simulatore

7 Aprile 2013

Alla guida del nuovo simulatore del Sukhoi Superjet-100: ogni mese da Venezia escono 10 comandanti e un aereo.

VENEZIA — L’operatore di terra alza il braccio, arriva l’autorizzazione al decollo. Il rombo dei motori che cresce, l’aereo comincia a muoversi, prende velocità. La pista dell’aeroporto di Innsbruck è corta (due chilometri): «Qui anche i metri sono preziosi», dice il comandante Agostino Frediani. L’accelerazione prende corpo, l’aereo quota, le macchine dell’autostrada che passa sotto, scorrono rapidamente, le montagne che circondano la città sono innevate. Ormai siamo alla quota di viaggio: 3.500 metri di altitudine, il comandante ha inserito il pilota automatico che segue la rotta stabilita in partenza.

Tutto vero. In realtà non c’è nessun aereo, solo la cabina di comando dei Superjet 100 — gli aerei realizzati dalla joint venture tra Alenia Aermacchi e Sukhoi Holding che vengono allestiti nell’hangar di Tessera — e i finestrini che trasmettono al dettaglio quello che c’è fuori (grazie a impostazioni preinserite), come se l’aereo stesse volando sopra la città austriaca. Si parte con il sole, ma presto arriva la pioggia e la turbolenza. Il vento, il temporale, il comandante Luciano Fornari (16 mila ore di volo alle spalle) dalla sua postazione retrostante, può simulare qualsiasi condizione meteo e ogni tipo di avaria (siamo partiti da Innsbruck, potevamo volare da Malpensa, New York, Madrid perché in sistema ci sono tutte le città e gli aeroporti).

I piloti lo sanno bene, sono qui per questo: chi per avere dimestichezza con i nuovi dispositivi del Superjet 100, chi per imparare a volare, tutti per l’addestramento necessario per usare l’aereo «vero». Stanno un mese a Tessera tra i corsi in aula con l’istruttore, al computer e le ore sul simulatore installato vicino all’aeroporto di Venezia che riproduce fedelmente i sistemi della cabina di pilotaggio del nuovo aereo, prima delle prove in volo (con sei decolli e altrettanti atterraggi) e il rilascio dell’abilitazione. Ce ne sono due in tutta Italia: uno ce l’ha Alitalia, l’altro Superjet (a Tessera, e a Mosca). Visto da fuori sembra una navicella spaziale, dentro è la perfetta riproduzione di una cabina di comando. «Qui si invertono le cose, non è il pilota che comanda l’aereo, ma l’aereo che comanda il pilota», dice Frediani. Dodici missioni di quattro ore ciascuna in tutte le situazioni di emergenza e condizioni metereologiche.

«Too far ahead»: l’aereo scende troppo veloce, la pista è vicina, bisogna rifare la procedura di atterraggio. Il comandante decide di riprendere quota e di rinviare le operazioni. Tre equipaggi di Interjet, la compagnia messicana che ha firmato un contratto per l’acquisto di 20 Sukhoi Superjet 100 e dieci opzioni, hanno già completato il corso di addestramento. A regime saranno cinque al mese, dieci piloti, contemporaneamente alla consegna di un aereo: il primo è previsto per maggio. A Tessera si preparano anche gli assistenti di volo con attività di training fino a che la compagnia non ha il velivolo a casa (tre giorni per prendere familiarità con la cabina), e il personale di terra e di manutenzione (un mese con lezioni a computer e sull’aereo che c’è a Tessera). Da qualche settimana Superjet ha deciso di aprire la porte anche ai giovani allievi della scuola di volo professionale F.T.O. di Padova, utilizzando il simulatore integrale di volo per l’addestramento degli aerei della famiglia Airbus A320.

Il comandante Frediani (19 mila ore di volo) apre gli spoiler per diminuire la portanza delle ali e rallentare la velocità di discesa dell’aereo. «Qui bisogna stare attenti, ci sono le montagne vicine», spiega. Esce il carrello, siamo sopra Innsbruck, sotto ci sono i palazzoni. «One thousand», dicono i comandi, mancano ancora mille metri, la pista si avvicina, l’aereo scende, tocca terra, il pilota frena, rallentiamo. Frediani accende il motorino ausiliare per fare le procedure di terra, si avvicina l’operatore con la scaletta, l’autobus con i passeggeri. Si aprono le porte, anche quelle del simulatore: si scende, il viaggio è finito. Innsbruck? No, l’hangar di Tessera. Adesso tocca ai piloti cominciare la loro «missione» quotidiana.

Francesco Bottazzo

Fonte: http://corrieredelveneto.corriere.it


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