Ferrari

7 Febbraio 2014

Luca di Montezemolo , Presidente della casa del Cavallino Rampante di Maranello ha smentito immediatamente la voce, sottolineando che la Rossa non si muoverà di un millimetro dalla sua sede storica in provincia di Modena.

E manterrà la sua “identita storica e  

soprattutto il made in italy”

Beh vista l’ultima ” furbata” diciamo così,  di  Marchionne che ha trasferito la Maserati, o meglio la linea di produzione della 4 porte a Grugliasco, non ci sarebbe da stupirsi se ” qualcuno ” per esigenze di ” globalizzazione produttiva  ” spostasse la casa automobilistica modenese all’estero…

Mah speriamo bene, tra terremoto, e alluvione ormai siamo allo strenuo, ci mancherebbe solo l’ultima mazzata per mettere in ginocchio definitivamente una provincia già martoriata dalle bizze della natura dall incuria dell’uomo.

P.G.G.


30 Dicembre 2013

Michael Schumacher in coma, i medici: “Situazione critica. E’ in rianimazione”

“Lavoriamo ora dopo ora e non possiamo speculare su lesioni permanenti. La situazione critica e non ci possiamo pronunciare sulle chance di sopravvivenza. Non è possibile una prognosi. Senza casco non sarebbe arrivato vivo in ospedale” dicono allì’ospedale di Grenoble.

Non possiamo pronunciarci sul futuro di Micheal Schumacher“.  I medici dell’ospedale di Grenoble non possono sciogliere  la prognosi per l’ex pilota di Formula 1.

Si tratta di “lesioni emorragiche bilaterali”. L’ex ferrarista tedesco è stato “operato una sola volta e l’intervento è andato bene. È stato preso in carica senza ritardi” spiegano nel nosocomio. I medici, rispondendo alle domande dei giornalisti, ribadiscono che si tratta di un “edema cerebrale e che la situazione critica sul piano della rianimazione cerebrale. Tutte le cure sono state messe in atto – affermano – ma non possiamo pronunciarci sul futuro di Micheal Schumacher”. Che allo stato è in coma farmacologico artificiale e ipotermia: “Trattamenti che limitano al massimo edema cerebrale e diminuiscono la pressione cranica. Lavoriamo ora dopo ora e non possiamo speculare su lesioni permanenti. La situazione critica e non ci possiamo pronunciare sulle chance di sopravvivenza. Non è possibile una prognosi. Senza casco non sarebbe arrivato vivo in ospedale”. 

Anche Jean Todt e Ross Brawn, compagni di Schumacher nella lunga avventura sportiva in Ferrari, sono giunti all’ospedale di Grenoble per visitare l’ex campione. L’ex direttore generale e l’ex direttore tecnico del team Ferrari sono arrivati nella città francese nella notte. 

Ieri il responsabile della stazione sciistica aveva dichiarato che il pilota era fuoripista, ma successivamente la gendarmeria francese che sta indagando sull’incidente, ha riferito di “un guasto tecnico” che ha portato alla caduta all’incrocio delle piste ‘Chamois’ (pista rossa) e ‘Biche’ (pista blu). 

“Sto pregando Dio per proteggerti fratello! E mi auguro una tua pronta guarigione Michael! Prego per te fratello mio. Spero che tu abbia un recupero rapido. Dio ti benedica Michael” scrive il brasiliano della Williams, Felipe Massa su Twitter. Il pilota accompagna il tweet da una foto postata su Instagram, che lo ritrae proprio insieme all’ex compagno di squadra. Oggi alle 11 è prevista una conferenza stampa all’ospedale di Grenoble. I medici aggiorneranno i media sulle condizioni dell’ex ferrarista. Su Twitter anche il messaggio del pilota della McLaren Jenson Button: “I miei pensieri vanno a Michael Schumacher in questo momento difficile…Michael più di chiunque altro ha la forza per superarlo.

Fonti:

www.ilfattoquotidiano.it  

 www.bmwblog.com


20 Dicembre 2013

La scelta sarà fatta nel prossimo mese di gennaio insieme ai milioni di appassionati della “Rossa” sparsi in tutto il mondo attraverso internet.

Sarà scelto dal popolo dei social network il nome della nuova monoposto Ferrari per il Mondiale 2014 di F1. La scelta sarà fatta nel prossimo mese di gennaio insieme ai milioni di appassionati della `rossa´ sparsi in tutto il mondo attraverso internet. Lo ha annunciato il presidente Luca di Montezemolo in occasione della tradizionale cena prenatalizia con la stampa sportiva italiana, svoltasi presso la pista di Fiorano. 

 Che la Ferrari sia sempre stata molto attenta alla rete lo testimonia ad esempio il fatto che fu proprio la scuderia la prima a presentare in diretta una sua vettura on line, nel 1996. Anche quest’anno il lancio della nuova monoposto è stato un evento seguitissimo, con 83mila utenti collegati contemporaneamente, un numero quasi uguale a quanti hanno seguito il matrimonio reale fra William e Kate (87.000), provenienti da 158 nazioni diverse.

La pagina ufficiale della Ferrari su Facebook, attiva solamente da pochi mesi, ha tagliato questa mattina il traguardo dei 500mila “liker” mentre la pagina dell’azienda veleggia oltre quota 12 milioni e mezzo. Inoltre “@insideferrari”, l’account ufficiale su Twitter (attraverso il quale si può ad esempio seguire in diretta dall’interno del garage di Maranello lo svolgimento di un weekend di gara) conta più di 670mila follower. Il sito del team di Maranello ha superato ampiamente i dieci milioni di pagine viste (+13,5% rispetto al 2012) e ha avuto 3,5 milioni di visitatori unici (+28%) mentre le visite sono cresciute del 20% (da 4,5 a 5,5 milioni). Sono stati ben 227 i paesi da cui ci si è collegati: l’Italia è sempre la prima, seguita dalla Gran Bretagna, dalla Spagna, dagli Usa e dal Brasile ma non mancano appassionati nella Repubblica Centrafricana o a Tonga. Fra gli incrementi più significativi c’è sicuramente la Finlandia (+554%): del resto, la notizia del ritorno di Kimi Raikkonen è stata la più cliccata dell’anno (166.119 accessi).  

FONTE: www.lastampa.it


14 Dicembre 2013

Il consiglio mondiale della Fia ha deliberato quello che sarà il Calendario del Campionato di F1 2014, con le prevedibili esclusioni del Gran premio di Corea e del Messico, quest’ultimo per problemi legati all’impianto di Città del Messico.
A escludere il New Jersey, per il secondo anno, ci aveva pensato già Ecclestone e tutto viene rimandato al 2015, sempre che esista un vero interesse ad andare all’ombra dei grattacieli di New York. Rispetto alla bozza annunciata a Monza, tuttavia, ci sono diverse novità. Anzitutto si anticipa il Bahrain, gara in notturna, mentre la conclusione non sarà più a Interlagos – dove il circuito subirà modifiche con lo spostamento dei box – bensì ad Abu Dhabi, come avvenne nel 2010, anno del mondiale sfumato per Alonso.

La defezione della Corea del Sud, originariamente collocata prima del Gran Premio di Spagna a Barcellona, riporta a tre le settimane di stop tra la Cina e l’esordio del mondiale in Europa. Infine, anche Austin è anticipato di due settimane, andando a occupare lo slot che sarebbe dovuto essere del Gran Premio del Messico.

Calendario F1 2014
16 marzo – Australia (Melbourne)
23 marzo – Malesia (Sepang)
6 aprile – Bahrain (Sakhir)
20 aprile – Cina (Shanghai)
11 maggio – Spagna (Barcelona)
25 maggio – Monaco (Monaco)
8 giugno – Canada (Montreal)
22 giugno – Austria (Red Bull Ring)
6 luglio – Gran Bretagna (Silverstone)
20 luglio – Germania (Hockenheim)
27 luglio – Ungheria (Budapest)
24 agosto – Belgio (Spa)
7 settembre – Italia (Monza)
21 settembre – Singapore (Marina Bay)
5 ottobre – Giappone (Suzuka)
12 ottobre – Russia (Sochi)
2 novembre – USA (Circuit of the Americas)
9 novembre – Brasile (Interlagos)
23 novembre – Abu Dhabi (Yas Marina)

La bozza di settembre
Come ampiamente previsto, sono 21 gli appuntamenti in programma nella bozza, ma due sono a forte rischio.
A sorpresa, resta in vita l’anonimo appuntamento in Corea del Sud, sebbene collocato ad aprile invece che a ottobre e prima gara a rischio depennamento tra pochi giorni. Dopo una settimana dal Gran Premio di Cina, breve spostamento e subito la gara a Yeongam, risparmiando una trasferta in ottobre, visto che a saltare è il Gran Premio d’India. Altre due sorprese, anche se una era, in fondo, prevedibile. Il Messico doveva tornare a ospitare le monoposto di Formula 1 dopo oltre vent’anni, grazie ai fondi di Carlos Slim, già finanziatore delle carriere di Perez e Gutierrez, ma difficoltà legate al circuito “Fratelli Gutierrez” dovrebbero far slittare l’appuntamento al 2015; stesso dicasi per il secondo Gran Premio negli Stati Uniti, quello in New Jersey.

Apertura, come di consueto, a Melbourne e una settimana dopo subito in Malesia. Sosta di due settimane e nuovamente doppietta Cina-Corea del Sud, per poi andare in Bahrain (in notturna) e fermarsi per 14 giorni prima di Barcellona: una settimana in meno rispetto al solito.
L’alternanza di appuntamenti ogni 15 giorni si protrarrà fino a Gran Premio d’Ungheria, una settimana dopo Hockenheim. Quasi un mese di sosta estiva e al rientro sarà il classico di Spa a riaccendere i motori. Monza, Singapore e il salto a Suzuka, prima di scoprire il tracciato russo di Sochi il 19 ottobre. Sette giorni di stop e sarà subito Abu Dhabi, per lanciarsi verso la volata finale: Messico e Austin in sette giorni, chiusura a Interlagos quando saremo quasi in clima natalizio.

Calendario F1 2014, bozza settembre 2013
16 marzo – Australia (Melbourne)
23 marzo – Malesia (Sepang)
6 aprile – Cina (Shanghai)
13 aprile- Corea del Sud* (Yeongam)
27 aprile – Bahrain (Sakhir)
11 maggio – Spagna (Barcelona)
25 maggio – Monaco (Monaco)
8 giugno – Canada (Montreal)
22 giugno – Austria (Red Bull Ring)
6 luglio – Gran Bretagna (Silverstone)
20 luglio – Germania (Hockenheim)
27 luglio – Ungheria (Budapest)
24 agosto – Belgio (Spa)
7 settembre – Italia (Monza)
21 settembre – Singapore (Marina Bay)
5 ottobre – Giappone (Suzuka)
19 ottobre – Russia* (Sochi)
26 ottobre – Abu Dhabi (Yas Marina)
9 novembre – Messico* (Mexico City)
16 novembre – USA (Circuit of the Americas)
20 novembre – Brasile (Interlagos)

* (subject to confirmation of track/contract)

Si torna a Zeltweg

zeltweg

AP/LaPresse

Spunta il nome che non t’aspetti nel calendario di F1 2014. Tornano su un palcoscenico a suo modo classico e, soprattutto, europeo le monoposto: si torna a Zeltweg.
Osterreichring in passato – per chi dà del tu alla massima formula – dovremo far l’abitudine con la nuova denominazione di Red Bull Ring, dopo quella di A1 Ring. Il nome spiega gran parte dell’operazione che riporterà il gran premio d’Austria in calendario, poiché è Dietrich Mateschitz in persona ad aver firmato con Bernie Ecclestone l’accordo. Si correrà nel mese di luglio, il 6 per esser precisi, week-end quest’anno riservato all’appuntamento in Germania.

Paddock Girls F1 GP Ungheria 2013 

Zeltweg, è pista relativamente corta nella configurazione attuale, la stessa impiegata nel 2003, ultimo anno in cui si gareggiò in Austria. E’ stata teatro di una delle pagine più brutte della Formula 1 recente, con l’ordine di scuderia imposto a Barrichello nel 2002 ed eseguito a poche decine di metri dal traguardo, quando Schumacher lasciò il primo posto sul podio al compagno di scuderia.
Tracciato veloce, fatto di violente staccate e accelerazioni: si sorpassa anche senza Drs. Andrebbe allungato un po’, perché in passato il tempo sul giro era poco sopra l’1’12″.

I tentativi di realizzare un nuovo layout vennero bloccati dalle proteste ambientaliste già nel 2008, quando il progetto prevedeva il ricongiungimento con una parte del vecchio Osterreichring poco prima della Remus Kurve, tornantino in salita al termine del lungo rettilineo dopo la curva uno.
Si sarebbe tornati al Flatschach, con una serie di curvoni che avrebbero re-immesso nel tratto centrale della pista. Vedremo quale veste riuscirà a darsi il Red Bull Ring per il debutto il prossimo anno.

Il rientro di Zeltweg è la dimostrazione di come si possa correre ancora in Europa, a patto che ci siano gli investimenti necessari. Dispiace, a tal proposito, come ancora una volta resti fuori un patrimonio dell’automobilismo come Imola, con l’Enzo e Dino Ferrari costretto a guardare nonostante la sua storia.

Le grane da risolvere
Se l’accordo con Ecclestone è già stato firmato, restano alcuni nodi cruciali da sciogliere e riguardano le autorizzazioni. Le autorità locali dovranno approvare determinate condizioni, tra cui la rimozione di un limite all’afflusso di spettatori, fissato a 40 mila unità per due giornate consecutive, poi ci sarebbero le questioni sui livelli di rumorosità e prima dell’approvazione la Red Bull dovrà assicurare un piano dettagliato su emissioni e gestione del traffico. Insomma, in Austria le cose si fanno in un certo modo, per tutelare anche l’ambiente e gli abitanti, che saranno parte attiva nella programmazione dell’evento e potrebbero obiettare su alcuni aspetti chiave. Non da ultimo, ci sarebbe la questione di un centro media troppo piccolo per accogliere gli addetti ai lavori.
Mateschitz ha ammesso che non ci guadagnerà certo dall’organizzazione, visto che «con il prezzo dei biglietti coprirò i costi organizzativi ma non quelli della licenza. La Red Bull ha vinto entrambi i mondiali negli ultimi tre anni ed è stato certo un vantaggio per ottenere la gara»

GUARDA VIDEO

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Q6KiqCDn1f4

Fonte:www.derapate.it


9 Novembre 2013

200 nuove assunzioni

Forte crescita dell’azienda di Maranello che nei primi nove mesi del 2013 ha avuto un utile netto di 178.8milioni di euro, ovvero il +23% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Si tratta di un record storico per la Ferrari, in particolare, per la posizione finanziaria industriale netta, che al 30 settembre si attesta a 1,350 miliardi “a fronte di continui e forti investimenti sul prodotto”.
Attraverso un comunicato, Ferrari segnala: “La decisione strategica di ridurre i volumi per preservare ulteriormente l’esclusività, annunciata a maggio, abbinata all’obiettivo di aumentare contemporaneamente i ricavi, ha iniziato a dare i primi risultati”.
A fronte di un numero di consegne alla rete sostanzialmente invariato (5.264, tre in meno rispetto ai primi nove mesi dell’anno scorso), c’è stato un aumento del 6,7% dei ricavi, arrivati a quota 1,711 miliardi di euro.
L’utile della gestione ordinaria, aggiunge la società, sale di oltre il 20% fino a 264,2 milioni, mentre l’Ebitda balza a 454 milioni (+15%). Il flusso di cassa netto generato nei primi nove mesi del 2013 è pari a 281 milioni.
In seguito, nel comunicato viene aggiunto: “Questi risultati sono il frutto di un eccellente mix di prodotto (le 12 cilindri rappresentano il 25% delle vendite grazie al costante successo della FF e alle consegne della F12berlinetta) e del crescente contributo dei servizi ai clienti come i programmi di personalizzazione, Atelier e Tailor Made, il restauro delle vetture classiche e del continuo e significativo apporto delle attività legate del brand”.
“Nei primi nove mesi continuano a salire (+8%) le vendite negli Usa e in Canada (1.627 auto), dove è prevedibile una crescita contenuta delle consegne fino alla fine del 2013 per evitare un eccessivo allungamento delle liste d’attesa”.
“In Europa molto bene i risultati in Gran Bretagna (+15%, 580 vetture consegnate), dove si beneficia dell’arrivo della F12berlinetta con guida a destra. Ridotte del 3% le consegne in Germania (520 vetture), secondo il programma previsto in precedenza”. L’Italia si conferma “un mercato ormai marginale (meno del 3% del totale delle vendite, con 145), a causa delle penalizzanti politiche fiscali”.
“Estremamente positivi i risultati in Medio Oriente (+40%, 382 auto) e in Giappone (+17%, 250) mentre offre due volti contrastanti la situazione nella Grande Cina (Cina, Hong Kong, Taiwan): crescono le consegne al cliente finale ma diminuiscono quelle alla rete, scese di 139 unità fino a 427 vetture consegnate”.
“Questa decisione è stata determinata soprattutto dalla volontà di mantenere alta l’esclusività in mercati tradizionali come Hong Kong e, contemporaneamente, di assumere una posizione prudente sulla Repubblica Popolare Cinese, in vista di un possibile inasprimento della fiscalità sui beni di lusso”.
“Nel frattempo tutto il mondo Brand continua a fornire risultati positivi. L’area retail ha avuto un aumento del 17% dei ricavi mentre le licenze sono cresciute del 3%, grazie a nuove importanti partnership con Electronic Arts e Codemasters, che affiancano la consolidata licenza con Microsoft, rafforzando ulteriormente la presenza nel settore Electronic & Multimedia. L’e-commerce poi ha segnato un +18% nei ricavi, con i social network in costante crescita: Facebook sfiora di 13 milioni di fan”.
Dalla sua parte, il Presidente di Ferrari, sottolinea: “Sono molto soddisfatto dei risultati raggiunti in questi primi nove mesi del 2013. Sono il frutto di un’attenzione costante all’esclusività che garantisce allo stesso tempo un ritorno importante agli azionisti e sempre più servizi ai clienti, come dimostrano i ricavi derivanti dalle personalizzazioni e dalle attività sulle Classiche: proprio questo settore beneficerà presto dell’apertura negli Usa di un centro dedicato ai collezionisti. Si mantiene elevato – conclude – il livello degli investimenti sul prodotto e quello dell’occupazione: basti pensare che quest’anno abbiamo già fatto 200 nuove assunzioni”.

Fonte:www.mo24.it


21 Settembre 2013

Le automobili erano su un semirimorchio che è stato lasciato incustodito L’azienda: «Dirette in Malesia, è stato l’importatore a scegliere il vettore»

Erano appena uscite dalle officine di Maranello e ancora da immatricolare: due costosissime Ferrari 458 destinate al mercato estero malese, all’alba di ieri sono state rubate a Salvaterra di Casalgrande, a due passi da Sassuolo.

Erano, e proprio questo ha dell’incredibile (oltre all’eccezionalità del lussuoso bottino), custodite in un container a bordo di un semirimorchio, lasciato parcheggiato in un’area di sosta in via XXV Aprile.

A quanto risulta, non c’era alcun allarme antifurto, non c’era nemmeno alcun custode.

Ad accorgersi della “sparizione” del semirimorchio e del suo preziosissimo contenuto e a rivolgersi ai carabinieri – a indagare ora sono quelli di Casalgrande – è stato un residente, forse lo stesso autotrasportatore, che è di Casalgrande, e che, soltanto qualche ora prima, aveva ritirato le costose vetture dalle officine Ferrari di Maranello.

Dunque le due automobili (il cui valore si aggira intorno ai duecentomila euro ciascuna), invece di prendere posto, come da programmi, ieri mattina sull’imbarcazione mercantile che da La Spezia le avrebbe condotte a destinazione, in Malesia, ora battono ben altri lidi: forse nascoste in qualche luogo insospettabile, in attesa di venire “ripulite” e rivendute al mercato nero.

Almeno questa è la ricostruzione possibile di cosa possa accadere dopo un simile furto.

L’unico elemento in grado di ricondurle ai proprietari è il numero di telaio: la prima cosa destinata a “sparire”.

«Le due automobili erano per due privati che le hanno ordinate in Malesia, presumibilmente un anno e mezzo fa, più o meno il tempo necessario per realizzare le vetture una volta che vengono richieste, e dove ci appoggiamo a un’azienda che importa e vende i nostri modelli – ha spiegato Stefano Lai della Ferrari di Maranello – È stata questa azienda (partner ufficiale Ferrari in Malesia è la Naza Italia Sdn Bhd, ndr) a scegliere l’autotrasportatore di Casalgrande per il trasporto. Il ritiro a Maranello è probabile sia avvenuto il giorno prima, cioè nella giornata di mercoledì. Le automobili erano già state pagate e quindi erano già di proprietà dell’importatore che le aveva richieste. Dovrebbero essere già dotate di copertura assicurativa. Ferrari dunque non c’entra più nulla e non può fare granché: nella dotazione di base non c’è alcun sistema antifurto o collegamento satellitare. Il furto dunque danneggia l’azienda malese, oltre all’autotrasportatore che le aveva in carico».

Partite dunque le indagini per cercare di risalire a chi ha messo a segno il colpo e ha fatto sparire un “bottino” veramente di valore.

Fonte:http://gazzettadimodena.gelocal.it



…Il V8 aspirato piu’ potente di sempre…

Accelera da 0 a 100 chilometri orari in 3 secondi netti, arriva a 200 all’ora in 9 secondi e un decimo.

 Al Salone di Francoforte, che aprira’ il 12 settembre, la Ferrari portera’ il suo ultimo gioiello, la 458 Speciale, che nel cofano posteriore nasconde il motore V8 aspirato piu’ potente di sempre capace di erogare 605 cavalli.

Molte sofisticate soluzioni aerodinamiche e tecnologiche che trovano sulla berlinetta la prima applicazione, sono destinate a diventare uno standard per l’intera produzione della Ferrari nel futuro prossimo, spiegano a Maranello.

La vettura, che si affianca nella produzione alle pluri premiate 458 Italia e 458 Spider, e’ stata progettata con l’obiettivo di elevare prestazioni ed emozioni di guida ai massimi livelli garantendo contemporaneamente la facilita’ del controllo in ogni situazione. Il motore che per due anni ha dominato il premio International Engine of the Year come “Best Performance Engine”, e’ stato ulteriormente migliorato.

Gli ingegneri della Rossa hanno costruito il V8 aspirato piu’ potente di sempre (605 cv) con una potenza specifica di 135 cv/l , la piu’ alta raggiunta da un motore aspirato per uso stradale. Grazie allo straordinario rapporto peso/potenza, soltanto 2,13 kg/cv, la 458 Speciale e’ in grado di accelerare da 0 a 100 km/h in 3,0″ (0-200 km/h in 9,1″), fermando il cronometro sulla pista di Fiorano nel tempo di 1’23″5.

Le esigenze aerodinamiche hanno guidato il lavoro del Centro Stile Ferrari che, avvalendosi della collaborazione con Pininfarina, ha scolpito la forma perche’ fosse piu’ che mai funzionale alle prestazioni.
  Spiccano in questo senso le soluzioni mobili anteriori e posteriori, orientate al bilanciamento del carico aerodinamico e alla riduzione della resistenza, che contribuiscono a rendere la 458 Speciale la vettura di serie aerodinamicamente piu’ efficiente nella storia Ferrari (indice E di 1,5).

La tecnologia dei sottosistemi di dinamica veicolo, da cui scaturisce l’immediata confidenza nel controllo ad alta velocita’, la naturalezza nella gestione dei sovrasterzi di potenza e la precisione nella risposta ai comandi, rappresenta un ulteriore passo in avanti in un settore nel quale la Ferrari detiene una consolidata leadership. Uno dei contenuti piu’ innovativi e’ il controllo elettronico dell’angolo di assetto (Side Slip angle Control – SSC) che facilita il raggiungimento del limite prestazionale a tutto vantaggio delle emozioni di guida. Grazie a un nuovo accurato algoritmo, l’SSC analizza istante per istante l’assetto della vettura e lo confronta con i valori ideali di riferimento, ottimizzando di conseguenza la gestione della coppia motore (attraverso il controllo di trazione F1-Trac) e la ripartizione di coppia del differenziale sulle due ruote (attraverso il differenziale elettronico E-Diff).

Lo sviluppo della vettura e’ avvenuto con gli pneumatici Michelin Pilot Sport Cup2, specificamente messi a punto attraverso un intenso programma di collaborazione che ha visto tra l’altro numerose sessioni di test congiunti in pista e al simulatore. Concepiti per la 458 Speciale, incrementano la performance sul giro singolo in condizioni di asfalto asciutto oltre che la costanza della prestazione nella sequenza di giri.
 Permettono inoltre di avvantaggiarsi della migliore aderenza su bagnato. Questi contenuti tecnici consentono l’abbassamento del tempo sul giro singolo e una ripetibilita’ della performance nelle serie di giri consecutivi fino a oggi impossibile con una vettura non esclusivamente destinata alla pista, facendo della 458 Speciale la Ferrari di gamma con il miglior tempo di risposta (0,060 s) e l’accelerazione laterale piu’ elevate (1,33 g) di sempre. (AGI) .

Fonte:www.agi.it



BARCELLONA – Fernando Alonso ha trionfato con la Ferrari nel Gp di Spagna, quinto appuntamento del Mondiale 2013. Il pilota spagnolo, al secondo successo stagionale e al 32° della carriera, ha preceduto la Lotus del finlandese Kimi Raikkonen.
La trionfale giornata della Ferrari è stata completata dal terzo posto del brasiliano Felipe Massa, al primo podio dell’anno. Fernando Alonso trionfa nel Gp sull’asfalto di Montmelò, a 7 anni dal precedente exploit catalano, e invia un messaggio chiaro ai rivali: per il titolo 2013 bisogna fare i conti con lui. Alonso centra il 2° successo stagionale e il 32° della carriera precedendo la Lotus di Kimi Raikkonen. Il finlandese impedisce alla Ferrari di completare una strepitosa doppietta.
Il terzo posto dell’ottimo Felipe Massa, al primo podio dell’anno, consente al team di Maranello di archiviare una domenica trionfale. La classifica, dopo la prima tappa europea, cambia volto e fotografa un Mondiale a dir poco equilibrato. Sebastian Vettel, quarto a Montmelò con una Red Bull lontana dalla perfezione, comanda con 89 punti ma deve rinunciare ai progetti di fuga. Raikkonen lo tallona a quota 85, Alonso sale a 72. Tra i top team, marca visita solo la Mercedes: Nico Rosberg, partito dalla pole, e Lewis Hamilton pagano il pessimo rapporto tra le frecce d’argento e le gomme. Alla fine del weekend catalano, la scuderia di Stoccarda deve accontentarsi delle briciole: sesto posto per il tedesco, dodicesimo per l’inglese. Bastano pochi metri, invece, per capire che la domenica sarà speciale per Alonso & co. Al via Rosberg difende la leadership e si ritrova alle spalle la Red Bull di Vettel e la Ferrari asturiana, che guadagna 2 posizioni bruciando la Mercedes di Hamilton e la Lotus di Raikkonen.
Tra il decimo e l’undicesimo giro, tutti i big si fermano ai box per il primo cambio gomme: la girandola di soste favorisce Alonso, che si ritrova davanti a Vettel. Gli pneumatici duri fanno volare le rosse: la Mercedes di Rosberg deve fare i conti con i soliti problemi di gestione delle Pirelli e, alla 14a tornata, Alonso è al comando mentre Massa si sistema alle spalle di Vettel. Il quadro per il Cavallino cambia, decisamente in meglio, con la seconda serie di pit-stop: Alonso è sempre al top e nei suoi specchietti si materializza la sagoma della F138 di Massa, la doppietta del Cavallino sembra diventare un’ipotesi concreta nel 28° dei 66 passaggi. La Ferrari con targa spagnola a metà gara ha oltre 12« di vantaggio sulla gemella brasiliana, mentre Raikkonen soffia la terza posizione a Vettel. Il finlandese comincia a volare e, con il terzo pit-stop delle rosse, sale al comando nel 36° giro: ‘Iceman’, però, può godersi il primato per pochi minuti. Alonso, con gomme medie, attacca e passa nella 39a tornata e la fuga riparte. Raikkonen rientra ai box (46°) per montare le Pirelli dure e comincia l’ultima porzione di gara con 10″ di ritardo rispetto al campione di Oviedo. La F138 fila via tranquilla verso la bandiera a scacchi e Alonso esulta. Tra 2 settimane, nel Gp di Monaco, la sesta puntata del Mondiale.

 



E’ possibile che delle Ferrari di produzione, con minime protezioni sul fondo per le strade impervie, possano fare l’intera cordigliera andina, o il giro della Cina, fino al Tibet o, ancora quello dell’India? Scopriamolo con chi lo ha fatto.

Quello che rende diverso un campione dello sport dalle altre persone, è la sua capacità di ottenere risultati per gli altri impossibili. Questo lo fa uscire dalla massa dall’anonimato portandolo, nei casi più celebri, nel mondo del mito. La Ferrari, in un certo senso, ha percorso questo stesso cammino: nata automobile tra le automobili, ha subito saputo trovare quella diversità, rispetto ai mezzi di trasporto di massa, che caratterizza i campioni. Le sue vittorie e la sua unicità l’hanno spostata nel mondo del mito e non è un caso che Enzo Ferrari amasse particolarmente le corse di durata. Se in Formula 1, infatti, a vincere è il pilota – quello che viene insignito del titolo di Campione del Mondo – insieme alla sua macchina, nelle grandi corse di durata, a vincere sono sempre state la automobili guidate da più piloti a turno.

Che questi tipi di viaggio rappresentino una forma di supercollaudo irripetibile lo si è riscontrato in moltissimi momenti in ogni continente

La 24 ore di Le Mans e Daytona, la 12 Ore di Sebring ne sono gli esempi più noti. In quelle gare il massimo sforzo per il successo è chiesto al mezzo meccanico che deve saper resistere ad uno sforzo prolungato prevalendo sugli altri impegnati nella stessa dura prova.
Il mito cui appartiene il marchio Ferrari è fatto anche di queste esperienze alle quali, per le ragioni oggettive che conosciamo, sono purtroppo venute meno quelle date dalle gare su strada: la Mille Miglia, la Carrera Panamericana, il Tourist Trophy all’isola di Man e la Targa Florio, infatti, sottoponevano le automobili ad uno sforzo ancora diverso. Uno sforzo dove, alla durata della gara si univa l’incertezza di situazioni sempre differenti, di terreni disomogenei, di imprevisti spesso pericolosi e perfino fatali.
Se le corse hanno abbandonato le strade, la Ferrari, che ha sempre dominato in quel tipo di prova, non poteva fare lo stesso.

Battezzati China 15,000 Red Miles’, Panamerican 20,000’ e ‘Magic India Discovery’, negli ultimi anni le dodici cilindri 612 Scaglietti e 599 GTB Fiorano hanno compiuto delle imprese che arrivano perfino a superare quello che si intende oggi come lo sforzo massimo di una vettura: una 24 ore. “La differenza principale è data dalle condizioni che si affrontano.

Nelle corse i piloti sono dei professionisti. Nei nostri viaggi alla guida c’erano giornalisti

 

In pista la macchina è costantemente sotto controllo, ai box c’è un team ampio che dispone di ogni possibile ricambio e la situazione è costante, al massimo cambiano le condizioni atmosferiche. In un Raid si trovano strade e passaggi impensabili per una Ferrari, e poi la polvere, la sabbia, il fango e le altitudini, siamo andati oltre i 5000 metri! Poi c’è un’altra variabile importante: nelle corse i piloti sono dei professionisti. Nei nostri viaggi alla guida c’erano giornalisti. Ottimi guidatori, certo, ma … ciascuno a suo modo!” dicono all’unisono i tre responsabili tecnici dei raid che si trovano per parlare dei avventure che hanno vissuto singolarmente. Gigi Barp, quella della Cina, la prima, Enrico Goldoni, impegnato in quella che ha portato le macchine attraverso l’intera Cordigliera Americana, dal Sud al Nord, e Andrea Costantini, garante tecnico dell’infernale viaggio che si è svolto tutto attorno all’India.
Per capire di cosa stiamo parlando, bisogna sapere che alla Ferrari piace fare le cose che portano al primato. Nel 2003, quando il mondo intero parlava di Cina nominando principalmente Pechino e Shanghai, a Maranello si è pensato di fare l’intero giro della Cina. La macchine scelte, anzi le due macchine, identiche, le 612 Scaglietti appena presentate. Gigi Barp, ai tempi, era responsabile tecnico del nuovo mercato cinese dopo anni di attività come tecnico addetto allo sviluppo delle nuove vetture ed alla loro sperimentazione su strada e all’idea di questa avventura non si tirò indietro. Anzi. Con lui, per la logistica, Gabriele Lalli *che diventerà, nel tempo, il continuatore di queste esperienze come organizzatore anche dei tour panamericano e indiano.

Barp inizia la preparazione delle auto nel modo più pragamaticamente ‘ferrariano’: le Scaglietti vanno bene come le produciamo. Hanno fatto tutti i collaudi e le prove di durata del caso, quindi non si cambia niente. Uniche modifiche: protezione sottoscocca per sassi e buche, auto leggermente alzata nelle sospensioni per affrontare strade difficili, serbatoio di scorta (non si sapeva, pensando al lungo altipiano del Tibet o al deserto del Ghobi, quanta benzina si sarebbe trovata) e centraline elettronica a più ampio spettro per sopportare benzina a basso numero di ottani ed altitudini da oltre 5000 metri. “Con la benzina il record lo abbiamo raggiunto in Sud America – aggiunge Goldoni – ci siamo trovati a dover viaggiare con le 599 con la benzina a meno di 80 ottani. Portavamo delle taniche di V Power Shell per cercare di aiutare un po’, ma c’era da arrangiarsi”.
Tornando alla Cina, dove tra le difficoltà si è anche scoperta quella che, per guidare in quel paese, occorre la patente cinese. E l’esame della patente in cinese non è propriamente alla portata di tutti… Fortuna che con l’appoggio di Fiat China (preziosissimo), non solo i membri del team, dalla coraggiosa fotografa Gabriela Noris agli operatori TV Luca Gualdi e Andrea Gioacchini, fino ai tecnici, poterono essere messi in condizione di guidare, ma soprattutto i giornalisti che si alternavano alla guida ogni 4/5 giorni, proveniendo da tutti i paesi del mondo. Quel viaggio, che durò circa 60 giorni, attraversando le zone Nord della Mongolia Interna e di seguito ad Ovest verso il Kashgar per poi raggiungere Lhasa, in Tibet, scendendo verso il Sud tropicale di Shenzen e risalire, infine, a Shanghai da dove era partito, resta ancora oggi un primato ineguagliato. Nessun costruttore ha osato tentare tanto.

E la Ferrari, con anni di vantaggio, ha potuto portare una cinquantina di giornalisti provenienti da ogni parte del mondo, a conoscere la realtà di un mondo che, come detto, quasi tutti conoscono solo attraverso le grandi città che lo collegano a noi. “Non abbiamo mai creduto di non farcela – dice Barp – ma abbiamo passato momenti terribili quando ci siamo trovati nel mezzo di una di quelle alluvioni che si leggono sui giornali. Eravamo nella stessa area dove poi sarebbe sorta la grande diga delle tre gole, le acque si erano portata via la strada ed un ponte che avremmo dovuto fare. Non avevamo una cartografia abbastanza dettagliata, non esisteva, quando il nostro interprete ha saputo che si sarebbe potuta fare una strada alternativa. Qualcosa come 400 chilometri di deviazione. Non c’era scelta. Dopo cinque ore di guida poco più che a passo d’uomo, ci troviamo davanti ad un ponticello da muli. Avrebbe tenuto? Prima di rischiare una Ferrari e i giornalisti australiani che la guidavano, tentiamo di far passare la camionetta dei ricambi. Chi sale? Sotto l’acqua è turbinosa. E l’orrido è davvero profondo. L’autista cinese dice di voler provare. Non c’è scelta. Ce la fa. Poi le Ferrari. Toccano col fondo ma, grazie al cambio F1 che non richiede gioco di frizione, scivolano miracolosamente di là.

Quando pensavamo di avercela fatta arriviamo in un paesello in cui la strada si incunea strettissima. Le Ferrari che sono larghe due metri non ci passano. Come fare?” prosegue Barp con l’emozione di chi mantiene vivissimo un ricordo. “Prendiamo le misure e percorriamo il paese. I passaggi più stretti sono esattamente di due metri. Proviamo! Quando siamo usciti dall’altra parte le fiancate erano strisciate, incredibile, era fatta. Ripartiamo e dopo qualche chilometro una nuova sorpresa. La peggiore. Anche se ha smesso di piovere il cielo resta cupo e le nuvole sono basse. Ci sembra di non vedere più la strada. Sono passate sette ore, ma non è una allucinazione. C’è solo un mare di fango che finisce, un centinaio di metri sotto, in quel famoso fiume del ponte da muli, che qui appare ancora più minaccioso.

Proviamo a passare a piedi. Si può. Il fango è una trentina di centimetri ma il fondo sembra compatto. Bisogna provare. Questa volta decido di partire io con una delle due Scaglietti. Non troppo piano per evitare di piantarmi a metà, ma neppure forte. Pensavo che avrei potuto morire se la macchina avesse cominciato a scivolare verso valle e, ad un certo punto, stava succedendo. Era partito il davanti, continuavo a spingere piano l’acceleratore per tenere almeno un’ultima speranza di controllo. Così, per magia, un avvallamento mi ha raddrizzato riportando il muso verso monte. Un colpo di gas ed ero di là. La seconda volta è stato più facile. Quando si dice l’esperienza!”. Il bello è che, arrivati ad una locanda, alle quattro del mattino dopo 18 ore di viaggio di cui 12 per fare gli ultimi 150 chilometri, tutti erano letteralmente entusiasti dell’esperienza fatta. Giornalisti per primi.

“E’ vero, è fantastico lo spirito che si crea” commenta Costantini ricordando un episodio di diverso rischio in India. “Si era formata una coda interminabile di camion, tutti fermi. Non si capiva che cosa fosse successo e nessuno dava indicazioni. Dopo un po’ decidiamo di passare sulla corsia opposta e dopo tre o quattro chilometri arriviamo all’origine del guaio: la strada è stata interrotta con barricate e pietre per una protesta dei trasportatori dovuta alle tasse doganali. Quando arriviamo si solleva un putiferio, ci vengono incontro a decine minacciosi. Ci sono bastoni. Non potevamo più andare né avanti né indietro. Non c’era via di scampo..”. E invece c’era, la più naturale: “incredibilmente quando hanno visto che c’erano due Ferrari è cambiato tutto. Si sono messi a guardarle prima con interesse, poi con entusiasmo. Dopo dieci minuti ci hanno tolto le barricate e ci hanno lasciati andare!”.

Che questi tipi di viaggio rappresentino una forma di supercollaudo irripetibile lo si è riscontrato in moltissimi momenti in ogni continente. “C’è stato un giorno, sulle Ande, che abbiamo trovato una strada che i camion avevano trasformato in quel terribile fondo chiamato Tôl ondulée. Vuol dire vibrazioni continue con l’unica via di scampo di andare forte per volare sulle buche. Il guaio è che era lunga 300 chilometri. Un inferno. Ma le 599 ne sono uscite bene”. Aggiunge Goldoni che ricorda anche un particolare curioso e inquietante: “un’altra volta ci troviamo su una strada andina, scavata nella pietra, tra Huaraz e Truillo, coi burroni come nei film di Paperino. Ma veri. E ci accorgiamo che macchine e camion hanno sul tetto delle protezioni fatte con telai di ferro e reti. Perché? Ce ne accorgiamo presto: dalle montagne si staccano spesso sassi e, a volte macigni, che piombano dall’alto.. Lì siamo stati davvero fortunati a passare senza danni”.

Gli episodi che vengono ricordati basterebbero per un libro. Ma per capire bisogna approfondire un punto sull’organizzazione di viaggi di questo tipo: da Maranello, col supporto di strutture locali e di un tour operator si fissano le tappe ed i punti di sosta. Ogni cinque o sei giorni si fissa un giorno di sosta per poter, eventualmente, recuperare il calendario fissato in caso siano intervenuti imprevisti. Gli alberghi ed i luoghi dove lasciare le macchine per la notte (sempre con la vigilanza) sono prenotati. Il gruppo è composto da una quindicina di persone. Quattro giornalisti, tre tra fotografo e operatori, tre tecnici, una guida locale e gli autisti dei mezzi per i ricambi ed i bagagli, cibi d’emergenza e pronto soccorso inclusi. Nei tratti più pericolosi per l’altitudine, in Cina e Sud America, è presente anche il medico con l’ossigeno.

Nelle giornate di sosta, che vengono studiate per essere sedi di aeroporto, si avvicendano i giornalisti: arrivano i nuovi equipaggi e partono quelli che hanno compiuto il tratto. Le tappe giornaliere hanno una lunghezza che varia a seconda delle difficoltà e delle esigenze logistiche. A volte è necessario scegliere una tappa molto lunga perché ci sono zone che per sicurezza o condizioni, non consentono una sosta notturna. La cosa sorprendente di questi tre viaggi è rappresentata dal fatto che non è mai successo di dover cambiare i programmi e non si è mai fermata una vettura.

“Si, qualche problema lo abbiamo avuto, sarebbe incredibile altrimenti. Una volta si è staccato, per le vibrazioni, un cavo di massa – ricorda Barp – macchina morta. Fortuna che eravamo in un paese. ‘Sosta per pranzo!’ Annuncia Lalli. Anche se sono le undici del mattino, tutti obbediscono. Fortuna, poi, ad aver trovato in fretta dove si era staccato”. Altri guai, un tubo idroguida lesionato, alcuni cerchi rotti, mezzo parafango strappato da un camion in India, la prudenziale sostituzione degli ammortizzatori dopo le Ande, nulla di più. La macchina di scorta sempre pronta a Maranello per essere spedita in caso di disastro, non si è mai spostata. Fantastico.

Alla fine chi ha sofferto di più sono state le persone. Non dormire fa parte del gioco, ma non mangiare è peggio. “Bisogna farsi una disciplina assoluta col cibo: solo bevande sigillate, solo cose cotte, solo frutta sbucciata personalmente” raccomandava sempre a tutti Gabriela, forte di una vita di viaggi e avventure “eppure molti ci cadevano. E così alle difficoltà del viaggio si aggiungevano quelle del pronto soccorso…bagno”.
Se le auto sono arrivate sempre in fondo perfette “a New York, quando siamo arrivati a Wall Street in una giornata di chiusura positiva della borsa (anche questo, ovviamente, non era organizzato ma si sa, come si dice, la fortuna aiuta gli audaci..), credevano che le avessimo mandate in carrozzeria, da tanto erano a posto, compresi gli interni, con la pelle neppure un po’ rovinata!”, altrettanto è stato per i protagonisti che hanno potuto usufruire di uno speciale trattamento fisioterapico: Barp, che era partito sicuramente sovrappeso, in due mesi di Cina ha perso quattordici chili, Goldoni in quasi tre di americhe, ben otto e Costantini, magro di natura, in settanta giorni in India, qualcosa come quattro. E stavano tutti benissimo anche se avevano passato giorni e giorni di ansie per la responsabilità loro affidata.

La responsabilità di assistere quelle macchine tanto importanti e preziose messe, “senza rete”, come si dice, nelle mani dei giornalisti di tutto il mondo in un test drive che pochi altri costruttori avrebbero avuto il coraggio di fare. Anzi, a pensarci bene, proprio nessuno. Complimenti.

*Gabriele Lalli èanche  un socio pilota dell’Aero Club di Modena

Fonte:http://magazine.ferrari.com


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