USA

16 Ottobre 2015

Marco ricciSaranno i risultati degli accertamenti sui pezzi del velivolo inviati a Washington a chiarire definitivamente le cause che lo scorso 31 maggio hanno portato al disastro aereo di Tortoreto nel quale ha perso la vita il pilota 47enne di Siena Marco Ricci. Proprio nelle scorse settimane, infatti, la Procura di Teramo ha inviato negli Stati Uniti i resti del motore del velivolo di Ricci, con le risposte dei periti su un eventuale malfunzionamento che dovrebbero rientrare già per metà novembre. Il ricorso alle competenze statunitensi si è reso necessario in quanto il motore è stato costruito proprio oltreoceano, e la perizia insieme a quella medico legale dovrebbe consentire alla Procura di chiudere entro fine anno l’inchiesta sulla morte di Ricci, che conta come unico indagato il pilota sopravvissuto. Un atto dovuto, con le indagini che avrebbero ormai acclarato come quest’ultimo abbia effettuato tutte le manovre in maniera corretta. La tragedia che costò la vita a Ricci si consumo’ in pochi minuti il 31 maggio scorso durante un airshow a Tortoreto. L’incidente avvenne nel corso dell’esibizione che precedeva quella delle Frecce Tricolore, con l’aereo di Ricci che dopo lo scontro si inabisso’ per poi essere recuperato dopo tre ore.

 

Fonte:certastampa.it/

 


15 Aprile 2014

La marina chiede al Congresso di rafforzare la flotta di F18 a sostegno dei caccia “stealth”. La loro supposta invisibilità è stata completamente superata dai radar di nuova generazione, compresi quelli che Alenia produce per gli Eurofighter. Tradotto: il caccia invisibile potrà essere individuato e colpito anche dai caccia italiani.

La conclusione dell’indagine parlamentare sugli F35 – prevista per giovedì salvo ulteriori rinvii – non potrà ignorare la notizia che arriva dagli Stati Uniti e che sfata anche il principale mito della propaganda favorevole ai cacciabombardieri Lockheed: la loro invisibilità ai radar nemici che ne farebbe degli insostituibili aerei stealth di quinta generazione. La U.S.Navy ha infatti chiesto al Congresso di rafforzare la flotta di velivoli per la guerra elettronica anti-radar, gli F18 Growlers, perché saranno indispensabili come scorta e apripista agli F35 che altrimenti, se inviati in missione da soli, verrebbero intercettati dai nuovi radar e dai sensori più moderni prodotti dall’industria militare russa e, come vedremo, anche da quella italiana.

La notizia arriva de fonti della Boeing (azienda non a caso concorrente della Lockheed e produttrice degli F18), che alla rivista online americana Breaking Defense spiegano perché il comandante delle operazioni navali, ammiraglio Jonathan Greenert, abbia avanzato questa richiesta al Congresso. “Gli F35 possono sfuggire ai radar ad alta frequenza in banda X, ma sono vulnerabili ai sensori a infrarossi e ai nuovi radar a bassa frequenza che consentono di individuare un aereo stealth di quinta generazione a centinaia di miglia di distanza, come qualsiasi altro aereo. Per questo devono necessariamente essere scortati da aerei che, grazie alle loro emissioni ad ampio spettro, possono neutralizzare queste minacce”.

“La richiesta avanzata dalla Marina americana risponde esattamente a questa esigenza”, conferma al Fattoquotidiano.it Andrea Nappi, ingegnere aeronautico Alenia, addetto al progetto Eurofighter. “Negli odierni scenari di guerra l’unica strategia è neutralizzare subito radar e sensori nemici, ai quali oggi è impossibile pensare di sfuggire: l’evoluzione dei sistemi di intercettazione ha reso del tutto inutile la vecchia tecnologia stealth, ormai usata dall’industria americana solo in chiave di promozione commerciale grazie alla generale ignoranza sul tema”. Che la stealthiness, inventata in piena Guerra Fredda, sia ormai una tecnologia obsoleta lo sostengono da tempo i maggiori esperti internazionali di difesa come gli americani Bill SweetmanNorman Friedman o l’australiano Carlo Koop, che già nel 2009 denunciava la vulnerabilità degli F35 ai nuovi radar a bassa frequenza in banda L prodotti dalla russa Tikhomirov Niip.

Ma in ambiente militare la questione è rimasta a lungo un tabù, almeno fino a quando l’estate scorsa proprio l’ammiraglio Greenert scrisse sulla più prestigiosa rivista navale americana, Proceedings: “La rapida evoluzione tecnologica e informatica sta introducendo nuovi sensori e nuovi sistemi in grado di aggirare la tecnologia stealth: è ora di pensare a piattaforme che non si basino esclusivamente su questa caratteristica”. A conferma di questa evoluzione, poche settimane fa l’azienda italiana Selex Es (gruppo Finmeccanicaha reso noto che i suoi nuovi sensori a infrarossi prodotti per i caccia svedesi Gripen e per gli Eurofighter sono perfettamente in grado di individuare un velivolo stealth rilevando la sua traccia termica a una distanza tale da renderne possibile l’ingaggio con missili aria-aria. Un bel paradosso: l’invincibile aereo americano di quinta generazione potrà essere abbattuto anche dai caccia italiani.

Fonte:www.ilfattoquotidiano.it

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1 Marzo 2014

Riduce uomini e fondi, il Pentagono, ma non rinuncia a nuovissimi aerei con la missione dello spionaggio militare. Sarebbero 16 i Boeing ordinati dal Pentagono per 2,1 miliardi di dollari. Una spesa non indifferente ma necessaria, secondo alcune fonti interne, per sostituire i vecchi aerei ormai “fuori forma“.

Molto simili a dei 737 questi Boeing da spionaggio riaprirebbero un contratto molto importante con l’azienda aeronautica americana e si baserebbe sul progetto di sostituire gli aerei di linea 767 con una nuova generazione di aerei per l’armata americana. Una sorta di “riciclaggio” utile ad entrambi, quindi.

“Trasformare gli aerei di linea commerciali in apparecchi militari potrebbe diventare la miglior linea di difesa della Boeing, mentre il Pentagono cerca i mezzi più efficaci per rimpiazzare i propri aerei di sorveglianza e trasporto che stanno invecchiando” spiega Loren Thompson, del Lexington Institute.

I lavori per la costruzione di questi nuovi aerei si svolgeranno nella fabbrica della Boeing a Seattle, nello Stato di Washington, e dovrebbero concludersi entro il 2017.

Fonte:http://news.you-ng.it


18 Dicembre 2013

“I conflitti in Iraq e in Afghanistan, considerati nel loro insieme, saranno le guerre più costose nella storia degli Stati Uniti, per un totale di spesa tra i 4 mila miliardi e i 6 mila miliardi di dollari“. Così, qualche mese fa, si poteva leggere in un rapporto stilato dalla Kennedy School of Government, scuola di specializzazione dell’Università di Harvard. Certo, le guerre non sono solo economia, anzi: il costo più alto di un qualsiasi conflitto armato lo pagano sempre le vittime, soprattutto civili. Ma con il passare degli anni (la guerra in Afghanistan cominciò ad ottobre del 2001, all’incirca un mese dopo il terribile attentato alle torri gemelle), con l’aumentare inesorabile e silenzioso dei morti, la spesa che un popolo affronta per mantenere una guerra che è per certi versi propagandistica ha una sua rilevanza.

Gli sprechi, lo sperpero di denaro pubblico che via via nel tempo (negli Usa così come in Gran Bretagna, ovviamente senza dimenticare l’Italia) sono aumentati, sono innegabili. Una delle più recenti fotografie della ‘fine che fanno’ i soldi dei contribuenti a ‘stelle e strisce’ è stata scattata da Bloomberg proprio in Afghanistan, per l’esattezza nell’aeroporto internazionale della capitale, Kabul. Si tratta, si legge sul sito del quotidiano, di quelli che ormai possono definirsi le carcasse di 16 aerei da trasporto, prodotti da Alenia Aermacchi, una controllata Finmeccanica e ricondizionati dalla stessa, lasciati in uno stato di completo abbandono. Secondo Bloomberg, nello specifico per quei velivoli, i contribuenti Usa hanno tirato fuori dalle loro tasche la bellezza di 486 milioni di dollari (all’incirca 352 milioni in euro), denaro che stando a quanto è riportato è servito a lasciarli marcire tra erbacce, copertoni e container.

“Persistenti problemi di manutenzione”: così il quotidiano spiega perché quei sedici G222 non voleranno mai più, nonostante sulle ‘ali’ abbiano solo 200 ore di ‘servizio’ rispetto alle oltre 4 mila e 500 inizialmente preventivate. Sulla questione è intervenuto l’ispettore generale per la ricostruzione in Afghanistan John Sopko che ha di recente visto con i suoi occhi le condizioni dei sedici velivoli: “abbiamo bisogno di risposte rispetto a questo grande sperpero di denaro pubblico” ha dichiarato a Bloomberg. “Chi ha preso la decisione di comprare questi aerei e perché? Dobbiamo andare a fondo di questa storia ed è per questo che stiamo aprendo un’inchiesta” ha aggiunto.

I G222 (che nel prossimo futuro saranno sostituiti da velivoli da trasporto della Lockheed Martin), ‘ristrutturati’ da Finmeccanica, avrebbero dovuto trasportare truppe, funzionari ed essere utilizzati anche per operazioni di evacuazione, costituendo così il 15% degli oltre 105 aerei delle forze afgane. Intanto, mentre le indagini che saranno condotto da Sopko dovranno stabilire le responsabilità sull’acquisto dei G222, così come dell’acquisto, della manutenzione e dello smaltimento dovranno essere calcolati i costi, un report indipendente stilato dal Pentagono ha rivelato che oltre ai 16 aerei a Kabul (di cui sei sono già stati ‘depradati’), ce ne sarebbero altri 4 in Germania.

Inoltre, visto l’innegabile coinvolgimento nella vicenda della controllata di Finmeccanica, quest’ultima si difende: “nel momento in cui l’esercito ha deciso di non rinnovare il contratto gli aerei erano perfettamente in funzione per le missioni in Afghanistan e oltrepassavano gli obiettivi programmati. Per quanto delusi rispettiamo la loro decisione di non continuare la manutenzione”. In effetti, come sostiene il portavoce di Alenia, Dan Hill, gli Usa non hanno confermato la commissione all’azienda il marzo scorso.

Fonte:http://it.ibtimes.com


7 Dicembre 2013

Il Grumman TBF Avenger (in inglese, Vendicatore) era un aerosilurante monomotore ad ala bassa sviluppato all’inizio degli anni quaranta dall’azienda statunitense Grumman Aircraft Engineering Corporation.

File:Grumman TBF Avenger.jpg

Fu l’aerosilurante imbarcato standard della United States Navy, la marina militare statunitense, a partire dal giugno 1942 e fino al termine della seconda guerra mondiale. Negli stessi anni venne inoltre impiegato dalla britannica Fleet Air Arm e dalla neozelandese Royal New Zealand Air Force.

Nel dopoguerra, grazie all’enorme disponibilità di esemplari surplus, venne adottato da numerose aeronautiche militari mondiali concludendo la sua carriera operativa nelle forze armate di Brasile, Canada, Francia, Giappone, Paesi Bassi ed Uruguay; l’ultimo paese a dismettere l’Avenger fu il Giappone, nei primi anni sessanta.

Il prototipo

L’origine dell’Avenger risale agli ultimi mesi del 1939 quando la U.S. Navy avanzò la richiesta per il progetto di un nuovo aerosilurante con il quale sostituire il Douglas TBD Devastator che, pur entrato in servizio solo due anni prima, veniva già considerato obsoleto.

File:Grumman XTBF-1 at NACA Langley 1942.jpeg

Le aziende coinvolte nella richiesta furono la Grumman (che presentò il proprio Model G-40) e la Vought (con il progetto che avrebbe dato successivamente vita al meno fortunato Consolidated TBY Sea Wolf).

Già l’8 aprile del 1940 la Grumman ricevette la richiesta per due esemplari del velivolo che venne battezzato XTBF-1, secondo la prassi allora in vigore ( foto sopra ). Il primo di questi due prototipi venne portato in volo per la prima volta all’inizio di agosto del 1941 (secondo alcune fonti il giorno 1, mentre altre indicano il giorno 7).

A testimonianza della ferma volontà dell’U.S. Navy di introdurre in servizio l’Avenger al più presto, il primo ordine (per 286 esemplari della prima versione di serie, battezzata TBF-1) risale alla fine del 1940, circa otto mesi prima del volo del prototipo e dodici mesi prima delle prove valutative.

Il primo aerosilurante di costruzione Grumman si presentava come un grande monoplano che tradiva nei tratti esteriori le comuni origini con il caccia F4F Wildcat il cui disegno rappresentò, per i progettisti pressati dall’urgente richiesta dell’U.S. Navy, un’affidabile base di partenza.

Con il suo grande motore Wright R-2600 Cyclone 14 (noto anche come Twin Cyclone) e le dimensioni generose, l’Avenger si presentava come una macchina robusta, ma le prime prove di volo misero in luce considerevoli problemi di stabilità che si concretizzavano in fenomeni di imbardata difficilmente controllabili. Il repentino ritorno sui tavoli da disegno permise allo staff tecnico della Grumman di risolvere il problema modificando il tronco posteriore della fusoliera mediante l’introduzione di una pinna dorsale che si raccordava con la deriva.

Venne così dato il via alla produzione dei modelli della prima versione di serie: il primo esemplare fu consegnato all’U.S. Navy il 30 gennaio 1942, a soli 45 giorni di distanza dal volo del secondo prototipo.

Durante la guerra

Le prime richieste da parte dell’U.S. Navy vennero ben presto seguite da quelle della Fleet Air Arm (FAA) britannica che era ancora alla ricerca di un valido sostituto dell’ormai datato biplano Fairey Swordfish, poiché gli autoctoni Albacore e Barracuda sviluppati dalla stessa Fairey Aviation Company Limited non erano risultati particolarmente convincenti.

La richiesta andò a far parte del materiale consegnato dagli Stati Uniti d’America secondo quanto previsto dal Lend-Lease Act ed i velivoli realizzati diedero origine alla versione TBF-1B dell’Avenger (che in questa prima versione gli inglesi denominarono Tarpon TR. Mk.I). Questi velivoli (complessivamente 402 esemplari) vennero modificati per adeguarli allo standard degli altri velivoli in forza alla FAA, in particolare mediante la sostituzione dell’impianto dell’ossigeno, del puntatore per le mitragliatrici e con l’aggiunta di razzi ai lati della fusoliera per agevolare la fase di decollo (RATO: Rocket Assisted Take Off); le modifiche furono talvolta eseguite direttamente nel Regno Unito ad opera della Blackburn Aircraft. Il primo reparto ad essere dotato dei Tarpon fu l’ 832th Squadron, all’inizio del 1943.

File:TBM-3E Avenger VMTB-234 in flight 1945.jpeg

La necessità di provvedere alla produzione delle considerevoli quantità richieste ed alla contemporanea produzione dei caccia Wildcat portò, sul finire del 1942, all’apertura di linee di montaggio dell’Avenger anche presso la Eastern Aircraft Division della General Motors: si trattava di un’azienda che raggruppava gli impianti produttivi della casa madre in precedenza destinati alla produzione di automobili per il mercato civile ed ora, dopo l’attacco di Pearl Harbor, sostanzialmente inutilizzati. I velivoli realizzati presso la Eastern Aircraft, nello specifico dagli stabilimenti di Trenton, pur identificati con la sigla TBM, secondo lo schema previsto all’epoca, erano sostanzialmente invariati rispetto a quelli realizzati dalla Grumman.

Nell’estate del 1943 comparve la variante TBF/TBM-1C: in sostanza, recependo una modifica apportata sul campo da alcuni reparti di volo, l’Avenger venne modificato nella dotazione di mitragliatrici: venne eliminata quella posta sopra il motore (calibro .30) e ne vennero installate due (calibro .50) nelle semiali, appena oltre il disco dell’elica.

La Fleet Air Arm ricevette altri 334 esemplari del velivolo, di cui una parte nella versione TBM-1C (in questo caso, indipendentemente dalla versione di appartenenza gli aerei vennero denominati Tarpon TR. Mk.II). A partire dal mese di settembre gli Avenger vennero consegnati anche alla Royal New Zealand Air Force che con i primi esemplari equipaggiò il 30th Squadron.

Il passo successivo nello sviluppo dell’Avenger riguardò l’installazione di un motore di maggiore potenza; tra la fine del 1942 ed i primi mesi del 1943vennero realizzati i prototipi denominati XTBF/M-2 e XTBF/M-3: montavano rispettivamente le nuove versioni del Twin Cyclone XR-2600-10 e XR-2600-20. La differenza tra i due motori era rappresentata dalla presenza (nell’XR-2600-10) dell’impianto di sovralimentazione (meccanica, a doppio stadio) che, a parità di potenza erogata a livello del mare, consentiva il mantenimento delle prestazioni anche alle quote più elevate[. Considerate le condizioni d’impiego dell’Avenger la U.S. Navy decise di non procedere con lo sviluppo dell’XTBF-2, dando così il via libera alla nuova versione TBM-3 (in questo caso non si ebbero esemplari denominati TBF-3 perché la produzione venne demandata completamente agli impianti della Eastern Aircraft).

La produzione dei velivoli della nuova serie ebbe inizio nel corso del 1944[: esteriormente il velivolo era riconoscibile per una diversa conformazione della cappottatura del motore che garantiva, mediante nuove prese dinamiche e sfoghi di scarico, un miglior raffreddamento del circuito di lubrificazione del motore. Sul finire dello stesso anno, grazie ad alcuni interventi sulla cellula e sulle dotazioni di bordo, venne immessa in produzione una variante alleggerita dell’Avenger: identificata TBM-3E, prevedeva un risparmio di peso di circa 2 000 lb (circa 900 kg) e si distingueva esteriormente per l’assenza della mitragliatrice ventrale (il “pungiglione”) ed un nuovo gancio d’arresto non retraibile. Anche i velivoli della versione TBM-3 vennero assegnati alla Fleet Air Arm, che ne ricevette alla fine 222 denominandoli Avenger TB Mk.III (a partire dall’inizio del 1944 anche i velivoli ricevuti precedentemente cambiarono la denominazione da Tarpon ad Avenger).

Altre varianti furono introdotte nel corso della guerra per adattare l’Avenger a compiti diversi; si trattò in ogni caso di modifiche apportate ad esemplari già consegnati ai reparti e non di varianti prodotte ex novo nelle catene di montaggio. Le fonti reperite non indicano con esattezza il numero di aerei che furono soggetti alle modifiche. Le più rilevanti, anche dal punto di vista operativo, risultano essere state le versioni destinate alla fotoricognizione (TBF/M-1P, TBF/M-1CP e TBM-3P) e quelle destinate alla lotta antisommergibile (TBF/M-1D e TBM-3D) dotate di apparecchiature elettroniche ASW, all’epoca costituite prevalentemente da un radar ASD (Airborne Search Direction-findig) impiegato per la ricerca di sommergibili in emersione.

Il progetto per una nuova versione, caratterizzata dall’irrobustimento della struttura alare, portò (nel corso del 1945) alla realizzazione di 3 prototipi designati XTBM-4; il termine del conflitto portò all’immediata cancellazione degli ordini di produzione che avevano già raggiunto la quota di 4 126 unità.

Il velivolo venne usato anche per sperimentare la tecnica della controilluminazione, un “camuffamento con illuminazione diffusa”, in cui la luce, secondo il progetto delle luci Yehudi, veniva emessa usando lampade a puntamento anteriore regolate automaticamente per uguagliare la luminosità del cielo(foto) .

File:Principle of Yehudi Lights with Avenger head-on view.jpg

Nel dopoguerra

Nei primi mesi del 1942, presso il Massachusetts Institute of Technology, venne varato il progetto CADILLAC che comportava lo studio di applicazioni pratiche delle più recenti scoperte in materia di radar; questo progetto (il cui nome derivava da quello del Monte Cadillac, nel Maine, primo lembo del territorio statunitense illuminato dal sole all’alba)portò alla realizzazione di un Avenger modificato mediante l’installazione di un radar di ricerca AN/APS-20 che venne portato in volo per la prima volta il 5 agosto del 1944: i primi test furono soddisfacenti e venne approvata la conversione di 40 aerei la cui denominazione venne stabilita in TBM-3W. Il velivolo, privato di qualsiasi armamento, ospitava il radar in un radome realizzato in fiberglass posto nella parte ventrale della fusoliera(foto).
File:TBM-3S2 TBM-3W2 VS-26 NAN7-70.jpg
La presenza di questo radome, incidendo sulle linee aerodinamiche del velivolo, richiese la modifica dei piani di coda (mediante l’aggiunta di due piccole derive poste alle estremità dei piani orizzontali) al fine di eliminare nuovi fenomeni di instabilità.

L’impiego del radar in funzione Early Warning era reso particolarmente urgente dall’utilizzo delle tattiche kamikaze contro le navi della flotta alleata; il periodo di addestramento degli equipaggi si rivelò, tuttavia, particolarmente lungo tanto che, sebbene avesse avuto inizio nei primi mesi del 1945, i velivoli di questa variante raggiunsero i reparti solamente nel maggio del 1946.

Gli Avenger TBM-3W vengono ricordati per essere stati il primo velivolo AEW nella storia e rimasero in servizio con la marina statunitense fino alla metà degli anni cinquanta quando furono sostituiti dai più moderni Guardian e Douglas AD Skyraider.

Un’altra variante di particolare interesse fu quella realizzata negli anni cinquanta e denominata TBM-3S: si trattava di una nuova versione destinata alla lotta antisommergibile, ottenuta mediante la conversione di velivoli gìà esistenti (della serie TBM-3); l’impiego di questi esemplari, dotati di radar AN/APS-4 che non impediva l’impiego del siluro o delle bombe, era previsto in abbinamento a quelli della versione 3W: in sostanza mentre i 3W operavano in funzione di “scoperta”, i 3S avevano il compito di effettuare l’attacco nei confronti del potenziale nemico; questo particolare tipo di impiego venne definito Hunter – Killer. Delle versioni TBM-3W e 3S vennero realizzate diverse varianti che, a seconda del paese che utilizzava i velivoli, si caratterizzavano per l’impiego di particolari apparecchiature elettroniche; per maggior chiarezza espositiva se ne rimanda la descrizione con maggior dettaglio al paragrafo relativo all’impiego operativo.) Una variante della versione TBM-3E fu il TBM UT (utilitaire) realizzato per la Aeronautica Francese: in pratica era una versione disarmata e senza radar adattata per il trasporto di sei passeggeri.

Descrizione tecnica

Struttura

Il Grumman TBF Avenger era un monoplano monomotore, dalla struttura interamente metallica; la fusoliera di sezione ovale manteneva, per larga parte della sua lunghezza, le dimensioni del motore Twin Cyclone disposto all’estremità anteriore. L’ala era in posizione mediana ed il bordo d’entrata era in corrispondenza della lunga cabina di pilotaggio che ospitava, allineati, i tre membri dell’equipaggio. Oltre al pilota ed al navigatore/puntatore, era presente un mitragliere (che aveva anche funzioni di marconista) alloggiato in una postazione comandata elettricamente, realizzata dalla stessa Grumman in collaborazione con la General Electric, dotata di una singola mitragliatrice dorsale.

L’ala presentava una prima sezione rettangolare al termine della quale, in corrispondenza con le cerniere del sistema di ripiegamento, la sezione più esterna presentava linee convergenti verso le estremità ed un leggero angolo diedro negativo. Il sistema di ripiegamento delle ali era il medesimo già impiegato sui Wildcat ed avrebbe costituito una costante su molti dei velivoli realizzati dalla Grumman anche in tempi successivi.

File:Tbm-1-1943.png

I piani di coda erano di tipo classico con gli stabilizzatori orizzontali situati alla base della deriva.

Il carrello d’atterraggio era di tipo triciclo posteriore, con tutti e tre gli elementi costituiti da una sola ruota e retrattili; gli elementi anteriori si ritraevano all’interno della struttura alare con movimento laterale diretto verso le estremità. All’estremità posteriore della fusoliera era presente il gancio d’arresto per l’appontaggio sulle portaerei.

Motore

Il motore impiegato da tutte le versioni dell’Avengere fu il radiale Wright R-2600: si trattava di un 14 cilindri a doppia stella, raffreddato ad aria. L’elica era una “Hamilton Standard Hydromatic” tripala a passo variabile e velocità costante.

Il prototipo e la prima versione produttiva (TBF/TBM-1) utilizzavano la versione R-2600-8, in grado di sviluppare la potenza di 1 700 hp (pari a circa 1 270 kW).

Nei prototipi XTBF/XTBM-2 fu installata la versione R-2600-10 del Twin Cyclone: in sostanza si trattava di un versione con compressore meccanico a doppio stadio, particolarmente adatto per l’impiego alle alte quote. Come già detto la modifica venne considerata superflua e la versione non passò alla produzione di serie.

Il TBM-3 venne invece equipaggiato con la versione R-2600-20 del radiale della Wright: strutturalmente identica alla 2600-10, se ne distingueva in quanto priva dell’impianto di sovralimentazione; la potenza massima sviluppata alle basse quote rimaneva la medesima (1 900 hp, pari a circa 1 420 kW) mentre il peso era (data l’assenza del compressore) inferiore; solo l’eventuale utilizzo del velivolo alle quote più alte ne avrebbe ridotto le prestazioni in modo apprezzabile.

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Grumman TBM Avenger

 https://www.youtube.com/watch?v=4h789JUBZHk

Armamento

Il TBF/TBM-1 era armato con due mitragliatrici Browning M1919 calibro .30 in: una era disposta all’estremità di prua (sparante attraverso il disco dell’elica), l’altra (definita “pungiglione”) in una postazione ventrale disposta dietro al vano bombe ed accessibile da parte del navigatore. Una terza mitragliatrice Browning M2 calibro .50 in era a disposizione del mitragliere, disposta in una torretta elettrocomandata dalla caratteristica forma sferica.

Il carico offensivo di caduta era contenuto nell’ampio vano bombe disposto nella parte inferiore del ventre della fusoliera: in genere si trattava di un siluro Mk 13, (foto)ma questo poteva essere sostituito con un massimo di 2 000 lb di bombe (pari a circa 907 kg).

File:TBF-1 4-T-2 dropping torpedo NAN8-79.jpg

La versione TBM-1C vide l’eliminazione della mitragliatrice sul muso che venne sostituita da due armi disposte una per ciascuna semiala, da .50 in mentre l’irrobustimento della struttura consentì di installare dei punti d’attacco subalari che potevano essere utilizzati per l’installazione di razzi aria-aria.

Impiego operativo

Durante la guerra

Domenica 7 dicembre 1941, in concomitanza con una speciale giornata durante la quale le famiglie dei dipendenti potevano visitare lo stabilimento Grumman di Bethpage (un sobborgo di New York), vi fu l’occasione di mostrare per la prima volta al pubblico il nuovo aerosilurante TBF. Ironicamente quello stesso giorno la Marina Imperiale Giapponese attaccò Pearl Harbour, come presto sarebbe divenuto noto.

Da quello stabilimento sarebbero usciti, tra il 1941 ed il 1943, ben 2 293 Avenger, altri 7 546 vennero realizzati negli impianti della Eastern Aircraft. Nell’impiego del velivolo gli equipaggi incontrarono difficoltà causate dal malfunzionamento dei siluri Mk. 13 che non si dimostrò mai un’arma affidabile malgrado le migliorie apportate nel corso degli anni. Per ovviare a questi inconvenienti i piloti svilupparono ben presto tecniche di bombardamento in picchiata, sfruttando la versatilità del vano bombe che poteva ospitare una serie di 4 ordigni da 500 lb (circa 225 kg). Per questa ragione l’Avenger finì, nel corso della seconda guerra mondiale, per lanciare un maggior numero di bombe che non di siluri.

La vita operativa degli Avenger ebbe inizio il 29 maggio 1942, quando venti TBF-1 vennero consegnati, via nave, alla base di Pearl Harbor ed assegnati al Torpedo Squadron 8 (VT-8), di stanza sulla portaerei USS Hornet.

Sei di questi velivoli, il 1º giugno furono trasferiti in volo all’atollo di Midway e presero parte alla successiva battaglia decollando dalla locale base aerea. L’impiego in assenza di caccia di scorta e la limitata esperienza dei piloti, fece dell’esordio in combattimento dei TBF un’esperienza poco felice: uno solo dei sei velivoli tornò alla base, con molti danni[16][19]. Come ricorda Gordon Prange nel suo libro “Il Miracolo delle Midway” l’obsoleto Devastator e la carenza di nuovi aerei contribuì non poco al determinarsi di una vittoria “parziale” ed alla perdita della portaerei USS Yorktown.

Nel corso degli sbarchi che quell’estate portarono i marines a sbarcare sull’isola di Tulagi, gli Avenger dell’ 832th Squadron della Fleet Air, imbarcati sulla USS Saratoga rappresentarono il primo caso di unità britanniche impiegate a bordo di portaerei statunitensi.

Il 24 agosto 1942 nel corso della battaglia delle Isole Salomone Orientali, i TBF delle due portaerei impegnate (la Saratoga e la USS Enterprise) contribuirono, unitamente ai bombardieri Dauntless, all’affondamento della portaerei giapponese Ryūjō. Ancora nel corso della Campagna di Guadalcanal, questa volta nel mese di novembre del 1942 (in quella che viene ricordata come battaglia navale di Guadalcanal), gli Avenger della U.S. Navy ebbero un ruolo determinante nell’affondamento della corazzata Hiei.

Sempre nel mese di novembre del 1942 gli Avenger fecero la loro comparsa nella campagna del Nordafrica partecipando agli attacchi alle navi della marina militare della Francia di Vichy, nel corso dell’operazione Torch[10].

Gli Avenger ebbero una parte di primo piano nel corso della battaglia del Mare delle Filippine, che si risolse con una considerevole sconfitta per la Marina giapponese. Tra i 216 apparecchi che presero parte all’attacco lanciato dall’ammiraglio Marc Mitscher nel pomeriggio del 20 giugno furono 54 gli Avenger impiegati. Otto TBF, provenienti dalla Yorktown e dalla USS Belleau Wood, colpirono a più riprese la portaerei Hiyō che si inabissò poco dopo.

La battaglia è ricordata, nella storiografia, anche per le operazioni di rientro dei velivoli attaccanti che si svolsero mentre l’oscurità si infittiva ed al limite (quando non oltre) dell’autonomia di carburante. L’ammiraglio Mitscher, consapevole dei rischi che la decisione comportava, decise di far illuminare il ponte di ciascuna portaerei all’arrivo degli aerei e concesse agli equipaggi la libertà di appontare su qualunque delle navi riuscissero a raggiungere[22]. Si registrarono numerosi incidenti e molti velivoli non riuscirono a raggiungere le portaerei: dei 100 velivoli che mancavano all’appello solo 20 vennero abbattuti nel corso dei combattimenti. Nel complesso erano 209 gli uomini che non avevano fatto ritorno, ma il numero venne drasticamente ridotto grazie ad una fruttuosa opera di ricerca che portò al recupero di 160 aviatori nei giorni immediatamente successivi[23].

Tra le principali navi giapponesi al cui affondamento contribuirono gli onnipresenti aerosiluranti della Grumman si ricordano le corazzate Musashi (il 24 ottobre 1944, nel corso della battaglia del Golfo di Leyte) e Yamato (il 7 aprile 1945, non lontano da Okinawa).

Oltre al contrasto del naviglio di superficie, gli Avenger collezionarono circa 40 affondamenti di sommergibili[24] tra cui il sommergibile giapponese da trasporto I-52, che venne affondato dai TBM della USS Bogue il 24 giugno del 1944 ed il cui relitto fu trovato solo nel 1998. Nelle missioni antisommergibile vennero impiegati apparecchi modificati con l’impiego di radar ASD, la cui designazione venne modificata in TBF/TBM-1D; questi velivoli venivano frequentemente impiegati per missioni notturne: dotati di scarichi antifiamma, disarmati ma muniti di serbatoi supplementari di carburante effettuavano lunghi pattugliamenti notturni (per cui vennero ribattezzati night owl, gufo notturno) alla ricerca dei sommergibili nemici. In caso di intercettazione provvedevano a richiedere l’intervento di velivoli per l’attacco, illuminando l’area mediante il lancio di razzi luminosi paracadutati.

Tra le vicende legate alla carriera degli Avenger, vengono ricordati alcuni piloti che sarebbero entrati (anche per altre ragioni) nella storia: nel giugno del 1943 il futuro Presidente degli USA George H.W. Bush divenne il pilota dell’aviazione navale più giovane della sua epoca. (foto)

File:TBF GeorgeBush.jpg

Il 2 settembre, mentre volava su un Avenger, decollato dalla USS San Jacinto fu abbattuto e precipitò sull’isola Chichi Jima; i suoi due compagni morirono, tuttavia poiché riuscì a sganciare il proprio carico bellico sull’obiettivo prima di mettersi in salvo fu insignito della Distinguished Flying Cross.

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Grumman Avenger (like one that George Bush flew) – HD

https://www.youtube.com/watch?v=uJ6elOGQkvs

Un altro personaggio famoso ad aver volato sugli Avenger fu Paul Newman che, non essendo riuscito a passare la visita per diventare pilota a causa del suo daltonismo, era impiegato come mitragliere posteriore. Quando il Boeing B-29 SuperfortressEnola Gay” sganciò la prima bomba atomica su Hiroshima Newman si trovava a bordo della USS Hollandia ad appena 500 miglia di distanza.

Nel dopoguerra

Con la conclusione della seconda guerra mondiale il ruolo degli Avenger nei reparti della U.S. Navy e della FAA venne progressivamente ridotto ma la versatilità messa in mostra dalla cellula consentì, grazie all’installazione di diverse apparecchiature elettroniche, di prolungarne la vita operativa e di diversificarne i ruoli.

Come già detto l’impiego di apparati radar diede vita alle versioni TBM-3W e 3S (che in seguito ad aggiornamenti nell’avionica divennero rispettivamente TBM-3W-2 e 3S-2), impiegate operativamente anche in modo combinato nella tattica Hunter – Killer.

In patria gli Avenger vennero impiegati fino al 1954 e trovarono impiego, seppur limitato, anche nella guerra di Corea: si trattò prevalentemente di utilizzi legati a compiti di addestramento per la conversione operativa degli equipaggi (in reparti assegnati alle portaerei USS Kula Gulf, USS Siboney e USS Boxer) o di trasporto; questi ultimi erano affidati ad una versione appositamente studiata (definita TBM-3R) che poteva trasportare fino a sette passeggeri oppure una barella per il trasporto di un ferito o, mediante l’impiego di un contenitore appositamente studiato, carichi di materiale (molto apprezzato fu il trasporto della posta da e per le portaerei).

La versione TBM-3S venne acquistata anche dalla Fleet Air Arm (presso la quale divenne Avenger AS. Mk.4) che provvide successivamente ad aggiornamenti nell’avionica (AS. Mk.5) ed all’utilizzo di alcuni esemplari per la cosiddetta guerra elettronica dotandoli di apparecchiature ECM (Avenger ECM. Mk.6) analogamente a quanto avvenuto nell’U.S. Navy con la versione TMB-3Q.

Nell’ambito del Mutual Defense Assistance Program gli Avenger furono assegnati anche a Canada,(foto) Francia, Giappone e Paesi Bassi. In particolare la Royal Canadian Navy ricevette esemplari per la lotta antisommergibile (TBM-3S) che vennero immessi in servizio con la designazione di Avenger AS. Mk.3; il loro successivo aggiornamento, mediante l’installazione di un rilevatore MAD per la ricerca di sottomarini in fase di immersione, diede origine alla variante AS. Mk.3M. Quantitativi minori vennero acquistati anche da Brasile ed Uruguay.

File:Avenger AS3.jpg

Versioni

Il particolare sistema di designazione dei velivoli utilizzato dalla U.S.Navy (che rimase in vigore fino al 1962) consentiva di identificare sia il ruolo che il costruttore del velivolo; nel caso dell’Avenger le lettere TB identificavano il ruolo di aerosilurante (Torpedo Bomber in inglese) mentre la lettera F era il codice assegnato alla casa costruttrice Grumman. Gli esemplari di Avenger realizzati presso le linee di montaggio della Eastern Aircraft (azienda controllata dalla General Motors) erano identificati con il codice costruttore M. Pertanto lo stesso tipo di velivolo era identificato con la sigla TBF o TBM a seconda dell’azienda di provenienza ma (nella sostanza) le differenze tra i due tipi erano marginali, per cui (per maggior chiarezza espositiva) l’elenco sottostante riporta affiancati i due codici identificativi delle versioni del velivolo.

File:TBF mid1942.jpg

  • XTBF-1: designazione assegnata ai due prototipi costruiti. La designazione di fabbrica era Model G-40;
  • TBF/TBM-1: prima versione di serie. Come già il secondo prototipo aveva la sezione posteriore della fusoliera modificata, con un diverso raccordo ai piani di coda al fine di migliorare la stabilità del velivolo. Ne vennero costruiti 2 076 esemplari;
    • TBF-1B: sigla identificativa dell’U.S. Navy relativa a 402 velivoli assegnati, sulla base della legge “Affitti e prestiti” alla Fleet Air Arm che li mise in servizio con il nome di Tarpon TR.Mk. I;
    • TBF/TBM-1C: seconda versione di serie. Dotata di una mitragliatrice per semiala anziché una sola sopra il motore, venne prodotta a partire dal 1943 e realizzò complessivamente 3 101 esemplari. Tra questi 334 andarono alla Fleet Air Arm che assegnò loro il nome di Avenger TR.Mk. II;
      • TBF-1CD: velivoli modificati con interventi analoghi a quelli della versione TBF/M-1D;
      • TBF/TBM-1CP: esemplari destinati alla fotoricognizione, derivati dalla versione TBM/F-1C;
    • TBF/TBM-1D: esemplari modificati per l’impiego di radar ASD (Airborne Search Direction-finding) AN/APS-3 per compiti ASW (lotta antisommergibile);
    • TBF/TBM-1E: esemplari modificati per la sperimentazione di apparecchiature radar;
    • TBF/TBM-1J: velivoli modificati per l’impiego operativo in zone artiche;
    • TBF/TBM-1L: esemplari dotati di proiettore di ricerca nella stiva bombe;
    • TBF/TBM-1P: velivoli destinati a compiti di fotoricognizione;
  • XTBF-2: prototipo di una versione con motore Cyclone XR-2600-10, non realizzata; venne impiegata una cellula di TBF-1;
  • XTBM-2: omologo del precedente, realizzato dalla Eastern Aircraft usando una cellula di TBM-1;
  • XTBF-3: due prototipi per una nuova versione con motore Cyclone XR-2600-20, realizzati utilizzando 1 cellula di TBF-1 ed 1 di TBF-1C;
  • XTBM-3: quattro prototipi per la nuova versione, costruiti partendo da esemplari di TBM-1C;
  • TBM-3: versione di serie, dotata del nuovo motore; ne vennero completati 4 011 esemplari, di cui 222 assegnati alla Fleet Air Arm che li assegnò ai reparti battezzandoli Avenger TB.Mk. III. Un ordine per altri 145 velivoli venne cancellato al termine della guerra;
    • TBM-3D: velivoli modificati con l’installazione del radar per la ricerca di sommergibili;
    • TBM-3E: versione caratterizzata dalla cellula irrobustita, dall’installazione del radar di ricerca e dall’eliminazione della postazione ventrale per la mitragliatrice. Furono costruiti 646 velivoli ed altri 254 vennero cancellati;
      • TBM-3E2: sigla identificativa assegnata ad esemplari aggiornati nell’avionica nel dopoguerra;
    • TBM-3H: esemplari modificati con l’installazione di radar di ricerca di superficie;
    • TBM-3J: identificativo assegnato ai velivoli modificati per l’impiego nelle zone artiche;
    • TBM-3L: velivoli dotati di proiettore di ricerca nella stiva bombe;
    • TBM-3M: esemplari modificati, nel dopoguerra, per l’impiego di missili;
      • TBM-3M2: velivoli della serie 3M dotati di aggiornamenti nelle dotazioni di bordo;
    • TBM-3N: esemplari modificati per l’impiego in missioni notturne, privi della torretta posteriore;
    • TBM-3P: esemplari dotati di apparecchiature per la ricognizione fotografica;
    • TBM-3Q: velivoli completamente rinnovati, dotati di apparecchiature elettroniche per l’impiego in ruoli ECM (Electronic countermeasures) ed EW (Electronic warfare);
    • TBM-3R: esemplari privati della torretta posteriore e trasformati in trasporti (negli anni cinquanta);
    • TBM-3S: velivoli delle serie TBM-3 e -3E ricostruiti per compiti antisommergibile. Gli esemplari che andarono alla Royal Canadian Navy furono designati Avenger AS.Mk. 3 e AS.Mk. 3M, quelli impiegati dalla Fleet Air Arm ebbero l’identificativo di Avenger AS.Mk. 4 (ulteriori modifiche a questi ultimi diedero origine alla nuova versione antisommergibile AS.Mk. 5 ed alla ECM.Mk. 6 per le contromisure elettroniche);
      • TBM-3S2: velivoli della serie precedente aggiornati nell’avionica;
    • TBM-3U: identificativo assegnato ad esemplari impiegati per compiti di utilità generale e/o il traino di bersagli;
      • TBM-UT (utilitaire): velivoli in uso presso l’aeronautica francese: privati delle apparecchiature radar e dell’armamento, vennero adattati per il trasporto di sei passeggeri;
    • XTBM-3W: prototipo per una versione AEW (Airborne Early Warning);
    • TBM-3W: versione AEW ottenuta modificando esemplari della serie TBM-3 con l’installazione del radar di scoperta in un radome ventrale;
    • TBM-3W2: velivoli della serie precedente, aggiornati nell’avionica;
  • XTBM-5: due prototipi per una versione alleggerita che non ebbe seguito produttivo.

Utilizzatori

Brasile Brasile
  • Força Aeronaval
    • utilizzò tre velivoli, alla fine degli anni cinquanta, per l’addestramento dell’equipaggio della portaerei NAeL Minas Gerais (A 11);
Canada Canada
Francia Francia
Giappone Giappone
  • Kaijō Jieitai
    • utilizzò gli Avenger impiegando formazioni “Hunter-Killer” negli anni cinquanta e sessanta. Il Giappone fu l’ultimo paese a dismettere dal servizio il monoplano della Grumman, al termine di vent’anni di carriera.
Nuova Zelanda Nuova Zelanda
Paesi Bassi Paesi Bassi
Regno Unito Regno Unito
  • Fleet Air Arm
    • Ebbe in servizio gli Avenger (inizialmente chiamandoli Tarpon) tra il 1943 ed il 1955, quando furono sostituiti dal Fairey Gannet;
Stati Uniti Stati Uniti
Uruguay Uruguay

L’incidente della Squadriglia 19

File:TBM VT-90 CV-6 Jan1945.jpgIl 5 dicembre 1945, nel corso di un’esercitazione, cinque Grumman TBF Avenger (identificati come Squadriglia 19) ed i loro 14 membri di equipaggio scomparvero in circostanze non chiarite nell’area nota come triangolo delle Bermude. Durante le operazioni di ricerca un Martin PBM Mariner esplose in volo, anche in questo caso per ragioni ignote e senza che vi fossero superstiti fra i 13 uomini a bordo.

La vicenda della Squadriglia 19 è ricordata nel film fantascientifico di Steven SpielbergIncontri ravvicinati del terzo tipo” (del 1977) che ha inizio con il ritrovamento dei cinque Avenger nel deserto di Sonora.

Grumman  Avenger

Descrizione
Tipo aerosilurante imbarcato
Equipaggio 3
Progettista William T. Schwendler
Costruttore Stati Uniti Grumman
Data primo volo 7 agosto 1941
Data entrata in servizio giugno 1942
Utilizzatore principale Stati Uniti US Navy
Altri utilizzatori Stati Uniti USMC
Regno Unito FAA
Nuova Zelanda RNZAF
Esemplari 9 839
Dimensioni e pesi

File:TBF-1 BuAer 3 side view.jpg

 

Lunghezza 12,19 m (40 ft 0 in)
Apertura alare 16,52 m (54 ft 2 in)
Altezza 5,03 m (16 ft 5 in)
Superficie alare 45,52 m² (490 ft²)
Peso a vuoto 4 788 kg (10 555 lb)
Peso max al decollo 7 876 kg (17 364 lb)
Propulsione
Motore un Wright R-2600-8 Twin Cyclone, radiale a 14 cilindri raffreddato ad aria
Potenza 1 700 hp (1 268 kW)
Prestazioni
Velocità max 430 km/h (267 mph, 232 kt)
Autonomia 1 778 km
(1 105 mi, 960 nm)
Tangenza 6 830 m (22 400 ft)
Armamento
Mitragliatrici due Browning M1919 calibro .30 in (7,62 mm)
e una Browning M2 calibro .50 in (12,7 mm)
Bombe (in alternativa al siluro) fino a 225 kg (500 lb)
Siluri 1 Mk 13

 

Fonte:http://it.wikipedia.org & www.youtube.com


5 Dicembre 2013

Traffico aereo usa racchiuso in un filmato

Il traffico aereo Usa è enorme, giornalmente sono molteplici i voli che portano i viaggiatori da città a città all’interno degli Stati Uniti d’America. Un utente su youtube ha pensato di racchiuderli in un filmato di breve durata. L’utente in questione si chiama Peter Ritchie e vi mostriamo il video sottostante:

GUARDA VIDEO

   http://www.youtube.com/watch?v=2iEhvrI3FWI&feature=player_embedded

Quando si vola sono molto importanti le previsioni meteorologiche e i controllori degli aeroporti sono in stretto contatto con i piloti sugli aerei, specie per le manovre di atterraggio e decollo.

Voli aerei usa, fonte immagine: youtube

Fonte:www.centrometeoitaliano.it


18 Novembre 2013

New York – Morte e distruzione al passaggio di almeno 61 tornado nel Midwest degli Stati Uniti. Al momento, secondo un primo bilancio ancora incompleto, ci sono già tre morti, 37 feriti e molti dispersi solo nella contea di Washington, un piccolo centro del sud dell’Illinois, lo stato più colpito dalla furia del maltempo.

Ma con raffiche a oltre 140 miglia l’ora, una vasta area del Paese, circa una decina di stati, sono coinvolti in questa nuova emergenza. E si teme che le vittime possano essere molte di più, mentre l’area in tempesta si sposta verso la costa orientale, dove non è escluso che possa lambire anche la città di New York.

Colpita anche Indianapolis, mentre l’ondata distruttiva si sta spostando a est, minacciando nelle prossime ore stati come Ohio, Indiana e Kentucky e città molto popolose, come Detroit, Cleveland, Cincinnati e Buffalo. Da ore tutte le autorità meteo, il National Weather Service e la Protezione Civile hanno lanciato l’allarme a tutti gli americani a rischio, potenzialmente oltre 120 milioni, ma 53 direttamente coinvolti, perché rimangano chiusi in casa per proteggersi, mettendosi a riparo nelle cantine o in luoghi sicuri.

E mentre gli esperti lanciano l’allarme, arrivano le prime desolanti foto delle contee più colpite: in particolare la contea di Washington, di Pekin, di New Minden hanno avuto vaste distruzioni. Un video molto toccante rilanciato dalla Cnn, mostra il tornado visto da una finestra di una casa della cittadina di Washington, mentre il suo autore prega perché venga risparmiata la sua casa e la sua famiglia.

 GUARDA VIDEO

http://bcove.me/8mrwlwn0

E quindi, si vede come il furore del vento e della pioggia devi e cambi direzione a meno di centro metri dalla casa, risparmiando l’autore delle immagini. Scene incredibile arrivano anche da Indianapolis, dove il vento fortissimo ha spazzato via molte macchine. Come capita spesso in questi casi, in vastissime aree del Paese si aspettano che nelle prossime ore vasti blackout, tenuto conto della caduta dei pali della luce.

Ora l’incubo è che questa mortale ondata di maltempo arrivi a minacciare la East Coast, l’area più popolata del Paese, lambendo Pennsylvania, Maryland e New Jersey, con la possibilità, seppure remota, che lunedì mattina possa essere sfiorata anche la città di New York.

Fonte:ww.ilsecoloxix.it


7 Novembre 2013

By Tracy Connor, Staff Writer, NBC News

The cameras strapped to the skydivers’ helmets were supposed to memorialize their perfectly timed jumps and exhilarating descent from two small planes to the earth 12,000 feet below.

Instead, the footage filmed by five daredevils shows the terrifying moment when the aircraft collided above Wisconsin, flinging parachuters into the air like plastic action figures and sending one plane into a fiery dive across a sunset-lit sky.

The images are heart-stopping: One Cessna suddenly sandwiched atop another; the legs of a jumper dangling over the tail of a plane; a skydiver hanging onto a step like an acrobat before he lets go; a fireball roaring out of one plane as it plunges downward.

The thrill-seekers’ helmets also filmed the miraculous aftermath of the crash: one by one, the jumpers landing on the ground, shaken but largely uninjured, and hopping into a truck to gather up the others.

All nine skydivers survived. The only person injured was the pilot of the Cessna that lost its wing. He had on an emergency parachute and escaped through an emergency chute and suffered cuts.

The pilot of the other plane was able to pull out of a dive and land at Richard I. Bong Airport in Douglas County.

The outcome for us was as good as it could be,” Mike Robinson, one of the passengers, told NBC News over the weekend.

Robinson, 64, said then that the two single-engine planes were in position for a maneuver called a tracking dive, with one closely following the other.

“The sun was just getting ready to set, it was our last load of the day,” he said Saturday. “It was just a perfect time to be up in the sky.”

There were several passengers in position to jump from an exterior step on each plane when the collision happened. Others were inside but quickly leaped out.

The video shot by Amy Olson, apparently taken while she was still inside the plane, shows three fellow divers out on the step when the plane below them is suddenly right underneath. They leap as a fireball flashes.

Down below, John Rodrigo looks up to capture the planes pancaked on each other and then the tiny figures of his fellow passengers floating down.

Footage from Chad Ebling’s helmet shows two people on the step when the planes hit each other, and then his own legs draped over the tail.

Robinson’s camera filmed the crippled plane he left behind as it plunged to the ground — missing a wing.

The cause of the accident is unknown, according to the Federal Aviation Administration. The planes were owned by Skydive Superior.

Robinson told NBC News after the crash that he was the oldest member of the group.

“This was my fourth jump of the day – I have over 900 skydives,” Robinson said.

GUARDA VIDEO

http://usnews.nbcnews.com/_news/2013/11/04/21308806-exclusive-images-show-skydivers-terrifying-collision-and-chaotic-plunge

“I’ll remember this one more than most.”

NBC News’ Elisha Fieldstadt contributed to this report.

Fonte:http://usnews.nbcnews.com


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