Mosca

30 Ottobre 2013

Grazie all’abilità dei piloti i velivoli non si sono scontrati. Non chiare
le cause della “ tragedia evitata”

Nei pressi di Mosca sfiorata collisione tra un aereo passeggeri Boeing e un jet aziendale Bombardier.  

Secondo una fonte del controllo del traffico aereo russo durante la salita, dopo il decollo dallo scalo moscovita di Sheremetyevo, a circa 4000 metri di altezza, è entrato in funzione sul Boeing 737-500 diretto ad Arkangelsk l’avviso di prossimità al Bombardier Challenger decollato da Pulkovo (San Pietroburgo) e diretto a Domodedovo (Mosca). 

Grazie all’abilità dei piloti i velivoli non si sono scontrati. Le cause del pericoloso incontro non sono state chiarite.

Fonte:www.lastampa.it



Il mercato russo attira sempre di più i produttori stranieri di elicotteri. Alla 6° fiera internazionale dell’industria degli elicotteri HeliRussia-2013, appena inaugurata a Mosca, diverse compagnie europee e americane presentano i propri velivoli a elica, contando di concludere buoni contratti con i clienti russi.

File:Mil Mi-26T helicopter from Russia.jpgOggi in Russia si osserva un certo deficit di elicotteri civili leggeri. Tradizionalmente, l’industria di elicotteri nazionale si è concentrata sulla produzione di mezzi pesanti e di elicotteri militari d’attacco. Non mancano di approfittare di questa situazione i produttori occidentali, per i quali il mercato russo apre nuove opportunità. A rappresentare particolari speranze è il settore del trasporto aziendale e dell’aviazione ospedaliera, osserva Aleksandr Evdokimov, rappresentante ufficiale della compagnia americana «Bell Helicopter» in Russia:

Le prospettive sono molto buone. Questo settore è in crescita e, data la nostra linea di prodotti, vediamo che qui c’è forte esigenza di elicotteri a uno o due motori. Nei prossimi tre o quattro anni speriamo di vendere decine di elicotteri sul mercato.

Inoltre, i produttori di elicotteri stranieri vedono buone prospettive per la vendita dei propri mezzi alle aziende russe operanti nel settore dell’estrazione di petrolio e gas. Come ha riferito alla «Voce della Russia» Richard Fitz, rappresentante della corporazione americana Sikorsky Aircraft, le trattative con i clienti russi sono ad uno stadio concreto:

Si sono già rivolti a noi diversi consumatori che comprendono il vantaggio della nostra produzione e vorrebbero sfruttarlo sulle piattaforme dei giacimenti di petrolio. In occasione della fiera, incontreremo i rappresentanti di queste compagnie per comprendere più a fondo le loro esigenze in materia di elicotteri.

Intanto anche i produttori russi hanno di che vantarsi. Gli elicotteri militari russi sono richiesti sempre come prima. Secondo le parole di Grigorij Kozlov, capo del dipartimento delle esportazioni di elicotteri e servizi annessi della «Rosoboronexport», solo il portfolio di ordini già avviati da parte di clienti stranieri ammonta oggi a quasi sei miliardi di dollari e in futuro, il volume di commissioni crescerà sensibilmente, anche grazie all’uscita di nuovi modelli di elicottero sul mercato dell’esportazione.

Stiamo partecipando alla manifestazione per sviluppare sul mercato l’elicottero Ka-52. Riguardo alla serie «Mi», abbiamo intrapreso rapporti contrattuali per elicotteri militari Mi-28NE e l’elicottero Mi-26T2, un mezzo di trasporto pesante che non ha uguali.

È del tutto plausibile che in un futuro prossimo l’aviazione a elica in Russia veda una nuova linea di sviluppo. Il traffico su strada, che incrementa ogni anno di più, già diverse volte ha costretto le autorità a rispolverare l’idea di un taxi “volante”, seppure i loro sforzi non siano ancora stati coronati da successo. Un’eccezione è stata fatta solo per la cerchia più alta del potere russo: a volte, per permettere uno spostamento più rapido, il presidente e il primo ministro arrivano al centro di Mosca in elicottero.

Fonte:http://italian.ruvr.ru



Una flotta verso Tartus.
Usa e Israele preoccupati
Più difficile l’intervento
anche la Turchia ora frena.

 

di Francesca Paci

Roma

In Siria è l’ora della Russia. La recente processione di leader mondiali al Cremlino – dal premier israeliano Netanyahu al segretario di stato Usa Kerry, dal primo ministro britannico Cameron a Mr Onu Ban Ki-moon – illustra meglio di qualsiasi analisi il nuovo ruolo di Mosca che, dopo aver scongiurato il bis della marginalizzazione seguita all’intervento in Libia, si gode la rivincita dialogando da un lato e dall’altro mostrando i muscoli.  

La Casa Bianca, restia a impelagarsi in quella Siria che a detta del think tank Pew la metà degli americani non sa dove sia, ha puntato sulla Russia per il successo della conferenza di pace «Ginevra 2» nonostante i musi lunghi di Israele e dei paesi sunniti del Golfo (più interventisti). Ma Obama non deve aver gradito lo scoop del «New York Times» secondo cui uno degli ultimi carichi di armi diretti da Mosca a Damasco conteneva un’avanzatissima versione di missili Yakhnot con un sistema radar capace di neutralizzare tanto un blocco navale quanto l’ipotetica no fly zone imposta da una forza internazionale (diversamente dagli Scud usati contro i ribelli, gli Yakhnot sono mobili e molto difficili da attaccare). Solo pochi giorni fa Netanyahu aveva invano chiesto a Putin di non inviare ad Assad gli assai meno potenti missili terra-aria S-200.  

Da mesi, approfittando dello stallo di una guerra che nessuno sa vincere (nonostante i 3 miliardi di dollari versati dal Qatar all’opposizione), Mosca si rafforza nella regione. A gennaio ha effettuato una mega esercitazione nei mari Nero e Mediterraneo con due dozzine di navi militari. A febbraio ne ha dispiegate 4 al largo della costa siriana: oggi, sostiene il «Wall Street Journal», ne tiene 12 davanti alla base di Tartus. 

Sebbene il ministro degli esteri Lavrov ripeta che la Russia non farà «accordi segreti sulla Siria in cambio di concessioni occidentali», il Cremlino sembra meno rigido del passato. Sul cambio di regime, per dire, frena gli americani ma non pare più tanto affezionato ad Assad. Come «conditio sine qua non» per esserci, Mosca pone invece l’apertura di «Ginevra 2» a Riad ma soprattutto a Teheran scontrandosi su questo con la Francia (ostile a includere l’Iran). 

La Siria è diventato un buco nero che dopo aver inghiottito almeno 90 mila vittime, 1,5 milioni di profughi, danni per 80 miliardi di dollari, sta tirando dentro i paesi confinanti e oltre. La Turchia, partita alla grande a fianco dei ribelli, rallenta il passo, consapevole che senza il sostegno Usa potrebbe essere il grande perdente della crisi siriana. Così, di fronte al rischio di perdere la leggendaria stabilità che in passato le ha garantito una crescita del 7,5%, Ankara «accetta» la Russia, unica potenza regionale con un’economia e un esercito superiori (l’alternativa sarebbe una zona cuscinetto al confine turco). Inoltre, nota l’esperto Soner Cagaptay, un’escalation dissolverebbe i sogni presidenziali di Erdogan.  

Poi c’è Israele, per cui gli Yakhont sono il primo serio sforzo siriano di sfidare la propria marina dalla guerra dal 1973. La tentazione di far da sé, come con i bombardamenti di aprile per evitare il passaggio di armi a Hezbollah, c’è, lo prova il video di Fox News con il commando israeliano di ritorno nel Golan dopo una missione in Siria. Ma in un blitz a Gerusalemme il direttore della Cia Brennan ha insistito per il rispetto della linea americana.  

Il tempo di agire è ora. Perché Assad, rinvigorito dai missili russi e dalla riconquista di postazioni importanti come l’arteria di Khirbet Ghazaleh che controlla le armi inviate ai ribelli dalla Giordania, si mostra più sicuro (anche la moglie Asma è ricomparsa su Facebook). Perché l’opposizione è sempre più divisa e tra i combattenti guadagna terreno la frangia irachena di Al Qaeda, quella ancora più estremista di Al Nusra. Perché Human Rights Watch documenta la tortura sistematica del regime a Raqqa. Per i morti, i rifugiati, i dispersi. Perché la guerra siriana ormai riguarda il mondo.

Fonte:www.lastampa.it


30 Settembre 2012

Mosca, Russia – Il primo ministro chiede valutazione sullo scalo di Yermolino

(WAPA) – Il 28 settembre 2012, nel corso di una conferenza sul tema dello sviluppo dei trasporti a Mosca, il primo ministro della Federazione Russa Dmitry Medvedev ha parlato della possibilità di dotare la capitale del Paese di un quarto aeroporto.

A questo scopo ha chiesto al ministro dei Trasporti di valutare la possibilità di utilizzare una partnership pubblico-privata per trasformare l’aeroporto regionale di Yermolino, a sud-ovest di Mosca, in un hub di grandi dimensioni. “Non so se questa struttura avrà un futuro commerciale o no, ma vorrei che il ministro valutasse questo aspetto e comunicasse le proprie conclusioni”, ha dichiarato Medvedev.

“Yermolino potrebbe essere d’aiuto quando gli aeroporti Domodedovo, Vnukovo e Sheremetyevo saranno sovraccarichi”, ha affermato Anatoly Artamonov, governatore della regione di Kaluga, dove si trova lo scalo, il quale concorda col primo ministro, aggiungendo che il progetto ha il consenso del sindaco di Mosca Sergei Sobyanin, che sarebbe pronto a far costruire una collegamento ferroviario espresso con Yermolino.

Al momento i tre principali aeroporti moscoviti (Domodedovo a sud, Vnukovo a sud-ovest e Sheremetyevo a nord-ovest) gestiscono un traffico di oltre 32 milioni di passeggeri all’anno, con 664.678 movimenti aerei. L’aeroporto di Yermolino si trova a circa 90 km a sud-ovest di Mosca, ed è dotato di una pista da 3000 metri.

Fonte:www.avionews.it


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