Guerra Fredda

22 Ottobre 2016

LONDRA – Vladimir Putin mostra i muscoli. Negli ultimi giorni un’imponente flotta composta da sei navi da guerra, un sottomarino e tre navi di appoggio è salpata alla volta della Siria.

 

E per farlo deve attraversare il Canale della Manica,costeggiando Gran Bretagna e Francia e poi la Spagna, fino ad attraversare lo stretto di Gibilterra ed arrivare nel Mar Mediterraneo.

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Si tratta della più grande flotta russa che si sia mai vista dai tempi della Guerra Fredda, secondo la Nato. Ed è stato proprio un alto diplomatico dell’Alleanza Atlantica a lanciare l’allarme.

La Russia intende così sferrare un attacco massiccio in Siria per schiacciare la resistenza dei ribelli assediati ad Aleppo Est. E per farlo ha scelto proprio queste settimane in cui la politica americana è concentrata sulle elezioni presidenziali dell’8 novembre.
Fra le navi in viaggio c’è anche l’unica portaerei russa, l’Ammiraglio Kuznetsov, con i suoi aerei bombardieri, l’incrociatore nucleare Pietro il Grande, alcune fregate e navi appoggio.

Ad Aleppo Est da ormai alcuni mesi è in corso quella che dovrebbe essere la battaglia finale per la presa della città, prima nelle mani dell’Isis. Sono quasi trecentomila i civili uccisi, tra cui donne e bambini. A bombardare sono stati aerei russi e siriani, che spesso non vanno per il sottile e colpiscono non solo postazioni dei ribelli, ma anche ospedali e palazzi.

Secondo la Nato “un attacco devastante come quello che la Russia si prepara a sferrare potrebbe garantire ad Assad il controllo totale su Aleppo e permettere a Mosca di dichiarare vittoria per poter poi ridurre la propria presenza militare in Siria”.

Fonte: www.blitzquotidiano.it/


10 Novembre 2013

Il Lancere dell’USAF

Il Rockwell B-1 Lancer è un bombardiere strategico supersonico statunitense quadrireattore e quadriposto. È l’ultimo dei bombardieri americani della guerra fredda ed è stato inizialmente sviluppato come bombardiere da Mach 2 ad alta quota e ridotta segnatura radar (circa un decimo di quella del B-52); poi è stato riprogettato nella convinzione che i bombardieri ad alta quota fossero diventati impraticabili contro le difese dell’Unione Sovietica, passando alla missione della penetrazione a bassa quota e velocità transoniche.

File:B-1 Afghanistan December 08.JPG

Con la sua autonomia elevata e la capacità di trasportare fino a 40 tonnellate teoriche di carico, esso è stato reso un bombardiere strategico per missioni di interdizione. Il suo principale problema, oltre alla difficoltà di messa a punto dell’impiantistica, è stata la necessità di diminuire le distanze di lancio rispetto al bersaglio, dato che i missili a lunga gittata ALCM sono stati dati in carico ai più vecchi B-52. Per i B-1B sono disponibili solo gli SRAM e le bombe a caduta libera.

Storia

Sviluppo

Il progetto del B-1 nacque in risposta al requisito Advanced Manned Strategic Aircraft (AMSA) emesso dall’USAF nel 1965 per sostituire il Boeing B-52 Stratofortress. Dopo varie incertezze, soprattutto dovute alla perplessità che dei bombardieri potessero ancora contribuire al dispiegamento delle forze nucleari accanto a ICBM e SLBM, nel 1970 venne assegnato alla Rockwell International per l’avvio del programma, ora ufficialmente battezzato B-1A. Ai tre prototipi costruiti nel 1974 se ne aggiunse un quarto nel 1976. A quell’epoca, l’USAF era intenzionata a mettere in linea col SAC (Strategic Air Command) ben 240 velivoli.

La dottrina d’impiego prevedeva la penetrazione dello spazio aereo sovietico ad alta velocità (possibilmente Mach 2) e ad alta quota. Il B-1A era quindi dotato di ali e prese d’aria a geometria variabile, nonché una grande quantità di carburante per poter sostenere per periodi prolungati gli alti consumi richiesti per andare ad alta velocità.

In realtà, varie perplessità rimanevano nei vertici USAF e nel Congresso sulle capacità del B-1A di penetrare le difese integrate dell’URSS, specie dopo che nel 1976 Viktor Belenko, pilota disertore russo, rivelò che la V-VS stava per mettere in campo il successore del MiG-25. Era il periodo della paranoia del “Foxbat”, capace di prestazioni eccezionali, e del suo successore (poi concretizzatosi nel MiG-31 “Foxhound”) con capacità look-down/shoot-down, grazie ad un radar a scansione elettronica, sembravano rendere la missione del costruendo bombardiere statunitense quasi impossibile.

Nel 1977 il Presidente Carter decise quindi di cancellare il progetto del B-1A, puntando piuttosto sui nuovi missili cruise lanciati da velivoli (ALCM), nella fattispecie dai B-52. A quell’epoca inoltre probabilmente già si pensava ad un bombardiere stealth (che sarebbe diventato il B-2), quindi lo stop al programma non metteva in discussione la dottrina dell’USAF, bensì solo le prestazioni del B-1A. Comunque i collaudi in volo dei quattro prototipi proseguirono.

Con la salita alla Casa Bianca di Ronald Reagan, si ebbe una nuova corsa agli armamenti, dovuta ad una serie di iniziative comuniste (Angola nel 1975, invasione sovietica dell’Afghanistan nel 1979), nonché allo svilupparsi di aree di crisi impreviste (Iran). Di fatto il solo B-52 sembrava inadeguato a fornire una risposta in aree di crisi lontane. Inoltre veniva data una nuova enfasi agli armamenti convenzionali, poiché le armi nucleari da sole non potevano risolvere crisi di carattere regionale, come già la guerra di Corea e del Vietnam avevano dimostrato (l’URSS invece lo stava apprendendo in Afghanistan).

Nel 1981 quindi si passò ad uno studio di possibili piattaforme da immettere in servizio entro gli anni novanta. Scartata una variante dell’FB-111, ci si concentrò su una versione evoluta del B-1A. Ritenendo (probabilmente a torto) che le difese sovietiche incentrate su nuove piattaforme AWACS e MiG-31 “Foxhound” fossero impenetrabili ad alta quota, prese piede l’idea di usare l’aereo della Rockwell International per penetrazioni a bassa quota (circa 60 m) ed altra velocità (Mach 0,9). A questo, andavano aggiunte caratteristiche di “invisibilità” (“stealthness“) assai spinte, per rendere complicata l’individuazione del bombardiere. Questa nuova evoluzione venne denominata B-1B.

Di fatto, il B-1B è solo esternamente simile al B-1A. La sua sezione radar equivalente (RCS) è pari a 1/100 di quella del bombardiere cancellato da Carter nel 1977. Pur restando la configurazione con ali a geometria variabile, esse furono studiate per il volo a bassissima quota. Ugualmente, le prese d’aria dei motori furono rese fisse, a tutto vantaggio di una minore visibilità radar ma a discapito delle prestazioni velocistiche, che in quota scendevano a “soli” Mach 1,25.

 

La produzione di 100 velivoli iniziò nel 1984, e il primo B-1B di serie arrivò alla Dyess AFB l’anno successivo. Il costo unitario è stato calcolato in 283,1 milioni di dollari . 

(Sotto :  lo stemma dell’ 9th Bomb Wing basato sulla Dyess AFB  , che fu primo stormo a ricevere il B1

Impiego operativo

Il B-1 entrò ufficialmente in servizio il 1º ottobre 1986. Progettato espressamente per svolgere missioni di bombardamento nucleare, non prese parte alla prima guerra del golfo. Fu però successivamente utilizzato nel 1998 contro l’Iraq e l’anno successivo contro la Serbia.

Descrizione tecnica

Struttura

Il B-1B somiglia solo esteriormente al B-1A. Si presenta come un velivolo snello con ala a geometria variabile, spinto da quattro motori posti in due gondole sotto le ali. Partendo dal muso, troviamo due superfici canard, regolate automaticamente, per aiutare i piloti nella conduzione del velivolo. Seguono le due ali principali, la cui parte mobile è incerniata molto vicino alla fusoliera. Il bordo d’attacco è stato rinforzato, a seguito di un tragico incidente in cui un velivolo andò perduto dopo aver urtato dei volatili. Si possono scegliere ben cinque posizioni per le ali: a 15°, a 25°, a 45°, a 55° e infine a 67,5°.

GUARDA VIDEO

B-1B Lancer strategic bomber 1 of 3

1/3- https://www.youtube.com/watch?v=szX_WEjED6E

B-1B Lancer strategic bomber 2 of 3

2/3- https://www.youtube.com/watch?v=p4FU4A2XRhE

B-1B Lancer strategic bomber 3 of 3

3/3– https://www.youtube.com/watch?v=hKcjJvVIcVc

Propulsione

La propulsione è assicurata da quattro motori General Electric F101-GE102, versione adatta alle basse quote del motore originariamente previsto per il B-1A. Capostipite dell’F110 e presente, senza postbruciatore, anche sul B-2, l’F101 è un turbofan bialbero, dotato di una ventola a due stadi, azionata da una turbina anch’essa bistadio, e da nove stadi ad alta pressione, azionati da una turbina monostadio. La spinta, con postbruciatore inserito, è pari a 30’000 libbre, ovvero a 133,4 kN. Il rapporto di compressione è di 26,8:1.

Il Lancer può trasportare ben 114.490 litri di combustibile, che gli garantiscono un’autonomia di oltre 12.000 km. Inoltre, può trasportare anche un serbatoio ausiliario interno, capace di ulteriori 10.515 litri.

Armamento

Il B-1B è dotato di tre stive lunghe circa 5,5 metri, due contigue davanti ai motori più una posteriore, nelle quali possono trovare alloggio missili cruise AGM-86, AGM-69 SRAM (fino a 24), bombe nucleari B-61 e B-83, nonché, a partire dagli anni ’90, quasi tutto il carico di caduta convenzionale presente nell’arsenale USAF, comprese le JDAM.

I missili cruise trasportabili internamente son solo 8, altri 12 si possono agganciare all’esterno, questo perché la missione principale del Lancer era (ed è) la penetrazione dello spazio aereo nemico, mentre il vettore previsto per gli AGM-86 era il B-52H (12 ordigni). Come carico convenzionale si va dalle 84 bombe Mk.82 da 500 libbre (227 kg), alle 24 Mk.84 da 2000 libbre (907 kg) o penetratori BLU-109, entrambe con kit di guida JDAM.

Complessivamente, l’aereo può imbarcare nelle tre stive fino a 34.000 kg di bombe. In pratica, considerando i tipi di ordigni in dotazione all’USAF, il carico massimo utilizzabile è di 29.000 kg. Comunque, l’aereo possiede anche dei punti d’aggancio esterni per ulteriori 22.680 kg, ma questi non vengono mai usati.

Bombe

Missili

Precedenti

Attuali

Avionica

Il cockpit riflette l’impostazione anni ’70 del velivolo, con molti “orologi” (strumenti analogici) e niente Head-Up Display (HUD). L’equipaggio è composto da comandante, pilota, Offensive System Officer (OSO) e Difensive System Officer (DSO). Comandante e pilota dispongono di una barra di comando analoga a quella usata sui caccia, al posto dei classici volantini.

L’avionica del B-1B è quanto di più sofisticato ci fosse all’epoca. Il radar d’attacco è un AN/APQ-164, con antenna a scansione elettronica, e con una spazzata di oltre 10 miglia, permette il volo automatico da 2000 piedi a meno di 200 piedi. È possibile attivare anche dei modi speciali per seguire il terreno, come in caso di presenza di pioggia o di forti difese antiaeree.

Per la navigazione, il B-1B si avvale di un sistema astrale NAS-26, radar Doppler AN/APN-218 e radar altimetrico AN/APN-224. Il sistema difensivo è invece incentrato sul potente ALQ-161, che funge sia da ESM (Electronic Support Measures) che da ECM (Electronic Counter  Measures). Dotato di ben 67 antenne fra trasmettenti e riceventi disposte su tutto il velivolo, ha una potenza di picco di 120 kW e pesa quasi 2500 kg. Quando venne introdotto il sistema fu criticato e qualche problema l’ha dato, principalmente dovuto al fatto che era (ed è) assai sofisticato. In ogni caso l’ALQ-161 era stato ideato per il B-1A, cioè per la penetrazione ad alta quota, e di conseguenza la potenza disponibile per la penetrazione a bassa quota è assai eccedente le necessità. Inoltre un aereo che vola a circa 60 m di quota rimane difficile da individuare.

Utilizzatori

Stati Uniti Stati Uniti

Velivoli comparabili

URSS URSS
Descrizione
Tipo bombardiere strategico
Equipaggio 4
Costruttore Stati Uniti North American
Stati Uniti Rockwell
Stati Uniti Boeing
Data primo volo 23 dicembre 1974
Data entrata in servizio 1º ottobre 1986
Utilizzatore principale Stati Uniti USAF
Esemplari 104
Costo unitario 283,1 milioni US$
 Dimensioni e pesiFile:B-1 Dimensions from TO 00-105E-9.JPG
 
Lunghezza 44,5 m ( 146 ft)
Apertura alare 41,66 m (137 ft) (min)
23,84 m (79 ft) (max)
Freccia alare da 15° a 67,5°
Altezza 10,4 m (34 ft)
Superficie alare 181,16 m² (1 950 ft²)
Peso a vuoto 87 100 kg (192 000 lb)
Peso carico 148 000 kg (326 000 lb)
Peso max al decollo 216 400 kg (477 000 lb)
Capacità combustibile 114 000 L (30 000 gal)
Propulsione
Motore 4 turboventola
General Electric
F101-GE-102
con postbruciatore
Spinta da 65 a 137 kN ciascuno
Prestazioni
Velocità max 1,2 Ma
(1 480 km/h in quota)
Autonomia 11 998 km
Raggio di azione 5 543 km
Tangenza 18 000 m
Armamento
Bombe caduta libera:
84 Mk 82 da 500 lb
24 Mk 83 da 1000 lb
a grappolo:
30 CBU-87
30 CBU-89
30 CBU-97
30 CBU-103
30 CBU-104
30 CBU-105
guida GPS:
24 GBU-31 JDAM
15 GBU-38 JDAM
96 GBU-39
nucleari:
24 B61
24 B83
mine navali:
84 Mk 62
24 Mk 65
Missili aria superficie:
12 AGM-154 JSOW
24 AGM-158 JASSM
Piloni 6 sub-alari
3 stive interne

 

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1 Novembre 2013

Vickers Valiant

Il Vickers Valiant (in inglese, Valoroso) era un bombardiere strategico inglese degli anni cinquanta.

File:Valiant.vbomber.700pix.jpg

Nato in risposta alla Specifica B.35/46, fu il primo dei quadrigetto divenuti famosi, in base all’iniziale dei rispettivi nomi, come “V-Bombers” (gli altri velivoli della classe furono l’Avro Vulcan ed l’Handley Page HP.80 Victor).

Operativo tra il 1955 ed il 1965, fu protagonista dei primi lanci da un aereo di una bomba atomica inglese (sito di Maralinga, Australia, ottobre del 1956) e della prima bomba all’idrogeno inglese (Oceano Pacifico, maggio del 1957).

Storia

Sviluppo

Nell’immediato dopoguerra il Regno Unito considerava primario mantenere una forza aerea strategica che potesse fungere da deterrente nei confronti del potenziale nemico; a questo scopo la Royal Air Force mise in linea il quadrimotore Avro Lincoln (diretto sviluppo dell’Avro Lancaster) motorizzato, tuttavia, ancora da motori a pistoni.

File:Vickers valiant camouflaged on ground arp.jpg

Lo sviluppo tecnologico, legato in particolare al motore turbogetto ed alla bomba atomica, rese necessaria la realizzazione di una nuova generazione di velivoli che consentisse agli inglesi il mantenimento di tale forza di deterrenza.

Il primo progetto in risposta alla specifica per questo nuovo velivolo venne dalla Vickers: pur non rispettando in pieno le caratteristiche richieste, lo sviluppo procedette (in base ad una nuova richiesta specifica, la B.9/48), in virtù della possibilità di una più rapida realizzazione, in attesa dei velivoli più sofisticati ed ambiziosi realizzati dalle case costruttrici concorrenti.

GUARDA VIDEO

VICKERS VALIANT FIRST OF THE V BOMBERS (tribute)

https://www.youtube.com/watch?v=NK4Fymhm-kU

Nacque così il progetto Vickers Type 660, la cui motorizzazione era affidata a quattro Rolls-Royce Avon RA.3, mentre un secondo prototipo, cui venne assegnato il codice interno Type 667, avrebbe dovuto avere motori Armstrong Siddeley Sapphire.

Il primo prototipo volò per la prima volta il 18 maggio 1951; andò tuttavia distrutto, a causa di un incendio dovuto ad un guasto al circuito di alimentazione dei motori. Dopo le opportune modifiche il secondo prototipo, i cui motori erano nel frattempo stati sostituiti con i Rolls-Royce Avon RA.7, volò l’11 aprile 1952.

Il Type 660 aveva nel frattempo ricevuto la denominazione ufficiale di Valiant (scelto mediante un sondaggio svolto internamente alla Vickers) interrompendo una tradizione consolidata che voleva i bombardieri strategici individuati con nomi di città.

Il primo ordine per la produzione di serie arrivò nell’aprile del 1951, quando ancora non era stato effettuato il primo volo, ed il primo Valiant B.1 volò nel dicembre del 1953.

Impiego operativo

Entrato in servizio nel corso del 1955, il Valiant fece parlare di sé per una impressionante parata alla Mostra internazionale e esposizione di volo di Farnborough del settembre del medesimo anno: in quell’occasione si esibì una formazione composta da ben 12 velivoli del 138º Squadron della RAF.

Sul finire del 1956 i Valiant ebbero la loro unica occasione di intervento in azioni di guerra, prendendo parte alle operazioni nel corso della Crisi di Suez.

File:Vickers Valian B.1 WZ393 90 Sqn SGT 10.06.57.jpg

Al momento dell’entrata in servizio dei Vulcan (prima) e dei Victor (poi), i Valiant vennero destinati, di prevalenza, al ruolo di aerocisterna.

Nel corso del 1964, al variare delle necessità strategiche determinate dall’entrata in servizio dei missili balistici (in particolare i UGM-27 Polaris), il Bomber Command tentò la riconversione dei Valiant in bombardieri da bassa quota. In questo caso, contrariamente a quanto avvenuto con il Vulcan, la transizione non ebbe esito felice in quanto emersero problemi di solidità strutturale che interessarono principalmente il longherone dell’ala. Di fronte a questi problemi la RAF dispose, nel gennaio del 1965, il ritiro dal servizio dei Valiant.

Descrizione tecnica

Il Valiant era un monoplano ad ala alta, con angolo di freccia composito; l’equipaggio, formato da 5 elementi, era alloggiato in una cabina di pilotaggio pressurizzata.

I quattro motori turbogetto erano annegati, due per parte, alla radice delle semiali; si trattava di turbogetti Rolls-Royce Avon che fornivano una spinta di poco superiore ai 44 kN.

L’armamento era costituito da carichi di caduta fino ad un massimo di 21 000 lb ed era prevista la possibilità di trasportare ordigni nucleari.

Versioni

File:Vickers Valiant B1 and Valiant B2.png

  • B.1 (Type 706): prima versione di serie, destinata al ruolo esclusivo di bombardiere. Venne prodotta complessivamente in 36 esemplari (compresi 5 di pre-serie, Type 674). Un B.1 venne impiegato come base di collaudo per la turboventola Rolls-Royce Pegasus;
    • B(PR).1 (Type 710): prima versione multiruolo; affiancava la possibilità d’impiego come bombardiere a quella di ricognitore. Ne furono costruiti 11 esemplari;
    • B(PR) K.1 (Type 733): serie di 13 esemplari che, in aggiunta alle funzioni della versione precedente, affiancava la possibilità di assolvere il compito di aerocisterna;
    • BK.1 (Type 758): versione studiata per l’impiego come bombardiere o aerocisterna; venne realizzata in 44 unità;
  • B.2: singolo prototipo, frutto di un’estesa revisione del progetto iniziale (con ampie modifiche al muso, all’ala ed al carrello), era destinato allo sviluppo di una versione espressamente destinata al bombardamento a bassa quota; malgrado prestazioni sensibilmente migliori rispetto alle versioni iniziali, non ebbe seguito produttivo.

Dati sulle versioni tratti da “L’Aviazione”.

Utilizzatori

Regno Unito Regno Unito

Vickers Valiant

File:Valiant B1 Silh.jpg

Descrizione
Tipo bombardiere strategico
Equipaggio 5
Progettista George Edwards
Costruttore Regno Unito Vickers-Armstrongs
Data primo volo 18 maggio 1951
Data entrata in servizio 1955
Data ritiro dal servizio gennaio 1965
Utilizzatore principale Regno Unito RAF
Esemplari 107

Dimensioni e pesi

Lunghezza 32,99 m (108 ft 3 in)
Apertura alare 34,85 m (114 ft 4 in)
Altezza 9,80 m (32 ft 2 in)
Superficie alare 219,43 m² (2 362 ft²)
Peso a vuoto 34 419 kg (75 880 lb)
Peso max al decollo 62 596 kg (138 000 lb)
 Propulsione
Motore 4 turbogetto
Rolls-Royce
Avon RA28 Mk204
Spinta 44,72 kN ciascuno
Prestazioni
Velocità max 0,7 Ma
(913 km/h in quota)
Velocità di salita 20 m/s
Autonomia 7 242 km
Tangenza 16 460 m
Armamento
Bombe caduta libera:
21 Mk 83 da 1 000 lb
nucleari:
1 Blue Danube

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Avro 698 Vulcan

L’Avro 698 Vulcan era un bombardiere strategico (e nucleare) prodotto dall’azienda britannica Avro ed impiegato nella Royal Air Force dal 1956 fino al 1984.

File:Avro Vulcan, Southport Airshow 2009 (01).jpg

È stato quello di maggior successo dei tre “V-bombers“, pur non essendo né quello apparso per primo né quello più evoluto. Oltre 100 macchine di questo modello vennero prodotte e si caratterizzavano per l’ala a delta composito.

I Vulcan, capaci di volare a grandi altezze e dotati di 4 potenti motori, vennero usati come bombardieri fino agli anni settanta, e come aerocisterne fino al 1984. Alcuni combatterono nella guerra delle Falkland, con missioni di bombardamento e rifornimento in volo tra le più lunghe mai eseguite.

Sviluppo

La specifica B.14/46 dell’Air Ministry, dalla quale ebbero origine tutti i bombardieri britannici della “Classe V”, era particolarmente all’avanguardia per i tempi: si chiedeva un aereo in grado di decollare anche da basi secondarie, che potesse colpire obiettivi distanti 2 700 km con almeno 4 500 kg di carico esplosivo da sganciare da un’altezza di 13 700 m.

Il Vulcan, secondogenito della “classe” (preceduto di un anno dal Vickers Valiant), fu il primo a rispettarne completamente le specifiche e costituì il primo esempio in assoluto di bombardiere strategico con configurazione alare a delta.

Il progetto, avviato nel 1946, si rivelò fin dal principio di difficile realizzazione tanto che i tecnici della Avro decisero di sviluppare un velivolo in scala ridotta (1/3), al fine di affrontare in modo sperimentale le problematiche tecniche ed aerodinamiche che la configurazione scelta potevano determinare. Questa idea diede origine al progetto Avro 707 che, realizzato in soli 5 esemplari, consentì di testare sul campo tutte le soluzioni successivamente trasferite sul Vulcan.

File:Vulcan pregled.png

Il primo vero prototipo del bombardiere (VX770) ebbe il battesimo dell’aria il 30 agosto 1952, mentre il secondo seguì, a più di un anno di distanza, il 30 settembre 1953.

Attraverso queste due macchine vennero effettuati test destinati a stabilire l’unità motrice cui affidare la propulsione delle unità di serie: vennero utilizzati dapprima i turbogetto Rolls-Royce Avon, cui fecero seguito gli Armstrong Siddeley Sapphire ed infine i Bristol Olympus (che diventeranno Rolls-Royce Olympus, in ragione di acquisizioni industriali succedutesi negli anni).

La scelta finale per la prima versione di produzione (B.1), cadde su questi ultimi ed il primo esemplare di serie fu consegnato il 5 febbraio 1955.

Presentato nel settembre successivo alla mostra di Farnborough, il Vulcan rappresentò una sorpresa per gli osservatori e gli esperti del settore, soprattutto in virtù di insospettabili doti di maneggevolezza dimostrate durante il volo alle quote più basse.

Già nel corso del 1956 gli ingegneri della Avro stavano lavorando alla realizzazione di un prototipo per una nuova versione (B.2), in grado di sfruttare adeguatamente la potenza dei motori che, col passare degli anni, si faceva sempre più elevata.

Le modifiche principali interessarono l’ala: ne vennero ampliate le dimensioni, rivista la struttura e migliorate le superfici di controllo. Le prove di volo con il prototipo così modificato ebbero inizio nell’agosto del 1957.

Descrizione tecnica

File:Vulcan.filton.arp.750pix.jpg

L’Avro 698 Vulcan aveva fusoliera di sezione circolare, annegata nel profilo della radice alare; la cabina di pilotaggio ospitava i due piloti in sedili affiancati ed eiettabili; il muso risultava tozzo e poco pronunciato.

La scelta della configurazione con ala a delta consentiva ai tecnici della Avro di affiancare una notevole compattezza strutturale con la possibilità di stivaggio del carburante, stante lo spessore del profilo alare che alla radice superava i 2,10 m.

Gli studi e le prove compiute, portarono alla definizione di un disegno alare con angolazioni diverse, con riduzione della freccia grosso modo a metà dell’apertura. All’interno delle semiali, erano ospitate le “gambe” posteriori del carrello, costituito da un complesso di 8 ruote ciascuna, mentre l’elemento anteriore era costituito da 2 ruote.

Gli impennaggi consistevano della sola deriva con timone, mentre i piani orizzontali erano incorporati nel bordo d’uscita dell’ala.

La seconda versione (B.2), entrata in servizio nel 1960, adottava per i piani orizzontali la soluzione dell’elevone in sostituzione del precedente, più classico, accoppiamento di stabilizzatore ed equilibratore; era inoltre equipaggiato con un’ala più ampia e di disegno modificato.

GUARDA VIDEO

Avro Vulcan – ‘Where the Big Birds Fly’

https://www.youtube.com/watch?v=8M88INs1vkw

&

Loudest plane on Earth

https://www.youtube.com/watch?v=3WL46N60ZWI

 

Sempre a partire da questa versione, vennero introdotti il sistema per il rifornimento in volo e l’equipaggiamento di lancio del missile nucleare Blue Steel. Era prevista la possibilità di impiegare il missile americano Skybolt, il cui progetto venne però abbandonato nel 1962.

Impiego operativo

Il Vulcan ebbe origine come bombardiere strategico ad alta quota, sulla base delle esperienze maturate nel corso della seconda guerra mondiale: in sostanza si riteneva che le distruzioni causate alla Germania attraverso la campagna di bombardamenti strategici che ne avevano causato l’annientamento, potessero costituire un valido deterrente, sufficiente a prevenire l’esplodere di un nuovo conflitto.

File:VulcanblackbuckefJM.jpgIn questo ruolo il Vulcan fu impiegato tra la fine del 1955 (data di entrata in servizio) e la fine del 1960 quando, a seguito della realizzazione dei missili balistici intercontinentali, vennero (ovviamente) stravolte tutte le strategie militari fino ad allora in auge.

In particolare l’entrata in servizio dei missili SLBM UGM-27 Polaris, che andarono ad equipaggiare i sottomarini americani, determinò la transizione del Vulcan verso compiti di bombardamento a bassa quota (eventualmente anche in profondità dietro le linee nemiche, vista la sua notevole autonomia).

I Vulcan furono quindi dotati di radar TFR (Terrain Following Radar) ed iniziarono la loro “seconda vita” che li avrebbe portati, circa 20 anni dopo, al loro unico impiego in un teatro bellico: la guerra delle Falkland.

Infatti dal 1º maggio del 1982 i Vulcan della RAF, rischierati nell’isola di Ascensione, iniziarono una serie di missioni (dal nome in codice Black Buck) il cui scopo principale era quello di colpire le infrastrutture (in particolare la base aerea) della base di Port Stanley, conquistata dalle forze argentine. Il 3 giugno 1982, durante la missione Black Buck 6 (in questo caso una missione di tipo SEAD), il Vulcan matricola XM597, per un guasto alla sonda di rifornimento in volo fu costretto ad un atterraggio di emergenza all’Aeroporto Internazionale di Rio de Janeiro, con uno dei due missili AGM-45 Shrike ancora agganciato ed armato sotto una semiala, che avrebbe potuto sganciarsi in qualunque momento. L’equipaggio fu rimpatriato, e l’aereo fu sequestrato fino al termine delle ostilità. Comunque la versione ufficiale brasiliana fu che il missile fosse un AIM-9 Sidewinder.

Queste missioni costituivano, all’epoca e fino alla 1ª guerra del golfo (1990), le più lunghe azioni di bombardamento aereo mai realizzate e furono il frutto di una complessa organizzazione operativa che prevedeva la realizzazione di circa 11 rifornimenti in volo per ciascun aereo impiegato nella missione di bombardamento. Ulteriore motivo di curiosità risiede nel fatto che le aerocisterne all’epoca in servizio presso la RAF erano la versione opportunamente modificata degli Handley Page Victor, ultimi nati dei bombardieri strategici della “Classe V“.

Al termine della guerra delle Falkland era prevista la radiazione del Vulcan ma il ritardo nella consegna dei Lockheed L-1011 TriStar, che dovevano sostituire i Victor nel compito di aerocisterna per la RAF, fece in modo che (come soluzione transitoria) 6 Vulcan venissero a loro volta trasformati in aerocisterne; questi esemplari rimasero in servizio fino al 1984 e furono gli ultimi Vulcan in attività.

A conferma della validità e versatilità del progetto “698”, va inoltre ricordato che 11 esemplari vennero adattati, a partire dal 1973, per compiti di ricognizione marittima ricoperti fino al 1982.

Nel corso della loro quasi trentennale vita operativa i Vulcan furono protagonisti di 11 gravi incidenti di volo che videro la completa distruzione del velivolo: questi incidenti costarono la vita a 40 membri degli equipaggi coinvolti ed a 4 civili (a causa della caduta del velivolo o dei detriti in zone abitate).

File:Vulcan-xm655-m1.jpg

Versioni

Prototipi
Due sono stati i prototipi costruiti, successivamente modificati equipaggiandoli con l’ala del B.2 ed utilizzati per il collaudo dei motori. Differiscono in vari particolari dai velivoli di serie prodotti successivamente, come un muso di dimensioni più piccole (per l’uso del radar H2S) e nessuna sonda presente per il rifornimento in volo (FRP). Il VX770 non ha mai avuto il posto del puntatore di bombardamento. Entrambi i velivoli hanno avuto la gamba del carrello anteriore più lunga rispetto a quella della versione di serie.
B.1
Prima versione prodotta in serie, caratterizzata dal bordo d’attacco alare dritto, da un’ampia carreggiata e quattro aerofreni sotto l’ala. Inizialmente gli esemplari venivano lasciati senza verniciatura ma furono successivamente dipinti in bianco antibagliore nucleare.
B.1A
Versione B.1 dotata di sistemi di contromisure elettroniche (ECM) e caratterizzata da una coda allungata.
B.2
Versione sviluppata dal B.1, dotata di un’ala dalla superficie maggiorata e dal profilo alare più sottile e di motorizzazione Olympus 201 o 301. Era dotata di Terrain following radar nel cono anteriore e di ricevitore di allarme radar passivo nella pinna di coda, che gli conferivano una parte superiore squadrata dalla metà degli anni settanta. Migliorati i sistemi elettrici con la Airborne Auxiliary Power Unit (una unità ausiliaria di potenza) e di un generatore di emergenza per gli statoreattori. Installato anche lo Smiths Military Flight System (MFS), un sistema di volo personalizzato ad uso militare. Originariamente dipinti in bianco antiriflesso, a partire dalla fine del 1970 sono stati ridipinti in colorazione mimetica.
B.2A
Versione nota anche come B.2BS, era un B.2 dotato di motorizzazione Olympus 301, modificato per poter trasportare il missile nucleare aria-superficie Blue Steel e dotato di soli serbatoi subalari. Al ritiro del Blue Steel venne riconvertita allo standard B.2.
B.2 (MRR)
Nove esemplari versione B.2 convertiti come pattugliatori marittimi radar. Era dotata di verniciatura ad alta brillantezza, protettiva contro gli spruzzi del mare. Non venne dotata di Terrain Follower Radar (TFR, radar in grado di seguire la curvatura del terreno), ma ricevette il LORAN come ausilio per la navigazione. Cinque esemplari vennero ulteriormente modificati per il ruolo di Campionamento dell’Aria prendendo il posto dello Squadron RAF n. 543.
K.2
Sei esemplari versione B.2 convertiti come aerocisterne.
Tabella comparativa delle versioni dell’Avro Vulcan
  B.1 B.1A B.2 B.2A (B.2BS) B.2 (MRR) o (K)
Lunghezza 29,6 m (97 ft 1 in) 30,5 m (99 ft 11 in) 32,2 m (105 ft 6 in) 30,5 m (99 ft 11 in) 30,5 m (99 ft 11 in)
Apertura alare 30,3 m (99 ft 5 in) 33,8 m (111 ft 0 in)
Altezza 8,1 m (26 ft 6 in) 8,3 m (27 ft 1 in)
Apertura alare 330,18 m² (3 554 ft²) 368,27 m² (3 964 ft²)
Peso massimo al decollo 86 000 kg (190 000 lb) 93 000 kg (204 000 lb)
Velocità di crociera Mach 0,86 (982 km/h, 610 mph)
Velocità massima Mach 0,93 (1 017 km/h, 632 mph) Mach 0,92 (1 006 km/h, 625 mph)
Autonomia 6 293 km (3 910 mi, 3 395 nm) 7 402 km (4 600 mi, 3 995 nm)
Tangenza 16 764 m (55 000 ft) 18 288 m (60 000 ft)
Motori 4 Bristol Siddeley
Olympus 101, 102 o 104
4 Bristol Siddeley
Olympus 201, 202, 203 o 301
4 Bristol Siddeley
Olympus 201, 202, 203
4 Bristol Siddeley
Olympus 201, 202, 203
Capacità carburante (solo Avtur/Mains) 42 051 L (9 250 gal Imp) 42 097 L (9 260 gal Imp)
Armamento 1 bomba H o
21 bombe da 454 kg (1 000 lb)
1 Blue Steel missile nucleare aria-superficie o
21 bombe da 454 kg (1 000 lb)
Nessuno

Equipaggio (tutte le versioni):

Pilota, co-pilota, navigatore Plotter, navigatore radar ed Air Electronics Officer
Officer (due posti supplementari potrebbero essere attrezzati per i Crew Chief se necessario, per un totale di sette membri di equipaggio).

Capacità combustibile ed autonomia sono riferiti solo ai serbatoi principali. Le varie combinazioni di serbatoi supplementari alari (A, E o Drum) dipendono dalle esigenze di missione.

  • B 1 (produzione iniziale): — (esemplari inclusi nel totale)
  • B 1 (produzione seguente) — 45 esemplari
  • B 2 — 89 esemplari
  • B 1a (B 1 convertiti con equipaggiamento interno standard B 2). 28 esemplari convertiti dalla versione B 1
  • B 2a — conversioni dei B 2
  • B 2 (MRR)/SR 2 — 11 esemplari convertiti (dei quali solo 9 sempre operativi)
  • B 2 K — 6 esemplari convertiti da tre B 2 e tre B 2 (MRR)
  • Esemplari prodotti in totale: 136

Un Avro 698 Vulcan effettuò le prove di volo con i motori Rolls-Royce Olympus 593, motori che avrebbero successivamente equipaggiato i Concorde.

Cultura popolare

Utilizzatori

Regno Unito Regno Unito

Avro 698 Vulcan

File:Avro Vulcan B Mk 2.svg

Descrizione
Tipo bombardiere strategico
Equipaggio 5
Progettista Roy Chadwick
Costruttore Avro
Data primo volo 30 agosto 1952
Data entrata in servizio 1956
Data ritiro dal servizio marzo 1984
Utilizzatore principale Regno Unito RAF
Esemplari 136
Costo unitario 750 000 £ (1956)
Dimensioni e pesi
Lunghezza 30,45 m (99 ft 11 in)
Apertura alare 33,83 m (111 ft)
Altezza 8,28 m (27 ft 2 in)
Superficie alare 368,30 m² (3 964 ft²)
Peso a vuoto 37 100 kg (83 570 lb)
Peso max al decollo 113 400 kg (250 000 lb)
Propulsione
Motore 4 turbogetto
Rolls-Royce
Olympus 301
Spinta 89 kN ciascuno
Prestazioni
Velocità max 0,9 Ma
(1 040 km/h in quota)
Autonomia 7 400 km
Tangenza 16 765 m
Armamento
Bombe caduta libera:
21 Mk 83 da 1 000 lb
nucleari:
1 Blue Danube
1 Violet Club
1 Yellow Sun
1 Red Beard
Missili aria superficie:
1 Blue Steel
Piloni 1 stiva interna

—————————————————————————————–

Handley Page HP.80 Victor

L’Handley Page HP.80 Victor era un bombardiere strategico quadrimotore ad ala alta, prodotto dall’azienda britannica Handley Page Limited negli anni cinquanta.

File:Raf victor in 1961 arp.jpg

Impiegato dalla Royal Air Force durante la Guerra Fredda, fu l’ultimo velivolo della famiglia dei V-bomber inglesi con i quali compose, assieme al Vickers Valiant ed all’Avro Vulcan, il deterrente nucleare del Regno Unito. In seguito all’acquisizione, da parte della Royal Navy, di sottomarini SSBN equipaggiati con missili balistici Polaris, molti dei Victor in servizio vennero convertiti in aerocisterne.

Sviluppo

Come per gli altri bombardieri appartenenti alla serie V, il Victor fu progettato per soddisfare un requisito all’epoca di primaria importanza per le forze aeree occidentali: essere in grado di penetrare lo spazio aereo sovietico ad elevate velocità ed altitudini trasportando, al di sopra dell’obiettivo, una bomba nucleare a caduta libera.

Creato in risposta dell’ Air Ministry Specification B.35/46, lo sviluppo del Victor, e della particolare ala a freccia crescente di cui doveva essere dotato, coinvolse l’utilizzo di numerosi banchi prova tra cui l’aliante HP.87 ed un Supermarine Attacker modificato, che assunse la nuova designazione HP.88. Quest’ultimo fu vittima di un incidente il 26 agosto 1951 dopo aver completato 30 voli ed aver raccolto una minima quantità di dati nei suoi appena due mesi di esistenza. Tuttavia, il progetto dell’ HP.80 era già in uno stadio talmente avanzato che la perdita dell’ HP.88 non ne mise in dubbio la realizzazione; l’ala montata sul Supermarine, inoltre, era ormai superata avendo quella dell’ HP.80 cambiato più volte aspetto e forma rendendola totalmente differente.

I due prototipi realizzati vennero designati WB771 e WB775.

Tecnica

L’ HP.80 si presentava come un velivolo dal design futuristico con propulsori stretti e larghi, affogati in corrispondenza della radice alare; la coda, a forma di T, era dotata di stabilizzatori orizzontali inclinati verso l’alto mentre il muso, piuttosto pronunciato causa la presenza del radar di tiro, era dotato di una vetrata per l’equipaggio. A differenza del Vulcan e del Valiant nell’ HP.80 i piloti sedevano sullo stesso piano degli operatori, usufruendo così di un più largo compartimento pressurizzato. Come gli altri bombardieri serie V, invece, solo i piloti erano dotati di sedili eiettabili; i tre Systems Operators, attivando dei cuscini esplosivi, avrebbero dovuto abbandonare il velivolo lanciandosi col paracadute.

File:Hp.victor.arp.750pix.jpg

Principale caratteristica del Victor fu quella di usufruire di ali a freccia crescente: queste avevano la peculiarità di rendere sempre maggiore l’ampiezza dell’angolo alare in corrispondenza di ognuno dei tre stadi di cui erano composte.

Nei prototipi, invece, si riscontrarono alcuni problemi di pesantezza della coda che vennero in seguito risolti con l’allungamento del muso e la ridistribuzione della zavorra anche nella parte anteriore del velivolo.

Impiego operativo

L’ HP.80 fu l’ultimo V-bomber ad entrare in servizio e l’ultimo ad uscirne, nove anni dopo il ritiro dell’ultimo esemplare di Avro Vulcan. Il velivolo, nella versione B.1A, venne utilizzato nella Guerra del Borneo svolgendo alcune missioni di bombardamento che risulteranno essere le uniche della sua carriera.

Il Victor, d’altro canto, venne impiegato nella Guerra delle Falkland e nella Guerra del Golfo quale aerocisterna.

File:HP Victor B2.png

Con la conclusione della guerra fredda e l’evoluzione delle tattiche di supporto aereo l’Handley Page costituiva un surplus per la RAF alquanto oneroso per lo scarso rapporto costo-efficacia.

L’ HP.80 fu definitivamente ritirato nell’ottobre 1993 e fu l’ultimo velivolo realizzato dalla ditta produttrice originaria dell’Hertfordshire.

Versioni

HP.80

Prototipo, due velivoli realizzati. (WB771; WB775)

Victor B.1/B.1A

I Victor B.1 di serie furono motorizzati dai turbogetto Armstrong Siddeley Sapphire ASSa.7, accreditati di 11 000 lb di spinta ciascuno, ed equipaggiati della Yellow Sun, nome della prima nuclear-weapon in forza all’aeronautica di Sua Maestà. In seguito 24 Victor subirono un up-grade che valse loro una nuova denominazione: la B.1A. A questo standard, il velivolo era dotato di un RWR (Radar Warning Receiver) EKCO ARI 5919/ARI 5952, nome in codice Red Steer, posizionato in un radome della coda. Infine, una suite di ECM (Electronic Countermeasures) completava la nuova dotazione avionica.

Il 1º giugno 1956, il Victor XA917, pilotato dal collaudatore Johnny Allam, superò la barriera del suono durante una leggera picchiata eseguita al massima potenza. Allam, notò un Mach 1.1 indicato dalla strumentazione di bordo mentre vari spettatori, dislocati da Watford a Banbury, dichiararono di aver chiaramente percepito un boom sonico.Il Victor, difatti, fu il più grande aereo dell’epoca ad aver superato il muro del suono.[4]

Victor B.2/B.2RS

I velivoli appartenenti alla serie B.2, costituivano un vero e proprio up-grade del Victor aggiornato sia elettronicamente che strutturalmente. In primo luogo, questi esemplari furono propulsi da quattro turboventola Rolls-Royce Conway RCo.11 i quali sviluppavano una spinta pari a 76.7 kN ciascuno; la sostituzione dei propulsori originali con altri più performanti comportò, a sua volta, anche un allargamento delle prese d’aerazione per un incremento del flusso d’aria all’interno del propulsore. Le ali furono allungate e vennero applicati su di esse degli anti-shock bodies: dei bulbi posizionati al di sotto dei flap il cui compito era diminuire la resistenza d’onda prodotta dal volo a regime transonico.

GUARDA VIDEO

HANDLEY PAGE VICTOR TRIBUTE

https://www.youtube.com/watch?v=NK4Fymhm-kU

A differenza dei B.1, i B.2 erano caratterizzati da due dispositivi a orecchio d’elefante, posizionati alla base del timone di coda. Queste palette, se in funzione, avrebbero azionato delle piccole turbine a presa dinamica, da cui il nome RAT (Ram Air Turbine). In caso di cessazione della combustione nei motori ad alta quota, dovuta ad esempio dall’onda d’urto di un’esplosione nucleare, la perdita dei controlli elettrici o idraulici avrebbe azionato il RAT che avrebbe fornito energia elettrica sufficiente al volo. L’ala destra, inoltre, ospitava anche un Blackburn Artouste AAPU (Airborne Auxiliary Power Unit). Questo quinto motore avrebbe mantenuto l’aria in pressione per una seconda accensione dei motori in caso di perdite di potenza.

Strategic Reconnaissance

Victor B(SR).2

Nove velivoli appartenenti alla serie B.2, vennero convertiti per soddisfare il requisito formulato dalla RAF di “aereo da ricognizione strategica” andando a sostituire in questo ruolo i Valiant, ritirati causa affaticamento della struttura alare. Per assolvere tali missioni, i B(SR).2 ricevettero macchine fotografiche ad alta risoluzione, un Ground Mapping Radar montato nel compartimento bombe e dei rilevatori, in grado di individuare determinate particelle rilasciate durante l’esecuzione di test nucleari.

Refueling Tanker

Victor B.1A (K2P)/BK.1/BK.1A/K.2
File:HP Victor K2.png

Il ritiro dell’intera flotta di Valiant lasciò la RAF pericolosamente scoperta nel settore delle aerocisterne. Per questo motivo gli Handley Page B.1/B.1A , oramai giudicati obsoleti per ricoprire un ruolo primario qual era il bombardamento strategico, vennero rinnovati per questo scopo. Sei dei B.1A ancora in servizio, furono dotati di un refuelling system a sonda flessibile con cestelli collocati in corrispondenza di ogni ala; vennero denominati B.1A (K2P). In seguito altri 14 B.1A ed 11 B.1 furono dotati di serbatoi posizionati all’interno della stiva e di un sistema di rifornimento a tre punti: un cestello al di sotto di ciascuna ala ed un terzo sistemato ventralmente. Le designazioni che ricevettero questi aerei furono, rispettivamente, BK.1A e BK.1.

I rimanenti esemplari della versione B.2, non vennero impiegati in missioni di strike a bassa quota come per gli Avro Vulcan; bensì, vennero portati al nuovo standard per aerocisterne: K.2. I 24 Victor convertiti, ebbero delle ali più snelle ed una nuova vernice anti-flash white che avrebbe dovuto diminuire l’assorbimento di radiazioni in caso di utilizzo in teatri contaminati da minaccia nucleare. Il Victor K.2 poteva imbarcare 41 000 kg di combustibile; rimase in servizio attivo fino al 1993.

Utilizzatori

Regno Unito Regno Unito

Incidenti

  • 20 agosto 1959: il Victor B.2, XH668 precipita in mare al largo di Milford Haven, Pembrokeshire.
  • 19 giugno 1960: il Victor B.1A, XH617 del 57 Squadron, viene abbandonato dall’equipaggio presso Diss, Norfolk, causa incendio a bordo.
  • 23 marzo 1962: il Victor B.2, XL159 precipita su di una casa, a causa di uno stallo, a Stubton, Lincolnshire.
  • 14 giugno 1962: il Victor B.1A, XH613 del 15 Squadron, abbandonato dall’equipaggio, causa perdita potenza di entrambi i propulsori, durante la fase d’avvicinamento alla base RAF di Cottesmore.
  • 16 giugno 1962: il Victor B.1, XA929 del 10 Squadron, fallisce il decollo sulla base RAF di Akrotiri
  • 2 ottobre 1962: il Victor B.1, XA934 del 232 OCU, perde i motori in decollo sulla base RAF di Gaydon Dei quattro occupanti a bordo solo il co-pilota è sopravvissuto.
  • 20 marzo 1963: il Victor B.2, XM714 del 100 Squadron, stalla subito dopo il decollo sulla base RAF di Wittering.
  • 19 agosto 1968: il Victor BK.1, XH646 del 214 Squadron si scontra vicino Holt, Norfolk, con un English Electric Canberra del 213 Squadron WT325. Deceduti tutti i membri dell’equipaggio del Victor
  • 10 maggio 1973: il Victor B(SR).2, XL230 del 543 Squadron impatta il suolo durante l’atterraggio prendendo fuoco. Base RAF di Wyton
  • 19 giugno 1986: il Victor K.2 XL191 del 57 Squadron fallisce l’avvicinamento a causa mal tempo, ad Hamilton, Ontario.
  • 3 maggio 2009 in uno dei rullaggi di routine al Bruntingthorpe Aerodrome, il Victor, XM715 compie un breve fuoriprogramma alzandosi in volo toccando i 30 piedi d’altezza prima di tornare a terra. Il velivolo non aveva, però, l’autorizzazione al volo. La Civil Aviation Authority britannica, tuttavia convenne di non avviare alcuna indagine a proposito.La causa dell’incidente è stata attribuita ad un errore di comprensione fra i due piloti: al comando “throttles back”, il co-pilota non ha potuto eseguire il comando poiché la manetta era ancora sotto il controllo del pilota. Nessuna azione legale è stata avviata nei confronti sia dell’equipaggio che degli operatori del Bruntingthorpe Airfield.

Esemplari attualmente esistenti

Sono solo cinque gli esemplari di Victor, al 2007, giunti ai giorni nostri:

Victor B.1A
Victor K.2

I soprannomi, e le relative nose art, sono stati applicati durante Desert Storm nel 1991. Di questi, Lindy e Tina sono gli unici Victor ancora “in vita”: regolarmente effettuano run ad alta velocità con espulsione del parafreno lungo le taxi ways delle rispettive basi, oltre che in manifestazioni con cadenza annuale.

Velivoli comparabili per ruolo e periodo storico

Regno Unito Regno Unito

Handley Page HP.80 Victor

File:Handley Page Victor 3.svg

Descrizione
Tipo bombardiere strategico;
aerocisterna
Equipaggio 2 piloti
3 operatori
Progettista Reginald Stafford
Costruttore Regno Unito Handley Page
Data primo volo 24 dicembre 1952
Data entrata in servizio aprile 1958
Data ritiro dal servizio ottobre 1993
Utilizzatore principale Regno Unito RAF
Esemplari 86
Dimensioni e pesi
Lunghezza 34,74 m (114 ft 11 in)
Apertura alare 33,52 m (110 ft)
Larghezza 7,92 m (26 ft 9 in)
Superficie alare 733 m² (2 406 ft²)
Peso a vuoto 40 370 kg (89 000 lb)
Peso carico 74 842 kg (165 000 lb)
Peso max al decollo 83 914 kg (18 5000 lb)
Propulsione
Motore 4 turbogetto
Armstrong Siddeley
Sapphire Sa.7
Spinta 49 kN ciascuno
Prestazioni
Velocità max 0,98 Mach
(1 050 km/h in quota)
Autonomia 4 400 km
Tangenza 16 750 m
Armamento
Bombe caduta libera:
35 da 1 000 lb
nucleari:
1 Grand Slam
1 Tallboy
Missili nucleari:
1 Blue Steel Mk.1

 

Fonte:http://it.wikipedia.org & www.youtube.com


30 Ottobre 2013

314 milioni fino a fine anno e un miliardo e 450 milioni per il 2014: ecco quanto costerà il settore militare ai contribuenti italiani. soldi divisi tra missioni all’estero, corsa al riarmo, benefit alla casta in divisa e nuovi mezzi per i piloti acrobatici.

Mentre il Governo Letta – finché c’è – pensa a come raggranellare il miliardo necessario a evitare l’aumento dell’Iva, si continuano a spendere fiumi di denaro pubblico nel settore militare. In inutili guerre mascherate da missioni di pace, in costosissimi programmi di riarmo, in regalie e privilegi per la casta in divisa e – ciliegina sulla torta – in indispensabili nuovi aerei per la pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolori. Nei prossimi giorni il Parlamento sarà chiamato ad approvare il rifinanziamento alle missioni militari internazionali: 314 milioni fino a fine anno e un miliardo e 450 milioni per il 2014. Soldi destinati in gran parte all’infinita missione di guerra in Afghanistan, dove l’Italia rimarrà almeno fino al 2017 con meno soldati ma con forze speciali e assetti aerei – pagando per giunta 120 milioni di euro l’anno a sostegno dell’esercito afgano. Un’altra fetta è destinata ai caschi blu italiani in Libano che, come è emerso all’apice della crisi siriana, stanno lì solo in attesa di venire evacuati alla prossima ripresa delle ostilità. I restanti milioni, suddivisi in mille rivoli, servono a tenere in vita decine di altre inutili missioni minori in giro per il mondo alle quali l’Italia partecipa, spesso con poche decine di uomini, solo per onore di bandiera.

Poi c’è la folle corsa al riarmo, che quest’anno si è attestata sui 5,4 milioni di euro. Non solo i famigerati cacciabombardieri F-35 (un programma da mezzo miliardo l’anno che potrebbe essere sospeso per uno o due anni senza alcun danno per l’operatività dell’aeronautica), ma anche le fregate Fremm della marina (per quest’anno sono stati autorizzati due stanziamenti per un totale di oltre un miliardo e mezzo), i sommergibili U-212 (stanziati quest’anno 192 milioni), i satelliti spia Cosmo-Skymed (157 milioni), i sistemi di comunicazione e controllo C4I (136 milioni), gli aerei-spia Gulfstream (132 milioni), i carri blindati Freccia (130 milioni), gli elicotteri Chinook (125 milioni), gli aerei pattugliatori Atr-72 (123 milioni), le bombe di precisione per i Tornado (108 milioni), gli elicotteri Nh-90 (106 milioni), i missili terra-aria Fsaf (96 milioni) e tanti altri programmi di riarmo da decine di milioni di euro l’uno (droni, siluri, cannoni, mortai) dei quali è difficile ravvisare l’urgenza e l’indispensabilità.

Infine ci sono gli sprechi della casta militare: quasi mezzo miliardo di euro – come denuncia Luca Comellini, segretario del Pdm (Partito dei diritti dei militari) – speso annualmente dalla Difesa in regalie e trattamenti economici privilegiati destinati agli alti gradi delle forze armate e a particolari categorie. “La voce di spesa principale, 415 milioni di euro all’anno, è rappresentata dall’indennità di ausiliaria corrisposta a tutti i militari in pensione, che per cinque anni possono essere teoricamente richiamati in servizio: un istituto assurdo, eredità della Guerra Fredda, che oggi risulta in stridente contrasto con la riduzione degli organici prevista dalla riforma Di Paola: si manda in pensione sempre più personale, continuando a pagarlo come se fosse in servizio. Poi ci sono gli avanzamenti di grado all’ultimo giorno di servizio e quelli, sempre figurativi ma con aumenti stipendiali reali da 35 milioni l’anno, che scattano dopo una certa anzianità. E ancora, 45 milioni l’anno di indennità antiesodo pagate a piloti e controllori di volo militari, 14 milioni l’anno di stipendi e pensioni per i cappellani militari, e altri milioni buttati in spese di missione e di rappresentanza”.

A completare il quadro, c’è l’ultima folle spesa annunciata dal ministro Mario Mauro: nuovi aerei per le Frecce Tricolori.

Un regalo da almeno 200 milioni di euro “per consentire alla nostra pattuglia di continuare a fare meraviglie in giro per il mondo”, ha spiegato il ministro.

Vista la non meravigliosa condizione economica dell’Italia, non potrebbero magari, i nostri bravissimi piloti acrobatici, fare il sacrificio di continuare a esibirsi ancora per qualche anno sui cari vecchi MB-339?

Fonte:www.ilfattoquotidiano.it


18 Ottobre 2012

“Gli F-35 Lightning sono aerei obsoleti concepiti per la Guerra Fredda ”. Fabio Mini, ex comandante della missione in Kosovo KFOR, entra a gamba tesa contro il progetto del governo di rifinanziare la costruzione del cacciabombardiere. “Non so se i nostri politici si sono accorti che, nonostante la crisi, in tutta l’Europa (gli Usa hanno fatto qualche sforzo) non c’è stato un paese che abbia ridotto i bilanci della Difesa, anzi alcune nazioni li hanno aumentati”. E siccome questa congiuntura economica andrà avanti per un po’ di tempo, tutti i paesi europei, compresa l’Italia, “dovranno pensare a ristrutturale il proprio impianto di sicurezza, altro che F35”.
Il quadro che tratteggia il generale è inquietante. Comprende (ma non giustifica) la corsa di quegli stati che stanno attuando un rafforzamento delle difese interne: “Più si espande la crisi più aumenta il pericolo di sommovimenti popolari e in alcuni paesi addirittura di colpi di Stato”. E’ evidente il riferimento a Grecia e Portogallo, dove i cittadini sono al limite della sopportazione, e alla Turchia, dove il rischio di un cambio di guardia violento è sempre più attuale. Per questo Mini non capisce perché “l’Italia continui a perseguire un armamento, anche aereo, che non la rendono autonoma e la vincolano ai programmi di chi produce armi”.
Il soldato mira subito al cuore del problema. “L’UE nel 1999 ha rinunciato, ed è uno scandalo, a qualsiasi tipo di difesa collettiva che non sia quella Nato”. Questo vuol dire che l’Unione Europea dal punto di vista militare non esiste. “Javier Solana, che dal 1999 è l’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Comune dell’Unione Europea, da subito abdicò all’idea di un esercito europeo: in realtà, nessuno lo ha mai voluto e ancora oggi nessuno lo vuole”. Un esercito europeo metterebbe subito a nudo tutte le ridondanze, tutte le ripetizioni e tutti gli sprechi di “ventisette eserciti, ventisei marine e ventinove aereonautiche”.
Nondimeno, lo stesso governo che taglia su scuola, sanità e previdenza (e sulle pensioni degli ex combattenti), ha invece tagliato solo parzialmente i costi per i cacciabombardieri F-35 Lightning 2. Claudio Debertolis, generale italiano dell’Aeronautica Militare e attuale Segretario generale della difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti in una recente intervista ha sostenuto che “i cacciabombardieri destinati all’Aeronautica e alla Marina italiane costeranno 127,3 milioni di dollari (99 milioni di euro) ad esemplare per la versione A convenzionale e 137.1 milioni di dollari (106,7 milioni di euro) per la versione B a decollo corto e atterraggio verticale (Stovl), che saranno imbarcati sulla portaerei Cavour”.
Sempre secondo Debertolis, negli anni successivi il costo degli aerei peserà di meno sul bilancio dello stato. “Nel febbraio scorso la cifra comunicata dallo stesso generale Debertolis alla Commissioni Difesa di Camera – scrive Archivio Disarmo – si aggirava intorno a 80 milioni di dollari ognuno. Il progetto F-35, presentato ufficialmente al parlamento italiano a prezzi ridotti, appare invece crescere costantemente rispetto ai costi iniziali, analogamente come è già avvenuto nel passato, con lo stesso sistema, per altri aerei (a suo tempo il Tornado e poi l’Eurofighter)”.
Sarebbe ora che, di fronte ad una crisi economica senza precedenti e a tagli sociali pesantissimi, “il governo e il parlamento mostrassero senso di responsabilità almeno nei confronti dei cittadini italiani costretti a forti sacrifici”, commenta ancora Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’istituto di ricerche internazionali. Peraltro, non va dimenticato che questi aerei di quinta generazione (invisibili ai radar) serviranno per trasportare “non solo bombe convenzionali, ma anche nucleari, con scarsa coerenza con gli impegni ufficiali per il disarmo nucleare e la non proliferazione dichiarati dai governi italiani”, conclude Simoncelli. “Diverse voci ufficiali dei Paesi partecipanti al progetto (la corte dei conti olandese e lo Us Government Accountability Office- Gao) hanno espresso le loro forti perplessità su sostenibilità, efficacia ed effettivo costo di tutto il programma Jsf”, aveva spiegato in una sua interrogazione parlamentare il deputato radicale Maurizio Turco.
La sua parola è stata ascoltata, sia pure parzialmente: “Sulla questione quanto dovevamo dire lo abbiamo detto in Parlamento e quanto dovevamo fare lo abbiamo fatto fino a quando il governo non ha ridotto il numero degli esemplari da acquistare da 131 a 90, rispondendo così ad un ordine del giorno dei deputati dello scorso dicembre che il Governo aveva accolto”, dice Turco, che insieme Luca Marco Comellini, è cofondatore del Partito dei Militari (Pdm).
 
17 ottobre 2012

Fonte:http://notizie.tiscali.it



(AGI) Mosca – Vladimir Putin accelera i piani per riportare la Russia al ruolo di potenza militare di primo piano che aveva durante la Guerra Fredda l’Unione Sovietica.

Il presidente russo ha annunciato un maxi piano di rafforzamento delle forze armate russe che vedra’ l’acquisto di 1.000 elicotteri e 600 aerei da guerra elicotteri da qui al 2020 per una spesa complessiva di 720 miliardi di dollari

Fonte:www.agi.it


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