus A320 da 180 posti.

Il vettore con sede in Catalogna ha deciso di concentrarsi esclusivamente sui due scali più importanti da cui opera in Italia: Roma-Fiumicino e Firenze-Peretola.

Stando a quanto comunicato dalla compagnia, la chiusura delle due basi non avrà alcun effetto sul network. I due scali continueranno a operare come prima, con collegamenti cioè verso Roma, Firenze e Barcellona.

A cambiare sarà però la frequenza delle rotte, che sarà ridotta. «Dal primo ottobre – afferma una nota della compagnia – Vueling ha trasferito gli aeromobili basati a Palermo e a Catania, ma questo non comporta la cancellazione di rotte.

Il cambiamento riguarda la programmazione di alcuni voli in partenza dai due aeroporti siciliani».
Nel frattempo Ryanair, probabilmente approfittando delle decisione della concorrente spagnola,ha lanciato un’offerta proprio sui voli che collegano i due scali siciliani alla Capitale.

Un notizia confermata anche da John F. Alborante, Sales & Marketing Manager di Ryanair per l’Italia, la Grecia e la Croazia. «Abbiamo lanciato una maxi offerta sui nostri da Catania e Palermo verso Roma – ha affermato Alborante – per i viaggi a novembre e a dicembre».

Insomma, ancora una volta il vettore irlandese, sempre molto attento a quello che accade sul mercato, non si lascia sfuggire una possibile occasione per ampliare la sua presenza nel nostro Paese. E, come quasi sempre, riesce a muoversi con un tempismo perfetto.

FONTE:WWW.FLYORBITNEWS.COM/


31 Marzo 2016

Da domani, primo aprile, la compagnia aerea irlandese low cost Ryanair eliminerà sette delle sue attuali rotte che prevedono partenze e arrivi all’Aeroporto di Alghero-Fertilia, che si trova nel nord-ovest della Sardegna ed è uno dei più importanti dell’isola.

rayray

Già negli ultimi mesi Ryanair ha cancellato altre sette rotte e dal primo novembre ne eliminerà altre sei. Fino a qualche mese fa c’erano voli Ryanair verso circa venti destinazioni diverse; dal primo novembre i voli saranno solo verso tre destinazioni nazionali: Bergamo, Pisa e Bologna.

– Non ci saranno più dal primo aprile quelli per: Girona-Barcellona, Madrid, Dortmund, Düsseldorf, Roma-Ciampino, Cuneo e Treviso
– Non ci saranno più dal primo novembre quelli per: Londra, Bratislava, Bruxelles, Eindhoven, Francoforte e Memmingen
–  Non ci sono più da alcuni mesi i voli per: Stoccolma, Göteborg, Parigi, Dublino, Ancona, Torino e Trieste.

Dal 2009 l’aeroporto di Alghero è un hub Ryanair: significa che la compagnia aerea non usava solo l’aeroporto per arrivi e partenze ma ci faceva sostare i suoi aerei e usava lo scalo come sua base operativa. Dal primo novembre l’aeroporto di Alghero smetterà anche di essere una base operativa di Ryanair, che già a fine 2015 aveva anticipato la decisione spiegando di dover gestire diversamente i suoi aerei tra i suoi vari hub. Ryanair non ha fatto nessun esplicito riferimento a questioni economiche ma già nel dicembre 2015 La Nuova Sardegna scriveva che la decisione avrebbe potuto essere collegata ai “contributi non percepiti negli ultimi due anni dalla Regione” e a una “polemica sugli aiuti banditi dall’Unione Europea”.

L’edizione del 31 marzo della Nuova Sardegna ha titolato in prima pagina “Senza voli low cost Alghero muore“, spiegando che in base ai dati dell’ENAC (l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) il 71 per cento dei passeggeri che nel 2015 sono transitati dall’aeroporto di Alghero l’hanno fatto con dei voli Ryanair. Secondo i dati di Assaeroporti e della Società di Gestione Aeroporto di Alghero (SoGeAAL) nel 2015 sono passati da Alghero poco meno di un milione e 678mila passeggeri. L’aeroporto perderà quindi più di un milione di passeggeri, molti dei quali turisti. Per arrivare in Sardegna dall’Europa o dalle parti d’Italia non vicine a Bergamo, Pisa e Bologna bisognerà usare gli aeroporti di Olbia o Cagliari.

Sempre secondo i dati di Assaeroporti e di SoGeAAL il 2015 è stato l’anno in cui sono passati più passeggeri da Alghero e nel gennaio 2016 i passeggeri sono stati il 4,3 per cento in più rispetto a quell del gennaio 2015. La Nuova Sardegna scrive che “la speranza, da qui all’autunno, è cercare di fare cambiare idea a Ryanair” e che la trattativa per quanto riguarda la chiusura dell’hub e il taglio dei voli previsto per novembre non è ancora del tutto chiusa. È però ormai tardi per rimediare ai voli che saranno eliminati dal primo aprile e che causeranno problemi a chi, nel nord-ovest della Sardegna, vive di turismo. La Nuova Sardegnaspiega anche che oltre a provare a trattare con Ryanair c’è anche chi sta cercando altre soluzioni

Da una parte [c’è] la SoGeAAL, la società di gestione dello scalo, impegnata a tessere rapporti con numerose compagnie, dall’altra il mondo imprenditoriale che si è unito per raccogliere fondi e cercare, oggi ma soprattutto in futuro, di incidere in maniera importante nelle strategie del trasporto aereo, dialogando con gli operatori e individuando le migliori destinazioni.

 

Gli imprenditori hanno anche creato un fondo chiamato “Destinazione Sardegna”, che già l’11 marzo aveva raccolto circa 500mila euro. Il fondo era stato aperto ancora prima che la decisione di Ryanair diventasse effettiva ma non è ancora bene chiaro come saranno investiti quei soldi. Una delle ipotesi è trovare una nuova compagnia low cost che sia disposta a volare da e verso Alghero, permettendo nuovi collegamenti con l’Europa.

Intanto i problemi conseguenti alle scelte di Ryanair non riguardano solo Alghero: dal primo aprile anche l’aeroporto di Cagliari perderà cinque rotte Ryanair, da aggiungersi a tre che erano già state eliminate in autunno. Rispetto a quello di Alghero l’aeroporto di Cagliari è però più grande e frequentato da più compagnie aeree: si prevedono problemi e cali di passeggeri, ma non saranno tanto grandi e problematici quanto quelli di Alghero. Sia EasyJet che Eurowings hanno da poco fatto partire nuove rotte da e verso Cagliari.

I principali siti d’informazione della Sardegna scrivono che l’aeroporto che sembra poter trarre vantaggio dalla situazione generale è quello di Olbia-Costa Smeralda, che si trova a nord-est della Sardegna. L’aeroporto di Olbia e quello di Alghero sono entrambi nel nord della Sardegna ma sui due lati opposti dell’isola: distano 128 chilometri e per andare in auto da un all’altro ci voglio, in normali condizioni di traffico, tra l’ora e mezza e le due ore. L’aeroporto di Olbia-Costa Smeralda è in crescita e al momento ha voli verso 56 destinazioni in 17 paesi.

Fonte:www.ilpost.it/


3 Febbraio 2016

«Politiche dettate da Abu Dhabi»

Il Chief commercial officer O’Brien: la tassa aereoportuale favorisce Etihad e fa perdere all’Italia «un’occasione per crescere»

di CORINNA DE CESARE

O'BrienDalle minacce ai fatti. Ryanair non ha mai amato le mezze misure e lo ha confermato anche martedì quando, durante una conferenza stampa a Roma, ha annunciato il taglio di 16 rotte dall’Italia. «Dopo un anno da record per il turismo in Europa e un altro anno importante davanti – ha fatto sapere la compagnia – il governo italiano ha deciso di darsi la zappa sui piedi aumentando le tasse sui passeggeri di circa il 40%, per gonfiare il fondo per la cassa integrazione degli ex piloti Alitalia. Quale compagnia aerea più grande in Italia, a Ryanair non è stata lasciata altra scelta se non quella di chiudere due delle sue 15 basi italiane (Alghero e Pescara) e spostare i suoi aeromobili, piloti ed equipaggi verso paesi con costi più bassi per il turismo. Interromperemo anche tutti i nostri voli all’Aeroporto di Crotone e saremo costretti a effettuare ulteriori tagli alle rotte sui nostri aeroporti italiani».

Se non è un colpo di scena poco ci manca. Perchè di maretta nei rapporti tra l’Italia e la compagnia irlandese, se ne discute da un po’. E non tanto per le tasse di imbarco aumentate ((da €6,50 a €9 per ciascun passeggero in partenza dall’Italia dal 1°gennaio di quest’anno) ma per le continue inchieste che hanno come oggetto Ryanair e i fondi pubblici. È il caso della Sardegna dove una procedura di infrazione delle norme europee ha di fatto bloccato il sistema che per anni ha incentivato la compagnia low cost ad arrivare sull’isola. L’Ue ha detto no ad aiuti diretti da parte delle Regioni, considerato doping buono per il dumping. La Sardegna si è adeguata e Ryanair ha reagito lasciando l’aeroporto di Alghero scatenando imprenditori, associazioni del turismo e commercio che pur di trattenere il vettore irlandese sull’isola si sono messi a raccogliere fondi (questa volta privati). Una situazione simile potrebbe a breve verificarsi anche in Puglia dove è in corso un’inchiesta della magistratua e il presidente della Regione Michele Emiliano ha deciso di condurre un approfondimento sulle accuse mosse dai magistrati baresi.

L’oggetto? Sempre i fondi pubblici. Ryanair, da parte sua, risponde come può: annunciata per Alghero la chiusura della base con il taglio di 8 rotte (60%), la perdita di 300 mila passeggeri e 225 posti di lavoro. Ufficializzata per Pescara la chiusura della base, il taglio di 5 rotte (70%) e la perdita di 188 posti di lavoro, comunicata per Crotone la chiusura dell’aeroporto, il taglio di tutte e tre le rotte (100%), la perdita di 250 mila clienti e 188 posti di lavoro. E il match è tutt’altro che chiuso: «Ryanair ha rischiesto con urgenza un incontro con il governo – ha spiegato David O’Brien, Chief Commercial Officer della compagnia – nello sforzo di salvare il turismo, il traffico e i posti di lavoro in Italia». Vedremo come andrà a finire.

Fonte:www.corriere.it/


16 Novembre 2013

 
Passione e incoscienza

Tratto da:

Editoriale di Volare  30 Maggio 2012

di Francesco Giaculli

Quasi trent’anni fa nasceva, dalla mia passione per il volo e dal coraggio del mio editore, la rivista Volare. Era una rivista a carattere scientifico e culturale dedicata all’aviazione, presentata in maniera diversa da tutta la pubblicistica aeronautica allora in commercio.

Gli argomenti, le fotografie, i servizi che apparvero nei primi numeri della rivista, sconcertarono i lettori tradizionali tanto che i “sacerdoti della tradizione” ci dettero pochi mesi di vita. Conservo ancora la lettera di un mio amico giornalista che scriveva: “trovo il tuo giornale molto ben fatto e sono curioso di leggere il secondo numero, come sono certo che non vedrò mai il terzo…”

Ma quello che colpì più di tutto il resto fu il nostro atteggiamento di assoluta libertà di giudizio verso i cosiddetti mostri sacri dell’aviazione nazionale: l’Aeronautica militare,
le compagnie aeree commerciali, le industrie aeronautiche, l’Aero Club d’Italia e Civilavia, l’attuale Enac.
Per la prima volta su una rivista aeronautica apparvero critiche o liberi giudizi. Nessuno allora osava criticare la nostra potente compagnia di bandiera. Noi lo facemmo e scatenammo l’inferno. Ci fu tolta la pubblicità e fummo chiamati a rispondere di “lesa maestà”.

Fu così anche con l’Aeronautica militare i cui “capi” erano abituati a ricevere dalla stampa di settore soltanto omaggi, lodi e inchini.

Trent’anni di battaglie
ma in Italia la burocrazia è invincibileÈ difficile parlare in modo obiettivo del proprio lavoro, ma alla mia età sento di essere fuori da queste remore. Anche perché il merito non è soltanto mio, e lo dico con tutta franchezza: ho avuto collaboratori straordinari senza i quali non avrei mai potuto realizzare quello che mi ero proposto. E chi continua oggi il nostro lavoro è in grado di fare ancora meglio di noi. Per venticinque anni non soltanto abbiamo seguito la cronaca degli eventi, ma gli eventi in qualche modo, li abbiamo creati. I nostri lettori ricorderanno che siamo andati a volare nel ghiaccio dei Pirenei con un ATR 42 dopo l’incidente di Conca di Crezzo; ricorderanno il caso Ustica. Ricorderanno che quando fervevano le polemiche sulla difesa aerea del territorio, siamo entrati in Italia senza piani di volo sorvolando Sigonella, Grazzanise, Pratica di Mare, senza essere minimamente disturbati. Abbiamo provato in volo tutti gli aerei dell’Aviazione generale. In molti casi i nuovi aeroplani dell’industria americana venivano portati direttamente in Italia per essere da noi valutati. Io personalmente ho volato (e scritto relazioni) su tutti i più recenti bireattori dell’aviazione d’affari.

Ma c’è un altro particolare che voglio ricordare a chi ci legge da anni: abbiamo mantenuto l’impegno culturale che ci eravamo proposto. Abbiamo pubblicato scritti di storia, scritti di carattere aeronautico di grandi scrittori (Faulkner, Kafka, Saint-Exupéry, Bach) perché ritenevamo e riteniamo che un buon pilota non deve leggere soltanto i manuali di volo. E infine abbiamo lottato contro il sistema burocratico nazionale e l’accanimento negativo degli Enti che gestiscono il nostro settore.

È una battaglia che, detto con tutta franchezza, abbiamo clamorosamente perduta. La burocrazia nel nostro Paese è spaventosa e invincibile.

Purtroppo l’Aviazione italiana sia come industria, sia come aviazione commerciale, sia come Aviazione generale è scesa in questi trent’anni a un livello mai raggiunto in passato. C’è in Italia come una specie di negazione verso tutto quello che è aviazione. Gli aeroporti italiani sono troppi; chi vola rischia di essere perseguitato, il proprietario di aeroplano (Dio ce ne scampi!) è poco meno di un delinquente, ed è certamente, un sicuro evasore fiscale.

E mentre in tutti i Paesi della Comunità l’aviazione si sviluppava in tutti i suoi aspetti, nei nostri confronti venivano perpetrare le più grandi nefandezze. Così siamo stati tagliati fuori dall’industria che nel frattempo si espandeva (Caravelle, Concorde, Airbus) in altri Paesi della Comunità, anche in quelli che non avevano alcuna tradizione aeronautica. Ora tra i primi provvedimenti del nuovo Governo c’è l’imposizione di una tassa sui velivoli privati (per gli ultimi aggiornamenti vi rimando al servizio a pag. 8 di Volare Maggio 2012). Ma, demagogia a parte, il risultato pratico è che nessuno comprerà mai più un aeroplano e le officine di manutenzione e molti piloti si troveranno senza lavoro. A Linate ci sono già annunci di chiusura di alcune aziende. I provvedimenti dovevano valere anche per i velivoli stranieri in transito. Questo ha sollevato critiche e sconcerto negli operatori aeronautici di tutto il mondo. E per noi italiani hanno significato una ennesima figura da dilettanti allo sbaraglio.

Questi trent’anni sono passati in un lampo e in trent’anni sono avvenuti straordinari cambiamenti nella nostra vita personale e nella attività della quale ci occupiamo. Resto ancora convinto che l’aviazione sia uno dei più importanti settori dell’industria e della ricerca, e senza industria e senza ricerca non si va da nessuna parte. Io intanto sono diventato vecchio e vedo con tristezza e con dispiacere che l’Italia, in questo settore, come in molti altri, ha raggiunto gli ultimi posti nella graduatoria mondiale. E mi chiedo se tutto quello che abbiamo fatto…

Fonte:www.vfrmagazine.net


11 Settembre 2012

In tanti chiedono che, in mancanza di soluzioni, i lavori per rifare la pista siano spostati all’inizio del 2013

CATANIA – L’aeroporto di Catania chiuderà tra meno di due mesi (dal 5 novembre al 5 dicembre) ma non ci sono ancora valide alternative per salvare il traffico aereo catanese e intanto, però, si continuano a vendere biglietti di volo per chi parte o arriva da Catania in quel periodo. In tanti chiedono che, in mancanza di soluzioni, i lavori per rifare la pista siano spostati all’inizio del 2013. Gli altri due aeroporti vicino Catania sono quello di Sigonella e quello di Comiso, nel ragusano. Sigonella ha fatto sapere di non poter ospitare il 40% dei voli di Fontanarossa, per motivi tecnici legati all’attività dello scalo militare (cavi sulla pista, droni, pochi controllori); Comiso invece non è ancora pronto ad un’attività vera e propria, anche se potenzialmente potrebbe essere attrezzato di tutto punto tra qualche mese.

NODI DA SCIOGLIERE – Per i passeggeri catanesi, perciò, restano solo gli scali di Palermo e Reggio Calabria. Un nodo da sciogliere al più presto: il nuovo consiglio di amministrazione della Sac, che si è insediato ieri, ha spiegato che «Siamo a fianco dell’Enac impegnata nella ricerca di soluzioni alternative per garantire la mobilita dei siciliani per i quali l’aeroporto internazionale di Catania rappresenta l’unica reale infrastruttura in gradi di rispondere alla domanda di trasporto da e per la Sicilia di circa 3,5 milioni di residenti». Oggi è in programma un incontro tra il presidente dell’Enac Vito Riggio e il ministro dei Trasporti Corrado Passera, ma i mal di pancia sono molti. Il primo riguarda i consumatori: l’Adoc ha sottolineato che «La chiusura dell’ aeroporto di Catania Fontanarossa è stata programmata da molti mesi, ma nessuno ha pensato a scrivere sui biglietti da e per Catania che l’aeroporto sarà inagibile. Comprendiamo le difficoltà di compagnie che hanno riaperto tratte in sostituzione di Wind Jet e pertanto impreparate, ma non si possono vendere biglietti aerei per una destinazione inesistente».

SIGONELLA – Per il senatore Enzo Bianco «o il “sì” di Sigonella ai voli civili o l’apertura dello scalo di Comiso, per il quale i ritardi accumulati sono francamente incomprensibili e sul quale, in Senato, abbiamo già presentato un ordine del giorno e un emendamento che ne avrebbero permesso intanto l’apertura, facendolo ricadere fra gli scali compresi nell’elenco Enav». Secondo il vice capogruppo del Popolo della Libertà all’Ars Salvo Pogliese «la chiusura dell’aeroporto di Fontanarossa senza aver già pronta un’alternativa soddisfacente all’aerostazione etnea sia un grave errore. Auspico fortemente, quindi, che il Governo nazionale conceda immediatamente l’apertura dell’ aeroporto di Sigonella anche ai voli civili».

Fonte Italpress

Fonte:http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it


SOCIAL NETWORKS

Seguici sui Social

Aeroclub Modena è presente sui maggiori canali Social. Per qualsiasi informazione non esitate a contattarci. Sapremo rispondere puntualmente ad ogni vostra necessità.