Isis

8 Aprile 2016

Il Segretario generale dell’Allenza annuncia supporto aereo per la Coalizione.

La FOB di Trapani, in Sicilia, potrebbe ospitare il primo rischieramento degli AWACS.

Eviteremo una nuova guerra fredda”.

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In un lungo discorso al Consiglio Atlantico, a Washington, il Segretario generale dellaNATO Jens Stoltenberg ha fatto il punto sul ruolo dell’Alleanza nelle diverse dinamiche globali.

RUSSIA
“Contrariamente a quanto si pensi, ci stiamo battendo per una maggiore collaborazione con la Russia. Non vogliamo una guerra con Mosca, ne vogliamo ricreare le stesse condizioni della guerra fredda.

Il Consiglio NATO-Russia non è mai stato interrotto. Durante il conflitto ucraino, l’Alleanza e Mosca hanno sempre mantenuto un dialogo politico. In realtà abbiamo avuto due riunioni del Consiglio dopo l’annessione della Crimea. La cooperazione pratica è stata sospesa, ma il dialogo politico è sempre continuato”.

Stoltenberg ha anche sottolineato che l’abbattimento del Su-24 russo ad opera dei turchi, mette in evidenza l’importanza di un dialogo aperto tra la NATO ed il Cremlino.

LA COALIZIONE ISLAMICA
“La NATO intende cooperare con la Coalizione islamica nella lotta contro lo Stato islamico. Accolgo con favore i paesi islamici che combattono l’Isis, è fondamentale che restino uniti contro il terrorismo”.
Lo scorso dicembre, 34 nazioni musulmane, tra cui l’Arabia Saudita, hanno formato una coalizione per combattere lo Stato islamico ed il terrorismo.

IL RUOLO DELLA NATO CONTRO L’ISIS
“Non abbiamo alcuna intenzione di condurre un intervento militare in Siria nel quadro della campagna contro il califfato, ma potremmo contribuire con piattaforme AWACS(sistema aviotrasportato utilizzato per la sorveglianza aerea a supporto delle forze aeree e tattiche terrestri).

E’ un argomento che abbiamo già discusso con il Dipartimento della Difesa USA.

Il supporto AWACS potrebbe essere imminente, ormai se ne parla da tempo”.
L’Allenza non è formalmente impegnata nella campagna militare contro lo Stato islamico.

La sede principale della flotta AWACS della NATO, composta da sedici aerei E-3A Sentry, è a Geilenkirchen, in Germania. Gli E-3 sono rischierati in rotazione presso le principali basi operative avanzate di Aktion, in Grecia, di Trapani, di Konya in Turchia e Orland, in Norvegia.

La base italiana garantiva il supporto AWACS durante l’intera campagna militare contro Muammar Gaddafi. Considerando i problemi legati alla sicurezza in Turchia, la FOB del 37° Stormo Trapani potrebbe essere in cima alla lista per il rischieramento degli E-3A.

Essendo un asset della NATO, i velivoli potrebbero in teoria utilizzare ogni struttura dei membri dell’Alleanza in grado di garantire supporto logistico ad un Boeing-707. Non è richiesto alcun tipo di consenso politico.

Trenta equipaggi multinazionali provenienti da 15 delle 28 nazioni della NATO sono assegnati ai due squadroni operativi E-3A.

Fonte: www.ilgiornale.it/


7 Marzo 2016

Esclusiva. In Kuwait nella base da cui partono i nostri aerei spia contro IsIS

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Nel sud del paese un contingente italiano collabora con gli americani per individuare i target dello Stato islamico Kuwait meridionale. Il comandante dell’aviazione kuwaitiana, il generale Abdullah al Foudari, spiega al Foglio come sono organizzate le operazioni aeree degli italiani che hanno base nel paese del Golfo per partecipare alla coalizione internazionale contro lo Stato islamico.

 

Il contingente, quasi duecento persone, è diviso in due tronconi: due droni Predator non armati sono al nord, nella base di Ali al Salem, vicino al confine iracheno – sono più lenti in volo e sono quindi piazzati più vicini alle aree da sorvegliare, che cominciano all’altezza della capitale Baghdad, quindi al centro del paese.

Quattro Tornado sono qui, al confine sud, nella base Ahmed al Jaber, assieme a un aereo cisterna per il rifornimento in volo che, dice il generale arabo, ha un ruolo strategico perché cambia il modo di pensare le operazioni aeree. Entrambi, Predator e Tornado, rispondono alla stessa richiesta, portano in volo sopra il territorio occupato dallo Stato islamico un crocchio di telecamere che cattura in video quello che succede sul terreno.

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Le immagini possono essere usate nella sorveglianza dei cosiddetti High Value Target, i leader dello Stato islamico che più contano nella catena di comando del gruppo. I quattro Tornado usano per la ricognizione un pod attaccato alla carlinga che è lo stesso usato dai quattro caccia Amx che a metà gennaio il governo italiano ha spostato nella base aerea di Birgi, vicino Catania, per effettuare voli di ricognizione sopra la Libia.

Il Kuwait per la Coalizione e per gli aerei italiani che ne fanno parte è come la Sicilia: un ultimo lembo di terra sicura da dove affacciarsi sopra un territorio che è necessario tenere sotto sorveglianza. “Questa è la guerra come si fa oggi, non ci sono più nemici convenzionali. L’ultimo conflitto combattuto nel modo classico fu qui in Kuwait nel 1991, per respingere le divisioni di Saddam Hussein”, sospira il generale, che quell’anno, da pilota, fu costretto a bombardare la base dove siamo seduti perché era occupata dagli iracheni.

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Nei corridoi del comando, alcuni piloti italiani nelle tute di volo kaki parlano di un atterraggio in Iraq a Baghdad da fare oggi (venerdì 26) e della necessità di chiedere documenti all’ambasciata italiana, il che sarebbe fuori da questo schema consueto: decollo in Kuwait, ricognizione e sorveglianza dall’alto in Iraq in volo sopra il territorio dello Stato islamico, ritorno in Kuwait.

I Tornado si alzano in missione tutti i giorni, uno imbocca la pista e decolla anche mentre parla il generale arabo, ma per ragioni di sicurezza non è possibile scattare foto Durante la guerra convenzionale del 1991 i giornali scrissero che i piloti della Coalizione avevano soltanto l’imbarazzo della scelta quando si trattava di trovare bersagli: l’autostrada che porta verso nord, verso l’Iraq, si trasformò – si disse – in un videogioco. Lo scenario oggi è opposto.

Le informazioni sui possibili obiettivi scarseggiano, gli aerei americani tornano alle basi senza avere completato le missioni in un numero importante di casi, per ogni missione d’attacco c’è molto più tempo da consumare in ricognizione.

Gli aerei italiani sono parcheggiati alla fine di un rettangolo di asfalto assieme ai velivoli usati dalle altre forze della Coalizione (sei jet canadesi sono andati via la settimana scorsa) in una sequenza così lunga che per percorrerla bisogna salire in auto: ci sono quattro C-130 da trasporto, una quindicina di F-18 kuwaitiani, almeno quattro V-22 Osprey, che hanno anche eliche in verticale perché sono un ibrido tra l’aeroplano e l’elicottero.

 

Questi ultimi sono usati anche per le operazioni delle forze speciali e per le missioni di salvataggio nel caso un pilota precipiti. Perché i mezzi e le squadre di salvataggio americani sono così lontani dalle possibili zone di pericolo, non sarebbe meglio sistemarli più vicino?

Da qui a Tikrit, per fare un esempio, è un’ora di volo. C’è prima da attraversare il Kuwait e poi tutto il sud dell’Iraq. Un ufficiale americano che comanda queste missioni dice al Foglio che le squadre sono sparpagliate in tutte le basi aeree attorno al teatro di guerra, ma non all’interno dell’Iraq, perché in quel caso la presenza americana si amplierebbe, servirebbero anche altri soldati per far funzionare le basi allargate. “Politics”, dice, e l’Amministrazione preferisce di no (in questi giorni in America si sta discutendo la possibilità di aprire nuove basi in Iraq).

 

La base è un poligono molto irregolare nel deserto, dal piattume non si alzano punti di riferimento, se non quelli artificiali: a nord c’è il campo petrolifero di Burgan, il più grande del paese, e per questo a tratti si vede un filo di fumo nero prodotto da qualche sfiato del greggio che brucia, ma si confonde con facilità nel cielo. In direzione opposta, vicino alla linea dell’orizzonte, ci sono alcuni vecchi hangar, “hanno ancora i buchi lasciati dalle bombe del 1991, durante la guerra contro Saddam Hussein”, dice il generale al Foudari.

Poi, circondato dagli attendenti, mostra da vicino un caccia americano F-18 Hornet con i colori del Kuwait dentro un hangar. Un suo pilota elogia l’evoluzione successiva, il super Hornet, che in questo momento può essere considerato un rivale per l’industria italiana. Non si parla però, in modo esplicito, del contratto enorme ancora in sospeso per l’acquisto da parte del Kuwait di 28 caccia Eurofighter, un affare da otto miliardi in cui è parte anche Finmeccanica, che secondo le stime del Sole 24 Ore prenderebbe il 50 per cento Gli ufficiali dello staff del generale raccontano che quando il ministro Roberta Pinotti è venuta in visita in Kuwait nel luglio scorso ha portato in regalo, nelle due basi dove sono gli italiani, l’equipaggiamento per costruire due forni da pizza. “Su a nord hanno chiesto in uso uno spazio supplementare, sempre per cucinare”, dice al Foglio il generale Mohammed, comandante della base di Ali al Salem.

“Quaggiù invece il forno era vicino alla pista, perché lavorano a ciclo continuo e non possono allontanarsi, ma adesso abbiamo dovuto spostarlo più indietro per ragioni tecniche”. “E’ una pizza gigante, quando me l’hanno offerta la prima volta credevo fosse da dividere tra tutti, invece mi hanno spiegato che era per me”, aggiunge un altro membro dello staff.

Duole dirlo, per chi soffre i luoghi comuni sugli italiani all’estero, ma questo tema della cucina è stato sollevato in separata sede anche dall’ufficiale americano che fa parte delle squadre di recupero e salvataggio.

“Ho portato controvoglia due dei miei, al ritorno mi hanno detto: mai più pizza americana”.

Fonte:www.ilfoglio.it/


30 Gennaio 2016

Reuters cita fonti vicine all’indagine sul disastro aereo del 31 ottobre 2015 che costò la vita a 224 persone.

Sarebbe stato un meccanico dell’EgyptAir, il cui cugino si è unito all’Isis in Siria, a piazzare la bomba sul volo russo che si è schiantato lo scorso ottobre sul Sinai con 224 persone a bordo.

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Lo riferisce l’agenzia Reuters, citando fonti vicine alle indagini. Il meccanico in questione è stato arrestato insieme con due poliziotti dell’aeroporto e un addetto ai bagagli sospettato di averlo aiutato.

La compagnia aerea ha sempre negato l’arresto di qualcuno dei suoi impiegati. Secondo la ricostruzione delle fonti, una volta saputo che uno dei suoi componenti aveva un parente che lavorava all’Aeroporto.

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l’Isis gli avrebbe affidato la “missione” consegnandogli una borsa con una bomba. “Gli è stato detto di non porre alcuna domanda e di portare la bomba sull’aereoplano”, hanno aggiunto le fonti.

Il cugino jihadista del meccanico si sarebbe unito allo Stato islamico un anno e mezzo fa.

Fonte:www.tgcom24.mediaset.it/


31 Ottobre 2015

Un volo di linea russo con 224 persone a bordo si è schiantato sulla penisola del Sinai, in Egitto. Non ci sono sopravvissuti. I soccorritori hanno estratto i cadaveri di 129 persone, tra le quali 17 bambini. Lo riferiscono i soccorritori. Due terzi del velivolo «sono distrutti» mentre la parte vicina ai serbatoio di carburante sarebbe ancora parzialmente integra. Sul posto sono state inviate una cinquantina di ambulanze.
Secondo le prime notizie, l’aereo avrebbe lasciato questa mattina Sharm el-Sheikh ed era diretto, pieno di turisti, in Russia.

L’Isis ha rivendicato con un comunicato e un video il presunto abbattimento dell’aereo russo in Sinai centrale. Ma fonti della sicurezza egiziana smentiscono con forza l’autenticità della rivendicazione e affermano che il velivolo volava a un’altitudine tale da non poter essere abbattuto dai jihadisti. Anche il ministro dei Trasporti russo Maksim Sokolov ha smentito categoricamente la rivendicazione, bollandola come «non attendibile».

Con un comunicato su Twitter, la Provincia dell’Isis in Sinai afferma di aver abbattuto l’aereo e aver ucciso «oltre 220 crociati russi», a bordo. «Voi russi e i vostri alleati non sarete più sicuri sui cieli dei Paesi musulmani». Su alcuni siti arabi è stato pubblicato un video, nel quale si afferma di riprendere «il momento della caduta dell’aereo russo». Fonti della sicurezza egiziana smentiscono con forza l’autenticità della rivendicazione e affermano che il velivolo volava a un’altitudine tale da non poter essere abbattuto dai jihadisti, oltre 10.000 metri di altezza. Il video «è stato chiaramente fabbricato», si sottolinea: «Per abbattere un aereo a quell’altezza i jihadisti dovrebbero avere armi sofisticate che certamente non hanno».

Il premier egiziano Sherif Ismail ha confermato che l’aereo (217 passeggeri e 7 membri dell’equipaggio) partito da Sharm el-Sheik e diretto a San Pietroburgo si è schiantato. Le squadre di ricerca egiziane hanno anche trovato i rottami appartenenti al volo russo. «Le forze per le ricerche ed i soccorsi hanno trovato rottami dell’Airbus A-321», ha affermato Ayman al-Moqdam, della Commissione sugli incidenti aerei egiziana, precisando che «una delegazione del ministero dell’Aviazione civile andrà immediatamente sul posto per avviare le indagini sulle cause dell’incidente».

Una squadra dell’aviazione civile egiziana ha recuperato le scatole nere dell’aereo. Lo riporta il sito del quotidiano ufficiale egiziano al-Ahram. In mattinata l’autorità egiziana per l’aviazione aveva smentito una prima notizia sul ritrovamento delle scatole nere fatta circolare dalla tv satellitare al-Jazeera.

Intanto Air France e Lufthansa hanno sospeso i voli verso il Sinai.

I soccorsi «Speriamo di trovare superstiti, soprattutto dopo aver sentito voci dall’interno dell’aereo». Lo ha affermato uno dei soccorritori egiziani che si trovano nel nord del Sinai, sul luogo in cui si è schiantato un aereo russo con a bordo 217 passeggeri e sette membri dell’equipaggio. Lo riporta con una notizia dell’ultima ora la tv satellitare al-Arabiya.
Le autorità, hanno riferito fonti dell’aviazione, hanno perso i contatti con il volo poco dopo il decollo da Sharm al-Sheikh. Tutti i passeggeri a bordo sarebbero stati turisti russi. Secondo altre informazioni, l’Airbus era diretto a San Pietroburgo ed era della compagnia russa Kogalymavia. I passeggeri sarebbero stati 217, mentre i membri dell’equipaggio sette.

Al momento dell’incidente nella regione non ci sarebbero state condizioni meteo proibitive. «Cerano delle nuvole, ma una visibilità tra i sei e gli otto chilometri», ha riferito una fonte.

C’erano anche 17 bambini tra i passeggeri del volo della compagnia russa Kogalymaia precipitato nel nord del Sinai 23 minuti dopo il decollo. Lo affermano le autorità egiziane citate dai media locali. Al momento non si conoscono le ragioni dell’incidente. I rottami dell’aereo sono stati individuati in una zona montagnosa nel centro del Sinai. Nella zona sono in corso ricerche.L’aereo civile russo è completamente distrutto e si teme che tutte le persone a bordo siano morte. Lo riferisce l’agenzia Tass. Secondo il governo egiziano, l’aereo si è schiantato a 100 chilometri da Al-Arish, nel nord del Sinai.

Nel frattempo, le autorità russe hanno precisato che l’aereo doveva atterrare alle 12:10. Mentre l’agenzia Interfax parla di 224 persone, l’Itar-Tass sostiene che a bordo dell’aereo ce ne fossero 219. Il ministero degli Esteri di Mosca ha fatto sapere che l’ambasciata russa al Cairo ha già contattato le autorità egiziane.

Poco prima di scomparire dai radar l’aereo russo aveva chiesto un atterraggio di emergenza. Lo riporta l’agenzia Tass citando una fonte dell’aeroporto internazionale del Cairo. Secondo la fonte citata dalla Tass, l’aereo stava volando a 9.000 metri di altezza quando il comandante ha contattato i controllori del traffico aereo e ha richiesto un atterraggio di emergenza a causa del malfunzionamento della stazione radio. I contatti con l’aereo sono stati persi subito dopo.

 

Fonte:www.ilmessaggero.it/


18 Marzo 2015

Partito da Washington, l’aereo era diretto a Denver. 

777unitd Un uomo è stato bloccato su un volo della United Airlines da Washington a Denver, dopo aver seminato il panico tra i passeggeri.

Poco dopo il decollo, infatti, l’uomo si è alzato e,urlando “jihad, jihad”, si è messo a correre nel corridoio dell’aereo verso la cabina di pilotaggio.

E’ stato fermato e neutralizzato dagli altri passeggeri prima che potesse raggiungerne la porta.

 

L’aereo è rientrato subito a Washington, ma le autorità avrebbero escluso legami con l’Isis.

 

Gli attimi di panico sono stati ripresi da un telefonino e il video è stato postato su Reddit: nelle immagini l’uomo a terra, con il viso insanguinato, si è scusato e ha pianto.

Una volta a terra l’uomo è stato trasportato in ospedale per accertamenti. Gli investigatori hanno detto che non hanno trovato armi né sulla persona né in stiva. Nessun passeggero è rimasto ferito.

 

 

www.articolotre.com


5 Febbraio 2015

La Giordania reagisce all’omicidio del pilota e non esclude la possibilità di inviare truppe di terra

Iraqi refugees in Erbi

 

L’Isis uccide, tortura e violenta sistematicamente bambini e famiglie di gruppi minoritari in Iraq: è quanto emerge da un rapporto dell’Onu pubblicato a Ginevra. I bambini, riporta il documento, in molti casi vengono anche “crocifissi”, “decapitati” e “sepolti vivi”. Il comitato delle Nazioni Unite sui diritti dei bambini lancia un appello affinché le forze di governo irachene si impegnino maggiormente per proteggere i bambini e le loro famiglie.  Il rapporto cita “molti casi di esecuzioni di massa di bambini, cosi’ come notizie di decapitazioni, crocifissioni di bambini e sepolture di bambini vivi”. Il governo iracheno ha chiesto ripetutamente di avere più armi dall’occidente e un maggiore addestramento delle sue forze. Da parte sua, l’agenzia dell’Onu ha esortato a fare di più, sottolineando che l’Iraq deve “prendere tutte le necessarie iniziative per assicurare la sicurezza e la protezione dei bambini e delle loro famiglie”.

 

Bimbi venduti mercato nero come schiavi sesso

 

I militanti dell’Isis vendono i bambini iracheni rapiti come schiavi del sesso, li utilizzano come kamikaze, produttori di bombe, informatori o scudi umani per proteggere alcune strutture contro gli attacchi aerei della coalizione guidata dagli Usa: lo afferma il rapporto della Commissione Onu sui diritti del fanciullo.

Il comitato delle Nazioni Unite sui diritti dei bambini lancia un appello affinchè le forze di governo irachene si impegnino maggiormente per proteggere i bambini e le loro famiglie. Il rapporto cita “molti casi di esecuzioni di massa di bambini, cosi’ come notizie di decapitazioni, crocifissioni di bambini e sepolture di bambini vivi”. Il governo iracheno ha chiesto ripetutamente di avere più armi dall’occidente e un maggiore addestramento delle sue forze. Da parte sua, l’agenzia dell’Onu ha esortato a fare di più, sottolineando che l’Iraq deve “prendere tutte le necessarie iniziative per assicurare la sicurezza e la protezione dei bambini e delle loro famiglie”

 

60 uccisi tra cui civili in raid coalizione

 

Circa 60 persone, per lo più civili tra cui minori, sono stati uccisi nel nord della Siria, in una zona controllata dallo Stato islamico (Isis), in raid aerei compiuti dalla Coalizione internazionale lo scorso 28 dicembre ma la notizia è stata resa nota solo oggi grazie a un dettagliato rapporto di un’accreditata organizzazione umanitaria

 

 

Hollande,risposta globale a minaccia globale

 

“A minaccia globale, risposta globale”: lo ha detto il presidente francese, Francois Hollande, riferendosi ai terroristi dell’organizzazione dello Stato islamico (Isis).

 

 

La Giordania “non esclude” la possibilità di inviare truppe speciali di terra per operazioni contro lo Stato islamico

 

 

(Isis)dopo l’esecuzione del pilota giordano, secondo una fonte governativa anonima citata oggi dal quotidiano panarabo Asharq al Awsat. La notizia fa seguito ad un’altra, anch’essa impossibile per ora da verificare, data ieri da account Twitter vicini ai Peshmerga curdi secondo la quale l’aviazione giordana avrebbe bombardato postazioni dell’Isis a Mosul, nel Nord dell’Iraq, uccidendo 55 jihadisti

 

 

Tre jihadisti cinesi uccisi perchè cercavano di lasciare lo stato islamico

 

Tre miliziani jihadisti cinesi sono stati messi a morte dall’Isis nei mesi scorsi perché avevano cercato di lasciare l’organizzazione, secondo quanto riferito dal quotidiano ufficiale cinese Global Times, che cita una non precisata fonte curda. I tre appartenevano al Movimento islamico dell’Est Turkestan (Etim), organizzazione separatista della regione cinese dello Xinjiang accusata dalle autorità di Pechino di avere compiuto decine di attentati mortali.

 

 

Giordania, il tempo dell’ira e della vendetta

 

 

Lo shock ha lasciato il posto alla rabbia e alla vendetta. Dopo le agghiaccianti immagini diffuse dall’Isis del pilota giordano bruciato vivo, ad Amman sono stati impiccati all’alba di oggi due terroristi di Al Qaida, tra i quali la donna della quale l’Isis aveva chiesto il rilascio promettendo la liberazione dell’ostaggio. Mentre la società giordana, che nei mesi scorsi era parsa divisa sulla partecipazione alla Coalizione internazionale a guida americana, sembra ora fare quadrato intorno al re Abdallah, intenzionato più che mai a continuare i raid contro lo Stato islamico in Siria: tanto che in serata caccia giordani, secondo fonti vicine ai Peshmerga curdi, hanno massicciamente bombardato Mosul, la ‘capitale’ del Califfato in Iraq, uccidendo 55 membri dell’Isis, tra cui un loro leader, Abu-Obida Al-Tunisian. Anche Ahmed al Tayyeb, l’imam dell’università Al Azhar del Cairo, il centro teologico più importante dell’Islam sunnita, ha espresso tutta la sua ira contro i responsabili dell’uccisione del pilota ventiseienne Muaz al Kassesbeh, arrivando ad affermare che i jihadisti dovrebbero essere “crocifissi” e mutilati, e definendo lo Stato islamico “un’organizzazione terroristica satanica”

 

Isis ordina rimozione croci da chiese in Siria

 

 

I jihadisti dello Stato islamico hanno imposto la rimozione delle croci e crocifissi dalle chiese di Tel Hamis, una località a maggioranza cristiana nel nord-est della Siria. Lo riferiscono media siriani delle opposizioni, che a loro volta citano fonti della Chiesa siriaca siriana e della comunità assira. L’informazione non può essere verificata in maniera indipendente.

 

 

Fonte: www.ansa.it


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