rischio

24 Settembre 2016

Aerei che offrono sempre più connessioni wi fi e intrattenimento di bordo personalizzato; assistenti di volo dotati di tablet per gestire online tutte le operazioni. Ma c’è il rovescio della medaglia: la vulnerabilità degli aerei da parte degli hacker è sempre più alta.

È questo quanto emerge dal servizio pubblicato oggi da Corriere.it, che rivela come negli ultimi due anni gli attacchi cibernetici nel settore sono aumentati notevolmente, complice anche la facilità con cui è possibile acquistare software che generano password.

Un esempio clamoroso quello dello scorso anno, quando un esperto di cibersicurezza rivelò di essere riuscito ad accedere ai comandi di un aereo, accendendone i motori.

I rimedi in campo
Naturalmente compagnie e case costruttrici e le agenzie per la sicurezza corrono ai ripari, come l’Easa che sta predisponendo una squadra di poliziotti digitali pronti a intervenire in qualsiasi momento.

Oppure Airbus, che ha in carico 14 hacker ‘buoni’ incaricati di individuare tutte le falle informatiche e intervenire di conseguenza.

E proprio il vicepresidente di Airbus Pascal Andrei al Corriere ha spiegato: “I nuovi aerei sono progettati in conseguenza di questa maggiore connettività” quindi con sempre maggiori protezioni.

Meno sicuri, semmai, possono essere i sistemi di intrattenimento: ma in questo caso chi rischia di più è il passeggero e i dati della sua carta di credito.

Fonte: www.ttgitalia.com/


4 Settembre 2016

Nasa: clima, mai così caldo da mille anni.

Clima, allarme della Nasa sulla Terra: caldo record

Terra, allarme della Nasa su clima e caldo record. Ma sullaTerra si sono registrate diverse variazioni del clima che hanno condotto il pianeta ad attraversare diverse ere glaciali alternate a periodi più caldi detti ere interglaciali.

hot warning

Queste variazioni sono riconducibili principalmente a mutamenti periodici dell’assetto orbitale del nostro pianeta (cicli di Milankovic), con perturbazioni dovute all’andamento periodico dell’attività solare e alle eruzioni vulcaniche (per emissione di CO2 e di polveri).

 

Il riscaldamento globale è il fenomeno di innalzamento della temperatura superficiale del pianeta, con particolare riferimento all’atmosfera terrestre ed alle acque degli oceani.

L’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite (IPCC) ha sottolineato nel 2005 che la temperatura del pianeta Terra è aumentata di 0,74 ± 0,18 °C durante gli ultimi 100 anni, osservando che “la maggior parte dell’incremento osservato delle temperature medie globali a partire dalla metà del XX secolo è molto probabilmente da attribuire all’incremento osservato delle concentrazioni di gas serra antropogenici”.

Si tratta di una tesi sostenuta da oltre trenta associazioni scientifiche internazionali.

Secondo Gavin Schmidt, coordinatore dei climatologi dell’agenzia americana, c’è “il 99% di probabilità” che l’intero 2016 stabilirà un nuovo record annuale sul termometro, “superando” il 2014 e il 2015.
Già luglio 2016 aveva battuto ogni record precedente, diventando il più caldo in assoluto almeno dal 1880, cioè da quando sono iniziate le registrazioni della temperatura.

“Non c’è alcun periodo che ha il trend visto nel XX secolo“, ha sottolineato Schmidt. Una situazione, secondo la Nasa, confermata anche da carotaggi di ghiaccio e analisi di sedimenti.

Quest’anno la temperatura media globale ha raggiunto il picco di 1,38 gradi centigradi rispetto ai livelli registrati nel XIX secolo. E’ molto improbabile che il mondo riesca a rimanere entro un limite di aumento di temperatura di 1,5-2 gradi come concordato nel dicembre scorso alla Conferenza mondiale dell’Onu sul clima a Parigi da 195 paesi.

“Negli ultimi 30 anni – ha spiegato Schmidt, direttore del Goddard Institute for Space Studies della Nasa – ci siamo mossi in un territorio eccezionale, mai visto negli ultimi mille anni.

Oltre tale limite, osservano gli esperti, il riscaldamento del pianeta può provocare effetti devastanti”.

Ognuno di noi può fare qualcosa per combattere il fenomeno del Riscaldamento Globale e salvare la nostra Terra

Fonte: www.affaritaliani.it/


4 Marzo 2016

Collisione evitata grazie al pilota, che ha disinnescato il pilota automatico. È successo lo scorso 19 febbraio

È accaduto il mese scorso, il 19 febbraio, a un aereo che da Barcellona era diretto alla capitale francese.

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L’Airbus si trovava a 5500 piedi quando il co-pilota si è reso conto della vicinanza dell’altro velivolo, disinnescando immediatamente il pilota automatico e invertendo la manovra. Il drone è passato a soli cinque metri dall’ala sinistra dell’aereo, in quello che è stato definito come un incidente “grave” e su cui sono in corso indagini.

I droni non sono autorizzati a volare nelle vicinanze degli aeroporti e dovrebbero comunque rimanere entro il campo visivo di chi li opera. Per questo, in quanto accaduto sui cieli parigini, c’è qualcosa che non va.

Fonte:www.ilgiornale.it/

 


3 Marzo 2016

Contatti con Alitalia per inserire il ‘salottino’ che ospitò la celebre partita a scopone all’interno del Museo del Calcio di Firenzetwitta

ROMA – C’è un’immagine che vale un Mondiale e che presto potrebbe finire nel Museo del Calcio di Firenze.

In una foto d'archivio la storica partita a carte sull'aereo di ritorno da Madrid dopo la vittoria dell'Italia ai Mondiali del 1982, da sinistra Dino Zoff, Franco Causio, Sandro Pertini ed Enzo Bearzot. ANSA
In una foto d’archivio la storica partita a carte sull’aereo di ritorno da Madrid dopo la vittoria dell’Italia ai Mondiali del 1982, da sinistra Dino Zoff, Franco Causio, Sandro Pertini ed Enzo Bearzot. ANSA

Il DC9 che riportò a casa gli azzurri dell’82, rimasto celebre soprattutto per il famoso ‘scopone’ ormai passato alla storia tra Pertini, Bearzot, Zoff e Causio, potrebbe infatti presto atterrare nella Hall of Fame dei ricordi pallonari.

Quell’aeroplano va ora verso la demolizione, tra lo stupore generale, e per preservarne la memoria la Figcsta pensando di salvarne almeno un pezzo (il ‘salottino’ che ospitò i quattro giocatori di carte, seduti su 4 sediolini e un tavolino di legno davanti) così da ricreare quella scena all’interno del Museo del Calcio di Firenze.

È un’ipotesi ancora allo stato embrionale, confermano in Figc, ma che sta facendo capolino nei massimi vertici di via Allegri che hanno preso contatti con Alitalia per studiare una soluzione che preservi una parte della storia del calcio italiano.

Fonte:www.tuttosport.com/



ROMA – Anche la lotta agli incendi boschivi paga il conto della «spending review»: la flotta aerea ai nastri di partenza della nuova campagna estiva rischia di finire, di fatto, dimezzata.

Mentre il coordinamento delle  richieste di intervento rimane al Dipartimento della protezione civile, infatti, proprio nelle ultime ore il Dipartimento dei Vigili del fuoco ha acquisito dall stessa Protezione Civile i 19 Canadair CL-415 destinati allo spegnimento dei roghi boschivi, come previsto dalle norme approvat enl luglio 2012.
«All’avvio della prossima campagna estiva di contrasto agli incendi boschivi, che raggiunge il suo apice nella stagione calda, con punte di criticità sia per la diffusione che per la gravità degli eventi – spiega lo stessa protezione civile – lo Stato potrà supportare le richieste di concorso aereo provenienti dalle Regioni con un massimo di 15 Canadair operativi (gli altri 4 ruoteranno per la necessaria manutenzione) e da un elicottero AB412 dei Vigili del fuoco, a cui potrà aggiungersi qualche altro mezzo se saranno reperite le risorse ed espletate le necessarie procedure amministrative». Rispetto allo scorso anno, quindi, «quando la flotta aerea statale era composta da oltre 30 velivoli (ai Canadair e all’AB412 dei Vigili del fuoco, infatti, si aggiungevano quattro S64 del Corpo Forestale dello Stato e otto Fire Boss gestiti dal Dipartimento della protezione civile, nonchè altri elicotteri messi a disposizione da Esercito, Marina e Capitaneria di Porto), si avrà una riduzione del numero dei mezzi disponibili, causata della contrazione delle risorse statali».  Non cambia, invece, la procedura operativa: tutte le richieste di intervento aereo a supporto delle squadre di terra da parte delle Regioni continueranno ad arrivare al Centro operativo aereo unificato (Coau) del Dipartimento della Protezione Civile.

Fonte:www.dazebaonews.it


14 Febbraio 2013

ROMA – L’inchiesta su Finmeccanica mette a rischio la commessa indiana per 12 elicotteri, ballano 500 e passa milioni. Sarebbe una “botta” per l’industria italiana, una botta che fa male ma che si assorbe, come un dolorosissimo livido. Se però alla prima botta aggiungi la seconda, cioè la sconfitta diventata ora più probabile nella gara per fornire agli Usa l’aereo base per l’addestramento dei piloti, allora i milioni diventano miliardi e la botta diventa sanguinosa ferita, altro che doloroso livido. Se poi ci aggiungi ancora le conseguenze, già all’Italia minacciate, dalla rinuncia totale o parziale degli F35, cioè meno commesse e soldi per le fabbriche italiane del settore, allora sommi e vedi che butta male dal cielo per l’industria aeronautica italiana. Lassù qualcuno…non ci ama e l’Italia che fabbrica ali rischia l’osso del collo.

I guai vengono dal cielo, sotto forma di elicotteri, aerei, F35. L’Italia li produce come quasi nessun altro al mondo, in termini di qualità, e li vende all’estero. E ne compra anche in notevole quantità, ne compra l’Aeronautica italiana, e quello che spende è almeno in parte compensato dagli investimenti delle aziende estere nel nostro Paese. Un cane che si morde la coda, un “Rischiatutto” che l’Italia sta giocando.

L’inchiesta della magistratura italiana sui 12 elicotteri venduti da Finmeccanica all’India ha fatto emergere l’accusa di tangenti e la conseguenza è stata che Nuova Delhi, in attesa della fine dell’inchiesta, non ritirerà altri elicotteri oltre i tre già consegnati. Cosa rischia l’Italia? A stretto giro un impatto sulla produzione e sul fatturato delle fabbriche italiane. Ma il rischio è anche più ampio se di diffondesse nel mondo l’idea che noi italiani paghiamo tangenti e attiriamo inchieste, o anche solo che la nostra magistratura è “più brava” a scovare l’intoppo. Finmeccanica è un colosso in Italia, che muove miliardi di euro, che colpo sarebbe sull’economia italiana si può facilmente intuire.

Se l’India non volesse più gli Aw-10 dagli stabilimenti di AgustaWestland a Vergiate, a Yeovil e a Filadelfia uscirebbero 9 elicotteri in meno su una produzione totale di 200 macchine l’anno, un danno non indifferente ma neanche irrimediabile. Gli effetto a lungo raggio non sono così indolori, come si legge su La Stampa:

Ma se si considerano i riflessi a lungo raggio Finmeccanica rischia di diventare un fornitore meno appetibile nel mondo? Si dice che possa finire in una specie di lista nera. Un analista del settore, Pietro Batacchi (direttore della rivista Rid) minimizza il pericolo: «Intanto mi pare improbabile che l’ordine indiano venga cancellato. Non è facile trovare in giro per il mondo aziende con le macchine di AgustaWestland. E quanto alla black list, anche se le mazzette fossero dimostrate, il che è tutto da vedere, non mettiamoci in testa che l’Italia sia un caso speciale. Anni fa la britannica Bae System è stata coinvolta in un grosso scandalo in Arabia saudita per i Tornado ma poi è tornata a vendere allo stesso cliente i Typhoon». E udite udite, c’è del marcio persino in Scandinavia: «Che cosa c’è di più pulito, onesto e trasparente della Finlandia? Eppure la finlandese Patria, un grande produttore di blindati, tempo fa è finita nei guai per una storiaccia dello stesso genere».

 

E sono in bilico anche le commesse negli Stati Uniti. Loren Thompson, analista del Lexington Institute, dice: “Il programma più importante che vede in corsa Finmeccanica in questo momento riguarda il jet di addestramento per tutti i piloti delle forze armate americane. È il primo velivolo sul quale un pilota sale per apprendere a volare. Finmeccanica è in gara contro Lockheed Martin e Bae System, due aziende americane. Questo significa che già in partenza è più debole. Lo scandalo delle tangenti rischia di diminuire ancor più la possibilità di prevalere”.

Sugli F35 un altro “Rischiatutto”. L’Italia spenderà 15 miliardi ma nel frattempo 27 aziende, la maggior parte delle quali appartenenti al gruppo Finmeccanica, godranno di contratti per 9 miliardi di dollari. “Non è elegante dirlo -dice Stephen O’Bryan, prossimo direttore operativo del programma F35 – , ma se un paese acquista un aereo non può aspettarsi la quantità di investimenti dell’Italia che ne compra 90″.

Fonte:www.blitzquotidiano.it


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