onde

19 Maggio 2015

di Alessandro Giuliani

“Una telefonata salva la vita”. Chi non ricorda lo spot pubblicitario che qualche tempo fa imperversava sui canali televisivi?E invece, oggi verrebbe da dire che usare il telefono – o meglio, il “telefonino” – non è sempre provvidenziale. Al contrario: accendere un cellulare in aereo può rivelarsi tanto pericoloso da causare una tragedia. L’emissione delle onde elettromagnetiche provenienti dai telefonini portatili può creare interferenze alle apparecchiature di bordo, sino a provocare alterazioni di rotta di un aereo in volo.

Gli esempi non mancano: lo scorso anno l’Alitalia ha reso noto che durante una trasvolata sull’Atlantico la pompa di travisamento del carburante era stata bloccata da un passeggero che aveva troppa fretta di comunicare l’ora di atterraggio ai familiari con il suo telefonino. E dall’inizio del ‘98 sono scattate già diverse denunce contro i passeggeri che disobbediscono alle disposizioni.

Il fenomeno non è solo italiano. Nel ‘95, dicono alla Civil Aviation Authority americana, la bussola del computer di bordo di un jumbo andò in tilt: il 747 fece un’imprevista virata, poi rimase in bilico con un’ala impennata per alcuni interminabili secondi. La colpa? L’autopilota aveva ricevuto dei dati errati a causa di una videocamera, accesa da un turista per filmare il panorama. A distanza di pochi giorni, un episodio analogo fu causato dall’accensione di due laptop.

Ma perché una telefonata in aereo può essere così pericolosa? Il motivo delle interferenze ad alta quota va cercato nella concentrazione di svariate componenti elettroniche nel ristretto spazio di un aereo. I segnali irradiati dalle stazioni radio creano dei campi elettromagnetici che compromettono la funzionalità dei computer di guida dell’aereo. “Ma le interferenze non provengono solo dai cellulari”, spiega Bruno Audone, ingegnere ed esperto di elettromagnetismo in ambiente aerospaziale all’Alenia Difesa di Torino. “Quello delle onde elettromagnetiche è un fenomeno che dipende anche da altri apparecchi privati digitali, come computer portatili e videocamere, e da parametri casuali. E questo la rende un’area difficile da dominare”.

A studiare il fenomeno dei disturbi sulle apparecchiature di bordo sono gli ingegneri specializzati in “compatibilità elettromagnetica”. Le loro ricerche, svolte nei laboratori di prova aerospaziale, cercano di ridurre le interferenze direttamente sulla fonte. L’obiettivo è creare dei dispositivi di protezione (in genere filtri a radio frequenza) inseriti direttamente all’interno dei telefoni senza fili. La sperimentazione, già in atto da alcuni anni, è però frenata dai disturbi provocati alle prestazioni della comunicazione: in poche parole, la qualità della conversazione o della ripresa filmata da questi apparecchi risulta scadente.

“L’unica soluzione per risolvere il problema – spiega ancora Audone – sta allora nell’imporre alle case costruttrici degli aerei l’uso di materiali non vulnerabili alle onde elettromagnetiche. E non ci sono alternative, visto che i disturbi sono causati anche da piccolissime protesi elettroniche come i pace-maker. Tuttavia, il fatto che il fenomeno sia casuale e tutt’altro che ripetitivo rende più difficile la ricerca: a terra, per esempio, non è possibile riprodurre la stessa situazione di disattivazione delle apparecchiature di bordo”.

E così l’onda elettromagnetica in alta quota si avvia a diventare l’ennesimo business. Alcune aziende hanno già fiutato l’affare, e hanno lanciato sul mercato uno strumento, da applicare direttamente sul cellulare, in grado di minimizzare l’emissione elettromagnetica: grazie alla sua capacità di attenuare qualsiasi tipo di radiofrequenza, questo apparecchio sarebbe in grado di ridurre di oltre il 90 per cento le interferenze alle apparecchiature di qualsiasi velivolo. Recentemente l’Alitalia ha incaricato un’azienda di trovare un sistema di “spie” in grado di individuare la poltrona del passeggero che ha acceso il cellulare.

Mentre nei laboratori proseguono le ricerche, anche la Comunità Europea si è accorta del problema. E ha emanato una direttiva, la 89/336/CEE, che disciplina la materia dal 1 gennaio del ‘96. Secondo la normativa, un apparecchio elettromagnetico deve essere progettato “in modo soddisfacente e senza produrre a sua volta perturbazioni elettromagnetiche inaccettabili per tutto ciò che viene interessato nel campo”. In Italia l’invito è stato recepito con il Decreto Legge del 12 novembre del ‘96. Ma i passeggeri indisciplinati non accennano a diminuire.

 


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