Londra

6 Novembre 2016

Ryanair e EasyJet spostano gli investimenti in Europa. La compagnia inglese ha perso il 30% della valorizzazione in Borsa

 

di BENIAMINO PAGLIARO

Una settimana dopo Brexit le compagnie aeree che hanno avvicinato Nord e Sud d’Europa studiano la strategia per continuare a volare.

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Il Chief Marketing Officer di Ryanair Kenny Jacobs dice a La Stampache le strategie della compagnia guidata da Micheal O’Leary non cambiano. Ma se il Regno Unito non farà più parte del mercato unico europeo «gli investimenti e i nuovi aerei si sposteranno tutti su mercati come Italia, Spagna e Germania». Il problema è che se davvero la trattativa tra Londra e Bruxelles portasse a una rottura, «volare da Roma a Londra diventerà come andare a New York, tra controlli di passaporti e file».

La Brexit pesa anche sulla concorrente low cost EasyJet che ha iniziato a dialogare in vari Paesi d’Europa per ottenere un’autorizzazione di volo con un’altra bandiera. Sono mosse obbligate anche se una decisione imminente non è alle porte, come dimostra la lentezza del dialogo tra la Commissione e il governo dimissionario. Oltre a mettere in pericolo i diritti di volo europei dell’azienda, la Brexit ha avuto pesanti ripercussioni anche sul titolo di EasyJet (dopo il referendum, -30% in Borsa con la capitalizzazione crollata a 4,4 miliardi di sterline).
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Jacobs guida il marketing di Ryanair ed è uno degli uomini più importanti della compagnia. Spiega che nel futuro immediato non si può trovare una risposta. I voli estivi sono già prenotati. «A ottobre capiremo di più. Se ancora non avremo un governo britannico e la sterlina sarà debole, il Regno Unito potrebbe essere in recessione, e le persone viaggeranno meno», dice. Allo stesso tempo un weekend a Londra sarà più abbordabile per gli europei. «Sono solo ipotesi, non piani – continua -, ma noi ci aspettiamo che il Regno Unito sarà parte del mercato unico».

Brexit arriva però in un momento di trasformazione per Ryanair. Divenuta la prima compagnia in alcuni Paesi, tra cui l’Italia, l’azienda sta quasi raddoppiando la flotta da 340 a 564 aerei nel 2024, migliorando il servizio, anche per i clienti corporate. La Ryanair battagliera dei primi tempi è ora una compagnia che atterra negli aeroporti principali e dagli hub come Londra Stansted o Barcellona propone anche i voli in connessione. Se domani Stansted non sarà più nel mercato unico gli hub si sposteranno a Sud. «Oggi le persone volano da Pisa o Malpensa a Londra per poi prendere un volo per New York. Domani potrebbero volare su Roma», afferma Jacobs. I passeggeri italiani che hanno volato Ryanair nel 2015 sono 30 milioni. «Continueremo a investire in Italia – aggiunge Jacobs -, abbiamo avuto dei buoni incontri col ministro Delrio sui problemi delle tasse aeroportuali, e spero ci saranno delle modifiche».

In un mercato che si muove finirà anche il dualismo low cost-compagnie di bandiera. «Nei prossimi 18 mesi contiamo di fare due accordi con grandi compagnie per lavorare assieme», annuncia Jacobs. Si partirà con Norwegian, British Airways e Tap in Portogallo: Ryanair porterà i passeggeri sulla breve distanza e le grandi compagnie faranno i voli intercontinentali.
O’Leary non ha mai nascosto l’idea di trovare un accordo con Alitalia. «Ora la conversazione con Alitalia non va da nessuna parte – conclude Jacobs -, ma penso che quando avremo iniziato a lavorare con altri, Alitalia capirà che è interessante».

Fonte: www.lastampa.it/


3 Marzo 2016

Intoppi per mesi, poi caso si sblocca. On line raccolta fondi
Un volo speciale per Londra per salvare una vita: quella di una giovane donna palermitana, Rossella Madonia.

Un volo atteso da tempo, che per settimane non si riusciva a trovare a causa di una serie di intoppi. Poi, negli ultimi giorni, una svolta positiva con l’impegno della Presidenza del Consiglio, della Prefettura di Palermo e della stessa Regione: Rossella è partita con un aereo dell’Aeronautica ed è arrivata stamattina in Gran Bretagna. Trentaquattro anni, laureata in fisica, Rossella ha alle spalle attività di ricerca in Svizzera.
Le sue condizioni di salute sono precipitate nel novembre 2010, quando ha sviluppato una rarissima patologia a carico del sistema immunitario, scatenata da una serie di allergie a catena, che la espone a rischi altissimi, provoca edemi, infezioni dolorose e problemi respiratori, rende difficile alimentarsi con conseguente perdita di peso e indebolimento, e inoltre la costringe a un isolamento forzato: la malattia non è affatto contagiosa, ma qualsiasi contatto esterno può far sorgere complicazioni.
“La mia situazione è insostenibile, non è rimasto niente che possa essere definito ‘vita’ “, afferma. I suoi amici non possono venire a trovarla, i familiari non possono abbracciarla. In Italia, la cura non c’è. Solo in pochi centri specializzati nel mondo è possibile affrontare terapie che se non sono risolutive, riescono ad alleviare i problemi e soprattutto a scongiurare il rischio di perdere la vita. Uno di questi è il Breakspear Medical group, ad Hemel Hempstead, città della contea del Hertfordshire, poco distante da Londra.
Ma per arrivarci, Rossella non poteva prendere un volo di linea: per lei sarebbe stato come entrare in una capsula piena di nemici pronti ad aggredirla e sbaragliarla. Serviva un volo ad hoc, opportunamente bonificato senza l’impiego di agenti chimici, con a bordo un’equipe medica e gli spazi necessari in caso di manovre salvavita. Il ‘nodo’ dei costi legati all’intera operazione e delle coperture da parte del sistema pubblico, ha per settimane provocato problemi e rallentamenti, al punto che tutto sembrava incagliato.
“L’anno scorso – racconta Rossella – abbiamo saputo di un centro specialistico negli Usa, l’Environmental Health Center di Dallas, in grado di effettuare terapie desensibilizzanti personalizzate, l’unico che effettua vaccini alimentari e anche una terapia di autotrapianto dei globuli bianchi.

Allora, curandomi a Dallas, avrei potuto evitare peggioramenti. Ma per una serie di problemi burocratici, non è stato possibile andarci. Oggi non riuscirei più ad affrontare un viaggio fino negli Stati Uniti. Londra è vicina e posso provare ad affrontare il trasferimento, ma ho già perso la possibilità di un ricovero lo scorso 15 febbraio e poi di nuovo il 24”, spiegava con un filo di foce al telefono pochi giorni fa. “Ora c’è un’altra finestra per inizio marzo, ma senza un volo ad hoc, la perderò. E in queste condizioni non so se riuscirò a superare la primavera”.
Ora il volo è arrivato: un Falcon 900 dell’Aeronautica Militare decollato da Palermo, che è stato bonificato da residui di disinfettanti chimici con l’uso di solo vapore acqueo e detergenti naturali. Il volo per Rossella è uno dei tanti che l’Aeronautica effettua di fronte a particolare emergenze: 300 le persone a cui è stato prestato soccorso nel 2015, e 50 solo nei primi mesi del 2016. Questo primo viaggio e il ricovero avranno un costo che si avvicina ai 200mila euro – spiegano i familiari – 70 dei quali a carico della Regione.
Per questo Rossella via Facebook, ha creato un gruppo, – Anche noi con Rossella, tutti insieme per salvare una vita – dove parla della sua vicenda e indica come poterla aiutare tramite una raccolta fondi.
Fonte:www.ansa.it/


13 Dicembre 2015

Lo Skreemr può volare in mezz’ora da Londra a New York.

Da quando il Concorde è stato pensionato vari velivoli hanno sperato di prenderne il posto, spesso promettendo prestazioni tali da far impallidire l’aereo supersonico anglo-francese.

L’ultimo a presentarsi come “il successore del Concorde” si chiama Skreemr, ossia il concept di un jet in grado di raggiungere Mach 10: con questo aereo si potrebbe andare da Londra a New York in mezz’ora

L’inventore dello Skreemr è il canadese Charles Bombardier, che ha anche progettato l’insolito sistema di lancio. Il velivolo infatti viene lanciato nell’aria dopo aver accelerato lungo una pista speciale che agisce come una sorta di “catapulta elettromagnetica”, alla fine della quale vengono accesi i razzi che permettono di proseguire nell’accelerazione.

Dopo aver raggiunto una velocità supersonica entrano in funzione i motori scramjet coi quali è possibile arrivare ad almeno quattro volte la velocità del suono, sebbene come già accennato Bombardier progetti di raggiungere Mach 10.

Skreemr è un aereo passeggeri: ha spazio per 75 persone le quali hanno a disposizione ogni comfort per un viaggio che, grazie alle velocità raggiunte, è tutto sommato molto breve. Inoltre il velivolo è il più “pulito” possibile: energia elettrica da fonti rinnovabili alimenta la catapulta magnetica, mentre l’aereo in sé è alimentato da cella a combustibile a a idrogeno.


Per quanto riguarda le possibilità di realizzazione in tempi brevi di questo progetto, lo stesso Bombardier non è molto ottimista. Anzi, onestamente l’inventore canadese ammette che «Il concept dello Skreemr ha lo scopo di alimentare l’immaginazione su questa idea».

Fonte:www.zeusnews.it/


13 Giugno 2015

L’incredibile viaggio di una  Fiat verde del 1979, ceduta da un modenese e venduta all’asta on line, guidata da tre amici torinesi per 17mila km attraverso steppe e montagne altissime fino a Ulan Bator. Un viaggio per beneficienza iniziato a Londra e proseguito per 19 Paesi europei, centro asiatici e siberiani nell’arco di soli quaranta giorni. Ora sarà esposta al Museo dell’Auto di Torino 

di Carlo Gregari

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L’incredibile viaggio di un’auto immatricolata 36 anni fa attraverso Europa e Asia Centrale fino alla capitale Ulan Bator nelle foto del team torinese Rust&Dust.

 

MODENA. A 36 anni di vita, di solito un’auto è un catorcio, ma la vecchia Fiat 127 900C targata MO743512 è riuscita ad arrivare in Mongolia dopo un viaggio di 17.500 km attraverso 19 Paesi in 40 giorni. Non è stata una passeggiata e tra marmitte perse e ruote bucate 19 Paesiqualche problema l’ha dato, ma alla fine è arrivata sul podio di Ulan Bator, capitale dello Stato asiatico, per festeggiare il piazzamento al duecentesimo posto in una gara che aveva poco di competitivo e tanto di avventuroso e romantico.

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Un risultato così brillante per un’auto considerata destinata allo sfasciacarrozze è dovuto unicamente all’amore dei suoi nuovi proprietari, i tre del Rust&Dust, il team torinese composto dal designer Stefano Conz, dall’ingegnere informatico Tommaso Piazza e dall’avvocato Giovanni Testa partecipava per la onlus torinese Sos India. E ora dopo l’avventura da Londra alla Mongolia con ritorno via cargo fino alla Lituania, l’auto è tornata a casa. «Sì, ma l’abbiamo già usata di nuovo per fare un giro enogastronimico nelle Langhe – racconta Giovanni Testa – e tra poco verrà esposta per ben quattro mesi al Museo dell’Auto di Torino, visto che è diventata una celebrità».

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La 127 – che ha un soprannome irripetibile sul giornale – è stata venduta da un modenese ed è finita in un autosalone di Brescia. I tre torinesi l’hanno vista a un’asta su internet e se ne sono innamorati. «Era quello che volevamo. – racconta Giovanni – siamo andati a prenderla e a Torino l’abbiamo fatta sistemare. Poi siamo riusciti a organizzarci e prendere un mese e mezzo di ferie tutti nello stesso periodo, nell’estate 2014, e con la 127 siamo andati a Londra a partecipare al Mongol Rally».

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La Fiat 127 targata “MO”: sulla strada da 36 anni, ha percorso 17.500 chilometri da Londra a Ulan Bator, capitale della Mongolia. Ecco i momenti più belli del viaggio del team torinese Rust&Dust

Mongol Rally è una leggenda per chi ama l’avventura in viaggio. È una sorta di gara per beneficienza che però non dà importanza ai vincitori ma alle storie che si creano strada facendo: da Londra attraverso l’Europa, la steppa e la Siberia si arriva fino alla Mongolia. Nella capitale, Ulan Bator, si arriva sul podio. In mezzo nessuna assistenza di alcun tipo.

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E la 127 ha avuto le sue avventure. «Siamo partiti con il contachilometri sopra gli 88mila e abbiamo ampiamente superato i 100mila».

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La vecchia signora verde ha avuto vari acciacchi, come racconta Giovanni: «Abbiamo perso la marmitta quattro volte. La prima siamo caduti nel panico, L’ultima non abbiamo fatto una piega. Stessa cosa come le gomme e le ruote. Ci sono state fortature e una volta abbiamo spaccato una ruota a causa dei sassi lungo le strade sterrate. E ogni colta siamo arrivati in questi centri abitati e paesini lungo le strade dell’Iran, dell’Asia centrale e della Mongolia dove c’era il meccanico che sapeva aggiustare tutto riciclando gli stessi pezzi. Non si cambia niente, perché lì non c’è niente. E così è stato per la nostra 127. Sono meccanici incredibili».

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Autostrade, piste, strade sterrate, ponti più o meno spaventosi, il deserto al posto del Lago di Aral, le steppe, le gole tra le montagne più alte: tutto ha macinato questa 127m

 

http://gazzettadimodena.gelocal.it/



Paura ma nessun passeggero a bordo: arrivi e partenze sospesi per un’ora

LONDRA – Arrivi e partenze sono stati sospesi all’aeroporto londinese di Heathrow dopo che un incendio è divampato a bordo di un aereo della Ethiopian Airlines fermo sulla pista senza passeggeri. Lo riferisce la Bbc.
Secondo le prime informazioni il velivolo su cui è divampato l’incendio all’aeroporto di Heathrow è un Boeing Dreamliner. Si vedono immagini dell’apparecchio fermo all’aeroporto con intorno mezzi dei vigili del fuoco e l’incendio sembrerebbe sotto controllo. Nei mesi scorsi gli aerei Dreamliner di diverse compagnie aeree erano stati costretti a rimanere terra per una serie di incidenti.

Lo scorso aprile un Boeing 787 Dreamlinear della Ethiopian Airlines, analogo a quello a bordo del quale oggi è divampato un incendio, la cui natura non è ancora nota e che resta fermo all’aeroporto londinese di Heathrow, era stato il primo velivolo di quel tipo ad effettuare un volo commerciale (da Addis Abeba a Nairobi) dopo che a partire da gennaio i Dreamliner non erano stati fatti decollare in seguito a malfunzionamenti della batteria.

Alcuni aerei hanno ripreso ad atterrare e a decollare dall’aeroporto londinese di Heathrow le cui piste erano state chiuse intorno alle 16.30 locali (le 17.30 in Italia) dopo che un incendio era divampato a bordo di un Boeing Dreamliner dell’Ethiopian Airlines fermo nello scalo e con nessun passeggero a bordo. Lo riferisce Sky News mostrando immagini dei primi velivoli tornati in movimento sulle piste di Heathrow.

I voli in entrata e in uscita a Heathrow sono rimasti bloccati per circa un’ora e mezza, un tempo relativamente breve ma significativo considerata l’intensità di traffico nel principale scalo londinese, soprattutto all’inizio di un weekend estivo. A quanto si apprende, alcuni voli hanno continuato a sorvolare a lungo la zona, alcuni allontanandosi fino a raggiungere lo spazio aereo sopra Liverpool. Altri voli sono stati invece fatti atterrare in diversi aeroporti, come Gatwick, a sud di Londra, o a Manchester

Fonte:www.ilmessaggero.it



La compagnia low cost nata 18 anni fa con due velivoli in affitto è entrata ieri nel Ftse100, l’indice delle cento maggiori aziende quotate sul listino londinese. Oggi vale 5 miliardi con 8mila dipendenti grazie al motto: “Volare costerà come un paio di jeans, 29 sterline”

LONDRA – I voli a basso costo sono arrivati ad alta quota: la EasyJet, fondata diciotto anni fa prendendo due aerei a noleggio, è entrata ieri nel Ftse100, l’indice delle cento maggiori aziende quotate alla Borsa di Londra, un gotha del capitalismo. Oggi la compagnia contrassegnata dal color arancione che ricopre bordi e ali dei suoi velivoli è diventata un gigante dei cieli, con una flotta di 220 aerei, che trasportano 55 milioni di passeggeri all’anno su più di 600 rotte in 30 paesi. Ha un valore di oltre 4 miliardi di sterline (circa 5 miliardi di euro) e impiega più di 8 mila persone.

Non molti ci avrebbero scommesso un penny, quando nel novembre 1995 Stelios Haji-Ioannou, 28enne erede di un magnate greco dei trasporti, lanciò una linea aerea che voleva rendere più “facile” viaggiare in aereo, come suggeriva sin dal nome. Prese in affitto un hangar all’aeroporto di Luton, uno dei cinque dell’area metropolitana di Londra e iniziò a proporre voli dalla capitale a Edimburgo e a Glasgow che costavano meno di un biglietto del treno. Era l’inizio della rivoluzione dei trasporti a basso costo, di cui la EasyJet, come la rivale irlandese RyanAir, è stata la principale artefice in Europa. Entrambe copiarono l’idea e il modello da una compagnia aerea americana, la Southwest Airlines, che in pratica è stata l’inventore dei voli a basso costo. Entrambe hanno avuto una crescita vertiginosa e un successo strepitoso. E come il vulcanico presidente della RyanAir, Michael O’Leary, anche Stelios Haji-Ioannou si è distinto per provocazioni e iniziative ad effetto: come quando si imbarcò tutto vestito di arancione sul primo volo della Go, linea aerea a basso costo creata dalla British Airways, solo per distribuire biglietti gratis della EasyJet ai passeggeri; o quando stracciò il suo bancomat della Barclay Bank, dopo che la banca, parzialmente proprietaria dell’aeroporto di Luton, aveva aumentato le tariffe per atterrarvi.

I quasi vent’anni di vita della EasyJet si possono dividere in tre fasi. La prima per affermarsi, sotto la guida del fondatore. La seconda per consolidarsi, con la quotazione in Borsa e con un amministratore delegato a cui il fondatore ha ceduto i comandi, per poi contestarlo e bisticciarci pubblicamente in più di un’occasione (“l’unica cosa a cui pensa è il suo bonus”, disse di lui una volta). La terza è questa, il momento per diventare una delle “top 100”, una delle maggiori aziende britanniche e globali, sempre sotto la guida di un amministratore delegato, ma più abile a gestire i rapporti con lui e più brava a far crescere la ditta: Carolyn McCall, da poco più di anno alla guida della EasyJet, dopo essere stata a lungo l’ad del Guardian, uno dei migliori quotidiani britannici. Qualche dissidio con il fondatore c’è ancora, per esempio il progetto di acquistare 100 nuovi aerei, “attenzione a non crescere troppo e troppo in fretta” ammonisce lui (senza tenere conto, peraltro, che servono quasi tutti a rimpiazzare vecchi modelli, e che la crescita effettiva della flotta sarà solo del 5 per cento all’anno).

In ogni modo anche lui appare soddisfatto: la sua famiglia è ancora proprietaria del 37 per cento della compagnia e lui nel frattempo è diventato “sir Stelios”, perché la regina lo ha nominato baronetto. Lo slogan con cui lanciò la EasyJet, “volare costerà come comprare un paio di jeans, 29 sterline”, è rimasto valido: scegliendo il giorno, la rotta e l’orario giusto, si può ancora girare per l’Europa spendendo cifre del genere. Una rivoluzione che ha cambiato il modo di passare le vacanze, di lavorare, di comunicare, contribuendo a unificare il continente più di tanti trattati.

Fonte:www.repubblica.it


16 Gennaio 2013

Lo schianto nella prima mattinata nei pressi di una stazione della metro, vicino alla sede dei Servizi e alla nuova ambasciata Usa. «Non è un attentato». 13 feriti

 

LONDRA – Un elicottero si è schiantato contro una gru ed è caduto vicino alla stazione ferroviaria e della metropolitana nel centralissimo quartiere londinese di Vauxhall, a sud del Tamigi e di Victoria: a bordo del velivolo – sembra si tratti di un un Agusta Westland AW109 con otto posti – c’era solo il pilota, che è morto nello schianto. La polizia ha detto che l’incidente ha provocato anche un altro morto, sul quale non ci sono altre informazioni. Sono 13 le persone rimaste ferite, di cui una in modo grave. Lo ha riferito il capo della polizia in una conferenza stampa con il sindaco di Londra, Boris Johnson, trasmessa dalla Bbc. Secondo il capo della polizia Bernard Hogan-Howe diversi feriti si sono recati a piedi in ospedale o sono stati assistiti nei bar vicino al luogo del disastro. Due persone sono state trasportate in ospedale in ambulanza, fra cui un uomo estratto da un’auto in fiamme.

La tragedia è avvenuta nella prima mattinata, nell’ora di punta. Lo schianto ha coinvolto diverse auto e ha provocato un vasto incendio: fiamme e una grande colonna di fumo si levavano vicino alla South Lambeth Road, nei pressi del Tamigi. La zona è stata isolata e la polizia ha bloccato le fermate della metropolitana, mentre un imponente spiegamento di vigili del fuoco è stato attivato per fermare le fiamme. Tutti gli incendi sono stati spenti. Lo ha detto alla Bbc un responsabile dei vigili del fuoco. «Siamo riusciti a spegnere le fiamme molto velocemente», ha spiegato. E’ stata evacuata tutta la zona attorno all’incidente, per il timore che il carburante uscito dall’elicottero dopo lo schianto possa creare ulteriori incendi. Gli uffici e i negozi sono stati fatti chiudere.

Gru in posizione instabile. La gru su cui si è schiantato l’elicottero è in «posizione instabile»: lo ha detto la polizia in una conferenza stampa. Nessuno stava lavorando sulla gru al momento dell’incidente.

Le prime immagini
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Video 3: i resti della gru colpita
Foto
La polizia evacua il ponte Vauxhal
Mappa interattiva

La polizia: non è stato un attentato. La polizia londinese ha detto che nulla lascia pensare che lo schianto sia legato a un attentato terroristico. Il punto in cui l’elicottero è caduto è vicino alla sede dei servizi segreti esteri britannici (MI6) e vicino alla nuova ambasciata americana, attualmente in costruzione. «Tutti hanno pensato che si trattasse di un attacco terroristico» aveva detto a Sky News un testimone oculare, Matt Harverson.

C’era una forte nebbia stamane su Londra, tanto che il city airport, non lontano in linea d’area dal luogo dell’incidente, era stato chiuso per ragioni di sicurezza. Vicino alla zona in cui si è schiantato l’elicottero ci sarebbe un piccolo eliporto privato, da cui proveniva o probabilmente era diretto l’elicottero.
Il pilota probabilmente non ha visto la gru a causa della fitta nebbia. Lo riferisce la Bbc. Il pilota dell’elicottero, proveniente dal Surrey e diretto a Elstree, nell’Hertfordshire, aveva chiesto di poter cambiare rotta a causa del maltempo, dirigendosi così verso Battersea, nel sud-ovest di Londra. Lo riferiscono i media britannici.

Una colonna di persone in fila sul ponte di Vauxhall, scortate dalla polizia. È questa la scena constatata dall’Ansa sul luogo nel quale si è schiantato stamane un elicottero. Le forze dell’ordine stanno facendo lasciare le auto ai londinesi che si trovavano stamane dalla parte del fiume interessata dall’incidente e lì sta facendo attraversare il ponte, solitamente uno degli snodi principali nell’ora di punta per i londinesi che si recano a lavoro, e che ora è stato chiuso al traffico.

La stazione ferroviaria di Vauxhall, chiusa dopo lo schianto dell’elicottero, è stata riaperta. Lo riferisce la polizia secondo quanto riportato dalla Bbc.

«Come nel film Skyfall, è la prima cosa a cui ho pensato». Lo ha detto all’Ansa Stephen Swan, scozzese di 40 anni, che questa mattina alle otto si trovava a pochi metri dal luogo in cui un elicottero si è schiantato contro una gru a Londra. Era ospite di un amico nell’edificio adiacente alla sede dell’Intelligence britannica, l’MI6, lo stesso che si vede esplodere nell’ultimo film di 007. «È la prima cosa che ci siamo detti e il pensiero è andato subito ad un attentato. Sarà stata la suggestione, abbiamo visto il film proprio qualche giorno fa», ha aggiunto il testimone spiegando di «aver sentito lo schianto e di aver visto molto fumo». «Poi siamo stati subito evacuati».

Il parere dell’esperto. «Mi sembra un incidente molto inusuale, non sono a conoscenza di altri precedenti nel Regno Unito». A sostenerlo è Jeremy James, segretario dell’Helicopter Club britannico e lui stesso pilota, che è intervenuto sul sito dell’Evening Standard, commentando lo schianto. «Il National Air Traffic Service aveva segnalato, come sempre, la presenza della gru nella zona dove è avvenuto l’incidente – ha detto James – con tanto di coordinate Gps e segnalazione che si trattava di un ostacolo molto alto». «Molto probabilmente – ha concluso l’esperto – il braccio della gru era in una posizione inusuale e il pilota per la scarsa visibilità non ha potuto evitarlo».

 

Fonte:www.ilmessaggero.it

 


13 Settembre 2012

Dopo alcuni seri rovesci bellici – lo smacco di Stalingrado e le sconfitte in nord Africa – il fuehrer tedesco Adolf Hitler si rivolse ai suoi scienziati chiedendogli di mettere a punto delle armi letali e molto insolite per raddrizzare le sorti della guerra. Oltre alla realizzazione dei missili V2 e al progetto dei primi jet a reazione – di cui gli storici hanno già scritto – Hitler chiese ai suoi apprendisti stregoni anche qualcosa di più: dei veri e propri dischi volanti, ufo capaci di raggiungere lontane destinazioni e attaccare e distruggere Londra e New York. La rivelazione viene da una rivista scientifica tedesca, “Pm” che cita persino testimoni oculari, persone che affermano di aver visto volare un disco volante ornato della ‘croce di ferro’ tedesca sulle rive del Tamigi. L’idea quindi, non sarebbe restata allo stadio progettuale e a quanto pare – la rivista pubblica anche una fotografia – i tecnici teutonici avrebbero anche realizzato diversi prototipi di dischi volanti da combattimento.

“PM” ricostruisce la vicenda citando anche le cronache del tempo del New York Times che proprio in quei giorni scrisse di “un misterioso disco volante” e pubblico diverse foto di un oggetto non identificato che volava a grande velocità sopra i grattacieli della città.

Il progetto ‘dischi volanti’ aveva il nome in codice programma Schriver-Habermol, dal nome di un pilota colladautore dell’esercito tedesco (Schriver) e di un ingenere (Habermol). Responsabile di tutta l’operazione il capo delle forze aereonautiche tedesche Hermann Goering. Secondo un tecnico che avrebbe partecipato alla realizzazione degli “Ufo” tedeschi furono messi a punto almeno 15 esemplari di dischi volanti.

Fonte:www.ufoonline.it



James Bond, la mostra a Londra per i 50 anni

Vestiti, donne e auto. Lo stile di un mito in mostra al Barbican Centre di Londra

Quello bianco, bagnato, sul corpo impareggiabile di Ursula Andress c’è. Così come le sue auto, le sue pistole, i suoi vestiti di scena. James Bond, l’agente segreto più famoso al mondo, nato dalla penna dello scrittore Ian Fleming, compie 50 anni e per l’occasione si racconta al Barbican Centre di Londra attraverso una grande esposizione che mette in scena mezzo secolo di storia del cinema. La mostra, curata dalla storica del fashion Bronwyn Cosgrave è un viaggio nello stile di un mito. Da Sean Connery a Daniel Craig, passando per Roger Moore e Pierce Brosnan, in mezzo ci è passato un mondo. Anche se la formula rimane più o meno sempre la stessa: immortalità, la spia invicibile, la bella combattiva dalle curve mozzafiato. Da Dr No, il primo della serie – era il 1962 – James Bond si apre sempre con una donna e finisce con un’altra, in mezzo si ammazza gente, si viaggia su bolidi incredibili e super tecnologici, si beve Martini, si sfoggia un’eleganza impeccabile e un sangue freddo tipicamente inglese.

Sugli abiti di James Bond sono intervenuti, di volta in volta, i più grandi stilisti del mondo da Armani, Tom Ford, Hubert de Givenchy, Brioni. Bronwyn Cosgrave, che lo ha vestito e continua a farlo, dice che “un agente segreto deve sempre apparire bello, elegante e sofisticato, ma deve anche sapersi mischiare con altri uomini sebbene sia il miglior vestito tra loro”. Il suo 007 preferito è senza dubbio quello interpretato da Sean Connery. Il costume dei film è certamente diverso da quello che si legge attraverso le pagine dei romanzi. Ma dalla pubblicazione del primo libro all’uscita del primo film sono passati nove anni. Al cinema l’influenza maggiore l’ha data sicuramente la sartorialità italiana che ha sforbiciato una nuova silhouette con giacche e pantaloni molti più corti e aderenti al corpo. Da qui l’abito classico, leggermente fashion per il più noto agente segreto della storia.

Il prossimo episodio della saga Skyfall, arriverà in autunno. Ad interepretarlo Daniel Craig, al terzo James Bond, nel cast anche Judi Dench, Javier Bardem, Ralph Fiennes e la nuova Bond Girl, Bérenice Marlohe – l’intervista la leggete sul nuovo numero diGQ di luglio. Bond vestirà Tom Ford. Nel frattempo se passate da Londra, la mostra al Barbican è un passaggio obbligato.

Designing 007: Fifty Years of Bond Style
Londra
Barbican Centre
6 Luglio – 5 Settembre 2012

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Per festeggiare il suo anniversario con “Skyfall”, 007 ritorna a Istanbul e punta al record d’incassi. Grazie alla concentrazione assoluta di Daniel Craig

Quindici Audi distrutte e sei Landrover a pezzi. Per una sola scena. Perché, come sempre, la stella di James Bond brilla quanto più si allunga la lista delle spese di produzione. Del resto, nessuno si sogna di badare a spese, proprio ora che ci sono da celebrare i 50 anni di 007, partito nel 1962 con Licenza di uccidere.

In Skyfall, titolo n. 24 del serial più fortunato della storia del cinema, sugli schermi in autunno, Bond torna a Istanbul per la terza volta dopo Dalla Russia con amore (1963, con Sean Connery) e Il mondo non basta (1999, protagonista Pierce Brosnan). Dopo la pausa forzata per l’insolvenza dei mitici Studi Mgm, la troupe ha invaso Istanbul, dove la centralissima Sultanahmet Square è rimasta off limits per settimane.

Ma ora i set sono alle battute finali. Il nuovo Bond, affidato alla regia del talentoso Sam Mendes (American Beauty, American Life) secondo le intenzioni dell’inglese Eon Productions (che gestisce copyright e marchio 007 d’intesa con Columbia e Sony), dovrà lasciare il segno. E mettere in sicurezza i conti per i prossimi 10 anni. L’anteprima mondiale è fissata il 26 ottobre a Londra.

Si doveva girare anche in Sudafrica e in India, nel distretto di Sarojini Nagar a New Delhi e tra Goa e Ahmedabad. Ma il Sudafrica è saltato. Dell’India la Eon conferma metà programma. Sicure invece le location a Shanghai e su un’isola abbandonata di fronte a Nagasaki, in Giappone. Negli Highlands scozzesi, a Duntrune Castle, contea di Argyll e Glencoe, le sequenze finali.

Il budget, a oggi, è ufficialmente di 150 milioni di dollari. Comunque 50 in meno del precedente Quantum of Solace. E voci assai vicine alla Eon confermano la fiducia in un record d’incasso assoluto (per la serie) da superare entro gennaio 2013: 700 milioni di dollari sono sulle bocche, e nei sogni, di molti manager. Il Boss della produzione Michael G. Wilson conferma l’altra particolarità di Skyfall. “La presenza di una troupe su ogni set per racchiudere quest’anniversario in un documentario”.

La strategia sicura è puntare sul collaudato, che non significa però essere prevedibili. Il volto resta quello di Daniel Craig (del resto i suoi Casino Royale e Quantum of Solace hanno battuto tutti i record, con 580 milioni di dollari di media a uscita), ma c’è Javier Bardem nel ruolo del cattivo Raoul Silva. E chi ha in mente la sua interpretazione dello psicopatico di Non è un paese per vecchi dei fratelli Coen, sa cos’è un Bardem cattivo.

Dalla parte del bene ci sarà Judy Dench nel tailleur stretto di “M”, boss dell’M16, comandante in capo di Bond (per la settima volta nella parte) e Ralph Fiennes è Mallory, altro pezzo grosso di Sua Maestà britannica. Torna il simpatico ‘Q’, braccio destro di Bond, inventore per anni sparito dalla serie, che ora ha il volto seducente di Ben Whishaw, e Albert Finney è Kincade.

Due le nuove Bond Girl (l’etichetta che sta a 007 come Andy Warhol alla Pop Art). Sévérine ha le sembianze francesi di Bérénice Marlohe, che spiega: “Definire una Bond Girl “glamour ed enigmatica” è un cliché sicuro. Io mi sono isipirata alla Xenia Onatopp di Famke Janssen”, l’attrice e modella olandese protagonista di GoldenEye (Bond n. 18, 1995).

L’altra, Eve, agente M16 sul campo, ha le radici giamaicane e le ciglia da cerbiatta di Naomie Harris (Pirati dei caraibi e Ninja Assassin), che la definisce “una donna eccezionale, un personaggio avvincente, uno dei pochi a tenere testa a Bond”. La novità meno scontata di Skyfall è Sam Mendes, 46enne regista nato e cresciuto alla Royal Shakespeare Company, diventato celebre al cinema per lo studio dell’America dei sobborghi.

Perché Bond? Dopo l’Oscar per American Beauty lo aspettava una comoda carriera su misura nel cinema d’autore, ma Mendes fa il suo dovere ripetendo mille volte che per lui la scissione tra cultura alta e pop è carta straccia, non l’accetta. “Oggi in un Bond film è possibile incorniciare la storia in una narrazione importante, di qualità. Craig ha riaperto questa possibilità.

Improvvisamente c’è di nuovo un Bond vivo, umano, credibile”. D’accordo. Ma che succede in Skyfall? “Abbiamo una storia molto brillante, che non posso, nessuno della crew può, rivelare. Neanche un dettaglio”, fa sapere alla stampa Daniel Craig. “Wait and see”, aggiunge. L’attore parla poco ma non nasconde di godersi il circo. La stampa turca ha scritto che scene come quelle girate a Istanbul non si erano mai viste.

Insomma sarà la parte turca di Skyfall, quella centrale, la più accattivante. Il sindaco della capitale ha dato carta bianca, e si son viste carovane di Land Rover sfrecciare nel mezzo dello storico mercato delle spezie, a un palmo dalla Moschea di Yeni Camii, sugli immancabili tetti del centro e giù nel Grand Bazaar. La sensazione è quella di un ritorno alla regia d’azione più classica, anche grazie a un budget altissimo, con centinaia di tagli rapidissimi che sullo schermo diventano un secondo.

“In definitiva è questo che il pubblico vuole da un film di 007”, ragiona Craig. “L’obiettivo è il vortice, il disordine perfetto, lo scompiglio, il caos geometrico “. Ma farlo bene è una cosa da artigiani. “Guai ad avere riguardi per le cose di valore, tipo i passanti (ma non facciamo male a nessuno, s’intende) o l’architettura. L’effetto dev’essere totale e dev’esserlo sempre di più, altrimenti addio competizione, addio Bond”.

Confida Craig che l’unicità di Skyfall sta nei tantissimi professionisti concentrati sul set. “Ognuno nel suo perimetro di competenza”. Perché un Bond film, e Skyfall più di sempre, dev’essere una macchina perfetta, “un impianto gigantesco e preciso”, un ingranaggio collettivo che traduce eccesso, distruzione, audacia in procedure organizzative.

L’estasi da adrenalina trasformata in settimane di paziente pianificazione. “I set sono come puzzle di diecimila pezzi. Ogni puzzle finito, è una scena di trenta secondi”. Istanbul è la città più amata da Ian Fleming, l’inventore di Bond. “La luce della luna sul Bosforo è qualcosa che non avevo mai visto in vita mia”, conferma Craig.

E giornalisti turchi in visita sul set hanno scritto di “orientalismi”. Che, come Mendes e Craig sanno, tra gli intellettuali turchi è una garbata offesa. “I film su 007 hanno sempre sfruttato le location. Ma le hanno anche celebrate”, annota Daniel. Per Mendes l’obiettivo è stato raggiunto: mostrare la bellezza storica di Istanbul e pure la sua sconcertante modernità. “Ma la città del 2012, non una fantasia del passato”.

L’attore ha imparato a essere James Bond. Chi lo ha seguito sul set di Skyfall ha ammirato la serietà, la concentrazione, mai viste prima. A 44 anni è la colonna della James Bond & Co: in due film ha imparato a essere 007. E conclude: “È stato un lungo viaggio. Ma ora sono arrivato. E la vista, da qui, mi piace moltissimo”.

Fonte:www.repubblica.it & www.gqitalia.it



Londra, Regno Unito – Caa invia più di 60.000 avvisi

(WAPA) – Il ministero della difesa inglese ha reso noto che personale della Royal Navy, della Royal Army e della Royal Air Force inizierà lo schieramento a difesa delle Olimpiadi di Londra domani, sabato 14 luglio 2012.

Oltre al personale già pronto, fonti-stampa rivelano che altre 3500 persone sono state richieste per garantire lo svolgimento dei Giochi nella più completa sicurezza.

Da domani inizierà anche la restrizione dello spazio aereo sopra e attorno alla città. La no-fly-zone sarà ampia circa 30 miglia e non coinvolgerà voli commerciali, il cui volo sarà stabilito in appositi corridoi.

Come parte dello schieramento, uno squadrone di elicotteri Sea King si sposterò alla base Raf di Northolt, mentre la portaelicotteri Hms Ocean ormeggerà sulle coste del Tamigi con una squadra di Royal Marine pronta all’intervento.

Sempre la base di Northolt è diventata il centro operativo per gli Eurofighter Typhoon, veri guardiani delle Olimpiadi.

Nel frattempo, la Caa (Civil Aviation Authority), il Nats (National Air Traffic Services e il ministero della difesa inglese hanno collaborato per informare tutti i piloti della restrizione dello spazio aereo in corso. In particolare la Caa avrebbe inviato un avviso informativo distribuito a più di 60.000 persone.

Se un aereo privato dovesse violare la restrizione, verrà immediatamente scortato fuori o, nel peggiore dei casi, abbattuto dai sistemi di terra o dagli aerei Eurofighter Typhoon in volo. (Avionews)
(2013)

Fonte:www.avionews.it


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