disastro

18 Giugno 2016

Le due scatole nere del volo Egyptair recuperate da una nave francese sui fondali del Mar Mediterraneo sono «ampiamente danneggiate» e avranno bisogno di essere riparate prima di poter essere utilizzate.

È quanto afferma un alto funzionario egiziano secondo quanto riferisce l’agenzia Ap.

Le speranze di una rapida risposta alle cause del disastro aereo sembrano dunque svanire.
Gli investigatori hanno ricevuto oggi le due scatole nere del volo Egyptair 804.

È stata infatti ritrovata e già recuperata anche la seconda scatola nera dell’aereo inabissatosi lo scorso 19 maggio nel Mediterraneo con 66 persone a bordo: lo ha reso noto il team investigativo egiziano che si occupa del caso. Ieri era stata recuperata la scatola nera contenente la registrazione vocale della cabina di pilotaggio.


La prima delle due scatole nere, quella contenente la registrazione delle conversazioni avvenute nella cabina di pilotaggio, era stata trovata ieri dalla nave «John Lethbridge».

La nave, attrezzata per il recupero a grandi profondità, ha individuato diversi siti in cui si trovano i rottami dell’aereo, dei quali ha fornito immagini agli inquirenti.

Quindici giorni fa un comunicato della commissione d’inchiesta sul disastro aereo aveva informato che «nella zona delle ricerche dei rottami dell’aereo le apparecchiature della nave francese Laplace (altra imbarcazione inviata sul luogo) hanno intercettato segnali dal fondo del mare i quali potrebbero essere stati emessi da una delle due scatole nere» dell’Airbus.

Le due scatole nere dovrebbero smettere di inviare segnali il 24 giugno prossimo.

Lo ha reso noto nei giorni scorsi la stessa commissione d’inchiesta incaricata delle indagini sul disastro aereo. Il recupero delle due scatole nere è fondamentale per appurare le circostanza di quello che, fino ad ora, è ancora considerato come un «incidente», nonostante l’Egitto abbia più volte avanzato l’ipotesi di un attentato terroristico.

Ma lo stato in cui si trovano complica la ricerca della verità.

Fonte:www.ilsole24ore.com/


2 Dicembre 2015

Una stagione turistica irrimediabilmente compromessa…
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La fuga di Ryanair – che ha tagliato una serie di voli, soprattutto sullo scalo di Alghero fino all’ottobre del 2016 – avrà ricadute catastrofiche sulla prossima stagione turistica in Sardegna.

Ne è convinto Antonio Attili, considerato il padre della “continuità territoriale” che accusa apertamente la Regione di inerzia. «L’assessore Deiana doveva precipitarsi a Dublino e tentare di convincere Ryanair a restare in Sardegna».
L’estate 2016 è già compromessa: 22 collegamenti low cost in meno con gli aerei che prima volavano sull’Isola già dirottati ad altre destinazioni.
Intanto il centro destra catalano parla di «complotto ai danni di Alghero» e chiede la convocazione urgente di un Consiglio comunale straordinario sul problema del taglio ai collegamenti low cost.

Fonte:www.unionesarda.it/


1 Dicembre 2015

ADNKRONOS 01/12/2015 H10:18

Un componente difettoso e le azioni successive dell’equipaggio sono stati la causa del disastro dell’Airbus A320 della compagnia aerea low cost malese AirAsia,precipitato nel mar di Giava lo scorso dicembre con 162 persone a bordo mentre era in volo dall’Indonesia a Singapore. Lo ha annunciato oggi la commissione d’indagine dell’aviazione civile indonesiana, aggiungendo che la reazione dei piloti in risposta al malfunzionamento a contribuito allo schianto

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Secondo gli inquirenti, durante il volo si è verificato un guasto al sistema di controllo del timone, causato da una giuntura leggermente incrinata in una scheda elettronica, che ha portato il computer di bordo ad inviare allarmi ripetuti ai quali i piloti hanno risposto resettando il sistema, un metodo utilizzato in precedenza per risolvere il problema. La manovra però, attuata tra l’altro nel corso di avverse condizioni meteo, ha disinnescato l’autopilota e l’aereo ha cominciato a ruotare su se stesso iniziando uno stallo prolungato che l’equipaggio non è stato in grado di correggere.

Secondo i registri di manutenzione dell’apparecchio, il computer di bordo aveva registrato ripetuti malfunzionamenti del Rudder Travel Limiter (un limitatore di movimento del timone): 23 in totale l’anno prima dell’incidente e quattro durante i quaranta minuti che sono trascorsi tra il decollo da Surabaya e la scomparsa dai radar.

FONTE:www.adnkronos.com/


21 Maggio 2015

Il ministero della Difesa orientato ad acquistare i più sperimentati C-130 Hercules della statunitense Locheed Martin. L’aereo è caduto, provocando la morte di 4 persone, per un guasto al software che gestisce i motori

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PARIGI. – Il disastroso incidente dell’aereo da trasporto militare A400M del consorzio europeo Airbus a Siviglia lo scorso 9 maggio, che causò 4 morti, avrebbe indotto la Francia, uno dei principali partner del progetto, a rivedere i suoi piani. Parigi, riferiscono fonti del ministero della Difesa, avrebbe deciso di acquistare 4 più sperimentati C-130 Hercules della statunitense Lockheed-Martin (l’aereo cargo militare più venduto al mondo) per far fronte alle sue esigenze, visti i ritardi accumulati dall’Airbus

 

Parigi si troverebbe così a compiere, 14 anni dopo, la stessa scelta che fece il governo italiano nel 2001 quando decise di smarcarsi dal programma A400M per affidarsi agli Hercules.

La decisione sarà assunta entro la fine dell’anno. I militari francesi debbono risolvere il problema dello sfruttamento oltremisura dei suoi attuali aerei da trasporto militare, i C-160 Transall, un vecchio bimotore franco-tedesco entrato in servizio nel lontano 1967. Il tutto mentre Airbus ha forse individuato in un problema al software che gestisce i 4 motori turboelica dell’A400M la causa del fatale schianto. L’aereo, infatti, ha perso potenza subito dopo il decollo.

 

 

Fonte: www.repubblica.it/


13 Ottobre 2013

Zanoni: «Siamo di fronte ad un disastro ambientale che non può essere minimizzato»

PAESE – Il 1 agosto scorso, nel deposito del 51esimo Stormo di Istrana a Padernello di Paese, a due passi dalla discarica Tiretta, 30 mila litri di carburante per aerei militari sono fuoriusciti, riversandosi e contaminando la falda acquifera più superficiale a 27 metri di profondità. La notizia del grave sversamento è stata comunicata ai sindaci di Istrana, Quinto di Treviso e Paese solo all’inizio di questa settimana.

Lo sversamento sarebbe causato da un buco coperto da ruggine sul fondo di uno dei serbatoi di stoccaggio nel sito dell’Aeronautica a Padernello, di recente controllato e certificato due volte dai tecnici di una ditta specializzata. L’allarme è scattato con la scoperta della mancanza di carburante. Le cinque cisterne di cui fa parte il serbatoio con il foro sono state svuotate, l’area circostante sarebbe stata scavata e isolata.

L’eurodeputato Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo ha affermato: «Se le cisterne fossero state a norma, secondo le leggi vigenti, avrebbero avuto la doppia camera di contenimento come accade per tutti i distributori di benzina e si sarebbe evitato un  disastro di tale portata, perché il combustibile sarebbe stato trattenuto. È ora di farla finita con le troppe deroghe ambientali di cui godono gli insediamenti militari: aeroporti come quello di Padernello andrebbero chiusi perché non hanno più motivo di esistere e rappresentano solo fonti di inquinamento dell’aria, oltre che acustico e adesso pure della falda acquifera. L’Unione europea si è prefissata importanti obiettivi per risanare le acque di tutta Europa ma se noi continuiamo così, minimizzando in modo che oserei dire scandaloso eventi gravissimi come questo, ci allontaneremo sempre più dagli standard comunitari. Da agosto, solo ora, le autorità sono state avvisate: è un fatto molto grave. I vertici dell’Aeronautica devono subito attuare tutte le vie legali possibili per chiedere all’azienda responsabile della certificazione e manutenzione il risarcimento dei danni».

Dalle analisi del terreno e dell’acqua in falda, a una profondità di circa 27 metri, è emersa la presenza di idrocarburi. Parte del carburante fuoriuscito sarebbe stata assorbita dal terreno e un’altra è finita in falda. Il combustibile incriminato, il JP8, è un idrocarburo, ovvero una sostanza leggera, che penetra nella falda che poi si sposta alla velocità di circa 3 metri al giorno verso il comune di Quinto di Treviso.

Per il momento non sono state emesse ordinanze cautelative da parte dei Comuni interessati, che hanno sottolineato che “le poche case vicine sono servite da acquedotto e in quella zona, che ricade sotto Paese, c’è già il divieto di utilizzo dell’acqua di falda per irrigare”. La situazione dell’area interessata dalla fuoriuscita, come hanno affermato i Sindaci nel vertice di mercoledì 9 ottobre, è già compromessa da cave e discariche, tra cui Tiretta e Geo Nova e le abitazioni si trovano a circa 500 metri dal deposito. Nel prossimo mese sarà elaborato il piano di caratterizzazione dell’area da presentare alla Conferenza dei Servizi.

«Trovo da irresponsabili minimizzare l’episodio, rallegrandosi del fatto che la falda è già inquinata – ha concluso Zanoni – Con trentamila litri di combustibile si possono inquinare decine e decine di milioni di litri di acqua e con il tempo l’inquinamento può raggiungere le falde più profonde dalle quali viene emunta l’acqua che arriva ai nostri rubinetti. È pericolosamente riduttivo liquidare tutto affermando che la falda acquifera è già contaminata dalla discarica Tiretta, la cui messa in sicurezza ha richiesto fino ad oggi oltre sette milioni di euro di fondi regionali, ovvero di soldi dei cittadini. Cosa dire poi del Comune di Quinto, danneggiato dall’inquinamento della Tiretta, che si è visto arrivare da Padernello via falda acquifera il bromacile che ha inquinato decine e decine di pozzi e che ora riceverà anche gli idrocarburi? Queste sostanze che hanno raggiunto la prima falda, con il tempo, anche tra dieci anni, potranno arrivare anche negli strati più profondi, mettendo a rischio anche i pozzi del Consorzio Vesta, ubicati a sud di Quinto con gravissime conseguenze.

Va subito calcolato il danno, la quantità di combustibile sversata e tracciata la direzione dell’inquinamento. Il conto da pagare a danno dell’ambiente e dei cittadini arriverà, magari tra dieci o vent’anni, ma purtroppo arriverà. Invito la Magistratura ad indagare per accertare le responsabilità penali perché deve essere rispettato il principio europeo di “chi inquina paga”. Nel caso contrario il responsabile resterà anonimo e chi pagherà, come nel caso della Tiretta, saranno i cittadini. Ora valuterò tempi e modi per denunciare l’episodio al Commissario Ue Janez Potočnik ».

Fonte:www.oggitreviso.it

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ALLARME FUKUSHIMA / Il disastro di Fukushima, dopo diversi anni trascorsi, continua a far parlare di se, per l’aspetto radiazioni. Ma sono gli ultimi dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità a destare scalpore e a preoccupare. Questa ha innanzitutto confermato un sensibile aumento del rischio di cancro nelle aree limitrofe alla centrale nucleare, anche se solo in comunità locali piu’ vicine e per quanto concerne gli operai impegnati nei lavori di emergenza (dunque non un rischio ampio per la popolazione giapponese).

rischi più elevati per la salute umana sono stati individuati per i neonati, nel caso in cui questi siano esposti a radiazioni, Nello specifico le bambine esposte a radiazioni dopo l’incidente (nei primi mesi-anni di vita), presentano un incremento del 4% del rischio di tumori solidi e del 6% per quanto riguarda il tumore al seno. Per i nenonati maschi esposti alle radiazioni è stato calcolato un aumento del 7% del rischio di andare incontro a leucemia rispetto a quanto verrebbe indicato per la popolazione normale. Ma il dato piu’ serio è quello relativo all’incremento di rischio tumore alla tiroide, per quanto riguarda le neonate femmine, stimato attorno al 70%.

Fonte:www.inmeteo.net


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