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4 Agosto 2016

Il Boeing 777-300 proveniva dall’India. Uno dei due motori ha preso fuoco. Lo scalo bloccato per ore. dubai777

L’aeroporto di Dubai è stato riattivato dopo essere stato chiuso per diverse ore per un incidente in cui è rimasto coinvolto un velivolo della Emirates. Il volo EK521 proveniva dallo scalo internazionale Trivandrum a Thiruvananthapuram, capitale dello Stato sudorientale indiano di Kerala, in India. Uno dei due motori del Boeing 777-300 ha preso fuoco. A bordo c’erano  282 passeggeri e 18 membri dell’equipaggio, quattro sono rimasti feriti. Un vigile del fuoco è morto durante le operazioni di spegnimento dell’incendio. L’incidente è avvenuto alle 12.45 locali (le 10.45 in Italia). La maggior parte dei passeggeri, 226, eranoindiani, ma a bordo si trovavano anche cittadini britannici, emiratini, americani e sauditi.

“Alcuni testimoni hanno detto di aver visto il velivolo atterrare senza il carrello, strisciando a lungo sulla pista prima di fermarsi.”

Prima dell’atterraggio, ha detto il presidente della compagnia, lo Sheikh Ahmed bin Said al Makhtum, non erano state segnalate fiamme a bordo e quindi l’incendio si potrebbe essere  sprigionato come conseguenza dell’impatto. Il motore sul lato sinistro della carlinga è rimasto integro ed ha contribuito a sostenere il peso del bireattore. Ma lo stesso presidente ha detto che l’inchiesta sull’accaduto è ancora in corso e informazioni più precise saranno date “a tempo debito”.

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Dubai, aereo Emirates in fiamme sulla pista dopo l’atterraggio di emergenza

Immagini amatoriali trasmesse dalla televisione panaraba Al Jazira hanno mostrato un’esplosione in corrispondenza della testa del velivolo quando era ormai fermo sulla pista e i vigili del fuoco stavano cercando di spegnere le fiamme. Al Makhtum ha evidenziato la “professionalità dell’equipaggio, in particolare del pilota“, che ha consentito una rapida evacuazione dei passeggeri attraverso gli scivoli di emergenza, evitando che l’incidente si trasformasse in una tragedia ben più grave. Lo stesso pilota, di nazionalità emiratina, il copilota australiano e il resto dell’equipaggio, ha aggiunto Al Makhtum, “sono stati gli ultimi ad abbandonare l’aereo“.

 

Dubai, incidente aereo Emirates: la fiammata del motore

Si tratta del più grave incidente avvenuto ad un velivolo della Emirates, che negli ultimi anni ha registrato una crescita vertiginosa della sua attività, essendo lo scalo di Dubai diventato il primo al mondo come numero di passeggeri, con 78 milioni di passeggeri lo scorso anno.

L’ultimo incidente per la compagnia risale a poche ore fa: ieri un Boeing 777-300 Emirates con destinazione le Maldive aveva fatto un atterraggio di emergenza a Mumbai – secondo quanto comunicato – per un “problema tecnico”. Quattro mesi fa, invece, un 737 della Flydubay, altra compagnia dell’emirato, era precipitato facendo 62 morti.

 

Fonte: www.repubblica.it/


11 Gennaio 2016

Aveva 69 anni, da 18 mesi combatteva contro il cancro…

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NEW YORK

È morto, dopo una dura battaglia contro il cancro, David Bowie, leggenda del rock e icona indiscussa della musica mondiale. A darne notizia nel cuore della notte americana è il suo portavoce: «David se n’è andato in pace, circondato dalla sua famiglia dopo una coraggiosa battaglia durata 18 mesi contro il cancro», recita la nota pubblicata sui profili social media dell’artista.

Fonte:www.lastampa.it/ – emimusic


20 Ottobre 2015

L’autopsia ha rivelato che il brasiliano di 24 anni morto su un aereo della Aer Lingus aveva ingerito bustine contenenti droga.

Giovane morde due passeggeri su un aereo Aer Lingus e poi muore© Copyright ANSA/ANSA

Bustine contenenti presumibilmente droga sono stati trovate durante l’autopsia nel corpo di un giovane, un brasiliano di 24 anni, morto domenica a bordo di un aereo della compagnia irlandese Aer Lingus in volo fra Lisbona e Dublino in una scena da film dell’orrore.

Lo riportano la tv locale Rte e la Bbc britannica. L’episodio è avvenuto domenica, ma solo oggi se ne è avuta notizia nei dettagli. La scena, secondo alcuni testimoni, è stata terrificante.

Il giovane brasiliano all’improvviso si è alzato dal suo posto, poco prima dell’atterraggio nella capitale dell’Irlanda, dando in escandescenze e mordendo un paio di altri passeggeri prima di stramazzare per terra. Quando la polizia è salita a bordo a Dublino non ha potuto far altro che constatarne la morte. A quanto pare, a ucciderlo è stata la sostanza che aveva ingerito con alcuni pacchettini prima della partenza, con la probabile intenzione di contrabbandarla sullo stesso mercato irlandese. Gli agenti hanno poi arrestato una donna portoghese che sembra viaggiasse con lui e che è sospettata di complicità in reati legati al possesso e traffico di stupefacenti.

Fonte:www.ansa.it/

 


20 Giugno 2015

La vittima, un imprenditore di 58 anni, era un pilota esperto. Fu tra gli ideatori della scuola Top Gun. Nel mondo dell’economia locale e non solo era noto per aver fondato e guidato fino a pochi anni fa la AEB con l’amico e socio Ivan Paterlini (presidente della Pallacanestro Reggiana)

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Vincenzo Baroni sulla foto di copertina della sua pagina di Facebbook

18 Giu 2015

CANOSSA (Reggio Emilia) – Un elicottero ultraleggero è precipitato intorno alle 17,50 di oggi sulle colline di Vedriano di Canossa, non lontano da Pietranera e dalla piazzola di atterraggio. Morto il pilota, il noto imprenditore Vincenzo Baroni, 58 anni, ex titolare della azienda AEB con l’amico e socio Ivan Paterlini (presidente della Pallacanestro Reggiana), conosciutissimo in città e non solo. Da sempre grande amante del volo, fu tra i fondatori della Top Gun School di Reggio Emilia e aveva alle spalle moltissime ore di volo e una lunga esperienza anche alla guida di ultraleggeri.

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Sul posto, oltre al personale del 118 e all’elisoccorso, anche i carabinieri e i vigili del fuoco, giunti in elicottero per liberare la vittima dalle lamiere. L’impatto è stato violentissimo, inutile ogni tentativo di soccorrere Baroni che è morto a causa delle gravissime lesioni subite nell’incidente. Originario di San Polo, la vittima risiedeva a Cavriago.
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Quanto alle cause di questa tragedia starà al magistrato di turno Isabella Chiesi valutare il da farsi, se cioè disporre o meno un esame autoptico sul corpo di Baroni. Di sicuro la giornata era ideale per alzarsi in volo, con cielo terso e assenza di vento; lo schianto, quindi, potrebbe essere stato dettato da un errore umano (nonostante la grande esperienza del pilota) così come da un guasto meccanico o ancora da un malore accusato.

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Vincenzo Baroni lascia la moglie Lorena Davoli, giunta intorno alle 20 sul luogo della tragedia insieme al figlio maggiore, tre figli e un nipote nato da pochi mesi.

 

 

Fonte:www.reggionline.com


12 Aprile 2014

È stato un volto notissimo del wrestlig made in Usa a cavallo degli anni ’80-’90, rilanciato in Italia dalle appassionanti telecronache di Dan Peterson. Il suo ingresso sul ring era annunciato dalle note di “Unstable” di Jim Johnston: batteria e chitarra elettrica che entusiasmavano i fan.

“The Ultimate Warrior”è stato a lungo nell’olimpo di questi atleti-attori, insieme ad Hulk Hogan, “Macho Man” Randy Savage, Bret “Hit Man”Hart, “The Undertaker”, Andre de Giant, per fare solo qualche nome. James Hellwig – che aveva voluto cambiare il suo cognome in “Warrior”, identificandosi ancor di più con il personaggio a cui aveva dato vita sul ring – è morto a soli 54 anni di età, proprio pochi giorni dopo essere stato inserito nella Hall of Fame della World Wrestling Entertainment.

Le cause della morte non sono state rese note, ma secondo alcuni media statunitensi avrebbe avuto un attacco cardiaco all’esterno di un hotel in Arizona, mentre andava a prendere la sua auto insieme alla moglie.

Sempre un attacco cardiaco aveva portato via circa tre anni fa anche Randy Savage, (MACHO MAN )altro protagonista del ring di quegli anni.

The Ultimate Warrior aveva inizato la sua carriera di wrestler nel 1987: capelli lunghi, fisico da culturista, volto dipinto e nastrini sopra i bicipiti, quasi a richiamare un guerriero indiano.

Raggiunse l’apice della sua carriera il 1° aprile 1990, quando allo SkyDome di Toronto, in Canada, conquistò il titolo di campione del mondo battendo Hulk Hogan durante Wrestlemania VI.

GUARDA VIDEO

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=kVk69NNWhwc

Proprio il suo rivale sul ring – il principe dei wrestler a stelle e strisce – è stato tra i primi a esprimere il suo cordoglio per la scomparsa dell’ex avversario. «Riposa in pace Warrior. Solo amore. Hulk Hogan», ha scritto in un tweet.

Fonte:www.ilsole24ore.com


30 Novembre 2013

Incidente sul Circuito del Sagittario nel giorno del ricordo di Simoncelli. Aperta un’inchiesta, sequestrate le moto. Domani si corre lo stesso!

Non ce l’ha fatta Doriano Romboni, il pilota di 45 anni, ricoverato in gravissime condizioni dopo un incidente durante le prove per il Sic day, la manifestazione che ricorda Marco Simoncelli. L’incidente è avvenuto al circuito del Sagittario sulla Pontina a Latina. Romboni, ex pilota di Motomondiale, classe 250, era stato ricoverato in rianimazione all’ospedale “Santa Maria Goretti” di Latina, dov’è stato trasportato in condizioni disperate dall’eliambulanza dell’Ares 118.

Secondo la prima ricostruzione dell’incidente Romboni ha preso una curva troppo “larga” ed è scivolato dalla moto, finendo sull’erba e quindi dall’altra parte della pista dove è stato travolto dalla moto di Gianluca Viziello che stava svolgendo le prove. Il pilota che sopraggiungeva non è riuscito a evitare l’impatto.

Immediati i soccorsi, le condizioni di Romboni sono parse subito molto serie e i sanitari lo hanno “intubato” già sul circuito, prima del trasferimento in ospedale.

Domani, intanto, si correrà ugualmente. E’ stato deciso dopo una concitata riunione. “L’organizzazione del Sic Supermoto Day insieme alla maggioranza dei piloti e con l’accettazione da parte di Paolo Simoncelli hanno deciso che l’evento non verrà annullato – si legge in una nota diffusa in serata – parte della somma ricavata andrà alla famiglia di Romboni, che è l’urgenza più importante del momento, sapendo che Doriano ha 3 figli. Questo è l’unico motivo che ci spinge ad andare avanti”.

Sull’incidente è stata aperta un’inchiesta, seguita dal sostituto procuratore Raffaella Falcione. I carabinieri del comando provinciale di Latina hanno sequestrato le due moto coinvolte nell’incidente e stanno valutando anche le misure di sicurezza del circuito. Ascoltati anche i primi testimoni dell’incidente.

L’APPRODONDIMENTO DE

“IL MESSAGGERO”

Ancora un lutto nel mondo del motociclismo. A perdere la vita in un drammatico incidente sulla pista di Latina, durante le prove del Sic Supermoto, gara intitolata a Marco Simoncelli, è stato Doriano Romboni, che l’8 dicembre avrebbe compiuto 45 anni.Sulla stessa pista nel 2004 anche Max Biaggi ebbe un incidente procurandosi la frattura al malleolo.

Romboni ha corso nel Motomondiale (l’esordio nel 1989 nella classe 125) vincendo sei gare, la prima nel 1990 in Germania. Per il pilota ligure 22 i podi e una sola pole position in 102 gran premi disputati. Nel 1999 partecipò fino al 2004 al campionato mondiale Superbike disputando in totale 12 gare senza raggiungere mai il podio. Nel 2003 dopo uno stop di tre anni, tornò alle corse con il team Giesse Racing nel campionato italiano Superbike, nel 2004 con lo stesso team oltre al campionato italiano prese parte anche a due prove del mondiale, sempre Superbike.

Prima della tragedie di Romboni l’estate scorsa morì sul circuito di Mosca, durante una gara del mondiale Supersport, Andrea Antonelli. Lo sfortunato 25enne pilota di Castiglione del Lago cadde sulla pista resa scivolosa dalla pioggia e fu violentemente urtato da un altro pilota italiano, Lorenzo Zanetti. Tra metà giugno e fine agosto Misano, la pista dedicata a Simoncelli fu teatro di altri due drammatici incidenti, per fortuna non mortali ma con conseguenze molto gravi. Nel primo fu coinvolta Alessia Polita, che per poi è rimasta paralizzata. Nel secondo invece Eddi La Marra, pilota Superstock e fidanzato della Polita, che se la cavò con un forte trauma cranico che gli fece perdere conoscenza per alcuni istanti.

Proprio Simoncelli morì il 23 ottobre 2011 sulla pista di Sepang in Malaysia. Il Sic morì dopo una scivolata in curva a 200 orari, cercò anche lui di restare aggrappato alla sua moto imprimendo una strana traiettoria, non accorgendosi del sopraggiungere veloce di Colin Edwards e Valentino Rossi. In entrambi i casi impatto violentissimo e inevitabile. Un incidente simile a quelli di Antonelli e Simoncelli era accaduto anche il 5 settembre 2010, sempre a Misano. Nella gara di Moto2, il 19enne giapponese Shoya Tomizawa cadde in curva, e venne anch’egli investito da due delle moto che lo seguono a distanza quasi ravvicinata a quasi 200 all’ora.

Poco più di dieci anni fa (il 6 aprile del 2003) la tragedia del giapponese Daijiro Kato, grande promessa della Motogp. Faceva parte del team Gresini, lo stesso di Simoncelli. L’incidente avvenne sulla pista giapponese di Suzuka: Kato perse il controllo della sua moto e si schiantò violentemente contro un muretto di protezione lungo i bordi della pista, riportando ferite gravissime, e morì qualche giorno dopo in ospedale, senza mai riprendere conoscenza.

Risale, invece, a quaranta anni fa (20 maggio 1973) la tragedia di Renzo Pasolini e Jarno Saarinen. Fu proprio l’italiano a cadere per primo durante il Gp delle Nazioni (classe 250) sul circuito di Monza, coinvolgendo altri piloti nella caduta.

Fonte:www.ilmessaggero.it


10 Ottobre 2013

Al quarto tentativo l’uomo è riuscito nell’impresa pur non avendo alcuna esperienza di volo

LONDRA – Terrore nei cieli inglesi: l’unico passeggero di un aereo si è ritrovato ai comandi del velivolo dopo che il pilota è stato colto da un malore improvviso. L’uomo, che non aveva mai pilotato un aereo prima di quel momento, è riuscito ad atterrare al quarto tentativo, anche grazie all’aiuto arrivato da terra. Il lieto fine, però, non c’è stato: il pilota non ce l’ha fatta, ed è morto poco dopo l’arrivo in ospedale.
Tutto è accaduto martedì sera nei cieli del North Lincolnshire, nel nord-est dell’Inghilterra. Il pilota ha fatto appena in tempo a dare l’allarme prima che le sue condizioni si aggravassero ulteriormente. A quel punto, è toccato al passeggero prendere i comandi, guidato via radio dalla torre di controllo. L’aereo è stato fatto atterrare all’aeroporto di Humberside, non senza difficoltà: il carrello ha colpito l’asfalto, alla fine il velivolo ha alzato il muso, si è posizionato e finito la corsa. “Un’impresa straordinaria, quella compiuta dal passeggero – ha raccontato l’istruttore di volo Roy Murray alla Bbc – “Non conosceva le strumentazioni, non riusciva ad accendere le luci e ha dovuto praticamente atterrare alla cieca”.

Fonte:www.modenaonline.info

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CAMPOBASSO – Un aereo ultraleggero è precipitato in Molise, nel territorio di Campochiaro, in provincia di Campobasso. Il velivolo si è schiantato al suolo e ha preso fuoco. I soccorritori hanno provato a salvare pilota e passeggero, ma per uno dei due non c’è stato nulla da fare. L’altra persona è arrivata all’ospedale «Cardarelli» di Campobasso in gravissime condizioni. Sul posto 118, Vigili del Fuoco, Carabinieri e Polizia.

I due occupanti dell’ultraleggero, molisani, erano partiti dal campo volo di Campochiaro per un addestramento. In fase di atterraggio il velivolo avrebbe superato di circa 400 metri la pista – che è lunga circa 150 metri – e si è schiantato al suolo. Il direttore del campo volo, testimone dell’incidente insieme ad altre persone, ha avuto un malore.

Fonte:www.ilmessaggero.it



Aveva 94 anni. Sette volte presidente del Consiglio, simbolo della Dc
e della prima Repubblica. Niente camera ardente né funerali di Stato

È morto il senatore a vita Giulio Andreotti. L’uomo simbolo della Democrazia Crisitiana e in qualche modo della Prima Repubblica, s’è spento intorno alle 12. Negli ultimi giorni le sue condizioni di salute si erano aggravate. Non aveva partecipato alla votazione per il presidente dlela Repubblica che ha condotto alla rielezione di Napolitano, nè alla votazione del governo Letta. Politico longevissimo, sulla scena politica da più tempo della regina Elisabetta, è stato l’uomo di governo e di partito italiano più blasonato (nessun altro è stato sette volte alla guida dell’esecutivo) ed è stato sempre uno dei leader democristiani più votati. Per i suoi nemici e detrattori era «Belzebù», circondato da una fama di politico cinico e machiavellico che lui stesso, in fondo, amava coltivare. Per il senatore a vita «Non ci saranno funerali di Stato né camera ardente. Le esequie saranno celebrate nella sua parrocchia con gli stretti familiari». Lo riferisce Patrizia Chilelli, storica segretaria del presidente, al suo fianco dal 1989.  

 Nato nel 1919, è stato sette volte presidente del Consiglio, guidando anche i il governo di “solidarietà nazionale” durante il rapimento di Aldo Moro (1978-1979), e il governo della “non-sfiducia” (1976-1977), con la prima donna-ministro, Tina Anselmi, ministro del Lavoro). Numerossisimi i suoi incarichi di governo come ministro. Con tanti incarichi che ha ricoperto, fu invece bruciato nella corsa alla presidenza della Repubblica da Francesco Cossiga, e dal processo di Palermo, dove fu accusato di associazione per delinquere. Mentre la sentenza di primo grado, emessa il 23 ottobre 1999, lo aveva assolto perché il fatto non sussiste, la sentenza di appello, emessa il 2 maggio 2003, distinguendo il giudizio tra i fatti fino al 1980 e quelli successivi, stabilì che Andreotti aveva «commesso» il «reato di partecipazione all’associazione per delinquere» (Cosa Nostra), «concretamente ravvisabile fino alla primavera 1980», reato però «estinto per prescrizione». Per i fatti successivi alla primavera del 1980 fu invece assolto pienamente. 

 In più di mezzo secolo di vita pubblica, più di ogni altro governante, Giulio Andreotti è stato identificato come l’emblema di un potere che nasce e si alimenta nelle zone d’ombra. Quando Buscetta raccontò la storia del bacio a Totò Riina i colpevolisti erano di gran lunga più numerosi. Si illudevano: Andreotti, passato dall’altare alla polvere nel giro di poche ore, sfidò i giudici andando a tutte le udienze del processo che lo vedeva imputato, la testa china sui suoi appunti, contestando l’accusa fino alla sentenza definitiva di assoluzione. 

 La giovinezza nella Fuci , la scelta del papa e la polemica con De Sica  

«Nel 1919 sono nati il Ppi di Sturzo, il fascismo e io. Di tutti e tre sono rimasto solo io», si gloriava ultimamente. Da giovane, era un ragazzo religioso, studioso, molto serio, la schiena già lievemente incurvata e le idee chiare sul suo futuro. Unici divertimenti le partite della Roma (al vecchio stadio di Testaccio) e le corse dei cavalli all’ippodromo delle Capannelle. Si dice che fu il Papa in persona, Pio XII, a volerlo alla presidenza della Fuci , l’organizzazione degli universitari cattolici, al posto di Aldo Moro. Dopo pochi anni si ritrovò catapultato nelle stanze dei bottoni grazie all’ottima impressione che aveva fatto al leder dela Dc Alcide De Gasperi. 

Nel 1946, a 28 anni, era già sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con una delega particolare per lo spettacolo. La «legge Andreotti» del 1949 servì a finanziare il cinema italiano. Di quegli anni si ricorda la polemica con Vittorio De Sica, accusato dal giovane sottosegretario di aver reso «un pessimo servizio all’Italia» con il suo pessimistico film «Umberto D». 

La prima volta ministro : «il potere logora chi non ce l’ha»  

Ma l’ambizione lo spingeva verso altri palcoscenici. Nel 1954 fece il salto e diventò ministro. Il suo feudo elettorale era la campagna a sud di Roma, da dove proveniva la sua famiglia: Fiuggi, Anagni, Alatri, antichi possedimenti delle nobili famiglie capitoline, diventarono centri della sua rete elettorale e clientelare. 

Politicamente rappresentava l’ala più conservatrice e clericale della Dc, i suoi avversari interni erano i fautori del centrosinistra, come Moro e Fanfani. Ottime le sue entrature in Vaticano, estesissima la sua rete di contatti internazionali. Fu nel 1972 che riuscì ad arrivare alla presidenza del Consiglio. Lo scelsero con scarsa convinzione, per dar vita a un governo di centro dalle scarse prospettive. E infatti fu il governo più breve della storia repubblicana: solo 9 giorni, dalla fiducia alle dimissioni. Ma il nostro non si scoraggiò. 

Già allora sapeva che «il potere logora chi non ce l’ha» e che «a pensare male si fa peccato ma di solito ci si indovina». Queste due massime rappresentano la sintesi perfetta del pensiero politico andreottiano e sono ormai espressioni comuni. Per una di quelle curiose alchimie della politica che caratterizzavano la prima repubblica, fu lui, l’uomo della destra Dc, a essere chiamato a guidare i governi di solidarietà nazionale, alla fine degli anni settanta, con l’appoggio esterno del Pci. I leader della Dc avevano capito quale era la sua più grande dote: conciliare gli opposti, smussare gli angoli, digerire le difficoltà. Emblematico il suo rapporto con Craxi. 

 Craxi: «la volpe che finirà in pellicceria»  

Il leader socialista non lo vedeva di buon occhio e fui lui a coniare il soprannome di Belzebù. Andreotti era «la volpe che finirà in pellicceria». Ma qualche anno dopo dopo, di nuovo a Palazzo Chigi, Andreotti strinse un patto di ferro proprio con Craxi : erano gli anni del «caf» (dalle iniziali di Craxi , Andreotti e Forlani) e l’opposizione di sinistra lo considerava come il peggio del peggio della politica italiana. 

Il film «Il Divo» di Sorrentino lo ritrae come responsabile o complice di mille nefandezze. Lui stava per querelare, ma poi preferì lasciar correre: era più andreottiano così: forse anche perché, altra sua perla di cinica saggezza, «una smentita è una notizia data due volte…». 

Fonte:www.lastampa.it


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