storia

9 Novembre 2016

Una vittoria clamorosa, un trionfo che può segnare una svolta epocale nella storia. La via da percorrere per raggiungere la Casa Bianca era strettissima, ma Donald Trump l’ha sfondata come un caterpillar, prendendosi praticamente tutti gli Stati in bilico.

“Io non sono un politico. I politici parlano ma non agiscono. Io sono il contrario” disse all’inizio della corsa presidenziale. Mai come questa volta si può parlare di un “self made president”.

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Si è fatto da sé come imprenditore di successo – dai borough del Queens alla Trump Tower della Manhattan più glamour – tanto ricco quanto discusso.

 

Si è conquistato da solo la presidenza degli Stati Uniti, spazzando via tutto e tutti: non aveva al suo fianco l’establishment del Partito Repubblicano, mai così freddo con un suo candidato, tentato addirittura di abbandonarlo nel corso della campagna. Non ha mai avuto al suo fianco la stampa, ostile al punto di demonizzarlo tanto in patria quanto all’estero.

Non ha avuto il sostegno delle cancellerie estere e degli operatori finanziari internazionali, che salvo rare eccezioni hanno sostenuto la corsa di Hillary Clinton. Ha fatto a meno della spinta dei vip americani, attivissimi negli endorsement a favore dell’ex first lady per tutta la durata della campagna elettorale e fino all’ultimo giorno. Non ha potuto contare sul presidente uscente Barack Obama e anche questa si è rivelata un’arma a suo favore, perché gli Usa hanno voltato le spalle all’esperienza democratica.

 

La vittoria di Trump fa letteralmente saltare il banco. Ha smentito le previsioni dei sondaggisti, che lo hanno visto sempre indietro, pur registrando una rimonta nelle ultime settimane, a dimostrazione ancora una volta dell’incapacità dei sondaggi di leggere fino in fondo gli umori della gente, negli Stati Uniti come altrove in passato.

Ha cancellato mesi di campagna attiva della stampa americana e internazionale, mai così schierata in una corsa presidenziale e mai così compatta a sostegno di Hillary Clinton: solo due testate statunitense si sono schierate con il candidato repubblicano, contro 57 esplicitamente al fianco della candidata democratica, il numero di endorsement più basso per un candidato nella storia americana.

Anche per la stampa sorge un interrogativo quasi esistenziale sulla capacità di analisi del sentiment popolare, sulla lettura del malcontento delle aree rurali, delle zone industriali, della working class sempre più impoverita e ansiosa di cambiamento.

Il trionfo di The Donald è una sconfitta cocente per Hillary Clinton, che si è rivelata un candidato debole e poco amato. Si dice negli Usa che per vincere un candidato deve essere empatico, deve risultare simpatico e vicino alla gente: questo non è mai riuscito a Hillary, ma non è solo questo. Hillary è stata considerata come il vecchio, la continuità, l’establishment, è stata considerata Clinton III, esponente della Dynasty che ha già eletto due volte il marito Bill.

La sua sconfitta è anche e soprattutto il fallimento politico di Barack Obama e della sua avventura politica nata sotto il segno del “change”. Un cambiamento che diede la vittoria all’outsider del 2008, ma che l’America profonda (e non solo) non ha visto nelle proprie tasche e non immagina nel proprio futuro.

Donald Trump si è fatto largo con posizioni estreme, che non hanno spaventato l’elettorato. Estreme contro i migranti, dal muro al confine col Messico ai controlli severissimi sui musulmani.

Estreme in economia, con la promessa di una riduzione generale delle tasse, specie per le aziende, e l’abolizione dell’Obamacare da sostituire con una soluzione mercatistica, con la riduzione delle regolamentazioni e un piano per l’aumento dell’occupazione, con la battaglia contro le delocalizzazioni delle grandi aziende e la revisione dei grandi accordi commerciali in chiave anti-globalizzazione.

Estreme in politica estera, con una mano tesa alla Russia di Vladimir Putin ma anche con l’intenzione di ridurre il peso degli Usa come gendarme del mondo. Nemmeno le sue posizioni sconce e imbarazzanti sulle donne o le affermazioni indigeribili per i latinos hanno interrotto la sua corsa.

Neanche le indiscrezioni sui suoi problemi con il fisco hanno scalfito a sufficienza la sua immagine.

Trump ha trionfato nelle aree del Paese a forte presenza di elettori bianchi, mentre Clinton non è riuscita ad attirare i voti delle minoranze che furono la chiave dei successi di Obama. Analizzando gli exit poll, il Washington Post sottolinea come Clinton abbia registrato un vantaggio di 54 punti tra gli elettori non bianchi, un vantaggio enorme ma inferiore a quello registrato da Obama, il 61%. Al contrario Trump ha ottenuto il 60% del voto degli uomini bianchi, ed ha vinto anche tra le donne bianche, ottenendo il 52%. E nonostante gli scontri intestini della campagna elettorale, il tycoon avrebbe conquistato l’88% del voto repubblicano, con il massiccio 78% degli evangelici.

Alla Casa Bianca va Donald Trump e il nuovo presidente non deve ringraziare nessuno. Con il Congresso in mano repubblicana avrà mano libera per incidere profondamente sugli Stati Uniti d’America. Avrà davanti un paese lacerato e in una profonda crisi sociale che, se non saprà ricucire, rischia di diventare dirompente. L’8 novembre 2016 è definitivamente una data che può stravolgere la storia.

Fonte: www.huffingtonpost.it/


25 Ottobre 2016

Chi sostiene che i graffiti siano solo vandalismo, dopo aver visto queste immagini provenienti dalla città di Perm, negli Urali, si dovrà ricredere.

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E’ durato quasi sei mesi il lavoro di diversi artisti, che a Perm, sulla facciata esterne delle mura perimetrali delle locali Officine Meccaniche hanno disegnato a grandezza naturale diversi aerei che hanno fatto la storia dell’aviazione russa fin dai tempi della Grande Guerra Patriottica: un vero e proprio museo dell’aviazione disponibile per tutti a cielo aperto.

Fonte: it.sputniknews.com


13 Ottobre 2016

Milano (askanews) – Dodici biplani storici, costruiti tra il 1920 e il 1930 tenteranno a novembre una traversata da record: 8mila miglia (quasi 13mila Km) attraverso l’Africa da Creta, in Grecia a Cape Town, in Sudafrica per un rally aeronautico vintage che richiama alla mente i primi viaggi aerei della storia.

“Ci aspettano un sacco di giorni di volo consecutivi – spiega Sam Rutherford, organizzatore del rally – gli aerei e i piloti voleranno in condizioni estreme.

Questi viaggi sono molto più complessi e meno confortevoli di quelli sugli aerei moderni: non c’è il pilota automatico, si vola a vista e non ci sono molte protezioni dagli elementi: sole, vento, polvere né tantomeno dagli schizzi d’olio del motore”.

“Gli aerei hanno un solo motore e se dovesse piantare non ci sarebbe scampo – continua il pilota – però c’è anche un lato positivo: gli aerei volano molto piano per cui, in caso di avaria basta una strada o un piccolo campo per poter atterrare in sicurezza”.
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Si tratta del più grande raduno di aeroplani d’epoca a tentare una simile impresa nonché la prima manifestazione aerea, da 50 anni a questa parte, per la quale è stato concesso un permesso d’atterraggio nei pressi delle piramidi di Giza e avrà anche un intento benefico, salvaguardare l’avvoltoio africano, una specie in via d’estinzione.

 

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I piloti voleranno lungo il Nilo dal Cairo a Karthum, oltre gli altipiani dell’Etiopia passando per il Kilimanjaro e le Victoria Falls.
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“Per me è tutto un altro mondo lassù – aggiunge Pedro, pilota di un Travelair 4000 del 1928 – un modo per stare soli con se stessi ed essere davvero concentrati.

Devi essere sempre attento a quello che succede, mantenere il piano di volo ed essere consapevole di quello che accade attorno”.
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I piloti provengono da diversi paesi tra cui Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania, Sudafrica, e Stati Uniti.

Il decollo è fissato per il 12 novembre, l’arrivo per il 17 dicembre giorno del primo volo dei fratelli Wright, dopo un viaggio a tappe di 35 giorni.

Fonte: www.askanews.it/


24 Maggio 2015

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Tempo invernale, pioggia freddo ed umidità non hanno fermato appassionati e semplici curiosi che fin dalle 7,00 del mattino lungo Via Emilia Centro fino alle 19,00  all’Autodromo di Modena  hanno potuto ammirare e fotografare auto che hanno fatto la storia delle 4 ruote.

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Dalla stupenda e regale Alfa Romeo 2500 S del 1950 alla Topolino, dalla Lancia Aurelia B20 Gt Coupè del 1955 alla Ferrari  512 BB.


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Una carrellata di autentici pezzi da museo che si alternavano a vetture di tutti i giorni degli anni 70’ e 80’ come la stupenda e sempreverde Alfa Romeo GT 1300 Junior,  la Opel GT 1900 Conrero del 1969  e la fantastica Renault Alpine 1600 SC.

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L’intensa pioggia non ha fermato nemmeno i giri di pista dietro la “SAFETY CAR” e la parata finale con tutte le vetture schierate sullo “Starting Grid

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Un’altra grande giornata all’insegna della passione per i motori e dello stare insieme.

GUARDA VIDEO

www.youreporter.it/video_I_motori_di_Via_Emilia

http://www.youreporter.it/video_I_motori_di_Via_Emilia_2

 

 

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P.G


5 Aprile 2014

Reggio Emilia, 5 aprile 2014 – Le Reggiane secondo Marco Arduini, ma anche l’informale di Giuliano Melioli, le decostruzioni di Guido Ferrari e gli ultimi giorni per ammirare l’ingegno di Franco Reggiani. Che varietà di scelte si possono fare per il nuovo weekend all’insegna dell’arte! E allora… buttiamoci. Buona lettura.

GALLERIA 8,75. La Galleria 8,75 Artecontemporanea (Corso Garibaldi 4) di Reggio ospita dal 5 al 23 aprile la personale di Michele Ferri, pittore, scultore ed illustratore. Accompagnata da un testo di Sandro Parmiggiani, la mostra sarà inaugurata sabato 5 aprile alle 17.00. Esposta una quindicina di opere “In forma di casa” che analizzano il tema dell’abitare. Assemblaggi tridimensionali ed installazioni a parete realizzati dal 2008 al 2014 con diversi materiali, dal legno all’argilla, dalla stoffa alla cera. Come scrive Sandro Parmiggiani, «… Quei giocattoli di legno colorati sulle ruote (i cavallini, Pinocchio, ecc.) che i bambini si tiravano dietro legati a una corda, orgogliosi di tenersi stretto qualcosa che non poteva essere loro sottratto e che potevano condurre verso la meta da loro prescelta. Ferri tiene le sue opere sul filo di una sapienza costruttiva e cromatica che riconcilia con l’arte, con le sue eterne possibilità di smuovere l’immaginario, di essere, insieme, poesia lieve e pensiero profondo».


La mostra sarà visitabile fino al 23 aprile di martedì, mercoledì, venerdì e sabato con orario 17.30-19.30, oppure su appuntamento. Info: tel. 340 3545183, www.csart.it/875.

Chi è Michele Ferri è nato a Fano nel 1963. Dopo gli studi artistici a Pesaro e Urbino ha vissuto a Parigi dal 1993 al 2003 dove, oltre all’attività artistica, ha collaborato per diverse case editrici e studi di comunicazione grafica. Ha illustrato libri in Francia e in Italia e le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive a Parigi, Francoforte, Tokyo, Lisbona, Bruxelles, Bratislava, Milano, Torino, Bologna, Venezia, Reggio Emilia, Pesaro. Tornato in Italia, ha insegnato “Iconografia e Illustrazione” all’ISIA di Urbino e tenuto workshop presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, i Musei d’Arte Moderna di Genova Nervi, i Musei Civici di Pesaro, l’ISIA di Urbino e di Firenze. Dal 2011 risiede a Reggio Emilia.

AULA MAGNA, REGGIO. Oltre il cielo. Il linguaggio grafico-pittorico racconta le “Reggiane” – Marco Arduini
Da Sabato 5 aprile 2014 a Sabato 19 aprile 2014 | Università di Modena e Reggio Emilia, Aula Magna
Curata da Massimo Tassi, Presidente Yorik, la mostra personale sarà inaugurata sabato 5 aprile alle 19.00. In esposizione, opere a tecnica mista su tela, copertine antiche e cartine d’epoca. I soggetti si riferiscono ad immagini storiche provenienti dall’Archivio Digitale Reggiane dell’Università di Modena e Reggio Emilia, curato da Adriano Riatti e conservato nella Mediateca. 

L’iniziativa avrà carattere itinerante e verrà ospitata a Roma il 9 maggio alla Temple University, grazie all’ospitalità della Contessa Maria Fede Caproni da Taliedo. Dal 13 maggio al 13 giugno le opere saranno esposte negli spazi del Chiostro del Bramante, nell’ambito di un evento curato da Natalia De Marco.
La personale è visitabile da lunedì a venerdì con orario 15.00-19.00, sabato ore 9.00-13.00. Info: tel. 368 7222883.

Chi è Marco Arduini è nato a Reggio Emilia. Si è diplomato all’Istituto d’Arte G. Chierici. Figurativo con esperienze iniziali passate dal pastello all’inchiostro e tempera su tavola e tela. Nelle opere più recenti vi è un chiaro richiamo alla Pop Art e allo stile americano. Sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche. Ha esposto alla “54. Biennale di Venezia” (Padiglione Italia, Emilia Romagna, Reggio Emilia, Chiostri di San Pietro, 2011).

1.1_ZENONECONTEMPORANEA, REGGIO. Alchimie informali – Giuliano Melioli. Da Sabato 5 a Domenica 13 aprile. Inaugura sabato 5 aprile, alle 18.00 l’esposizione che la galleria dedica a Giuliano Melioli. Scrive il curatore Sebastiano Simonini: «Per descrivere la poetica di Melioli occorrerebbe tempo, molto tempo. Perché non è possibile comprendere la profondità di queste “terre” senza conoscere la storia millenaria della tecnica raku e la più recente vicenda dell’informale nell’arte contemporanea. Queste due istanze, apparentemente molto distanti fra loro, si coagulano con una perfezione quasi magica nei lavori di Giuliano e Claudio Melioli. Una perfezione che sembra trovare il proprio elemento di innesco nei fondamenti dell’alchimia, che consolida la propria ricerca nei principi elementari di aria, terra, fuoco e acqua, essenza dell’anima del raku».
Orari: il sabato e la domenica dalle 18 alle 20, altre giornate su appuntamento (tel. +39 335 8034053).


CHIOSTRI DI SAN DOMENICO. Ultimi giorni per visitare la mostra “Franco Reggiani: Evoluzione dell’ingegno”, a cura di Massimo Mussini, allestita fino al 6 aprile ai Chiostri di San Domenico (via Dante Alighieri 11). Promossa da Automobile Club Reggio Emilia e Panathlon International Club Reggio in collaborazione con il Comune, l’esposizione è parte di un progetto che ha riportato in città l’opera “Evoluzione” di Reggiani, restaurata e collocata in una grande rotatoria lungo la via Trattati di Roma. In mostra, una selezione di sculture, disegni, fotografie, video ed autovetture.

Opere che illustrano il percorso di un artista poco conosciuto in città per la propria produzione scultoria, ma ampiamente apprezzato all’estero. Come scrive il curatore, «con l’azione artistica egli dava forma alla sua immaginazione e alle sue emozioni, con quella imprenditoriale dava esistenza a oggetti funzionali. Tale divaricazione fra irrazionalità e razionalità era tuttavia apparente, poiché i due momenti altro non erano che la manifestazione dello stesso impulso creativo». La retrospettiva, visitabile da lunedì a venerdì ore 16.00-19.00, sabato e domenica ore 10.00-13.00 e 16.00-19.00, è accompagnata da un ricco catalogo (Edizioni Delinea 2014) con testi di Massimo Mussini, Marco Franzoni, Silvano Menozzi e Vittorio Beccari. Info: Automobile Club Reggio (tel. 0522 441618, www.acireggio.it).
Chi è Franco Reggiani nasce a Reggio Emilia nel 1926. Frequenta l’Istituto d’Arte e l’Istituto Industriale della città. Lavora alle Officine Reggiane e successivamente in Francia, come disegnatore di macchine per l’industria alimentare. Disegna profili e carrozzerie di automobili su meccaniche, Cisitalia, Stanguellini, Maserati ed altri. Espone la sua produzione artistica in mostre personali a Padova, Reggio Emilia e Treviglio. Le sue sculture, presenti in collezioni pubbliche e private, sono esposte a Milano, Washington, Basilea e Beirut. Scompare a Reggio Emilia nel 1991.
MAX CAFFE’. Guido Ferrari espone dal 5 aprile al 1 maggio al Max Caffè (Via Guidelli 1) di Reggio. Curata da Stefania Ferrari, la mostra sarà inaugurata sabato 5 aprile alle 17.30. “Sogni decostruiti” è il titolo dell’esposizione che raccoglie opere ad acrilico su tela e su tavola di recente produzione. Un progetto con il quale Ferrari prosegue nella decostruzione della forma per «riconquistare la realtà decomposta alla luce di una nuova logica matematico-geometrica, che liberi l’oggettivo dal superfluo, estraendone l’essenzialità e valorizzandone armonia, ritmo e dinamismo». La personale sarà visitabile fino al 1 maggio, da lunedì a sabato ore 7.30-19.30. Info: tel. 0522 432712, 334 3881053.

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Fonte:www.ilrestodelcarlino.it

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23 Marzo 2014

L’Aviation Safety Network ha censito gli aeroplani scomparsi nel nulla dal 1948 ad oggi. Sono decine. Il volo 370 della Malaysia Airlines è il più grande. Aereo Malesia: ultime notizie

Credits: La cartina dell’Aviation Safety Network

di Michele Zurleni

Nella storia dell’aviazione moderna ci sono 88 misteri. Ottantotto aerei passeggeri, cargo o biplani scomparsi letteralmente nel nulla. Nessuna loro traccia è stata più trovata, nonostante le ricerche durate giorni, mesi e in alcuni casi addirittura anni. Per lo più sono caduti in un punto impreciso del mare. Alcuni sulla terra. L’Aviation Safety Network ha disegnato questa cartina per mostrare in quale zona sono scomparsi questi aerei 88 fantasma.

Il loro numero può essere destinato a diminuire con il tempo. Qualche rottame prima o poi potrebbe essere trovato. E’già accaduto in passato. Per esempio, nel 2000, sono stati localizzati i resti dell’aereo scomparso nel 1947 che da Montevideo trasportava cinque membri dell’equipaggio e sei passeggeri verso Santiago del Cile. Era rimasto sepolto dalla neve di una valanga che l’impatto contro il Monte Tupangato aveva provocato. Ci sono voluti 53 anni, ma alla fine il mistero è stato risolto.

Il volo con il numero maggiore di passeggeri a bordo scomparso nel nulla è stato quello della Flying Tiger Line. Si trovava sull’Oceano Indiano ed era il 16 marzo del 1962. A bordo c’erano 107 passeggeri e l’equipaggio. Era partito dalla base militare americana di Guam. Nonostante le ricerche, non si è mai trovato nulla. Un testimone ha affermato di aver visto una luce improvvisa nel cielo.

Il primo aereo a sparire è stato un volo della British South American Airways, scomparso con i suoi 31 passeggeri mentre volava sull’Oceano Atlantico nel gennaio del 1948. Quell’anno è stato uno dei peggiori per gli aerei fantasma. L’altro è stato il 1966. I decenni più neri sono stati gli anni’60 e gli anni’70 con 19 aerei scomparsi nel nulla.

Una storia collegata a un aereo scomparso è quella di Amelia Earhart, leggendaria figura femminile dell’aviazione civile. Fu dichiarata ufficilmente morta nel 1939, dua anni dopo che si era persa ogni traccia dell’aereo su cui stava tentando il giro del mondo. Il suo monoplano Electra scomparve mentre sorvolava l’Oceano Pacifico e nonostante le ricerche effettuate, non venne mai trovata alcuna traccia.

Aerei sono scomparsi anche nel Triangolo delle Bermuda, dando così origine alle leggende rispetto a quell’area. Nella casistica dell’Aviation Safety Network sono indicati due casi. Il primo, come abbiamo detto, era l’aereo svanito nel 1948. Il secondo scomparve un anno dopo. In tutto, 51 persone disperse e mai più ritrovate. In quella zona, qualche anno prima, nel 1945 erano scomparsi cinque cacciabombardieri americani che stavano facendo un volo di addestramento. Anche di loro non si è mai più trovata alcuna traccia.

Fonte:http://news.panorama.it


8 Febbraio 2014

E’ la stessa Ferrari a smentire l’ipotesi di un possibile trasloco del Cavallino Rampante da Maranello in Olanda per usufruire di un regime fiscale più vantaggioso.

 

Ferrari: addio all’Italia dopo 67 anni?

Considerati gli evidenti vantaggi fiscali di una mossa di questo tipo, scaturita per volere dell’Amministratore Delegato Sergio Marchionne dopo la nascita di FCA, più di qualcuno aveva iniziato a pensare che Ferrari, dopo 67 anni di storia intrecciata così profondamente con l’Italia, l’Emilia Romagna e Maranello, avrebbe potuto subire la stessa sorte degli altri marchi italiani del neonato Gruppo automobilistico.

In particolare, l’anticipazione su un clamoroso trasloco di Ferrari verso l’Olanda è stata lanciata da Il Giornale che oggi pubblica in prima pagina “Il gruppo Fiat Chrysler Automobiles trasferisce il marchio Ferrari in Olanda. Un altro pezzo di Italia prende il volo con i suoi 100 milioni di fatturato”. Secondo Il Giornale la Ferrari potrebbe operare questa scelta per portare il celebre marchio verso il Paese che ha la tassazione più vantaggiosa.

Ferrari smentisce. Il Cavallino resta in Emilia

Per mettere a tacere le indiscrezioni è intervenuta ufficialmente Ferrari, che, attraverso una nota, ha annunciato che il Cavallino Rampante non si sposta né dall’Emilia né dall’Italia.

La casa modenese – si legge – “smentisce in modo categorico quanto pubblicato questa mattina da un quotidiano del nord secondo cui il marchio sarebbe trasferito in Olanda. La notizia è destituita di ogni fondamento. La Ferrari – chiosa la nota – è dal 1947 a Maranello dove rimarrà con le sue vetture e il suo marchio”.

Una Ferrari lontana dall’Italia? Non avrebbe senso

Possiamo quindi per il momento tirare tutti quanti un sospiro di sollievo. Del resto la Ferrari, un costruttore che ha saputo fare del Made in Italy non solo un marchio ma un vero motivo di orgoglio su cui ergere valori, storia e tradizione, non avrebbe motivo di esistere, a nostro avviso, lontano dal Bel Paese.

Fonte:www.automoto.it


13 Dicembre 2013

pierluigi fioreTRENTO – È una storia di cielo, passione e coraggio che da oggi entra nei suoi cinquant’anni. La cinquantesima stagione delle Frecce tricolori, la Pan che sta per Pattuglia acrobatica nazionale. La seconda nazionale italiana come è stata più volte definita: i dieci MB 339 che tutti gli appassionati di aeronautica conoscono. E le Frecce tricolori hanno un passato anche trentino. Tre sono stati, dalla metà degli anni ‘60, i piloti trentini della Pan: Danilo Franzoi di Mezzolombardo, che nella pattuglia entrò nel lontano 1966 come solista e ne uscì nel ‘76 come Pony 0: cioè il comandante delle Frecce Tricolori. Una vita per il volo che si concluse l’11 aprile del 2002 a causa di un incidente stradale nei pressi di Udine.

In tempi più recenti, dal ‘97 al ‘99 il capitano Alessandro Zanotelli, di Trento. Testa e cuore fatto per il volo ma che in seguito ad un problema ad un orecchio venne messo a terra e lasciò l’Arma Azzurra. Infine, Pierluigi Fiore (nella foto). Nella Pan, proveniendo dall’esperienza sui Tornado della base di Ghedi, entro nel ‘91 come gregario e nel ‘95 – ‘96 divenne capopattuglia fino a diventare, nel ‘97 – ‘98, comandante.

Un uomo, dicono negli ambienti dell’Aeronautica, che ha lasciato il segno. Insomma, i trentini si sono fatti onore in questa aristocrazia del volo.

Bruno Zorzi

(Articolo completo sull’Adige in edicola)

Fonte:www.ladige.it


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