isole

10 Gennaio 2016

Un ex generale cinese: la svolta alle Spratly entro la metà dell’anno. Pochi giorni fa i primi voli civili hanno fatto infuriare Vietnam e Filippine…

pechinostronzi

di CECILIA ATTANASIO GHEZZI

PECHINO

Il nuovo Aeroporto nel conteso Mar Cinese meridionale «prima o poi sarà usato anche per voli militari. Probabilmente entro la prima metà di quest’anno». È ciò che Xu Guangyu, un importante generale cinese in pensione, ha riferito al quotidiano di Hong Kong «South China Morning Post». È sulle isole Spratly, a sole 200 miglia nautiche dalle coste delle Filippine e a 740 miglia a sud della regione più meridionale della Cina. È quella che gli analisti hanno già ribattezzato «la grande muraglia di sabbia»: 800 ettari di barriera corallina cementificati dalla Cina. A maggio scorso Washington aveva denunciato che la Cina vi stava costruendo una pista di atterraggio lunga tre chilometri. Il 6 gennaio vi sono atterrati due aerei civili cinesi.

 

Ma la situazione è complicata. Pechino afferma che gli atolli delle isole Spratly e delle Paracelso compaiono come parte del territorio cinese in una mappa del 1947Taiwan, che dalla Repubblica popolare è già considerata territorio nazionale, le rivendica sulle stesse basi. Il Vietnam contesta che l’area è sotto il suo controllo fin dal XVII secolo e che la Cina non ha dichiarato la sovranità su queste isole fino agli anni Quaranta. Le Filippine ne sottolineano la prossimità geografica alle sue coste, mentre Malesia e Brunei si appellano al fatto che alcune di quelle isole sono all’interno della loro zona economica esclusiva definita dalla Convezione delle Nazioni Unite sul diritto del mare.

 

L’area è calda da sempre. Di qui passa già un traffico di merci del valore annuale di 5mila miliardi di dollari. È di fatto un passaggio fondamentale per quella che Pechino chiama “nuova via della seta”.

 

Fonte: www.lastampa.it/


1 Ottobre 2015

Non ci sono più tracce né del velivolo né dei 6 uomini a bordo. Stava volando da una base in Corsica a Padova

di FIORENZO BUCCI

Isola d’Elba, 29 settembre 2015 – Un mistero che resiste da 71 anni senza una spiegazione logica: nell’autunno del 1944 un aereo americano in missione con sei militari a bordo sparito nel nulla attraversando un banco di nuvole sul mare tra le isole di Montecristo e dell’Elba. Non una notizia dagli altri velivoli impegnati nell’operazione. Niente di niente se non la speranza che, a distanza di tanti anni, continua ad animare uno dei parenti degli aviatori dispersi il quale non si rassegna e non accetta il mistero. Fino al punto di volare dagli States per cercare notizie e raccogliere testimonianze da qualche vecchio sopravvissuto.

Tutto accadde di domenica, il 5 novembre 1944, quando, dalla base del 34°  Bomb Group ad Alesani in Corsica, partì una missione che aveva per obbiettivo un ponte ferroviario a Padova. Armieri, specialisti, meccanici lavorarono sodo nella notte per preparare i B-25 Mitchell e già di prima mattina, il capo-meccanico di «Schnapps Yo-yo«, uno dei diciotto B-25J (12 appartenevano al 48° e 6 al 486° Bomb Squadron), controllò il velivolo, testò i motori, riempì i serbatoi di carburante. Nessuno ricordava perché l’aereo fosse stato ribattezzato con quel nome: «Schnapps Yo-yo», che un soldato di qualche nostro reggimento alpino potrebbe volentieri tradurre in «Grappa a go go».

Di certo, il codice ottico «6M» sulla deriva del velivolo non portava bene: altri due B-25 del 486° l’avevano ricevuto ed entrambi erano stati abbattuti. Dopo il briefing, nel corso del quale vennero illustrati obiettivo, rotta e condizioni meteorologiche, l’equipaggio di «6M» raggiunse l’aereo. Ne facevano parte il pilota, Richard H. Brandle di Philadelphia, il copilota, William C. Johnson di Doddsville nel Mississipi, il bombardiere-navigatore Milton Frankel di Chicago, l’operatore radio Robert H. Sponamoore di Springfield nell’Illinois, il motorista Andrew C. Thrash di Choctaw nell’Alabama e il mitragliere di coda Ernest B. Lay di Richmond in Virginia.

Poco dopo il decollo «6M» si posizionò nella terza formazione di 6 aerei e raggiunse insieme agli altri i 1200 metri di quota e i 272 chilometri orari di velocità. Passarono pochi minuti e improvvisamente davanti agli aerei del 486°, che volava più in basso, si parò un fronte nuvoloso che indusse i piloti ad abbandonare la posizione stretta per evitare possibili collisioni.

La formazione penetrò le nubi in pochi secondi, trascorsi i quali il «6M» sparì dalla vista degli altri velivoli. Sparito nel nulla: nessuno l’avrebbe mai più rivisto. Gli equipaggi degli altri aerei pensarono a qualche difficoltà tecnica tale da costringere il bombardiere a far ritorno alla base. Ma non fu così. Le ricerche delle ore e dei giorni successivi non ebbero esito: nessun avvistamento, né tracce d’olio, né resti dell’aereo, né salvagenti, canotti di salvataggio. Niente di niente.

Vennero formulate le ipotesi più diverse: perdita di controllo a causa di una turbolenza, formazione di ghiaccio sulle ali, ma il mistero di «Schnapps Yo-yo« non fu più svelato. Nella zona in cui gli aerei incontrarono il banco nuvoloso (coordinate 42°55N10E, più o meno a metà distanza tra Capraia e Marciana Marina all’isola d’Elba) la profondità del mare è di diverse centinaia di metri. È possibile che quegli abissi inesplorati abbiamo accolto i sei giovani militari e l’ultimo volo dal loro aereo dal nome strano. In America questa tesi è stata sposata anche da un poeta che al mistero di Schnapps Yo-yo ha dedicato alcuni versi.

Fonte: www.lanazione.it/


SOCIAL NETWORKS

Seguici sui Social

Aeroclub Modena è presente sui maggiori canali Social. Per qualsiasi informazione non esitate a contattarci. Sapremo rispondere puntualmente ad ogni vostra necessità.