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11 Giugno 2016

Il Pilatus PC-6 è caduto intorno alle 12,45 nei campi adiacenti al tiro a volo di Marina di Cecina.

Secondo una prima ricostruzione, il paracadute dell’ultimo lancio si sarebbe impigliato nella coda del velivolo

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CECINA. Un aereo da turismo Pilatus dell’Asd La California utilizzato per i lanci di paracadutismo sportivo e decollato dalla pista del Cedrino Porta della Maremma è caduto intorno alle 12,45 nei campi adiacenti al tiro a volo di Marina di Cecina, non distante dal camping Le Tamerici.

Il velivolo è caduto dopo il lancio – avvenuto senza problemi – di sette paracadutisti, illesi.
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Ci sono testimoni che avrebbero visto il velivolo avvitarsi in aria e precipitare di botto. Il pilota e il copilota sono morti sul colpo. Il pilota si chiamava Alessio Orzella, aveva 37 anni ed era di Roma.

L’altra vittima è Cherubino Sbrana, copilota, 28 anni di Carmagnola (Torino).
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Sul posto, oltre ai vigili del fuoco di Cecina e le ambulanze allertate dal 118 con l’elicottero del Pegaso, anche carabinieri, polizia e vigili urbani. Ancora da appurare le cause del tragico incidente.

L’Agenzia nazionale sicurezza volo (Ansv) ha aperto un’inchiesta: inviato sul luogo dell’incidente un team di investigatori per la raccolta “delle prime evidenze utili all’indagine”.

Ansv precisa inoltre che il velivolo coinvolto un aeromobile Pilatus PC-6 Turboprop, marche di identificazione S5-CMB.

La prima ricostruzione dell’incidente.

Un paracadute rimasto impigliato durante il lancio al piano di coda dell’aereo, danneggiandolo: il paracadutista è poi riuscito a raggiungere terra incolume, il velivolo invece sarebbe diventato ingovernabile.

E’ questa una prima ricostruzione, fatta dalla polizia, sulle cause dell’incidente.

Dopo il lancio dell’ultimo dei 7 paracadutisti che erano saliti sull’aereo, l’apparecchio, stando a quanto ricostruito, si è avvitato ed è precipitato in un campo poco dopo la testata nord dell’aviosuperficie di Cecina.

Dunque potrebbe essere stato un caso accidentale a provocare l’incidente nel quale hanno perso la vita pilota e copilota del velivolo, un Pilatus di produzione svizzera, un aereo ‘stol’, ovvero in grado di atterrare e decollare in piste corte e utilizzato per il lancio di paracadutisti sportivi.

Entrambe le vittime erano conosciute come piloti esperti.

Fonte:iltirreno.gelocal.it/


10 Dicembre 2015

Importante commessa per il costruttore di Stans; venderà 49 velivoli di addestramento all’esercito
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La società Pilatus venderà all’esercito australiano 49 apparecchi di addestramento PC-21.

Il costruttore di aerei con sede a Stans (NW), infatti, si è aggiudicato una importante commessa che comprende anche la consegna di simulatori, materiale di esercitazione e servizi di manutenzione. Lo ha reso noto la stessa Pilatus, attraverso un comunicato

Nell’ambito della gara di appalto lanciata dall’aeronautica australiana, Pilatus ha creato un consorzio con il gigante americano della difesa Lockheed Martin e con la società Hawker Pacific.

La quota spettante a Pilatus ammonta a 800 milioni di franchi, un importo che corrisponde quasi al volume d’affari di un intero anno, ha detto il presidente del consiglio di amministrazione, Oscar Schwank. Lo scorso anno Pilatus ha generato un fatturato di 1,174 miliardi di franchi, di cui 820 milioni derivanti dalla vendita di apparecchi di addestramento. I velivoli PC-21 verranno consegnati all’Australia tra il 2017 e il 2019.

Fonte:ATS/M.Ang. –http://www.rsi.ch/


14 Febbraio 2015

Accartocciato come una lattina. Caduto sotto il peso della neve, sferzato dal vento. Così è crollato venerdì l’hangar della scuola di paracadutismo Bfu, al Campovolo. 

di Benedetta Salsi

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ACCARTOCCIATO COME UNA LATTINA.

Caduto sotto il peso della neve, sferzato dal vento. Così è crollato venerdì l’hangar della scuola di paracadutismo Bfu, al Campovolo. L’immagine che ci si trova di fronte è da brivido. Tutto da buttare, danni ingentissimi («qui sfioriamo il milione di euro», dicono i responsabili con gli occhi increduli).

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E, ieri, di fronte a quello scempio, c’erano Paolo Haim (direttore della scuola), il Presidente Edoardo Stoppa (volto noto di Striscia la Notizia, su Canale 5, per la sua rubrica sugli animali) e Franco Di Lorenzo (socio fondatore). Guardavano impotenti il sogno di tutta la loro vita andato in pezzi. La Bfu, una delle eccellenze italiane, in materia di paracadutismo. E ora sarà tutto da rifare. Daccapo. Rimboccarsi le maniche per tornare a volare, sempre che si trovino le risorse. E nuove ali.

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AL MOMENTO del crollo nessuno era presente nell’hangar, per fortuna. Le principali attività si svolgono, intensamente, durante il weekend. E non ci sono stati feriti. Ma i danni alla struttura e, soprattutto, ai tre aerei che erano parcheggiati sotto sono enormi: almeno due velivoli sono rimasti schiacciati da tonnellate di neve mista ad acqua e dalle travi del capannone, battuto dal vento.

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Sepolti e rimasti in pezzi, il Pilatus PC-6/C1-H2 Turbo Porter N9444 (cn 521) l’aereo usato dalla scuola, sul fianco è stampato a caratteri cubitali il nome ‘Bfu’ –, poi un Cessna 206 (di proprietà di Mario Mazzacurati) e usato per i lanci di precisione e uno Storm 280 (il più piccolo e anche quello che ha avuto un po’ meno danni).

 OCCHI LUCIDI, SENZA PAROLE

 

È un via vai impietoso quello che vedeva tutti gli appassionati della disciplina sportiva fare la spola in mezzo alla poltiglia, per vedere quello che era accaduto. In fretta, la notizia è circolata tra tutti gli appassionati. «Ho il cuore in pezzi, non riesco neanche a parlare, mi viene da piangere», commentava tra i denti uno di loro, ieri mattina, davanti al cancello. Perché quel che c’era davanti non lasciava appello: una devastazione totale. Tutto giù. Tutto in pezzi. Misto all’odore acre di kerosene, centinaia di litri che si erano riversati sul pavimento, misti alla neve sciolta.

 

Nel pomeriggio di ieri, tecnici e periti sono arrivati al Campovolo per le valutazioni e per iniziare la conta danni.

Altre associazioni sportive si appoggiano alla Bfu, come la scuola Anpd’I di Como, che custodiva nell’hangar i suoi materiali oppure lo stesso Cessna U206B Super Skywagon I-CJAO  (C\N U2060782), di Mario Mazzacurati, responsabile agonistico della Scuola Nazionale di Paracadutismo di Carpi (già campioni del mondo di lancio di precisione).

 

«Ora saranno le assicurazioni a valutare i danni – hanno detto affranti i responsabili –. Quel che è certo è che faremo di tutto per ripartire. Ce la faremo. Ne siamo sicuri».

 

http://www.ilrestodelcarlino.it/


14 Febbraio 2015

L’emergenza neve non è affatto passata e le conseguenze continuano a farsi sentire. Al Campovolo è crollato l’hangar della scuola di paracadutismo Bfu distruggendo il pilatus porter, l’aereo della scuola, e altri due velivoli. Nessun ferito, per fortuna. Ma danni consistenti. Telefoni muti in alcune zone di montagna, alcuni punti di Baiso sono a secco d’acqua.

 

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Sotto il peso della neve, la tensostruttura della scuola è collassata. Nessun ferito – riporta il sito dei congedati Folgore – ma gravissimi danni alla struttura e agli aerei che sono stati schiacciati dal peso delle strutture e da tonnellate di neve mista ad acqua, caduta nella notte.

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Il Pilatus Porter ,l’aereo usato dalla scuola, ed altri due velivoli custoditi sotto la tensiostruttura sono stati letteralmente sepolti con danni importanti. I responsabili della Scuola Bfu subito accorsi,stanno valutando i danni insieme ai tecnici. La notizia è subito circolata tra i tanti amici di Paolo Haim e Frank Di Lorenzo , i co-fondatori e responsabili delle attività paracadutistiche e organizzative della BFU. Nell’hangar erano anche custoditi i materiali della scuola Anpd’I di Como. Della BFU fa parte anche Edoardo Stoppa, volto noto di Canale 5 per la rubrica dedicata agli animali a Striscia la Notizia.

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Raggiunti telefonicamente Paolo Haim, direttore BFU e Mario Mazzacurati, responsabile agonistico della Scuola Nazionale di Paracadutismo di Carpi, entrambi hanno confermato la gravità dei danni che le assicurazioni Kasko dovranno valutare per ripristinare o sostituire gli aerei.

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FONTE: http://gazzettadireggio.gelocal.it/


13 Settembre 2014

«Siamo qui a mostrare che noi non chiediamo soldi a nessuno, e che i nostri progetti li realizziamo a nostro rischio. Noi le cose le facciamo, non ci limitiamo a parlarne.» Sono le parole conclusive del discorso di Oskar Schwenk, a.d. di Pilatus Aircraft, alla cerimonia del roll out del PC.24, orgogliosamente presentato come “il primo business jet made in Switzerland”. Ad ascoltarlo una folla oceanica, ben più numerosa delle 20.000 persone previste, in una kermesse aero-agricola sull’aeroporto della ditta a Buochs. In un quadro tradizionalmente svizzero, con concerto di alpenhorn, cortei di trattori agricoli storici, sbandieratori con innumerevoli bandiere rossocrociate, e dopo un impeccabile air show di tutti i velivoli Pilatus, dal P.2 del 1945 al recente e riuscito addestratore PC.21, il nuovo prototipo si è presentato al traino di un tiro di 18 cavalli militari, condotti da un maresciallone baffuto.

Ma coreografia e kermesse a parte, il nuovo velivolo si presenta come un serio contendente nella gremita fascia di mercato degli executive leggeri, differenziandosi dai competitori per una grande porta cargo e per la possibilità di operare da piste non asfaltate e corte: le 85 opzioni già ricevute vengono in larga misura dagli operatori del turboelica PC.12, che con più di 1000 esemplari in servizio si è conquistato la fiducia di utenti in zone impervie, desertiche o comunque fuori dai circuiti consueti. Una macchina da lavoro, capace di caricare anche colli ingombranti, adatta a ruoli di ambulanza, pattugliamento o per servire piccole comunità isolate.
Nella sua conferenza stampa, Schwenk non ha fatto mistero delle difficoltà di questo ambizioso progetto, annunciando un ritardo di tre mesi sul calendario previsto e un aumento del prezzo da 8,9 a 9,3 milioni di dollari, allineato con quello dei concorrenti, il Citation CJ4 e l’Embraer Phenom 300, che non offrono però le stesse capacità operative in ambienti difficili. Il ritardo del primo volo, posposto alla primavera 2015, non influirà sulla data di certificazione, prevista nella primavera del 2017, con tre prototipi. Il ritmo produttivo a regime è previsto in circa 30 velivoli/anno.
Il costo dello sviluppo, interamente sopportato dalla società, è stato indicato in mezzo miliardo di franchi svizzeri, cifra sorprendentemente bassa, forse non comprendente i costi di industrializzazione e di lancio, con un punto di pareggio annunciato di 300 aeroplani. Con l’attuale carnet di opzioni, la Pilatus annuncia orgogliosamente «Sold out until 2020».

 

Fonte: DedaloNew – Autore Giulio C. Valdonio


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