Siria

9 Novembre 2016

Gazeta.ru, citando fonti del ministero della difesa, annuncia che la flotta è in posizione. Mentre aerei hanno preso il volo da una portaerei e sorvolano i cieli di Tartous, dove il Cremlino ha una base navale. Rete siriana per i diritti umani denuncia l’uso di “non meno di 1128 barili bomba” nel solo mese di ottobre, da parte del governo siriano.

 

Grandi manovre della flotta russa davanti alle coste siriane. Una fonte vicina al ministero della Difesa, citato da Gazeta.ru, ha rivelato che il gruppo navale guidato dalla portaerei russa ‘Admiral Kuznetzov‘ e dall’incrociatore ‘Pietro il Grande‘ si sta preparando a colpire entro le prossime 24 ore i miliziani dell’opposizione dislocati nella provincia di Aleppo.

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Mentre in giornata caccia partiti dalla portaerei hanno sorvolato i cieli sopra Tartous, città siriana dove la Russia ha una base navale che si affaccia sul Mediterraneo. A riferirlo, è la testata online del governo di Mosca, Rossiskaia Gazeta, che cita il sito Defence.ru.

Sul terreno, ad Aleppo l’esercito regolare siriano, sostenuto da jihadisti sciiti, iraniani e libanesi, ha ripreso il controllo totale dell’area ‘Progetto 1070‘, nella periferia sudoccidentale della città siriana. E questo costisce il più importante avanzamento militare negli ultimi mesi. La notizia è stata diffusa dall’agenzia di stampa ufficiale siriana, Sana, che ha citato fonti militari che hanno sottolineato come anche alcuni terreni agricoli e le colline circostanti siano state conquistate dall’esercito.

Gli scontri continuano in tutta la Siria. Per il terzo giorno di fila, intensi raid aerei delle forze governative hanno colpito la zona dellaGhouta, periferia di Damasco, causando la morte di 11 civili e il ferimento di decine di persone. Attivisti locali hanno riferito aShaam, sito di notizie vicino all’opposizione, che tra le località nel mirino degli attacchi figurano Duma, Zamalka, Irbin, Ein Tarma, Hazarma, Awtaya e al-Nashabiyeh, precisando che le forze governative hanno usato anche bombe a grappolo, vietate dalle convenzioni internazionali.

Proprio i barili bomba continuano a uccidere e a seminare il terrore fra i civili siriani da ormai cinque anni, da quando è cominciato il conflitto.

La Rete siriana per i diritti umanidenuncia come solo nel mese di ottobre le forze del regime siriano abbiano sganciato “non meno di 1128 barili bomba”, nella maggior parte dei casi per colpire sobborghi della regione di Damasco, l’area di Hama, zone di Aleppo e Idlib.
A ottobre, secondo gli attivisti, sono almeno 14 i civili uccisi in attacchi in cui sono state utilizzate barrel bombs, compresi un bambino e una donna.

I barili bomba, denunciano gli attivisti, sono “armi indiscriminate” che hanno effetti devastanti sui civili, oltre a provocare distruzione. S

ganciati dall’alto, questi ordigni “non solo uccidono i civili, ma terrorizzano, mettono in fuga gli abitanti” delle zone colpite e il loro utilizzo in “questo modo selvaggio e incivile equivale a un crimine di guerra”.

Fonte: www.ilfattoquotidiano.it/


9 Novembre 2016

In un briefing con la stampa il Maggiore dell’aeronautica russa Oleg Chesnokov ha spiegato le peculiarità dell’impiego degli elicotteri nello scenario siriano.

L’esperienza di impiego degli elicotteri militari in Siria ha permesso di sviluppare nuove tecniche contro le difese aeree nemiche, ha detto ai giornalisti il Capo dell’addestramento dell’aviazione dell’esercito, il Generale Maggiore Oleg Chesnokov.

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Le modalità di utilizzo dell’aviazione militare in qualsiasi conflitto, tra cui ora quello in Siria, vengono analizzate con attenzione. Vengono individuati i punti di forza e di debolezza sia in fase di preparazione del personale di volo sia durante l’impiego degli aeromobili.

A seconda della geografia vengono eseguite attività specifiche adatte al contesto locale e vengono trovate e analizzate nuove tattiche per superare i mezzi della difesa aerea nemica” ha detto Chesnokov.

Il generale ha aggiunto che sulla base di queste analisi, sono state sviluppate raccomandazioni destinate agli equipaggi da combattimento dell’aviazione russa di stanza a Torzhok, mentre “nuove tecniche d’addestramento militare vengono prese in considerazione“.

ll conflitto armato in corso in Siria dura dal marzo 2011. La Russia ha iniziato a sferrare attacchi aerei contro i terroristi il 30 settembre 2015, dopo la richiesta di assistenza militare da parte del presidente Bashar al-Assad.

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Partecipano alle operazioni contro i terroristi gli equipaggi dei bombardieri dell’aviazione Tu-160, Tu-95MS, Tu-22M3, i caccia-bombardieri Su-34, i caccia Su-30CM, i bombardieri Su-24, Su-25, gli aerei da trasporto Il-76 e anche elicotteri di batteria e di trasporto dell’aviazione dell’esercito. Venerdì in Russia si celebra la Giornata dell’aviazione.

La storia di queste truppe risale al 1948, quando a Serpuchov, Mosca è stata costituita la prima unità di elicotteri.

Fonte: it.sputniknews.com


16 Aprile 2016

I più moderni aerei da combattimento delle forze aeree russe Su-30, Su-35 ed Su-34 si sono fatti valere in Siria, per molte delle loro caratteristiche sono superiori ai modelli analoghi stranieri, ha dichiarato oggi il vice ministro della Difesa Yury Borisov durante il suo intervento al 3° Congresso dei costruttori di aeromobili russi.

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Parlando della qualità dei velivoli entrati nella flotta dell’Aviazione militare russa, Borisov ha sottolineato l’affidabilità degli aerei mostrata durante i raid in Siria contro i terroristi.

Si sono comportati molto bene i modelli Su-30, Su-34 e Su-35, i quali nelle loro caratteristiche di volo non sono inferiori e per molti aspetti sono superiori ai modelli analoghi stranieri,” — ha detto il vice ministro della Difesa.

Fonte:it.sputniknews.com/


1 Febbraio 2016

Assieme agli SU-35s, la Russia impiega a Latakia batterie di missili. Il ministero della Difesa russo: la scorsa settimana 468 raid contro 1.350 obiettivi.

aerei russi siria

La Russia ha dispiegato una grande quantità di aerei da guerra e di batterie missilistiche a Latakia, in Siria. Lo rivelano alcune fotografie satellitari del Fisher Institute israeliano. Negli scatti, in particolare, si possono vedere batterie di missili S-400 e accanto sistemi missilistici SA-22. Sulle piste anche 30 aerei da combattimento. Il ministero della Difesa russo ha confermato di aver dislocato in Siria i nuovissimi jet SU-35s.

Il ministero ha fatto anche sapere che l’impiego dei bombardieri a lungo raggio ha impedito ai jihadisti di “assaltare” l’area di Deir ez-Zor, e che la scorsa settimana i jet russi hanno condotto 468 raid in Siria attaccando 1.350 obiettivi dei terroristi in otto province, inclusi 23 “importanti” obiettivi proprio nei pressi della cittadina assediata di Deir ez-Zor, dove a gennaio sono stati consegnati aiuti umanitari pari a 200 tonnellate.

L’aviazione militare russa, ha proseguito il ministero, ha anchedistrutto scorte di prodotti petroliferi appartenenti al gruppo Jaish al-Islam (Esercito dell’Islam) in Siria.

Intanto, proprio nella provincia di Latakia, più di 3mila turcomanni e arabi sono fuggiti entrando in Turchia a causa dell’avanzata delle forze filo-governative. Un funzionario turcomanno ha previsto che altre migliaia di siriani fuggiranno, perché i campi che ospitano i turcomanni a Yamani vengono evacuati a causa dell’avanzata delle forze di Damasco sostenute dai raid aerei russi.

Fonte:www.tgcom24.mediaset.it/


18 Ottobre 2015

La Bulgaria ha negato oggi il sorvolo del suo territorio nazionale a un aereo russo diretto in Siria: lo ha annunciato il ministero degli Affari esteri.

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La decisione è giunta perché “il termine legale di preavviso di cinque giorni non è stato rispettato dalla parte russa”, ha spiegato la portavoce del ministero, Betina Joteva.

L’aereo, secondo alcuni documenti presentati dalla Russia, avrebbe dovuto trasportare “aiuti umanitari”. E il termine di preavviso – ha sottolineato Joteva – è previsto proprio “per consentire verifiche”.

La Russia è impegnata militarmente in Siria da fine settembre a sostegno del presidente Bashar al Assad.

La Bulgaria aveva già rifiutato, all’inizio del mese scorso, il permesso di sorvolo aereo a un numero non precisato di velivoli russi.

Fonte: www.contattonews.it


16 Ottobre 2015

Il Ministero della Difesa (MoD) riporta che oggi  il Presidente Putin ha autorizzato l’immediato invio nella Zona di guerra Levante (Siria) di almeno 30 ulteriori Aeri jet da combattimento i Sukhoi Su-30  che si sono dimostrati in grado di sconfiggere le loro controparti più sofisticate utilizzati dalla US Air Force.

La missione di questi jet da combattimento Sukhoi Su-30 , spiega la relazione , è quello di “dissuadere / target / distruggere” i velivoli in forze del regime di Obama che hanno illegalmente cominciato a lanciare forniture belliche ai terroristi islamici in Siria in violazione del diritto internazionaledopo che le  Forze aeree russe avevano quasi cancellato tutte le munizioni e distrutto i mezzi pesanti di ISIS / ISIL all’interno di questa zona di guerra.

In un discorso pubblico in data odierna condannando il regime di Obama per il motivo di armare questi terroristi islamici, dice il rapporto, il Presidente Putin ha inoltre dichiarato: Ora hanno annunciato che stanno rifornendo il Free Syrian Army con  armi, e munizioni. Dove si trova questo Free Syrian Army? Se solo scaricano e lanciano queste armi, armi e munizioni da un aereo, dove è la garanzia che non cadrebbero nelle mani di ISIL , come lo è stato durante la preparazione di un altro inganno all’esercitosiriano? ”

La relazione rileva che la propaganda del regime di Obama circa l’esistenza di un Free Syrian Army è stato dimostrato di essere un mito per una delle proprie fonti tradizionali di notizie, la NBC, che nell’esaminare questi presunti combattenti li ha descritti come: L’Esercito siriano libero è un esercito unico nel nome. Si compone di centinaia di piccole unità, alcune secolari, alcuni religiosi – sia tradizionali o radicali. Altri sono bande familiari, o semplici criminali.

Il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, spiega inoltre la relazione , che non ha “alcun dubbio”  chequeste armi del regime di Obama sono cadute  nelle mani dei terroristi islamici, ha persino chiesto al suo omologo del regime di Obama, il segretario di Stato americano John Kerry, di fornire informazioni su questo “falso esercito in modo che la Russia può coordinarsi con loro, una richiesta alla quale il segretario di Kerry non ha nemmeno risposto.

Con il regime  Obama in azione a protezione dei terroristi islamici, inoltre, sempre più alienati mentre di giorno in giorno ricevono lanci di forniture belliche, ed ora hanno cominciato ad assistere la Turchia nei bombardamenti dei combattenti curdi in Iraq i quali, allo stesso modo, erano appena stati riforniti di armi e munizioni americane.

I bombardamenti di queste forze curde che combattono contro i terroristi islamici sostenuti dai turchi, dice il rapporto, il presidente Putin ha tenuto un incontro urgente con l’ambasciatore turco a Mosca, il signor Ümit Yardim, a cui ha detto: “… dite al vostro presidente dittatore che può andare all’inferno insieme ai suoi terroristi di ISIS , faccio in Siria  una ‘grande Stalingrado’, per Erdogan e i suoi alleati sauditi che non sono meno viziosi di Adolf Hitler.”

Inoltre, questo rapporto continua, il presidente Putin ha consegnato lo stesso “energico messaggio” alla Arabia Saudita nelle mani del ministro della Difesa lo sceicco Mohammed bin Salman quando si sono incontrati lo scorso fine settimana in risposta al clero saudita che ha dichiarato guerra alla Russia.

” Nell’immaginario verbale del Presidente Putin ” si confrontano la grande guerra patriottica (seconda guerra mondiale) della Battaglia di Stalingrado e quanto sta accadendo in Siria sia con la Turchia che con l’Arabia Saudita, questi i dettagli del report, non devono andare perdute, nella riunione più pieno di quello scontro strategico contro di Adolf Hitler e  la Germania nazista erano sulle risorse petrolifere in quella regione, al quale Hitler ha descritto con precisione la sua importanza critica dichiarando: “Se non ottengo l’olio di Maikop e Grozny poi devo finire [liquidieren; “uccidere”, “liquidare”] questa guerra. “

E come Stalingrado era il “perno”, che ha determinato il destino della Russia contro la Germania nazista nella seconda guerra mondiale, questo rapporto continua spiegando, lo è anche la Siria oggicon il regime di Obama e i suoi alleati occidentali che continuano a sostenere le teocrazie islamiche crudeli, barbare e dispotiche dell’Arabia Saudita e le sue monarchie degli Stati del Golfo che rimangono così al passo di con il mondo moderno che le loro società possono essere descritte solo nei termini più medievali.

Poiché l’energia è il fondamento della Russia, la sua economia, il suo governo e il suo sistema politico, la relazione mette in guardia, negli ultimi anni ha visto le minacce per l’industria energetica russa da un Occidente sempre più disperato guidata dal regime Obama si moltiplicano e intensificano a tale un punto che ora rappresentano una minaccia esistenziale per l’industria e quindi per l’economia- di significato russa e per la stessa Russia.

Per ciò chi alimenta questo conflitto, spiega ulteriormente la relazione spiega, sono i gasdotti (esistenti e proposti) di transito sia Siria che Iraq, e che l’Occidente cerca di controllare, ma che la Russia è determinata a non consentirlo mai.

Con l’Occidente che è a conoscenza di questo fatto, che la stessa sopravvivenza della Russia è in pericolo in questo conflitto, la relazione avverte, il regime di Obama e i suoi alleati continuano a fare propaganda si trova alla loro gente su ciò che questa guerra è circa e porta alcuni commentatori in America a dire Chissà se il presidente Obama in realtà non stia cercando di avviare la terza guerramondiale.

E con il Senato degli Stati Uniti che ora follemente propone che i profughi siriani siano usati come scudi umani per proteggere questi terroristi islamici, la relazione osserva cupa, anchesenatore americano Rand Paul ha dovuto mettere in guardia la sua nazione che una tale mossa porterebbe alla terza guerra mondiale.

E con la Russia che è il paese più ricco del mondo quando si tratta di risorse naturali che hanno un valore di $ 75.700.000.000.000, e un misero debito contro di esso di soli 246 $ miliardi di dollari, questa relazione si conclude, il totale delle risorse naturali vale la pena diStati Uniti $ 45.000.000.000.000 è massicciamente sminuito dal suo debito impressionante $116.000.000.000.000  ($ 18.000.000.000.000 reali e $ 98.000.000.000.000 di passività non finanziate), mostrando così chiaramente perché il regime fallito Obama ha bisogno di distruggere la Russia.

Fonte:www.informarexresistere.fr/


23 Marzo 2014

Il velivolo stava bombardando un gruppo di ribelli nel nord est della Siria

La Turchia ha abbattuto un aereo da guerra siriano vicino al confine. Un portavoce dell’esercito di Damasco riferisce che le forze armate di Ankara hanno abbattuto il velivolo in una «aggressione militare ingiustificata e senza precedenti»: l’aereo è stato colpito nello spazio aereo siriano mentre attaccava i ribelli che erano impegnati in una offensiva nella provincia di Latakia. La fonte militare ha sottolineato che l’abbattimento è avvenuto nell’area di Kassab, nel nord della provincia di Latakia, vicino al confine con la Turchia, dove negli ultimi giorni ribelli jihadisti hanno lanciato un’offensiva contro le forze lealiste. Il pilota si è salvato lanciandosi con il paracadute. Il ministero degli Esteri di Damasco ha denunciato in un comunicato quello che ha definito «il coinvolgimento della Turchia in Siria fin dall’inizio degli eventi», cioè del conflitto civile.Le truppe di Damasco stanno tentando di riprendere un punto di confine con la Turchia vicino alla città di Kassab, che i ribelli hanno preso venerdì.La Turchia, che un tempo era un alleato della Siria, è diventato uno dei più grandi critici del regime del presidente siriano Bashar Assad e uno dei più grandi sostenitori della ribellione contro di lui.

GUARDA VIDEO

http://video.corriere.it/turchia-ecco-video-abbattimento-jet-siriano/dd54e9c0-b29f-11e3-a842-5090550d57eb

«Se violi il confine, arriva lo schiaffo» Il premier turco Recep Tayyip Erdogan conferma che l’aviazione militare di Ankara ha abbattuto un aereo da guerra siriano, ma la motivazione fornita è differente: secondo Erdogan, il velivolo aveva violato lo spazio aereo del Paese. «Se violi il nostro confine, il nostro schiaffo sarà duro», ha detto Erdogan. Secondo i media turchi, il jet è caduto in una zona cuscinetto lungo la frontiera, vicino a una zona dove negli ultimi giorni i combattimenti della guerra civile siriana sono aumentati. Non è la prima volta che l’aviazione turca abbatte un aereo siriano vicino al confine. A settembre, un jet da combattimento turco ha colpito un elicottero militare di Damasco che era entrato nello spazio aereo del Paese. La Turchia nel 2012 ha cambiato le sue regole in merito, stabilendo che ogni elemento militare siriano che si avvicini al confine turco venga trattato come obiettivo legittimo.

Fonte:www.corriere.it



Biden: nessun dubbio sull’uso di armi chimiche. Cameron: prepariamo risposta militare. No di Mosca e Iran: conseguenze catastrofiche.

NEW YORK – A ritmo serrato, la potente macchina da guerra Usa scalda i motori: già da giovedi potrebbe arrivare la luce verde per una dura azione punitiva contro il regime di Damasco, accusato di aver oltrepassato la ‘linea rossà usando micidiali armi chimiche contro i ribelli e la popolazione civile in Siria.

Ufficialmente, il presidente Obama non ha ancora preso una decisione definitiva, fa sapere la Casa Bianca, ma i suoi più stretti collaboratori e i suoi alleati incalzano con dichiarazioni pubbliche inequivocabili.

L’annuncio del vice di Obama. «Non c’è dubbio» che il regime siriano ha usato i gas, ha detto il vice-presidente americano Joe Biden. «Armi chimiche sono state usate, e il regime di Damasco è il solo che le ha», ha detto Biden parlando all’American Legion a Houston.

Allo stesso tempo, la Russia continua ad ammonire sulle possibili ricadute di un intervento, anche per l’intera regione: L’occidente, ha detto il vice-premier Dmitri Rogozine, si muove nel mondo islamico «come una scimmia con una granata». Per la Russia, ha inoltre affermato, i tentativi di aggirare l’Onu «creano per l’ennesima volta pretesti artificiali e infondati per un intervento militare nella regione, gravidi di nuove sofferenze in Siria e conseguenze catastrofiche per Medio Oriente e Nord Africa».

La posizione dell’Italia. Anche l’Italia tira il freno sulla possibilità di passare all’azione senza un mandato delle Nazioni Unite. «L’Italia non prenderebbe parte a soluzioni militari al di fuori di un mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu», ha precisato il ministro degli Esteri Emma Bonino alle Commissioni Esteri congiunte. Fonti governative hanno poi precisato che senza un mandato dei Quindici è escluso anche l’uso delle basi militari italiane. Ma un passaggio attraverso le Nazioni Unite sembra del tutto improbabile.

Anche Pechino – che come Mosca ha diritto di veto in Consiglio di sicurezza – attraverso un editoriale dell’ agenzia Nuova Cina ha affermato che «è imperativo che gli Usa e i Paesi che la pensano come loro si astengano da qualsiasi avventato intervento armato e lascino le Nazioni Unite giocare la loro parte nel decidere come agire». Una soluzione negoziata sembra però sempre più lontana, anche perchè le relazioni tra Washington e Mosca si fanno sempre più tese. Il Dipartimento di Stato ha infatti oggi comunicato all’ultimo momento di aver rinviato l’incontro fra diplomatici americani e russi in programma domani a L’Aia, in seguito «alle consultazioni in corso per trovare una risposta appropriata» all’attacco del 21 agosto in Siria. In attesa che sia reso noto il rapporto dell’intelligence sull’uso di armi chimiche in Siria nei prossimi giorni, continuano a rullare i tamburi di guerra.

Le forze armate Usa sono «pronte ad andare» se il presidente Obama, ‘Commander in Chief’, ordinerà di passare all’azione, ha reso noto il segretario alla difesa, Chuck Hagel. Il Pentagono, ha detto, ha spostato tutti «gli asset necessari per essere in grado di onorare e assecondare qualsiasi opzione il presidente» decidesse di seguire. Opzioni, ha poi precisato il portavoce della Casa Bianca, che non riguardano un cambio di regime a Damasco e non sono solo limitate al solo uso della forza.

Anche Londra ha fatto sapere che le forze armate britanniche stanno mettendo a punto un piano di emergenza nell’eventualità di una azione militare, mentre il premier David Cameron ha affermato che «la comunità internazionale deve rispondere» all’attacco chimico in Siria, e ha richiamato il Parlamento dalle ferie, convocandolo proprio per giovedì. «L’attacco chimico su Damasco non può restare senza risposta», e la Francia è «pronta a punire chi ha preso la decisione di colpire col gas degli innocenti», gli ha fatto eco da Parigi il presidente Francois Hollande.

Il possibile scenario. Contemporaneamente, varie fonti di stampa raccolgono da fonti dell’amministrazione Usa indiscrezioni sui possibili obiettivi e sui tempi dei raid. Secondo la Nbc l’attacco scatterebbe giovedi e potrebbe avere la durata di tre giorni. Secondo il Washington Post nel mirino di «attacchi chirurgici» ci sono obiettivi di alto valore delle difese aeree, navali e di terra del regime, così come i centri di sostegno logistico e comando delle forze armate. Secondo l’agenzia Bloomberg, i piani all’esame non considerano truppe di terra o l’imposizione di una no-fly-zone, nè tantomeno di colpire direttamente il presidente al Assad. Damasco, intanto, si mostra a sua volta bellicosa: «In caso di attacco ci difenderemo con ogni mezzo a disposizione», ha detto il ministro degli esteri Walid al Muallim, minacciando anche una risposta con «mezzi di difesa che sorprenderanno».

Di certo, di quest’atmosfera sembrano farne le spese gli ispettori dell’Onu sul campo: la loro visita prevista oggi ad un nuovo sito, hanno fatto sapere, è stata rinviata di un giorno, «al fine di migliorare la preparazione e la sicurezza per la squadra».

Fonte:www.ilmessaggero.it



Preoccupazione degli Usa. Il segretario di Stato Kerry: «Forniture di armi al regime di Assad un pericolo per Israele»

Rimane alta la tensione sulla Siria. Dopo le polemiche per l’annuncio di Assad di aver ricevuto da Mosca i primi missili terra-aria anti-aerei a lungo raggio (gli s-300), si torna a parlare dell’accordo sugli armamenti tra Mosca e Damasco.

 

MIG 29 – In particolare Serghiei Korotkov, direttore generale della compagnia russa Mig, ha annunciato che consegnerà oltre 10 aerei da combattimento Mig-29 MM2, nel rispetto di precedenti contratti. «Attualmente c’è una delegazione siriana a Mosca che sta negoziando i dettagli dell’accordo», ha affermato.

MISSILI – Riguardo alla fornitura dei missili anti aerei, Mosca difficilmente li consegnerà  alla Siria prima dell’autunno. A dirlo è una fonte dell’industria bellica che ha parlato con l’agenzia di stampa russa Interfax, aggiungendo che la tempistica per la consegna, che allarma i governi occidentali, dipenderà  dallo sviluppo della situazione in Siria. «La decisione della Russia di fornire missili al regime siriano di Assad – ha precistao il segretario di Stato Usa John Kerry – ha un impatto profondamente negativo sulla regione e mette Israele in pericolo».

LA CONFERENZA – Intanto la strada verso la nuova conferenza di Ginevra appare sempre più irta di ostacoli. Se una fonte del ministero degli Esteri russo ha annunciato una prima riunione di rappresentanti di Mosca, degli Usa e dell’Onu il 5 giugno nella città svizzera, a Istanbul le varie anime della Coalizione delle opposizioni, dopo giorni di estenuanti discussioni, hanno trovato un primo punto di accordo ponendo due condizioni per partecipare ai negoziati che difficilmente potranno essere realizzate: che l’iniziativa di pace garantisca la partenza di Assad e, ancor prima, che le milizie di Hezbollah si ritirino dalla Siria, insieme con quelle iraniane di cui ‘opposizione denuncia la presenza. Assad ha risposto che non se ne andrà. Anzi, potrà ripresentarsi candidato anche alle presidenziali del 2014.

SCONTRI – Intanto in Siria le truppe governative avrebbero attaccato un convoglio che vicino a Qusair tentava di portare in salvo feriti, uccidendo sette persone e ferendone decine. La notizia è stata diffusa dagli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani. Hadi Abdullah, attivista con base nella città vicina al confine con il Libano, ha dichiarato via Skype ad Associated Press che a Qusair almeno 800 persone sono ferite e alcune necessitano di «operazioni urgenti». Le truppe governative di Damasco, appoggiate da militanti del gruppo libanese Hezbollah, stanno tentando di prendere il controllo della città, in una offensiva iniziata circa due settimane fa. Decine di militari, combattenti di Hezbollah e ribelli sono rimasti uccisi negli scontri.

Fonte:www.corriere.it



Una flotta verso Tartus.
Usa e Israele preoccupati
Più difficile l’intervento
anche la Turchia ora frena.

 

di Francesca Paci

Roma

In Siria è l’ora della Russia. La recente processione di leader mondiali al Cremlino – dal premier israeliano Netanyahu al segretario di stato Usa Kerry, dal primo ministro britannico Cameron a Mr Onu Ban Ki-moon – illustra meglio di qualsiasi analisi il nuovo ruolo di Mosca che, dopo aver scongiurato il bis della marginalizzazione seguita all’intervento in Libia, si gode la rivincita dialogando da un lato e dall’altro mostrando i muscoli.  

La Casa Bianca, restia a impelagarsi in quella Siria che a detta del think tank Pew la metà degli americani non sa dove sia, ha puntato sulla Russia per il successo della conferenza di pace «Ginevra 2» nonostante i musi lunghi di Israele e dei paesi sunniti del Golfo (più interventisti). Ma Obama non deve aver gradito lo scoop del «New York Times» secondo cui uno degli ultimi carichi di armi diretti da Mosca a Damasco conteneva un’avanzatissima versione di missili Yakhnot con un sistema radar capace di neutralizzare tanto un blocco navale quanto l’ipotetica no fly zone imposta da una forza internazionale (diversamente dagli Scud usati contro i ribelli, gli Yakhnot sono mobili e molto difficili da attaccare). Solo pochi giorni fa Netanyahu aveva invano chiesto a Putin di non inviare ad Assad gli assai meno potenti missili terra-aria S-200.  

Da mesi, approfittando dello stallo di una guerra che nessuno sa vincere (nonostante i 3 miliardi di dollari versati dal Qatar all’opposizione), Mosca si rafforza nella regione. A gennaio ha effettuato una mega esercitazione nei mari Nero e Mediterraneo con due dozzine di navi militari. A febbraio ne ha dispiegate 4 al largo della costa siriana: oggi, sostiene il «Wall Street Journal», ne tiene 12 davanti alla base di Tartus. 

Sebbene il ministro degli esteri Lavrov ripeta che la Russia non farà «accordi segreti sulla Siria in cambio di concessioni occidentali», il Cremlino sembra meno rigido del passato. Sul cambio di regime, per dire, frena gli americani ma non pare più tanto affezionato ad Assad. Come «conditio sine qua non» per esserci, Mosca pone invece l’apertura di «Ginevra 2» a Riad ma soprattutto a Teheran scontrandosi su questo con la Francia (ostile a includere l’Iran). 

La Siria è diventato un buco nero che dopo aver inghiottito almeno 90 mila vittime, 1,5 milioni di profughi, danni per 80 miliardi di dollari, sta tirando dentro i paesi confinanti e oltre. La Turchia, partita alla grande a fianco dei ribelli, rallenta il passo, consapevole che senza il sostegno Usa potrebbe essere il grande perdente della crisi siriana. Così, di fronte al rischio di perdere la leggendaria stabilità che in passato le ha garantito una crescita del 7,5%, Ankara «accetta» la Russia, unica potenza regionale con un’economia e un esercito superiori (l’alternativa sarebbe una zona cuscinetto al confine turco). Inoltre, nota l’esperto Soner Cagaptay, un’escalation dissolverebbe i sogni presidenziali di Erdogan.  

Poi c’è Israele, per cui gli Yakhont sono il primo serio sforzo siriano di sfidare la propria marina dalla guerra dal 1973. La tentazione di far da sé, come con i bombardamenti di aprile per evitare il passaggio di armi a Hezbollah, c’è, lo prova il video di Fox News con il commando israeliano di ritorno nel Golan dopo una missione in Siria. Ma in un blitz a Gerusalemme il direttore della Cia Brennan ha insistito per il rispetto della linea americana.  

Il tempo di agire è ora. Perché Assad, rinvigorito dai missili russi e dalla riconquista di postazioni importanti come l’arteria di Khirbet Ghazaleh che controlla le armi inviate ai ribelli dalla Giordania, si mostra più sicuro (anche la moglie Asma è ricomparsa su Facebook). Perché l’opposizione è sempre più divisa e tra i combattenti guadagna terreno la frangia irachena di Al Qaeda, quella ancora più estremista di Al Nusra. Perché Human Rights Watch documenta la tortura sistematica del regime a Raqqa. Per i morti, i rifugiati, i dispersi. Perché la guerra siriana ormai riguarda il mondo.

Fonte:www.lastampa.it


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