McDonnell Douglas

27 Novembre 2013

McDonnell Douglas (BOEING) F-15C “EAGLE”

Il McDonnell Douglas F-15 Eagle è un caccia per superiorità aerea statunitense. Portato in volo per la prima volta nel 1972 ed entrato in servizio nel 1976, è tuttora utilizzato dall’Aeronautica Statunitense (USAF), da quella Israeliana, Giapponese, Saudita, della Corea del Sud e di Singapore.

File:F-15, 71st Fighter Squadron, in flight.JPG

Una variante dell’F-15 è l’F-15E Strike Eagle, un cacciabombardiere entrato in servizio nel 1988

Storia del progetto

Le origini dell’F-15 possono essere fatte risalire agli anni cinquanta quando lo Strategic Air Command dell’USAF formulò la richiesta per un bombardiere pesante d’alta quota in grado di volare 3 volte più veloce del suono (Mach 3) portando così alla realizzazione dell’impressionante aereo XB-70 Valkyrie che effettuò il primo volo il 21 settembre 1964.

Sebbene il progetto fosse presto cancellato a causa della perdita di un prototipo e per la sopravvenuta inutilità dell’aereo dovuta alla nascita dei missili balistici intercontinentali, oltre che per il fatto che non si trovava il modo di raffreddare a sufficienza il vano portabombe per ospitarvi ordigni bellici, la sorpresa e la paura per un aereo dalle prestazioni simili crearono un comprensibile sconcerto in Unione Sovietica che formulò a sua volta una richiesta per un mezzo in grado di fermare questa nuova minaccia, oltre che il bisonico B-58 Hustler allora in servizio operativo.

La richiesta sovietica portò alla realizzazione del caccia intercettore MiG-25, un aereo in grado di volare a Mach 2,83 e di surclassare in prestazioni qualsiasi aereo da caccia statunitense.

Restava poi l’esigenza di contrastare le macchine da ricognizione strategica realizzate dagli USA, in particolare la famiglia di ricognitori-caccia intercettori che portò all’entrata in servizio del SR-71 Blackbird.

Comunque sia, dopo la presentazione nel 1967 di numerose macchine della nuova generazione sovietica, in verità in maniera affrettata visto che si trattava quasi esclusivamente di prototipi, e del MiG-25 in particolare, fu chiaro agli Stati Uniti il bisogno di un nuovo apparecchio in grado di far loro riconquistare la superiorità aerea (termine appunto coniato per l’F-15). Questo anche per via della sopravvalutazione fatta dai servizi di intelligence statunitensi, non si sa quanto in buona fede e quanto invece interessati a far confluire denari all’industria bellica statunitense.

Il primo F-15A volò nel luglio 1972 mentre esattamente un anno dopo (luglio 1973) volò il primo F-15B biposto. Il primo F15B fu consegnato nel novembre 1974 e nel gennaio 1976 fu consegnato il primo aereo destinato ad uno squadrone da combattimento.

I modelli F-15C (monoposto) e F-15D biposto entrarono nell’inventario dell’USAF nel 1979. Queste nuove varianti avevano un nuovo pacchetto di miglioramenti, più i serbatoi esterni e un peso massimo al decollo maggiore. Nel febbraio 1983 è iniziato un programma di miglioramento con l’aggiunta di un nuovo radar e l’installazione delle versioni più recenti dei missili.

Per molti anni l’F-15 Eagle è stato definito “The Uncompromised Fighter” (Il Caccia senza Compromessi). Tale appellativo fu coniato per mostrare a tutti che non si badò a spese nella realizzazione del progetto ma anzi si investirono ingenti risorse per ottenere il meglio del meglio per l’epoca.

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F-15 Strike Eagle Best Sounding Military Jet

http://www.youtube.com/watch?v=qYUb5jKT0KM

Primati

L’F-15 ha battuto, in una versione appositamente preparata e alleggerita, un gran numero di record di velocità e salita in quota, strappandoli al MiG-25 sovietico (per poi vederseli sfilare di nuovo ma dal Su-27), con prestazioni come quella della quota di 30 500 metri raggiunti in circa 4 minuti.

Questa macchina detiene il record di abbattimenti senza perdite con 104 aerei avversari abbattuti in combattimento aria-aria senza che venisse mai abbattuto un solo F-15. La maggior parte di queste vittorie sono state ottenute da piloti israeliani durante la guerra in Libano (anni 1980) contro i MiG-21 e i MiG-23, altre 33 dall’USAF (Iraq 1991 e Jugoslavia 1999) e 2 dalla RSAF (Iraq 1991).

Solo qualche F-15 è in effetti stato abbattuto da un missile: un F-15 giapponese è stato distrutto da un compagno durante un addestramento con armi reali, due F-15E da bombardamento sono stati abbattuti dalla contraerea durante la prima Guerra del Golfo (1991) e uno è andato perso (pare per un errore umano oppure fuoco di contraerea) durante l’invasione dell’Iraq (2003).

Un altro record non ufficiale è senz’altro quello del danno peggiore sostenuto senza precipitare. Il 1º maggio 1983, durante un addestramento, un A-4 Skyhawk urtò un F-15D israeliano esplodendo e tranciandone l’ala destra a circa 0,6 m dalla radice. Disobbedendo agli ordini che lo obbligavano ad eiettarsi e a lasciare il velivolo, il pilota (che successivamente affermò di non essersi reso conto della gravità del danno a causa dei vapori di carburante che fuoriuscivano dall’ala spezzata, altrimenti si sarebbe eiettato) fu in grado di far atterrare a quasi 400 chilometri orari l’aereo grazie all’ampia superficie orizzontale della fusoliera e alla potenza dei motori.

Futuro

Gli F-15C e D ancora in servizio nell’aeronautica militare statunitense stanno per essere rimpiazzati col più recente F-22 Raptor, che però è stato finora ordinato in un numero insufficiente di macchine, per via di difficoltà tecniche e del costo unitario elevatissimo. Sembra invece che gli F-15E, essendo entrati in servizio a partire dal 1988 e fino a circa 4 anni dopo, rimarranno nell’inventario dell’USAF ancora per decenni, poiché semplicemente non si sa come sostituirli (gli F-22 sono pochi già per i reparti da caccia, il ruolo di cacciabombardieri non sarebbe davvero agevole da svolgere ora che gli ordinativi sono progressivamente calati da 750 a 648, poi 450, 336 e infine a 187).

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F-15 Jets in HD – 1080p

http://www.youtube.com/watch?v=DsUKeqjFQM8

Quanto al futuro si vedrà se la Boeing, attuale detentore del progetto F-15, riuscirà a vendere alcuni esemplari dell’ultima versione di questo velivolo, l’F-15 Silent Eagle, caratterizzato esternamente da una certa stealthness, da un vano di carico interno per gli armamenti e da una doppia deriva divergente.

File:F-15 wingtip vortices.jpg

Tecnica

L’alta manovrabilità, velocità ed autonomia, come anche la grande visuale garantita al pilota, sono dovute ad un eccellente ed equilibrato disegno efficace nell’armonizzare al meglio ogni desiderabile caratteristica per un caccia moderno, sia pure con il risultato di un velivolo estremamente grande e costoso.

Motori

I motori sono turbofan PW F 100 o GE F 110 nei loro vari modelli da 10-13 tonnellate di spinta statica, inizialmente, con dei problemi di affidabilità non indifferenti per il F-100. Le prese d’aria sono a sezione rettangolare, ed hanno un complesso meccanismo di variazione per adattarle alle condizioni di volo (lo stesso vale per gli ugelli di scarico dei motori).

File:F-15 Eagle Cockpit.jpgL’altissimo rapporto potenza-peso, caratteristica data dai motori di nuova generazione quali gli F-100 e la bassa resistenza aerodinamica, consentono di mantenere maggiormente la velocità e la quota di quanto fosse possibile con i modelli precedenti. Le manovre caratterizzate da un elevato numero di “G” (accelerazione espressa in relazione a quella di gravità terrestre, 9,81 m/s2) hanno modo di erodere rapidamente l’energia di manovra della macchina, per via dell’attrito prodotto dal movimento non lineare attraverso l’atmosfera. Il McDonnell Douglas F-4 Phantom perde energia in pochi secondi e non può mantenere il massimo livello d’accelerazione teoricamente possibile, circa 8 G. L’Eagle può tenere la velocità compensando l’attrito con la potenza dei motori, e questo rende le prestazioni molto superiori nel combattimento aereo.

Sistemi e impianti

L’ avionica include un Head-up display (display a testa alta, dove le informazioni sono proiettate sullo schermo a riflessione dell’abitacolo), un radar molto avanzato, un sistema di navigazione inerziale, strumenti di volo e per la guerra elettronica, un sistema di difesa attivo (ALQ-135) e passivo (ALR-56) con antenne, processori e lanciatori di chaff e flare della serie ALE, sistema di comunicazioni ad alta frequenza, sistema di navigazione tattico e sistema di atterraggio strumentale.

File:F-15 vertical deploy.jpg

Inoltre sono installati un sistema di identificazione amico-nemico, un sistema di contromisure elettroniche e un computer principale che in origine aveva 26 kb di RAM, poi incrementati a 96 e dal 1988 a 1024. Da tenere presente che queste prestazioni apparentemente modeste devono essere garantite in condizioni di volo ed operative assolutamente non presenti negli ambienti d’impiego “da ufficio” (non esistono HD con una soglia di tollerabilità di 10 G, per esempio, gli stessi computer portatili superano di poco i 2).

L’head-up display (HUD) proietta tutte le informazioni essenziali di volo in maniera visibile in ogni condizione di luce permettendo al pilota di seguire ed abbattere gli aerei nemici senza mai dover abbassare lo sguardo sulla strumentazione interna dell’aereo.

Il versatile radar Doppler APG-63 (o APG-70) può intercettare sia aerei che volano più in alto dell’F-15 che più in basso senza confondersi con i rilievi del terreno, sfruttando la differenza di ritorno degli echi tra oggetti fissi e in movimento. Una volta acquisito il bersaglio le informazioni vengono inoltrate al sistema di bordo per l’effettivo utilizzo dell’armamento. Nel caso di combattimenti ravvicinati il radar delle versioni recenti (APG-70, APG-63V) è persino in grado di identificare l’aereo grazie alla tecnologia NTCR, e informarne il pilota tramite l’HUD.

È possibile una mappatura del terreno, almeno con le versioni migliorate, ma con l’APG-70 si può realmente scoprire bersagli al suolo da decine di chilometri in condizioni ognitempo. L’aereo nelle versioni d’attacco ha una strumentazione molto migliorata rispetto al modello originale, che tra l’altro latitava in termini di schermi multifunzione per sostituirsi alla tecnologia analogica vecchia di decenni. Qui invece la macchina è derivata dal modello “D” biposto e ha 3 schermi CRT nel posto anteriore e 4 in quello posteriore, con le migliori tecnologie dell’epoca per il corretto interfacciamento uomo-macchina. Disponibile anche il sistema di attacco-designazione esterno LANTIRN.

In caso di attacco nemico il computer di bordo è in grado di prendere autonomamente inoltre le necessarie contromisure elettroniche interagendo con la libreria di bordo per attivare le opportune contromisure ed informare i piloti al tempo stesso.

Per gli F-15 C e D sono stati progettati 2 serbatoi aerodinamici esterni da installare ai lati delle gondole dei motori per aumentarne l’autonomia. Questi serbatoi “conformal” detti “fast pack” sono progettati per sopportare le stesse sollecitazioni dell’aereo e non degradano in maniera rilevante le prestazioni generali. Con 3200 litri in più di carburante per ogni serbatoio ausiliario, l’F-15 è in grado di prolungare di molto la sua presenza nell’area di combattimento lasciando liberi tutti i normali attacchi per le armi (i fast pack hanno attacchi per le armi poste esternamente), permettendo così di non ridurre il carico bellico. Sono usate dagli F-15 C, D ed E.

Avionica di missione dell’Eagle

  • Radar: APG-63 (F-15A/C/D), APG-64 (F-15B), APG-70 (C/D/E)
  • RWR: ALR-56
  • ECM: ALQ-128/135, ALE-45 (chaff e flare)
  • Radio, comunicazioni: IFF-APX-76 (interrogatore)/101, radio UHF/VHF, Datalink JTDS
  • HUD: AVQ-20

Superfici alari

L’ala è a pianta trapezoidale, quasi un delta puro ma con un bordo d’attacco caratterizzato da due differenti angoli, e un bordo d’uscita a leggera freccia. La superficie supera quella di qualunque altro caccia precedentemente schierato. Questo consente di avere un basso carico alare (rapporto tra peso e superficie alare), capace di abbassare la velocità minima di sostentamento e unitamente alla doppia deriva di semplice disegno, di rendere docile il velivolo nelle manovre.

Sistemi d’arma

L’armamento e i controlli di volo sono progettati per permettere ad una sola persona d’equipaggio di ingaggiare uno scontro aria-aria senza troppe difficoltà. Il sistema dei comandi di volo è ibrido idraulico-meccanico, capace di funzionare anche con avarie a bordo di una certa entità.

File:USAF F-15C fires AIM-7 Sparrow.jpg

Otto missili aria-aria possono essere installati sull’F-15, quattro ai lati della fusoliera e quattro ai piloni subalari. Un sistema d’arma automatico permette di far scegliere al computer l’arma migliore in ogni frangente e di informare il pilota attraverso l’HUD su quale arma sarà la prossima ad essere lanciata. Nel caso della versione d’attacco la capacità di trasporto anche di armamenti aria-suolo, già esistente ma non esercitata nel modello intercettore, raggiunge livelli di grande sofisticazione e un peso complessivo di 10 880 chili contro i 7 258 della versione standard. Sono disponibili praticamente tutte le armi tattiche standard dell’arsenale USAF e le bombe H tipo B-61 e successivi.

Solitamente l’Eagle viene armato con una combinazione di missili AIM-7 Sparrow e AIM-120 AMRAAM, oppure AIM-9 Sidewinder e AIM-120 AMRAAM più il cannoncino M61 Vulcan da 20 mm a canne rotanti sulla radice dell’ala destra.

Impiego operativo

Gli Eagle sono ben presto entrati inizialmente in servizio nei reparti di difesa aerea dell’USAF e poi con l’USAFE (la componente USAF dislocata in Europa). Le varianti F-15A e B furono utilizzate anche dall’aviazione israeliana durante la guerra in Libano del 1982 ottenendo una serie di successi contro l’aviazione della Siria, che ne risultava battuta e spiazzata tatticamente sopra la valle della Beqāʿ.

Le varianti F-15C, D ed E furono utilizzate dall’USAF e dalla RSAF durante la prima guerra del Golfo, l’operazione Desert Storm del 1991, abbattendo 36 aerei dei 39 distrutti durante tutto il conflitto, con 2 perdite causate dalla contraerea ai modelli cacciabombardiere (E). Quest’ultima veniva utilizzata principalmente di notte per l’attacco al suolo, inclusa la inconcludente caccia alle piattaforme mobili dei missili SCUD. Distrusse comunque uno sfortunato elicottero iracheno con una bomba a guida laser, ottenendo una vittoria aerea che è rimasta l’unica di questo modello.

Gli F-15 hanno partecipato al pattugliamento della No-fly zone in Iraq, alla guerra in Kosovo e ai recenti dispiegamenti statunitensi in Vicino Oriente (seconda guerra del Golfo e Afghanistan). Diversi gli scontri con le batterie missilistiche della contraerea irachena, che hanno tentato per anni di abbattere almeno qualche apparecchio anglo-statunitense, ma hanno subito pesanti distruzioni con missili e bombe laser, praticamente fornendo agli statunitensi il bersaglio “realistico” per testare i loro nuovi modelli via via sviluppati (gli iracheni invece erano costretti ad usare sistemi obsoleti e ben conosciuti dall’avversario).

Versioni sperimentali

File:F-15-vector.jpg

Nel marzo 1996, la NASA iniziò una serie di prove sulla vettorizzazione della spinta con ugelli orientabili. Questo accorgimento potrebbe portare ad un significativo aumento delle prestazioni, sia in ambito militare che civile.

La sperimentazione al centro ricerche sul volo Hugh Dryden (Dryden Flight Research Center) è parte del programma ACTIVE (Advanced Controls Technology for Integrated Aircraft) controlli avanzati per l’aeronautica, uno sforzo in collaborazione tra NASA, il laboratorio Wright dell’aeronautica USA, la McDonnell Douglas Aerospace (MDA) e la Pratt & Whitney Government Engines & Space Propulsion.

Le prove vennero eseguite su di un F-15B dell’USAF, con motore Pratt & Whitney F-100PW-229. Vennero introdotti gli ugelli a spinta direzionale grazie ai quali l’aereo era in grado, ruotandoli, di dirigere il flusso dei gas di scarico con un’inclinazione pari a 20° in ogni direzione, incrementando così sensibilmente la manovrabilità dell’aeromobile.

Utilizzatori

Attualmente il maggiore utilizzatore dell’F-15 è l’USAF che ha in inventario 604 apparecchi più altri 126 aerei nella Air National Guard (ANG, la forza aerea della United States National Guard). Altri utenti dell’F-15 sono Israele (oltre 90 F-15 e F-15I Thunder), Giappone (circa 200 F-15J costruiti su licenza in un modello ad hoc utilizzante elettronica parzialmente nazionale) e Arabia Saudita (62 F-15C ordinati a suo tempo, 24 ceduti dall’USAF durante la crisi del Golfo, e 72 F-15S versione cacciabombardiere del modello “E” con equipaggiamento ridotto causa pressioni israeliane). Singapore ha deciso di aggiornare la sua flotta con gli F-15T e le trattative sono ancora in corso. L’F-15K, una ulteriore versione modificata dell’F-15E, è stato ordinato dalla Corea del Sud con installati dei motori General Electric anziché Pratt & Whitney.

In generale resta valida l’osservazione che con questa generazione di macchine il rapporto costo-efficacia ha cominciato a dimostrarsi declinante, ovvero i benefici dati dalle tecnologie moderne hanno avuto un eccessivo costo per essere giustificabili. Infatti, anche non considerando l’inflazione, appare chiaro che il successo dell’F-15 non ha eguagliato quello del predecessore F-4. Circa 1200 esemplari costruiti per 5 nazioni (almeno una con produzione su licenza) contro oltre 5 100 per almeno 12 (3 dei quali con produzione su licenza). A parte la manutenzione, il fatto è che se un F-4 costava poco più di un milione di dollari nel 1962, e circa 6 nel 1978, un F-15C nel 1983 raggiungeva i 30 e da allora non ha fatto altro che aumentare. L’F-22, che costerà forse oltre 200 milioni non potrà che peggiorare le cose. Non è un caso che i clienti del Phantom hanno preferito spendere alcuni milioni (tipicamente, tra 2 e 6) per aggiornare le loro macchine dando loro capacità operative tipiche di un modello dell’ultima generazione (come nel caso delle versioni tedesche, turche, israeliane e giapponesi).

Attuali utilizzatori di F-15 in azzurro, F-15E in rosso, entrambi in blu scuro
Operatori e versioni:
  • Stati Uniti United States Air Force (compreso l’Air Combat Command)
    • F-15A – 373 – versione iniziale monoposto (inclusi 18 “YF-15As”)
    • F-15B – 59 – versione iniziale biposto (inclusi 2 “TF-15As”)
    • F-15C – 408 – versione migliorata monoposto
    • F-15D – 62 – versione migliorata biposto
  • Israele Israeli Air Force
    • F-15C – 18 – versione dell’F-15C per Israele
    • F-15D – 13 – versione dell’F-15D per Israele
  • Arabia Saudita Royal Saudi Air Force
  • Giappone Japan Air Self-Defense Force
    • F-15J – 203 – versione dell’F-15C per il Giappone, molti costruiti dalla Mitsubishi
    • F-15DJ – 20 – versione dell’F-15D per l’Giappone, molti costruiti dalla Mitsubishi
  • Corea del Sud Daehan Minguk Gonggun
    • F-15K – 51 ( + altri 9 in totale 60 aerei)- versione migliorata dell’F-15E biposto
Totale: 1281 (1290)

McDonnell Douglas (BOEING)F-15 Eagle

Descrizione
Tipo aereo da caccia
Equipaggio 1 o 2 piloti a seconda della versione
Costruttore Stati Uniti McDonnell Douglas
Data primo volo 27 luglio 1972
Data entrata in servizio 9 gennaio 1976
Utilizzatore principale Stati Uniti USAF
Altri utilizzatori Giappone JASDF
Arabia Saudita RSAF
Israele IAF
Esemplari 1 230
Costo unitario 43 milioni US$
Altre varianti F-15E Strike Eagle
F-15SE Silent Eagle
F-15 STOL/MTD
Dimensioni e pesi
File:F-15 Eagle drawing.svg
Lunghezza 19,43 m (63 ft 9 in)
Apertura alare 13,0 m (42 ft 10 in)
Altezza 5,63 m (18 ft 6 in)
Superficie alare 56,5 m² (608 ft²)
Peso a vuoto 12 700 kg (28 000 lb)
Peso carico 20 200 kg (44 500 lb)
Peso max al decollo 30 845 kg (68 000 lb)
Propulsione
Motore 2 turboventola
Pratt & Whitney
F100-220
con postbruciatore
Spinta da 77 a 111 kN ciascuno
Prestazioni
Velocità max 2,544 Ma
(2 701 km/h in quota)
Velocità di salita 254 m/s
Autonomia 3 450 km
Raggio di azione 1 967 km
Tangenza 20 000 m
Armamento
Cannoni 1 M61 Vulcan da 20 mm
Missili aria aria:
2 AIM-7 Sparrow
4 AIM-9 Sidewinder
4 AIM-120 AMRAAM
Piloni 2 sub-alari
(a triplo binario)
5 sotto la fusoliera
Pod AN/ALQ-131 ECM
AN/ALQ-128 EWWS
AN/ALE-45 Chaff/Flare

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McDonnell Douglas (BOEING) F-15E “STRIKE EAGLE”

File:F-15E on patrol over Afghanistan - 081107-F-7823A-141.jpgIl McDonnell Douglas F-15E Strike Eagle (aquila d’attacco in inglese), è un cacciabombardiere biposto sviluppato a partire dall’ F-15 Eagle e prodotto, sul finire degli anni ottanta, dall’azienda statunitense McDonnell Douglas.

Progettato per svolgere compiti d’interdizione aerea ed attacco al suolo, ha effettuato il suo primo volo l’11 dicembre 1986 entrando in servizio nell’USAF nel 1989. Utilizzato in tutti i conflitti a partire dalla prima Guerra del Golfo nel 1990, è in grado di operare autonomamente in territorio ostile; sostituisce, nelle file dell’United States Air Force, l’F-111 Aardvark.

Sviluppo

Nel marzo 1981, la United States Air Force diramò il bando di concorso per il programma ETF (Enhanced Tactical Fighter) in cui si richiedeva la realizzazione di un nuovo velivolo volto a sostituire le prime batch dell’ Aardvark; il requisito iniziale reso noto dalle autorità, fu di 392 esemplari.

File:McDonnell Douglas F-15E Prototype 060905-F-1234S-024.jpgSecondo quanto redatto nel bando, il velivolo doveva essere in grado di compiere missioni di lunga durata su territorio ostile, senza che si rendesse necessaria, in sua protezione, la presenza di altri aeromobili di scorta o da guerra elettronica.

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F-15E: Female pilots at Bagram AF

http://www.youtube.com/watch?v=D4f-yYSVZCE

La General Dynamics propose quindi l’F-16XL, velivolo derivato dal Fighting Falcon, mentre la McDonnell Douglas sottopose alla giuria una versione da attacco al suolo del caccia da superiorità aerea F-15 Eagle, frutto della proficua collaborazione con la Hughes Aircraft.
Il 24 febbraio 1984, grazie ai minori costi di progettazione ed ai maggiori margini di sviluppo dovuti all’utilizzo di una cellula di nuova concezione, l’USAF annunciò la vittoria dell’F-15E Strike Eagle. Il primo volo avvenne l’11 dicembre 1986; il primo esemplare di serie venne consegnato al 405th AEW, di base in Arizona sulla Luke Air Force Base, nell’aprile 1988.
L’F-15E, ricevette infine lo standard IOC (Initial Operational Capability) il 30 settembre 1989 sulla Seymour Johnson AFB, nel North Carolina, con le insegne del 4th TFW e del 336th TSF.

In seguito agli importanti aggiornamenti avionici introdotti dall’F-15E Radar Modernization Program, riguardanti l’imminente installazione del radar AN/APG-82 AESA (Active Electronically Scanned Array) prodotto dalla Raytheon, il limite della vita operativa degli Strike Eagle è stato incrementato fino al 2025. Attualmente, non essendo stato ancora designato il successore di questo velivolo, l’USAF ha indetto un concorso per lo sviluppo di un cacciabombardiere medio-pesante.
Infatti al contrario dei Raptor, che rimpiazzeranno i rimanenti F-15C/D, i Lightning II non andranno a prendere il posto dello Strike Eagle poiché più propensi a svolgere missioni affidate ad altre tipologie di velivoli quali gli F-16 Fighting Falcon e gli A-10 Thunderbolt II.

Tecnica

File:McDonnell Douglas F-15E First production F-15E (SN 86-0183) in flight 060905-F-1234S-026.jpgLo Strike Eagle è un velivolo bimotore ad ala media dalla cui fusoliera spiccano le due inconfondibili derive di coda parallele. Nel corso della sua carriera, ha confermato la reputazione di aereo particolarmente versatile riuscendo ad ereditare le qualità aria aria e di autodifesa del suo predecessore. Ciò è un fatto non da poco, considerando che i particolari compiti di bombardamento (in gergo aeronautico deep strike), a cui era chiamato il nuovo F-15E, erano ben diversi da quelli di superiorità aerea originariamente richiesti all’ Eagle.

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F-15E Strike Eagle Demo @ Planes of Fame 2011

http://www.youtube.com/watch?v=iElOq_Lgp64

Caratteristica del velivolo è la configurazione biposto in tandem, presente su ogni esemplare; la postazione posteriore ospita il WSO (Weapon Systems Officer) il quale, ricoprendo anche il ruolo di navigatore, ha il compito di gestire le apparecchiature durante le operazioni aria suolo. Il “wizzo” inoltre, ha a disposizione vari display multifunzione sui quali vengono visualizzate le informazioni provenienti dal radar, dalle ECM (Electronic Counter Measures), dai pod di navigazione infrarossa, e dal Global Positioning System.

File:F-15e cockpit.jpgSfruttando le capacità del radar AN/APG-70, oggi in fase di sostituzione con il più moderno AN/APG-82 AESA, il sistema di puntamento permette all’equipaggio di ingaggiare simultaneamente più bersagli sia a terra che in aria: ciò è possibile grazie alla memorizzazione dell’area bersaglio che, pur rimanendo sotto la supervisione del WSO, permette al pilota di commutare il sistema in modalità aria-aria rilevando ed ingaggiando le eventuali minacce aeree. La dotazione avionica base, inoltre, prevede l’utilizzo di due pod LANTIRN (Low Altitude Navigation and Targeting Infra-Red for Night), montati esternamente al velivolo; questi permettono di volare a basse altitudini, in ogni condizione climatica e di luce, facilitando la localizzazione e la successiva neutralizzazione dei bersagli, fino a circa 15 km di distanza, usufruendo di numerose tipologie di armi guidate e non.
Utilizzato in modalità notturna, il sistema proietta sull’ Head-Up Display le immagini riprese dai pod ovviando allo scarso visus del pilota in condizioni di volo simili.
Un INS (Inertial Navigation System), infine, si appoggia ad un giroscopio laser per monitorare costantemente la posizione del velivolo aggiornando strumentazione e la mappa digitale sui display multifunzione; altre funzioni del software di bordo, permettono anche la diagnostica del velivolo e l’operatività delle armi imbarcate.
La suite avionica si completa attorno al TEWS (Tactical Electronic Warfare System) pacchetto che integra tutti gli apparati di difesa, attivi e passivi, dell’aereo:
RWR (Radar Warning Receiver);
ALQ-131 ECM (Radar jamming);
Chaff e Flare.

A differenza dei precedenti aerei da combattimento, come l’F-14 Tomcat e l’F-4 Phantom II, l’abitacolo posteriore dello Strike Eagle è dotato di stick, controlli motore e strumentazione di volo completa, rendendo possibile anche al WSO di prendere il controllo del velivolo in qualsiasi evenienza.

File:F-15E LANTIRN pod.jpg

Per quanto riguarda la fusoliera, ha un serbatoio interno dalla capacità di circa 7 600 litri. La McDonnell Douglas ha aumentato l’autonomia installando due serbatoi esterni rimovibili, da 2 800 litri ciascuno, posti ai lati della fusoliera.
Vi è tuttavia la possibilità di imbarcare ancor più combustibile montando anche 3 serbatoi ausiliari da 2 300 litri, facendo levitare la quantità di carburante disponibile a circa 20 200 litri durante i voli di trasferimento.

A differenza dei serbatoi esterni convenzionali, questi non possono essere espulsi in caso di necessità, decretando un declino delle prestazioni dovute al peso ed al Cx maggiori.
Gli Strike Eagle, comunque, sono dotati di una bocchetta, a sinistra del canopy, per effettuare rifornimenti in volo tramite sonda rigida (Boom).

In grado di trasportare un vastissimo arsenale di armi, ingranditosi ulteriormente con lo sviluppo delle versioni d’esportazione, questo velivolo può portare a termine una enorme tipologia di missioni rispondendo pienamente ai requisiti necessari.
Oltre al carico bellico elencato per la versione originale dello Strike Eagle, corrispondente alla sigla F-15E, grazie ad ulteriori aggiornamenti, l’armamento attualmente imbarcabile è composto da:
Missili aria-superficie: SLAM-ER, AGM-154 JSOW, AGM-158 JASSM;
Bombe a grappolo: CBU-89 Gator, CBU-97, CBU-103 CEM, CBU-104 Gator, CBU-105, CBU-107;
Bombe guidate: GBU-15, GBU-27 Paveway III, GBU-31 JDAM, GBU-38 JDAM, GBU-51 Paveway II, GBU-54 Laser JDAM.

La propulsione del velivolo è garantita dai Pratt & Whitney F-100-PW-220 o F-100-PW-229, alloggiati in un vano motore universale in grado di ospitare qualsiasi versione del P&W F100 o del GE F110.

Impiego operativo

Stati Uniti

Operazione Desert Shield/Desert Storm

File:4thoperationsgroup-f-15es.jpg

L’ F-15E fu uno dei velivoli allertati dall’USAF, ed inclusi nella forza aerea di intervento immediato denominata Desert Shield, nell’agosto del 1990, per far fronte all’invasione irachena del Kuwait. In dotazione al 335th TFS Chiefs ed al 366th TFS Rocketeers, ricevettero ordine di prepararsi al rischieramento nel nuovo teatro operativo appena una settimana dopo l’invasione capeggiata dal leader iracheno Saddam Hussein. Il 336th incominciò le proprie missioni dalla base aerea omanita di Seeb, a 15 ore di volo dagli obbiettivi; nel corso delle esercitazioni svoltesi nei pressi della base, però, uno di questi velivoli precipitò assieme all’equipaggio durante un finto dogfight intrapreso assieme ad un Jaguar GR.1 della RAF; nel mese di dicembre i due Squadron furono trasferiti alla base aerea di Al Kharj in Arabia Saudita, avvicinandosi ulteriormente alle aree di conflitto.

File:USAF F-16A F-15C F-15E Desert Storm edit2.jpg

Nel primo giorno di guerra, una formazione di Strike Eagle, venne individuata ed attaccata, al crepuscolo, da tre MiG-23 e due MiG-29 della forza aerea irachena. Gli equipaggi degli F-15 a causa della scarsa traccia termica dei MiG lanciarono alcuni Sidewinder, senza successo, e rinunciarono al tiro non riuscendo a rilevare con precisione la posizione dei loro gregari. Tuttavia un missile di origini sconosciute, abbatté uno dei MiG-23 il quale precipitò impattando al suolo. Venne abbattuto anche un MiG-29 ed il pilota iracheno del secondo velivolo, marcato da vicino da un F-15E, decise di eiettarsi per non ingaggiare un combattimento anche con gli F-14 Tomcat della US Navy presenti nell’area.

File:Multiple F-15E parked during Operation Desert Shield.jpg

Il 17 gennaio 1991, 24 Strike Eagle attaccarono cinque siti di lancio SCUD nell’Iraq orientale perseverando nell’offensiva, durante la notte, anche con una seconda formazione composta da 21 velivoli. Nel corso della guerra l’ F-15E compì svariate missioni notturne con l’obbiettivo di localizzare e neutralizzare le postazioni dei missili SAM dell’esercito iracheno, in grado di minacciare le nazioni vicine. Tuttavia, le postazioni mobili degli SCUD erano di difficile localizzazione: una volta rilevate dai JSTARS in volo, all’arrivo degli Strike Eagle, erano già state fatte evacuare. Per questo motivo, gli equipaggi degli F-15E, furono chiamati a compiere bombardamenti sistematici e costanti nelle zone ad alto rischio scoraggiando le truppe nemiche a schierare i lanciatori a disposizione.

Nella notte del 18 gennaio, nel corso del bombardamento di una raffineria vicino Bàssora, un F-15E venne abbattuto assieme all’equipaggio. I piloti che presero parte all’azione, affermarono che quella fu la missione aerea più difficile dell’intera guerra poiché l’impianto petrolifero era difeso da un consistente numero di postazioni missilistiche SA-3, SA-6, SA-8 e dalla contraerea. Due giorni più tardi un secondo ed ultimo Strike Eagle venne abbattuto da un missile iracheno SA-2; l’equipaggio del velivolo sopravvisse all’attacco e per svariati giorni sfuggì alla cattura nemica. Tuttavia, nonostante fossero riusciti a prendere contatto con due velivoli della coalizione, non poterono essere soccorsi dagli uomini del Combat SAR poiché uno di loro non si era identificato correttamente con il codice fornitogli prima della missione. L’equipaggio, infine, venne fatto prigioniero.

Quarantadue giorni più tardi, il 1º marzo 1991, venne diramato l’ordine del cessate il fuoco e furono istituite le No-fly zone nell’Iraq meridionale e settentrionale. Nonostante ciò, gli elicotteri iracheni attaccarono gli insediamenti dei rifugiati Curdi mentre gli F-15E, impiegati nelle zone vietate al traffico aereo, assistettero impotenti al massacro di 600 civili nel villaggio di Chamchamal. Gli Strike Eagle non poterono intervenire perché non autorizzati ad aprire il fuoco ed imbrigliati dalle rigide regole d’ingaggio; in tutta risposta compirono numerosi passaggi radenti nella speranza di provocare, con la turbolenza generata, la rottura dei rotori. Gran parte di questi tentativi non resero i frutti sperati riportando solo l’abbattimento di un Hind schiantatosi al suolo.
Quando l’USAF venne a conoscenza di queste attività, pose una quota limite di 3000 metri ai voli degli Strike Eagle nella regione. Quest’ultimi presero parte anche alle operazioni Provide Comfort e Provide Comfort II.

Operazione Northern Watch/Southern Watch

Al termine di Desert Storm, vennero istituite due aree, controllate direttamente da velivoli USAF e RAF, in cui il traffico aereo civile e militare era espressamente vietato. L’ F-15E costituiva la base della forza aerea istituita per far rispettare queste restrizioni, rischierandosi in Turchia, sotto le insegne di vari Squadron, dal 1993 al 1998: 494th Fighter Squadron Black Panthers, 492nd Fighter Squadron Madhatters, 391st Expeditionary Fighter Squadron.
Nel gennaio del 1993, una piccola formazione di Strike Eagle in pattugliamento distrusse una postazione missilistica SA-3 irachena, poiché trasagrediva il trattato del cessate il fuoco al di sotto del 32º parallelo nord.

Largamente impiegato a supporto di entrambe le operazioni nei cieli mediorientali, si contraddistinse per la sua flessibilità grazie alle capacità di carico elevate ed alla gran varietà di armamenti utilizzabili.

Nel dicembre 1998, prese parte all’Operazione Desert Fox resasi necessaria a seguito del categorico rifiuto, inoltrato da Baghdad, di acconsentire le ispezioni dell’UNSCOM. Il 28 dicembre, tre F-15E sganciarono due GBU-12 ciascuno su postazioni missilistiche di terra ed al termine dell’Operazione Desert Fox, non avendo fine le violazioni irachene, gli Strike Eagle compirono diversi strike su obbiettivi sensibili: il 24 ed il 26 gennaio 1999, vennero impiegati in azione anche gli AGM-130 nei pressi di Mossul.

Operazione Deny Flight/Allied Force

File:Afghanistan Flyover, F-15E from 391st Expeditionary Fighter Squadron deploys flares during a flight over Afghanistan, Nov. 12, 2008.jpgL’Operazione Deny Flight, attuata per volere dell’ONU nel 1993, consisteva nel delimitare, al di sopra della Bosnia ed Erzegovina, uno spazio aereo interdetto al volo sia civile che militare per porre un freno alla rapida escalation politico-militare avvenuta nei Balcani. Nell’agosto del 1993, entrò in vigore la risoluzione delle Nazioni Unite che vietava il sorvolo dell’area a qualsiasi aeromobile ad ala fissa o rotante non in possesso dell’autorizzazione delle forze della coalizione; gli F-15E del 492nd e 494th Fighter Squadrons, facenti parte del pacchetto d’intervento, furono dispiegati sulla base dell’Aeronautica Militare Italiana  di Cervia Pisignano, sege del 23° Gruppo C.I.O.  del 5°Stormo.

Dal tardo 1993, la NATO ordinò agli Strike Eagle di bombardare vari obiettivi serbi in Croazia: nel dicembre dello stesso anno, questi velivoli furono mandati a neutralizzare due siti di lancio di missili SA-2 che avevano aperto il fuoco contro due Sea Harrier FRS 1 appartenenti alla Royal Navy. Il 492nd ed il 494th compirono più di 2 500 sortite dall’inizio dell’operazione: il 30 ed il 31 agosto, vari bombardamenti furono effettuati nei dintorni di Sarajevo mentre il 9 settembre venne sganciata la prima GBU-15 imbarcata sugli Strike Eagle.

File:US Air Force 090120-F-6561S-001 F-15E's snowed in.jpgNel marzo 1999, prese il via l’Operazione Allied Force istituita per far fronte ai gravi disordini e soprusi in cui versava la popolazione kosovara.
Rifiutato l’ultimatum della NATO, 26 F-15E del 492nd e 494th effettuarono la prima sortita contro stazioni radar, contraerea e postazioni missilistiche delle forze armate serbe.

 I velivoli partecipanti al conflitto, erano basati, come in Deny Flight, ad Aviano o sulla base aerea di Lakenheath RAF in Gran Bretagna. Da quest’ultima, per i lunghi voli di trasferimento, molte delle missioni durarono circa 7 ore e 30 minuti con inclusi due rifornimenti in volo prima di giungere sull’obbiettivo.
Slobodan Milošević, presidente della Repubblica Federale della Jugoslavia, ordinò il ritiro delle truppe dal Kosovo nel giugno dello stesso anno.

Operazione Enduring Freedom

 
Un mese dopo l’attentato terroristico al World Trade Center l’11 settembre 2001, il 391st Fighter Squadron The Bold Tigers, su Strike Eagle, lasciò la base aerea kuwaitiana di Ahmed Al Jaber per prendere parte alla neonata Operazione Enduring Freedom volta ad eliminare le sacche terroristiche talebane in Afghanistan. Gli obbiettivi principali dei primi giorni di missione furono campi d’addestramento, bunker, costruzioni militari e depositi, distrutti da un vasto arsenale di Paveway ed AGM-130, sganciati da formazioni composte da coppie di F-15E ed F-16C. Una settimana più tardi, tutti i target prefissati erano stati neutralizzati e perciò divenne più difficoltoso decidere le nuove linee di condotta. Nonostante i talebani avessero accesso alle postazioni di SA-7 e utilizzassero degli FIM-92 Stinger, questi risultarono inutili finché gli aerei USAF operarono a più di 2 000 m d’altitudine. I siti SAM più importanti, posti presso le cittadine di Mazar-I-Sharif e di Bagram, erano stati già messi a tacere nei primi giorni della campagnia

File:Refueling an F-15E Strike Eagle.jpg

I velivoli, per le successive tre settimane, volarono esclusivamente in missioni di supporto alle forze alleate a terra impiegando in particolare le Mk 82 e le GBU-12 contro veicoli, convogli e milizie ribelli. Spesso si rese necessario l’uso del cannone interno alla fusoliera.

Il 7 gennaio 2002 il 391st FS tornò in patria lasciando spazio al 335th FS.

Missione particolarmente rischiosa fu quella intrapresa il 4 marzo in soccorso alle forze di terra in quella che sarà in seguito ricordata anche come la Battaglia di Punta Roberts, svoltasi durante l’Operazione Anaconda. Inizialmente, gli Strike Eagle decollarono su richiesta di CAS, col nominativo di “Texas 14“, per distruggere postazioni d’osservazione talebane. Sedici minuti più tardi, alle 01:41, “Mako 30”, la pattuglia che aveva inoltrato la richiesta d’aiuto, cominciò ad essere bersagliata da vari colpi di mortaio; presto si scoprì che il soldato in contatto con i velivoli non era un normale Forward Air Controller dell’US Army bensì un Navy SEAL, in cerca, con il suo team, del luogo previsto per l’esfiltrazione su di un MH-47E Chinook, perché caduti in un’imboscata vicino alla Shah-i-Kot Valley.

File:F-15E 391st USAF 081215-F-7823A-931.jpg

Gli F-15E sganciarono, a copertura, una GBU-12, ma la squadra SEAL era ancora sotto il fuoco nemico cercando di spostarsi verso est con due feriti ed un caduto (Petty Officer 1st class Neil C. Roberts, in memoria del quale è così chiamato lo scontro).
Nel tentativo d’esfiltrazione, l’ MH-47 con a bordo una squadra di soccorso fu abbattuto da un RPG. Altri F-15E, che avevano appena terminato le operazioni di rifornimento, furono dirottati a supporto di “Texas 14” con il quale sganciarono altre GBU-12 fra le 02:52 e le 03:03. Ben presto però, dovettero fornire fuoco di copertura anche ai sopravvissuti dell’ MH-47 che erano minacciati da elementi nemici a circa 100 metri dalla loro posizione. Usando il relitto dell’elicottero come riferimento, effettuarono alcuni low pass avvalendosi dei cannoni. Giunta la richiesta di uno Strike Eagle di ritornare all’aerocisterna, un secondo velivolo comunicò ad un AWACS in ascolto di dirottare altri velivoli in loro soccorso. Una formazione di F-16 del 18th Fighter Squadron giunse sul luogo; per le scarse munizioni ed i problemi occorsi alle radio ed ai computer di tiro, infatti, gli F-15E dovettero fare ritorno ad Al Jaber in Kuwait lasciando il completamento della missione ai soli Falcon. Il 23 agosto 2007, un F-15E, su richiesta immediata di appoggio aereo a nord di Kajaki, sganciò erroneamente una bomba da 500 libbre su truppe di terra britanniche uccidendo tre soldati.[2

Il 13 settembre 2009, invece, uno Strike Eagle ha lanciato un AIM-9 Sidewinder abbattendo un MQ-9 Reaper senza controllo, in volo sull’Afghanistan settentrionale. L’intervento del velivolo ha scongiurato la possibilità che il drone lasciasse lo spazio aereo afghano provocando danni ad infrastrutture ed abitanti dei paesi vicini

Operazione Iraqi Freedom

 
Per le crescenti tensioni dovute al sospetto possesso dell’Iraq di armi di distruzione di massa, nel 2002 fu ordinato al 4th Fighter Wing della Seymour Johnson Air Force Base, situato in North Carolina, l’immediato trasferimento sulla base di Al Udeid in Qatar. Il 336th, scelto ad operare per primo nella zona, tra l’11 ed il 17 gennaio 2003, dislocò 24 Strike Eagle sulla base mentre i preparativi all’ormai certa operazione videro coinvolto anche il Combined Air Operations Center della Prince Sultan Air Base in Arabia Saudita. Una volta risolti i problemi diplomatici per sfruttare lo spazio aereo del Qatar gli F-15E incominciarono a familiarizzare con le regole d’ingaggio e la conformazione del suolo iracheno aggregandosi alla già attiva Operazione Southern Watch. Verso la fine di febbraio, al 366th vennero assegnati più equipaggi, circa 150 tra piloti e WSO aggiuntivi, molti dei quali provenivano dagli Squardon della Seymour AFB i cui aerei non potevano essere rischierati. Per ogni F-15E, infine, erano disponibili anche 4 equipaggi contemporaneamente.In marzo al 336th venne aggiunto anche il personale e le unità appartenenti al 335th Fighter Squadron raggiungendolo ad Al Udeid. Obiettivo principale, era quello di ridurre al minimo le difese aeree irachene colpendo inizialmente i radar difensivi rischierati sul confine con la Giordania; durante le operazioni, però, molti degli Strike Eagle dovettero misurarsi con la forte resistenza fornita dalla contraerea.

Il 3 aprile 2003 l’equipaggio di un F-15E scambiò un MLRS statunitense per un lanciatore SAM iracheno sganciando una bomba su di esso. Quest’episodio di blue on blue (fuoco amico) fu uno dei più eclatanti di tutto il conflitto. In esso rimasero uccisi il Sgt. Donald Oaks, il Sgt. Todd J. Robbins, ed il Sgt. First Class Randall S. Rehn; altri cinque soldati rimasero feriti.Il 6 aprile 2003 lo Strike Eagle con matricola 88-1694, pilotato dal Cpt. Eric “Boot” Das e dal Maj. William “Salty” Watkins, svolse una missione ad alto rischio in supporto alle forze speciali impegnate sul campo. Il giorno seguente, Das e Watkins stavano bombardando degli obbiettivi attorno alla cittadina di Tikrit quando vennero abbattuti. Per i servigi offerti agli Stati Uniti d’America venne loro consegnata la Distinguished Flying Cross oltre alla Purple Heart alla memoria.

Durante la guerra, ai soli F-15E fu accreditata la neutralizzazione del 60% delle forze totali componenti la Iraqi Medina Republican Guard. Inoltre, raggiunsero quota 65 MiG distrutti a terra, a cui si devono aggiungere i numerosi edifici chiave e comandi bombardati durante i raid a bassa quota effettuati sulla capitale Baghdad. Gli F-15E lavorarono a stretto contatto con gli altri velivoli impiegati nel teatro iracheno, tra cui gli F/A-18 della RAAF, gli F-16 e gli F-117 dell’USAF, i Panavia Tornado appartenenti alla RAF ed ai distaccamenti aerei della US Navy la cui partecipazione era garantita dagli F-14 del VF-154. Molti altri velivoli quali i B-1B ed i B-52, sfruttarono le doti di targeting degli Strike Eagle per la consegna del carico bellico sugli obbiettivi concordati.

Ritornati a casa a metà del 2003, il 335th ed il 336th lasciarono il solo 494th Fighter Squadron ad assicurare la presenza degli Strike Eagle sul Golfo Persico.

Israele

File:F-15I Ra'am.jpgGli F-15I Ra’am israeliani compirono la loro prima missione nei cieli del Libano, l’11 gennaio 1999. Utilizzati dal No.69 “Hammers” Squadron, non hanno mai partecipato ad un vero conflitto, svolgendo per lo più compiti di sorveglianza a difesa dello spazio aereo.

Arabia Saudita

A partire dalla prima settimana di novembre 2009, la Royal Saudi Air Force ha usufruito degli F-15E per compiere raid aerei oltre confine contro i ribelli della regione yemenita di Sa’dah.

Versioni

Operatori e versioni:

File:Two F-15I Ra'am.JPEG

  • Corea del Sud Republic of Korea Air Force
    • F-15K – 40 – versione dell’ F-15E per la Corea del Sud, costruiti con la GE
  • Singapore Republic of Singapore Air Force
    • F-15SG – 12 – versione dell’ F-15E per Singapore
Totale: 385

F-15E

Velivolo d’attacco al suolo ognitempo ed a lungo raggio dell’USAF, prodotto in 237 unità dal 1985 al 2001 nella sola configurazione biposto in tandem.

F-15G

Utilizzata come semplice dimostratore tecnologico, era una versione dell’ F-15E espressamente dedicata per svolgere missioni Wild Weasel rimpiazzando, in questo ruolo, gli F-4G Phantom II Wild Weasel IV. Dotato di localizzatore radar e missili AGM-88 HARM non ha avuto seguito poiché scartata dall’USAF al posto della quale preferì l’F-16 Falcon Block 50/52 SEAD (Suppression of Enemy Air Defences).

F-15H

L’ F-15H Strike Eagle era una versione d’esportazione per l’aeronautica greca, introdotta negli anni novanta.
Tuttavia il Ministero della Difesa ellenico optò per l’acquisto di 50 esemplari Block 52+ dell’F-16 e 15 Mirage 2000-5.

F-15I Ra’am

Con la designazione F-15I si identifica la versione da esportazione dello Strike Eagle per l’aeronautica israeliana.
Soprannominato Ra’am (Tuono – רעם in ebraico), è stato ordinato il 12 maggio 1994 con l’autorizzazione statunitense ad acquisirne un massimo di 25 esemplari.

Nel novembre 1995, Israele esercitò l’opzione per l’acquisto di 4 ulteriori F-15I, raggiungendo la quota limite imposta dagli Stati Uniti.[La necessità, da parte del governo israeliano, di dotarsi di un velivolo rispondente alle caratteristiche dello Strike Eagle, si manifestò durante la Guerra del Golfo nel corso della quale le città israeliane vennero attaccate da missili Scud delle forze armate irachene; nel 1993 venne formulata una Request for Information in cui si richiedeva alle ditte aerospaziali di presentare un aereo dotato di buone capacità sia nell’aria-suolo che nella difesa aerea. In risposta al bando, la Lockheed Martin offrì una variante dell’F-16 Fighting Falcon e la McDonnell Douglas propose sia l’F/A-18 Hornet che l’ F-15E.

Il 27 gennaio 1994 il governo israeliano annunciò la volontà di dotare la propria aeronautica con 21 F-15E, che vennero successivamente rinominati in F-15I per via delle consistenti modifiche apportate al progetto originale: furono introdotti i pod per operazioni notturne Sharpshooter, in seguito sostituiti dai più performanti LANTIRN, la gestione dell’elettronica di bordo fu affidata e completata (gli F-15I furono consegnati senza Radar Warning Receiver) dall’ Elisra SPS-2110 IEWS (Integrated Electronic Warfare System) mentre fu introdotto il DASH (Display And Sight Helmet) per semplificare la lettura delle informazioni in volo.

In questa specifica versione l’ F-15 può imbarcare, oltre all’armamento standard dell’ F-15E, anche i missili Python 4 e Python 5 prodotti dalla ditta israeliana Rafael.

F-15K Slam Eagle

L’ F-15K è la variante più avanzata dello Strike Eagle e, dal 2005, è in forza all’Aeronautica Sudcoreana.

Lo Slam Eagle é  il vincitore del concorso F-X fighter, svoltosi nel 2002, nel quale s’impose su concorrenti del calibro di Dassault Rafale, Eurofighter Typhoon e Su-35; venne ordinato inizialmente in 40 esemplari ma sono state richieste ulteriori 20 unità il 25 aprile 2008.
Il costo unitario si aggira attorno ai 100 milioni di dollari.

La maggior parte delle componenti principali della struttura, così come dell’avionica del velivolo, sono prodotte ed assemblate nella stessa Corea del Sud a seguito di un contratto fra le industrie aerospaziali locali e la Boeing per permettere loro l’acquisizione del know-how riguardante le più moderne tecnologie aeronautich

F-15S

L’ F-15S è la variante proposta per l’esportazione in Arabia Saudita verso la fine degli anni novanta. I sauditi avevano già richiesto in precedenza l’ F-15F, una variante monoposto dello Strike Eagle, in 24 esemplari; ordine però bloccato dallo stesso Congresso statunitense. Costruito in 72 esemplari l’ F-15S dal 1996 al 1998 , la caratteristica principale per cui si differenzia dallo Strike Eagle originale risiede nella modalità dell’apertura sintetica del radar.

Nell’ottobre 2007, la General Electric ha annunciato la stipulazione d’un contratto con la RSAF per la fornitura di 65 propulsori F110-GE-129C; il valore dell’ordine è stimato attorno ai 300 milioni di dollari.

Il 29 dicembre 2011 l’Arabia Saudita ha ordinato altri 84 F-15,in una nuova versione rinominata F-15SA,salvando la produzione che senza questo ordine era destinata a chiudere in favore del F/A-18 Super Hornet,che sarebbe rimasto l’unico aereo da combattimento in produzione della Boeing. pare che la scelta dell’Arabia Saudita di ampliare la prima linea della sua forza aerea sia dovuta alle incomprensioni con l’Iran.

F-15SG

Versione per l’aeronautica della Repubblica di Singapore, vincitrice, nel settembre 2005, del New Fighter Replacement, bando di gara indetto dal MINDEF (Singapore Ministry of Defence) per la valutazione di un nuovo velivolo per la difesa aerea. Dell’ F-15SG erano stati ordinati 12 esemplari con l’opzione di ulteriori 8 unità per sostituire gli A-4SU Super Skyhawk, poi esercitata il 22 ottobre 2007.
Tuttavia, è stato aggiunto un secondo ordine che porta a 24 gli F-15SG totali destinati alla difesa aerea di Singapore; il primo di questi è stato completato il 3 novembre 2008. Le consegne, incominciate nel 2009, continueranno fino al 2012.

Utilizzatori

Opera con 25 F-15I Ra’am.

No. 69 “Hammers” Squadron
Corea del Sud Corea del Sud
Ha ricevuto 40 esemplari, su un ordine totale di 60 velivoli, dell’ F-15K Slam Eagle; il primo batch di consegne si è concluso nell’ottobre 2008.
Arabia Saudita Arabia Saudita
È equipaggiata con 72 F-15S ed è intenzionata ad esercitare un’opzione di altri 72 esemplari.
Singapore Singapore
  • Angkatan Udara Republik Singapura
Ha ordinato 24 F-15SG di cui 5 consegnati; aprile 2010.
149 Squadron “Fighting Shikra” Stati Uniti Stati Uniti

 

A novembre 2008, opera con 223 F-15E Strike Eagle.
Air Combat Command
4th Fighter WingSeymour Johnson AFB, North Carolina

333d Fighter Squadron
334th Fighter Squadron
335th Fighter Squadron
336th Fighter Squadron
53d WingEglin AFB, Florida

85th Test and Evaluation Squadron
422d Test and Evaluation Squadron
57th Wing – Nellis AFB, Nevada

17th Weapons Squadron
366th Fighter WingMountain Home AFB, Idaho

389th Fighter Squadron
391st Fighter Squadron
428th Fighter Squadron
379th Air Expeditionary Wing
455th Air Expeditionary WingBagram AB, Afghanistan
            United States Air Forces in Europe
492d Fighter Squadron
494th Fighter Squadron
Air Education and Training Command
405th Tactical Training Wing
58th Fighter Wing
56th Fighter Wing
Pacific Air Forces
Air Force Materiel Command
Air Force Reserve Command
414th Fighter Group – Seymour Johnson AFB, North Carolina

307th Fighter Squadron

File:F-15E - Controlling The Sky.JPG 

Descrizione
Tipo cacciabombardiere
Equipaggio 1 pilota
1 WSO
Costruttore Stati Uniti McDonnell Douglas
Stati Uniti Boeing
Data ordine 24 febbraio 1984
Data primo volo 11 dicembre 1986
Data entrata in servizio aprile 1988
Utilizzatore principale Stati Uniti USAF
Altri utilizzatori Israele IAF
Corea del Sud RoKAF
Arabia Saudita RSAF
Singapore RoSAF
Esemplari 385[1]
Costo unitario 31,1 milioni US $
(F-15E 1998)
100 milioni di US $
(F-15K 2006)
Sviluppato dal F-15 Eagle
Altre varianti F-15SE Silent Eagle
 Dimensioni e pesi
File:F-15 Eagle drawing.svg
Lunghezza 19,43 m (63.8 ft)
Apertura alare 13,05 m (42.8 ft)
Altezza 5,63 m (18.5 ft)
Superficie alare 56,48 m² (608 ft²)
Peso a vuoto 14 379 kg (31 700 lb)
Peso max al decollo 36 750 kg (81 000 lb)
Propulsione
Motore 2 turboventola
Pratt & Whitney
F100-PW-229
con postbruciatore
Spinta da 79 a 129 kN ciascuno
Prestazioni
Velocità max 2,5 Mach
(2 650 km/h in quota)
Velocità di salita 254 m/s
Autonomia 3 900 km
Tangenza 18 200 m
Armamento
Cannoni 1 M61A1 Vulcan da 20 mm
Bombe caduta libera:
Mk 82 da 500 lb
Mk 84 da 2000 lb
CBU-87 da 1000 lb
Paveway:
GBU-10 Paveway II
GBU-12 Paveway II
GBU-15 Paveway III
GBU-24
GBU-28
GBU-39
Missili aria aria:
4 AIM-9 Sidewinder
4 AIM-120 AMRAAM
4 AIM-7 Sparrow
aria superficie:
6 AGM-65 Maverick
4 AGM-130
Piloni 2 sub-alari
(a triplo binario)
7 sotto la fusoliera
Altro LANTIRN
LITENING
Sniper XR
ECM
Chaff/Flare
serbatoi ausiliari

 

Fonte:http://it.wikipedia.org & www.youtube.com



Lockheed C-141 Starlifter

Il Lockheed C-141 Starlifter era un aereo da trasporto militare strategico in servizio con l’USAF negli anni sessanta e mai esportato. Fu ideato per sostituire i precedenti e più lenti aerei cargo con motori a pistoni come il C-124 Globemaster II. Il C-141 fu progettato in base a requisiti emessi nel 1960 e effettuò il primo volo nel 1963. La produzione iniziò nel 1965 e vennero consegnati 285 aerei: 284 per il Military Airlift Command ed uno per la NASA. L’aereo rimase in servizio per circa 40 anni, finché l’USAF lo ritirò dal servizio il 5 maggio 2006, sostituendolo con il C-17 Globemaster III.

Storia

Sviluppo

Un C-141 Starlifter mentre lascia scie di condensazione nei cieli sopra l’antartico.

All’inizio degli anni sessanta, l’USAF Military Air Transport Service (MATS) si basava su un considerevole numero di velivoli ad elica per trasporto aereo strategico. Il progetto dei velivoli allora in servizio operativo erano per lo più obsoleti e l’Air Force ritenne necessario sfruttare i vantaggi forniti dalla propulsione a getto ordinando, come primo intervento, 48 Boeing C-135 Stratolifter. L’uso del C-135 tuttavia, a causa della collocazione laterale dei portelloni, non consentiva il carico di carichi di grandi dimensioni tipici della dotazione della U.S. Army.

Per ovviare al problema l’USAF emise nell’estate 1960 una specifica, la Specific Operational Requirement 182, per la fornitura di un nuovo velivolo da carico in grado di operare nell’ambito di missioni tattiche e strategiche. Nel ruolo strategico era richiesto che il velivolo fosse in grado di compiere missioni con un raggio di almeno 3 500 nm (4 000 mi, 6 500 km) con un carico di 60 000 lb (27 000 kg). I requisiti strategici prevedevano la capacità di effettuare lanci a bassa quota di forniture, e di trasportare unità di paracadutisti nella zona di combattimento. Furono diverse le aziende che risposero alla spscifica SOR 182, tra le quali Boeing, Lockheed e General Dynamics.

La Lockheed presentò un progetto unico, il Lockheed Model 300, il primo grande velivolo dotato di propulsione a getto specificatamente progettato per il trasporto aereo. Il Model 300 era caratterizzato dall’adozione di un’ala a freccia posizionata alta alla quale erano inferiormente collegati i quattro piloni che supportavano altrettanti motori turboventola Pratt & Whitney TF33 capaci di fornire una spinta pari a 21 000 lbf (93,4 kN) ciascuno. Altro elemento caratteristico importante era la soluzione adottata per la carlinga il cui pavimento era collocato a soli 50 in (1,27 m) dal suolo e che permetteva un facile accesso attraverso i portelloni posteriori. I due portelloni collocatin ai lati della fusoliera furono integrati per permettere un più agevole lancio da parte dei paracadutisti (nell’agosto 1965 fu il primo velivolo dotato di motori a getto ad effettuare un lancio di paracadutisti). I portelloni di carico posteriori potevano essere aperti anche in volo per consentire il lancio di materiali dotandoli anch’essi di paracadute. L’adozione dell’ala alta permise di poter disporre di una stiva di carico larga 10 ft (3,05 m) per 9 ft (2,74 m) di altezza e lunga 70 ft (21,34 m) consentendo al velivolo di trasportare, ad esempio, un missile balistico LGM-30 Minuteman completo. L’aereo era in grado di trasportare un massimo di 70 847 lb (32 136 kg) su brevi distanze e fino a 92 000 lb (41 730 kg) nella versione configurata per trasportare il Minuteman, che prevedeva la rimozione di altre apparecchiature. Inoltre poteva trasportare 154 militari o 123 paracadutisti completamente attrezzati.

Uno dei primi C-141A del 436th Airlift Wing, MAC, all’aeroporto di Brisbane, Australia, in missione di supporto alla visita del presidente Lyndon B. Johnson, 22 ottobre 1966.

Il primo atto ufficiale del presidente John F. Kennedy firmato dopo la sua elezione fu quello di ordinare lo sviluppo del Lockheed 300 il 13 marzo 1961, con un contratto per la fornitura di 5 esemplari per le valutazioni ai quali venne assegnata la designazione ufficiale C-141. Un aspetto insolito è che il velivolo venne progettato per soddisfare le norme di aeronavigabilità sia militari che civili. Il prototipo C-141A, numero di serie 61-2775, venne assemblato in brevissimo tempo ed uscito dallo stabilimento Lockheed a Marietta, in Georgia, il 22 agosto 1963 venne portato in volo per la prima volta il successivo 17 dicembre, nel 60º anniversario del primo volo dei fratelli Wright. L’azienda e l’Air Force avviarono quindi un programma di test operativi sfociato in un ordine per 284 esemplari destinati inizialmente alle unità MATS, successivamente ridesignate Military Airlift Command (MAC) nel 1966.

Un tentativo di vendere il velivolo sul mercato civile portò ad acquisire un ordine provvisorio da parte delle compagnie Flying Tiger Line e Slick Airways per 4 esemplari ciascuna. Questi dovevano essere una versione allungata, 37 ft (11,28 m) più lunga del C-141A, e commercializzata come SuperstarLifter. Lo sviluppo però venne interrotto e l’unico esemplare costruito come dimostratore civile venne successivamente consegnato alla NASA.

Impiego operativo

Il prototipo e di successivi quattro esemplari inisziarono un intenso programma di test operativi tra cui la prima consegna di MATS il 19 ottobre 1964 alla Tinker Air Force Base in Oklahoma. Le successive prove portarono all’acquisizione del certificato di volo emesso il 29 gennaio 1965 dalla Federal Aviation Authority. Il primo esemplare fornito ad un’unità operativa venne consegnato il 23 aprile 1965 alla Travis Air Force Base, in California. Benché i test fossero continuati l’USAF dovette attendere l’impiego degli esemplari nel Vietnam del Sud per stabilire se il loro comportamento fosse stato all’altezza anche in area di combattimento.

C-141 mentre partecipa all’Operation Deep Freeze.

Il 16 settembre 2004, il C-141 venne tolto dal servizio operativo in tutte le unità USAF rimanendo utilizzato solamente nell’Air Force Reserve ed Air National Guard fino al termine della sua vita operativa. Al 25 settembre 2005 erano solo otto i C-141 ancora in condizioni di volo, tutti basati al 445th Airlift Wing (445 AW) dell’Air Force Reserve presso la Wright-Patterson AFB). Nel 2004, 2005, e 2006, i C-141 assegnati al 445 AW hanno partecipato a missioni in Iraq ed Afghanistan, principalmente per l’evacuazione del personale militare rimasto ferito in combattimento. Gli ultimi otto esemplari sono stati ufficialmente ritirati nel 2006.

L’Hanoi Taxi in volo sopra il National Museum of the United States Air Force nel dicembre 2005.

Nel 2002 uno degli ultimi esemplari operativi alla Wright-Patterson AFB venne identificato dal suo crew chief come l’Hanoi Taxi (AF Serial Number 66-0177), uno dei velivoli usati nel 1973 durante l’Operazione Homecoming negli ultimi giorni della guerra del Vietnam per rimpatriare i prigionieri statunitensi dal Vietnam del Nord.

Nel 2005 il Hanoi Taxi assieme ad altri velivoli sono stati schierati dall’USAF per provvedere all’evacuazione alla popolazione minacciata dall’uragano Katrina. Durante l’operazione furono migliaia le persone trasportate tra cui il personale MEDEVAC che portarono assistenza a centinania tra malati e feriti.

Con l’annuncio, nel 2006, del ritiro di questi ultimi otto C-141, il Taxi Hanoi ha intrapreso una serie di voli, dando ai veterani, alcuni dei quali tra i prigionieri del Vietnam riportati in patria su questo aereo, l’opportunità di sperimentare gli ultimi voli prima del pensionamento. Il 6 maggio 2006, il Taxi Hanoi è atterrato per l’ultima volta ed è stato ricevuto durante una cerimonia ufficiale al National Museum of the United States Air Force, basato presso la Wright-Patterson Air Force Base a Riverside, nell’Ohio, vicino a Dayton.

Versioni

C-141A
prima versione con capacità per 154 passeggeri o 80 barelle per feriti con 16 posti a sedere, prodotto in 284 esemplari.
C-141B
versione allungata del C-141A
NC-141A KAO
conversione di un C-141A in dotazione alla NASA per il trasporto del Kuiper Airborne Observatory (KAO).
C-141B SOLL II
conversione di 13 C-141B allo standard SOLL II (Special Operations Low-Level II).
C-141C
sviluppo finale del C-141; 63 esemplari aggiornati con la dotazione di nuova avionica e altre migliorie tecnologiche.

Utilizzatori

Militari

bandiera Stati Uniti d’America

Governativi

bandiera Stati Uniti d’America
Lockheed C-141 Starlifter
Un C-141B-10-LM Starlifter USAF in volo
Un C-141B-10-LM Starlifter USAF in volo
Descrizione
Tipo aereo da trasporto militare
Equipaggio 5
Costruttore Bandiera degli Stati Uniti Lockheed
Bandiera degli Stati Uniti Lockheed Martin
Data primo volo 17 dicembre 1963
Data entrata in servizio ottobre 1964
Data ritiro dal servizio 5 maggio 2006
Utilizzatore principale Bandiera degli Stati Uniti USAF
Esemplari 285
Dimensioni e pesi
 
Lunghezza 51,29 m (168 ft 4 in)
Apertura alare 48,74 m (160 ft 0 in)
Altezza 11,96 m (39 ft 3 in)
Superficie alare 299,88 m² (3 228 ft²)
Carico alare 490 kg/m² (100,1 lb/ft²)
Peso a vuoto 65 542 kg (144 492 lb)
Peso max al decollo 147 000 kg (342 100 lb)
Capacità 40 000 kg
Propulsione
Motore 4 turboventola Pratt & Whitney TF33-P-7
Spinta 90,1 kN (20 250 lbf) ciascuna
Prestazioni
Velocità max 920 km/h (567 mph, 493 kt)
Velocità di salita 13,2 m/s (2 600 ft/min)
Autonomia 9 880 km (6 140 mi, 5 330 nm)
Raggio di azione 4 723 km (2 935 mi, 2 550 nm)
Tangenza 12 500 (41 000 ft)
Note dati relativi alla versione C-141B

 

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Lockheed C-5 Galaxy

Il Lockheed C-5 Galaxy è un quadrimotore turboventola da trasporto strategico ad ala alta prodotto dall’azienda statunitense Lockheed Corporation.

In servizio dalla fine degli anni sessanta fino ad oggi, il C-5 Galaxy è uno degli aerei militari più grandi al mondo e, in ambito militare, viene utilizzato esclusivamente dall’United States Air Force.

Il C-5 si aggiudicò un concorso per un aereo da trasporto di grande capacità e con motori a getto. Capace di oltre 100 tonnellate di carico utile, venne prodotto in due serie, per un totale di 131 esemplari ed ha avuto un equivalente solo nell’Antonov An-124 Ruslan superando l’An-22 Antei “Cock” che lo aveva di poco preceduto. Nella capacità di carico è stato superato definitivamente solo dall’An-225 Mriya, la versione esareattore del Ruslan.

Attualmente è in fase di valutazione una variante profondamente aggiornata, il C-5M Super Galaxy, che grazie alla conversione della versione più recente dei Galaxy potrebbe affiancare i C-17 Globemaster III nel servizio operativo per i prossimi anni.

Storia

Sviluppo

Nel 1961, diverse aziende aeronautiche statunitensi iniziarono a studiare l’opportunità di realizzare un progetto di velivolo da trasporto pesante a getto in grado di sostituire il Douglas C-133 Cargomaster ed integrare nel servizio il Lockheed C-141 Starlifter. Oltre alle prestazioni globalmente più elevate la United States Army espresse la necessità di poter usufruire di un aereo da trasporto tattico che potesse disporre di uno scompartimento di carico di maggiori dimensioni interne di quello del C-141, quest’ultimo troppo piccolo per trasportare oramai numerosi equipaggiamenti. I vari studi portarono al progetto “CX-4”, ma nel 1962 la proposta di un esamotore venne rifiutata in quanto non si riteneva fosse significativamente più evoluto del C-141.

Dalla fine del 1963, il nuovo progetto di massima venne ridesignato CX-X ed equipaggiato con quattro motori invece dei sei presenti nel progetto originale. Il CX-X aveva un peso carico di 550 000 lb (249 000 kg), la possibilità di trasportare al massimo un carico pari a 180 000 lb (81 600 kg) ed in grado di raggiungere una velocità di Mach 0,75 (500 mph, 805 km/h). Il compartimento merci era stata portata a 17,2 ft (5,24 m) di larghezza per 13,5 ft (4,11 m) di altezza e 100 ft (30,5 m) di lunghezza e dotato sia di portelloni di accesso posteriori che anteriori. Al fine di poter raggiungere la spinta e l’autonomia necessaria all’utilizzo di soli quattro motori fu necessario avviare la progettazione di un nuovo motore che fosse dotato di una considerevole efficienza.

Heavy Logistics System

Alla fine le specifiche vennero definitivamente stabilite determinando, nell’aprile 1964, l’emissione di una richiesta per la fornitura di un “Heavy Logistics System” (sistema logistico pesante) (sigla CX-HLS, precedentemente CX-X) . Nel maggio 1964 vennero ricevute le proposte studiate, per il velivolo, da Boeing, Douglas, General Dynamics, Lockheed, e Martin Marietta, e per la motorizzazione da General Electric, Curtiss-Wright Corporation, e Pratt & Whitney. Dopo una prima selezione, vennero stipulati contratti con Boeing, Douglas e Lockheed per l’esecuzione di uno studio supplementare di un anno per la struttura del velivolo, e con General Electric e Pratt & Whitney per i motori.

Tutti e tre i progetti presentavano delle caratteristiche simili. In particolare, tutti avevano scelto di posizionare la cabina di pilotaggio ben al di sopra della zona di carico per scongiurare, in caso di incidente, che lo stesso potesse scivolare verso la parte anteriore schiacciando l’equipaggio. Le proposte Boeing e Douglas impiegavano un “pod”, posizionato sulla parte superiore della fusoliera, che conteneva la cabina, mentre la Lockheed estese la parte riservata all’equipaggio in una zona lungo tutta la parte superiore dando alla sezione una caratteristica forma a uovo. Tutti i progetti prevedevano l’adozione di un’ala a freccia e portelloni di carico anteriori e posteriori per poter eseguire simultaneamente sia le operazioni di carico che di scarico. Per la configurazione dell’impennaggio la Lockheed scelse un disegno a T mentre Boeing e Douglas mantennero un’impostazione più tradizionale.

L’Aviazione Militare considerò migliore il progetto Boeing rispetto a quello Lockheed, ma quest’ultimo aveva il prezzo d’offerta più basso. Lockheed fu scelta come vincente nel settembre del 1965, e le fu assegnato il contratto a dicembre 1965.

 Il progetto del motore di General Electric fu selezionato in agosto 1965.

La produzione in serie

Il primo C-5A Galaxy (numero 66-8303) uscì dallo stabilimento della Lockheed-Georgia Company (GELAC) di Marietta, in Georgia, il 2 marzo 1968 ed il 20 giugno successivo venne portato in volo per la prima volta, con il call-sign “eight-three-oh-three heavy” (8303H), dando inizio alla serie di test preliminari per verificare l’affidabilità complessiva in condizioni di volo. Gli incrementi di costo e i problemi tecnici del C-5A furono oggetto di una investigazione congressuale nel 1968 e nel 1969.

 Il Lockheed C-5 program è ricordato per la caratteristica di essere stato il primo programma a generare un extracosto di un miliardo di dollari.

Al completamento della serie di prove il primo C-5A venne trasferito al Transitional Training Unit presso la Altus Air Force Base, in Oklahoma, nel dicembre 1969. Lockheed poi consegnò il primo Galaxy con capacità operative al 437th Airlift Wing, basato presso la Charleston Air Force Base, in South Carolina, nel giugno 1970. A causa dei costi di sviluppo più elevati del previsto, nel giugno del 1970 ci furono contatti tra il governo e la struttura militare per dividere le perdite che Lockheed stava subendo.

La produzione fu quasi azzerata nel 1971, in quanto Lockheed stava andando incontro a difficoltà finanziarie, dovute in parte al C-5 Galaxy, ma anche al liner civile, il Lockheed L-1011.

Il quarto C-5A Galaxy 66-8306 negli anni ottanta, nello schema mimetico European One.

Nei primi anni settanta, il C-5 venne proposto alla NASA come velivolo adatto a ricoprire il ruolo di Shuttle Carrier Aircraft per trasportare lo Space Shuttle al Kennedy Space Center, ma gli venne preferito il Boeing 747 grazie anche alla sua configurazione ad ala bassa.

 Al contrario l’Unione Sovietica decise di utilizzare nello stesso ruolo l’Antonov An-225 ad ala alta, derivato dall’An-124, che era il corrispondente sovietico del C-5 statunitense.

Durante le prove statiche e di affaticamento si verificarono delle fessurazioni nelle ali prima del completamento dei cicli dei test. Di conseguenza a tutti i C-5A fu imposto una riduzione all’80% del carico massimo previsto dalle specifiche progettuali e per limitare il valore del carico alare furono introdotti degli accorgimenti tecnici supplementari.

 Dal 1980, le capacità di carico durante le normali missioni in ambito non bellico furono limitare alle 50 000 lb (23 000 kg). Per ripristinare la piena capacità di carico utile e la vita operativa, nel 1976 venne avviato un programma di sostituzione delle ali in 76 esemplari di C-5A. Dopo il progetto ed test effettuati sulla nuova ala i C-5A vennero aggiornati al nuovo standard tra il 1980 ed il 1987.

Il primo C-5B venne consegnato alla Altus Air Force Base nel gennaio 1986. Nell’aprile 1989, l’ultimo dei 50 C-5B venne aggiunto ai 77 C-5A già in carico nella struttura da trasporto tattico dell’USAF. Il C-5B includeva tutte le migliorie introdotte nel C-5A oltre a numerose modifiche atte a migliorare l’affidabilità e la facilità di manutenzione.

Nel 1998, venne varato un programma destinato a recuperare le piene capacità operative del C-5 e dotandolo di profondi aggiornamenti, affiancando così il C-17 Globemaster III senza dover gravare il bilancio della difesa statunitense per l’acquisto di nuovi velivoli. Benché nell’agosto 2009 fosse ancora oggetto di discussioni al Congresso sulla sua effettiva efficacia il programma ha generato una nuova variante alla quale venne assegnata la designazione ufficiale C-5M Super Galaxy.

Il programma, diviso in due fasi, si compone con l’iniziale Avionics Modernization Program (AMP), con la finalità di aggiornare l’avionica dei C-5 introducendo un glass cockpit, un nuovo equipaggiamento di navigazione ed un nuovo pilota automatico.

 Un secondo programma, detto Reliability Enhancement and Re-engining Program (RERP), è invece finalizzato ad aggiornare l’impianto propulsivo ed aumentarne l’efficienza e l’affidabilità riequipaggiando i velivoli con nuovi motori in grado di dare un incremento di spinta.

Impiego operativo

Un C-5 basato alla Warner Robins AFB.

Il primo C-5A venne consegnato all’USAF il 17 dicembre 1969. I reparti (Wings) vennero costituiti nei primi anni settanta presso la Altus AFB, in Oklahoma, la Charleston AFB, la Dover AFB, in Delaware, e la Travis AFB, in California. La prima missione operativa in combattimento dei C-5 si svolse il 9 luglio 1970 nel sud est asiatico, nell’ambito della guerra del Vietnam, e rimase operativo durante tutto il suo svolgimento in missioni di trasporto di truppe ed equipaggiamenti bellici, tra i quali carri armati e vari velivoli.[21] Inoltre, nel 1973, i C-5 vennero utilizzati per trasportare armi e rifornimenti ad Israele nell’ambito dell’Operazione Nickel Grass.

Durante gli anni ottanta i C-5A venero dotati di una nuova ala per ovviare a problemi di affaticamento riscontrati nei primi modelli riacquistando così la piena capacità operativa prevista dal progetto originario.

 I reparti da trasporto tattico USAF cominciarono a ricevere il primo dei 50 C-5B previsti il 28 dicembre 1985. La completa evasione dell’ordine si esaurì con l’ultimo esemplare consegnato nell’aprile 1989.

Il personale mentre scarica un C-5 Galaxy sulla superficie ghiacciata del Williams Field, nei pressi della stazione McMurdo, Antartide nel 1989.

Il C-5 è il velivolo più grande che abbia mai operato in territorio antartico. Il Williams Field, un aeroporto situato presso la stazione McMurdo, è in grado di gestire le operazioni dei C-5 ed il primo C-5 atterrò sulla sue superficie nel 1989.

A partire dal 2005 l’USAF ha iniziato a ritirare i C-5A dal servizio operativo.

Il primo di 14 esemplari, il numero 69-0004, venne inviato al Warner Robins Air Logistics Center (WR-ALC) per essere esaminato ed in seguito smantellato. Le valutazioni ricavate dai test sono servite per valutare l’integrità strutturale del velivolo e per determinare la vita operativa residua della flotta restante. I successivi 13 C-5A vennero inviati al Aerospace Maintenance and Regeneration Group (AMARG) dell’USAF il primo dei quali, il numero 66-8306, subì il medesimo iter di quello inviato al WR-ALC mentre i restanti 12 esemplari vennero fatti oggetto di un programma di test non distruttivi finalizzati alla verifica delle soglie di affaticamento massimo e di corrosione.

Descrizione tecnica

La sezione anteriore della fusoliera del C-5 Galaxy sollevata per consentire lo stivaggio di carichi ingombranti, in questo caso 3 elicotteri Boeing CH-46 Sea Knight.

Il C-5 è un velivolo da trasporto dall’aspetto imponente, simile al predecessore Lockheed C-141 Starlifter, ma dalle dimensioni maggiori, caratterizzato principalmente dall’ala alta con un angolo di freccia positivo di 25 gradi, dall’impianto motore basato su 4 turbofan (o turboventola) TF39 alloggiati in altrettante gondole motore montate su piloni subalari e dalla coda dotata di impennaggio a T. All’interno dell’ala sono alloggiati 12 serbatoi di carburante e lo stesso velivolo è equipaggiato per il rifornimento in volo. Possiede inoltre dei portelloni di accesso sia a prua che a poppa per permettere il passaggio di mezzi per la fase di carico e scarico del carico.

Il suo compartimento di carico misura 121 ft (37 m) di lunghezza, 13,5 ft (4,1 m) di altezza, 19 ft (5,8 m) di larghezza per un totale di 31 000 cu ft (880 m3), le dimensioni sono tali da contenere fino a 36 contenitori standard 463L, oppure un misto di materiali su pallet e veicoli. Il vano di carico è di pochi centimetri più lungo del percorso coperto dal primo volo a motore della storia, eseguito dal Flyer dei fratelli Wright. L’apertura dei portelloni d’accesso anteriore e posteriore è tale da sfruttare completamente la larghezza ed altezza della stiva e le rampe di carico sono di larghezza pari al piano della stiva e permettono di imbarcare una doppia fila di veicoli.

È presente un ponte superiore dove possono prendere posto fino a 73 passeggeri, rivolti verso la coda dell’aereo e non il davanti. A pieno carico le corse di decollo ed atterraggio sono rispettivamente 2500 m e 1500 m. Il carrello d’atterraggio a bassa pressione sulla pista, ha 28 ruote per distribuire meglio il peso. Il carrello principale posteriore è sterzabile per ridurre il raggio delle curve in manovra a terra e ruota di 90 gradi fino a disporsi in orizzontale dopo il decollo e prima della retrazione all’interno dell’aereo. Durante le fasi di carico e scarico, è possibile agire sul carrello per far diminuire l’altezza dal suolo dell’aereo e facilitare le operazioni ai mezzi di trasporto che operano sul piano stradale.

Il Galaxy è dotato di un sistema di autodiagnosi con più di 800 punti di rilevamento denominato MADAR (Malfunction Detection Analysis and Recording). Il C-5 è anche soprannominato dai suoi equipaggi FRED dalle iniziali inglesi della frase fucking ridiculous economic/environmental disaster – fottuto, ridicolo, disastro economico/ambientale, a causa dei suoi problemi di affidabilità e grande consumo di combustibile. Secondo informazioni divulgate nel 1996, occorrono in media 16 ore/uomo di manutenzione per ogni ora di volo. Il Galaxy è dotato di un sistema noto come Low Pressure Pneumatic System (LPPS), cioè sistema pneumatico a bassa pressione, che utilizza un compressore a turbina spinto da aria spillata dai compressori dei motori principali ed in grado fornire la pressione di 150 psi necessaria per gonfiare gli pneumatici a terra.

Il Galaxy è in grado di trasportare dagli Stati Uniti a qualsiasi parte del globo quasi ogni tipo di veicolo o sistema d’arma delle forze armate USA, compreso l’M60A1 Armored Vehicle Launched Bridge (AVLB), versione gettaponte dell’M1 Abrams.

Versioni

C-5A
Versione originale del C-5 realizzata in 81 esemplari consegnati ai reparti USAF tra il 1969 e 1973. A causa del riscontro di cedimenti strutturali nell’ala la capacità di carico venne ridotta dando origine ad un programma che genererà la versione C-5B.
C-5B
versione aggiornata e modificata nella struttura alare, adottando una nuova ala in lega d’alluminio, una nuova avionica ed un più potente impianto motori, i TF-39-GE-1C da 190 kN (43 000 lbf) di spinta. Realizzata in 50 esemplari riporta il C-5 alla piena operatività prevista in sede progettuale.
C-5C
versione modificata del C-5 con dimensioni della stiva incrementate e destinata al trasposto di carichi di grandi dimensioni. Realizzata in 2 esemplari viene utilizzata dalla NASA per il trasporto di satelliti artificiali dagli stabilimenti di produzione alle strutture addette alla loro integrazione con i sistemi di lancio orbitale.
C-5M
variante finale, attualmente in fase di valutazione, derivata da un programma che prevede la conversione di tutti i C-5B e C-5C e parte dei C-5A. Dotati di avionica ed equipaggiamenti dell’ultima generazione e di un nuovo impianto motore, i turboventola General Electric CF6-80C2, presentano caratteristiche e prestazioni in linea con le odierne esigenze di trasporto strategico e, se approvati, sono destinati ad allungare la vita operativa dei C-5 negli anni a venire senza ricorrere all’acquisto di nuovi pari ruolo.

Utilizzatori

Militari

bandiera Stati Uniti d’America

Governativi

bandiera Stati Uniti d’America

Curiosità

L’altro progetto che partecipò al concorso e che venne sconfitto dal Galaxy era il Boeing Model 747, dal quale fu ricavato il famoso aereo di linea Boeing 747, che per la sua configurazione ad ala bassa venne giudicato inadeguato per il ruolo di trasporto militare. Nonostante la sconfitta, il 747 finì per rivoluzionare il trasporto civile venendo prodotto in notevoli quantità per un velivolo di tali dimensioni.

Il Galaxy nella cultura popolare

  • Il Galaxy compare tra i velivoli della serie di videogiochi di Ace Combat. Appare inoltre, nella versione B, in Deadly Skies III.
Lockheed C-5 Galaxy
Un C-5 in volo
Un C-5 in volo
Descrizione
Tipo aereo da trasporto militare strategico
Equipaggio 4-8
Costruttore Bandiera degli Stati Uniti Lockheed
Data primo volo 30 giugno 1968
Data entrata in servizio giugno 1970
Utilizzatore principale Bandiera degli Stati Uniti USAF
Altri utilizzatori Bandiera degli Stati Uniti NASA
Esemplari 131 (C-5A: 81, C-5B: 50)
Dimensioni e pesi
 
Lunghezza 75,31 m (247 ft 1 in)
Apertura alare 67,89 m (222 ft 9 in)
Altezza 19,84 m (65 ft 1 in)
Superficie alare 576 m² (6 200 ft²)
Carico alare 610 kg/m² (120 lb/ft²)
Peso a vuoto 172 370 kg (380 000 lb)
Peso carico 348 800 kg (769 000 lb)
Peso max al decollo 381 000 kg (840 000 lb)
Capacità 122 470 kg (270 000 lb)
Capacità combustibile 193 600 L (51 150 US gal)
Propulsione
Motore 4 turboventole General Electric TF39-GE-1C
Spinta 190 kN (43 000 lbf) ciascuna
Prestazioni
Velocità max Mach 0,79 (932 km/h, 579 mph, 503 kt)
Velocità di crociera Mach 0,77
Velocità di salita 9,14 m/s (1 800 ft/min)
Corsa di decollo 2 560 m (8 400 ft)
Atterraggio 1 097 m (3 600 ft)
Autonomia 4 440 km (2 760 mi, 2 400 nm) con 263 200 lb di carico
Tangenza 10 400 m (34 000 ft)
Note dati riferiti alla versione C-5B

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McDonnell Douglas C-17 Globemaster III

Il McDonnell Douglas C-17 Globemaster III è un velivolo a reazione da trasporto tattico con capacità strategica ad ala alta sviluppato inizialmente dall’azienda statunitense McDonnell Douglas e prodotto oggi dalla Boeing.

Equipaggi della RAF, RAAF e USAF posano davanti a dei C-17 nel giugno 2007

 

Il progetto nasce per rispondere alla specifica C-X di inizio anni ottanta; si caratterizza per le ali munite di winglet, su cui sono montati quattro turbofan posizionati nella parte alta della fusoliera, da una grande coda a forma di “T” e per il carrello principale carenato.
Il Globemaster ha effettuato il primo volo il 18 maggio 1992 ed è entrato in servizio presso l’USAF nel 1993. Del velivolo sono stati finora costruiti (dati dicembre 2009) 211 esemplari, di cui 19 esportati all’estero e 192 in servizio presso l’USAF.

Descrizione

Il C 17 Globemaster III è un velivolo da trasporto strategico ad alta capacità di carico, concepito per fornire alle forze aeree della NATO una componente di trasporto efficiente e moderna. La sua concezione è frutto di una specifica dell’USAF che cercava di ammodernare la sua flotta da trasporto media e pesante e, nel contempo, richiedeva capacità operative di ampio spettro, quali il trasporto tattico; l’aviolancio di mezzi, materiali e paracadutisti; il trasporto di feriti e l’evacuazione di emergenza.

L’obiettivo del progetto era soddisfare la crescente richiesta di un mezzo in grado di dimostrare flessibilità di impiego, e di operare nelle più diverse ed ostili condizioni operative.

Storia

Sviluppo

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
C-17 Globemaster III in formazione.

Il bando di concorso per un nuovo velivolo da trasporto strategico fu esposto dall’USAF alla fine degli anni ’70 (ma reso noto solo nel dicembre del 1979) per integrare e sostituire progressivamente la flotta di C-130 Hercules e di C-141 Starlifter. Le richieste erano di un velivolo a getto in grado di trasportare maggiori carichi e con una velocità sensibilmente superiore di quanto potesse fare l’Hercules, mantenendo però inalterata la capacità di operare da piste non preparate o di ridotta lunghezza, così come era richiesto dalla specifica AMST (Advanced Medium Short Take off & Landing) frutto dei programmi di ricerca di quegli anni. Nella richiesta vi era un riferimento esplicito alla capacità di trasportare veicoli terrestri cingolati di peso e volume ridotti, quali il MBT (Main Battle Tank) M1 Abrams, nonché di aviolanciare qualsiasi carico direttamente nei teatri operativi.

Il bando di concorso fu vinto dalla McDonnell Douglas con il suo YC-15, base dell’odierno C-17. La necessità di avere in tempi brevi questo nuovo cargo si fece impellente negli anni ’80, poiché la flotta di C-141 Starlifter in servizio all’USAF cominciava a dare segni di invecchiamento che si esprimevano in seri problemi strutturali, inoltre risultò evidente che la componente di trasporto strategico dell’USAF non era sufficientemente grande per le effettive necessità della difesa americana. Così il contratto fu definitivamente siglato con la McDonnell Douglas il 28 agosto 1981 con la designazione definitiva del YC-15 come C-17A.

Le caratteristiche del nuovo velivolo, un quadrimotore con propulsori molto più potenti di quelli del C-141, permettevano di impiegarlo nelle missioni prima affidate allo Starlifter e, nel contempo, sostituire per alcune missioni i più grandi C-5 Galaxy. Il contratto di fornitura definitivo fu firmato nel dicembre del 1985 con la richiesta di 210 apparecchi, poi ridotta a 120 per il sopraggiungere di problemi di natura economica nel 1990.
Il primo volo del C-17A avvenne il 15 settembre 1991 dalla base di Long Beach, in California. Test di valutazione intensiva furono effettuati per due anni su sei prototipi alla Edwards AFB: da questi emerse che il C-17A non rispondeva alle specifiche per quanto riguardava peso, payload, raggio d’azione, mentre per gli aviolanci erano sorti problemi di tipo aerodinamico dal momento che vi erano forti interazioni tra i flussi generati dalla forma del velivolo ed i paracadute.

Nel 1995 la maggior parte dei problemi che affliggevano il programma era stata risolta e fu costituito il primo squadrone equipaggiato con il nuovo velivolo. Le buone caratteristiche del mezzo fecero sì che, negli anni a venire, il numero di ordini salisse sino a 180 (nel 2002). Intanto sopraggiunsero seri problemi economici per la McDonnell Douglas, la quale fu acquistata dalla Boeing che portò avanti i progetti già avviati.

Nel 2006, a fronte dell’annuncio della Boeing di interrompere la produzione del C-17A per l’esaurimento degli ordini, il Senato degli Stati Uniti richiese una ulteriore fornitura di 10 macchine. Così facendo la produzione sarà estesa sino al 2010. Il numero totale dei C-17A ordinati sale così a 190, ma sembra che vi sia l’intenzione di portali a 200 entro il 2010 o addirittura a 205, come auspicato dall’Air Mobility Command.

Tecnica

Il C-17A Globemaster III è un velivolo ad ala alta con angolo di freccia di 25 gradi, profilo alare supercritico e winglets tali da permettergli un notevole incremento di prestazioni (velocità e raggio d’azione) rispetto ai modelli che deve sostituire. Il massimo carico nominale trasportabile è di 160.000 lb, pari a 72.576 kg; il volume del vano di carico permette l’alloggiamento di 18 pallets standard NATO type 463 (88” x 108” da 10.000 lb – 4.536 kg), 40 container CSD per l’aviolancio, 102 paracadutisti oppure 48 barelle per un totale di 54 persone tra feriti e personale medico, sino a 3 elicotteri d’attacco AH-64 Apache, un MTB Abrams oppure 3 veicoli leggeri corazzati Bredley. A conti fatti si tratta di una capacità di carico superiore del 100% in volume e peso rispetto al C-141B Starlifter.

Il C-17A è spinto da 4 turboreattori a doppio flusso F117-PW-100 (medesimo modello montato sui Boeing 757 con piccole modifiche per l’uso militare) da 180 kN di spinta, con una modifica agli inversori di spinta che indirizzano il flusso solo verso i lati e la parte superiore del motore. Questo cambiamento è stato richiesto per ridurre il più possibile il rischio di ingestione di detriti da parte del motore. Da evidenziare il particolare disegno dei “blown flap”, i quali, sfruttando il flusso proveniente dai propulsori, permettono di ridurre notevolmente le distanze in decollo e in atterraggio; questo dona al Globemaster III ottime capacità STOL, poiché raddoppia di fatto il coefficiente di portanza del velivolo durante queste manovre. A dimostrazione di quanto detto il C-17 detiene una ventina di record di trasporto aereo, tra cui il minor tempo di salita con un carico pesante e la capacità di decollare e di atterrare in meno di 1 400 piedi (427 m) con un carico di 44.000 lb (19.958 kg).

I C-17 hanno un glass cockpit con HUD e 4 MFD per ciascun pilota, controlli di volo fly-by-wire e non impiegano il classico volantino ma una barra. Per ridurre i costi e migliorare la logistica, il Globemaster III fa largo impiego di avionica commerciale e di equipaggiamenti standard non sviluppati ad hoc (là dove possibile), ne è un esempio l’impiego di un radar meteo sviluppato a partire da un tipo civile (impiegato anche negli Airbus A380).
Per una classica missione di trasporto l’equipaggio richiesto è di due piloti e un loadmaster, il vano di carico è accessibile grazie ad un portellone posteriore ed è fornito, sul pavimento, di una serie di rulli atti a facilitare il caricamento dei pallet, ma che può essere coperto per essere completamente liscio ed ospitare così seggiolini o altri carichi.

Impiego operativo

In anni recenti, grazie anche alle necessità belliche della difesa americana dovute alle missioni in Medio Oriente, la quantità, ma anche la dimensione ed il peso delle forniture e degli equipaggiamenti trasportati, è notevolmente cresciuto. Ciò ha posto una seria sfida alle capacità della componente di trasporto strategico dell’USAF, soprattutto quella in grado di operare nelle immediate vicinanze dei teatri operativi.

Ad oggi, oltre all’USAF, sono utilizzatori del C-17 anche la Royal Air Force (6 esemplari), la RAAF (4 esemplari) e la CF Canadian Forces (4 esemplari). Ad essi si è aggiunta anche l’Organizzazione denominata NAMO (NATO Airlift Management Organisation), creata nel maggio 2008 da 12 Nazioni NATO più la Svezia e la Finlandia, allo scopo di mitigare le carenze delle singole nazioni nel settore del trasporto strategico. L’Agenzia ad essa collegata (NAMA, ossia NAMO Agency) acquisterà, in totale, 3 C-17 in regime di FMS (Foreign Military Sales) che saranno basati in Ungheria e batteranno bandiera ungherese.
Notizie non ufficiali riportano che anche il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti si sono aggiunti all’elenco dei paesi utilizzatori, acquistando, rispettivamente, 2 e 4 esemplari sempre in regime di FMS.

Un C-17 si appresta a compiere un atterraggio veloce mentre un altro si prepara a partire

Le più moderne versioni di C-17 sono state progettate per un impiego da parte delle Special Operations Commands.
Sono già in avanzato stadio di realizzazione presso la Boeing i prototipi del C-17B (con caratteristiche generali migliorate e con un carrello aggiuntivo “sotto la pancia” per migliorare le capacità di atterraggio su piste con terreni cedevoli) e del C-17BC, versione per il mercato commerciale civile.

Durante l’operazione Iraqi Freedom i C-17 hanno partecipato al più grande aviolancio di truppe dalle operazioni di Panama. 15 Globemaster hanno paracadutato contemporaneamente circa 1000 soldati della 173ª brigata aerotrasportata sulla città di Bashur. Nell’ambito della stessa campagna militare il velivolo si è distinto compiendo la più lunga operazione con truppe aviotrasportate della storia, impiegando più di 19 ore per percorrere il viaggio di oltre 14.816 km tra gli Stati Uniti ed il Medio Oriente e ritorno, con 8 aerei.

Velivoli comparabili

Una missione di addestramento del gennaio 2007 sopra le isole Hawaii

Al momento, il Boeing C-17A Globemaster III rappresenta un “unicum” nel suo genere, in quanto sul mercato non esiste altro velivolo che possa operare su piste corte e semipreparate, con carico pagante superiore a 50 tonnellate e con raggio di azione di 6.000 km. Tale situazione rimarrà invariata fino a quando non entrerà in servizio il successore dell’Ilyushin Il-76 (previsto per il 2010) e della versione “wide body” del C-130 (C-130XL), annunciata recentemente dalla Lockheed e la cui prevista entrata in servizio si posiziona tra il 2015 e il 2020.

Utilizzatori

 

 

Un C-17 rilascia una salva di flares. Si notino i vortici che si creano sulle estremità alari visibili nel fumo prodotto dai flares dietro all’aereo.
bandiera Australia
Opera con 4 C-17A nel No. 36 Squadron
bandiera Canada
  • Canadian Forces Air Command
Opera con 4 C-17A nel 429 Squadron “Bisons”
bandiera Emirati Arabi Uniti
  • Al-Imarat al-‘Arabiyya al-Muttahida
All’IDEX 2009 di Abu Dhabi è stato annunciato l’ordine per 4 aerei da parte degli Emirati Arabi Uniti
bandiera Regno Unito
Opera con 6 C-17A assegnati al No. 99 Squadron (nel 2010 riceverà il settimo esemplare ordinato a dicembre 2009);
bandiera Qatar
Opera con 2 esemplare di C-17A (consegnati rispettivamente ad agosto e settembre 2009);
bandiera Stati Uniti d’America
Al dicembre 2009 opera con un totale di 192 esemplari, 71 C-17 e 121 C-17A, mentre il numero totale tra i velivoli già consegnati, in consegna imminente ed in ordine ammonta a 205 esemplari.
bandiera NATO
  • NATO Airlift Management Organization – NAMO (12 Paesi bandiera NATO + bandiera Svezia e bandiera Finlandia)
Opera dal 15 luglio 2009 con 3 C-17A (sono in forza all’Heavy Airlift Wing basato a Pápa in Ungheria).

Il Globemaster III nella cultura popolare

  • Il Globemaster III compare tra i velivoli della serie di videogiochi di Ace Combat.

Velivoli comparabili

bandiera Giappone
bandiera Russia
bandiera Ucraina
  • Antonov An-124
bandiera dell'Unione europea Unione europea
bandiera Stati Uniti d’America
McDonnell Douglas C-17 Globemaster III
C-17 Globemaster III dell'USAF
C-17 Globemaster III dell’USAF
Descrizione
Tipo Aereo da trasporto tattico
Equipaggio 2 piloti
1 addetto al carico
Progettista Bandiera degli Stati Uniti McDonnell Douglas
Costruttore Bandiera degli Stati Uniti Boeing
Data primo volo 18 maggio 1992
Data entrata in servizio 1993 con l’U.S. Air Force
Utilizzatore principale Bandiera degli Stati Uniti U.S. Air Force
Altri utilizzatori vedere qui
Esemplari 211 (al dicembre 2009)
Costo unitario 218 milioni $
Sviluppato dal McDonnell Douglas YC-15
Dimensioni e pesi
 
Lunghezza 53,04 m
Apertura alare 50,29 m
Altezza 16,76 m
Superficie alare 353 m²
Carico alare 750 kg/m²
Peso a vuoto 120 250 kg
Peso carico 189 375 kg
Peso max al decollo 263 000 kg
Passeggeri 154 passeggeri oppure
102 paracadutisti
Capacità 76 655 kg
Capacità combustibile 134 556 L
Propulsione
Motore 4 turboventole Pratt & Whitney F117-PW100
Spinta 118,55 kN ciascuna
Prestazioni
Velocità max 0,77 Mach (ca. 817 km/h)
Autonomia da 4 445 a 7 564 km
Tangenza ca 11 000 m

 

FONTE:http://it.wikipedia.org



Un PD-808 con una speciale colorazione del 14º Stormo

Il Piaggio-Douglas PD-808 era un bireattore da nove posti, con ala bassa e impennaggio convenzionale, realizzato dall’azienda italiana Piaggio in collaborazione con la statunitense Douglas Aircraft Company. L’unico utilizzatore era l’Aeronautica Militare che lo utilizzò in diverse versioni. L’ultimo esemplare è stato radiato dalla linea di volo il 17 maggio 2003

Storia

Nel 1957 la Douglas iniziò lo studio di un nuovo velivolo executive imbarcato per la United States Navy e giunse ad un progetto preliminare chiamato D-808. La Marina però non era disposta a sostenere da sola il costo del progetto ma si dichiarò disponibile ad acquistare 200 esemplari nel caso in cui ne fosse stata prima realizzata una versione civile.

La Douglas, che non aveva grande esperienza nello sviluppo di questo tipo di velivoli, cercò di coinvolgere la Northrop che non accettò ma che indicò la Piaggio Aero Industries come partner aziendale ideale per questo progetto.

Dopo essersi assicurata l’interesse dell’Aeronautica Militare, l’azienda genovese firmò nell’aprile del 1961 un accordo che prevedeva la costruzione da parte sua degli esemplari destinati al mercato civile, mentre la Douglas si riservava il diritto di costruire nei suoi stabilimenti gli esemplari eventualmente ordinati dalla Marina americana ed opportunamente modificati per l’impiego sulle portaerei. L’azienda americana inoltre non avrebbe investito denaro ma avrebbe messo a disposizione il personale, i progetti e le conoscenze necessarie per lo sviluppo del velivolo.

Nel 1961 il progetto fu gradualmente trasferito dallo stabilimento di El Segundo in California a Finale Ligure (Savona) sotto la responsabilità dell’ingegner Alessandro Mazzoni.

I primi due prototipi furono costruiti a Finale Ligure e il primo volo ci fu il 29 agosto 1964 all’aeroporto di Genova-Sestri Ponente, a poco più di tre anni dall’avvio del progetto. La certificazione RAI/FAA fu rilasciata il 20 novembre 1966; inoltre il PD-808 fu il primo aereo italiano progettato e certificato con le severe norme FAR-25 per i velivoli da trasporto.

Nel 1967 la Douglas e la McDonnell si fusero dando vita a una delle più importanti industrie aerospaziali del mondo: la McDonnell Douglas. Uno dei primi atti della nuova società fu la cancellazione del programma del PD-808, ritenendo che non interessasse più la Marina americana.

Senza un partner così importante, la Piaggio non ritenne in grado di poter affrontare da sola la produzione, la vendita e il supporto sul mercato civile; l’Aeronautica Militare ne ordinò però 22 esemplari, risollevando così le sorti dell’azienda.

Venne utilizzato per un’ampia gamma di ruoli, come l’addestramento alla guerra elettronica (versione GE, con equipaggiamento ECM), radiomisure (RM) o trasporto VIP (TP).

Impiego operativo

Il PD-808 venne impiegato solamente in Italia, dall’Aeronautica Militare, ad iniziare dal 1966 e dalle I.A.M.Rinaldo Piaggio SpA con l’esemplare NC 504 I-PIAL.

L’ultimo esemplare, un GE, volò il 17 maggio 2003, dopo aver raggiunto il limite di vita operativa.

Varianti

Complessivamente prodotti 24 esemplari: 2 prototipi (NC501 MM577 e NC502 MM578), 2 velivoli civili (NC503 I-PIAI e NC 504 I-PIAL), 4 trasporti VIP a 7 posti(NC506 NC507 NC508 NC509), 8 velivoli GE (NC505 NC510 NC513 NC516 NC517 NC518 NC519 NC520), 4 trasporti TA (NC 511 NC512 NC514 NC515 ed infine 4 velivoli RM (NC 521 NC522 NC523 NC524) tutti in dotazione all’AMI:

  • PD-808 RM: radiomisure (calibrazione di radioassistenza alla navigazione) (4 esemplari)
  • PD-808 GE: contromisure elettroniche (8 esemplari)
  • PD-808 TA: addestramento equipaggi (4 esemplari – 6 in origine poi 2 trasformati GE)
  • PD-808 VIP: trasporto VIP (4 esemplari)

Utilizzatori

bandiera Italia
Tipo Aereo executive
Equipaggio 2 piloti + 1 assistente
Costruttore Bandiera dell'Italia Piaggio
Bandiera degli Stati Uniti Douglas
Data primo volo 29 agosto 1964
Data ritiro dal servizio 17 maggio 2003
Utilizzatore principale Bandiera dell'Italia Aeronautica Militare
Esemplari 24
Dimensioni e pesi
 
Lunghezza 12,85 m
Apertura alare 13,20 m
Altezza 4,80 m
Superficie alare 20,92 m²
Peso a vuoto 4.830 kg
Peso max al decollo 8.165 kg
Passeggeri 9 nella versione da trasporto
Propulsione
Motore due turbogetti Rolls-Royce Viper Mk.526
Spinta 1.524 kg/s
Prestazioni
Velocità max 920 km/h
Autonomia 6.760 km
Tangenza 13.700 m
Equipaggiamento ECM per la guerra elettronica

Fonte:http://it.wikipedia.org


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