sprechi

29 Marzo 2014

Il titolare della Difesa, parlando alla cerimonia per il 91/o anniversario della fondazione dell’Aeronautica Militare, ha rassicurato i militari, dopo l’annuncio dei giorni scorsi di voler “razionalizzare le spese delle forze armate”. “State sereni, nessun passo indietro”

Tagli agli sprechi, ma avanti con il programma di acquisto degli F35. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti, dopo le inquietudini dei vertici delle forze armate di fronte alla sforbiciata annunciata dal ministro, ha lanciato un messaggio rassicurante: “Io dico ai militari di stare sereni perché, lo ha detto ieri il premier Renzi, quando parliamo di forze armate e della necessità che l’Italia continui a svolgere il suo ruolo per la sicurezza del mondo, significa che non possiamo fare passi indietro”. Nessun passo indietro nemmeno sui caccia F35, tema affrontato mercoledì dal presidente americano Barack Obama nella sua visita a Roma. Pinotti ha precisato: “No ad un sistema d’arma o ad un aereo che diventa il cattivo”. 

“Quando parliamo di efficientamento – ha detto Pinotti, parlando alla cerimonia per il 91/o anniversario della fondazione dell’Aeronautica militare – non significa togliere quello che è essenziale ma evitare che ci siano sprechi. Bisogna rendere la spesa pubblica più efficiente e le forze armate hanno già intrapreso questo percorso, ma non si può venire meno agli obiettivi strategici che abbiamo”. Il titolare della Difesa ha inoltre annunciato la volontà di srivere “un Libro Bianco della difesa: abbiamo bisogno di capire le minacce, i rischi e le risposte da dare”.

Le affermazioni di Pinotti arrivano a poca distanza dall’attacco del portavoce del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo: “Obama viene in Italia e va dal Papa per farsi due foto, viene qui perché si è preoccupato della nostra riduzione delle spese militari degli F35. E Napolitano subito va in televisione a dire bisogna spendere di meno. Obama viene a vendersi il suo gas di scisto che ha scoperto che ne ha per 100 anni, e il più grande giacimento oggi al mondo, uno dei più grandi, ce l’ha Israele”.

Fonte:www.ilfattoquotidiano.it


18 Dicembre 2013

“I conflitti in Iraq e in Afghanistan, considerati nel loro insieme, saranno le guerre più costose nella storia degli Stati Uniti, per un totale di spesa tra i 4 mila miliardi e i 6 mila miliardi di dollari“. Così, qualche mese fa, si poteva leggere in un rapporto stilato dalla Kennedy School of Government, scuola di specializzazione dell’Università di Harvard. Certo, le guerre non sono solo economia, anzi: il costo più alto di un qualsiasi conflitto armato lo pagano sempre le vittime, soprattutto civili. Ma con il passare degli anni (la guerra in Afghanistan cominciò ad ottobre del 2001, all’incirca un mese dopo il terribile attentato alle torri gemelle), con l’aumentare inesorabile e silenzioso dei morti, la spesa che un popolo affronta per mantenere una guerra che è per certi versi propagandistica ha una sua rilevanza.

Gli sprechi, lo sperpero di denaro pubblico che via via nel tempo (negli Usa così come in Gran Bretagna, ovviamente senza dimenticare l’Italia) sono aumentati, sono innegabili. Una delle più recenti fotografie della ‘fine che fanno’ i soldi dei contribuenti a ‘stelle e strisce’ è stata scattata da Bloomberg proprio in Afghanistan, per l’esattezza nell’aeroporto internazionale della capitale, Kabul. Si tratta, si legge sul sito del quotidiano, di quelli che ormai possono definirsi le carcasse di 16 aerei da trasporto, prodotti da Alenia Aermacchi, una controllata Finmeccanica e ricondizionati dalla stessa, lasciati in uno stato di completo abbandono. Secondo Bloomberg, nello specifico per quei velivoli, i contribuenti Usa hanno tirato fuori dalle loro tasche la bellezza di 486 milioni di dollari (all’incirca 352 milioni in euro), denaro che stando a quanto è riportato è servito a lasciarli marcire tra erbacce, copertoni e container.

“Persistenti problemi di manutenzione”: così il quotidiano spiega perché quei sedici G222 non voleranno mai più, nonostante sulle ‘ali’ abbiano solo 200 ore di ‘servizio’ rispetto alle oltre 4 mila e 500 inizialmente preventivate. Sulla questione è intervenuto l’ispettore generale per la ricostruzione in Afghanistan John Sopko che ha di recente visto con i suoi occhi le condizioni dei sedici velivoli: “abbiamo bisogno di risposte rispetto a questo grande sperpero di denaro pubblico” ha dichiarato a Bloomberg. “Chi ha preso la decisione di comprare questi aerei e perché? Dobbiamo andare a fondo di questa storia ed è per questo che stiamo aprendo un’inchiesta” ha aggiunto.

I G222 (che nel prossimo futuro saranno sostituiti da velivoli da trasporto della Lockheed Martin), ‘ristrutturati’ da Finmeccanica, avrebbero dovuto trasportare truppe, funzionari ed essere utilizzati anche per operazioni di evacuazione, costituendo così il 15% degli oltre 105 aerei delle forze afgane. Intanto, mentre le indagini che saranno condotto da Sopko dovranno stabilire le responsabilità sull’acquisto dei G222, così come dell’acquisto, della manutenzione e dello smaltimento dovranno essere calcolati i costi, un report indipendente stilato dal Pentagono ha rivelato che oltre ai 16 aerei a Kabul (di cui sei sono già stati ‘depradati’), ce ne sarebbero altri 4 in Germania.

Inoltre, visto l’innegabile coinvolgimento nella vicenda della controllata di Finmeccanica, quest’ultima si difende: “nel momento in cui l’esercito ha deciso di non rinnovare il contratto gli aerei erano perfettamente in funzione per le missioni in Afghanistan e oltrepassavano gli obiettivi programmati. Per quanto delusi rispettiamo la loro decisione di non continuare la manutenzione”. In effetti, come sostiene il portavoce di Alenia, Dan Hill, gli Usa non hanno confermato la commissione all’azienda il marzo scorso.

Fonte:http://it.ibtimes.com


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