La disputa territoriale tra i due Paesi sullo scalo di Gibilterra tiene in ostaggio il pacchetto di riforme della Commissione europea. Per gli italiani «danni» fino a 51 euro
Biglietti aerei più costosi, voli più lunghi, passeggeri con meno diritti e viaggi più inquinanti. Tutto per «colpa» di ottocento metri d’asfalto sui quali due Stati s’azzuffano bloccando il nuovo pacchetto di riforme della Commissione europea.
Ci sarebbe da ridere, se non fosse tutto vero. Se la questione non andasse avanti da anni. Se l’Ue non avesse deciso di evitare qualsiasi presa di posizione «perché è una questione che non possiamo risolvere noi». E se — soprattutto — non riguardasse tutti i viaggiatori del Vecchio continente che subiscono gli effetti negativi di uno screzio storico-politico che da tre secoli aleggia su Gibilterra (un promontorio roccioso nella penisola iberica ma territorio d’oltremare del Regno Unito) e che ora si concentra sul suo scalo perché secondo la Spagna ha sconfinato.
Un pacchetto fermo da 12 anni
Facciamo un passo indietro. L’organo esecutivo dell’Ue dal 2004 ha pronto un insieme di interventi in materia di aviazione civile che nel corso degli anni sono diventati via via più corposi. Questi interventi — rilanciati tra dicembre 2015 e lo scorso gennaio — prevedono la creazione di un «cielo unico europeo» che armonizza tutti gli spazi aerei consentendo rotte più efficienti (quindi meno consumi di kerosene, meno spese sia per le compagnie che per i viaggiatori). E ancora: le tasse di sorvolo (oltre 8 miliardi di euro all’anno) non verrebbero più corrisposte al singolo Stato ma a un’organizzazione centrale (oggi la «fattura» si paga a Eurocontrol che poi gira la somma alle capitali). Nel pacchetto c’è anche un piano di rilancio della competitività e nuovi accordi con Paesi terzi per facilitare i collegamenti. Tutti interventi che la commissaria europea ai Trasporti, Violeta Bulc, chiede a gran voce tanto da farne la sua principale missione.
Biglietti aerei più costosi, voli più lunghi, passeggeri con meno diritti e viaggi più inquinanti. Tutto per «colpa» di ottocento metri d’asfalto sui quali due Stati s’azzuffano bloccando il nuovo pacchetto di riforme della Commissione europea. Ci sarebbe da ridere, se non fosse tutto vero. Se la questione non andasse avanti da anni. Se l’Ue non avesse deciso di evitare qualsiasi presa di posizione «perché è una questione che non possiamo risolvere noi». E se — soprattutto — non riguardasse tutti i viaggiatori del Vecchio continente che subiscono gli effetti negativi di uno screzio storico-politico che da tre secoli aleggia su Gibilterra (un promontorio roccioso nella penisola iberica ma territorio d’oltremare del Regno Unito) e che ora si concentra sul suo scalo perché secondo la Spagna ha sconfinato.
«Quasi 20 minuti in più di volo»
Secondo la Iata, la principale organizzazione internazionale delle compagnie aeree, tutto questo ha pure costi precisi: se il pacchetto non passa — denuncia l’ente — nel 2035 l’economia europea finirà per subire danni che ammontano a circa 245 miliardi di euro. Perché? Oggi i voli sono «obbligati» a fare in media 50 chilometri in più. In un collegamento di andata e ritorno questo si traduce in quasi 19 minuti e mezzo aggiuntivi in cielo. E in risparmi – mancati — per il passeggero italiano che oscillano tra i 48 e 51 euro, calcola la società specializzata Seo Economic Research in un dossier di 132 pagine. «Si tratta di una realtà inefficiente che non ha ricadute negative soltanto sulle compagnie ma anche sui passeggeri e sull’ambiente», critica Tony Tyler, direttore generale e amministratore delegato (uscente) della Iata. «Tutto questo comporta un danno alla competitività europea in ambito mondiale — continua Tyler — e soltanto perché, nonostante gli sforzi della Commissione per ora prevalgono gli interessi nazionali».
L’asfalto della discordia
Insomma, il pacchetto Ue sarebbe manna dal cielo. Solo che per approvarlo serve l’unanimità dei Paesi membri. Unanimità che non c’è perché Londra e Madrid litigano su un pezzo della pista dell’aeroporto di Gibilterra (che nel 2015 ha registrato 4.100 voli e 444.336 passeggeri grazie a compagnie come British Airways, easyJet, Monarch e Royal Air Maroc). Lo scalo è stato realizzato nel 1938 per aiutare gli Alleati contro il Nazifascismo ma in una posizione che — sostengono gli iberici — è al di fuori dello spazio oggetto del trattato di Utrecht del 1713 nel quale veniva concessa la sovranità del promontorio alla corona britannica. E sarebbe pure oltre l’intesa di Cordoba del 2006 che aveva al centro proprio la struttura.
Per questo la Spagna sostiene che il nuovo pacchetto Ue non deve essere applicato all’aeroporto di Gibilterra in assenza di un ulteriore accordo bilaterale tra loro e il Regno Unito sull’utilizzo di quella striscia di terra. Proposta che Londra respinge perché — chiarisce — nel 2006 Madrid si era impegnata a non chiedere più l’esclusione di Gibilterra dai futuri pacchetti europei in materia di aviazione. Risultato: resta tutto fermo. «Non ci possiamo fare molto: è una questione che devono risolvere i due Paesi membri», dice al Corriere della Sera un alto funzionario della Commissione europea. «Ma tirare fuori la carta dell’orgoglio nazionale non ha proprio senso. Per questo l’invito nostro è di sedersi a un tavolo e risolvere la disputa una volta per tutte. In gioco ci sono gli interessi di centinaia di milioni di persone».
Fonte: www.corriere.it/