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13 Agosto 2015

La storica casa del Drake è da restaurare, “contagiata” da vaste infiltrazioni di umidità che risalgono dal sottosuolo. Il direttore Antonio Ghini: “L’intervento tocca alla Fondazione Mef. Con Politecnica cerchiamo di affrontare il problema”. Dall’anno scorso incremento del 40% dei visitatori.

di Stefano Luppi

MODENA. «La casa è vecchia, dunque qualche problema è inevitabile, ma è evidente che la ristrutturazione non deve essere stata delle migliori. Gli interni sono perfettamente antisismici, mentre i muri esterni sono danneggiati come si vede».

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Dire: vergogna, scempio, lavori all’italiana, menefreghismo e scaricabarile è solo fiato sprecato…

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“IL LAVORO E’ STATO INSUFFICIENTE“. «Evidentemente – conclude Bianchi – non siamo davanti a un lavoro sufficiente di un problema che comunque c’è da sempre. Ora non so che accadrà ancora la Fondazione Mefnon mi ha detto nulla».

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Al museo però non sottovalutano il problema anche se forse ora, nel momento di maggior presenza del turismo com’è agosto, occorrerà decidere come affrontarlo. «Si tratta – spiega il direttore del Mef Antonio Ghini – di lavori che competono alla Fondazione Mef e io ne ho parlato nei giorni scorsi quando ho incontrato il nuovo presidente della Fondazione, l’avvocato Fabrizio Corsini.

 

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È vero, questo problema delle efflorescenze biancastre c’è da sempre perché dal sottosuolo sale umidità: però già da tempo con Politecnica abbiamo messo in campo delle soluzioni che hanno attenuato il fenomeno.

Come si vede, infatti, nella parte di collegamento tra muro e terra si è attenuato. Resta il problema dell’altra parte, ma è segno che il metodo funziona, come ci hanno detto gli specialisti. Per l’intervento definitivo però non basterà ridipingere, ma interverremo a breve perché l’umidità è micidiale».
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QUI E’ NATO IL DRAKE. Un peccato trovare in questo stato i muri della casa dove il Drake è nato nel 1898 perché questo è ormai di gran lunga il museo più visitato di Modena e dopo il suo “gemello” di Maranello, è anche uno dei più visti nell’intera Emilia Romagna. «Questi sono gli aspetti che competono a me – conclude Antonio Ghini che dirige Maranello oltre al Mef – e devo dire che siamo felici di come stanno andando le cose sul fronte visite.

 

Lo scorso anno abbiamo totalizzato 91000 mila visite, mentre quest’anno a dicembre senz’altro supereremo la cifra. Facendo un contro con l’agosto 2014 siamo a un più 40%».

 

Fonte: http://gazzettadimodena.gelocal.it/


19 Luglio 2015

Finalmente dopo una lunga è laboriosa manutenzione lo Zlin Akrobat Z-526 AFS I-IOIO (c\n 1330) ritorna a volare .


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GUARDA VIDEO

www.youreporter.it/video_Vola_IOIO_vola_Zlin_Akrobat_Z-526_AFS_I-IOIO

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Sabato mattina attorno alle 10,30 dopo la prova motori  lo Zlin rulla sulla pista29 dell’Aeroporto di Modena-Marzaglia per poi decollare alla volta dell’Aero Club di Sassuolo ai comandi del suo proprietario.

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P.G.


16 Agosto 2014

 Più che un’officina, la sua sembra un laboratorio: tutto è pulito e in ordine, dai motori ai bulloni, non c’è polvere né confusione.«Ma è normale – dice -, qui di morchia non ce n’è, non sono come i motori delle auto». Il mago dei motori degli ultraleggeri con la passione per il podismo

Lui è Andrea Minari, titolare della Micriflight di Baganzola, La sua officina non è solo un Centro di Servizio Autorizzato per la Manutenzione e Revisione dei Motori Rotax per aerei ultraleggeri: è stato il primo centro del genere nato in Italia, nel 1979 e, ancora oggi, è uno dei pochi presenti sul territorio nazionale. Pilota di volo libero, parapendio, paramotore, aviazione generale, paracadutista militare e civile, Minari è considerato uno dei maggiori conoscitori dei Motori Rotax, a livello nazionale e non solo. Una professione nata per caso dalla passione di un ragazzino.

«Mi sono avvicinato al volo a 14-15 anni – racconta -, contagiato dalla passione di mio padre. Negli anni ‘80 mi sono dedicato al volo libero in deltaplano e poco dopo ho acquistato un ultraleggero. Quando ha avuto bisogno di manutenzione mi sono reso conto che in Italia non c’era nessuno in grado si occuparsene e così, tramite un importatore Rotax, Corrado Gavazzoni, mi sono rivolto direttamente alla ditta e sono andato in Austria a fare un corso di formazione. Una volta tornato ho capito che anche altri ultraleggeri avevano bisogno di manutenzione e così ne ho fatto un lavoro. Un lavoro che dura da 35 anni».

Nel frattempo ha iniziato a tenere dei corsi di formazione; tra gli altri anche la Brigata di cui ha fatto parte, che utilizzava speciali deltaplani per le incursioni notturne. «Difficile spiegare le emozioni che provo con il volo libero. Prima andavo in moto ma non c’è paragone: sei lassù, con il vento in faccia». «Il rischio di farsi male c’è ma non è il volo in sé ad essere pericoloso, né gli ultraleggeri, anche se in Italia questo è ancora un argomento tabù.

Di norma dipende dal pilota: sapesse quanti incidenti per lanciare fiori sulla casa della fidanzata!

Mi portano le eliche sfasciate e io le conservo tutte qui: come monito per me, e soprattutto per loro, di quello che non si deve fare in volo».

Tra le eliche della sua officina, Minari ne conserva anche una particolare: è quella di un dirigibile del 1920, trovata in una vecchia soffitta. «Durante la guerra le bruciavano per scaldarsi, strano che si sia salvata. Un antiquario la voleva comprare, ma ho rifiutato. E’ un pezzo straordinario».

Dopo anni a bordo degli ultraleggeri, ultimamente Minari è tornato alle origini e si diverte con il paramotore: «Puoi volare quando vuoi, bastano un caschetto da bici e un paio di occhiali da sole. E non hai bisogno di qualcuno che ti venga a recuperare».

E quando non vola, corre: «Ho fatto qualche gara, tra cui la maratona di Ney York – dice indicando il pettorale appeso in officina, insieme a quello della 30 km della Cariparma – ma ho smesso: non di correre, faccio 10 km ogni sera, ma non faccio più gare.

La verità è che alla domenica mattina preferisco dormire».

 

Fonte: www.gazzettadiparma.it

 


16 Dicembre 2012

Il solito sabato in Aero Club, il solito caffè ed i commenti sulla Cena Sociale svoltasi la sera prima.

Sì insomma un sabato qualunque di un pomeriggio qualunque .

Poi, la voce di Luca, mi sveglia dal torpore di un grigio ed indolente pomeriggio dicembrino.

Pier, vieni su …. Eh, risposta prevedibile, certo, grazie.

Saliamo, intirizziti dal freddo pungente, sull’I-MODU, vecchio caro Piper compagno di mille voli.

Al mio fianco l’onnipresente Valler, ai comandi Luca coadiuvato da Roberto, Istruttore in seconda della Scuola di Volo.

Tutto a posto lì dietro, chiede Luca allineando l’aeromobile sul “pettine” della “29”.

Sì ok, rispondiamo quasi all’unisono.

Manetta, via!

Decolliamo …  Flaps su riduzione e…  up a 1750 piedi ( poco più di 530 mt) su Rubiera siamo completamente in nube, Luca esegue una lenta, ma costante virata verso sinistra che ci riporta verso nord.

Le nubi si sfilacciano e da sotto il bordo di uscita dell’ala si comincia ad intravedere qualche sprazzo di panorama.

Saliamo a 2700 piedi (circa 800 metri) , nubi basse e foschia ci accompagnano.

Guardo fuori, a sinistra, ”l’ala del pilota” è diventata tutt’uno col grigiore del cielo, se non fosse per le due righe marrone e senape dipinte sul terminale alare che riprendono il motivo anni ‘80 della livrea del vecchio Piper, l’ala non si vedrebbe.

Invertiamo la rotta.

Luca: Ma… cosa sono quelle luci?Un ufo?

Due gelide luci bianche fendono la foschia a nostre ore 11

Roberto: boh sembra un aereo….

Poco dopo il dubbio si tramuta in certezza , Sono le luci dello stadio di Modena, continua Roberto, menando l’indice al cielo, Sì, continua Luca, è vero oggi gioca il Modena, dai che andiamo a vedere.

Una leggera “s” immaginaria dipinta nel cielo dal piccolo monorotore ci porta diretti sul campo di gioco.

Proseguiamo la rotta “ battendo le ali” sul “Braglia” in segno di saluto.

Avete fretta di rientrare,chiede Luca girandosi di tre quarti verso di noi.

Assolutamente no ;

Allora, facciamo un giro su Vignola poi rientriamo al campo , vi va bene….

Un’ altra leggera virata verso est ci porta a sorvolare dapprima la Via Emilia poi l’Autostrada .

Spilamberto sfila alla nostra destra, davanti a noi il verde marcio infarinato di neve della collina modenese, s’impasta col grigio cemento del gelido cielo invernale e un sottile nastro di luce arancione, come una freccia infuocata taglia l’orizzonte meridionale da est a ovest.

Un veloce passaggio sulla casa di Luca, un saluto, una battuta d’ala.

E’ ora di rientrare.

Modena, India Delta Uniform in finale .

Vento calmo numero uno a terra ..

Atterriamo.

.Rullando al parcheggio numero 3 mi accorgo che Giorgio si sbraccia al nostro indirizzo.

Luca, mi sa che dobbiamo rullare all’Hangar.

Riprendiamo il rullaggio e in pochi secondi siamo a fianco dell’Hangar 1.

Non appena scesi dall’aereo Marco e Giorgio agganciano il monomotore e lo spingono dentro l’officina, è ora di fare manutenzione…..

GUARDA VIDEO E FOTO

http://www.youreporter.it/video_Dentro_e_fuori

http://www.youreporter.it/video_Dentro_e_fuori_2

Per www.aeroclubmodena.it

Piergiorgio”pierinoinflight”Goldoni


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