italiano

1 Maggio 2016

Il velivolo, partito da Bergen, si stava dirigendo verso il giacimento petrolifero di Brage. Undici i corpi recuperati finora.

Un elicottero con 13 persone a bordo, tra cui un italiano, è precipitato sull’isola di Turoey, in Norvegia. Finora sono stati recuperati 11 cadaveri ma per i soccorritori non ci sarebbero superstiti. Il velivolo, partito da Bergen, si stava dirigendo verso il giacimento petrolifero di Brage. Il portavoce della polizia, Morten Kronen, ha riferito che l’elicottero “è andato completamente distrutto”.


La Farnesina ha confermato la presenza di un connazionale a bordo dell’elicottero precipitato a Turoey. Fonti del ministero degli Esteri hanno aggiunto che “l’Unità di crisi si è immediatamente mobilitata ed è in stretto contatto con l’ambasciata italiana ad Oslo e le autorità locali”. Gli altri passeggeri erano 11 norvegesi e un britannico. Secondo la tv Nrk, le persone a bordo erano tutti impiegati dellaStatoil.

L’ente norvegese dell’aviazione, intanto, ha deciso di vietare il volo a tutti gli elicotteri Eurocopter EC-225, il modello che si è schiantato al largo del mare del Nord. Nel 2012 erano stati trovati dei difetti nella trasmissione ma poi l’azienda che li produce aveva apportato delle modifiche approvate dall’Agenzia europea per la sicurezza aerea.

Fonte: www.tgcom24.mediaset.it/


3 Febbraio 2016

Pilota italiano evita una strage….

Si apre uno squarcio sul fianco del velivolo dopo lo scoppio nella carlinga. Ma il pilota, Riccardo Bonaldi, con un atterraggio d’emergenza riesce a portare in salvo quasi tutti i passeggeri.

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18:43 – Esplosione in volo su un aereo della compagnia somala Daallo Airlines pochi minuti dopo il decollo. Il pilota, Riccardo Bonaldi, 24 anni, di Bergamo, ha dovuto eseguire un atterraggio di emergenza, riuscendo a evitare la strage sul volo partito da Mogadiscio e diretto al Gibuti. Due feriti e un disperso il bilancio finale di un incidente che avrebbe potuto essere molto più grave.
bombaereoLa deflagrazione è stata provocata dall’esplosione di una bomba a bordo, secondo quanto riferisce Ali Ahmed Jama, ministro dei Trasporti aerei e dell’aviazione civile. Il pilota, 24 anni, è riuscito ad affrontare a sangue freddo la situazione evitando il peggio. Lo scoppio è avvenuto nella carlinga del velivolo, un Airbus A321, soltanto sette minuti dopo il decollo. Sul fianco di un aereo si è aperto uno squarcio. A bordo c’erano 74 passeggeri. Tra i feriti uno è in gravi condizioni. Secondo alcune fonti locali ci sarebbe anche un morto.

Fonte:www.tgcom24.mediaset.it/


15 Novembre 2015

Una ‘fly-bag’, cioè una ‘borsa-involucro‘ con cui avvolgere la stiva o la cabina di un aereo per mitigare l’effetto di una bomba nascosta dentro i bagagli: a sviluppare quello che è il primo contenitore anti-bomba tessile, capace di proteggere velivoli e passeggeri da esplosioni, è un’azienda italiana con sede a Genova.

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Questa ‘fly-bag‘ ha un peso contenuto ed è stata prodotta come prototipo in tre versioni diverse: una per la stiva di aerei a fusoliera stretta (tipo Airbus A320, quello fa servizio su tratte regionali), una per i contenitori per bagagli usati negli arerei a fusoliera larga (tipo Boeing 747, utilizzati nei voli intercontinentali), e una per ordigni eventualmente introdotti nella cabina passeggeri. Il sistema è coperto da brevetto internazionale ed è stato certificato dall’Agenzia Europea per la Sicurezza dell’Aviazione (Easa).

“Con ‘Fly-Bag‘ – spiega Donato Zangani, responsabile coordinatore del progetto ‘Fly Bag‘ per l’azienda D’Appolonia – che alza il livello di protezione dell’aereo quando è già in volo, vogliamo contribuire a rendere il settore aeronautico ancora più sicuro”.

Fonte:www.travelnostop.com


8 Febbraio 2014

E’ la stessa Ferrari a smentire l’ipotesi di un possibile trasloco del Cavallino Rampante da Maranello in Olanda per usufruire di un regime fiscale più vantaggioso.

 

Ferrari: addio all’Italia dopo 67 anni?

Considerati gli evidenti vantaggi fiscali di una mossa di questo tipo, scaturita per volere dell’Amministratore Delegato Sergio Marchionne dopo la nascita di FCA, più di qualcuno aveva iniziato a pensare che Ferrari, dopo 67 anni di storia intrecciata così profondamente con l’Italia, l’Emilia Romagna e Maranello, avrebbe potuto subire la stessa sorte degli altri marchi italiani del neonato Gruppo automobilistico.

In particolare, l’anticipazione su un clamoroso trasloco di Ferrari verso l’Olanda è stata lanciata da Il Giornale che oggi pubblica in prima pagina “Il gruppo Fiat Chrysler Automobiles trasferisce il marchio Ferrari in Olanda. Un altro pezzo di Italia prende il volo con i suoi 100 milioni di fatturato”. Secondo Il Giornale la Ferrari potrebbe operare questa scelta per portare il celebre marchio verso il Paese che ha la tassazione più vantaggiosa.

Ferrari smentisce. Il Cavallino resta in Emilia

Per mettere a tacere le indiscrezioni è intervenuta ufficialmente Ferrari, che, attraverso una nota, ha annunciato che il Cavallino Rampante non si sposta né dall’Emilia né dall’Italia.

La casa modenese – si legge – “smentisce in modo categorico quanto pubblicato questa mattina da un quotidiano del nord secondo cui il marchio sarebbe trasferito in Olanda. La notizia è destituita di ogni fondamento. La Ferrari – chiosa la nota – è dal 1947 a Maranello dove rimarrà con le sue vetture e il suo marchio”.

Una Ferrari lontana dall’Italia? Non avrebbe senso

Possiamo quindi per il momento tirare tutti quanti un sospiro di sollievo. Del resto la Ferrari, un costruttore che ha saputo fare del Made in Italy non solo un marchio ma un vero motivo di orgoglio su cui ergere valori, storia e tradizione, non avrebbe motivo di esistere, a nostro avviso, lontano dal Bel Paese.

Fonte:www.automoto.it


21 Maggio 2013

ROMA – Il quadretto “Casa dolce casa” lo potrà appendere subito a destra nell’ingresso. Davanti alla porta, invece, niente zerbino: volerebbe via, perché il maxicamper in cui andrà ad abitare e lavorare Luca Parmitano viaggia a 28mila chilometri orari. Sembra un film montato alla rovescia, ma il sesto astronauta tricolore decollerà da Baikonur (Kazakistan) il 28 maggio su una Soyuz russa per attraccare sei ore dopo alla Stazione spaziale internazionale e ritrovarsi così esattamente in Italia.

Ormai più della metà dei moduli abitativi pressurizzati del laboratorio è “made in Italy” dalla progettazione alla costruzione?
«Sì – racconta il pilota siciliano al telefono da Star City a Mosca, in sottofondo le vocine allegre delle figlie Maia e Sara, 3 e 6 anni – Mi ritroverò in orbita circondato da tecnologia italiana, segno che il nostro settore della ricerca e dell’industria e il coordinamento dell’Agenzia spaziale italiana hanno sempre più crediti nel ristretto club dei paesi che si occupano di spazio. Il ruolo dell’Italia, evidente anche nell’ideazione degli esperimenti, è importante sia nella realizzazione dall’A alla Z di parti della stazione, sia quale paese guida di molti progetti dell’Agenzia spaziale europea, ad esempio la Cupola, il luogo più spettacolare dell’Iss».

Già, è la bow window con la più grande finestra (80 cm di diametro) finora mai costruita per lo spazio: il posto migliore per godersi le 16 albe e i 16 tramonti riservati ogni 24 ore ai pur indaffaratissimi inquilini della stazione vasta come un campo di rugby. Poco il tempo libero dunque nei 180 giorni della missione?
«Pochissimo. La nostra giornata è molto piena: ci sono da seguire oltre 150 esperimenti scientifici, c’è da curare e sviluppare la parte tecnologica della stazione e infine ci sono compiti legati ai futuri scenari esplorativi che già adesso creano i presupposti per raggiungere nei prossimi anni altri pianeti».

Il tempo per un paio di passeggiate, però, lo troverà.
«Sì, sposterò radiatori, sistemerò telecamere, recupererò moduli per esperimenti piazzati all’esterno della stazione».
Ma tutte queste faccende non cancelleranno mica l’emozione di galleggiare nello spazio protetto solo dalla tuta? Non era mai capitato a un italiano e non per niente la sua missione si chiama “Volare”.
«Macché, ci mancherebbe, non vedo l’ora: per chi, come me, ama da sempre staccare l’ombra da terra, sembra già il massimo decollare per lo spazio, poi mi è capitato il privilegio delle “passeggiate”. Vi racconterò che cosa vuol dire muoversi “in libertà” nello spazio dopo averlo sognato fin da bambino e dopo essermi fatto tante volte la domanda “chi c’è a guardarci da così in alto?”».

Ha detto privilegio?
«Sì, e aggiungo anche responsabilità. In queste missioni si rappresenta la propria nazione e migliaia di persone che lavorano nelle aziende e nelle università. Quindi ci si allena per anni, ci si fa centrifugare, si passano giorni in piscina con la tuta e sempre con il massimo impegno per rispettare le aspettative e far fruttare gli investimenti. E poi noi astronauti abbiamo anche un compito educativo…».

In cattedra nello spazio?

«Nei tanti incontri con gli studenti organizzati dall’Asi si scopre che dietro al fascino dello spazio, dietro alla domanda “Come si diventa astronauti?” c’è in realtà il nostro futuro. Ai ragazzi tento di dimostrare che la passione per lo studio, per un’impresa, è la chiave per la riuscita della propria esistenza e con la possibilità di aiutare il progresso».

A costo di enormi investimenti.

«Che daranno enormi risultati. Che cosa si aspetta chi pianta il seme di una quercia? Con queste missioni contribuiamo a costruire un futuro migliore e non solo perché con il lavoro di oggi qualcuno domani potrà andare su Marte. Grazie agli esperimenti sulla Stazione spaziale si stanno raccogliendo importanti risultati ad esempio per la medicina, vedi le cure per l’osteoporosi, dato che in assenza di peso le ossa si indeboliscono. E poi si lavora per migliorare la lotta all’inquinamento, per scoprire nuovi carburanti ecologici con test che possono essere eseguiti solo in assenza di gravità. Per i frutti di tanti di questi esperimenti sarà necessario attendere anni, forse decenni, ma è questo il modo di procedere della ricerca che non si può fermare».

Nemmeno un po’ di paura? Lei è sposato e ha due figlie.
«Con la paura si impara a convivere già per diventare pilota militare. E si impara anche a condividere questa esperienze con la famiglia. Le mie figlie fanno un sacco di domande, è meravigliosa la loro curiosità».

Sull’Iss ci sono i doppi servizi, ma non la doccia; il menu, nonostante la location, non vale nemmeno una stella, per non dire dei rifiuti liquidi che vengono riciclati e riusati come acqua potabile.
«Ci si abitua, ci si abitua. E poi là troverò anche una chitarra».

Giusto, abbiamo visto e sentito il suo collega Chris Hadfield cantare Space Oddity con cosmici commenti di David Bowie.
«Chris è bravissimo, io replicherò con Dalla, Battisti e i Litfiba. Suonare la chitarra mi ha aiutato parecchio durante le fasi più dure dell’addestramento».
Allora aspettiamo “Futura” di Lucio Dalla: da lassù non sarebbe male.

CHI E’ LUCA PARMITANO
E’ nato 36 anni fa a Paternò, è sposato con Kathy e ha due figlie di 3 e 6 anni. Si è diplomato al liceo scientifico Galilei di Catania e si è laureato in Scienze Politiche a Napoli frequentando al tempo stesso l’Accademia Aeronautica di Pozzuoli. Nell’Arma azzurra ha raggiunto il grado di maggiore e conta oltre 2.000 ore di volo con abilitazione al pilotaggio di 20 modelli tra aerei ed elicotteri. Fa parte degli astronauti dell’Agenzia spaziale europea dal 2009.
LA STAZIONE ISS
La Stazione spaziale internazionale (Iss) è vasta come un campo di rugby, pesa 500 tonnellate ed è in orbita, con il suo nucleo primario, dal 1998. Dal 2000 è abitata senza soste (fino a 8 astronauti) e l’anno prossimo dovrebbe essere completata per restare in esercizio fino al 2028. Visibile a occhio nudo dalla Terra, viaggia a una velocità media di quasi 28mila chilometri orari ad un’altezza che varia tra i 278 e il 460 chilometri. Compie 16 volte al giorno un’orbita completa. Alla realizzazione e al funzionamento del grande laboratorio di ricerca scientifica contribuiscono Nasa (Usa), Rka (Russia), Esa (Europa, ovvero Italia, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Norvegia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Svizzera), Jaxa (Giappone) e Csa (Canada). I costi stimati dell’Iss sono di circa 100 miliardi di euro nei 30 anni di attività.

GLI ASTRONAUTI ITALIANI
Il primo astronauta italiano è stato Franco Malerba il 31 luglio 1992. Poi toccò a Umberto Guidoni, Maurizio Cheli, Paolo Nespoli e Roberto Vittori. E dopo Luca Parmitano sarà la volta, l’anno prossimo, di Samantha Cristoforetti, la prima astronauta tricolore. Parmitano diventerà inoltre il primo astronauta italiano ad aver compiuto una passeggiata nello spazio e a restare per sei mesi in orbita.

Fonte:www.ilmessaggero.it


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