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27 Novembre 2013

McDonnell Douglas (BOEING) F-15C “EAGLE”

Il McDonnell Douglas F-15 Eagle è un caccia per superiorità aerea statunitense. Portato in volo per la prima volta nel 1972 ed entrato in servizio nel 1976, è tuttora utilizzato dall’Aeronautica Statunitense (USAF), da quella Israeliana, Giapponese, Saudita, della Corea del Sud e di Singapore.

File:F-15, 71st Fighter Squadron, in flight.JPG

Una variante dell’F-15 è l’F-15E Strike Eagle, un cacciabombardiere entrato in servizio nel 1988

Storia del progetto

Le origini dell’F-15 possono essere fatte risalire agli anni cinquanta quando lo Strategic Air Command dell’USAF formulò la richiesta per un bombardiere pesante d’alta quota in grado di volare 3 volte più veloce del suono (Mach 3) portando così alla realizzazione dell’impressionante aereo XB-70 Valkyrie che effettuò il primo volo il 21 settembre 1964.

Sebbene il progetto fosse presto cancellato a causa della perdita di un prototipo e per la sopravvenuta inutilità dell’aereo dovuta alla nascita dei missili balistici intercontinentali, oltre che per il fatto che non si trovava il modo di raffreddare a sufficienza il vano portabombe per ospitarvi ordigni bellici, la sorpresa e la paura per un aereo dalle prestazioni simili crearono un comprensibile sconcerto in Unione Sovietica che formulò a sua volta una richiesta per un mezzo in grado di fermare questa nuova minaccia, oltre che il bisonico B-58 Hustler allora in servizio operativo.

La richiesta sovietica portò alla realizzazione del caccia intercettore MiG-25, un aereo in grado di volare a Mach 2,83 e di surclassare in prestazioni qualsiasi aereo da caccia statunitense.

Restava poi l’esigenza di contrastare le macchine da ricognizione strategica realizzate dagli USA, in particolare la famiglia di ricognitori-caccia intercettori che portò all’entrata in servizio del SR-71 Blackbird.

Comunque sia, dopo la presentazione nel 1967 di numerose macchine della nuova generazione sovietica, in verità in maniera affrettata visto che si trattava quasi esclusivamente di prototipi, e del MiG-25 in particolare, fu chiaro agli Stati Uniti il bisogno di un nuovo apparecchio in grado di far loro riconquistare la superiorità aerea (termine appunto coniato per l’F-15). Questo anche per via della sopravvalutazione fatta dai servizi di intelligence statunitensi, non si sa quanto in buona fede e quanto invece interessati a far confluire denari all’industria bellica statunitense.

Il primo F-15A volò nel luglio 1972 mentre esattamente un anno dopo (luglio 1973) volò il primo F-15B biposto. Il primo F15B fu consegnato nel novembre 1974 e nel gennaio 1976 fu consegnato il primo aereo destinato ad uno squadrone da combattimento.

I modelli F-15C (monoposto) e F-15D biposto entrarono nell’inventario dell’USAF nel 1979. Queste nuove varianti avevano un nuovo pacchetto di miglioramenti, più i serbatoi esterni e un peso massimo al decollo maggiore. Nel febbraio 1983 è iniziato un programma di miglioramento con l’aggiunta di un nuovo radar e l’installazione delle versioni più recenti dei missili.

Per molti anni l’F-15 Eagle è stato definito “The Uncompromised Fighter” (Il Caccia senza Compromessi). Tale appellativo fu coniato per mostrare a tutti che non si badò a spese nella realizzazione del progetto ma anzi si investirono ingenti risorse per ottenere il meglio del meglio per l’epoca.

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F-15 Strike Eagle Best Sounding Military Jet

http://www.youtube.com/watch?v=qYUb5jKT0KM

Primati

L’F-15 ha battuto, in una versione appositamente preparata e alleggerita, un gran numero di record di velocità e salita in quota, strappandoli al MiG-25 sovietico (per poi vederseli sfilare di nuovo ma dal Su-27), con prestazioni come quella della quota di 30 500 metri raggiunti in circa 4 minuti.

Questa macchina detiene il record di abbattimenti senza perdite con 104 aerei avversari abbattuti in combattimento aria-aria senza che venisse mai abbattuto un solo F-15. La maggior parte di queste vittorie sono state ottenute da piloti israeliani durante la guerra in Libano (anni 1980) contro i MiG-21 e i MiG-23, altre 33 dall’USAF (Iraq 1991 e Jugoslavia 1999) e 2 dalla RSAF (Iraq 1991).

Solo qualche F-15 è in effetti stato abbattuto da un missile: un F-15 giapponese è stato distrutto da un compagno durante un addestramento con armi reali, due F-15E da bombardamento sono stati abbattuti dalla contraerea durante la prima Guerra del Golfo (1991) e uno è andato perso (pare per un errore umano oppure fuoco di contraerea) durante l’invasione dell’Iraq (2003).

Un altro record non ufficiale è senz’altro quello del danno peggiore sostenuto senza precipitare. Il 1º maggio 1983, durante un addestramento, un A-4 Skyhawk urtò un F-15D israeliano esplodendo e tranciandone l’ala destra a circa 0,6 m dalla radice. Disobbedendo agli ordini che lo obbligavano ad eiettarsi e a lasciare il velivolo, il pilota (che successivamente affermò di non essersi reso conto della gravità del danno a causa dei vapori di carburante che fuoriuscivano dall’ala spezzata, altrimenti si sarebbe eiettato) fu in grado di far atterrare a quasi 400 chilometri orari l’aereo grazie all’ampia superficie orizzontale della fusoliera e alla potenza dei motori.

Futuro

Gli F-15C e D ancora in servizio nell’aeronautica militare statunitense stanno per essere rimpiazzati col più recente F-22 Raptor, che però è stato finora ordinato in un numero insufficiente di macchine, per via di difficoltà tecniche e del costo unitario elevatissimo. Sembra invece che gli F-15E, essendo entrati in servizio a partire dal 1988 e fino a circa 4 anni dopo, rimarranno nell’inventario dell’USAF ancora per decenni, poiché semplicemente non si sa come sostituirli (gli F-22 sono pochi già per i reparti da caccia, il ruolo di cacciabombardieri non sarebbe davvero agevole da svolgere ora che gli ordinativi sono progressivamente calati da 750 a 648, poi 450, 336 e infine a 187).

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F-15 Jets in HD – 1080p

http://www.youtube.com/watch?v=DsUKeqjFQM8

Quanto al futuro si vedrà se la Boeing, attuale detentore del progetto F-15, riuscirà a vendere alcuni esemplari dell’ultima versione di questo velivolo, l’F-15 Silent Eagle, caratterizzato esternamente da una certa stealthness, da un vano di carico interno per gli armamenti e da una doppia deriva divergente.

File:F-15 wingtip vortices.jpg

Tecnica

L’alta manovrabilità, velocità ed autonomia, come anche la grande visuale garantita al pilota, sono dovute ad un eccellente ed equilibrato disegno efficace nell’armonizzare al meglio ogni desiderabile caratteristica per un caccia moderno, sia pure con il risultato di un velivolo estremamente grande e costoso.

Motori

I motori sono turbofan PW F 100 o GE F 110 nei loro vari modelli da 10-13 tonnellate di spinta statica, inizialmente, con dei problemi di affidabilità non indifferenti per il F-100. Le prese d’aria sono a sezione rettangolare, ed hanno un complesso meccanismo di variazione per adattarle alle condizioni di volo (lo stesso vale per gli ugelli di scarico dei motori).

File:F-15 Eagle Cockpit.jpgL’altissimo rapporto potenza-peso, caratteristica data dai motori di nuova generazione quali gli F-100 e la bassa resistenza aerodinamica, consentono di mantenere maggiormente la velocità e la quota di quanto fosse possibile con i modelli precedenti. Le manovre caratterizzate da un elevato numero di “G” (accelerazione espressa in relazione a quella di gravità terrestre, 9,81 m/s2) hanno modo di erodere rapidamente l’energia di manovra della macchina, per via dell’attrito prodotto dal movimento non lineare attraverso l’atmosfera. Il McDonnell Douglas F-4 Phantom perde energia in pochi secondi e non può mantenere il massimo livello d’accelerazione teoricamente possibile, circa 8 G. L’Eagle può tenere la velocità compensando l’attrito con la potenza dei motori, e questo rende le prestazioni molto superiori nel combattimento aereo.

Sistemi e impianti

L’ avionica include un Head-up display (display a testa alta, dove le informazioni sono proiettate sullo schermo a riflessione dell’abitacolo), un radar molto avanzato, un sistema di navigazione inerziale, strumenti di volo e per la guerra elettronica, un sistema di difesa attivo (ALQ-135) e passivo (ALR-56) con antenne, processori e lanciatori di chaff e flare della serie ALE, sistema di comunicazioni ad alta frequenza, sistema di navigazione tattico e sistema di atterraggio strumentale.

File:F-15 vertical deploy.jpg

Inoltre sono installati un sistema di identificazione amico-nemico, un sistema di contromisure elettroniche e un computer principale che in origine aveva 26 kb di RAM, poi incrementati a 96 e dal 1988 a 1024. Da tenere presente che queste prestazioni apparentemente modeste devono essere garantite in condizioni di volo ed operative assolutamente non presenti negli ambienti d’impiego “da ufficio” (non esistono HD con una soglia di tollerabilità di 10 G, per esempio, gli stessi computer portatili superano di poco i 2).

L’head-up display (HUD) proietta tutte le informazioni essenziali di volo in maniera visibile in ogni condizione di luce permettendo al pilota di seguire ed abbattere gli aerei nemici senza mai dover abbassare lo sguardo sulla strumentazione interna dell’aereo.

Il versatile radar Doppler APG-63 (o APG-70) può intercettare sia aerei che volano più in alto dell’F-15 che più in basso senza confondersi con i rilievi del terreno, sfruttando la differenza di ritorno degli echi tra oggetti fissi e in movimento. Una volta acquisito il bersaglio le informazioni vengono inoltrate al sistema di bordo per l’effettivo utilizzo dell’armamento. Nel caso di combattimenti ravvicinati il radar delle versioni recenti (APG-70, APG-63V) è persino in grado di identificare l’aereo grazie alla tecnologia NTCR, e informarne il pilota tramite l’HUD.

È possibile una mappatura del terreno, almeno con le versioni migliorate, ma con l’APG-70 si può realmente scoprire bersagli al suolo da decine di chilometri in condizioni ognitempo. L’aereo nelle versioni d’attacco ha una strumentazione molto migliorata rispetto al modello originale, che tra l’altro latitava in termini di schermi multifunzione per sostituirsi alla tecnologia analogica vecchia di decenni. Qui invece la macchina è derivata dal modello “D” biposto e ha 3 schermi CRT nel posto anteriore e 4 in quello posteriore, con le migliori tecnologie dell’epoca per il corretto interfacciamento uomo-macchina. Disponibile anche il sistema di attacco-designazione esterno LANTIRN.

In caso di attacco nemico il computer di bordo è in grado di prendere autonomamente inoltre le necessarie contromisure elettroniche interagendo con la libreria di bordo per attivare le opportune contromisure ed informare i piloti al tempo stesso.

Per gli F-15 C e D sono stati progettati 2 serbatoi aerodinamici esterni da installare ai lati delle gondole dei motori per aumentarne l’autonomia. Questi serbatoi “conformal” detti “fast pack” sono progettati per sopportare le stesse sollecitazioni dell’aereo e non degradano in maniera rilevante le prestazioni generali. Con 3200 litri in più di carburante per ogni serbatoio ausiliario, l’F-15 è in grado di prolungare di molto la sua presenza nell’area di combattimento lasciando liberi tutti i normali attacchi per le armi (i fast pack hanno attacchi per le armi poste esternamente), permettendo così di non ridurre il carico bellico. Sono usate dagli F-15 C, D ed E.

Avionica di missione dell’Eagle

  • Radar: APG-63 (F-15A/C/D), APG-64 (F-15B), APG-70 (C/D/E)
  • RWR: ALR-56
  • ECM: ALQ-128/135, ALE-45 (chaff e flare)
  • Radio, comunicazioni: IFF-APX-76 (interrogatore)/101, radio UHF/VHF, Datalink JTDS
  • HUD: AVQ-20

Superfici alari

L’ala è a pianta trapezoidale, quasi un delta puro ma con un bordo d’attacco caratterizzato da due differenti angoli, e un bordo d’uscita a leggera freccia. La superficie supera quella di qualunque altro caccia precedentemente schierato. Questo consente di avere un basso carico alare (rapporto tra peso e superficie alare), capace di abbassare la velocità minima di sostentamento e unitamente alla doppia deriva di semplice disegno, di rendere docile il velivolo nelle manovre.

Sistemi d’arma

L’armamento e i controlli di volo sono progettati per permettere ad una sola persona d’equipaggio di ingaggiare uno scontro aria-aria senza troppe difficoltà. Il sistema dei comandi di volo è ibrido idraulico-meccanico, capace di funzionare anche con avarie a bordo di una certa entità.

File:USAF F-15C fires AIM-7 Sparrow.jpg

Otto missili aria-aria possono essere installati sull’F-15, quattro ai lati della fusoliera e quattro ai piloni subalari. Un sistema d’arma automatico permette di far scegliere al computer l’arma migliore in ogni frangente e di informare il pilota attraverso l’HUD su quale arma sarà la prossima ad essere lanciata. Nel caso della versione d’attacco la capacità di trasporto anche di armamenti aria-suolo, già esistente ma non esercitata nel modello intercettore, raggiunge livelli di grande sofisticazione e un peso complessivo di 10 880 chili contro i 7 258 della versione standard. Sono disponibili praticamente tutte le armi tattiche standard dell’arsenale USAF e le bombe H tipo B-61 e successivi.

Solitamente l’Eagle viene armato con una combinazione di missili AIM-7 Sparrow e AIM-120 AMRAAM, oppure AIM-9 Sidewinder e AIM-120 AMRAAM più il cannoncino M61 Vulcan da 20 mm a canne rotanti sulla radice dell’ala destra.

Impiego operativo

Gli Eagle sono ben presto entrati inizialmente in servizio nei reparti di difesa aerea dell’USAF e poi con l’USAFE (la componente USAF dislocata in Europa). Le varianti F-15A e B furono utilizzate anche dall’aviazione israeliana durante la guerra in Libano del 1982 ottenendo una serie di successi contro l’aviazione della Siria, che ne risultava battuta e spiazzata tatticamente sopra la valle della Beqāʿ.

Le varianti F-15C, D ed E furono utilizzate dall’USAF e dalla RSAF durante la prima guerra del Golfo, l’operazione Desert Storm del 1991, abbattendo 36 aerei dei 39 distrutti durante tutto il conflitto, con 2 perdite causate dalla contraerea ai modelli cacciabombardiere (E). Quest’ultima veniva utilizzata principalmente di notte per l’attacco al suolo, inclusa la inconcludente caccia alle piattaforme mobili dei missili SCUD. Distrusse comunque uno sfortunato elicottero iracheno con una bomba a guida laser, ottenendo una vittoria aerea che è rimasta l’unica di questo modello.

Gli F-15 hanno partecipato al pattugliamento della No-fly zone in Iraq, alla guerra in Kosovo e ai recenti dispiegamenti statunitensi in Vicino Oriente (seconda guerra del Golfo e Afghanistan). Diversi gli scontri con le batterie missilistiche della contraerea irachena, che hanno tentato per anni di abbattere almeno qualche apparecchio anglo-statunitense, ma hanno subito pesanti distruzioni con missili e bombe laser, praticamente fornendo agli statunitensi il bersaglio “realistico” per testare i loro nuovi modelli via via sviluppati (gli iracheni invece erano costretti ad usare sistemi obsoleti e ben conosciuti dall’avversario).

Versioni sperimentali

File:F-15-vector.jpg

Nel marzo 1996, la NASA iniziò una serie di prove sulla vettorizzazione della spinta con ugelli orientabili. Questo accorgimento potrebbe portare ad un significativo aumento delle prestazioni, sia in ambito militare che civile.

La sperimentazione al centro ricerche sul volo Hugh Dryden (Dryden Flight Research Center) è parte del programma ACTIVE (Advanced Controls Technology for Integrated Aircraft) controlli avanzati per l’aeronautica, uno sforzo in collaborazione tra NASA, il laboratorio Wright dell’aeronautica USA, la McDonnell Douglas Aerospace (MDA) e la Pratt & Whitney Government Engines & Space Propulsion.

Le prove vennero eseguite su di un F-15B dell’USAF, con motore Pratt & Whitney F-100PW-229. Vennero introdotti gli ugelli a spinta direzionale grazie ai quali l’aereo era in grado, ruotandoli, di dirigere il flusso dei gas di scarico con un’inclinazione pari a 20° in ogni direzione, incrementando così sensibilmente la manovrabilità dell’aeromobile.

Utilizzatori

Attualmente il maggiore utilizzatore dell’F-15 è l’USAF che ha in inventario 604 apparecchi più altri 126 aerei nella Air National Guard (ANG, la forza aerea della United States National Guard). Altri utenti dell’F-15 sono Israele (oltre 90 F-15 e F-15I Thunder), Giappone (circa 200 F-15J costruiti su licenza in un modello ad hoc utilizzante elettronica parzialmente nazionale) e Arabia Saudita (62 F-15C ordinati a suo tempo, 24 ceduti dall’USAF durante la crisi del Golfo, e 72 F-15S versione cacciabombardiere del modello “E” con equipaggiamento ridotto causa pressioni israeliane). Singapore ha deciso di aggiornare la sua flotta con gli F-15T e le trattative sono ancora in corso. L’F-15K, una ulteriore versione modificata dell’F-15E, è stato ordinato dalla Corea del Sud con installati dei motori General Electric anziché Pratt & Whitney.

In generale resta valida l’osservazione che con questa generazione di macchine il rapporto costo-efficacia ha cominciato a dimostrarsi declinante, ovvero i benefici dati dalle tecnologie moderne hanno avuto un eccessivo costo per essere giustificabili. Infatti, anche non considerando l’inflazione, appare chiaro che il successo dell’F-15 non ha eguagliato quello del predecessore F-4. Circa 1200 esemplari costruiti per 5 nazioni (almeno una con produzione su licenza) contro oltre 5 100 per almeno 12 (3 dei quali con produzione su licenza). A parte la manutenzione, il fatto è che se un F-4 costava poco più di un milione di dollari nel 1962, e circa 6 nel 1978, un F-15C nel 1983 raggiungeva i 30 e da allora non ha fatto altro che aumentare. L’F-22, che costerà forse oltre 200 milioni non potrà che peggiorare le cose. Non è un caso che i clienti del Phantom hanno preferito spendere alcuni milioni (tipicamente, tra 2 e 6) per aggiornare le loro macchine dando loro capacità operative tipiche di un modello dell’ultima generazione (come nel caso delle versioni tedesche, turche, israeliane e giapponesi).

Attuali utilizzatori di F-15 in azzurro, F-15E in rosso, entrambi in blu scuro
Operatori e versioni:
  • Stati Uniti United States Air Force (compreso l’Air Combat Command)
    • F-15A – 373 – versione iniziale monoposto (inclusi 18 “YF-15As”)
    • F-15B – 59 – versione iniziale biposto (inclusi 2 “TF-15As”)
    • F-15C – 408 – versione migliorata monoposto
    • F-15D – 62 – versione migliorata biposto
  • Israele Israeli Air Force
    • F-15C – 18 – versione dell’F-15C per Israele
    • F-15D – 13 – versione dell’F-15D per Israele
  • Arabia Saudita Royal Saudi Air Force
  • Giappone Japan Air Self-Defense Force
    • F-15J – 203 – versione dell’F-15C per il Giappone, molti costruiti dalla Mitsubishi
    • F-15DJ – 20 – versione dell’F-15D per l’Giappone, molti costruiti dalla Mitsubishi
  • Corea del Sud Daehan Minguk Gonggun
    • F-15K – 51 ( + altri 9 in totale 60 aerei)- versione migliorata dell’F-15E biposto
Totale: 1281 (1290)

McDonnell Douglas (BOEING)F-15 Eagle

Descrizione
Tipo aereo da caccia
Equipaggio 1 o 2 piloti a seconda della versione
Costruttore Stati Uniti McDonnell Douglas
Data primo volo 27 luglio 1972
Data entrata in servizio 9 gennaio 1976
Utilizzatore principale Stati Uniti USAF
Altri utilizzatori Giappone JASDF
Arabia Saudita RSAF
Israele IAF
Esemplari 1 230
Costo unitario 43 milioni US$
Altre varianti F-15E Strike Eagle
F-15SE Silent Eagle
F-15 STOL/MTD
Dimensioni e pesi
File:F-15 Eagle drawing.svg
Lunghezza 19,43 m (63 ft 9 in)
Apertura alare 13,0 m (42 ft 10 in)
Altezza 5,63 m (18 ft 6 in)
Superficie alare 56,5 m² (608 ft²)
Peso a vuoto 12 700 kg (28 000 lb)
Peso carico 20 200 kg (44 500 lb)
Peso max al decollo 30 845 kg (68 000 lb)
Propulsione
Motore 2 turboventola
Pratt & Whitney
F100-220
con postbruciatore
Spinta da 77 a 111 kN ciascuno
Prestazioni
Velocità max 2,544 Ma
(2 701 km/h in quota)
Velocità di salita 254 m/s
Autonomia 3 450 km
Raggio di azione 1 967 km
Tangenza 20 000 m
Armamento
Cannoni 1 M61 Vulcan da 20 mm
Missili aria aria:
2 AIM-7 Sparrow
4 AIM-9 Sidewinder
4 AIM-120 AMRAAM
Piloni 2 sub-alari
(a triplo binario)
5 sotto la fusoliera
Pod AN/ALQ-131 ECM
AN/ALQ-128 EWWS
AN/ALE-45 Chaff/Flare

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McDonnell Douglas (BOEING) F-15E “STRIKE EAGLE”

File:F-15E on patrol over Afghanistan - 081107-F-7823A-141.jpgIl McDonnell Douglas F-15E Strike Eagle (aquila d’attacco in inglese), è un cacciabombardiere biposto sviluppato a partire dall’ F-15 Eagle e prodotto, sul finire degli anni ottanta, dall’azienda statunitense McDonnell Douglas.

Progettato per svolgere compiti d’interdizione aerea ed attacco al suolo, ha effettuato il suo primo volo l’11 dicembre 1986 entrando in servizio nell’USAF nel 1989. Utilizzato in tutti i conflitti a partire dalla prima Guerra del Golfo nel 1990, è in grado di operare autonomamente in territorio ostile; sostituisce, nelle file dell’United States Air Force, l’F-111 Aardvark.

Sviluppo

Nel marzo 1981, la United States Air Force diramò il bando di concorso per il programma ETF (Enhanced Tactical Fighter) in cui si richiedeva la realizzazione di un nuovo velivolo volto a sostituire le prime batch dell’ Aardvark; il requisito iniziale reso noto dalle autorità, fu di 392 esemplari.

File:McDonnell Douglas F-15E Prototype 060905-F-1234S-024.jpgSecondo quanto redatto nel bando, il velivolo doveva essere in grado di compiere missioni di lunga durata su territorio ostile, senza che si rendesse necessaria, in sua protezione, la presenza di altri aeromobili di scorta o da guerra elettronica.

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F-15E: Female pilots at Bagram AF

http://www.youtube.com/watch?v=D4f-yYSVZCE

La General Dynamics propose quindi l’F-16XL, velivolo derivato dal Fighting Falcon, mentre la McDonnell Douglas sottopose alla giuria una versione da attacco al suolo del caccia da superiorità aerea F-15 Eagle, frutto della proficua collaborazione con la Hughes Aircraft.
Il 24 febbraio 1984, grazie ai minori costi di progettazione ed ai maggiori margini di sviluppo dovuti all’utilizzo di una cellula di nuova concezione, l’USAF annunciò la vittoria dell’F-15E Strike Eagle. Il primo volo avvenne l’11 dicembre 1986; il primo esemplare di serie venne consegnato al 405th AEW, di base in Arizona sulla Luke Air Force Base, nell’aprile 1988.
L’F-15E, ricevette infine lo standard IOC (Initial Operational Capability) il 30 settembre 1989 sulla Seymour Johnson AFB, nel North Carolina, con le insegne del 4th TFW e del 336th TSF.

In seguito agli importanti aggiornamenti avionici introdotti dall’F-15E Radar Modernization Program, riguardanti l’imminente installazione del radar AN/APG-82 AESA (Active Electronically Scanned Array) prodotto dalla Raytheon, il limite della vita operativa degli Strike Eagle è stato incrementato fino al 2025. Attualmente, non essendo stato ancora designato il successore di questo velivolo, l’USAF ha indetto un concorso per lo sviluppo di un cacciabombardiere medio-pesante.
Infatti al contrario dei Raptor, che rimpiazzeranno i rimanenti F-15C/D, i Lightning II non andranno a prendere il posto dello Strike Eagle poiché più propensi a svolgere missioni affidate ad altre tipologie di velivoli quali gli F-16 Fighting Falcon e gli A-10 Thunderbolt II.

Tecnica

File:McDonnell Douglas F-15E First production F-15E (SN 86-0183) in flight 060905-F-1234S-026.jpgLo Strike Eagle è un velivolo bimotore ad ala media dalla cui fusoliera spiccano le due inconfondibili derive di coda parallele. Nel corso della sua carriera, ha confermato la reputazione di aereo particolarmente versatile riuscendo ad ereditare le qualità aria aria e di autodifesa del suo predecessore. Ciò è un fatto non da poco, considerando che i particolari compiti di bombardamento (in gergo aeronautico deep strike), a cui era chiamato il nuovo F-15E, erano ben diversi da quelli di superiorità aerea originariamente richiesti all’ Eagle.

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F-15E Strike Eagle Demo @ Planes of Fame 2011

http://www.youtube.com/watch?v=iElOq_Lgp64

Caratteristica del velivolo è la configurazione biposto in tandem, presente su ogni esemplare; la postazione posteriore ospita il WSO (Weapon Systems Officer) il quale, ricoprendo anche il ruolo di navigatore, ha il compito di gestire le apparecchiature durante le operazioni aria suolo. Il “wizzo” inoltre, ha a disposizione vari display multifunzione sui quali vengono visualizzate le informazioni provenienti dal radar, dalle ECM (Electronic Counter Measures), dai pod di navigazione infrarossa, e dal Global Positioning System.

File:F-15e cockpit.jpgSfruttando le capacità del radar AN/APG-70, oggi in fase di sostituzione con il più moderno AN/APG-82 AESA, il sistema di puntamento permette all’equipaggio di ingaggiare simultaneamente più bersagli sia a terra che in aria: ciò è possibile grazie alla memorizzazione dell’area bersaglio che, pur rimanendo sotto la supervisione del WSO, permette al pilota di commutare il sistema in modalità aria-aria rilevando ed ingaggiando le eventuali minacce aeree. La dotazione avionica base, inoltre, prevede l’utilizzo di due pod LANTIRN (Low Altitude Navigation and Targeting Infra-Red for Night), montati esternamente al velivolo; questi permettono di volare a basse altitudini, in ogni condizione climatica e di luce, facilitando la localizzazione e la successiva neutralizzazione dei bersagli, fino a circa 15 km di distanza, usufruendo di numerose tipologie di armi guidate e non.
Utilizzato in modalità notturna, il sistema proietta sull’ Head-Up Display le immagini riprese dai pod ovviando allo scarso visus del pilota in condizioni di volo simili.
Un INS (Inertial Navigation System), infine, si appoggia ad un giroscopio laser per monitorare costantemente la posizione del velivolo aggiornando strumentazione e la mappa digitale sui display multifunzione; altre funzioni del software di bordo, permettono anche la diagnostica del velivolo e l’operatività delle armi imbarcate.
La suite avionica si completa attorno al TEWS (Tactical Electronic Warfare System) pacchetto che integra tutti gli apparati di difesa, attivi e passivi, dell’aereo:
RWR (Radar Warning Receiver);
ALQ-131 ECM (Radar jamming);
Chaff e Flare.

A differenza dei precedenti aerei da combattimento, come l’F-14 Tomcat e l’F-4 Phantom II, l’abitacolo posteriore dello Strike Eagle è dotato di stick, controlli motore e strumentazione di volo completa, rendendo possibile anche al WSO di prendere il controllo del velivolo in qualsiasi evenienza.

File:F-15E LANTIRN pod.jpg

Per quanto riguarda la fusoliera, ha un serbatoio interno dalla capacità di circa 7 600 litri. La McDonnell Douglas ha aumentato l’autonomia installando due serbatoi esterni rimovibili, da 2 800 litri ciascuno, posti ai lati della fusoliera.
Vi è tuttavia la possibilità di imbarcare ancor più combustibile montando anche 3 serbatoi ausiliari da 2 300 litri, facendo levitare la quantità di carburante disponibile a circa 20 200 litri durante i voli di trasferimento.

A differenza dei serbatoi esterni convenzionali, questi non possono essere espulsi in caso di necessità, decretando un declino delle prestazioni dovute al peso ed al Cx maggiori.
Gli Strike Eagle, comunque, sono dotati di una bocchetta, a sinistra del canopy, per effettuare rifornimenti in volo tramite sonda rigida (Boom).

In grado di trasportare un vastissimo arsenale di armi, ingranditosi ulteriormente con lo sviluppo delle versioni d’esportazione, questo velivolo può portare a termine una enorme tipologia di missioni rispondendo pienamente ai requisiti necessari.
Oltre al carico bellico elencato per la versione originale dello Strike Eagle, corrispondente alla sigla F-15E, grazie ad ulteriori aggiornamenti, l’armamento attualmente imbarcabile è composto da:
Missili aria-superficie: SLAM-ER, AGM-154 JSOW, AGM-158 JASSM;
Bombe a grappolo: CBU-89 Gator, CBU-97, CBU-103 CEM, CBU-104 Gator, CBU-105, CBU-107;
Bombe guidate: GBU-15, GBU-27 Paveway III, GBU-31 JDAM, GBU-38 JDAM, GBU-51 Paveway II, GBU-54 Laser JDAM.

La propulsione del velivolo è garantita dai Pratt & Whitney F-100-PW-220 o F-100-PW-229, alloggiati in un vano motore universale in grado di ospitare qualsiasi versione del P&W F100 o del GE F110.

Impiego operativo

Stati Uniti

Operazione Desert Shield/Desert Storm

File:4thoperationsgroup-f-15es.jpg

L’ F-15E fu uno dei velivoli allertati dall’USAF, ed inclusi nella forza aerea di intervento immediato denominata Desert Shield, nell’agosto del 1990, per far fronte all’invasione irachena del Kuwait. In dotazione al 335th TFS Chiefs ed al 366th TFS Rocketeers, ricevettero ordine di prepararsi al rischieramento nel nuovo teatro operativo appena una settimana dopo l’invasione capeggiata dal leader iracheno Saddam Hussein. Il 336th incominciò le proprie missioni dalla base aerea omanita di Seeb, a 15 ore di volo dagli obbiettivi; nel corso delle esercitazioni svoltesi nei pressi della base, però, uno di questi velivoli precipitò assieme all’equipaggio durante un finto dogfight intrapreso assieme ad un Jaguar GR.1 della RAF; nel mese di dicembre i due Squadron furono trasferiti alla base aerea di Al Kharj in Arabia Saudita, avvicinandosi ulteriormente alle aree di conflitto.

File:USAF F-16A F-15C F-15E Desert Storm edit2.jpg

Nel primo giorno di guerra, una formazione di Strike Eagle, venne individuata ed attaccata, al crepuscolo, da tre MiG-23 e due MiG-29 della forza aerea irachena. Gli equipaggi degli F-15 a causa della scarsa traccia termica dei MiG lanciarono alcuni Sidewinder, senza successo, e rinunciarono al tiro non riuscendo a rilevare con precisione la posizione dei loro gregari. Tuttavia un missile di origini sconosciute, abbatté uno dei MiG-23 il quale precipitò impattando al suolo. Venne abbattuto anche un MiG-29 ed il pilota iracheno del secondo velivolo, marcato da vicino da un F-15E, decise di eiettarsi per non ingaggiare un combattimento anche con gli F-14 Tomcat della US Navy presenti nell’area.

File:Multiple F-15E parked during Operation Desert Shield.jpg

Il 17 gennaio 1991, 24 Strike Eagle attaccarono cinque siti di lancio SCUD nell’Iraq orientale perseverando nell’offensiva, durante la notte, anche con una seconda formazione composta da 21 velivoli. Nel corso della guerra l’ F-15E compì svariate missioni notturne con l’obbiettivo di localizzare e neutralizzare le postazioni dei missili SAM dell’esercito iracheno, in grado di minacciare le nazioni vicine. Tuttavia, le postazioni mobili degli SCUD erano di difficile localizzazione: una volta rilevate dai JSTARS in volo, all’arrivo degli Strike Eagle, erano già state fatte evacuare. Per questo motivo, gli equipaggi degli F-15E, furono chiamati a compiere bombardamenti sistematici e costanti nelle zone ad alto rischio scoraggiando le truppe nemiche a schierare i lanciatori a disposizione.

Nella notte del 18 gennaio, nel corso del bombardamento di una raffineria vicino Bàssora, un F-15E venne abbattuto assieme all’equipaggio. I piloti che presero parte all’azione, affermarono che quella fu la missione aerea più difficile dell’intera guerra poiché l’impianto petrolifero era difeso da un consistente numero di postazioni missilistiche SA-3, SA-6, SA-8 e dalla contraerea. Due giorni più tardi un secondo ed ultimo Strike Eagle venne abbattuto da un missile iracheno SA-2; l’equipaggio del velivolo sopravvisse all’attacco e per svariati giorni sfuggì alla cattura nemica. Tuttavia, nonostante fossero riusciti a prendere contatto con due velivoli della coalizione, non poterono essere soccorsi dagli uomini del Combat SAR poiché uno di loro non si era identificato correttamente con il codice fornitogli prima della missione. L’equipaggio, infine, venne fatto prigioniero.

Quarantadue giorni più tardi, il 1º marzo 1991, venne diramato l’ordine del cessate il fuoco e furono istituite le No-fly zone nell’Iraq meridionale e settentrionale. Nonostante ciò, gli elicotteri iracheni attaccarono gli insediamenti dei rifugiati Curdi mentre gli F-15E, impiegati nelle zone vietate al traffico aereo, assistettero impotenti al massacro di 600 civili nel villaggio di Chamchamal. Gli Strike Eagle non poterono intervenire perché non autorizzati ad aprire il fuoco ed imbrigliati dalle rigide regole d’ingaggio; in tutta risposta compirono numerosi passaggi radenti nella speranza di provocare, con la turbolenza generata, la rottura dei rotori. Gran parte di questi tentativi non resero i frutti sperati riportando solo l’abbattimento di un Hind schiantatosi al suolo.
Quando l’USAF venne a conoscenza di queste attività, pose una quota limite di 3000 metri ai voli degli Strike Eagle nella regione. Quest’ultimi presero parte anche alle operazioni Provide Comfort e Provide Comfort II.

Operazione Northern Watch/Southern Watch

Al termine di Desert Storm, vennero istituite due aree, controllate direttamente da velivoli USAF e RAF, in cui il traffico aereo civile e militare era espressamente vietato. L’ F-15E costituiva la base della forza aerea istituita per far rispettare queste restrizioni, rischierandosi in Turchia, sotto le insegne di vari Squadron, dal 1993 al 1998: 494th Fighter Squadron Black Panthers, 492nd Fighter Squadron Madhatters, 391st Expeditionary Fighter Squadron.
Nel gennaio del 1993, una piccola formazione di Strike Eagle in pattugliamento distrusse una postazione missilistica SA-3 irachena, poiché trasagrediva il trattato del cessate il fuoco al di sotto del 32º parallelo nord.

Largamente impiegato a supporto di entrambe le operazioni nei cieli mediorientali, si contraddistinse per la sua flessibilità grazie alle capacità di carico elevate ed alla gran varietà di armamenti utilizzabili.

Nel dicembre 1998, prese parte all’Operazione Desert Fox resasi necessaria a seguito del categorico rifiuto, inoltrato da Baghdad, di acconsentire le ispezioni dell’UNSCOM. Il 28 dicembre, tre F-15E sganciarono due GBU-12 ciascuno su postazioni missilistiche di terra ed al termine dell’Operazione Desert Fox, non avendo fine le violazioni irachene, gli Strike Eagle compirono diversi strike su obbiettivi sensibili: il 24 ed il 26 gennaio 1999, vennero impiegati in azione anche gli AGM-130 nei pressi di Mossul.

Operazione Deny Flight/Allied Force

File:Afghanistan Flyover, F-15E from 391st Expeditionary Fighter Squadron deploys flares during a flight over Afghanistan, Nov. 12, 2008.jpgL’Operazione Deny Flight, attuata per volere dell’ONU nel 1993, consisteva nel delimitare, al di sopra della Bosnia ed Erzegovina, uno spazio aereo interdetto al volo sia civile che militare per porre un freno alla rapida escalation politico-militare avvenuta nei Balcani. Nell’agosto del 1993, entrò in vigore la risoluzione delle Nazioni Unite che vietava il sorvolo dell’area a qualsiasi aeromobile ad ala fissa o rotante non in possesso dell’autorizzazione delle forze della coalizione; gli F-15E del 492nd e 494th Fighter Squadrons, facenti parte del pacchetto d’intervento, furono dispiegati sulla base dell’Aeronautica Militare Italiana  di Cervia Pisignano, sege del 23° Gruppo C.I.O.  del 5°Stormo.

Dal tardo 1993, la NATO ordinò agli Strike Eagle di bombardare vari obiettivi serbi in Croazia: nel dicembre dello stesso anno, questi velivoli furono mandati a neutralizzare due siti di lancio di missili SA-2 che avevano aperto il fuoco contro due Sea Harrier FRS 1 appartenenti alla Royal Navy. Il 492nd ed il 494th compirono più di 2 500 sortite dall’inizio dell’operazione: il 30 ed il 31 agosto, vari bombardamenti furono effettuati nei dintorni di Sarajevo mentre il 9 settembre venne sganciata la prima GBU-15 imbarcata sugli Strike Eagle.

File:US Air Force 090120-F-6561S-001 F-15E's snowed in.jpgNel marzo 1999, prese il via l’Operazione Allied Force istituita per far fronte ai gravi disordini e soprusi in cui versava la popolazione kosovara.
Rifiutato l’ultimatum della NATO, 26 F-15E del 492nd e 494th effettuarono la prima sortita contro stazioni radar, contraerea e postazioni missilistiche delle forze armate serbe.

 I velivoli partecipanti al conflitto, erano basati, come in Deny Flight, ad Aviano o sulla base aerea di Lakenheath RAF in Gran Bretagna. Da quest’ultima, per i lunghi voli di trasferimento, molte delle missioni durarono circa 7 ore e 30 minuti con inclusi due rifornimenti in volo prima di giungere sull’obbiettivo.
Slobodan Milošević, presidente della Repubblica Federale della Jugoslavia, ordinò il ritiro delle truppe dal Kosovo nel giugno dello stesso anno.

Operazione Enduring Freedom

 
Un mese dopo l’attentato terroristico al World Trade Center l’11 settembre 2001, il 391st Fighter Squadron The Bold Tigers, su Strike Eagle, lasciò la base aerea kuwaitiana di Ahmed Al Jaber per prendere parte alla neonata Operazione Enduring Freedom volta ad eliminare le sacche terroristiche talebane in Afghanistan. Gli obbiettivi principali dei primi giorni di missione furono campi d’addestramento, bunker, costruzioni militari e depositi, distrutti da un vasto arsenale di Paveway ed AGM-130, sganciati da formazioni composte da coppie di F-15E ed F-16C. Una settimana più tardi, tutti i target prefissati erano stati neutralizzati e perciò divenne più difficoltoso decidere le nuove linee di condotta. Nonostante i talebani avessero accesso alle postazioni di SA-7 e utilizzassero degli FIM-92 Stinger, questi risultarono inutili finché gli aerei USAF operarono a più di 2 000 m d’altitudine. I siti SAM più importanti, posti presso le cittadine di Mazar-I-Sharif e di Bagram, erano stati già messi a tacere nei primi giorni della campagnia

File:Refueling an F-15E Strike Eagle.jpg

I velivoli, per le successive tre settimane, volarono esclusivamente in missioni di supporto alle forze alleate a terra impiegando in particolare le Mk 82 e le GBU-12 contro veicoli, convogli e milizie ribelli. Spesso si rese necessario l’uso del cannone interno alla fusoliera.

Il 7 gennaio 2002 il 391st FS tornò in patria lasciando spazio al 335th FS.

Missione particolarmente rischiosa fu quella intrapresa il 4 marzo in soccorso alle forze di terra in quella che sarà in seguito ricordata anche come la Battaglia di Punta Roberts, svoltasi durante l’Operazione Anaconda. Inizialmente, gli Strike Eagle decollarono su richiesta di CAS, col nominativo di “Texas 14“, per distruggere postazioni d’osservazione talebane. Sedici minuti più tardi, alle 01:41, “Mako 30”, la pattuglia che aveva inoltrato la richiesta d’aiuto, cominciò ad essere bersagliata da vari colpi di mortaio; presto si scoprì che il soldato in contatto con i velivoli non era un normale Forward Air Controller dell’US Army bensì un Navy SEAL, in cerca, con il suo team, del luogo previsto per l’esfiltrazione su di un MH-47E Chinook, perché caduti in un’imboscata vicino alla Shah-i-Kot Valley.

File:F-15E 391st USAF 081215-F-7823A-931.jpg

Gli F-15E sganciarono, a copertura, una GBU-12, ma la squadra SEAL era ancora sotto il fuoco nemico cercando di spostarsi verso est con due feriti ed un caduto (Petty Officer 1st class Neil C. Roberts, in memoria del quale è così chiamato lo scontro).
Nel tentativo d’esfiltrazione, l’ MH-47 con a bordo una squadra di soccorso fu abbattuto da un RPG. Altri F-15E, che avevano appena terminato le operazioni di rifornimento, furono dirottati a supporto di “Texas 14” con il quale sganciarono altre GBU-12 fra le 02:52 e le 03:03. Ben presto però, dovettero fornire fuoco di copertura anche ai sopravvissuti dell’ MH-47 che erano minacciati da elementi nemici a circa 100 metri dalla loro posizione. Usando il relitto dell’elicottero come riferimento, effettuarono alcuni low pass avvalendosi dei cannoni. Giunta la richiesta di uno Strike Eagle di ritornare all’aerocisterna, un secondo velivolo comunicò ad un AWACS in ascolto di dirottare altri velivoli in loro soccorso. Una formazione di F-16 del 18th Fighter Squadron giunse sul luogo; per le scarse munizioni ed i problemi occorsi alle radio ed ai computer di tiro, infatti, gli F-15E dovettero fare ritorno ad Al Jaber in Kuwait lasciando il completamento della missione ai soli Falcon. Il 23 agosto 2007, un F-15E, su richiesta immediata di appoggio aereo a nord di Kajaki, sganciò erroneamente una bomba da 500 libbre su truppe di terra britanniche uccidendo tre soldati.[2

Il 13 settembre 2009, invece, uno Strike Eagle ha lanciato un AIM-9 Sidewinder abbattendo un MQ-9 Reaper senza controllo, in volo sull’Afghanistan settentrionale. L’intervento del velivolo ha scongiurato la possibilità che il drone lasciasse lo spazio aereo afghano provocando danni ad infrastrutture ed abitanti dei paesi vicini

Operazione Iraqi Freedom

 
Per le crescenti tensioni dovute al sospetto possesso dell’Iraq di armi di distruzione di massa, nel 2002 fu ordinato al 4th Fighter Wing della Seymour Johnson Air Force Base, situato in North Carolina, l’immediato trasferimento sulla base di Al Udeid in Qatar. Il 336th, scelto ad operare per primo nella zona, tra l’11 ed il 17 gennaio 2003, dislocò 24 Strike Eagle sulla base mentre i preparativi all’ormai certa operazione videro coinvolto anche il Combined Air Operations Center della Prince Sultan Air Base in Arabia Saudita. Una volta risolti i problemi diplomatici per sfruttare lo spazio aereo del Qatar gli F-15E incominciarono a familiarizzare con le regole d’ingaggio e la conformazione del suolo iracheno aggregandosi alla già attiva Operazione Southern Watch. Verso la fine di febbraio, al 366th vennero assegnati più equipaggi, circa 150 tra piloti e WSO aggiuntivi, molti dei quali provenivano dagli Squardon della Seymour AFB i cui aerei non potevano essere rischierati. Per ogni F-15E, infine, erano disponibili anche 4 equipaggi contemporaneamente.In marzo al 336th venne aggiunto anche il personale e le unità appartenenti al 335th Fighter Squadron raggiungendolo ad Al Udeid. Obiettivo principale, era quello di ridurre al minimo le difese aeree irachene colpendo inizialmente i radar difensivi rischierati sul confine con la Giordania; durante le operazioni, però, molti degli Strike Eagle dovettero misurarsi con la forte resistenza fornita dalla contraerea.

Il 3 aprile 2003 l’equipaggio di un F-15E scambiò un MLRS statunitense per un lanciatore SAM iracheno sganciando una bomba su di esso. Quest’episodio di blue on blue (fuoco amico) fu uno dei più eclatanti di tutto il conflitto. In esso rimasero uccisi il Sgt. Donald Oaks, il Sgt. Todd J. Robbins, ed il Sgt. First Class Randall S. Rehn; altri cinque soldati rimasero feriti.Il 6 aprile 2003 lo Strike Eagle con matricola 88-1694, pilotato dal Cpt. Eric “Boot” Das e dal Maj. William “Salty” Watkins, svolse una missione ad alto rischio in supporto alle forze speciali impegnate sul campo. Il giorno seguente, Das e Watkins stavano bombardando degli obbiettivi attorno alla cittadina di Tikrit quando vennero abbattuti. Per i servigi offerti agli Stati Uniti d’America venne loro consegnata la Distinguished Flying Cross oltre alla Purple Heart alla memoria.

Durante la guerra, ai soli F-15E fu accreditata la neutralizzazione del 60% delle forze totali componenti la Iraqi Medina Republican Guard. Inoltre, raggiunsero quota 65 MiG distrutti a terra, a cui si devono aggiungere i numerosi edifici chiave e comandi bombardati durante i raid a bassa quota effettuati sulla capitale Baghdad. Gli F-15E lavorarono a stretto contatto con gli altri velivoli impiegati nel teatro iracheno, tra cui gli F/A-18 della RAAF, gli F-16 e gli F-117 dell’USAF, i Panavia Tornado appartenenti alla RAF ed ai distaccamenti aerei della US Navy la cui partecipazione era garantita dagli F-14 del VF-154. Molti altri velivoli quali i B-1B ed i B-52, sfruttarono le doti di targeting degli Strike Eagle per la consegna del carico bellico sugli obbiettivi concordati.

Ritornati a casa a metà del 2003, il 335th ed il 336th lasciarono il solo 494th Fighter Squadron ad assicurare la presenza degli Strike Eagle sul Golfo Persico.

Israele

File:F-15I Ra'am.jpgGli F-15I Ra’am israeliani compirono la loro prima missione nei cieli del Libano, l’11 gennaio 1999. Utilizzati dal No.69 “Hammers” Squadron, non hanno mai partecipato ad un vero conflitto, svolgendo per lo più compiti di sorveglianza a difesa dello spazio aereo.

Arabia Saudita

A partire dalla prima settimana di novembre 2009, la Royal Saudi Air Force ha usufruito degli F-15E per compiere raid aerei oltre confine contro i ribelli della regione yemenita di Sa’dah.

Versioni

Operatori e versioni:

File:Two F-15I Ra'am.JPEG

  • Corea del Sud Republic of Korea Air Force
    • F-15K – 40 – versione dell’ F-15E per la Corea del Sud, costruiti con la GE
  • Singapore Republic of Singapore Air Force
    • F-15SG – 12 – versione dell’ F-15E per Singapore
Totale: 385

F-15E

Velivolo d’attacco al suolo ognitempo ed a lungo raggio dell’USAF, prodotto in 237 unità dal 1985 al 2001 nella sola configurazione biposto in tandem.

F-15G

Utilizzata come semplice dimostratore tecnologico, era una versione dell’ F-15E espressamente dedicata per svolgere missioni Wild Weasel rimpiazzando, in questo ruolo, gli F-4G Phantom II Wild Weasel IV. Dotato di localizzatore radar e missili AGM-88 HARM non ha avuto seguito poiché scartata dall’USAF al posto della quale preferì l’F-16 Falcon Block 50/52 SEAD (Suppression of Enemy Air Defences).

F-15H

L’ F-15H Strike Eagle era una versione d’esportazione per l’aeronautica greca, introdotta negli anni novanta.
Tuttavia il Ministero della Difesa ellenico optò per l’acquisto di 50 esemplari Block 52+ dell’F-16 e 15 Mirage 2000-5.

F-15I Ra’am

Con la designazione F-15I si identifica la versione da esportazione dello Strike Eagle per l’aeronautica israeliana.
Soprannominato Ra’am (Tuono – רעם in ebraico), è stato ordinato il 12 maggio 1994 con l’autorizzazione statunitense ad acquisirne un massimo di 25 esemplari.

Nel novembre 1995, Israele esercitò l’opzione per l’acquisto di 4 ulteriori F-15I, raggiungendo la quota limite imposta dagli Stati Uniti.[La necessità, da parte del governo israeliano, di dotarsi di un velivolo rispondente alle caratteristiche dello Strike Eagle, si manifestò durante la Guerra del Golfo nel corso della quale le città israeliane vennero attaccate da missili Scud delle forze armate irachene; nel 1993 venne formulata una Request for Information in cui si richiedeva alle ditte aerospaziali di presentare un aereo dotato di buone capacità sia nell’aria-suolo che nella difesa aerea. In risposta al bando, la Lockheed Martin offrì una variante dell’F-16 Fighting Falcon e la McDonnell Douglas propose sia l’F/A-18 Hornet che l’ F-15E.

Il 27 gennaio 1994 il governo israeliano annunciò la volontà di dotare la propria aeronautica con 21 F-15E, che vennero successivamente rinominati in F-15I per via delle consistenti modifiche apportate al progetto originale: furono introdotti i pod per operazioni notturne Sharpshooter, in seguito sostituiti dai più performanti LANTIRN, la gestione dell’elettronica di bordo fu affidata e completata (gli F-15I furono consegnati senza Radar Warning Receiver) dall’ Elisra SPS-2110 IEWS (Integrated Electronic Warfare System) mentre fu introdotto il DASH (Display And Sight Helmet) per semplificare la lettura delle informazioni in volo.

In questa specifica versione l’ F-15 può imbarcare, oltre all’armamento standard dell’ F-15E, anche i missili Python 4 e Python 5 prodotti dalla ditta israeliana Rafael.

F-15K Slam Eagle

L’ F-15K è la variante più avanzata dello Strike Eagle e, dal 2005, è in forza all’Aeronautica Sudcoreana.

Lo Slam Eagle é  il vincitore del concorso F-X fighter, svoltosi nel 2002, nel quale s’impose su concorrenti del calibro di Dassault Rafale, Eurofighter Typhoon e Su-35; venne ordinato inizialmente in 40 esemplari ma sono state richieste ulteriori 20 unità il 25 aprile 2008.
Il costo unitario si aggira attorno ai 100 milioni di dollari.

La maggior parte delle componenti principali della struttura, così come dell’avionica del velivolo, sono prodotte ed assemblate nella stessa Corea del Sud a seguito di un contratto fra le industrie aerospaziali locali e la Boeing per permettere loro l’acquisizione del know-how riguardante le più moderne tecnologie aeronautich

F-15S

L’ F-15S è la variante proposta per l’esportazione in Arabia Saudita verso la fine degli anni novanta. I sauditi avevano già richiesto in precedenza l’ F-15F, una variante monoposto dello Strike Eagle, in 24 esemplari; ordine però bloccato dallo stesso Congresso statunitense. Costruito in 72 esemplari l’ F-15S dal 1996 al 1998 , la caratteristica principale per cui si differenzia dallo Strike Eagle originale risiede nella modalità dell’apertura sintetica del radar.

Nell’ottobre 2007, la General Electric ha annunciato la stipulazione d’un contratto con la RSAF per la fornitura di 65 propulsori F110-GE-129C; il valore dell’ordine è stimato attorno ai 300 milioni di dollari.

Il 29 dicembre 2011 l’Arabia Saudita ha ordinato altri 84 F-15,in una nuova versione rinominata F-15SA,salvando la produzione che senza questo ordine era destinata a chiudere in favore del F/A-18 Super Hornet,che sarebbe rimasto l’unico aereo da combattimento in produzione della Boeing. pare che la scelta dell’Arabia Saudita di ampliare la prima linea della sua forza aerea sia dovuta alle incomprensioni con l’Iran.

F-15SG

Versione per l’aeronautica della Repubblica di Singapore, vincitrice, nel settembre 2005, del New Fighter Replacement, bando di gara indetto dal MINDEF (Singapore Ministry of Defence) per la valutazione di un nuovo velivolo per la difesa aerea. Dell’ F-15SG erano stati ordinati 12 esemplari con l’opzione di ulteriori 8 unità per sostituire gli A-4SU Super Skyhawk, poi esercitata il 22 ottobre 2007.
Tuttavia, è stato aggiunto un secondo ordine che porta a 24 gli F-15SG totali destinati alla difesa aerea di Singapore; il primo di questi è stato completato il 3 novembre 2008. Le consegne, incominciate nel 2009, continueranno fino al 2012.

Utilizzatori

Opera con 25 F-15I Ra’am.

No. 69 “Hammers” Squadron
Corea del Sud Corea del Sud
Ha ricevuto 40 esemplari, su un ordine totale di 60 velivoli, dell’ F-15K Slam Eagle; il primo batch di consegne si è concluso nell’ottobre 2008.
Arabia Saudita Arabia Saudita
È equipaggiata con 72 F-15S ed è intenzionata ad esercitare un’opzione di altri 72 esemplari.
Singapore Singapore
  • Angkatan Udara Republik Singapura
Ha ordinato 24 F-15SG di cui 5 consegnati; aprile 2010.
149 Squadron “Fighting Shikra” Stati Uniti Stati Uniti

 

A novembre 2008, opera con 223 F-15E Strike Eagle.
Air Combat Command
4th Fighter WingSeymour Johnson AFB, North Carolina

333d Fighter Squadron
334th Fighter Squadron
335th Fighter Squadron
336th Fighter Squadron
53d WingEglin AFB, Florida

85th Test and Evaluation Squadron
422d Test and Evaluation Squadron
57th Wing – Nellis AFB, Nevada

17th Weapons Squadron
366th Fighter WingMountain Home AFB, Idaho

389th Fighter Squadron
391st Fighter Squadron
428th Fighter Squadron
379th Air Expeditionary Wing
455th Air Expeditionary WingBagram AB, Afghanistan
            United States Air Forces in Europe
492d Fighter Squadron
494th Fighter Squadron
Air Education and Training Command
405th Tactical Training Wing
58th Fighter Wing
56th Fighter Wing
Pacific Air Forces
Air Force Materiel Command
Air Force Reserve Command
414th Fighter Group – Seymour Johnson AFB, North Carolina

307th Fighter Squadron

File:F-15E - Controlling The Sky.JPG 

Descrizione
Tipo cacciabombardiere
Equipaggio 1 pilota
1 WSO
Costruttore Stati Uniti McDonnell Douglas
Stati Uniti Boeing
Data ordine 24 febbraio 1984
Data primo volo 11 dicembre 1986
Data entrata in servizio aprile 1988
Utilizzatore principale Stati Uniti USAF
Altri utilizzatori Israele IAF
Corea del Sud RoKAF
Arabia Saudita RSAF
Singapore RoSAF
Esemplari 385[1]
Costo unitario 31,1 milioni US $
(F-15E 1998)
100 milioni di US $
(F-15K 2006)
Sviluppato dal F-15 Eagle
Altre varianti F-15SE Silent Eagle
 Dimensioni e pesi
File:F-15 Eagle drawing.svg
Lunghezza 19,43 m (63.8 ft)
Apertura alare 13,05 m (42.8 ft)
Altezza 5,63 m (18.5 ft)
Superficie alare 56,48 m² (608 ft²)
Peso a vuoto 14 379 kg (31 700 lb)
Peso max al decollo 36 750 kg (81 000 lb)
Propulsione
Motore 2 turboventola
Pratt & Whitney
F100-PW-229
con postbruciatore
Spinta da 79 a 129 kN ciascuno
Prestazioni
Velocità max 2,5 Mach
(2 650 km/h in quota)
Velocità di salita 254 m/s
Autonomia 3 900 km
Tangenza 18 200 m
Armamento
Cannoni 1 M61A1 Vulcan da 20 mm
Bombe caduta libera:
Mk 82 da 500 lb
Mk 84 da 2000 lb
CBU-87 da 1000 lb
Paveway:
GBU-10 Paveway II
GBU-12 Paveway II
GBU-15 Paveway III
GBU-24
GBU-28
GBU-39
Missili aria aria:
4 AIM-9 Sidewinder
4 AIM-120 AMRAAM
4 AIM-7 Sparrow
aria superficie:
6 AGM-65 Maverick
4 AGM-130
Piloni 2 sub-alari
(a triplo binario)
7 sotto la fusoliera
Altro LANTIRN
LITENING
Sniper XR
ECM
Chaff/Flare
serbatoi ausiliari

 

Fonte:http://it.wikipedia.org & www.youtube.com


23 Novembre 2013

Il Republic F-105 Thunderchief era un cacciabombardiere supersonico statunitense in servizio con l’United States Air Force.

File:F-105G at the National Museum of the USAF.jpg

In grado di raggiungere i Mach 2, l’F-105 fu impiegato nel gravoso compito di condurre attacchi al suolo nel Vietnam del Nord durante la guerra del Vietnam e a causa di queste operazioni, il velivolo ha avuto la particolarità di essere stato l’unico aereo statunitense nella storia ad essere rimosso dalle operazioni a causa dell’alto tasso di perdite in combattimento. In origine, il Thud come venne soprannominato dai suoi equipaggi, venne progettato e impiegato come aereo monoposto. In seguito ne venne realizzata una versione biposto Wild Weasel, cioè specializzata nella soppressione dei sistema di difesa aerei nemici (Suppression of Enemy Air DefensesSEAD), impiegata in Vietnam contro i siti di missili terra aria.

Nato come successore dell’F-100 Super Sabre, l’F-105 fu anch’esso progettato per impiegare un armamento di missili e cannone, ma venne specificamente ulteriormente ottimizzato per compiere missioni consistenti in penetrazioni a bassa quota e alta velocità, trasportando internamente una bomba nucleare.

Sviluppo

File:Republic F-105B-1-RE (SN 54-0103, the fourth pre-production F-105B built) 060831-F-1234S-041.jpgNel giugno 1950 l’USAF chiese alla Republic Aviation, già impegnata nello sviluppo del F-84F Thunderstreak, il progetto di un nuovo aereo da bombardamento che avrebbe dovuto esserne il successore.

La missione primaria prevista era il bombardamento in profondità in territorio nemico con una bomba nucleare portata in una stiva interna. Per buona parte della missione il volo sarebbe stato a bassa quota e velocità supersonica.

GUARDA VIDEO

Republic F-105 Thunderchief (1967)

[ORIGINAL USAF VIDEO NO SOUND]

https://www.youtube.com/watch?v=1CLGFLVOhbk

 

Le caratteristiche considerate più importanti erano quindi raggio d’azione, capacità di carico e prestazioni di volo a bassa quota, sia velocità che stabilità, l’agilità era considerata secondaria.

La direzione del progetto venne affidata ad Alexander Kartveli, già progettista dei P-47 Thunderbolt, F-84 Thunderjet, F84F Thunderstreak ed RF-84F Thunderflash.

Il progetto iniziale, denominato internamente AP-63FBX (Advanced Project 63 Fighter Bomber Experimental), prevedeva un grosso monoreattore con ali a freccia di apertura relativamente limitata.

Il nuovo aereo sarebbe stato praticamente un Thunderflash ingrandito con motore Allison J71 da 6 583 kg di spinta. Erano previsti una velocità massima di 1 480 km/h a 10.668m, una stiva interna per due bombe convenzionali da 454 kg o una nucleare da 1 544 kg, sei bombe da 454 kg o una nucleare sotto le ali e quattro cannoni T-130 da 15,24 mm nelle radici alari.

A febbraio 1952 il progetto venne presentato all’USAF che l’accettò a maggio. A settembre l’USAF assegnò la sigla F-105 ed emise un primo ordine per 199 aerei.

Nel marzo 1953 l’USAF, ritenendo imminente la fine della guerra di Corea, ridusse l’ordine a 37 bombardieri e 9 ricognitori.

Il modello venne completato nell’ottobre 1953 e presentato all’USAF.

Il progetto venne ampiamente modificato arrivando a prevedere 2 motori J71, una velocità massima di Mach 1,5, lunghezza 18,9 m, un’ala a freccia di 45 gradi con apertura alare di 10,7m, una stiva ventrale per una bomba convenzionale da 907 kg o nucleare da 1 544 kg o un serbatoio da 1.323 litri, un pilone ventrale con capacità di carico di 907 kg e quattro piloni alari con capacità di carico totale di 1 814 kg.

Durante il progetto le dimensioni e peso dell’aereo erano cresciute al punto che sicuramente il motore Allison J71 previsto inizialmente non sarebbe stato adatto. Nel 1953 venne quindi deciso di usare il Pratt & Whitney J75-P-3 da 10 442 kg di spinta con postbruciatore che però era ancora in fase di sviluppo, quindi venne scelto il Pratt & Whitney J57 come motorizzazione provvisoria per i primi prototipi.

Il 28 giugno 1954 l’USAF ordinò 15 aerei con la denominazione ufficiale di F-105A.

Nel giugno 1955 l’USAF emise un nuovo ordine per sette bombardieri F-105B e tre ricognitori RF-105B.

Il primo YF-105A (54-0098) compì il primo volo, della durata di 45 minuti, il 22 ottobre 1955 con il capo collaudatore della Republic Russell “Rusty” Roth ai comandi e raggiunse la velocità di Mach 1,2 con un motore Pratt & Withney J57-P-25 da 6 810 kg di spinta.

Il 16 dicembre 1955 al primo YF-105A durante un volo di collaudo in una virata a 1.018 km/h a 5,5G uscì il carrello destro che venne strappato via dal flusso d’aria. L’aereo atterrò sul ventre sul lago asciutto presso la base di Edwards riportando gravi danni alla fusoliera posteriore. Venne rimandato alla Republic, questa decise che non era più economicamente conveniente ripararlo, quindi venne demolito dopo solo 29 voli per un totale di 22 ore.

Il secondo YF-105A (54-0099) volò per la prima volta il 28 gennaio 1956.

I prototipi YF-105A avevano fusoliera e prese d’aria nelle radici alari simili a quelle degli aerei allora in servizio, i collaudi mostrarono però alcuni problemi di aerodinamica a velocità transonica e di rendimento dei motori simili a quelli del progetto contemporaneo del Convair F-102 Delta Dagger. Per risolvere questi problemi, la fusoliera venne riprogettata secondo la recente teoria della regola delle aree, la deriva ingrandita e le prese d’aria vennero modificate rendendole a geometria variabile per ottimizzare il flusso d’aria in entrata alle diverse velocità. La nuova versione YF-105B con queste modifiche e motore Pratt & Withney J75 raggiunse la velocità di Mach 2.15.

Nel marzo 1956 l’USAF sostituì l’ordine iniziale per gli F-105A richiedendo 65 F-105B.

Per questa versione erano richiesti radar AN/APG-31 nel muso, sistema di puntamento MA-8 e sistema di bombardamento K-19 per il bombardamento in cabrata anche con bombe nucleari.

Il primo YF-105B (54-0100) compì il primo volo della durata di un’ora il 26 maggio 1956 con il collaudatore della Republic Hank Baird ai comandi. Questo esemplare a causa della mancata estensione del carrello d’atterraggio atterrò sul ventre con pochi danni ma durante il recupero cadde dalla gru riportando gravi danni alla fusoliera.

File:Republic F-105B 060831-F-1234S-049.jpgIl 19 giugno 1956 l’F-105 venne denominato ufficialmente Thunderchief, continuando la tradizione della Republic iniziata col P-47 Thunderbolt, proseguita con gli F-84 Thunderjet, F84F Thunderstreak, RF-84F Thunderflash e che è successivamente continuata con l’A-10 Thunderbolt II.

Il secondo YF-105B (54-0101) compì il primo volo nel dicembre 1956. Il 30 gennaio 1957, questo esemplare, a causa della mancata estensione del carrello d’atterraggio atterrò sul ventre, lo stesso avvenne al quarto YF-105B (54-0103).

La causa della mancata estensione del carrello venne identificata nel flusso d’aria dalle prese d’aria al motore che passando in baia carrello provocava un eccessivo risucchio. Il problema venne risolto cambiando il percorso dei condotti dell’aria dalle prese d’aria al motore.[

Il primo F-105B di serie compì il primo volo il 14 maggio 1957. All’epoca il Thunderchief era il più grande aereo monoposto esistente e lo sarà negli anni a venire.

Nel 1957 l’USAF chiese una nuova versione da impiegare come bombardiere ognitempo in grado di portare una bomba nucleare Mk43 sotto le ali o la fusoliera.

L’USAF prevedeva di ordinare 1.500 F-105D, ma l’entrata in servizio dell’F-4 Phantom II, più versatile e sicuro poiché bimotore, spinsero i vertici politici e militari ad imporne l’uso all’USAF per sostituire anche il Thunderchief.

Furono prodotti complessivamente 833 F-105 Thunderchief compresi i prototipi.

Negli anni cinquanta vennero progettati altri aerei supersonici siglati con numeri successivi al cento, che assieme al Thunderchief vengono a volte indicati collettivamente come “serie 100” o “Century series”. Questi aerei sono il North American F-100 Super Sabre, il McDonnell F-101 Voodoo, il Convair F-102 Delta Dagger, il Lockheed F-104 Starfighter, ed il Convair F-106 Delta Dart.

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Discovery Channel Wings F 105 Thunderchief

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Tecnica

L’F-105B era un monoreattore monoposto ad ala media a freccia di 45 gradi con struttura interamente metallica. L’ala era dotata, come di consuetudine, di alettoni, flap slat e spoilers.

L’impennaggio era di tipo classico con piani di coda interamente mobili posti nella parte inferiore della fusoliera posteriore. L’aereo era pure dotato di una pinna ventrale sotto la fusoliera posteriore.

Il carrello d’atterraggio era triciclo con carrelli principali a ruota singola rientranti nelle ali e carrello anteriore a ruota singola rientrante nel muso.

L’F-105B era dotato di un parafreno dal diametro di 6,1m alloggiato alla base della deriva e di un gancio d’arresto.

L’F-105B era dotato di un aerofreno in coda costituito da quattro petali che si aprivano attorno all’ugello del motore. L’apertura dei petali era di 90 gradi in volo per tutti i quattro petali mentre in atterraggio l’apertura dei petali superiore ed inferiore era limitata rispettivamente per non interferire col paracadute frenante e per non urtare la pista.

La cabina del pilota aveva il tettuccio apribile verso l’indietro, il seggiolino eiettabile era di progettazione e produzione Republic.

Il motore era un turbogetto General Electric J75-P-5 da 10 442 kg di spinta con postbruciatore. Le prese d’aria a geometria variabile erano nelle radici alari.

La capacità dei serbatoi interni era di 3 878 litri in tre serbatoi in fusoliera, più due serbatoi esterni da 1 700 litri l’uno ai piloni alari interni, uno da 2.457 litri al pilone ventrale ed uno da 1 474 litri nella stiva interna.

L’F-105B era dotato di una sonda retrattile per il rifornimento in volo sul lato sinistro del muso.

Il velivolo era dotato di due piloni sotto ogni ala più una stiva interna ventrale delle dimensioni di 4,82 m × 0,81 m × 0,81 m per carico bellico convenzionale o una bomba nucleare da 1 544 kg.

Se la stiva non era usata per carico bellico, poteva essere installato un pilone ventrale in grado di portare un lanciatore multiplo MER (Multiple Ejector Rack) con sei bombe M117 da 372 kg.

Il carico complessivo dell’F-105B era di 5 448 kg, comprendente:

  • bombe al napalm BLU-27 da 377 kg;
  • bombe non guidate M.117 da 372 kg;
  • bombe non guidate Mk.82 da 227 kg, a caduta libera o frenate (Snakeye);
  • bombe non guidate Mk.83 da 454 kg;
  • bombe non guidate Mk.84 da 907 kg.

L’F-105B poteva portare missili AIM-9 Sidewinder ai piloni alari esterni.

L’armamento fisso dell’F-105B era costituito da un cannone M61A1 Vulcan a sei canne rotanti da 20mm da 6.000 colpi al minuto con 1.028 colpi sul lato sinistro del muso.

Avionica

L’avionica dell’F-105B comprendeva: radar AN/APG-31 nel muso; sistema di puntamento MA-8; sistema di bombardamento K-19; sistema di controllo del volo General Electric FC-5 con autopilota; sistema di navigazione doppler AN/APN-105.

Versioni

  • YF-105A

Due prototipi (54-0098 e 54-0099) con motore Pratt & Whitney J57 da 6 810 kg di spinta con postbruciatore. Le prese d’aria nelle radici alari erano fisse e di forma ellittica. Le dimensione erano: lunghezza 18,6 m; apertura alare 10,6 m; altezza 5,3 m; superficie alare 35,8 m².

  • YF-105B
Quattro prototipi (da 54-0100 a 54-0103) con motore Pratt & Whitney J75. Le dimensioni erano le stesse degli YF-105A a parte la lunghezza aumentata a 19,2 m e l’altezza aumentata a 6m.
  • F-105B
Prima versione cacciabombardiere ognitempo. I primi avevano motore J75-P-5 da 10 442 kg di spinta, i successivi J75-P-19 da 11 123 kg di spinta. Le dimensioni erano le stesse degli YF-105B. Il peso a vuoto era di 11 738 kg, massimo al decollo di 23 608 kg. L’F-105B aveva una velocità massima di 2 230 km/h (Mach 2,1) a 10 973 m e 1 390 km/h (Mach 1,13) al livello del mare. L’autonomia di trasferimento era di 3 057 km, il raggio d’azione di 322 km. Il primo volo di un F-105B avvenne il 14 maggio 1957. Vennero prodotti 75 aerei di questa versione tra il maggio 1956 ed il dicembre 1959.
  • RF-105B

Versione da ricognizione derivata dall’F-105B con nella fusoliera anteriore il sistema di ricognizione fotografica KS24A comprendente cinque cineprese orientate in posizione verticale ed obliqua.

L’USAF scelse come ricognitore l’RF-101C Voodoo per cui l’RF-105B venne cancellato. Dei 17 aerei previsti vennero costruite parzialmente solo tre cellule poi completate come JF-105B.

  • JF-105B

Tre aerei costruiti partendo dalle cellule incomplete di RF-105B ed utilizzati dalla Republic per prove. Il primo JF-105B (54-0105) volò per la prima volta il 18 luglio 1957. I tre JF-105-B vennero impiegati fino al 1961.

  • F-105C

Versione biposto da addestramento derivata dall’F-105B in risposta ad un requisito dell’USAF del 1956 non prodotta in serie. La Republic presentò all’USAF un mock-up ricavato dalla fusoliera poi utilizzata per il primo JF-105B.

L’USAF nel giugno 1956 ordinò sei F-105C, ma l’anno successivo la versione venne cancellata per riduzione costi.

  • F-105D

Versione definitiva di serie cacciabombardiere ognitempo con radar NASARR R-14A, sistema di gestione dell’armamento AN/ASG-19 Thunderstick, sistema di navigazione doppler AN/APN-131e modifiche alla strumentazione in cabina. Il radar R-14A aveva anche la modalità di inseguimento del terreno, molto utile per le missioni d’attacco a bassa quota. Questa versione era riconoscibile dal muso allungato con ogiva molto più grande per il nuovo radar. Il motore era un Pratt & Whitney J75-P-19W da 6 492 kg di spinta a secco, 11.123 kg con postbruciatore e 12 031 kg con iniezione d’acqua. Le dimensioni erano le stesse degli F-105B a parte la lunghezza portata a 19,6m. Il peso a vuoto era di 12 192 kg, massimo al decollo di 23 988 kg. Il carrello era stato rinforzato per sopportare il maggiore peso. L’F-105D aveva una velocità massima di 2 208 km/h (Mach 2,08) a 11 000 m e 1 346 km/h (Mach 1,1) al livello del mare. La quota di tangenza era di 14.783m. La capacità di carburante interna era di 3.878 litri, totale di 11.249 litri. L’autonomia di trasferimento era di 3.846 km, il raggio d’azione di 1.480 km con i serbatoi esterni. Nel 1962 gli F-105D vennero modificati con l’installazione sopra al muso di un ricettacolo per rifornimento in volo con il sistema ad asta rigida usato dagli aerei cisterna KC-135 dell’USAF. Venne mantenuta anche la sonda retrattile. La capacità di carico era di 7 605 kg. Una configurazione possibile comprendeva 16 bombe M117, sei al pilone ventrale, quattro ai piloni alari interni ed una ai piloni alari esterni. Ai piloni alari esterni potevano essere montati dei pod ECM Hughes ALQ-71 o General Electric ALQ-87. Il primo volo di un F-105D (58-1146) avvenne il 9 giugno 1959. Vennero prodotti 610 aerei di questa versione, l’ultimo nel 1964. Inizialmente gli F-105D avevano un ricevitore LORAN AN/ARN-85 che si rivelò poco affidabile per cui nel 1969 su trenta aerei venne sostituito dal nuovo ricevitore AN/ARN-92 posto in una carenatura dorsale. Sugli stessi aerei venne installato il nuovo radar R-14K. Questi aerei modificati furono denominati Thunderstick II ed avevano una precisione nel bombardamento molto elevata, con un cerchio d’errore medio di soli 15m. Il primo F-105D Thunderstick II volò nel 1969, l’ultimo venne consegnato all’USAF nel luglio 1971. Non furono mai impiegati in combattimento nel Sud Est Asiatico.

  • RF-105D

Versione da ricognizione derivata dall’F-105D non prodotta in serie.

  • F-105E

Versione biposto da addestramento derivata dall’F-105D non prodotta in serie. La Republic presentò all’USAF un mock-up ricavato dal mock-up dell’F-105C. L’USAF a fine 1958 ordinò ventisei F-105E ma l’anno successivo la versione venne cancellata per riduzione costi.

  • F-105F

Versione biposto da addestramento derivata dall’F-105D con la stessa avionica, armamento e possibilità di impiego operativo. Questa versione era riconoscibile dal muso allungato con due posti in tandem con tettucci separati.  Il motore era lo stesso degli F-105D. Le dimensioni erano le stesse degli F-150D a parte la lunghezza portata a 20,4m e l’altezza aumentata a 6,1m per l’aumento delle dimensioni della deriva allo scopo di migliorare la stabilità. Il peso a vuoto era di 13 810 kg, massimo al decollo di 24 779 kg. Il carrello era stato rinforzato per sopportare il maggiore peso. La capacità di carburante interna e di rifornimento in volo erano le stesse degli F-105D. Le prestazione erano le stesse degli F-105D esclusa l’autonomia di trasferimento ridotta a 3.363 km. Il primo volo di un F-105F (62-4412) avvenne l’11 giugno 1963, l’aereo arrivò a Mach 1,1. Il 23 dicembre 1963 il primo F-105F venne consegnato all’USAF al 4th TFW sulla base di Seymour-Johnson nella Carolina del nord. Venne assegnato almeno un F-105F ad ogni squadron equipaggiato con F-105D. Vennero prodotti 143 aerei di questa versione, l’ultimo nel gennaio 1965 che fu l’ultimo Thunderchief prodotto.

  • EF-105F (F-105F Wild Weasel II)

Prima versione biposto cacciabombardiere ognitempo ottimizzata per le missioni Wild Weasel. Gli EF-105F erano degli F-105F dotati di un ricevitore radar d’allarme (Radar Homing and Warning, RHAW) Itek AN/APG-25/26, equipaggiamenti da contromisure elettroniche per confondere i radar nemici e missili antiradar AGM-45 Shrike ai piloni alari esterni. Il primo volo di un EF-105F avvenne il 15 gennaio 1966. Nel giugno 1967 la denominazione non ufficiale EF-105F venne sostituita dalla denominazione ufficiale F-105F (WW). Nel 1968 gli F-105F (WW) vennero modificati per impiegare i missili AGM-78 Standard. 86 F-105F vennero convertiti in questa versione.

  • F-105G Wild Weasel III

Nuova versione biposto cacciabombardiere ognitempo ottimizzata per le missioni Wild Weasel. Si distingue dall’F-105F per le carenature ai lati della fusoliera inferiore contenenti le apparecchiature da contromisure elettroniche Westinghouse AN/ALQ-105, questa modifica permetteva di evitare l’uso di pod ECM esterni. Il sistema ECM AN/ALQ-105 era in pratica lo stesso del pod Westinghouse AN/ALQ-101. Gli F-105G avevano due nuovi ricevitori radar d’allarme, un Itek AN/APG-35/36 con quattro antenne sotto al muso ed un Loral AN/APN-31 con antenne nelle estremità alari. Venne installato un sistema di acquisizione bersagli Bendix APS-107 e migliorata la strumentazione dell’Electronic Warfare Officer (EWO). Il peso a vuoto era di 14 200 kg, massimo al decollo di 24 779 kg. La capacità di carburante interna era ridotta a 3.844 litri. I sistemi per il rifornimento in volo erano gli stessi degli F-105D e F-105F. Le prestazioni erano le stesse degli F-105F esclusa l’autonomia di trasferimento ridotta a 2 403 km. Il primo F-105G (WA/62-4432) venne consegnato il nove giugno 1970. Vennero prodotti 61 aerei di questa versione da conversioni di F-105F ed EF-105F. Trenta F-105G vennero modificati con nuovi piloni alari interni per usare il missile antiradar AGM-78 Standard.

Impiego

File:F-105D.jpgIl primo F-105B (54-0111) entrò in servizio nell’USAF il 27 maggio 1958 nel 335th Tactical Fighter Squadron “Chiefs” del 4th TFW sulla base di Seymour-Johnson nella Carolina del nord. In seguito vennero riequipaggiati coi Thunderchief anche gli altri squadron del 4th TFW, il 334th ed il 336th.

L’11 dicembre 1959 un F-105B stabilì il primato mondiale di velocità su un percorso di 100 km con 1.957,316 km/h. L’aereo era pilotato dal Brig. Gen. Joseph Moore (comandante del 4th TFW) che per quest’impresa vinse il trofeo Bendix.

A causa della maggiore complessità rispetto agli aerei della generazione precedente, i primi Thunderchief presentarono inizialmente molti problemi di affidabilità dell’avionica e dei motori arrivando ad un primato negativo di 150 ore-uomo di manutenzione per ora di volo. Si arrivò al punto che nel 1960 l’USAF dovette mettere a terra i Thunderchief per carenza di pezzi di ricambio. La situazione migliorò nettamente col progetto Optimize per migliorare affidabilità e manutenibilità. In compenso il Thunderchief fu il primo aereo dell’USAF a completare il primo anno di servizio senza incidenti gravi. L’F-105D entrò in servizio nell’USAF il 28 settembre 1960 nel 335th Tactical Fighter Squadron del 4th TFW sulla base di Seymour-Johnson, vennero dichiarati operativi nel 1961. Gli F-105D negli USA vennero assegnati anche al 23rd TFW sulla base di McConnell in Kansas ed al 4520th CCTW sulla base di Nellis in Nevada.  In Europa gli F-105D vennero assegnati al 36th TFW sulla base di Bitburg ed al 49th TFW sulla base di Spangdahlem in Germania, dove rimasero in servizio fino al 1967.[A causa dei numerosi incidenti gli F-105D vennero messi a terra nel dicembre 1961 e poi nel giugno 1962. In estremo oriente a fine 1962 gli F-105D vennero assegnati al 18th TFW sulla base di Kadena, sull’isola di Okinawa, e all’inizio del 1963 all’8th TFW sulla base di Itazuke in Giappone, che all’inizio del 1964 venne trasferito sulla base di Yokota. Con l’arrivo degli F-105D gli F-105B vennero passati all’Air National Guard, gli ultimi F-105B vennero radiati dal Tactical Air Command nel 1964. I primi esemplari della versione B vennero assegnati il 16 aprile 1964 al 141st TFS del 108th TFW della New Jersey Air National Guard sulla base di McGuire. Anche gli F-105D presentarono inizialmente molti problemi di affidabilità, tanto da guadagnarsi il soprannome di “Thud” (tonfo) con riferimento allo schianto a terra in caso d’incidente. Molti problemi vennero risolti tramite numerose modifiche ai sistemi elettrico, idraulico e carburante introdotte sui nuovi F-105D durante la produzione. Tra il 1962 ed il 1964 col progetto Look Alike i primi F-105D e F-105F vennero modificati portandoli alla stessa configurazione. Col progetto Look Alike la capacità di carico dell’F-105D venne portata da quattro a sedici bombe M117 da 372 kg ai piloni alari esterni e ventrale. Venne inoltre introdotta la possibilità di impiegare i missili aria-superficie AGM-12 Bullpup ai piloni alari interni ed esterni. A causa dell’incidente mortale ad un F-105 dei Thunderbirds il 9 maggio 1964, tutti i Thunderchief vennero messi a terra per due mesi. L’inchiesta rivelò che la causa era stata un cedimento strutturale di una parte della fusoliera, che per rimediare venne rinforzata su tutti i Thunderchief col progetto Backbone.

 Fu altresì notato che lo stesso esemplare fu coinvolto in un incidente durante un rifornimento in volo tempo prima, il “cestello” del rifornimento causa le turbolenze andò a sbattere sul dorso, i danni provocati in un primo momento non furono rilevati eccessivi. Alcuni problemi al motore ed al sistema carburante vennero risolti solo nel 1967. Con l’impiego durante la guerra del Vietnam, cambiarono le missioni previste per i Thunderchief, da bombardiere nucleare a convenzionale. La versione finale dell’F-105D, la Thunderstick II, fu assegnata al 23rd TFW a McConnell a partire dal marzo 1970 fino al 1972, poi furono passati al 457th TFS del 301st TFW dell’Air Force Reserve sulla base di Carswell in Texas dove rimasero finché vennero radiati alla fine del 1982.

La guerra del Vietnam

File:F-105 Thunderchiefs refuel.jpgNonostante i problemi iniziali il Thunderchief venne ampiamente impiegato nel sudest asiatico come bombardiere, ruolo in cui era nettamente superiore all’F-100 Super Sabre per velocità, raggio d’azione e capacità di carico. Gli unici F-105 che non furono mai impiegati nel sudest asiatico erano quelli della versione B.

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Republic F-105 Thunderchief in Action in Vietnam

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I primi 8 F-105D distaccati dal 36th TFS dell’8th TFW di Yokota arrivarono alla base thailandese di Korat il nove agosto 1964, cinque giorni dopo l’incidente del Tonchino che portò ad un impegno diretto degli USA in questa guerra.

Seguirono altri rischieramenti di F-105D e F-105F distaccati da stormi di base in USA ed in Giappone ed inviati a due stormi provvisori in Thailandia, il 6234th TFW sulla base di Korat col 12th TFS, 36th TFS e 67th TFS, ed il 6235th TFW sulla base di Takhli col 334th TFS, 336th TFS e 354th TFS.

Nella loro prima missione, il 14 agosto 1964, 8 F-105D del 86th TFS vennero impiegati in una missione RESCAP in appoggio ad un T-28 dell’Air America. Un Thunderchief, l’esemplare 62-4371, venne colpito da una batteria AAA da 37 mm, riuscì a tornare a base dove inizialmente fu decretato il ritiro dal servizio per gli estesi danni subiti. La prima missione di bombardamento degli F-105D, insieme agli F-100, avvenne il 14 dicembre 1964, fu un’operazione limitata di bombardamento di obiettivi nel Laos centrale. In questa occasione tutti gli F-105 rientrarono alla base. La prima perdita di un F-105D si ebbe il 13 gennaio 1965 con l’esemplare 62-4296. La prima missione dei Thunderchief sul Vietnam del Nord avvenne l’8 febbraio 1965.[

File:Bombing in Vietnam.jpgCon l’inizio dell’Operazione Rolling Thunder il primo marzo 1965 molti F-105D vennero trasferiti sulle basi thailandesi di Korat e Takhli. A seguito dell’intensificarsi delle operazioni sul Vietnam, l’USAF decise di costituire dei nuovi stormi fissi sulle basi di Korat e Takhli. L’otto novembre 1965 venne costituito il 355th TFW sulla base di Takhli col 4th TFS, 34th TFS, 44th TFS (poi riclassificato Wild Weasel Squadron ed assegnato al 355th TFW), e 469th TFS, seguito l’otto aprile 1966 dal 388th TFW sulla base di Korat col 333th TFS, 354th TFS, 357th TFS e 367th TFS.Nel 1965 per limitare le perdite causate dalla contraerea venne aggiunto un ricevitore radar d’allarme (Radar Homing and Warning, RHAW) Itek AN/APG-25/26 con due antenne sotto al muso e due sulla deriva sopra il timone.Abitualmente per le missioni di bombardamento sul Vietnam del Nord gli F-105D portavano due serbatoi da 1.700 litri ai piloni alari interni, un serbatoio da 1.474 litri nella stiva ventrale, sei bombe M117 da 372 kg al pilone ventrale e missili AIM-9 Sidewinder o pod ECM ai piloni alari esterni. Un’altra configurazione molto usata comprendeva due bombe Mk84 da 907 kg ai piloni alari interni, un serbatoio da 1.474 litri nella stiva ventrale, uno da 2 457 litri al pilone ventrale e missili AIM-9 Sidewinder o pod ECM ai piloni alari esterni. A volte venivano usati i missili AGM-12 Bullpup che però erano meno potenti ed affidabili. Con l’avanzare del conflitto, i piloti escogitavano nuove strategie, una di queste è così descritta: i Thunderchief attaccavano Hanoi arrivando a bassa quota ed alta velocità da nord dove una collina impediva al nemico l’uso dei radar e missili contraerei, erano però esposti all’artiglieria contraerea ed agli attacchi dei caccia nemici. Questa collina venne chiamata dai piloti americani “Thud Ridge”.
Nonostante l’F-105 fosse stato progettato per il volo supersonico a bassa quota e non per i duelli aerei, si distinse tra il 29 giugno 1966 e il 19 dicembre 1967 per alcuni abbattimenti nei quali fu coinvolto, in quel periodo gli F-105 abbatterono 27,5 MiG-17, di cui 24,5 coi cannoni Vulcan e tre coi missili Sidewinder .

La mezza vittoria fu condivisa tra l’F-105F S/N 63-8329 e l’F-4D Phantom II S/N 66-7601, il 19 dicembre 1967. I Phantom II erano usati come caccia di scorta per i Thunderchief, ma la mancanza di un cannone li metteva in difficoltà nei duelli aerei ravviccinati coi MiG. Questo problema venne risolto con l’entrata in servizio della nuova versione F-4E armata di cannone Vulcan nel 1968. I Vietnamiti affermarono di avere abbattuto 40 F-105, ma solo 17 sono stati confermati dall’USAF, cinque abbattuti da MiG-17 e dodici da MiG-21. Gli F-105D impiegati in Vietnam vennero aggiornati con un nuovo sedile eiettabile e l’aggiunta di blindatura. Il sistema idraulico si rivelò troppo vulnerabile perché le linee di entrambi i sistemi erano fisicamente vicine per cui spesso venivano danneggiate entrambe contemporaneamente, per rimediare venne aggiunto un terzo sistema idraulico con linee che passavano sul dorso dell’aereo. Inoltre gli attuatori degli stabilizzatori in caso di mancanza di pressione idraulica si bloccavano nella posizione di massima picchiata, vennero quindi modificati in modo che si bloccassero in posizione orizzontale. A causa del clima caldo ed umido i Thunderchief, come molti altri aerei americani, avevano seri problemi di affidabilità dell’avionica e del sistema elettrico. L’impiego intenso del motore portò ad un veloce logorìo dello stesso, i pezzi di ricambio cominciarono a venir meno e le ispezioni delle 200 ore furono portate a 125. Il raffreddamento del postbruciatore si rivelò inadatto al clima caldo, ci furono alcuni casi di incendi al motore, molti aerei vennero modificati con due prese d’aria supplementari ai lati della fusoliera posteriore per risolvere questo problema. Quattro F-105F vennero modificati col progetto Commando Nail con un radar R-14A ad alta risoluzione.

File:F-105D 070928-F-2911S-036.jpgA partire dal 24 aprile 1967 questi aerei vennero usati per attacchi notturni ognitempo a bassa quota contro obiettivi fortemente difesi da un’unità inquadrata nel 13th TFS del 388th TFW a Korat. L’unità venne denominata “Ryan Raiders” in onore del Gen. John D. Ryan, comandante in capo della Pacific Air Force.

I Ryan Raiders svilupparono anche le tattiche d’attacco che avrebbero dovuto usare i bombardieri B-58 Hustler che però non vennero mai impiegati nel sudest asiatico. Nel maggio 1967 un Ryan Raider venne abbattuto, in seguito un altro andò perso per un incidente, gli ultimi due vennero impiegati in attacchi notturni fino al marzo 1968 e successivamente convertiti in EF-105F Wild Weasel II. Per limitare l’efficacia degli attacchi dei MiG, che seguivano rigidamente le indicazioni dei centri di controllo a terra, nel 1967 tredici F-105F vennero modificati col programma Combat Martin installando un disturbatore di comunicazioni radio VHF Hallicrafters QRC-128 soprannominato “Colonel Computer”. Queste apparecchiature erano installate al posto dell’EWO per cui gli aerei erano monoposto, sul dorso dietro l’abitacolo posteriore era presente un’antenna a lama dedicata. Questi aerei vennero assegnati al 357th TFS del 355th TFW ed impiegati fino al novembre 1970 Un F-105F Combat Martin venne abbattuto nell’aprile 1968, gli altri vennero convertiti in EF-105F Wild Weasel II. A causa dello scarseggiare dei Thunderchief, l’USAF iniziò ad usare per le missioni di bombardamento sul Vietnam del Nord gli F-4 Phantom II, equivalenti come prestazioni e carico bellico ma meno vulnerabili perché bimotori e meglio armati per l’autodifesa con missili Sidewinder e AIM-7 Sparrow. Nell’ottobre 1968 il 388th TFW di Korat iniziò il passaggio all’F-4E, gli F-105 vennero trasferiti al 355th TFW a Takhli. Sempre il 31 ottobre 1968 si concluse l’Operazione Rolling Thunder nella quale gli F-105 sostennero il 75% delle missioni. L’ultimo F-105D perso nel conflitto Vietnamita fu il 23 settembre 1970 con l’esemplare S/N 61-0153, mentre l’ultima missione fu compiuta il 6 ottobre 1970. Il 10 dicembre 1970, col rientro negli USA dell’ultimo F-105D, il 355th TFW venne disattivato. I Wild Weasel vennero trasferiti al 6010th Wild Weasel Squadron a Korat, rinominato 17th WWS a fine 1971. L’Ultimo F-105G Thunderchief perso in azione fu l’esemplare S/N 63-8359, venne abbattuto il 16 novembre 1972. Gli ultimi F-105G lasciarono definitivamente il sudest asiatico il 29 ottobre 1974. Complessivamente vennero inviati nel sudest asiatico 400 Thunderchief che compirono più di 20.000 missioni. L’impiego dei Thunderchief in missioni d’attacco a bassa quota contro obiettivi fortemente difesi causò perdite molto elevate, nell’arco del conflitto furono persi un totale di 395 Thunderchief: 312 dovute a contraerea e missili SA-2, 22 dovute ai MiG e 61 per varie cause. 283 F-105D vennero abbattuti e 52 persi per incidenti in missione, 37 tra F-105F e F-105G, compresi un Commando Nail ed un Combat Martin, vennero abbattuti e 10 persi per incidenti. Nonostante le perdite elevate, la percentuale di perdite degli F-105 nel complessivo della guerra fu dell’1%. 130 tra piloti ed EWO di F-105 vennero uccisi o dispersi in azione, 90 fatti prigionieri e restituiti alla fine della guerra nel 1973.

Wild Weasel

File:AGM-45 and AGM-78B on F-105G.jpgPer limitare le perdite causate dai missili contraerei SA-2 Guideline, l’USAF decise di costituire dei reparti specializzati nella localizzazione e distruzione dei radar che li guidavano.
I primi aerei utilizzati per queste missioni a partire dall’autunno 1965 furono degli F-100F Super Sabre denominati Wild Weasel I. Questi aerei erano dotati di ricevitore radar d’allarme (Radar Homing and Warning, RHAW) Itek AN/APG-25/26.

La missione consisteva nel localizzare i radar e segnalarli con razzi fumogeni agli F-105 che li attaccavano con bombe ed i cannoni di bordo, spesso però i Super Sabre partecipavano anche all’attacco.

Le limitate velocità massima ed autonomia del Super Sabre, molto inferiori a quelle dell’F-105, limitavano l’efficacia delle missioni, per cui l’USAF ordinò una nuova versione del Thunderchief progettata espressamente per questo ruolo.

I primi undici EF-105F Wild Weasel II arrivarono nel sudest asiatico nel giugno 1966, cinque vennero assegnati al 13th TFS a Korat e sei al 354th TFS a Takhli.

Inizialmente un EF-105F scortava gli F-105D in missione per proteggerli dalla contraerea. Questo portò ad una riduzione delle perdite degli F-105D ma cinque EF-105F vennero abbattuti tra luglio ed agosto 1966.

La configurazione abituale prevedeva un missile AGM-45 Shrike ad un pilone alare esterno, un pod ECM all’altro, due serbatoi da 1.700 litri ai piloni alari interni e bombe al pilone ventrale.

Si passò ad una nuova tattica che prevedeva l’uso di EF-105F e F-105D assieme in missioni definite Iron Hand per distruggere le batterie contraeree prima delle missioni d’attacco. I Wild Weasel distruggevano i radar e gli F-105D il resto delle batterie contraeree.

Capt. Merlyn H. Dethlefsen e Capt. Kevin “Mike” Gilroy vennero decorati perché il 10 marzo 1967 ai comandi di un EF-100F (63-8352) dopo che l’aereo era stato danneggiato dalla contraerea rimasero sull’obiettivo fino alla distruzione della batteria nemica.

Capt. Leo K. Thorness e Capt. Harold Johnson vennero decorati con la Medaglia D’Onore del Congresso perché il 19 aprile 1967 ai comandi di un EF-100F (63-8301) in una missione di recupero dell’equipaggio di un altro Wild Weasel abbattuto, abbatterono due MiG-17 e dopo avere esaurito la munizioni rimasero sul posto per attirare su di sé altri MiG allontanandoli dagli elicotteri di soccorso.

I primi F-105G Wild Weasel III arrivarono nel sudest asiatico a metà del 1970 e vennero assegnati al 44th TFS del 355th TFW sulla base di Takhli, alla fine del 1970 vennero assegnati al 6010th Wild Weasel Squadron a Korat, rinominato 17th WWS nel 1971, altri Wild Weasel vennero assegnati al 561st TFS.

La configurazione abituale prevedeva un missile AGM-78 Standard ad un pilone alare interno, un serbatoio da 1.700 litri all’altro, due missili AGM-45 Shrike ai piloni alari esterni ed un serbatoio da 2.457 litri al pilone ventrale.

Durante le missioni d’attacco i Wild Weasel erano i primi ad arrivare sull’obiettivo per eliminare la contraerea e si ritiravano per ultimi, restando in zona se necessario per proteggere il recupero degli equipaggi di aerei abbattuti.

Gli ultimi Wild Weasel rientrarono il 29 ottobre 1974 e vennero assegnati al 35th TFW sulla base di George in California, dove vennero sostituiti dagli F-4G Wild Weasel V nel 1980.

I Thunderbirds

Nell’aprile 1964, gli F-100C Super Sabre, modello fino ad allora impiegato dalla pattuglia acrobatica USAF Thunderbirds, vennero sostituiti da nove F-105B Thunderchief modificati con l’eliminazione dell’armamento ed avionica relativa e l’aggiunta di zavorra al posto del cannone Vulcan e generatori di fumo. Il 9 maggio 1964, durante la sesta esibizione coi Thunderchief sulla base di Hamilton in California, l’aereo del Capitano Gene Devlin (57-5801) si spezzò in volo, a seguito di quest’incidente mortale tutti gli F-105 dell’USAF vennero messi a terra per due mesi. I Thunderbirds tornarono ad impiegare gli F-100D nel maggio 1964. Crash Sites

Il ritiro dal servizio

Dopo la guerra del Vietnam i Thunderchief vennero relegati a compiti di seconda linea e passati all’ANG.

Molti F-105 erano stati molto usati nel sudest asiatico per cui raggiunsero la fine della vita operativa prevista negli anni settanta.

In generale nell’USAF i Thunderchief vennero sostituiti dagli F-4 Phantom II, gli F-105G Wild Weasel III vennero sostituiti dagli F-4G Wild Weasel V.

Tra il 1969 ed il 1971 il 457th TFS del 23rd TFW ricevette gli F-105D Thunderstick II.

Nell’ottobre del 1970 gli F-105D e F-105F del 355th TFW di Takhli rientrarono negli USA e vennero assegnati al 23rd TFW sulla base di McConnell in Kansas.

Nel giugno 1970, gli F-105B vennero assegnati al 119th TFS del 177th TFG della New Jersey Air National Guard.

Nel gennaio 1971 i Thunderchief vennero passati al 127th TFS del 184th TFTG della Kansas Air National Guard sulla base di McConnell.

Il 19 febbraio 1971 i Thunderchief vennero assegnati al 149th TFS del 192nd TFG della Virginia Air National Guard sulla base di Byrd Field presso Richmond, dove rimasero in servizio finché vennero sostituiti dagli A-7D Corsair II nel 1982.

Nel luglio 1971 i Thunderchief vennero assegnati al 121st TFS del 113rd TFG della District of Columbia Air National Guard sulla base di Andrews nel Maryland, dove rimasero in servizio finché vennero sostituiti dagli F-4D Phantom II nel marzo del 1982.

All’inizio del 1972 gli F-105B vennero assegnati al 466th TFS del 508th TFG sulla base di Hill nello Utah.

Nel giugno del 1972 gli F-105D vennero assegnati al 507th TFG sulla base di Tinker in Ohlahoma, disattivato nel marzo 1973.

Nel luglio del 1973 gli F-105F e F-105G Wild Weasel vennero assegnati al 35th TFW sulla base di George in California, dove rimasero in servizio finché vennero sostituiti dagli F-4G a partire dal settembre 1977, l’ultima missione di un Thunderchief di George AFB avvenne il 27 giugno 1980, lasciando così il servizio di prima linea con il Tactical Air Command, vennero poi trasferiti al 128th TFS del 116th TFW della Georgia Air National Guard sulla base di Dobbins.

Nell’agosto del 1973 gli F-105D Thunderstick II vennero assegnati al 301st TFG sulla base di Carswell in Texas, dove rimasero in servizio finché vennero sostituiti dagli F-4E nel 1981. Gli ultimi F-105B in servizio nel 144th TFS della New Jersey Air National Guard vennero radiati e sostituiti dagli F-4D Phantom II nella primavera del 1981. Nel 1980 i Wild Weasel del 128th TFS del 116th TFW della Georgia Air National Guard vennero radiati e sostituiti dagli F-4G Wild Weasel V, l’ultimo F-105F venne radiato il 23 maggio 1983 e con esso termina definitivamente il servizio presso l’ANG. Gli ultimi F-105B, D, F vennero assegnati al 508th TFG sulla base di Hill. Il 5 gennaio 1980 volando verso il Museo di Volk Field nel Wisconsin, compie l’ultimo volo l’F-105B, ed esattamente l’esemplare S/N 57-5838 Xanadu. Invece l’ultimo volo di un F-105D avviene il 3 ottobre 1983 ed esattamente con l’esemplare 62-4347 Stardust 6. Questo esemplare è anche quello che ha totalizzato il maggior numero di ore volate: più di 6.900. Sempre questo esemplare fu consegnato all’USAF il 22 luglio 1963.

Il ritiro dal servizio definitivo si ebbe il 25 febbraio 1984 con una flight di tre esemplari biposto sopra il cielo dello Utah: S/N 63-8261, S/N 63-8287 e il 63-8309.

Quasi tutti i Thunderchief radiati vennero inviati all’Aerospace Maintenance and Regeneration Center (AMARC) sulla base USAF di Davis-Monthan in Arizona, furono demoliti 109 esemplari, 103 invece sono quelli conservati presso vari enti in America ed Europa, sfortunatamente nessuno di questi esemplari è più in condizioni di volo.

Livree

Gli F-105 erano inizialmente in metallo naturale, cioè gli aerei non venivano verniciati oppure veniva usato un colore argento su tutto l’aereo. A partire dal 1965 nel sud-est asiatico venne introdotta una colorazione usata per la maggior parte dei caccia ed aerei d’attacco al suolo con le superfici superiori e laterali a chiazze di marrone FS30219, verde scuro FS34079, verde medio FS34102 e grigio chiaro FS36622 per tutte le superfici inferiori.

La stessa colorazione venne poi adottata dall’USAF in tutto il mondo. A fine anni settanta si è passati ad una colorazione con gli stessi colori ma “wrap-around” cioè estesa a tutto l’aereo, già usata in Vietnam dagli F-105F Commando Nail.

Descrizione
Tipo cacciabombardiere
Equipaggio 1
Costruttore Stati Uniti Republic Aviation
Data primo volo 2 ottobre 1955
Data entrata in servizio 27 maggio 1958
Data ritiro dal servizio 25 febbraio 1984
Utilizzatore principale Stati Uniti USAF
Esemplari 833
Costo unitario 2,14 milioni US$ (1960)
 

Dimensioni e pesi

 
Lunghezza 19,63 m (64 ft 4,75 in)
Apertura alare 10,65 m (34 ft 11,25 in)
Altezza 5,99 m (19 ft 8 in)
Superficie alare 35,76 m² (385 ft²)
Peso a vuoto 12 470 kg (27 500 lb)
Peso carico 16 165 kg (35 637 lb)
Peso max al decollo 23 834 kg (52 546 lb)
 

File:F-105D and F-105F drawing.png

Propulsione

Motore 1 turbogetto Pratt & Whitney
J75-P-19W
con postbruciatore
Spinta da 64 a 109 kN
 

Prestazioni

Velocità max 2,08 Ma
(2 208 km/h in quota)
Velocità di salita 195 m/s
Autonomia 3 550 km
Raggio di azione 1 250 km
Tangenza 14 800 m
 

Armamento

Cannoni 1 M61 Vulcan da 20 mm
Bombe caduta libera:
fino a 12 000 lb
Missili aria aria:
AIM-9 Sidewinder
aria superficie:
AGM-12 Bullpup
Piloni 4 sub-alari
1 sotto la fusoliera

Fonte:http://it.wikipedia.org & www.youtube.com


16 Novembre 2013

La Valchiria dell’USAF

Il North American XB-70 Valkyrie era un ambizioso prototipo statunitense per un bombardiere strategico supersonico: sarebbe stato in grado di raggiungere Mach 3,1, una velocità superiore a quella di tutti i bombardieri in servizio all’epoca.

File:North American XB-70A Valkyrie in flight (SN 62-0001) 061122-F-1234P-019.jpg

I costi e le difficoltà di costruzione, nonché la mancanza di idee chiare su come affrontare le difese missilistiche sovietiche, finirono per tagliare il programma dopo soli due prototipi, uno dei quali (il secondo) precipitò dopo una collisione con un F-104 mentre l’altro, il primo, è attualmente esposto in un museo dell’aviazione a Dayton (Ohio).

Genesi

Tra le realizzazioni aeronautiche è facile che ci si imbatta in ‘sostituti’ di macchine di successo, che pur essendo superiori, non riescono a sostituire i velivoli per i quali essi sono stati intesi.

GUARDA VIDEO

Discovery Channel Wings North American Xb 70 Valkyrie

https://www.youtube.com/watch?v=Rd0mSLv7zoA

Tra gli aerei «difficili» da sostituire vi era indubbiamente il Boeing B-52 Stratofortress. Esso, negli anni cinquanta, era ancora un progetto immaturo, che non aveva raggiunto nemmeno l’operatività ma in un’epoca in cui la vita operativa degli aerei da combattimento era al più di una decina di anni, per anticipare i termini della sua uscita dalla linea venne emessa, nel 1954, una specifica chiamata GOR-38 (14 ottobre 1954), che aveva la sua essenza nel titolo: Intercontinental Weapon System Piloted Bomber. Le richieste erano, coerentemente con le tecnologie disponibili, ridotte: velocità subsonica con spunti brevi in regime supersonico, e autonomia considerevole, 11.000 km. Due anni dopo il volo del B-52 in versione prototipica e due prima dell’entrata in servizio della primissima versione, tale specifica non marcava un sostanziale passo avanti nelle prestazioni. Ma vi sarebbero stati degli sviluppi notevoli di lì a poco. A questa specifica avevano lavorato due anni la NASA e l’USAF, oltre che alcune industrie aerospaziali, e si prevedeva che entro nove anni vi sarebbero state in servizio le prime 30 macchine.

File:North American XB-70 above runway ECN-792.jpgNon passò molto tempo che la specifica fu rielaborata, con la richiesta di una velocità supersonica sostenuta per penetrare per 1600 km (1000 miglia) in territorio nemico. Non passarono che pochi altri mesi e già nel luglio 1955 venne richiesto un ulteriore aumento delle prestazioni, e il progetto, chiamato ora WS-110A (WS per Weapon System, sistema d’arma), venne anche denominato CPB ( Chemically Powered Bomber ), cioè bombardiere a propulsione chimica. Questo per distinguerlo dal mai costruito Convair WS-125A NPB ( Nuclear-Powered Bomber, bombardiere a propulsione nucleare ), e anche per porre l’accento sull’alimentazione dei suoi motori, nella quale al carburante standard era stato aggiunto un particolare additivo chimico ad alta energia (un boroderivato).

Alla fase finale del concorso parteciparono la Boeing e la N.A.A., e quest’ultima aveva elaborato il modello NA-239, con tanto di simulacro (ufficialmente il 12 settembre 1955).

La rapidità degli sviluppi aveva portato un aereo che, come è facile immaginare, superava di molto le specifiche, anche perché già esisteva il bombardiere supersonico B-58 Hustler da Mach 2,2. La progettazione venne influenzata dalle specifiche dell’USAF, che era ancora una volta intenzionata a chiedere prestazioni superiori, stavolta con una velocità di Mach 3 in crociera. Una variante da ricognizione, WS-110L, venne presto lasciata decadere dopo essere stata inizialmente richiesta a sua volta.

Il problema di ottenere tali velocità elevatissime comprendeva molti aspetti, come quello aerodinamico e di consumo di energia. Il peso della macchina, che ci si aspettava avrebbe raggiunto le 340 tonnellate, sembrava davvero troppo anche per le ambizioni dell’USAF.

Nel luglio del 1957, tuttavia, apparve uno studio completo sulla ‘regola delle aree’ che rivoluzionò la tecnica degli aerei supersonici, che fino ad allora erano stati quantomeno deludenti. In seguito a questo studio, il dibattito su quale tipo di bombardiere supersonico dovesse essere realizzato divenne particolarmente acceso.

Il 23 dicembre 1957 venne dichiarata vincitrice la NAA, mentre la General Electric ebbe un contratto per i motori YJ93-GE-3, che avevano alimentazione convenzionale rispetto a quanto originariamente pianificato. Lo sviluppo della versione del J93 che utilizzava il carburante “vitaminizzato” al boro (denominato zip fuel), la versione –GE-5, venne cancellato nel settembre 1959.

A quel punto le cose, che già erano andate speditamente, accelerarono ulteriormente e nonostante un’ulteriore modifica delle specifiche il 31 dicembre (a seguito della quale la sigla del progetto fu mutata in NA-264), già il 2 gennaio 1958 il progetto venne finito. In realtà il progetto ebbe numerose altre versioni con sigle differenti, come nel caso dei prototipi designati NA-274 (21 settembre 1960) e NA-278 (10 aprile 1961).

Se la confusione delle sigle indicava problemi, le opinioni in ambito dell’USAF erano talmente divise che vennero fatte e ritirate varie richieste innumerevoli volte, come quella della versione da ricognizione, nuovamente richiesta nel 1961 e definitivamente bocciata il 3 maggio 1964.

Il primo duro colpo al costosissimo e difficile programma arrivò già il 3 dicembre 1959, quando vennero cancellati due dei tre prototipi e i vari esemplari di preserie richiesti. All’inizio degli anni sessanta venne richiesto invece anche il secondo prototipo, assieme a una cellula per prove statiche e 12 aerei operativi. Ma ancora nel 1961 il Presidente Kennedy affermò, in un discorso rimasto famoso, che lo sviluppo degli ICBM aveva reso il B-70 “inutile ed economicamente ingiustificato”.

Progetto

Il Valkyrie, concepito come bombardiere ma in pratica realizzato come aereo sperimentale, utilizzava la configurazione canard ed un’ala a delta, come altre macchine (quali l’odierno Eurofighter Typhoon) avrebbero fatto in seguito, ed era costruito per la maggior parte in acciaio inossidabile ad alto tenore di nichel, pannelli a nido d’ape e titanio. Le prese d’aria si trovavano sotto l’ala, i motori tra le due code verticali. I carrelli erano posti sotto la struttura delle prese d’aria.

Il Valkyrie era progettato per sfruttare un fenomeno chiamato compression lift ( portanza di compressione ), ottenuto quando le onde d’urto generate da un aereo che voli a velocità supersoniche sostengono parte del peso dell’aereo stesso. Per il verificarsi di questo fenomeno, l’XB-70 ed altri progetti simili sono anche chiamati waveriders ( “cavalcatori di onde” ) con riferimento alle onde d’urto che essi cavalcano. La portanza di compressione rimane, a tutt’oggi, una teoria controversa quando viene applicata all’XB-70.

Inoltre, l’XB-70 è l’unico aereo della sua grandezza ad avere estremità alari mobili: non per ripiegarle negli hangar, bensì per aumentare la stabilità aerodinamica a velocità supersoniche. Il Valkyrie poteva abbassare le estremità alari di 25 (oltre i 500 km/h) o 65 gradi (oltre Mach 1,4). Le estremità alari mobili dell’XB-70 sono ancora oggi le più estese superfici aerodinamiche mobili mai installate su un aereo.

Il sofisticato sistema di pilotaggio prevedeva anche due alette canard vicino all’abitacolo, a pianta trapezoidale, che erano piuttosto singolarmente di alto allungamento. Il muso, a differenza di quello del Concorde, non era abbassabile durante il decollo, per migliorare la visibilità dell’equipaggio. A questo scopo era invece presente un raffinato parabrezza (che si raccordava col muso) a geometria variabile tra due posizioni: una subsonica, caratterizzata da un’inclinazione ripida, atta a consentire una migliore visibilità in decollo, in atterraggio e in genere alle basse velocità (da tenere presente il fatto che l’equipaggio di due persone si trovava a qualcosa come 33 metri oltre il carrello d’atterraggio e a circa 10 metri dal suolo), e una supersonica, molto più liscia e aerodinamica, continua nel profilo del muso del Valkyrie, che veniva appunto adottata per il volo ad alta velocità.

La fusoliera, a sezione pressoché circolare e caratterizzata da una raffinatissima aerodinamica, andava a rastremarsi dolcemente sopra l’ala, la quale, dotata di una struttura a delta semplice, con estremità acute, aveva una pianta a triangolo rettangolo quasi perfetta.

I comandi di volo erano variamente suddivisi, con degli elevoni sulle ali interne, flaps sulle alette canard, piani di coda quasi totalmente mobili, perfettamente verticali e paralleli tra di loro.

I motori da soli meritavano più di una nota, essendo gli YJ93 macchine termodinamiche particolari. Esse formavano un’autentica batteria di 6 reattori sistemati tutti allineati fianco a fianco, nella parte posteriore della fusoliera e tra le derive verticali. Essi erano turboreattori relativamente convenzionali (provvisti però di un “augmentor”, un postbruciatore, modulabile), ma non essendo a ciclo variabile erano vulnerabili al surriscaldamento dovuto alle altissime velocità di cui il B-70 era capace. Ecco quindi perché erano alimentati con un carburante speciale, il JP-6 a bassa volatilità, che serviva anche a raffreddare le strutture della turbina. La versione con additivo al boro era stata accantonata nel 1959, ma nella versione convenzionale persistevano vari e complessi problemi di affidabilità e di messa a punto che era necessario risolvere per riuscire a far volare il Valkyrie tanto veloce (e continuativamente) come previsto.

Infatti un motore di tipo convenzionale, come quello installato sul MiG-25, è in difficoltà sempre crescenti al suo avvicinarsi a Mach 3 soprattutto per motivi di surriscaldamento e per i problemi legati alle onde d’urto dell’aria che si abbatte a tre volte la velocità del suono sulle prese.

La soluzione univoca trovata era un complesso sistema di geometria variabile applicato alle prese d’aria dei sei reattori: uno dei primissimi esempi di prese d’aria a geometria variabile controllata da un calcolatore, anche nelle condizioni più estreme di volo era perfettamente in grado di far sì che il flusso d’aria in ingresso rallentasse, da oltre Mach 3 a meno di Mach 1.

La capacità di trasporto carburante era di 136 000 kg, 165 000 litri, con serbatoi sparsi in tutta la fusoliera e le ali e caratterizzati da un rivoluzionario, computerizzato sistema di centraggio e autotravaso al fine di ottimizzare sempre il centro di gravità in ogni momento del volo. Le prese d’aria erano sotto la fusoliera, con sezione rettangolare, tridimensionali. Esse si congiungevano con l’estremità posteriore della fusoliera nella zona motori, sotto le ali.

Il carrello era di tipo particolare: due elementi principali con due coppie di ruote in tandem, di grande diametro, e un carrello mobile con una sola coppia, molto arretrato rispetto al muso per non avere una gamba troppo lunga.

In termini strutturali e di progettazione di dettaglio, il B-70 aveva una struttura in acciaio inossidabile a nido d’ape, che riguardava il 69% della superficie della cellula, mentre acqua e 2 000 litri di combustibile venivano usati per disperdere il calore, come una sorta di circuito di raffreddamento, perché la temperatura era il principale problema da risolvere. Gli pneumatici avevano carcassa metallica (di una formula innovativa brevettata dalla BF Goodrich) , i sedili eiettabili erano racchiusi in speciali capsule di salvataggio, mentre nel radome di prua avrebbe dovuto essere presente un radar, mai installato.

L’abbassamento delle estremità alari aumentava altresì l’effetto di portanza di compressione, poiché l’onda d’urto causata dal cuneo posto al centro dell’ala (e ospitante i motori) veniva ulteriormente intrappolata sotto le ali invece che lasciata sfuggire oltre il bordo d’uscita dell’ala stessa. Si crede comunemente che grazie a questo effetto l’XB-70 abbia il più alto rapporto portanza-resistenza mai ottenuto per un aereo con equipaggio. Questa informazione è citata anche in testi specializzati.  Sebbene ci sia effettivamente un miglioramento delle prestazioni, il rapporto non è comunque migliore di quello della maggior parte degli alianti. L’affermazione più corretta sarebbe che l’XB-70 ha il più alto rapporto portanza-resistenza di qualsiasi altro aereo supersonico con equipaggio.

Il ruolo che l’XB-70 doveva ricoprire era quello di bombardiere supersonico ad alta quota, scortato dall’XF-108 Rapier, un caccia trisonico sviluppato dalla North American Aviation in parallelo con l’XB-70. Il Rapier era anche inteso come intercettore per la difesa da un bombardiere sovietico dotato di capacita simili a quelle dell’XB-70. Per contenere i costi, i motori e molti impianti di bordo erano progettati in comune tra i due aerei. In pratica esso era un modello in scala del B-70, ridotto del 50%, ed equipaggiato di soli due motori (i quali però era previsto fossero due YJ93-GE-5 alimentati con combustibile zip fuel al boro).

Questo ruolo era l’estrema evoluzione della filosofia d’impiego classica, ma a Mach 3 davvero pochi caccia, per non dire nessuno, avrebbero potuto insidiare il B-70, meno che mai richiedere la presenza dell’F-108. Un problema più immediato era quello del calore: la stiva portabombe superava ampiamente i 300 gradi centigradi, cosa che rendeva il volo supersonico automaticamente ‘disarmato’ in quanto non si trovò all’epoca alcun ordigno capace di resistere a tale temperatura né un valido sistema di raffreddamento per la stiva. Ma la storia avrebbe reso superata la ricerca di tali armamenti, visti i problemi di altro genere incontrati.

A seguito dell’abbattimento dell’U-2 pilotato da Gary Powers, le certezze residue circa l’utilità dell’XB-70 come bombardiere vennero messe in dubbio, e il progetto XB-70 venne tramutato in un programma di ricerca aerodinamica avanzata, propulsione e altri aspetti legati ai grandi aerei supersonici, in particolare al programma statunitense SST. I progetti iniziali prevedevano la costruzione di tre aerei, ognuno dei quali incorporava le modifiche derivate dall’esperienza acquisita dai collaudi dell’aereo precedente, ma il programma venne interrotto, quando erano stati realizzati solo i due primi prototipi, nel luglio 1964.

Storia operativa

Nonostante il diniego del presidente, il B-70 era ancora sulla breccia. Kennedy e i democratici erano assai contrari alla macchina anche per il costo elevatissimo, ma il trasporto passeggeri a velocità supersoniche era una prospettiva concreta e il nuovissimo bombardiere era quantomeno un banco di prova di assoluto interesse. L’USAF riuscì a tenere vivo il programma, che andò avanti anche quando il presidente Kennedy era già stato ucciso. Ma era un programma oramai decaduto di importanza, e praticamente morto anch’esso.

Il primo XB-70 (Bu.No.62-0001) uscì di fabbrica presso la celebre Air Force Plant 42 dell’aeroporto di Palmdale, sobborgo di Los Angeles, l’11 maggio 1964 e da lì effettuò il primo volo il 21 settembre successivo.

Il primo aereo soffrì problemi di vario genere, come la debolezza nella costruzione dei pannelli a nido d’ape, principalmente dovuti all’inesperienza nella costruzione di questo materiale relativamente nuovo. La costruzione dei pannelli a nido d’ape risultò molto più difficile di quanto anticipato dai progettisti. Un problema più immediato si materializzò nel blocco dei freni del semicarrello principale sinistro, che all’atterraggio determinò la distruzione delle relative ruote, ma il collaudatore Al White e il colonnello J.Cotton riuscirono a evitare che avvenissero problemi peggiori.

Inoltre il primo aeromobile venne afflitto da perdite nel circuito idraulico, nel circuito di alimentazione e da problemi al carrello d’atterraggio, che era complicato in modo inusuale.

Nondimeno, al terzo volo venne superato Mach 1 e il 24 ottobre si raggiunsero mach 1,42 per 40 minuti. Il secondo esemplare, Bu.No.62-0207, effettuò il roll-out il 29 maggio 1965 e venne fatto decollare per la prima volta il 17 luglio 1965.

Durante un volo del primo Valkyrie, il 7 maggio 1965, il divisorio fra la sezione di destra e quella di sinistra della presa d’aria dei motori si ruppe e venne aspirato dai motori, danneggiandoli irreparabilmente tutti.

Il 4 ottobre 1965, nel primo volo a una velocità superiore a Mach 3, i pannelli a nido d’ape cedettero di nuovo sotto sforzo: 60 cm del bordo d’attacco della semiala sinistra vennero letteralmente strappati via.

I problemi strutturali fecero sì che il primo esemplare venne limitato ad una velocità massima di Mach 2,5.

Questi difetti nella struttura a nido d’ape furono completamente risolti durante la costruzione del secondo velivolo, che volò per la prima volta il 17 luglio 1965. Il 19 maggio 1966 l’aereo numero due volò per 3840 km in 91 minuti, volando a 3.270 km/h (Mach 3,08) a 22.860 metri per 33 minuti. Fu il volo più veloce mai registrato dell’intero programma.

 
L’8 giugno 1966, però, l’aereo andò distrutto a seguito di una collisione con un F-104 Starfighter; la collisione avvenne mentre i due aeromobili, assieme ad altre macchine supersoniche che avevano in comune il fatto di essere propulse da motori General Electric, volavano in formazione stretta per una sessione fotografica voluta dalla General Electric stessa per pubblicizzare i suoi motori.

Ad un certo punto lo Starfighter si avvicinò molto alla coda, e la urtò, asportandone i timoni orizzontali. Passarono alcuni interminabili secondi, nei quali, mentre il caccia precipitava in una palla di fuoco, tutti rimasero col fiato sospeso, nel chiedersi se il gigantesco aereo avrebbe potuto sopravvivere al danno. Dopo avere volato un po’ in assetto corretto, il Valkyrie piegò inesorabilmente il muso, ruotando le ali, fino ad assumere un assetto rovesciato e precipitando di piatto, esplodendo in una colossale colonna di fuoco sul deserto.

Il pilota collaudatore capo della NASA Joseph A. Walker, che pilotava l’F-104, e Carl Cross, copilota a bordo dell’XB-70, rimasero uccisi nell’incidente, mentre Al White, il pilota dell’XB-70, riuscì a usare la capsula di eiezione di cui l’XB-70 era dotato (simile a quella usata nel Convair B-58 Hustler).

La causa esatta della collisione è ancora materia di dibattito.

Ci sono molti fattori concomitanti che hanno provocato l’incidente, alcuni riconducibili a errori dei piloti e a cause aerodinamiche ( il “risucchio” di scia che il grande esareattore avrebbe esercitato sul piccolo Starfighter, “attirandolo” inesorabilmente su di sé ).

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XB-70 Valkyrie Mid-air collision June 8, 1966

https://www.youtube.com/watch?v=fCORwUxlNQo

 

Sebbene sia stato asserito che i vortici abbiano causato la collisione, il tenente colonnello Joe Cotton, il pilota collaudatore capo dell’USAF per il B-70, che volava quel giorno in formazione a bordo di un T-38, ha ipotizzato che Walker, non familiare con il volo in formazione con un grande aereo con ala a delta, abbia perso il riferimento di posizione rispetto al B-70, avvicinandosi troppo finché la coda dell’F-104 ha urtato l’estremità alare del Valkyrie.

  

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XB-70 Crash Sequence( The Only ONE!!!!!!!!!!!!!!!!)

https://www.youtube.com/watch?v=nEP7niGqiNg

Il primo esemplare continuò i voli di ricerca nei limiti delle sue prestazioni ridotte finché, a partire dal 25 aprile 1967, venne preso in carico dalla NASA per continuare i voli-test sul regime supersonico. Raccolse una messe inestimabile di dati portando a termine 33 voli (23 per la NASA).

Il 4 febbraio 1969 il Valkyrie numero uno venne ritirato dal servizio e trasportato al Museo Nazionale dell’Aeronautica degli Stati Uniti alla base Wright-Patterson vicino Dayton (Ohio). Esso è ancora presente nella sua livrea bianca ‘anti-nucleare’ (per riflettere il lampo di esplosioni vicine), e con la sua mole ben spiega perché venne soprannominato The Thing (la cosa) o The Great White Bird ( il grande uccello bianco).

I sovietici realizzarono il Sukhoi T-4, un prototipo di bombardiere a medio raggio progettato sulla base delle scoperte fatte durante lo sviluppo dell’XB-70. Di fatto sembrava una copia rimpicciolita (e semplificata) del Valkyrie, e venne sperimentato fino agli anni ottanta. Aveva tra l’altro un sistema di pilotaggio fly-by-wire, e una batteria di motori sistemata come nell’XB-70, ma costituita da soli quattro propulsori. Le prove di volo andarono avanti, ma la comparsa all’orizzonte del Tu-160 “Blackjack” segnò definitivamente il suo destino nei programmi sovietici per un nuovo bombardiere strategico a favore del velivolo Tupolev, più lento ma di maggiori capacità complessive (in pratica della medesima classe del B-1 Lancer).

Poco noto è che gli inglesi emisero a loro volta, sempre nel 1954, un requisito per un bombardiere quasi altrettanto avanzato, e nacquero diversi progetti fra i quali l’Avro Type 730 era giunto quasi al completamento quando nel 1957 il Libro bianco della difesa lo cancellò di colpo, con una decisione politica che frustrò definitivamente le grandi capacità tecniche dell’industria inglese, ancora negli anni cinquanta competitiva, ma poi, come successe anche in Canada, devastata dal concetto di difesa e offesa affidato ai soli missili (cosa risultata largamente errata, come si vide poi), che sembrava economicamente vantaggioso.

Esemplari e ordinativi

  • Un modello in scala 1:1 venne completato nel febbraio 1959.
  • XB-70A/1: (NA-278) 62-0001: 83 voli; tempo totale: 160 ore, 16 minuti. Al museo dell’Aeronautica statunitense a Dayton (Ohio).
  • XB-70A/2 (NA-278) 62-0207: 46 voli; tempo totale: 92 ore – 22 minuti. Caduto l’8 giugno 1966 a nord di Barstow, California uccidendo il maggiore dell’Aeronautica Carl S. Cross.
  • XB-70B/3 (NA-274) 62-0208: pensato come il primo YB-70A (preserie) nel marzo 1961, questo prototipo avanzato venne cancellato nel marzo 1964 mentre era in costruzione.
  • YB-70A: 10 ulteriori prototipi avanzati cancellati nel dicembre 1960. Questi YB-70 sarebbero stati portati alle specifiche B-70A una volta completata la fase di test.
  • B-70A: flotta di 50 bombardieri (con serbatoi alari) cancellata nel dicembre 1959.
  • RS-70: flotta alternativa di 50 aerei da ricognizione (con equipaggio da 4 membri e sonda per il rifornimento in volo) valutata nel febbraio 1959.
Descrizione
Tipo bombardiere strategico
Equipaggio 2
Costruttore Stati Uniti North American
Data primo volo 21 settembre 1964
Data ritiro dal servizio 4 febbraio 1969
Utilizzatore principale Stati Uniti USAF
Altri utilizzatori Stati Uniti NASA
Esemplari 2
Costo unitario 1,5 miliardi US$ (programma)
 Dimensioni e pesi

 
Lunghezza 56,60 m (185 ft 10 in)
Apertura alare 32 m (105 ft)
Altezza 9,4 m (30 ft 90 in)
Superficie alare 585 m² (6 296 ft²)
Peso a vuoto 93 000 kg (210 000 lb)
Peso a pieno carico 242 000 kg (534 700 lb)
Peso max al decollo 250 000 kg (550 000 lb)
 Propulsione
Motore 6 turbogetti General Electric
YJ93-GE-3
con postbruciatore
Spinta da 84 a 128 kN ciascuno
 Prestazioni
Velocità max 3,1 Mach
(3 309 km/h in quota)
Autonomia 6 900 km
Tangenza 23 600 m

 

Fonte:http://it.wikipedia.org -o- www.youtube.com


10 Novembre 2013

Il Lancere dell’USAF

Il Rockwell B-1 Lancer è un bombardiere strategico supersonico statunitense quadrireattore e quadriposto. È l’ultimo dei bombardieri americani della guerra fredda ed è stato inizialmente sviluppato come bombardiere da Mach 2 ad alta quota e ridotta segnatura radar (circa un decimo di quella del B-52); poi è stato riprogettato nella convinzione che i bombardieri ad alta quota fossero diventati impraticabili contro le difese dell’Unione Sovietica, passando alla missione della penetrazione a bassa quota e velocità transoniche.

File:B-1 Afghanistan December 08.JPG

Con la sua autonomia elevata e la capacità di trasportare fino a 40 tonnellate teoriche di carico, esso è stato reso un bombardiere strategico per missioni di interdizione. Il suo principale problema, oltre alla difficoltà di messa a punto dell’impiantistica, è stata la necessità di diminuire le distanze di lancio rispetto al bersaglio, dato che i missili a lunga gittata ALCM sono stati dati in carico ai più vecchi B-52. Per i B-1B sono disponibili solo gli SRAM e le bombe a caduta libera.

Storia

Sviluppo

Il progetto del B-1 nacque in risposta al requisito Advanced Manned Strategic Aircraft (AMSA) emesso dall’USAF nel 1965 per sostituire il Boeing B-52 Stratofortress. Dopo varie incertezze, soprattutto dovute alla perplessità che dei bombardieri potessero ancora contribuire al dispiegamento delle forze nucleari accanto a ICBM e SLBM, nel 1970 venne assegnato alla Rockwell International per l’avvio del programma, ora ufficialmente battezzato B-1A. Ai tre prototipi costruiti nel 1974 se ne aggiunse un quarto nel 1976. A quell’epoca, l’USAF era intenzionata a mettere in linea col SAC (Strategic Air Command) ben 240 velivoli.

La dottrina d’impiego prevedeva la penetrazione dello spazio aereo sovietico ad alta velocità (possibilmente Mach 2) e ad alta quota. Il B-1A era quindi dotato di ali e prese d’aria a geometria variabile, nonché una grande quantità di carburante per poter sostenere per periodi prolungati gli alti consumi richiesti per andare ad alta velocità.

In realtà, varie perplessità rimanevano nei vertici USAF e nel Congresso sulle capacità del B-1A di penetrare le difese integrate dell’URSS, specie dopo che nel 1976 Viktor Belenko, pilota disertore russo, rivelò che la V-VS stava per mettere in campo il successore del MiG-25. Era il periodo della paranoia del “Foxbat”, capace di prestazioni eccezionali, e del suo successore (poi concretizzatosi nel MiG-31 “Foxhound”) con capacità look-down/shoot-down, grazie ad un radar a scansione elettronica, sembravano rendere la missione del costruendo bombardiere statunitense quasi impossibile.

Nel 1977 il Presidente Carter decise quindi di cancellare il progetto del B-1A, puntando piuttosto sui nuovi missili cruise lanciati da velivoli (ALCM), nella fattispecie dai B-52. A quell’epoca inoltre probabilmente già si pensava ad un bombardiere stealth (che sarebbe diventato il B-2), quindi lo stop al programma non metteva in discussione la dottrina dell’USAF, bensì solo le prestazioni del B-1A. Comunque i collaudi in volo dei quattro prototipi proseguirono.

Con la salita alla Casa Bianca di Ronald Reagan, si ebbe una nuova corsa agli armamenti, dovuta ad una serie di iniziative comuniste (Angola nel 1975, invasione sovietica dell’Afghanistan nel 1979), nonché allo svilupparsi di aree di crisi impreviste (Iran). Di fatto il solo B-52 sembrava inadeguato a fornire una risposta in aree di crisi lontane. Inoltre veniva data una nuova enfasi agli armamenti convenzionali, poiché le armi nucleari da sole non potevano risolvere crisi di carattere regionale, come già la guerra di Corea e del Vietnam avevano dimostrato (l’URSS invece lo stava apprendendo in Afghanistan).

Nel 1981 quindi si passò ad uno studio di possibili piattaforme da immettere in servizio entro gli anni novanta. Scartata una variante dell’FB-111, ci si concentrò su una versione evoluta del B-1A. Ritenendo (probabilmente a torto) che le difese sovietiche incentrate su nuove piattaforme AWACS e MiG-31 “Foxhound” fossero impenetrabili ad alta quota, prese piede l’idea di usare l’aereo della Rockwell International per penetrazioni a bassa quota (circa 60 m) ed altra velocità (Mach 0,9). A questo, andavano aggiunte caratteristiche di “invisibilità” (“stealthness“) assai spinte, per rendere complicata l’individuazione del bombardiere. Questa nuova evoluzione venne denominata B-1B.

Di fatto, il B-1B è solo esternamente simile al B-1A. La sua sezione radar equivalente (RCS) è pari a 1/100 di quella del bombardiere cancellato da Carter nel 1977. Pur restando la configurazione con ali a geometria variabile, esse furono studiate per il volo a bassissima quota. Ugualmente, le prese d’aria dei motori furono rese fisse, a tutto vantaggio di una minore visibilità radar ma a discapito delle prestazioni velocistiche, che in quota scendevano a “soli” Mach 1,25.

 

La produzione di 100 velivoli iniziò nel 1984, e il primo B-1B di serie arrivò alla Dyess AFB l’anno successivo. Il costo unitario è stato calcolato in 283,1 milioni di dollari . 

(Sotto :  lo stemma dell’ 9th Bomb Wing basato sulla Dyess AFB  , che fu primo stormo a ricevere il B1

Impiego operativo

Il B-1 entrò ufficialmente in servizio il 1º ottobre 1986. Progettato espressamente per svolgere missioni di bombardamento nucleare, non prese parte alla prima guerra del golfo. Fu però successivamente utilizzato nel 1998 contro l’Iraq e l’anno successivo contro la Serbia.

Descrizione tecnica

Struttura

Il B-1B somiglia solo esteriormente al B-1A. Si presenta come un velivolo snello con ala a geometria variabile, spinto da quattro motori posti in due gondole sotto le ali. Partendo dal muso, troviamo due superfici canard, regolate automaticamente, per aiutare i piloti nella conduzione del velivolo. Seguono le due ali principali, la cui parte mobile è incerniata molto vicino alla fusoliera. Il bordo d’attacco è stato rinforzato, a seguito di un tragico incidente in cui un velivolo andò perduto dopo aver urtato dei volatili. Si possono scegliere ben cinque posizioni per le ali: a 15°, a 25°, a 45°, a 55° e infine a 67,5°.

GUARDA VIDEO

B-1B Lancer strategic bomber 1 of 3

1/3- https://www.youtube.com/watch?v=szX_WEjED6E

B-1B Lancer strategic bomber 2 of 3

2/3- https://www.youtube.com/watch?v=p4FU4A2XRhE

B-1B Lancer strategic bomber 3 of 3

3/3– https://www.youtube.com/watch?v=hKcjJvVIcVc

Propulsione

La propulsione è assicurata da quattro motori General Electric F101-GE102, versione adatta alle basse quote del motore originariamente previsto per il B-1A. Capostipite dell’F110 e presente, senza postbruciatore, anche sul B-2, l’F101 è un turbofan bialbero, dotato di una ventola a due stadi, azionata da una turbina anch’essa bistadio, e da nove stadi ad alta pressione, azionati da una turbina monostadio. La spinta, con postbruciatore inserito, è pari a 30’000 libbre, ovvero a 133,4 kN. Il rapporto di compressione è di 26,8:1.

Il Lancer può trasportare ben 114.490 litri di combustibile, che gli garantiscono un’autonomia di oltre 12.000 km. Inoltre, può trasportare anche un serbatoio ausiliario interno, capace di ulteriori 10.515 litri.

Armamento

Il B-1B è dotato di tre stive lunghe circa 5,5 metri, due contigue davanti ai motori più una posteriore, nelle quali possono trovare alloggio missili cruise AGM-86, AGM-69 SRAM (fino a 24), bombe nucleari B-61 e B-83, nonché, a partire dagli anni ’90, quasi tutto il carico di caduta convenzionale presente nell’arsenale USAF, comprese le JDAM.

I missili cruise trasportabili internamente son solo 8, altri 12 si possono agganciare all’esterno, questo perché la missione principale del Lancer era (ed è) la penetrazione dello spazio aereo nemico, mentre il vettore previsto per gli AGM-86 era il B-52H (12 ordigni). Come carico convenzionale si va dalle 84 bombe Mk.82 da 500 libbre (227 kg), alle 24 Mk.84 da 2000 libbre (907 kg) o penetratori BLU-109, entrambe con kit di guida JDAM.

Complessivamente, l’aereo può imbarcare nelle tre stive fino a 34.000 kg di bombe. In pratica, considerando i tipi di ordigni in dotazione all’USAF, il carico massimo utilizzabile è di 29.000 kg. Comunque, l’aereo possiede anche dei punti d’aggancio esterni per ulteriori 22.680 kg, ma questi non vengono mai usati.

Bombe

Missili

Precedenti

Attuali

Avionica

Il cockpit riflette l’impostazione anni ’70 del velivolo, con molti “orologi” (strumenti analogici) e niente Head-Up Display (HUD). L’equipaggio è composto da comandante, pilota, Offensive System Officer (OSO) e Difensive System Officer (DSO). Comandante e pilota dispongono di una barra di comando analoga a quella usata sui caccia, al posto dei classici volantini.

L’avionica del B-1B è quanto di più sofisticato ci fosse all’epoca. Il radar d’attacco è un AN/APQ-164, con antenna a scansione elettronica, e con una spazzata di oltre 10 miglia, permette il volo automatico da 2000 piedi a meno di 200 piedi. È possibile attivare anche dei modi speciali per seguire il terreno, come in caso di presenza di pioggia o di forti difese antiaeree.

Per la navigazione, il B-1B si avvale di un sistema astrale NAS-26, radar Doppler AN/APN-218 e radar altimetrico AN/APN-224. Il sistema difensivo è invece incentrato sul potente ALQ-161, che funge sia da ESM (Electronic Support Measures) che da ECM (Electronic Counter  Measures). Dotato di ben 67 antenne fra trasmettenti e riceventi disposte su tutto il velivolo, ha una potenza di picco di 120 kW e pesa quasi 2500 kg. Quando venne introdotto il sistema fu criticato e qualche problema l’ha dato, principalmente dovuto al fatto che era (ed è) assai sofisticato. In ogni caso l’ALQ-161 era stato ideato per il B-1A, cioè per la penetrazione ad alta quota, e di conseguenza la potenza disponibile per la penetrazione a bassa quota è assai eccedente le necessità. Inoltre un aereo che vola a circa 60 m di quota rimane difficile da individuare.

Utilizzatori

Stati Uniti Stati Uniti

Velivoli comparabili

URSS URSS
Descrizione
Tipo bombardiere strategico
Equipaggio 4
Costruttore Stati Uniti North American
Stati Uniti Rockwell
Stati Uniti Boeing
Data primo volo 23 dicembre 1974
Data entrata in servizio 1º ottobre 1986
Utilizzatore principale Stati Uniti USAF
Esemplari 104
Costo unitario 283,1 milioni US$
 Dimensioni e pesiFile:B-1 Dimensions from TO 00-105E-9.JPG
 
Lunghezza 44,5 m ( 146 ft)
Apertura alare 41,66 m (137 ft) (min)
23,84 m (79 ft) (max)
Freccia alare da 15° a 67,5°
Altezza 10,4 m (34 ft)
Superficie alare 181,16 m² (1 950 ft²)
Peso a vuoto 87 100 kg (192 000 lb)
Peso carico 148 000 kg (326 000 lb)
Peso max al decollo 216 400 kg (477 000 lb)
Capacità combustibile 114 000 L (30 000 gal)
Propulsione
Motore 4 turboventola
General Electric
F101-GE-102
con postbruciatore
Spinta da 65 a 137 kN ciascuno
Prestazioni
Velocità max 1,2 Ma
(1 480 km/h in quota)
Autonomia 11 998 km
Raggio di azione 5 543 km
Tangenza 18 000 m
Armamento
Bombe caduta libera:
84 Mk 82 da 500 lb
24 Mk 83 da 1000 lb
a grappolo:
30 CBU-87
30 CBU-89
30 CBU-97
30 CBU-103
30 CBU-104
30 CBU-105
guida GPS:
24 GBU-31 JDAM
15 GBU-38 JDAM
96 GBU-39
nucleari:
24 B61
24 B83
mine navali:
84 Mk 62
24 Mk 65
Missili aria superficie:
12 AGM-154 JSOW
24 AGM-158 JASSM
Piloni 6 sub-alari
3 stive interne

 

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20 Ottobre 2013

Il Grumman HU-16 Albatross era un aereo anfibio bimotore a scafo centrale ad ala alta prodotto dall’azienda statunitense Grumman dagli anni quaranta agli anni sessanta.

File:Hu16-N3HU-071022-13-12.jpg

Originariamente designato SA-16, è stato rinominato HU-16 nel 1962.

Storia del progetto

Negli anni quaranta venne emesso una specifica per la fornitura di un idrovolante destinato ad operare in pieno oceano per missioni di ricerca e soccorso dei piloti abbattuti; tra le richieste la necessità di poter ammarare in condizione di mare agitato.

File:Grumman HU-16A Albatross Aeronautica Militare.jpg

Impiego operativo

Militare

Stati Uniti d’America

La maggior parte degli Albatross, inizialmente designati SA-16, vennero impiegati dall’USAF, principalmente nel servizio di soccorso aereo. L’USAF venne impiegato operativamente durante la guerra di Corea dove si guadagnò la reputazione di modello particolarmente robusto. Successivamente, ridesignato HU16 e nella versione B a lungo raggio, l’Albatross venne ampiamente utilizzato dal Aerospace Rescue and Recovery Service USAF durante la guerra del Vietnam.

GUARDA VIDEO

Captain Don restores Grumman HU-16 Albatross (the story)

https://www.youtube.com/watch?v=vJhyqT9DMOg

La U.S. Navy impiegò gli HU-16D Albatross in missioni SAR (ricerca e soccorso) da basi aeree sulla costa sia dal territorio statunitense che in quelle presenti all’estero. Venne utilizzato anche in operazioni di supporto aereo in ogni parte del mondo e per le “skunk runs” dalla NAS Agana di Guam durante la guerra del Vietnam. Goodwill flights were also common to the surrounding Trust Territory of the Pacific Islands nei primi anni settanta. Vennero frequentemente utilizzati anche per i test di decollo ed ammaraggio assistiti dai sistemi JATO presso le NAS Agana di Guam, Naval Station Guantanamo Bay di Cuba, NAS Barbers Point nelle Hawaii e NAS Pensacola in Florida.

Gli HU-16 operarono per lunghi anni anche con la U.S. Coast Guard in operazioni dalla costa ed in operazioni SAR a lungo raggio fino a quando venne rimpiazzato dagli HU-25 Guardian e Lockheed HC-130.

Italia

Gli Albatross giungono in Italia, grazie al programma Mutual Defence Assistance Program, nel 1958 ed assegnati all’Aeronautica Militare. Gli esemplari sono degli HU-16A surplus ex USAF ma pur se sono modelli già sfruttati sono utilizzati per sostituire gli oramai obsoleti CANT Z.506 operativi nella Regia Aeronautica fin da prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Vennero assegnati al 15º Stormo con compiti SAR e Combat SAR rimanendo in servizio operativo fino alla radiazione dell’ultimo esemplare avvenuta nel 1979.

File:Grumman HU-16A Albatross MM50174 Aeronautica Militare.jpg

L’esemplare attualmente esposto presso il Museo storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle apparteneva all’85º Gruppo C/SAR del 15º Stormo.

Civile

Nel 1970, la Conroy Aircraft realizzò una conversione del HU-16A equipaggiandolo con 2 turboeliche Rolls-Royce Dart alla quale diede la designazione Conroy Turbo Albatross. Realizzato in un singolo prototipo, immatricolato N16CA, non ebbe sbocchi commerciali.

Molti esemplari surplus vennero venduti ad operatori civili ed acquistati, soprattutto, da utilizzatori privati. La compagnia aerea che maggiormente utilizzò l’Albatross fu la statunitense Chalk’s International Airlines che operò con 5 esemplari in servizio di linea collegando la Florida con vari punti delle isole Bahamas, ammarando nelle lagune ed altre superfici acquatiche.

Varianti

XJR2R-1
designazione dei prototipi realizzati in 2 esemplari.

HU-16A (originalmente designato SA-16A)

versione USAF.

HU-16A (originalmente UF-1)

versione per l’Indonesia.

HU-16B (originalmente SA-16A)

versione USAF.

SHU-16B

versione da esportazione. HU-16B modificata per la lotta antisommergibile.

HU-16C (originalmente UF-1)

versione U.S. Navy.

LU-16C (originalmente UF-1L)

versione U.S. Navy.

TU-16C (originalmente UF-1T)

versione U.S. Navy.

HU-16D (originalmente UF-1)

versione U.S. Navy.

HU-16D (originalmente UF-2)

versione per la Germania.

HU-16E (originalmente UF-1G)

versione U.S. Coast Guard.

HU-16E (originalmente SA-16A)

versione USAF.

G-111 (originalmente SA-16A)

versione USAF.

CSR-110

versione RCAF.

Utilizzatori

Militari

Argentina Argentina
Brasile Brasile
Canada Canada
operò con 10 esemplari ridesignati CSR-110 consegnati tra il settembre 1960 ed il marzo 1961.
Cile Cile
Colombia Colombia
Filippine Filippine
Germania Germania
Grecia Grecia
Islanda Islanda
Indonesia Indonesia
Italia Italia
Giappone Giappone
operò con 6 HU-16D ex U.S. Navy dal 1961.
Malesia Malesia
operò dal 1976 al 1993.
Messico Messico
Norvegia Norvegia
Pakistan Pakistan
Perù Perù
Portogallo Portogallo
Spagna Spagna
ridesignato AD-1 è entrato in servizio nel 1954.
Taiwan Taiwan
Thailandia Thailandia
  • Royal Thai Navy
Stati Uniti Stati Uniti
Venezuela Venezuela

Civili

(lista parziale)

Stati Uniti Stati Uniti

Esemplari attualmente esistenti

In Italia

Constuction number Data di consegna all’USAF Data di consegna all’AMI Matricola militare Codice Luogo di conservazione Stato
c/n G-62 25 maggio 1951 ? MM 50-174 15-2 Aeroporto di Cameri (NO) condizioni buone
c/n G-63 28 maggio 1951 ? MM 50-175 15-3 sommerso nel lago di Bracciano precipita per stallo in decollo nel lago di Bracciano 11 agosto 1971 con la morte del pilota cap. Angelo Natale
c/n G-65 12 giugno 1951 ? MM 50-177 15-4 Aeroporto di Lampedusa (AG) condizioni pessime
c/n G-68 20 luglio 1951 ? MM 50-179 15-5 Vigna di Valle – Museo storico AM condizioni ottime
c/n G-69 23 luglio 1951 ? MM 50-180 15-6 Aeroporto di Cuneo-Levaldigi (CN) condizioni non buone
c/n G-72 12 settembre 1951 ? MM 50-182 15-7 Air – Acqua – Park – Ditellandia Castel Volturno (CE) smontato (se ancora esiste)
c/n G-110 19 febbraio 1952 ? MM 51-035 15-8 Aeroporto di Roma-Ciampino (RM) condizioni ottime
c/n G-112 18 febbraio 1952 ? MM 51-037 15-9 Aeroporto di Gorizia-Merna condizioni pessime
c/n G-207 ? ? MM 51-7157 15-10 ? Sorte sconosciuta
c/n G-225 ? ? MM 51-7175 15-11 Aeroporto di Brindisi-Casale condizioni sconosciute
c/n G-342 ? ? MM 51-7252 15-12 ? Sorte sconosciuta
c/n G-344 ? ? MM 51-7253 15-14 Museo dell’Aria e dello Spazio – Due Carrare (PD) fino al 17/05/2013 Demolito dopo acquisto all’asta°

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File:Vigna di Valle 20110812 — Grumman HU-16 Albatross — MM 50-179.jpg

Descrizione
Tipo aereo anfibio multiruolo
Equipaggio 2
Costruttore Stati Uniti Grumman
Data primo volo 24 ottobre 1947
Data entrata in servizio 1949
Utilizzatore principale Stati Uniti USAF
Altri utilizzatori Stati Uniti U.S. Coast Guard
Stati Uniti U.S. Navy
Italia Aeronautica Militare
Canada RCAF
Esemplari 466
Dimensioni e pesi
 
Lunghezza 19,16 m (62 ft 10 in)
Apertura alare 24,4 m (80 ft)
Altezza 7,8 m (25 in 10 ft)
Superficie alare 82 m² (883 ft²)
Peso a vuoto 9.100 kg
(20.000 lb)
Peso max al decollo 15.000 kg (33.000 lb)
Passeggeri fino a 10
Capacità combustibile 4.068,875 L, più 1.135,5 L in serbatoi supplementari
Propulsione
Motore 2 radiali Wright R-1820-76
Potenza 1.425 hp (10.063 kW)
Prestazioni
Velocità max 380 km/h
(236 mph, 205 kt)
Velocità di crociera 241 km/h
(150 mph, 130 kt)
Velocità di salita 1 min a 427 m
Corsa di decollo 360 m
Atterraggio 700 m (con ostacolo 15 m)
Autonomia 4.587 km
(2.850 mi, 2.477 nm)
Tangenza 6.553 m (21.500 ft)

Fonte:http://it.wikipedia.org & www.youtube.com



Lockheed C-141 Starlifter

Il Lockheed C-141 Starlifter era un aereo da trasporto militare strategico in servizio con l’USAF negli anni sessanta e mai esportato. Fu ideato per sostituire i precedenti e più lenti aerei cargo con motori a pistoni come il C-124 Globemaster II. Il C-141 fu progettato in base a requisiti emessi nel 1960 e effettuò il primo volo nel 1963. La produzione iniziò nel 1965 e vennero consegnati 285 aerei: 284 per il Military Airlift Command ed uno per la NASA. L’aereo rimase in servizio per circa 40 anni, finché l’USAF lo ritirò dal servizio il 5 maggio 2006, sostituendolo con il C-17 Globemaster III.

Storia

Sviluppo

Un C-141 Starlifter mentre lascia scie di condensazione nei cieli sopra l’antartico.

All’inizio degli anni sessanta, l’USAF Military Air Transport Service (MATS) si basava su un considerevole numero di velivoli ad elica per trasporto aereo strategico. Il progetto dei velivoli allora in servizio operativo erano per lo più obsoleti e l’Air Force ritenne necessario sfruttare i vantaggi forniti dalla propulsione a getto ordinando, come primo intervento, 48 Boeing C-135 Stratolifter. L’uso del C-135 tuttavia, a causa della collocazione laterale dei portelloni, non consentiva il carico di carichi di grandi dimensioni tipici della dotazione della U.S. Army.

Per ovviare al problema l’USAF emise nell’estate 1960 una specifica, la Specific Operational Requirement 182, per la fornitura di un nuovo velivolo da carico in grado di operare nell’ambito di missioni tattiche e strategiche. Nel ruolo strategico era richiesto che il velivolo fosse in grado di compiere missioni con un raggio di almeno 3 500 nm (4 000 mi, 6 500 km) con un carico di 60 000 lb (27 000 kg). I requisiti strategici prevedevano la capacità di effettuare lanci a bassa quota di forniture, e di trasportare unità di paracadutisti nella zona di combattimento. Furono diverse le aziende che risposero alla spscifica SOR 182, tra le quali Boeing, Lockheed e General Dynamics.

La Lockheed presentò un progetto unico, il Lockheed Model 300, il primo grande velivolo dotato di propulsione a getto specificatamente progettato per il trasporto aereo. Il Model 300 era caratterizzato dall’adozione di un’ala a freccia posizionata alta alla quale erano inferiormente collegati i quattro piloni che supportavano altrettanti motori turboventola Pratt & Whitney TF33 capaci di fornire una spinta pari a 21 000 lbf (93,4 kN) ciascuno. Altro elemento caratteristico importante era la soluzione adottata per la carlinga il cui pavimento era collocato a soli 50 in (1,27 m) dal suolo e che permetteva un facile accesso attraverso i portelloni posteriori. I due portelloni collocatin ai lati della fusoliera furono integrati per permettere un più agevole lancio da parte dei paracadutisti (nell’agosto 1965 fu il primo velivolo dotato di motori a getto ad effettuare un lancio di paracadutisti). I portelloni di carico posteriori potevano essere aperti anche in volo per consentire il lancio di materiali dotandoli anch’essi di paracadute. L’adozione dell’ala alta permise di poter disporre di una stiva di carico larga 10 ft (3,05 m) per 9 ft (2,74 m) di altezza e lunga 70 ft (21,34 m) consentendo al velivolo di trasportare, ad esempio, un missile balistico LGM-30 Minuteman completo. L’aereo era in grado di trasportare un massimo di 70 847 lb (32 136 kg) su brevi distanze e fino a 92 000 lb (41 730 kg) nella versione configurata per trasportare il Minuteman, che prevedeva la rimozione di altre apparecchiature. Inoltre poteva trasportare 154 militari o 123 paracadutisti completamente attrezzati.

Uno dei primi C-141A del 436th Airlift Wing, MAC, all’aeroporto di Brisbane, Australia, in missione di supporto alla visita del presidente Lyndon B. Johnson, 22 ottobre 1966.

Il primo atto ufficiale del presidente John F. Kennedy firmato dopo la sua elezione fu quello di ordinare lo sviluppo del Lockheed 300 il 13 marzo 1961, con un contratto per la fornitura di 5 esemplari per le valutazioni ai quali venne assegnata la designazione ufficiale C-141. Un aspetto insolito è che il velivolo venne progettato per soddisfare le norme di aeronavigabilità sia militari che civili. Il prototipo C-141A, numero di serie 61-2775, venne assemblato in brevissimo tempo ed uscito dallo stabilimento Lockheed a Marietta, in Georgia, il 22 agosto 1963 venne portato in volo per la prima volta il successivo 17 dicembre, nel 60º anniversario del primo volo dei fratelli Wright. L’azienda e l’Air Force avviarono quindi un programma di test operativi sfociato in un ordine per 284 esemplari destinati inizialmente alle unità MATS, successivamente ridesignate Military Airlift Command (MAC) nel 1966.

Un tentativo di vendere il velivolo sul mercato civile portò ad acquisire un ordine provvisorio da parte delle compagnie Flying Tiger Line e Slick Airways per 4 esemplari ciascuna. Questi dovevano essere una versione allungata, 37 ft (11,28 m) più lunga del C-141A, e commercializzata come SuperstarLifter. Lo sviluppo però venne interrotto e l’unico esemplare costruito come dimostratore civile venne successivamente consegnato alla NASA.

Impiego operativo

Il prototipo e di successivi quattro esemplari inisziarono un intenso programma di test operativi tra cui la prima consegna di MATS il 19 ottobre 1964 alla Tinker Air Force Base in Oklahoma. Le successive prove portarono all’acquisizione del certificato di volo emesso il 29 gennaio 1965 dalla Federal Aviation Authority. Il primo esemplare fornito ad un’unità operativa venne consegnato il 23 aprile 1965 alla Travis Air Force Base, in California. Benché i test fossero continuati l’USAF dovette attendere l’impiego degli esemplari nel Vietnam del Sud per stabilire se il loro comportamento fosse stato all’altezza anche in area di combattimento.

C-141 mentre partecipa all’Operation Deep Freeze.

Il 16 settembre 2004, il C-141 venne tolto dal servizio operativo in tutte le unità USAF rimanendo utilizzato solamente nell’Air Force Reserve ed Air National Guard fino al termine della sua vita operativa. Al 25 settembre 2005 erano solo otto i C-141 ancora in condizioni di volo, tutti basati al 445th Airlift Wing (445 AW) dell’Air Force Reserve presso la Wright-Patterson AFB). Nel 2004, 2005, e 2006, i C-141 assegnati al 445 AW hanno partecipato a missioni in Iraq ed Afghanistan, principalmente per l’evacuazione del personale militare rimasto ferito in combattimento. Gli ultimi otto esemplari sono stati ufficialmente ritirati nel 2006.

L’Hanoi Taxi in volo sopra il National Museum of the United States Air Force nel dicembre 2005.

Nel 2002 uno degli ultimi esemplari operativi alla Wright-Patterson AFB venne identificato dal suo crew chief come l’Hanoi Taxi (AF Serial Number 66-0177), uno dei velivoli usati nel 1973 durante l’Operazione Homecoming negli ultimi giorni della guerra del Vietnam per rimpatriare i prigionieri statunitensi dal Vietnam del Nord.

Nel 2005 il Hanoi Taxi assieme ad altri velivoli sono stati schierati dall’USAF per provvedere all’evacuazione alla popolazione minacciata dall’uragano Katrina. Durante l’operazione furono migliaia le persone trasportate tra cui il personale MEDEVAC che portarono assistenza a centinania tra malati e feriti.

Con l’annuncio, nel 2006, del ritiro di questi ultimi otto C-141, il Taxi Hanoi ha intrapreso una serie di voli, dando ai veterani, alcuni dei quali tra i prigionieri del Vietnam riportati in patria su questo aereo, l’opportunità di sperimentare gli ultimi voli prima del pensionamento. Il 6 maggio 2006, il Taxi Hanoi è atterrato per l’ultima volta ed è stato ricevuto durante una cerimonia ufficiale al National Museum of the United States Air Force, basato presso la Wright-Patterson Air Force Base a Riverside, nell’Ohio, vicino a Dayton.

Versioni

C-141A
prima versione con capacità per 154 passeggeri o 80 barelle per feriti con 16 posti a sedere, prodotto in 284 esemplari.
C-141B
versione allungata del C-141A
NC-141A KAO
conversione di un C-141A in dotazione alla NASA per il trasporto del Kuiper Airborne Observatory (KAO).
C-141B SOLL II
conversione di 13 C-141B allo standard SOLL II (Special Operations Low-Level II).
C-141C
sviluppo finale del C-141; 63 esemplari aggiornati con la dotazione di nuova avionica e altre migliorie tecnologiche.

Utilizzatori

Militari

bandiera Stati Uniti d’America

Governativi

bandiera Stati Uniti d’America
Lockheed C-141 Starlifter
Un C-141B-10-LM Starlifter USAF in volo
Un C-141B-10-LM Starlifter USAF in volo
Descrizione
Tipo aereo da trasporto militare
Equipaggio 5
Costruttore Bandiera degli Stati Uniti Lockheed
Bandiera degli Stati Uniti Lockheed Martin
Data primo volo 17 dicembre 1963
Data entrata in servizio ottobre 1964
Data ritiro dal servizio 5 maggio 2006
Utilizzatore principale Bandiera degli Stati Uniti USAF
Esemplari 285
Dimensioni e pesi
 
Lunghezza 51,29 m (168 ft 4 in)
Apertura alare 48,74 m (160 ft 0 in)
Altezza 11,96 m (39 ft 3 in)
Superficie alare 299,88 m² (3 228 ft²)
Carico alare 490 kg/m² (100,1 lb/ft²)
Peso a vuoto 65 542 kg (144 492 lb)
Peso max al decollo 147 000 kg (342 100 lb)
Capacità 40 000 kg
Propulsione
Motore 4 turboventola Pratt & Whitney TF33-P-7
Spinta 90,1 kN (20 250 lbf) ciascuna
Prestazioni
Velocità max 920 km/h (567 mph, 493 kt)
Velocità di salita 13,2 m/s (2 600 ft/min)
Autonomia 9 880 km (6 140 mi, 5 330 nm)
Raggio di azione 4 723 km (2 935 mi, 2 550 nm)
Tangenza 12 500 (41 000 ft)
Note dati relativi alla versione C-141B

 

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Lockheed C-5 Galaxy

Il Lockheed C-5 Galaxy è un quadrimotore turboventola da trasporto strategico ad ala alta prodotto dall’azienda statunitense Lockheed Corporation.

In servizio dalla fine degli anni sessanta fino ad oggi, il C-5 Galaxy è uno degli aerei militari più grandi al mondo e, in ambito militare, viene utilizzato esclusivamente dall’United States Air Force.

Il C-5 si aggiudicò un concorso per un aereo da trasporto di grande capacità e con motori a getto. Capace di oltre 100 tonnellate di carico utile, venne prodotto in due serie, per un totale di 131 esemplari ed ha avuto un equivalente solo nell’Antonov An-124 Ruslan superando l’An-22 Antei “Cock” che lo aveva di poco preceduto. Nella capacità di carico è stato superato definitivamente solo dall’An-225 Mriya, la versione esareattore del Ruslan.

Attualmente è in fase di valutazione una variante profondamente aggiornata, il C-5M Super Galaxy, che grazie alla conversione della versione più recente dei Galaxy potrebbe affiancare i C-17 Globemaster III nel servizio operativo per i prossimi anni.

Storia

Sviluppo

Nel 1961, diverse aziende aeronautiche statunitensi iniziarono a studiare l’opportunità di realizzare un progetto di velivolo da trasporto pesante a getto in grado di sostituire il Douglas C-133 Cargomaster ed integrare nel servizio il Lockheed C-141 Starlifter. Oltre alle prestazioni globalmente più elevate la United States Army espresse la necessità di poter usufruire di un aereo da trasporto tattico che potesse disporre di uno scompartimento di carico di maggiori dimensioni interne di quello del C-141, quest’ultimo troppo piccolo per trasportare oramai numerosi equipaggiamenti. I vari studi portarono al progetto “CX-4”, ma nel 1962 la proposta di un esamotore venne rifiutata in quanto non si riteneva fosse significativamente più evoluto del C-141.

Dalla fine del 1963, il nuovo progetto di massima venne ridesignato CX-X ed equipaggiato con quattro motori invece dei sei presenti nel progetto originale. Il CX-X aveva un peso carico di 550 000 lb (249 000 kg), la possibilità di trasportare al massimo un carico pari a 180 000 lb (81 600 kg) ed in grado di raggiungere una velocità di Mach 0,75 (500 mph, 805 km/h). Il compartimento merci era stata portata a 17,2 ft (5,24 m) di larghezza per 13,5 ft (4,11 m) di altezza e 100 ft (30,5 m) di lunghezza e dotato sia di portelloni di accesso posteriori che anteriori. Al fine di poter raggiungere la spinta e l’autonomia necessaria all’utilizzo di soli quattro motori fu necessario avviare la progettazione di un nuovo motore che fosse dotato di una considerevole efficienza.

Heavy Logistics System

Alla fine le specifiche vennero definitivamente stabilite determinando, nell’aprile 1964, l’emissione di una richiesta per la fornitura di un “Heavy Logistics System” (sistema logistico pesante) (sigla CX-HLS, precedentemente CX-X) . Nel maggio 1964 vennero ricevute le proposte studiate, per il velivolo, da Boeing, Douglas, General Dynamics, Lockheed, e Martin Marietta, e per la motorizzazione da General Electric, Curtiss-Wright Corporation, e Pratt & Whitney. Dopo una prima selezione, vennero stipulati contratti con Boeing, Douglas e Lockheed per l’esecuzione di uno studio supplementare di un anno per la struttura del velivolo, e con General Electric e Pratt & Whitney per i motori.

Tutti e tre i progetti presentavano delle caratteristiche simili. In particolare, tutti avevano scelto di posizionare la cabina di pilotaggio ben al di sopra della zona di carico per scongiurare, in caso di incidente, che lo stesso potesse scivolare verso la parte anteriore schiacciando l’equipaggio. Le proposte Boeing e Douglas impiegavano un “pod”, posizionato sulla parte superiore della fusoliera, che conteneva la cabina, mentre la Lockheed estese la parte riservata all’equipaggio in una zona lungo tutta la parte superiore dando alla sezione una caratteristica forma a uovo. Tutti i progetti prevedevano l’adozione di un’ala a freccia e portelloni di carico anteriori e posteriori per poter eseguire simultaneamente sia le operazioni di carico che di scarico. Per la configurazione dell’impennaggio la Lockheed scelse un disegno a T mentre Boeing e Douglas mantennero un’impostazione più tradizionale.

L’Aviazione Militare considerò migliore il progetto Boeing rispetto a quello Lockheed, ma quest’ultimo aveva il prezzo d’offerta più basso. Lockheed fu scelta come vincente nel settembre del 1965, e le fu assegnato il contratto a dicembre 1965.

 Il progetto del motore di General Electric fu selezionato in agosto 1965.

La produzione in serie

Il primo C-5A Galaxy (numero 66-8303) uscì dallo stabilimento della Lockheed-Georgia Company (GELAC) di Marietta, in Georgia, il 2 marzo 1968 ed il 20 giugno successivo venne portato in volo per la prima volta, con il call-sign “eight-three-oh-three heavy” (8303H), dando inizio alla serie di test preliminari per verificare l’affidabilità complessiva in condizioni di volo. Gli incrementi di costo e i problemi tecnici del C-5A furono oggetto di una investigazione congressuale nel 1968 e nel 1969.

 Il Lockheed C-5 program è ricordato per la caratteristica di essere stato il primo programma a generare un extracosto di un miliardo di dollari.

Al completamento della serie di prove il primo C-5A venne trasferito al Transitional Training Unit presso la Altus Air Force Base, in Oklahoma, nel dicembre 1969. Lockheed poi consegnò il primo Galaxy con capacità operative al 437th Airlift Wing, basato presso la Charleston Air Force Base, in South Carolina, nel giugno 1970. A causa dei costi di sviluppo più elevati del previsto, nel giugno del 1970 ci furono contatti tra il governo e la struttura militare per dividere le perdite che Lockheed stava subendo.

La produzione fu quasi azzerata nel 1971, in quanto Lockheed stava andando incontro a difficoltà finanziarie, dovute in parte al C-5 Galaxy, ma anche al liner civile, il Lockheed L-1011.

Il quarto C-5A Galaxy 66-8306 negli anni ottanta, nello schema mimetico European One.

Nei primi anni settanta, il C-5 venne proposto alla NASA come velivolo adatto a ricoprire il ruolo di Shuttle Carrier Aircraft per trasportare lo Space Shuttle al Kennedy Space Center, ma gli venne preferito il Boeing 747 grazie anche alla sua configurazione ad ala bassa.

 Al contrario l’Unione Sovietica decise di utilizzare nello stesso ruolo l’Antonov An-225 ad ala alta, derivato dall’An-124, che era il corrispondente sovietico del C-5 statunitense.

Durante le prove statiche e di affaticamento si verificarono delle fessurazioni nelle ali prima del completamento dei cicli dei test. Di conseguenza a tutti i C-5A fu imposto una riduzione all’80% del carico massimo previsto dalle specifiche progettuali e per limitare il valore del carico alare furono introdotti degli accorgimenti tecnici supplementari.

 Dal 1980, le capacità di carico durante le normali missioni in ambito non bellico furono limitare alle 50 000 lb (23 000 kg). Per ripristinare la piena capacità di carico utile e la vita operativa, nel 1976 venne avviato un programma di sostituzione delle ali in 76 esemplari di C-5A. Dopo il progetto ed test effettuati sulla nuova ala i C-5A vennero aggiornati al nuovo standard tra il 1980 ed il 1987.

Il primo C-5B venne consegnato alla Altus Air Force Base nel gennaio 1986. Nell’aprile 1989, l’ultimo dei 50 C-5B venne aggiunto ai 77 C-5A già in carico nella struttura da trasporto tattico dell’USAF. Il C-5B includeva tutte le migliorie introdotte nel C-5A oltre a numerose modifiche atte a migliorare l’affidabilità e la facilità di manutenzione.

Nel 1998, venne varato un programma destinato a recuperare le piene capacità operative del C-5 e dotandolo di profondi aggiornamenti, affiancando così il C-17 Globemaster III senza dover gravare il bilancio della difesa statunitense per l’acquisto di nuovi velivoli. Benché nell’agosto 2009 fosse ancora oggetto di discussioni al Congresso sulla sua effettiva efficacia il programma ha generato una nuova variante alla quale venne assegnata la designazione ufficiale C-5M Super Galaxy.

Il programma, diviso in due fasi, si compone con l’iniziale Avionics Modernization Program (AMP), con la finalità di aggiornare l’avionica dei C-5 introducendo un glass cockpit, un nuovo equipaggiamento di navigazione ed un nuovo pilota automatico.

 Un secondo programma, detto Reliability Enhancement and Re-engining Program (RERP), è invece finalizzato ad aggiornare l’impianto propulsivo ed aumentarne l’efficienza e l’affidabilità riequipaggiando i velivoli con nuovi motori in grado di dare un incremento di spinta.

Impiego operativo

Un C-5 basato alla Warner Robins AFB.

Il primo C-5A venne consegnato all’USAF il 17 dicembre 1969. I reparti (Wings) vennero costituiti nei primi anni settanta presso la Altus AFB, in Oklahoma, la Charleston AFB, la Dover AFB, in Delaware, e la Travis AFB, in California. La prima missione operativa in combattimento dei C-5 si svolse il 9 luglio 1970 nel sud est asiatico, nell’ambito della guerra del Vietnam, e rimase operativo durante tutto il suo svolgimento in missioni di trasporto di truppe ed equipaggiamenti bellici, tra i quali carri armati e vari velivoli.[21] Inoltre, nel 1973, i C-5 vennero utilizzati per trasportare armi e rifornimenti ad Israele nell’ambito dell’Operazione Nickel Grass.

Durante gli anni ottanta i C-5A venero dotati di una nuova ala per ovviare a problemi di affaticamento riscontrati nei primi modelli riacquistando così la piena capacità operativa prevista dal progetto originario.

 I reparti da trasporto tattico USAF cominciarono a ricevere il primo dei 50 C-5B previsti il 28 dicembre 1985. La completa evasione dell’ordine si esaurì con l’ultimo esemplare consegnato nell’aprile 1989.

Il personale mentre scarica un C-5 Galaxy sulla superficie ghiacciata del Williams Field, nei pressi della stazione McMurdo, Antartide nel 1989.

Il C-5 è il velivolo più grande che abbia mai operato in territorio antartico. Il Williams Field, un aeroporto situato presso la stazione McMurdo, è in grado di gestire le operazioni dei C-5 ed il primo C-5 atterrò sulla sue superficie nel 1989.

A partire dal 2005 l’USAF ha iniziato a ritirare i C-5A dal servizio operativo.

Il primo di 14 esemplari, il numero 69-0004, venne inviato al Warner Robins Air Logistics Center (WR-ALC) per essere esaminato ed in seguito smantellato. Le valutazioni ricavate dai test sono servite per valutare l’integrità strutturale del velivolo e per determinare la vita operativa residua della flotta restante. I successivi 13 C-5A vennero inviati al Aerospace Maintenance and Regeneration Group (AMARG) dell’USAF il primo dei quali, il numero 66-8306, subì il medesimo iter di quello inviato al WR-ALC mentre i restanti 12 esemplari vennero fatti oggetto di un programma di test non distruttivi finalizzati alla verifica delle soglie di affaticamento massimo e di corrosione.

Descrizione tecnica

La sezione anteriore della fusoliera del C-5 Galaxy sollevata per consentire lo stivaggio di carichi ingombranti, in questo caso 3 elicotteri Boeing CH-46 Sea Knight.

Il C-5 è un velivolo da trasporto dall’aspetto imponente, simile al predecessore Lockheed C-141 Starlifter, ma dalle dimensioni maggiori, caratterizzato principalmente dall’ala alta con un angolo di freccia positivo di 25 gradi, dall’impianto motore basato su 4 turbofan (o turboventola) TF39 alloggiati in altrettante gondole motore montate su piloni subalari e dalla coda dotata di impennaggio a T. All’interno dell’ala sono alloggiati 12 serbatoi di carburante e lo stesso velivolo è equipaggiato per il rifornimento in volo. Possiede inoltre dei portelloni di accesso sia a prua che a poppa per permettere il passaggio di mezzi per la fase di carico e scarico del carico.

Il suo compartimento di carico misura 121 ft (37 m) di lunghezza, 13,5 ft (4,1 m) di altezza, 19 ft (5,8 m) di larghezza per un totale di 31 000 cu ft (880 m3), le dimensioni sono tali da contenere fino a 36 contenitori standard 463L, oppure un misto di materiali su pallet e veicoli. Il vano di carico è di pochi centimetri più lungo del percorso coperto dal primo volo a motore della storia, eseguito dal Flyer dei fratelli Wright. L’apertura dei portelloni d’accesso anteriore e posteriore è tale da sfruttare completamente la larghezza ed altezza della stiva e le rampe di carico sono di larghezza pari al piano della stiva e permettono di imbarcare una doppia fila di veicoli.

È presente un ponte superiore dove possono prendere posto fino a 73 passeggeri, rivolti verso la coda dell’aereo e non il davanti. A pieno carico le corse di decollo ed atterraggio sono rispettivamente 2500 m e 1500 m. Il carrello d’atterraggio a bassa pressione sulla pista, ha 28 ruote per distribuire meglio il peso. Il carrello principale posteriore è sterzabile per ridurre il raggio delle curve in manovra a terra e ruota di 90 gradi fino a disporsi in orizzontale dopo il decollo e prima della retrazione all’interno dell’aereo. Durante le fasi di carico e scarico, è possibile agire sul carrello per far diminuire l’altezza dal suolo dell’aereo e facilitare le operazioni ai mezzi di trasporto che operano sul piano stradale.

Il Galaxy è dotato di un sistema di autodiagnosi con più di 800 punti di rilevamento denominato MADAR (Malfunction Detection Analysis and Recording). Il C-5 è anche soprannominato dai suoi equipaggi FRED dalle iniziali inglesi della frase fucking ridiculous economic/environmental disaster – fottuto, ridicolo, disastro economico/ambientale, a causa dei suoi problemi di affidabilità e grande consumo di combustibile. Secondo informazioni divulgate nel 1996, occorrono in media 16 ore/uomo di manutenzione per ogni ora di volo. Il Galaxy è dotato di un sistema noto come Low Pressure Pneumatic System (LPPS), cioè sistema pneumatico a bassa pressione, che utilizza un compressore a turbina spinto da aria spillata dai compressori dei motori principali ed in grado fornire la pressione di 150 psi necessaria per gonfiare gli pneumatici a terra.

Il Galaxy è in grado di trasportare dagli Stati Uniti a qualsiasi parte del globo quasi ogni tipo di veicolo o sistema d’arma delle forze armate USA, compreso l’M60A1 Armored Vehicle Launched Bridge (AVLB), versione gettaponte dell’M1 Abrams.

Versioni

C-5A
Versione originale del C-5 realizzata in 81 esemplari consegnati ai reparti USAF tra il 1969 e 1973. A causa del riscontro di cedimenti strutturali nell’ala la capacità di carico venne ridotta dando origine ad un programma che genererà la versione C-5B.
C-5B
versione aggiornata e modificata nella struttura alare, adottando una nuova ala in lega d’alluminio, una nuova avionica ed un più potente impianto motori, i TF-39-GE-1C da 190 kN (43 000 lbf) di spinta. Realizzata in 50 esemplari riporta il C-5 alla piena operatività prevista in sede progettuale.
C-5C
versione modificata del C-5 con dimensioni della stiva incrementate e destinata al trasposto di carichi di grandi dimensioni. Realizzata in 2 esemplari viene utilizzata dalla NASA per il trasporto di satelliti artificiali dagli stabilimenti di produzione alle strutture addette alla loro integrazione con i sistemi di lancio orbitale.
C-5M
variante finale, attualmente in fase di valutazione, derivata da un programma che prevede la conversione di tutti i C-5B e C-5C e parte dei C-5A. Dotati di avionica ed equipaggiamenti dell’ultima generazione e di un nuovo impianto motore, i turboventola General Electric CF6-80C2, presentano caratteristiche e prestazioni in linea con le odierne esigenze di trasporto strategico e, se approvati, sono destinati ad allungare la vita operativa dei C-5 negli anni a venire senza ricorrere all’acquisto di nuovi pari ruolo.

Utilizzatori

Militari

bandiera Stati Uniti d’America

Governativi

bandiera Stati Uniti d’America

Curiosità

L’altro progetto che partecipò al concorso e che venne sconfitto dal Galaxy era il Boeing Model 747, dal quale fu ricavato il famoso aereo di linea Boeing 747, che per la sua configurazione ad ala bassa venne giudicato inadeguato per il ruolo di trasporto militare. Nonostante la sconfitta, il 747 finì per rivoluzionare il trasporto civile venendo prodotto in notevoli quantità per un velivolo di tali dimensioni.

Il Galaxy nella cultura popolare

  • Il Galaxy compare tra i velivoli della serie di videogiochi di Ace Combat. Appare inoltre, nella versione B, in Deadly Skies III.
Lockheed C-5 Galaxy
Un C-5 in volo
Un C-5 in volo
Descrizione
Tipo aereo da trasporto militare strategico
Equipaggio 4-8
Costruttore Bandiera degli Stati Uniti Lockheed
Data primo volo 30 giugno 1968
Data entrata in servizio giugno 1970
Utilizzatore principale Bandiera degli Stati Uniti USAF
Altri utilizzatori Bandiera degli Stati Uniti NASA
Esemplari 131 (C-5A: 81, C-5B: 50)
Dimensioni e pesi
 
Lunghezza 75,31 m (247 ft 1 in)
Apertura alare 67,89 m (222 ft 9 in)
Altezza 19,84 m (65 ft 1 in)
Superficie alare 576 m² (6 200 ft²)
Carico alare 610 kg/m² (120 lb/ft²)
Peso a vuoto 172 370 kg (380 000 lb)
Peso carico 348 800 kg (769 000 lb)
Peso max al decollo 381 000 kg (840 000 lb)
Capacità 122 470 kg (270 000 lb)
Capacità combustibile 193 600 L (51 150 US gal)
Propulsione
Motore 4 turboventole General Electric TF39-GE-1C
Spinta 190 kN (43 000 lbf) ciascuna
Prestazioni
Velocità max Mach 0,79 (932 km/h, 579 mph, 503 kt)
Velocità di crociera Mach 0,77
Velocità di salita 9,14 m/s (1 800 ft/min)
Corsa di decollo 2 560 m (8 400 ft)
Atterraggio 1 097 m (3 600 ft)
Autonomia 4 440 km (2 760 mi, 2 400 nm) con 263 200 lb di carico
Tangenza 10 400 m (34 000 ft)
Note dati riferiti alla versione C-5B

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McDonnell Douglas C-17 Globemaster III

Il McDonnell Douglas C-17 Globemaster III è un velivolo a reazione da trasporto tattico con capacità strategica ad ala alta sviluppato inizialmente dall’azienda statunitense McDonnell Douglas e prodotto oggi dalla Boeing.

Equipaggi della RAF, RAAF e USAF posano davanti a dei C-17 nel giugno 2007

 

Il progetto nasce per rispondere alla specifica C-X di inizio anni ottanta; si caratterizza per le ali munite di winglet, su cui sono montati quattro turbofan posizionati nella parte alta della fusoliera, da una grande coda a forma di “T” e per il carrello principale carenato.
Il Globemaster ha effettuato il primo volo il 18 maggio 1992 ed è entrato in servizio presso l’USAF nel 1993. Del velivolo sono stati finora costruiti (dati dicembre 2009) 211 esemplari, di cui 19 esportati all’estero e 192 in servizio presso l’USAF.

Descrizione

Il C 17 Globemaster III è un velivolo da trasporto strategico ad alta capacità di carico, concepito per fornire alle forze aeree della NATO una componente di trasporto efficiente e moderna. La sua concezione è frutto di una specifica dell’USAF che cercava di ammodernare la sua flotta da trasporto media e pesante e, nel contempo, richiedeva capacità operative di ampio spettro, quali il trasporto tattico; l’aviolancio di mezzi, materiali e paracadutisti; il trasporto di feriti e l’evacuazione di emergenza.

L’obiettivo del progetto era soddisfare la crescente richiesta di un mezzo in grado di dimostrare flessibilità di impiego, e di operare nelle più diverse ed ostili condizioni operative.

Storia

Sviluppo

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
C-17 Globemaster III in formazione.

Il bando di concorso per un nuovo velivolo da trasporto strategico fu esposto dall’USAF alla fine degli anni ’70 (ma reso noto solo nel dicembre del 1979) per integrare e sostituire progressivamente la flotta di C-130 Hercules e di C-141 Starlifter. Le richieste erano di un velivolo a getto in grado di trasportare maggiori carichi e con una velocità sensibilmente superiore di quanto potesse fare l’Hercules, mantenendo però inalterata la capacità di operare da piste non preparate o di ridotta lunghezza, così come era richiesto dalla specifica AMST (Advanced Medium Short Take off & Landing) frutto dei programmi di ricerca di quegli anni. Nella richiesta vi era un riferimento esplicito alla capacità di trasportare veicoli terrestri cingolati di peso e volume ridotti, quali il MBT (Main Battle Tank) M1 Abrams, nonché di aviolanciare qualsiasi carico direttamente nei teatri operativi.

Il bando di concorso fu vinto dalla McDonnell Douglas con il suo YC-15, base dell’odierno C-17. La necessità di avere in tempi brevi questo nuovo cargo si fece impellente negli anni ’80, poiché la flotta di C-141 Starlifter in servizio all’USAF cominciava a dare segni di invecchiamento che si esprimevano in seri problemi strutturali, inoltre risultò evidente che la componente di trasporto strategico dell’USAF non era sufficientemente grande per le effettive necessità della difesa americana. Così il contratto fu definitivamente siglato con la McDonnell Douglas il 28 agosto 1981 con la designazione definitiva del YC-15 come C-17A.

Le caratteristiche del nuovo velivolo, un quadrimotore con propulsori molto più potenti di quelli del C-141, permettevano di impiegarlo nelle missioni prima affidate allo Starlifter e, nel contempo, sostituire per alcune missioni i più grandi C-5 Galaxy. Il contratto di fornitura definitivo fu firmato nel dicembre del 1985 con la richiesta di 210 apparecchi, poi ridotta a 120 per il sopraggiungere di problemi di natura economica nel 1990.
Il primo volo del C-17A avvenne il 15 settembre 1991 dalla base di Long Beach, in California. Test di valutazione intensiva furono effettuati per due anni su sei prototipi alla Edwards AFB: da questi emerse che il C-17A non rispondeva alle specifiche per quanto riguardava peso, payload, raggio d’azione, mentre per gli aviolanci erano sorti problemi di tipo aerodinamico dal momento che vi erano forti interazioni tra i flussi generati dalla forma del velivolo ed i paracadute.

Nel 1995 la maggior parte dei problemi che affliggevano il programma era stata risolta e fu costituito il primo squadrone equipaggiato con il nuovo velivolo. Le buone caratteristiche del mezzo fecero sì che, negli anni a venire, il numero di ordini salisse sino a 180 (nel 2002). Intanto sopraggiunsero seri problemi economici per la McDonnell Douglas, la quale fu acquistata dalla Boeing che portò avanti i progetti già avviati.

Nel 2006, a fronte dell’annuncio della Boeing di interrompere la produzione del C-17A per l’esaurimento degli ordini, il Senato degli Stati Uniti richiese una ulteriore fornitura di 10 macchine. Così facendo la produzione sarà estesa sino al 2010. Il numero totale dei C-17A ordinati sale così a 190, ma sembra che vi sia l’intenzione di portali a 200 entro il 2010 o addirittura a 205, come auspicato dall’Air Mobility Command.

Tecnica

Il C-17A Globemaster III è un velivolo ad ala alta con angolo di freccia di 25 gradi, profilo alare supercritico e winglets tali da permettergli un notevole incremento di prestazioni (velocità e raggio d’azione) rispetto ai modelli che deve sostituire. Il massimo carico nominale trasportabile è di 160.000 lb, pari a 72.576 kg; il volume del vano di carico permette l’alloggiamento di 18 pallets standard NATO type 463 (88” x 108” da 10.000 lb – 4.536 kg), 40 container CSD per l’aviolancio, 102 paracadutisti oppure 48 barelle per un totale di 54 persone tra feriti e personale medico, sino a 3 elicotteri d’attacco AH-64 Apache, un MTB Abrams oppure 3 veicoli leggeri corazzati Bredley. A conti fatti si tratta di una capacità di carico superiore del 100% in volume e peso rispetto al C-141B Starlifter.

Il C-17A è spinto da 4 turboreattori a doppio flusso F117-PW-100 (medesimo modello montato sui Boeing 757 con piccole modifiche per l’uso militare) da 180 kN di spinta, con una modifica agli inversori di spinta che indirizzano il flusso solo verso i lati e la parte superiore del motore. Questo cambiamento è stato richiesto per ridurre il più possibile il rischio di ingestione di detriti da parte del motore. Da evidenziare il particolare disegno dei “blown flap”, i quali, sfruttando il flusso proveniente dai propulsori, permettono di ridurre notevolmente le distanze in decollo e in atterraggio; questo dona al Globemaster III ottime capacità STOL, poiché raddoppia di fatto il coefficiente di portanza del velivolo durante queste manovre. A dimostrazione di quanto detto il C-17 detiene una ventina di record di trasporto aereo, tra cui il minor tempo di salita con un carico pesante e la capacità di decollare e di atterrare in meno di 1 400 piedi (427 m) con un carico di 44.000 lb (19.958 kg).

I C-17 hanno un glass cockpit con HUD e 4 MFD per ciascun pilota, controlli di volo fly-by-wire e non impiegano il classico volantino ma una barra. Per ridurre i costi e migliorare la logistica, il Globemaster III fa largo impiego di avionica commerciale e di equipaggiamenti standard non sviluppati ad hoc (là dove possibile), ne è un esempio l’impiego di un radar meteo sviluppato a partire da un tipo civile (impiegato anche negli Airbus A380).
Per una classica missione di trasporto l’equipaggio richiesto è di due piloti e un loadmaster, il vano di carico è accessibile grazie ad un portellone posteriore ed è fornito, sul pavimento, di una serie di rulli atti a facilitare il caricamento dei pallet, ma che può essere coperto per essere completamente liscio ed ospitare così seggiolini o altri carichi.

Impiego operativo

In anni recenti, grazie anche alle necessità belliche della difesa americana dovute alle missioni in Medio Oriente, la quantità, ma anche la dimensione ed il peso delle forniture e degli equipaggiamenti trasportati, è notevolmente cresciuto. Ciò ha posto una seria sfida alle capacità della componente di trasporto strategico dell’USAF, soprattutto quella in grado di operare nelle immediate vicinanze dei teatri operativi.

Ad oggi, oltre all’USAF, sono utilizzatori del C-17 anche la Royal Air Force (6 esemplari), la RAAF (4 esemplari) e la CF Canadian Forces (4 esemplari). Ad essi si è aggiunta anche l’Organizzazione denominata NAMO (NATO Airlift Management Organisation), creata nel maggio 2008 da 12 Nazioni NATO più la Svezia e la Finlandia, allo scopo di mitigare le carenze delle singole nazioni nel settore del trasporto strategico. L’Agenzia ad essa collegata (NAMA, ossia NAMO Agency) acquisterà, in totale, 3 C-17 in regime di FMS (Foreign Military Sales) che saranno basati in Ungheria e batteranno bandiera ungherese.
Notizie non ufficiali riportano che anche il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti si sono aggiunti all’elenco dei paesi utilizzatori, acquistando, rispettivamente, 2 e 4 esemplari sempre in regime di FMS.

Un C-17 si appresta a compiere un atterraggio veloce mentre un altro si prepara a partire

Le più moderne versioni di C-17 sono state progettate per un impiego da parte delle Special Operations Commands.
Sono già in avanzato stadio di realizzazione presso la Boeing i prototipi del C-17B (con caratteristiche generali migliorate e con un carrello aggiuntivo “sotto la pancia” per migliorare le capacità di atterraggio su piste con terreni cedevoli) e del C-17BC, versione per il mercato commerciale civile.

Durante l’operazione Iraqi Freedom i C-17 hanno partecipato al più grande aviolancio di truppe dalle operazioni di Panama. 15 Globemaster hanno paracadutato contemporaneamente circa 1000 soldati della 173ª brigata aerotrasportata sulla città di Bashur. Nell’ambito della stessa campagna militare il velivolo si è distinto compiendo la più lunga operazione con truppe aviotrasportate della storia, impiegando più di 19 ore per percorrere il viaggio di oltre 14.816 km tra gli Stati Uniti ed il Medio Oriente e ritorno, con 8 aerei.

Velivoli comparabili

Una missione di addestramento del gennaio 2007 sopra le isole Hawaii

Al momento, il Boeing C-17A Globemaster III rappresenta un “unicum” nel suo genere, in quanto sul mercato non esiste altro velivolo che possa operare su piste corte e semipreparate, con carico pagante superiore a 50 tonnellate e con raggio di azione di 6.000 km. Tale situazione rimarrà invariata fino a quando non entrerà in servizio il successore dell’Ilyushin Il-76 (previsto per il 2010) e della versione “wide body” del C-130 (C-130XL), annunciata recentemente dalla Lockheed e la cui prevista entrata in servizio si posiziona tra il 2015 e il 2020.

Utilizzatori

 

 

Un C-17 rilascia una salva di flares. Si notino i vortici che si creano sulle estremità alari visibili nel fumo prodotto dai flares dietro all’aereo.
bandiera Australia
Opera con 4 C-17A nel No. 36 Squadron
bandiera Canada
  • Canadian Forces Air Command
Opera con 4 C-17A nel 429 Squadron “Bisons”
bandiera Emirati Arabi Uniti
  • Al-Imarat al-‘Arabiyya al-Muttahida
All’IDEX 2009 di Abu Dhabi è stato annunciato l’ordine per 4 aerei da parte degli Emirati Arabi Uniti
bandiera Regno Unito
Opera con 6 C-17A assegnati al No. 99 Squadron (nel 2010 riceverà il settimo esemplare ordinato a dicembre 2009);
bandiera Qatar
Opera con 2 esemplare di C-17A (consegnati rispettivamente ad agosto e settembre 2009);
bandiera Stati Uniti d’America
Al dicembre 2009 opera con un totale di 192 esemplari, 71 C-17 e 121 C-17A, mentre il numero totale tra i velivoli già consegnati, in consegna imminente ed in ordine ammonta a 205 esemplari.
bandiera NATO
  • NATO Airlift Management Organization – NAMO (12 Paesi bandiera NATO + bandiera Svezia e bandiera Finlandia)
Opera dal 15 luglio 2009 con 3 C-17A (sono in forza all’Heavy Airlift Wing basato a Pápa in Ungheria).

Il Globemaster III nella cultura popolare

  • Il Globemaster III compare tra i velivoli della serie di videogiochi di Ace Combat.

Velivoli comparabili

bandiera Giappone
bandiera Russia
bandiera Ucraina
  • Antonov An-124
bandiera dell'Unione europea Unione europea
bandiera Stati Uniti d’America
McDonnell Douglas C-17 Globemaster III
C-17 Globemaster III dell'USAF
C-17 Globemaster III dell’USAF
Descrizione
Tipo Aereo da trasporto tattico
Equipaggio 2 piloti
1 addetto al carico
Progettista Bandiera degli Stati Uniti McDonnell Douglas
Costruttore Bandiera degli Stati Uniti Boeing
Data primo volo 18 maggio 1992
Data entrata in servizio 1993 con l’U.S. Air Force
Utilizzatore principale Bandiera degli Stati Uniti U.S. Air Force
Altri utilizzatori vedere qui
Esemplari 211 (al dicembre 2009)
Costo unitario 218 milioni $
Sviluppato dal McDonnell Douglas YC-15
Dimensioni e pesi
 
Lunghezza 53,04 m
Apertura alare 50,29 m
Altezza 16,76 m
Superficie alare 353 m²
Carico alare 750 kg/m²
Peso a vuoto 120 250 kg
Peso carico 189 375 kg
Peso max al decollo 263 000 kg
Passeggeri 154 passeggeri oppure
102 paracadutisti
Capacità 76 655 kg
Capacità combustibile 134 556 L
Propulsione
Motore 4 turboventole Pratt & Whitney F117-PW100
Spinta 118,55 kN ciascuna
Prestazioni
Velocità max 0,77 Mach (ca. 817 km/h)
Autonomia da 4 445 a 7 564 km
Tangenza ca 11 000 m

 

FONTE:http://it.wikipedia.org


26 Dicembre 2012

Il B-52 Stratofortress è un bombardiere strategico a lungo raggio prodotto dall’azienda statunitense Boeing a partire dal 1955. Le origini di questo velivolo hanno inizio alla fine degli anni quaranta, quando la Boeing cercò di sviluppare un sostituto per gli ormai tecnologicamente superati B-29 Superfortress e Convair B-36.

Primo grande bombardiere dotato di motori turbogetto, costruito in 744 esemplari, fu per tutto il periodo della Guerra fredda il bombardiere più importante della USAF. A tutt’oggi privo di un successore, il B-52 rimarrà probabilmente in servizio fino al 2040 divenendo così, di fatto, il velivolo più anziano al mondo ancora operativo. A causa della sua linea, il B-52 viene anche soprannominato dai suoi equipaggi BUFF, acronimo di Big Ugly Fat Fellow (grosso, brutto e grasso compagno).

Storia 

Gli inizi

Lo sviluppo del B-52 è il risultato di una serie di eventi che risalgono fino ai primi anni della seconda guerra mondiale, quando la Germania minacciava di occupare anche il Regno Unito, ultima roccaforte degli alleati in Europa. La perdita del Regno Unito avrebbe infatti comportato la perdita di tutte le basi aeree dalle quali i bombardieri statunitensi di stanza in Europa avrebbero potuto attaccare la Germania. Si avvertì quindi l’esigenza di poter disporre di velivoli con raggio di azione tale da potere operare da avamposti situati a migliaia di chilometri di distanza dal proprio obiettiv0.

In seguito a tale richiesta avanzata dall’USAAF, la ditta Convair iniziò la progettazione di un velivolo che riuscisse a soddisfare tali esigenze, il Convair B-36 Peacemaker. Il decorso del conflitto e lo sbarco in Normandia resero però meno stringente la necessità di velivoli con ampio raggio d’azione, con l’effetto di rallentarne lo sviluppo. Ciò nonostante, lo sviluppo del B-36 fu portato a termine e la produzione di una quota di velivoli destinata ad equipaggiare i reparti dell’USAAF fu comunque avviata.

Il B-36 tuttavia non disponeva originariamente di motori a propulsione turbogetto, ma era dotato di sei motori a pistoni che alimentavano altrettante eliche. Ciò faceva sì che la sua velocità di crociera non fosse molto elevata, il che lo rendeva relativamente vulnerabile. Sempre su sollecitazione dell’USAAF, il 23 novembre 1945 venne emessa una nuova specifica per la valutazione di un nuovo progetto in grado di sostituire il B-36.

Primi progetti

evoluzione del B-52

Secondo le specifiche del bando pubblicato dall’USAAF, il nuovo bombardiere avrebbe dovuto raggiungere una velocità continuativa di crociera di almeno 480 km/h ad una quota di 10 500 metri con un carico di 4 500 chilogrammi e con un equipaggio composto da 5 persone. Il raggio d’azione si sarebbe inoltre dovuto avvicinare agli 8 000 chilometri.

Il 13 febbraio 1946, a fronte di tali specifiche, la Boeing presentò il proprio progetto e su successiva richiesta del Dipartimento della Difesa (DOD) furono quindi avviati i primi studi di realizzazione del velivolo. Il 5 giugno 1946 il progetto presentato dalla Boeing fu proclamato vincitore del bando e si procedette quindi ai primi test statici di parti della fusoliera e dell’armamento. In seguito il progetto fu ufficialmente nominato XB-52 e sempre su richiesta del dipartimento alla difesa fu quindi ordinata la costruzione del primo prototipo in scala 1:1.

Nuove richieste

evoluzione del B-52

In seguito al rapido progresso tecnologico dell’epoca e al continuo miglioramento delle prestazioni dei motori a reazione di quel periodo, anche le specifiche di questo nuovo velivolo furono continuamente aggiornate: così, il raggio d’azione minimo richiesto dal Dipartimento della Difesa si allungò dagli 8 000 iniziali a 19 000 km e la velocità di crociera minima non doveva essere inferiore ai 640 km/h. Ciò comportò un notevole aumento della massa del velivolo, il cui peso a pieno carico dovette essere aumentato dalle originarie 104 a circa 220 tonnellate, in modo da permettere all’aereo di imbarcare, oltre alle armi, anche una quantità sufficiente di carburante.

L’aumento di peso però comportò anche una serie di problemi tecnici, che all’epoca non sembrava possibile risolvere in tempo utile. Tali difficoltà spinsero la ditta Boeing a considerare la possibilità di presentare il progetto del B-52 in due versioni, una con un carico ridotto ma con un raggio d’azione maggiore ed una con un carico utile maggiore ed un raggio d’azione minore. L’ipotesi mise però a repentaglio il progetto: l’insoddisfazione del Dipartimento della Difesa fu tale che si valutò seriamente se cancellare lo sviluppo di tale velivolo: fu solo grazie alle pressioni esercitate dal generale Curtis LeMay che il progetto non venne sospeso. La progettazione andò avanti sotto la supervisione della neo-fondata USAF, che necessitava urgentemente di velivoli in grado di effettuare attacchi nucleari a lungo raggio.

Nel frattempo il Dipartimento della Difesa aveva nuovamente modificato le proprie specifiche, richiedendo che il velivolo fosse in grado di raggiungere una velocità di crociera di 885 chilometri orari ed un raggio d’azione di 13 000 chilometri. Tali richieste non poterono essere completamente soddisfatte, ma le modifiche apportate nel frattempo fecero sì che il modello 464-29 potesse raggiungere una velocità continuativa di ben 805 chilometri orari con un raggio d’azione di 8.000 chilometri, di poco inferiore alle aspettative dell’USAF e comunque accettabili, dal momento che la velocità di crociera era quasi la stessa mentre il raggio d’azione si sarebbe potuto allungare grazie all’utilizzo del rifornimento in volo.

Nuovi concorrenti

Viste le continue richieste di modifica da parte della Difesa e le iniziali difficoltà della Boeing a soddisfarle, l’USAF rivalutò il contratto di sviluppo con la Boeing e riaprì nuovamente il bando, facendo partecipare questa volta anche progetti presentati da parte della Northrop e della stessa Convair, che proponeva una versione migliorata del B-36 denominata Convair YB-60. Ciononostante, i progetti presentati da queste imprese non soddisfecero completamente le aspettative dell’USAF.

L’YB-60, infatti, sebbene fosse stato dotato degli stessi propulsori a getto del B-52, rivelò una motorizzazione nettamente sottopotenziata; inoltre le dimensioni a dir poco eccessive lo rendevano troppo ingombrante e non abbastanza agile.

Infine, ancor meno fortunato fu il progetto proposto dalla Northrop. Il Northrop YB-35 era un velivolo dalla linea futuristica, che si basava sull’utilizzo dell’intera superficie a disposizione del velivolo come superficie alare. La sua forma, per l’epoca stravagante (motivo per il quale il Northrop YB-35 ricevette il soprannome di “flying wing”, ala volante), fu la causa principale del suo insuccesso.A nulla infatti valsero gli sforzi della Northrop di adattare questo progetto alle necessità dell’USAF. All’epoca si riteneva che la forma di questo aereo potesse essere causa di eccessivi problemi di manutenzione e che le possibilità di sviluppare un velivolo dalla forma così esotica fossero pressoché nulle. Anche il suo successore, l’YB-49, che di fatto altro non era che un YB-35 dotato di motori a getto, non riuscì a convincere i vertici dell’USAF, tanto che il progetto venne definitivamente accantonato.

Si decise quindi di portare nuovamente avanti il progetto della Boeing, che nel frattempo aveva presentato un nuovo modello del B-52 denominato 464-35, il quale poteva vantare un peso a pieno carico di ben 127 tonnellate e sembrava promettere bene.

Caratteristiche

Struttura

Aspect.ratio.b52.arp.jpg
Boeing B-52D in flight 061127-F-1234S-020.jpg
L’apertura alare di 56,4 metri del B-52 ripreso in volo. Si noti l’angolo di freccia e nell’immagine inferiore il sollevamento verso l’alto delle estremità alari e l’angolo diedro positivo risultante, conseguenza della flessibilità della struttura.

Il disegno definitivo del B-52 ha portato alla realizzazione di un aereo con ala alta a freccia stretta, con un angolo di soli 35°. L’apertura alare (56,4 metri) risultava maggiore della lunghezza del velivolo (48,5 metri), ma anche, come fatto notare, della distanza percorsa nel primo volo dal Flyer I dei fratelli Wright. Progettate secondo criteri e profili molto avanzati per l’epoca e con una particolare attenzione per il contenimento al massimo dei pesi, le ali contengono al loro interno la grande maggioranza del carico di combustibile dell’aereo.

Impennaggio verticale di un B-52 della NASA. Il timone, la componente mobile utilizzata per governare il velivolo, è la parte incernierata bianca ed ha una corda che è appena il 10% della lunghezza complessiva di tutto l’impennaggio, rispetto al 25% di altri tipi di aereo. Al contrario, il piano orizzontale visibile in basso, è completamente mobile.

L’allungamento alare in sede di progetto è risultato pari a 8,56, un valore simile a quello degli aerei da trasporto. La struttura delle ali è ricoperta da pannelli in lega di alluminio su entrambi i lati: essi, pur mantenendo una buona robustezza, risultano molto flessibili a causa del ridotto spessore per esigenze di peso, oltre che per la loro lunghezza (21 metri circa). Come conseguenza il velivolo a terra, specialmente quando a pieno carico di combustibile, ha un marcato diedro alare negativo, tanto da costringere a prevedere dei carrelli supplementari all’estremità delle ali. Queste ultime, come verificato durante la prove statiche, possono compiere un’escursione fino a 10 metri: infatti, durante il volo assumono un marcato diedro positivo. Addirittura, durante il decollo, l’aereo emette suoni sordi a causa dell’assestamento delle strutture e del “decollo” delle ali, sollevate dagli alettoni prima che il resto dell’aereo si alzi dal suolo.

Un’altra soluzione originale riguarda gli impennaggi di coda. La Boeing pensò inizialmente a un impennaggio verticale completamente mobile, ma le scarse prestazioni di affidabilità degli attuatori idraulici dell’epoca sconsigliarono questa architettura; inoltre, non erano richieste particolari doti di manovrabilità o di recupero dalla vite. I calcoli portarono comunque ad un impennaggio verticale di 15 metri, talmente alto da essere necessaria una cerniera in grado di ripiegarlo prima di entrare nell’hangar. Per evitare di ricorrere a servocomandi idraulici o elettrici, non ritenuti sufficientemente affidabili, si ricorse ai più consolidati all’epoca comandi secondari (servoalette) e il timone di coda venne realizzato con una corda alare che è solo il 10% dell’impennaggio contro il 25% solitamente usato. Questa scelta semplificò notevolmente il sistema dei comandi di volo, ma si dovette accettare una ridotta capacità di governo sul piano orizzontale, il che rende complessa la tecnica di pilotaggio in condizione di avaria dei motori e durante gli atterraggi con vento trasversale.Vi è un caso di un B-52 rientrato alla base dopo aver perso l’impennaggio verticale durante prove in condizioni di turbolenza.

XB-52 crab landing.jpg
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XB-52 in atterraggio che utilizza la tecnica crab landing (a granchio). Il muso è diretto verso il vento trasversale alla pista, mentre l’aereo effettua la corsa di atterraggio dirigendosi verso il fotografo, grazie al carrello sterzato.

Questi problemi influirono sulle scelte per la progettazione dei carrelli d’atterraggio. Le ali non erano sufficientemente robuste per ospitare i carrelli principali, che dovettero essere alloggiati all’interno della fusoliera. Per ovviare a tale problema si dovette ricorrere alla configurazione tandem, già utilizzata su altri aerei militari come il Lockheed U-2 o il Boeing B-47 Stratojet.

Questa configurazione particolare ha la caratteristica di lasciare sufficiente spazio per la realizzazione di un grande vano di carico interno da ricavare tra i carrelli principali. Il B-52 fu dotato di un’originale variazione di questa configurazione, poiché venne dotato di un carrello multi tandem con due carrelli anteriori e due carrelli posteriori. Il carrello del B-52 è anche l’unico al mondo ad avere le quattro gambe del carrello sterzanti. La scelta fu obbligata a causa dello scarso potere di governo del timone e consente atterraggi anche con forte vento laterale utilizzando una tecnica nota come tecnica “del granchio” (crab landing). Tuttavia, a causa di questa particolare configurazione dei carrelli anche gli atterraggi ordinari risultano più impegnativi rispetto ad altre soluzioni tecniche: con il carrello a doppio tandem, infatti, sia le ruote anteriori che quelle di posteriori devono effettuare il contatto con il suolo contemporaneamente, altrimenti si verifica un forte urto con la conseguente sollecitazione delle strutture quando il carrello rimasto più in alto rispetto agli altri impatta con il suolo.[23][25] Di conseguenza in fase di decollo e di atterraggio l’aereo non può effettuare manovre di beccheggio e tantomeno può impennare. Questa peculiarità si riscontra in maniera particolarmente accentuata nelle fasi di decollo quando l’aereo procede a velocità ridotte. Non potendo impennare in fase di decollo le ali del B-52 risultano avere un angolo d’attacco modesto e di conseguenza un portanza molto limitata. Questo fatto rese necessario dotare le ali del B-52 di un angolo d’attacco maggiore rispetto a quello adottato su molti altri aerei. Infatti tutti i B-52 hanno un angolo d’attacco delle ali di circa sei gradi.

Il B-52 nelle sue versioni di produzione è dotato di 7 diruttori per ogni ala che vengono impiegati con movimento asimmetrico per comandare il rollio durante il volo. Nelle versioni fino alla “F” venivano affiancati da alettoni convenzionali di 10 metri quadrati circa, ma dalla versione “G” gli alettoni sono stati aboliti per risparmiare peso, lasciando i diruttori con la loro superficie di 14 metri quadrati come uniche superfici di controllo laterale, sia pure perdendo in manovrabilità. I diruttori assolvono anche a un’importante funzione in atterraggio, venendo alzati tutti contemporaneamente per fungere da aerofreni e ridurre la corsa. Grazie a questo accorgimento il B-52, che è sprovvisto di inversori di spinta, non necessita di un doppio parafreno di decelerazione come il B-47, ma ne adotta solo uno di 13,4 metri di diametro, ripiegato durante il volo sotto la coda.

Postazioni del ponte inferiore di un B-52. Gli occupanti sono il navigatore e il radar navigatore

La configurazione dei posti dell’equipaggio è cambiata più volte nel tempo. Inizialmente, si pensò a una configurazione con pilota e copilota in tandem, ma questa soluzione rimase relegata ai soli prototipi XB-52 e YB-52. Con l’avvio della produzione di serie, si impose una configurazione più convenzionale per un bombardiere pesante. L’equipaggio, che consiste normalmente in sei persone, ha i due piloti seduti fianco a fianco in un modo simile agli aerei di linea. Su un ponte inferiore, raggiungibile con una scaletta, sono seduti il navigatore e radar navigatore, mentre dietro ai piloti al piano superiore sono seduti, rivolgendo le spalle ai piloti, l’ufficiale addetto alla guerra elettronica (EWO – Electronic Warfare Officer) e, nei modelli G e H, il cannoniere che controlla in remoto le armi installate nella coda aiutandosi con un radar in grado di esplorare tutto lo spazio nelle vicinanze dell’aereo. Nelle versioni precedenti alla “G” del B-52, il cannoniere occupava un compartimento situato in coda alla estremità della fusoliera e in condizioni di turbolenza veniva sottoposto a grosse sollecitazioni. In caso di abbandono di emergenza del velivolo, l’intera torretta di coda si separava dall’aereo con bulloni esplosivi e il cannoniere doveva lanciarsi nel vuoto per poi utilizzare un paracadute a mano, mentre in caso di abbandono rapido dell’aereo fermo a terra, doveva scendere utilizzando una corda.

In questa inquadratura ravvicinata del muso di un B-52H si notano i punti di eiezione della cabina superiore ed inferiore, evidenziati da triangoli rossi posti in prossimità dei portelli di uscita.

Tutti i membri dell’equipaggio attualmente operano in ambiente pressurizzato, riscaldato e dotato di aria condizionata. In caso di emergenza, i seggiolini sono del tipo eiettabile e operano proiettando verso l’alto gli occupanti dei posti al piano superiore e verso il basso per i membri di equipaggio che occupano il ponte inferiore. Questo tipo di configurazione rende problematica la sopravvivenza in caso di abbandono dell’aereo a bassa velocità o quota. I seggiolini non sono del tipo 0-0, cioè quota 0, velocità 0, ad indicare che l’espulsione può avvenire anche a terra e da fermi, come nella maggior parte dei caccia. A differenza dei caccia, inoltre, sul B-52 tutti i sedili sono autonomi e possono essere eiettati singolarmente. La sequenza di eiezione avviene in due fasi: nella prima viene avviata la procedura di abbandono, ruotando una delle due leve di armamento disponibili. Il portello viene espulso da una carica esplosiva, alcuni componenti delle postazioni si ritraggono e il seggiolino viene predisposto al lancio. Solo dopo un ulteriore pressione su di un grilletto, il sedile viene espulso. Dopo un breve tragitto, il sedile si separa automaticamente dall’occupante che scende frenato da un paracadute ad apertura anch’essa automatica.

Impianto motori

Pratt & Whitney J57 in esposizione

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare sia la Boeing che l’USAF valutarono a lungo se fosse il caso di dotare il B-52 di motori a getto o se fosse preferibile utilizzare, come nel B-36, una propulsione ad elica con dei motori a pistoni di grandi dimensioni. Infatti i primi motori a getto risultavano poco potenti, con spinte modeste e con un consumo di carburante elevato, fatto che avrebbe ridotto notevolmente l’autonomia del velivolo. D’altro canto però anche i motori a pistoni presentavano alcuni aspetti sfavorevoli. Il B-36, dotato di sei motori a pistoni, aveva mostrato che questi andavano incontro ad affaticamento molto più rapidamente di quanto ci si aspettasse. Inoltre i carburatori, che nel caso del B-36 erano situati davanti al motore, non beneficiavano del calore emesso dal propulsore e tendevano ad ostruirsi con il freddo d’alta quota, con conseguente accumulo di carburante nei carburatori, il che peggiorava la miscelazione del carburante rischiando di innescare un incendio.

B-52H in fase di atterraggio con l’ausilio di un parafreno. In evidenza il carrello d’atterraggio multi tandem e l’angolo diedro negativo delle ali.

Solo nel maggio del 1948, dopo una serie di attenti studi e valutazioni, la Boeing decise di concentrare tutte le proprie risorse nello sviluppo di un B-52 dotato di motori a getto, scartando quindi definitivamente l’ipotesi di dotare il velivolo di motori a pistoni. Fu quindi presentato il modello 464-40, che venne proposto con 8 propulsori J40 della Westinghouse. Tuttavia questi motori non parvero idonei all’USAF per un progetto così ambizioso ed il Dipartimento alla Difesa insistette affinché il progetto del B-52 venisse modificato in modo da potere dotare l’aereo di 8 motori turbogetto Pratt & Whitney J57, sviluppati dalla stessa Pratt & Whitney sempre su richiesta dell’USAF.

Le modifiche richieste dall’USAF si rilevarono però problematiche e comportarono una serie di problemi di natura tecnica non trascurabili. In particolare, l’applicazione dei motori turbogetto Pratt & Whitney al modello 464-40 del B-52 richiese la modifica dell’intera struttura alare. Si decise quindi di ricorrere all’esperienza accumulata con il B-47 Stratojet, montando i motori a reazione in coppia all’interno di un’apposita fusoliera capace di migliorare l’efficienza aerodinamica del velivolo.

B-52F armato con due missili AGM-28 Hound Dog in fase di decollo. Si noti la caratteristica scia di fumo emessa dai modelli dotati dei motori JT3C.

Il 25 ottobre 1948 fu quindi proposto il modello 464-49 che, almeno sulla carta, poteva vantare una velocità di punta di ben 920 km/h ed un raggio d’azione di ben 12 800 chilometri ad una velocità continuativa di 835 km/h con un carico massimo al decollo di 150 tonnellate.Molte erano le similitudini di questo modello con il B-47 Stratojet, del quale venne ricalcata grosso modo la sagoma, ma in particolare la struttura delle ali. Dopo alcune ulteriori modifiche l’USAF decise di approvare definitivamente il progetto ed il 26 gennaio 1949 venne avviata la costruzione del primo modello in scala 1:1 e di un primo prototipo denominato XB-52. Nel corso dello stesso anno fu poi decisa la costruzione di un secondo prototipo il YB-52, che si sarebbe aggiunto al primo per completare la sperimentazione in volo. Nel frattempo il peso a pieno carico del velivolo era lievitato dalle 127 tonnellate del modello 446-35 alle 177 tonnellate del XB-52, rendendo di fatto il B-52 l’aereo più pesante nell’intero arsenale dell’USAF.

Sistemi

I B-52 nelle varie versioni hanno sempre avuto in dotazione complessi e segreti sistemi. L’alimentazione elettrica fino alla variante “E” derivava da gruppi turbina-alternatori posizionati nella fusoliera e funzionanti con aria in pressione spillata dai motori e convogliata in tubi di acciaio inossidabile. Solo dalla versione “F”, i B-52 sono passati a una configurazione dell’impianto elettrico più convenzionale con alternatori montati sui motori di sinistra di ogni coppia, messi in rotazione da giunti Sandstrand a giri costanti.

I sistemi elettronici di bordo della versione H sono basati su due tipi di bus diversi, un BUS 1760 che controlla le armi e due 1553 che controllano in modo indipendente avionica offensiva e difensiva.Il membro dell’equipaggio chiamato “navigatore radar” è essenzialmente un “bombardiere” e dispone di una vasta gamma di sensori.

Sensori

Tra i sensori in dotazione al modello H per il “navigatore radar” troviamo un radar APQ-156, un display AYK-17, un display ASQ-175 ed un computer AYQ-10 per la parte offensiva, mentre un rilevatore di minacce radar ALR-146, delle contromisure ALQ-117 e ALR-20 e un generatore di bersagli ALQ-122 completano la parte offensiva.Il sistema AN/ASG-15 di direzione del tiro delle mitragliere di coda sulle versioni antecedenti alla H è stato sostituito dal AN/ASG-21 in quest’ultima versione; le differenze sostanziali tra i due sistemi consiste nel fatto che, mentre il primo aveva 20 differenti modalità di gestione del tiro ma un frequente tasso di inceppamento, il secondo ne ha solo 4 ma gestisce il cannone GE M61A1 Vulcan da 20mm in modo molto affidabile; infine l’AN/ASG-21 ha due radar di controllo del tiro come sul precedente B-58 Hustler, ed è stato aggiornato negli anni ottanta dalla Emerson con un sistema di controllo totalmente digitale.

Contromisure

Lo Stratofortress è equipaggiato con un complesso e costoso sistema di guerra elettronica. Da uno studio del 1996, la suite avionica di contromisure è risultata essere l’impianto con il più alto costo per ore di volo ed è costituita a partire dalla versione “G” da:

  • 1 ricevitore per contromisure elettroniche AN/ALR-20A;
  • 1 sistema di contromisure attive AN/ALQ-117, poi sostituito sulla versione “H” dall’AN/ALQ-172(V) 1;
  • 1 radar warning receiver AN/ALR-46(V) digitale;
  • 1 generatore di falsi bersagli AN/ALQ-122, anche noto come Smart Noise Operation Equipment;
  • 1 disturbatore AN/ALT-28;
  • 1 radar warning AN/ALQ-153 in coda
  • 2 disturbatori AN/ALT-32H e AN/ALT-32L rispettivamente per le bande alte di frequenza e per le basse;
  • 1 sistema di barrage jamming AN/ALT-16A;
  • 12 lanciatori di flare AN/ALE-20, con 192 flare disponibili
  • 8 lanciatori di chaff AN/ALE-24, con 1125 cartucce a disposizione

L’apparato di base a disposizione dell’operatore di guerra elettronica per l’autodifesa dalla minaccia dei missili antiaerei era sul B-52 “G” l’AN/ALQ-117 PAVE MINT, costruito negli anni settanta espressamente per lo Stratofortress. I test sulle antenne vennero condotti su un B-52 non in servizio operativo, risparmiando tempo rispetto ad un analogo sviluppo condotto ricorrendo a campagne di prove in volo.. Con il passaggio alla versione B-52 “H”, l’ALQ-117 Pave Mint venne sostituito dall’AN/ALQ-172(V) 1. Quest’ultimo è un sistema di contromisure elettroniche (CMS – Countermeasures System) basato su un Digital Frequency Discriminator (DFD), che determina larghezza di impulso, angolo di arrivo (AOA) e Pulse Repetition Interval (PRI – Intervallo di ripetizione di impulso) di un segnale a microonde rilevato, il tutto integrato in un ricevitore a bassa potenza; questo sistema è anche installato su AC-130U e MC-130H.

Armamento

B-52G con rispettivo armamento

A differenza di tutti i bombardieri strategici della seconda guerra mondiale, dei quali raccoglie l’eredità, i B-52 eliminarono la maggior parte dell’armamento antiaereo, mantenendo inizialmente soltanto la postazione del mitragliere di coda e finendo con il rimuoverla del tutto nelle ultime versioni. I B-52 dalle versioni A fino alla F imbarcavano un armamento di coda composto da 4 mitragliatrici Browning M2.50 da 12,7 mm, con il mitragliere che sedeva in coda. Questo tipo di armamento si dimostrò relativamente efficace specialmente nel corso dell’Operazione Linebacker II quando venne impiegato contro i MiG nordvietnamiti nel corso della guerra del Vietnam. Ciònonostante, a partire dalla versione G il mitragliere è stato spostato in una postazione della cabina anteriore, dalla quale si controllano le mitragliatrici in remoto, mentre i modelli versione H furono dotati di un singolo cannone M61A1 Vulcan da 20 mm, del tipo utilizzato su molti caccia USAF. Tuttavia, a metà degli anni novanta, quando ormai questo tipo di difesa antiaerea si poteva ritenere superata, l’armamento di coda venne eliminato da tutti i B-52H, riducendo il peso in modo sensibile.

Grazie ai continui aggiornamenti ai quali furono sottoposti, i B-52 sono in grado di impiegare un vasto assortimento di armamenti tra quelli disponibili negli inventari dell’aviazione militare statunitense, comprese le bombe “di ferro” a caduta libera non guidata, bombe a grappolo (cluster bomb – CBU) e munizioni di precisione del tipo Joint Direct Attack Munition (JDAM). Nei primi anni sessanta a bordo dei B-52 venne anche imbarcato il missile nucleare AGM-28 Hound Dog: esso, in grado di raggiungere Mach 2, poteva anche essere privato della sua testata nucleare ed essere utilizzato per l’assistenza al decollo, fornendo in fase di accelerazione una spinta aggiuntiva. Il programma AGM-48 Skybolt avrebbe consentito il lancio di missili balistici nucleari dal bombardiere, ma fu cancellato per problemi tecnici.

B-52 modificato per trasportare due Unmanned aerial vehicle (UAV) da ricognizione Lockheed D-21.

Su molti B-52 venne anche impiegato il sistema di contromisure elettroniche ADM-20 Quail in grado di simulare l’immagine radar del B-52. Il motore turbogetto sviluppato per questa esigenza sarebbe inoltre stato alla base del progetto per il motore del Northrop F-5. Verso la fine degli anni Sessanta fu anche introdotto il missile AGM-69 SRAM (Short Range Attack Missile): lanciato da appositi lanciatori rotanti all’interno delle stive e dai piloni sub alari, era un missile da attacco stand-off, cioè del tipo “lancia e dimentica” (fire and forget), ma fu ritirato per ragioni di sicurezza. Il sostituto del ADM-20 Quail sarebbe dovuto essere il missile da crociera subsonico AGM-86 ALCM, progettato per entrare negli stessi lanciatori dello SRAM. Con questo armamento, i B-52 avrebbero potuto effettuare missioni “lancia e dimentica” simili a quelle che potevano effettuare con i missili AGM-69 SRAM, lanciando gli SRAM contro gli obiettivi, pur rimanendo al di fuori della portata delle difese aeree sovietiche. Questi missili senza pilota avrebbero infine raggiunto il loro bersaglio volando a bassa quota rasenti al terreno ad elevate velocità subsoniche. Sempre a causa dei costi eccessivi il programma non fu però portato a termine, e questo tipo di armi non furono mai impiegate a bordo dei B-52. Ciò nonostante, gli sforzi compiuti dall’Unione Sovietica per difendersi da tali missili da crociera furono così costosi che contribuirono sensibilmente al collasso del sistema. Non bisogna infine dimenticare che l’amministrazione Carter giustificò la cancellazione del costoso programma di costruzione dei bombardieri B-1 anche grazie ai successi della tecnologia dei missili da crociera, anche se il programma venne comunque in seguito riavviato dall’amministrazione Reagan.

Qualora venisse aggiornato con le ultime tecnologie, il B-52 sarebbe in grado di impiegare la totalità degli armamenti in dotazione alle forze armate statunitensi, consentendogli di costituire ancora nel XXI secolo un importante strumento alla base delle capacità militari USA; in effetti l’aggiornamento è già in atto, tramite le apparecchiature da guerra elettronica destinate al caccia F-35 con un contratto da 72 milioni di dollari.

Impiego operativo

I primi prototipi

XB-52 in volo
Primo piano dell’XB-52 in evidenza la cabina di pilotaggio in tandem. In secondo piano una coppia di B-36, in basso il secondo esemplare dell’X-4 Bantam

Il 29 novembre 1952 fu consegnato il primo prototipo del B-52, denominato XB-52, che avrebbe dovuto effettuare il primo volo. Durante dei test statici a terra, però, parte di un’ala e parte della fusoliera vennero danneggiati in modo grave. Il primo volo venne così effettuato il 15 aprile 1952[ con l’ausilio del secondo prototipo YB-52.

In entrambi i prototipi, i due piloti erano seduti uno dietro l’altro, rispecchiando fedelmente la configurazione del B-47 Stratojet. Tale configurazione risultò tuttavia poco pratica, dal momento che rendeva difficile l’interazione dei due piloti e riduceva notevolmente lo spazio per la strumentazione. Di conseguenza, la configurazione nei modelli di serie fu modificata, disponendo i sedili dei piloti uno accanto all’altro. Come tutti i modelli di serie, anche i primi due prototipi del B-52 furono subito dotati di carrelli direzionabili per l’atterraggio, che permettono all’aereo di atterrare anche quando non è allineato con la pista. Infine il 2 ottobre 1952 anche il primo dei due prototipi, l’XB-52, dopo essere stato riparato era nuovamente pronto, e fu quindi sottoposto ad un’estenuante serie di test in galleria del vento che durarono complessivamente 670 giorni, alla fine dei quali fu sottoposto ad ulteriori test aerodinamici e di carico.

Vita operativa

Dopo oltre 8 anni di sviluppo, il 29 giugno 1955 venne consegnato il primo B-52 alla United States Air Force, e nei successivi anni sessanta il velivolo divenne parte attiva della strategia messa in atto dagli Stati Uniti nel corso della Guerra fredda nota anche come risposta flessibile, divenendo di fatto per oltre un decennio la spina dorsale dello Strategic Air Command (SAC). Il 21 maggio 1956 un B-52 sganciò per la prima volta una testata nucleare nell’Oceano Pacifico e a partire dall’ottobre del 1957 fino a circa il novembre del 1991, tutti i B-52 si trovavano in permanente stato di allerta, pronti a decollare in caso di attacco da parte dell’Unione Sovietica. A partire dal 1961 in poi, per ridurre ulteriormente i tempi di reazione in caso di una minaccia nucleare, i vertici del SAC decisero di mantenere un’aliquota di velivoli – che variava da un minimo di 12 velivoli ad un massimo di 66 unità durante la Crisi dei missili di Cuba – continuamente in volo su tre rotte diverse.  Queste unità venivano armate con testate nucleari e erano pronte ad attaccare qualora si fosse presentata tale necessità. Tuttavia, in seguito alla perdita di due velivoli armati con testate nucleari, questo schieramento di forze fu sospeso a partire dal 1968.

Ben presto però, nonostante l’impiego intenso al quale furono sottoposti questi aerei da parte dell’USAF, già verso la fine degli anni cinquanta divennero evidenti i limiti maggiori di questo progetto. Pur tenendo conto che il B-52 era all’epoca il bombardiere più avanzato a disposizione dell’USAF, esso risultava particolarmente vulnerabile a causa della sua bassa velocità. Si valutò quindi subito la possibilità di fare operare questi velivoli a bassa quota, ma ben presto la struttura della fusoliera e delle ali, che non era stata concepita per tale scopo, cominciò a mostrare i primi segni di affaticamento, fatto che spinse i progettisti a dotare tutti i velivoli prodotti dalla serie G in poi di una fusoliera rinforzata.

I contemporanei

Giugno 1955: consegna del primo B-52B
B-52H parcheggiato di fianco alla sua controparte, dapprima sovietica, ora russa, Tu-95 Bear-H. Sullo sfondo un Antonov An-124 Ruslan da trasporto in livrea bianca.

Il successo del B-52 dipese per una buona parte dai motori turbogetto del tipo Pratt & Whitney J57 che furono impiegati su questo velivolo. Seppure il B-52 non fosse il primo bombardiere ad essere stato dotato di motori a getto, senza di essi ben presto si sarebbe dovuta avviare la progettazione di un nuovo velivolo ed il B-52 sarebbe stato ritirato dal servizio al più tardi a metà degli anni settanta. Al contrario, il progetto della Boeing seppe interpretare con lungimiranza le esigenze dell’USAF in quel periodo. Le soluzioni tecniche non eccessivamente complesse permisero inoltre l’acquisizione di un numero considerevole di velivoli e limitarono i costi di produzione e mantenimento.

Fondamentale nella fase di progettazione fu l’esperienza accumulata dalla ditta Boeing durante la seconda guerra mondiale nella produzione di bombardieri. A partire dalla fine dagli anni trenta il successo dei suoi due bombardieri B-17 e B-29 garantì una posizione leader nella produzione di bombardieri, che mantenne fino al 1960.Con l’avvento dei bombardieri supersonici però Convair e North American Aviation, che vantavano maggiore esperienza in questo settore, poterono aggiudicarsi nuovamente la costruzione di nuovi bombardieri quali il B-58 Hustler ed il North American XB-70 Valkyrie facendo di fatto sparire la Boeing da questo settore.

Di fatto però l’epoca dei bombardieri strategici era ormai terminata, come avrebbe dimostrato la successiva cancellazione del programma del B-70, in quanto la loro efficienza rispetto ai missili ICBM di nuova generazione era inferiore. Lo sviluppo dei missili balistici Minuteman 3 pose la fine dello sviluppo di nuovi bombardieri e fece sì che l’USAF concentrasse le proprie risorse nello sviluppo di nuovi sistemi d’arma, che potevano vantare raggi d’azione maggiori e necessitavano di una manutenzione inferiore.

Dal punto di vista militare invece il B-52 ricoprì sia il ruolo di bombardiere strategico che di bombardiere convenzionale adattandosi ad un’ampia gamma di ruoli. Nonostante ben presto fossero evidenti i limiti di questo velivolo, che non poteva raggiungere velocità supersoniche, il B-52 fu l’unico bombardiere del dopoguerra di queste dimensioni ad essere stato prodotto su così larga scala. La stessa Unione Sovietica infatti non riuscì a produrre un velivolo equivalente al B-52. Sia il Tupolev Tu-95 che il Myasishchev M-4 erano da un certo punto di vista inferiori al B-52: il primo perché sprovvisto di motori a gettoed il secondo perché i motori a getto dei quali disponeva non gli permettevano di disporre della stessa autonomia del B-52.

Nonostante il rapido progresso tecnologico degli anni sessanta e settanta, i B-52 parteciparono a tutte le operazioni militari dalla Guerra del Vietnam in poi, operando sia come bombardiere ad alta quota che come velivolo adibito a bombardamenti di precisione. Oggi tutti i B-52 veterani della Guerra del Vietnam e della Guerra del Golfo – i modelli B-52D e B-52G – sono stati ritirati e le successive operazioni sono state condotte con l’ausilio dei B-52H. Dall’inizio del nuovo millennio e probabilmente fino al 2040, tutti i B-52H saranno schierati in 2 basi aree, presso la Barksdale Air Force Base in Louisiana con il 2° Bomb Wing e presso la Minot Air Force Base in North Dakota con il 5° Bomb Wing.

Oggi il B-52 è con i suoi oltre 50 anni di servizio il velivolo più anziano ancora in servizio nell’USAF. Questo straordinario risultato dipese però in buona parte anche dello scarso successo dei principali progetti sviluppati per fornire un degno successore del B-52, dal momento che nessuno di essi è stato in grado di offrire una valida alternativa al B-52 in termini di capacità di carico (troppo modeste nel caso del B-58 Hustler), di costi di produzione (Rockwell B-1 Lancer e Northrop-Grumman B-2 Spirit), e di opportunità politica (come nel caso del North American XB-70 Valkyrie)

Strategic Air Command

Stemma del SAC

 

Un B-52D mentre viene rifornito da un Boeing KC-135 Stratotanker.

Per tutto il periodo della Guerra fredda il B-52 fu la spina dorsale del SAC, dal momento che nessun altro velivolo in dotazione all’USAF poteva vantare una flessibilità paragonabile a quella del B-52. Inoltre questo aereo fu dalla metà degli anni sessanta in poi, dopo che i B-47 Stratojet furono radiati dal servizio, fino alla fine della guerra fredda, l’unico bombardiere in servizio nell’USAF prodotto su larga scala. Capace di compiere missioni sia ad alta quota che a bassissima quota, il B-52 poteva essere armato sia con armi di tipo convenzionale che con armi nucleari e poteva inoltre anche essere impiegato come ricognitore a lungo raggio o come velivolo per la guerra elettronica. Ciò spinse l’USAF ad ordinare la costruzione di oltre settecento esemplari di questo velivolo, che hanno sicuramente visto il loro periodo di utilizzo più intenso negli anni sessanta e settanta, quando un terzo della flotta complessiva si trovava sempre armata e pronta al decollo su apposite Alert Strips accanto alla pista di decollo.

In grado di compiere missioni che duravano oltre le 24 ore, fu schierato dal SAC nei momenti più caldi della Guerra fredda, come ad esempio durante la crisi dei missili di Cuba, quando ben 66 bombardieri si trovavano continuativamente in volo pronti a sferrare in caso di pericolo un attacco preventivo contro gli avamposti sovietici. Ciò nonostante, pur tenendo conto degli enormi sforzi fatti dall’USAF per mantenere la propria flotta di B-52 al passo con il rapido progresso della tecnologia degli anni sessanta, già intorno al 1965, ad appena 4 anni dalla consegna dell’ultimo esemplare costruito, il B-52 poteva considerarsi ormai completamente obsoleto. Questo non impedì però che i B-52 rimanessero in servizio attivo fino alla fine della Guerra fredda e continuassero a rappresentare uno dei deterrenti nucleari più importanti messi in campo dall’USAF.

Analogamente a quanto era avvenuto durante la Guerra dei sei giorni sei anni prima, anche in occasione della guerra dello Yom Kippur nell’ottobre del 1973 l’intera flotta di B-52 venne messa in stato di allerta. Su ordine dell’allora ministro della difesa Melvin Robert Laird, al fine di evitare un possibile intervento dell’Unione Sovietica a favore di Egitto e Siria, una consistente aliquota di B-52 fu schierata come deterrente lungo delle rotte al confine con lo spazio aereo sovietico.

Con la fine della Guerra fredda il Strategic Air Command è stato sciolto ed al suo posto è stato creato lo Strategic Command, che è un comando congiunto composto da membri della marina e dell’aeronautica. In seguito a tale modifica il comando della flotta aerea dei B-52 è stato assegnato all’Air Combat Command, che è sotto diretto controllo dell’USAF.

Guerra del Vietnam

B-52D durante un bombardamento in Vietnam

Il battesimo del fuoco del B-52 avvenne nel giugno 1965 in Vietnam, nel corso dell’Operazione Arc Light, durante i bombardamenti a tappeto in supporto delle forze sudvietnamite contro i combattenti comunisti infiltrati. In sei mesi i B-52 dislocati nel sud est asiatico portarono a termine più di 100 missioni di bombardamento e entro la fine dell’anno, i B-52 avevano sganciato nel sud-est asiatico una media di 8 000 tonnellate di bombe al mese. In tale occasione si evidenziarono però le carenze nell’addestramento al volo in formazione degli equipaggi, che causarono alcuni gravi incidenti. Come molte altre sezioni dell’USAF anche i piloti dei B-52 che all’epoca prestavano servizio nell’aeronautica militare erano perlopiù giovani piloti con poca o nessuna esperienza che operavano per la prima volta in un conflitto. Rispetto alla Guerra di Corea molti dei piloti veterani erano stati ormai congedati dal servizio, lasciando la maggiore parte degli stormi aerei privi di personale con sufficiente esperienza alle spalle. Se pure questo fattore abbia avuto un ruolo secondario rispetto agli stormi da caccia, dove invece l’inesperienza dei piloti era più marcata, con una conseguente maggiore perdita di apparecchi, specialmente nel corso dei primi giorni dell’operazione Linebacker II l’USAF risentì della mancanza di piloti capaci di operare all’interno di vasti stormi, causando non di rado inevitabili ritardi nel decorso delle operazioni a causa della scarsa coordinazione dei diversi equipaggi.

Complessivamente l’impiego attivo durante la Guerra del Vietnam durò dal giugno 1965 fino all’agosto 1973 e consistette in oltre 126 000 missioni di combattimento. I bombardieri decollavano dalle basi di Kadena sull’isola di Okinawa, da Andersen sull’isola di Guam e da U-Tapao in Thailandia. Nel 1967 l’uso dei B-52 raggiunse le 9 700 missioni compiute e nel 1968 i B-52 sganciarono quasi 60 000 tonnellate di bombe. Nel dicembre del 1972 e nel gennaio del 1973 i B-52 conquistarono la loro fama con i bombardamenti a tappeto durante l’operazione Linebaker II, per riportare il Vietnam del Nord al tavolo dei negoziati per il ritiro americano, mettendo di fatto in ginocchio l’industria bellica nordvietnamita. In soli dodici giorni, i B-52 dispiegati volarono oltre 729 missioni sganciando oltre 15 237 tonnellate di esplosivo.Durante questa operazione ci fu però anche il maggior numero di B-52 abbattuti, 15 in tutto, ma a fronte di una difesa aerea concentrata ed avanzata.

Complessivamente, in Vietnam, andarono persi 24 B-52 di cui 7 per incidenti in rotta di avvicinamento e 17 abbattuti dal fuoco nemico. Dei 17 aerei andati persi a causa del fuoco nemico, 15 caddero durante l’operazione Linebacker II.

Nonostante le pesanti perdite subite da parte dei bombardieri impiegati durante l’operazione Linebaker II nei cieli del Vietnam del Nord, questo aereo dimostrò di essere all’altezza della situazione, specialmente se il numero di velivoli persi viene rapportato al numero di missili lanciati dai nordvietnamiti nel tentativo di abbattere i B-52. Nel corso della sola notte del 26 dicembre 1972 furono lanciati più di 950 SAM. Ciò nonostante nel corso dell’intera Operazione Linebacker II solo 24 B-52 furono colpiti e di questi solo 15 furono abbattuti. Infine, dei 15 velivoli abbattuti, 10 precipitarono in territorio nordvietnamita (61 uomini d’equipaggio, di cui 28 morti e 33 sopravvissuti, presi prigionieri e poi riconsegnati), mentre i restanti 7 B-52 precipitarono al di fuori dei confini del Vietnam del Nord.

Torretta di coda di un B-52 con le quattro mitragliatrici calibro .50 BMG. Durante la guerra del Vietnam, gli Stratofortress furono accreditati di due abbattimenti con queste armi.

Dei 7 B-52 precipitati per incidenti prima di raggiungere la destinazione si è a conoscenza dei seguenti eventi:

  • Il 18 giugno 1965, due B-52F decollati da Guam, prima dell’attacco, in attesa dei KC-135A per il rifornimento in volo collidono in aria: dei 12 membri dei due equipaggi, 4 sopravvivono e 8 restano uccisi.
  • Il 6 luglio 1967, due B-52D collidono in cielo sul Mar Cinese meridionale vicino a Saigon, mentre stavano cambiando il leader della formazione. Dei 13 membri degli equipaggi, 7 sopravvivono mentre 6 restano uccisi.
  • L’8 maggio 1969, un B-52D in decollo da Andersen AFB in seguito ad una brusca virata a destra precipita in mare causando la morte di tutti sei i membri dell’equipaggio
  • Il 28 luglio 1969, sempre presso la Andersen AFB un B-52D precipita subito dopo il decollo causando la morte di tutti e 6 i membri dell’equipaggio.
  • L’8 luglio 1972, un B-52G precipita nel mare delle Filippine per un cedimento strutturale causato da un’errata manovra dei piloti: si lanciano tutti i 6 membri dell’equipaggio, ma uno muore mentre gli altri 5 verranno recuperati.

Il 22 novembre 1972 un B-52D (55-0110) venne colpito per la prima volta da un missile SAM durante un bombardamento sopra la città vietnamita di Vinh. L’equipaggio abbandonò il velivolo sopra i cieli della Thailandia, quando un possibile rientro alla base aerea più vicina parve ormai impossibile. Questo è il primo velivolo andato perso a causa di fuoco nemico.

Dal 9 aprile 1972 al 14 gennaio 1974, altri 16 B-52 di cui 15 B-52D e un B-52G furono colpiti dai SAM sul Nord Vietnam, ma tutti questi aerei, nonostante i danni subiti, riuscirono a rientrare alle loro basi di appoggio. In Vietnam i B-52 riuscirono anche ad abbattere 2 MiG con le mitragliatrici di coda, uno il 24 dicembre 1972[72] e il secondo in un’altra occasione, ma almeno uno dei B-52 persi è stato abbattuto da un MiG-21 (pilotato da Pham Tuan) il 27 dicembre 1972 su Hoa Binh.

Incidenti con armi nucleari a bordo

Il primo incidente che provocò la perdita di un B-52 armato con armi nucleari avvenne il 15 ottobre 1959 nei pressi di Hardinsberg in Kentucky, quando un B-52 decollato dalla Columbus Air Force Base andò perso a causa di una collisione con un KC-135. I quattro membri dell’equipaggio poterono eiettarsi ma morirono nell’impatto mentre le due testate a bordo del velivolo furono parzialmente recuperate.

Un secondo velivolo sempre con due testate nucleari a bordo andò perso il 24 gennaio 1961 nei pressi di Goldsboro in North Carolina a seguito di un guasto all’alimentazione di uno dei motori. Le due testate del tipo MK 39 che si trovavano a bordo del velivolo furono paracadutate e una delle due poté essere ritrovata mentre la seconda sparì in una zona paludosa e non fu più rinvenuta. Dei cinque membri dell’equipaggio solo due sopravvissero. Sempre lo stesso anno due mesi più tardi il 14 marzo a causa dell’improvvisa depressurizzazione avvenuta all’interno della cabina il pilota di un B-52 si vide costretto a scendere di quota. A causa del consumo maggiore alle basse quote non poté però raggiungere il proprio aeroporto di destinazione e dovette procedere ad un atterraggio d’emergenza nei pressi di Yuba City in California.

Una delle bombe all’idrogeno modello B28RI recuperata sul fondo del mare dopo l’incidente di Palomares in Spagna del 17 gennaio 1966.

Un secondo episodio simile avvenne il 13 gennaio 1964 nei pressi di Cumberland nel Maryland, quando un B-52D decollato dalla Westover Air Force Base precipitò a causa di una serie di turbolenze che causarono un cedimento strutturale. In quel caso entrambe le testate poterono essere recuperate mentre tre membri dell’equipaggio morirono. Un ulteriore velivolo andò perso il 17 gennaio 1966 nei pressi di Palomares in Spagna. Anche in quel caso la causa era stata una collisione durante la fase di rifornimento con un KC-135. Delle 4 testate nucleari a bordo solo due furono recuperate dal momento che le restanti due furono completamente distrutte nell’impatto.

Due anni più tardi il 21 gennaio 1968 avvenne l’ultimo incidente con un B-52 armato con armi nucleari, quando a 11 chilometri a sud della Base aerea di Thule in Groenlandia precipitò un B-52 con quattro testate nucleari a bordo. Tre delle quattro bombe poterono essere almeno parzialmente recuperate mentre la quarta non venne mai ritrovata, anche se ne fu annunciato il ritrovamento 11 anni più tardi per evitare allarmismo. In entrambi gli ultimi due incidenti ci fu una forte dispersione di materiale radioattivo nell’ambiente circostante, che rese necessarie vaste opere di bonifica, le quali furono finanziate dal governo statunitense. A causa della contaminazione da materiale radioattivo, gli strati superiori del terreno dovettero essere completamente asportati e trasportati in un’apposita discarica speciale situata negli Stati Uniti, dove tuttora si trovano.

Il 30 agosto 2007 un B-52 stazionato presso Minot Air Force Base in North Dakota è decollato, per la prima volta dopo 40 anni, con a bordo sei missili da crociera del tipo AGM-129 ACM armati con altrettante testate nucleari. Tuttavia tale armamento non era previsto ed era stato imbarcato per errore. Solo al rientro il personale di terra si accorse del disguido.

Trattato START

Davis-Monthan Air Force Base

Come potenziale vettore per il trasposto di armi nucleari, anche i B-52 rientrano negli accordi START e alla fine della guerra fredda si decise di ridurre sensibilmente il numero di velivoli in servizio. Pertanto tutti velivoli radiati definitivamente dal servizio vengono trasferiti alla Davis-Monthan Air Force Base in Arizona dove si trova il Aerospace Maintenance and Regeneration Center (AMARC). L’AMARC ha quindi il compito di smantellare questi velivoli recuperando prima della definitiva demolizione tutte le parti riutilizzabili e rivendendo a fine smantellamento i metalli ricavati dal processo di rottamazione. Tuttavia ai fini del trattato START tutti i velivoli rottamati devono rimanere per almeno 90 giorni dopo la loro rottamazione all’aperto, affinché i satelliti spia russi possano effettivamente constatare la loro demolizione.

Desert Storm

Video sui B-52 Stratofortress.

Nel 1991, dopo 19 anni durante i quali i B-52 non furono mai impiegati in operazioni militari, 80 B-52G parteciparono all’Operazione Desert Storm compiendo bombardamenti a tappeto e di precisione contro le difese e concentrazioni di truppe irachene dislocate in Iraq e in Kuwait, portando a termine anche missioni a bassa quota contro le forze armate irachene, soprattutto sulle colonne di carri armati.

La prima missione venne effettuata il 17 gennaio 1991 con l’ausilio di sette B-52G decollati il giorno prima dalla base aerea di Barksdale Air Force Base in Louisiana, i quali attaccarono 35 postazioni nemiche. Il compito principale dei B-52 durante l’operazione Desert Storm fu quello di indebolire le difese irachene, affinché le forze della coalizione potessero avanzare trovando la minore resistenza possibile. In tale occasione i velivoli operarono scortati da caccia F-15 ed F-16. Ciò nonostante i B-52 non riuscirono ad essere efficaci quanto il comando americano sperava. Molti bombardamenti a tappeto ebbero scarsa efficacia dal momento che non impiegavano bombe di precisione, disperdendo la propria potenza di fuoco in vaste aree desertiche. Inoltre gli equipaggi dei B-52 erano stati addestrati per missioni con armi nucleari a bassa quota dove non era richiesta una precisione eccessiva. Complessivamente i B-52 volarono 1 620 missioni durante la prima guerra del Golfo, portando a termine il 3% delle missioni ma sganciando il 30% delle bombe impiegate durante l’intero conflitto.

I B-52 durante queste operazione si assicurarono anche un nuovo record; la più lunga missione aerea della storia. Decollati dalla Barksdale Air Force Base negli Stati Uniti d’America, bombardavano l’Iraq percorrendo in tutto 25 750 km in 35 ore e ritornando operativi pronti per una nuova missione dopo sole 18 ore dal loro rientro.

In tale occasione si verificò anche la perdita di un aereo di ritorno da una missione. Tuttavia la perdita dell’aeromobile non fu imputabile al fuoco nemico, ma fu causata da un guasto o da un errore umano. Resta comunque degno di nota il fatto che a partire dalla fine della guerra del Vietnam, tutti gli aspetti relativi alle missioni condotte con l’ausilio dei B-52 e altri bombardieri, vengono sempre meno divulgati dalle autorità militari.

I B-52 riuscirono tuttavia a imporsi sulle difese nemiche, riuscendo ad annientare in pochi giorni quasi tutto l’apparato di difesa antiaerea dell’Iraq.

L’incidente della Fairchild Air Force Base

guarda video http://www.youtube.com/watch?v=fAhZPAKkWi8

Il B-52 precipitato sulla Fairchild AFB pochi secondi prima dell’impatto. Le ali sono praticamente perpendicolari al suolo a causa dello stallo in virata e si nota il portello del copilota espulso nel tentativo di avviare la sequenza di abbandono dell’aereo.

Il 24 giugno 1994, un B-52, identificativo radio Czar 52, si schiantò al suolo nelle vicinanze della pista della Fairchild Air Force Base nel corso di un’esercitazione in previsione di un air show. Nell’incidente, morirono tutti e quattro i membri dell’equipaggio dell’aereo, mentre non vi furono feriti a terra. Dai risultati dell’indagine sull’incidente, è emerso che il pilota comandante del velivolo, aveva ecceduto i limiti stabiliti da progetto per i parametri di volo e aveva perso il controllo. Come effetto, Il B-52 incorse in uno stallo in virata (detto anche stallo accelerato), impattando al suolo con le ali disposte quasi perpendicolari al terreno. I momenti finali e l’impatto furono registrati da un video amatore e trasmessi ripetutamente nelle varie televisioni degli Stati Uniti e del mondo.

L’inchiesta sull’incidente arrivò alla conclusione che la catena di eventi che avevano portato al disastro erano da imputare alla personalità e al comportamento del comandante dell’aereo, alle politiche dei suoi superiori, alle reazioni (o alla mancanza di reazioni) da parte degli altri membri dell’equipaggio, oltre che alla mera sequenza di eventi succedutasi prima dell’incidente di volo. Oggi, questo disastro è utilizzato negli ambienti dell’aeronautica militare e dell’aviazione civile come un “caso da manuale” per l’insegnamento della gestione delle relazioni tra membri di un equipaggio. Inoltre, l’incidente è spesso utilizzato dall’USAF, e dalle altre aeronautiche militari durante i corsi di sicurezza del volo, come esempio dell’importanza del rispetto delle norme di sicurezza e di come vada corretto il comportamento di chi viola le procedure di sicurezza.

Il 21 luglio 2008 un B-52 dello stormo di Barksdale, distaccato presso la base aerea di Andersen sull’isola di Guam, è precipitato in mare, causando la morte di tutti e 6 i membri dell’equipaggio.

Operazioni in Kosovo

Durante Operazione Allied Force in Kosovo nel corso del 1999 furono impiegati 11 B-52 che hanno compiuto complessivamente tra le 184 e le 270 missioni, decollando dalle proprie basi aeree situate in Gran Bretagna e sganciando oltre 11 000 bombe sulle postazioni serbe e su bersagli strategici.Ai B-52 impiegati è spettato inoltre l’onere di sparare i primi colpi della guerra con il lancio di missili AGM-86 ALCM contro le principali postazioni di difesa aerea jugoslava, dimostrando però in tale occasione parecchi problemi dovuti in buona parte all’età dei missili e all’anzianità della cellula, che limitava la capacità di imbarcare i missili per questioni di affaticamento.

Operazioni in Afghanistan

B-52H durante un rifornimento in volo nei cieli dell’Afghanistan

A partire dal 7 ottobre 2001 un’aliquota di B-52 partecipò anche ai “bombardamenti a tappeto” sulle postazioni talebane nell’ambito della Operazione Enduring Freedom, con lunghe missioni in partenza dalla base di Diego Garcia nell’Oceano Indiano. In tale occasione si utilizzò per la prima volta bombe a guida GPS del tipo JDAM

Complessivamente parteciparono 10 velivoli del tipo H che compivano circa 5 missioni al giorno, percorrendo tra andata e ritorno dalla base di appoggio Diego Garcia oltre ottomila chilometri. Nel corso di questa campagna militare ai B-52 impiegati venivano assegnati degli obiettivi che dovevano essere attaccati per primi. Dopo aver portato a termine la loro missione i bombardieri restavano in stato di allerta all’interno dei quadranti loro assegnati, pronti ad attaccare nuovamente non appena fosse stato necessario.

Il tiro in questo caso veniva diretto da terra e mediamente ogni B-52, una volta raggiunta la propria zona operativa, era in grado di attaccare un nuovo obiettivo in meno di venti minuti. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, l’efficacia di queste operazioni è stata inaspettatamente alta, a dispetto del basso livello tecnologico degli Stratofortress, se paragonati agli altri bombardieri statunitensi delle generazioni successive. In tale occasione, l’impiego di bombe guidate ha portato a risultati sorprendenti pur tenendo conto che i B-52 hanno portato a termine esclusivamente bombardamenti da alta quota condotti con le tecnologie e le armi dei conflitti precedenti. Alcune fonti stimano inoltre che quasi l’80% delle bombe impiegate sia stata lanciata dai B-52.Per una valutazione approssimativa della percentuale di errore, non si dispone di stime esatte degli effetti sulla popolazione civile, ma sono comunque riportati almeno due episodi nel avvenuti nel corso del dicembre 2001 e del luglio 2002, in cui i B-52 hanno causato, insieme con altri velivoli ed elicotteri, la morte di 150 civili e il ferimento di molti altri. La tipologia del conflitto rende difficile comunque arrivare a considerazioni tecniche sulla reale efficacia di queste azioni, tenendo esclusivamente conto delle dichiarazioni del Pentagono, secondo il quale si trattava di obiettivi legittimi.

Seconda Guerra del Golfo

A partire dal marzo 2003 un’aliquota di circa 28 B-52H ha partecipato alla Seconda guerra del Golfo nell’ambito della missione Iraqi Freedom. I velivoli che vi parteciparono utilizzarono, analogamente alla Operazione Enduring Freedom, bombe JDAM a guida GPS e bombe a guida laser del tipo AN/AAQ-28.

B-52 al servizio della NASA

NB-52A con X-15

Complessivamente alla NASA furono consegnati tre B-52, che si succedettero l’un l’altro a partire dal 1959. Questi velivoli operarono principalmente nel ruolo di mothership, con il compito di trasportare ad alta quota velivoli e razzi per effettuare test. Nonostante i velivoli fossero stati messi a disposizione della NASA, essi mantennero i numeri di matricola dell’USAF e rimasero ufficialmente in possesso dell’aeronautica, anche se il loro nome era stato modificato da B-52 a NB-52.

Il primo velivolo ad essere consegnato era un B-52A, che aveva il numero di matricola 52-003.   Fu messo a disposizione dell’agenzia per trasportare l’X-15, un velivolo sperimentale per lo studio del comportamento di volo ad altissime velocità. Per poter trasportare questo aerorazzo, il B-52 venne dotato di un pilone subalare al disotto di una delle due ali e parte di quest’ultima dovette essere modificata per fare posto al timone di coda dell’X-15. Il primo volo fu effettuato il 10 marzo 1959 presso la Edwards AFB in California.

Nello stesso anno fu consegnato alla NASA il secondo aereo, un B-52B con numero di matricola 52-008. Con questo secondo velivolo furono effettuati i restanti 140 voli dell’X-15, mentre il primo B-52 fu ritirato e riconsegnato all’USAF. In seguito questo velivolo partecipò a tutti i restanti progetti, rimanendo a disposizione dell’agenzia spaziale fino al 2004, quando fu sostituito da un bombardiere della serie H anche questo dato in prestito alla NASA da parte dell’USAF. L’ultimo volo con l’NB-52B fu effettuato il 17 dicembre 2004 per il progetto Boeing X-43, dopodiché l’aereo venne riconsegnato all’USAF. Al momento della riconsegna il velivolo era l’apparecchio più vecchio della famiglia dei B-52 ancora in servizio nell’USAF e contemporaneamente quello con meno ore di volo.

Come rimpiazzo per il B-52B radiato dal servizio, il 30 giugno 2004 fu infine consegnato il terzo ed ultimo velivolo di questo tipo alla NASA. Si tratta di un B-52H costruito nel 1961, con numero di matricola 61-0025. che si trova tuttora in servizio come aereo madre per velivoli sperimentali.

Record

Il tragitto intorno al mondo percorso dai B-52B nel 1957.

Nel corso della sua lunghissima vita operativa il B-52 ha stabilito diversi record. Molti di questi furono conquistati nei primi anni sessanta, quando il B-52 faceva ancora parte degli aerei più moderni a disposizione dell’USAF. Alcuni di questi record furono poi successivamente superati da altri velivoli, dotati di motori che permettevano loro prestazioni maggiori, altri invece, come ad esempio quello stabilito nel corso della prima guerra del golfo, durante la quale i B-52 portarono a termine le missioni continuative più lunghe mai condotte nel corso di un conflitto, sono a tutt’oggi ancora insuperati.

Il primo record stabilito da un B-52 fu conquistato il 24 novembre 1956, quando nell’ambito della operazione Quick Kick 4 B-52B del 93rd BW e quattro B-52C del 42nd BW

I tre B-52B che effettuarono il volo intorno al mondo fotografati presso la Castle AFB nel 1957 poche ore prima del loro decollo.

ricoprirono in un unico volo non stop un tragitto di 25 000 km in sole 31 ore e 30 minuti circumvolando l’intero confine degli Stati Uniti. Successivamente nel 1957 il record stabilito dagli otto B-52 fu superato da tre B-52B che grazie all’ausilio di una serie di rifornimenti in volo effettuati da aerei a propulsione a getto e non più da vecchi KC-97 Stratotanker dotati di sola propulsione a elica, decollarono dalla Castle Air Force Base ed effettuarono la prima circumnavigazione del globo senza scalo facendo ritorno alla base di partenza dopo aver percorso complessivamente un tragitto di 39 165 km in sole 45 ore e 19 minuti. Tale prestazione assicurò inoltre al 93rd Bomb Wing l’assegnazione del Mackay Trophy.

Ulteriori due record furono invece stabiliti il 26 settembre 1958 da altrettanti B-52. Lo stesso giorno, un B-52D che percorse un tragitto di 10 000 km ad una velocità media di 902 km/h e sempre lo stesso giorno un secondo B-52D stabilì un secondo record su di un tragitto ad anello chiuso di soli 5 000 km, percorrendo quest’ultimo ad una velocità media di 962 km/h. Il 14 dicembre 1960 un B-52G stabilì poi un record di autonomia, percorrendo 16 227 km in 19 ore e 44 minuti senza alcun rifornimento in volo. Infine questo record fu superato due anni più tardi il 10 gennaio 1962 da un B-52H che percorse il tragitto dalla Kadena Air Force Base sull’isola di Okinawa alla Torrejon Air Base in Spagna senza alcun rifornimento in volo.

Il B-52 come piattaforma di ricerca per nuovi carburanti

B-52H in fase di decollo

Con il costante aumento del costo dei combustibili fossili, l’USAF ha preso in considerazione a partire dal settembre del 2006 lo sviluppo di un nuovo tipo di combustibile per la propria flotta aerea la cui base non derivi dagli idrocarburi fossili. In collaborazione con la Syntroleum l’USAF ha quindi sviluppato e successivamente testato un B-52 presso la Edwards Air Force Base utilizzando una miscela al 50% di avio cherosene misto al nuovo propellente, che fu iniettata in due degli otto motori turbogetto.

In seguito al successo conseguito nel corso del primo test, lo stesso anno il 15 dicembre 2006 un secondo B-52 è stato testato dopo essere stato rifornito con il nuovo combustibile. Questa volta però il carburante fu utilizzato con successo in tutti e otto i motori turbogetto. Infine 8 agosto 2007 l’USAF ha dato dopo una serie di studi il proprio nulla osta all’utilizzo del nuovo tipo di carburante su tutti i B-52H in servizio con l’aviazione militare. L’intento dell’USAF con questo progetto è quello di ridurre entro il 2016 del 50% la dipendenza dai combustibili fossili.

Futuro

Nonostante l’USAF abbia già avviato da anni studi di realizzazione per la sostituzione dei B-52 con sistemi d’arma più moderni, il ritiro dei B-52 non è previsto prima del 2040, quando gli aerei ancora in servizio avranno ormai quasi 80 anni. Nel frattempo tutti i velivoli ancora operativi vengono ciclicamente sottoposti a operazioni di manutenzione e ammodernamento presso la Tinker Air Force Base in Oklahoma.

Nonostante l’anzianità di questi aerei è prevedibile che l’aeronautica militare statunitense continui a fare affidamento sul B-52 per coprire il ruolo di bombardiere tattico, da impiegare in conflitti contro avversari dotati di una modesta capacità antiaerea. Anche la tipologia di missioni che i B-52 andranno a compiere in futuro risulteranno drasticamente diverse da quelli per le quali l’aeroplano fu originariamente progettato. Risulta infatti probabile che i B-52 verranno sempre più spesso impiegati per bombardamenti di precisione contro singoli obiettivi, mentre si farà sempre meno affidamento ai bombardamenti a tappeto.

Nel luglio del 2008 è iniziata la radiazione di diciotto B-52H, ed il 24 luglio 2008 il primo di questi 18 velivoli è stato trasferito dalla Barksdale Air Force Base all’AMARC. Sempre a partire dalla stessa data è prevista la radiazione di un aereo ogni due settimane, alternativamente tra le basi di Minot e Barksdale, per arrivare a ridurre il numero di B-52 in servizio da 94 a 76.

Versioni

Modifiche apportate ai timoni di coda dei vari modelli

Complessivamente furono costruite, a partire dal marzo 1954 e fino al 1960, 744 unità in nove varianti differenti. In tabella sono illustrati il numero di velivoli prodotti, il periodo e l’anno di radiazione dal servizio per ogni singola variante.

Modello Esemplari Costruiti Radiati
entro il
XB-52 2
(1 ridesignato YB-52)
1949 prototipi
B-52A 3 1954 1969
B-52B 50, 27 dei quali in versione RB-52B 1954 1966
B-52C 35 1956 1971
B-52D 170 1956 1983
B-52E 100 1957 1970
B-52F 89 1958 1978
B-52G 193 1958 1994
B-52H 102 1960 ancora
in servizio
NB-52 3
(1 B-52A, 1 B-52B e 1 B-52H riconvertiti)
messi a disposizione della NASA
e usati come aerei madre
1959
1961
solo uno
ancora
in servizio
Totale 744    
XB-52

Il primo prototipo, matricola 49-230, venne completato il 29 novembre 1951. Durante i test a terra, durante una prova di tenuta al sistema pneumatico (che comandava gli attuatori idraulici e le turbine degli alternatori), un difetto del circuito dell’aria compressa spillata dai reattori comportò danni estesi al bordo d’uscita dell’ala. Le operazioni di riparazione e messa a punto comportarono diversi ritardi, cosicché l’XB-52 effettuò il primo volo solo il 2 ottobre 1952, sei mesi dopo il secondo prototipo. Le differenze tra i due velivoli erano minime, il primo esemplare era privo di torretta e adottava 3 diruttori per semiala. Implementava anche l’impennaggio verticale ripiegabile a destra, di modo da consentire lo stivaggio negli hangar standard dell’USAF. Il velivolo venne poi trasferito al Wright Air Development Center, Wright-Patterson Air Force Base, Ohio, dove venne impiegato come banco di prova volante per testare i turbogetti Pratt & Whitney J75. Le coppie di motore esterne vennero sostituite da un J75 ciascuna.

YB-52
L’YB-52 fotografato durante uno dei suoi primi voli

Il secondo prototipo, matricola 49-231, era stato ordinato originariamente come XB-52. Rispetto al primo prototipo si differenziava per l’adozione di 6 diruttori per semiala e dei flaperon come superfici mobili. Venne installata anche la torretta posteriore con 2 cannoni da 20 mm. Sui motivi che spinsero a cambiare la designazione in YB-52, da XB-52, prototipo sperimentale a YB-52, prototipo di preserie esistono due distinte versioni. Da una lato, le modifiche volute dalla Boeing, che seppur minime rispetto al primo prototipo, comportarono l’installazione di equipaggiamento operativo (come la torretta di coda). Di contro vi era la necessità di finanziamenti da parte del Logistics Command, che non era autorizzato a sovvenzionare prototipi sperimentali, caratterizzati dalla lettera X. Visto che l’XB-52 era in riparazione, fu il secondo prototipo a compiere il primo volo il 15 aprile 1952. Sebbene i test si fossero rivelati subito positivi, venne deciso di modificare la sezione frontale della fusoliera per ospitare pilota e copilota in tandem, venendo incontro alle richieste del generale Curtis E. LeMay, comandante dello Strategic Air Command. La radicale modifica venne adottato fin dal primo B-52A e non dal 14° esemplare come previsto originariamente. L’YB-52 venne infine trasferito al National Museum of the United States Air Force nella Wright-Patterson Air Force Base, Ohio il 27 gennaio 1958. Prima della musealizzazione il velivolo venne smantellato a metà degli anni sessanta nell’ambito dei programmi di riqualificazione dei paesaggi avviati dalla First Lady Lady Bird Johnson .

B-52A
Uno dei tre B-52A prodotti

La versione A del B-52 fu la prima ad andare in produzione, a partire dal modello che portava il numero di matricola 464-201-0. Degli originari 13 esemplari previsti ne furono tuttavia completati solo tre, mentre i restanti 10 furono successivamente inglobati nel secondo lotto B. Rispetto ai due primi prototipi XB-52 e YB-52, gli esemplari delle serie A disponevano di una fusoliera lievemente modificata. I piloti, come in tutte le serie successive, erano seduti uno accanto all’altro ed il mitragliere in coda al velivolo disponeva di una mitragliatrice M2 12,7 mm che poteva essere sganciata in volo in caso di pericolo, permettendo al mitragliere di mettersi in salvo. Inoltre i velivoli disponevano di una propulsione migliorata grazie ai nuovi motori a reazione modello J57-P-1W.

Il primo velivolo della serie A fu consegnato il 5 agosto 1954 ed a settembre dello stesso anno fu consegnato il terzo ed ultimo esemplare di questa prima variante.

B-52B
B-52B con colorazione bianca delle superfici inferiori a protezione dall’effetto termico in caso di detonazione nucleare.

La versione B fu la prima versione realmente concepita per operazioni militari, dal momento che i modelli della serie A erano stati utilizzati solo come velivoli di prova. Il peso a pieno carico era lievitato fino a 190 tonnellate e i reattori, ulteriormente potenziati, garantivano una spinta di ben 53,8 kN. Complessivamente ne furono ordinati 50 esemplari, 27 dei quali in versione RB-52B, che potevano montare una specie di cisterna al cui interno prendevano posto due operatori nel caso il velivolo avesse dovuto partecipare ad operazioni di ricognizione. Tuttavia tale dispositivo fu utilizzato solo saltuariamente, visto che il ruolo principale del velivolo era quello di bombardiere.

Il primo esemplare della versione B fu consegnato il 29 giugno 1955 al 93rd Heavy Bomb Wing all’epoca dislocato presso la Castle Air Force Base in California. Nonostante la sperimentazione intensiva alla quale furono sottoposti gli aerei di questa serie, i primi modelli erano affetti da una serie di problemi ed anomalie che costrinsero lo Strategic Air Command a sospendere tutti i voli dal 12 marzo 1956 fino all’agosto dello stesso anno. Nel 1966, in seguito alle eccessive spese di manutenzione ed ammodernamento necessarie per aggiornare gli aerei della serie B allo standard dei restanti velivoli, si decise di avviare la radiazione di tutti i velivoli di questo lotto.

B-52C

I velivoli costruiti in variante C erano pressoché identici ai velivoli della serie B, eccetto per il peso a pieno carico lievemente aumentato (a 204 tonnellate) e per dei serbatoi in grado di trasportare 11 360 litri di carburante. Complessivamente furono prodotti 35 esemplari, che rimasero in servizio fino al 1971.

B-52D
Un B-52D mentre viene sottoposto a manutenzione. Ben visibile la tipica livrea mimetica di questa serie, caratterizzata dal colore nero nella parte bassa della fusoliera

Questo modello è il più anziano ad essere stato utilizzato come bombardiere in operazione di guerra, dal momento che tutti i velivoli dei lotti precedenti non furono mai utilizzati in missione. Non fu però questa la prima serie di velivoli ad essere impiegati per bombardamenti (i velivoli della serie F furono i primi), dato che videro il battesimo di fuoco nei cieli del Vietnam solo a partire dall’aprile del 1966.

Questa variante fu la prima ad essere prodotto su larga scala, con ben 170esemplari consegnati all’USAF, tutti prodotti tra la primavera del 1956 e novembre del 1957, di cui 69 per la prima volta presso lo stabilimento di Wichita in Kansas. Seppure esteriormente il velivolo fosse rimasto identico ai modelli della serie C, rispetto ai modelli della serie C disponeva di un’elettronica migliorata e non poteva più essere utilizzato come velivolo da ricognizione.

La variante D fu il primo lotto di velivoli predisposti per missioni a bassa quota. Pertanto tutti i velivoli di questa serie erano equipaggiati con un radar per il volo a bassa quota ed erano armati con missili del tipo AGM-28 Hound Dog. Successivamente tale armamento venne predisposto su tutti i modelli di B-52 e a partire dal 1963 ogni velivolo in servizio era in grado di operare anche a bassa quota.

Per migliorare la capacità di carico, tutti i modelli della serie D furono modificati (Big Belly) affinché potessero trasportare 27 tonnellate di bombe. La necessità di tale modifica era scaturita durante la Guerra del Vietnam, quando questi velivoli eseguivano larghi bombardamenti a tappeto per distruggere le vie di rifornimento dei Viet Cong. I velivoli di questa serie rimasero in servizio fino al 1983, anno in cui si iniziò a radiarli dal servizio.

B-52E
Un B-52 fu impiegato per testare il nuovo motore turbofan TF39-GE-1C sviluppato dalla General Electric

I velivoli della serie E sono tutti quelli prodotti a partire dal modello 464-259. Questi modelli disponevano di un sistema di navigazione per il bombardamento avanzato del tipo AN/ASQ-38, che fu però fonte di una serie di problemi.

Un B-52 della serie E fu anche utilizzato per testare i nuovi motori turbo fan TF39-GE-1C sviluppati dalla General Electric. Per l’occorrenza furono rimossi due dei motori JT3 e furono sostituiti da un TF39-GE-1C. Il TF39-GE-1C fu successivamente impiegato sul Lockheed C-5 Galaxy e sul Boeing 747.

In tutto furono prodotti 100 esemplari, dei quali 58 a Wichita. Il primo velivolo di questa variante fu consegnato il 3 ottobre 1957. Anche se alcuni di questi B-52 erano già stati ritirati a partire dal 1967. I velivoli della variante “E” rimasero in servizio fino al 1970.

B-52F
 

Cerimonia di presentazione del B-52F. In alto dettaglio della postazione di coda.

La serie F fu la prima dopo un lungo periodo a disporre di un nuovo motore a reazione del tipo J57-P-43W che garantiva una spinta massima di 61,2 kN. In tutto furono prodotti, a partire dalla fine del 1957 fino al novembre dell’anno seguente, 89 esemplari, 44 dei quali furono assemblati per l’ultima volta a Seattle, prima che la produzione del B-52 fosse trasferita definitivamente a Wichita.

I velivoli prodotti in variante “F” furono i primi ad essere impiegati in Vietnam. In vista del loro possibile impiego in quel teatro di guerra, l’USAF fece apportare a 74 aerei di questo modello una serie di modifiche per incrementare la capacità di carico. Grazie ai programmi di ammodernamento South Bay e Sun Bath gli aeromobili selezionati furono dotati di piloni sub alari grazie ai quali poté essere incrementata la loro capacità i carico di ulteriori 17 tonnellate. A partire dal 1965 questi aerei vennero poi dislocati nel sud est asiatico dove furono impiegati per una serie di bombardamenti, anche se a partire dal 1966 gli aerei della serie F furono sostituiti nel loro ruolo da quelli della serie D che potevano vantare una capacità di carico di ben 10 tonnellate superiore.

I B-52 della serie F furono anche i primi ad essere dotati di un sistema automatico per l’identificazione di perdite di carburante nei condotti e di un sistema ideato per prevenire la formazione di ghiaccio sulle superfici alari.

I velivoli di questo lotto furono tutti completamente radiati entro il 1978.

B-52G
B-52G in volo

Nonostante fosse prevista la sostituzione del B-52 con il B-58 Hustler, la variante “G” è il lotto con il maggiore numero di velivoli prodotti.

I velivoli in variante “G” si distinguono, oltre che per la loro lunghezza di 2,5 metri inferiore rispetto ai modelli precedenti e per un carico massimo al decollo lievemente superiore (221 tonnellate), principalmente per il timone di coda più basso. La serie G fu infatti la prima variante a ricevere modifiche riconoscibili dall’esterno e che non interessassero solamente i sistemi operativi del velivolo. Di fatto, sia per la versione G che per la versione H la ditta Boeing rimodellò il velivolo apportando varie migliorie all’intera cellula strutturale. Dal momento che specialmente le prime serie del B-52 soffrivano di affaticamento dei materiali a causa del loro impiego intensivo, con la serie “G” si affrontarono e risolsero questi problemi e la Boeing dimostrò di aver saputo far tesoro dell’esperienza accumulata con la produzione delle serie precedenti, modificando il velivolo a seconda delle esigenze. Infine, anche il raggio di azione fu decisamente migliorato, grazie ad ali di nuova concezione che disponevano di una capacità di carico maggiore e che di conseguenza consentivano di caricare più carburante.

I velivoli “G” furono anche equipaggiati con gli ingannatori ADM-20 Quail, missili in grado di generare un’eco radar uguale a quella del B-52 e che avevano il compito di confondere i sistemi di difesa nemici, creando falsi bersagli. Gli aerei in variante “G”, insieme a quelli variante “H”, sono risultati i B-52 con il periodo di servizio più lungo e, come i velivoli della variante successiva, sono stati sottoposti a varie opere di ammodernamento che spaziano dalla strumentazione di bordo fino ad arrivare ai motori a reazione, interessando di fatto quasi tutti i sistemi.

Nonostante i numerosi ammodernamenti ai quali furono sottoposti gli aerei di questa variante, tutti i velivoli del lotto “G” furono ritirati entro il 1994, dopo aver partecipato all’operazione Desert Storm.

B-52H
B-52H con la livrea mimetica prima dell’adozione dell’attuale grigio a bassa visibilità.

Quando alla fine del 1959 non era ancora disponibile nessun bombardiere in grado di sostituire il B-52, la ditta Boeing decise di avviare la progettazione di un nuovo lotto identificato dalla sigla H. Dotati dei nuovi motori a reazione TF33 sviluppati dalla Pratt & Whitney, i velivoli di questo lotto vantano un’autonomia maggiore prestazioni migliori rispetto agli aerei del lotto G. Il raggio d’azione fu ulteriormente incrementato fino a raggiungere i 16 000 km e le mitragliatrici in coda all’aereo del tipo M3 furono sostituite da un cannoncino del tipo M61 Vulcan a controllo remoto.

Il primo velivolo di questa serie, ricavato dalla modifica di un B-52G, volò per la prima volta il 6 marzo 1961. Complessivamente i velivoli consegnati all’USAF furono 102. Inoltre i velivoli di questa serie sono gli unici ad essere ancora in servizio a tutt’oggi. Per prolungare ulteriormente la durata della loro vita operativa, dal 1971 in poi tutti i velivoli della serie G ed H furono dotati di sistemi ottici, in modo da incrementare le capacità di volo a bassa quota. Sempre nello stesso periodo gli aerei della serie H vennero dotati dei nuovi missili AGM-69 SRAM, capaci di trasportare una testata nucleare. Dal 1980 in poi anche i sistemi per la navigazione furono sottoposti ad un ammodernamento, e a partire dal 1982 tutti i B-52 in servizio erano in grado di utilizzare missili del tipo Tomahawk. A partire dal 1990 in poi, su tutti i velivoli ancora in servizio fu rimossa la mitragliatrice di coda e dal 1992 l’AGM-154 Joint Standoff Weapon insieme al AGM-84 Harpoonfecero parte dell’assetto disponibile per tutti i B-52.

Degli originari 102 velivoli del tipo H, 94 si trovano ancora in servizio attivo, anche se 18 di essi sono stati convertiti a velivoli di riserva atti a fornire in caso di necessità pezzi di ricambio. La proposta di ridurre il numero di velivoli da 94 a 76 fu respinta dal Congresso degli Stati Uniti, che ha invece approvato un’eventuale riduzione dei velivoli in servizio solo a partire dal 2018, anno in cui dovrebbe entrare in servizio un velivolo in grado di sostituire almeno parzialmente il B-52.

Sia per la versione G che per la versione H, si prese inoltre in considerazione la possibilità di sostituire le ormai vetuste turboventole del tipo TF33 con dei motori a getto più moderni del tipo Rolls-Royce RB211. Tale proposta fu avanzata nel 1996 dalla ditta Boeing, secondo la quale tale modifica avrebbe apportato un risparmio di 6 miliardi di dollari qualora tutti i 94 velivoli fossero stati modificati. Ma la stima fatta dalla Boeing si rivelò errata. Secondo uno studio condotto dall’USAF, la Boeing non avrebbe tenuto conto dell’inflazione e dell’aumento dei prezzi del carburante e avrebbe inoltre sovrastimato le spese di manutenzione da effettuarsi ai motori dei velivoli. Pertanto tale modifica non venne apportata, e tutti i B-52 tuttora in servizio utilizzano ancora i motori di cui sono dotati dall’epoca della loro costruzione.

Un’ulteriore modifica presa in considerazione fu quella di modificare alcuni velivoli della serie H per usarli come velivoli idonei alle contromisure elettroniche, in grado di disturbare le trasmissioni nemiche. Nel 2004 era stata prevista a tale scopo l’acquisizione di 76 velivoli tutti ricavati da velivoli della serie H, con la consegna del primo velivolo prevista per il 2012. Ma un imprevisto aumento dei costi, che fecero lievitare la previsione di spesa a sette miliardi di dollari, spinse l’USAF a rinunciare a questo progetto.

Utilizzatori

Vista posteriore di un B-52H durante la retrazione dei carrelli. La scritta LA e la striscia rossa sull’impennaggio identificano il velivolo come del 96th Bomb Squadron del 2nd Bomb Wing con base alla Barksdale AFB, Louisiana.
bandiera Stati Uniti d’America: L’USAF e la NASA sono gli unici operatori del Boeing B-52 Stratofortress.

Il B-52 è schierato attualmente solo su tre basi USAF ed equipaggia tre stormi e un centro prove.

  • Air Force Flight Test Center – Edwards AFB, California
  • 2nd Bomb Wing – Barksdale AFB, Louisiana
    • 11th Bomb Squadron (B-52H, Tail Code: LA, striscia sul timone color oro)
    • 20th Bomb Squadron (B-52H, Tail Code: LA, striscia sul timone color blu)
    • 96th Bomb Squadron (B-52H, Tail Code: LA, striscia sul timone color rosso)
  • 5th Bomb Wing – Minot AFB, North Dakota
    • 23d Bomb Squadron (B-52H, Tail Code: MT, striscia sul timone color rosso)
    • 69th Bomb Squadron (B-52H)
  • 917th Wing (AFRES) – Barksdale AFB, Louisiana
    • 93d Bomb Squadron (B-52H, Tail Code: BD, striscia sul timone color blu)

Cinematografia e arte

A causa del suo lunghissimo periodo di servizio il B-52 è divenuto uno degli aerei militari contemporanei più conosciuti e popolari. Di conseguenza, esso è divenuto nel corso degli anni oggetto di ispirazione in diversi settori della cultura popolare e della cinematografia. Già nel 1957 fu presentato il primo film intitolato B-52 Bombers interamente dedicato al B-52, con il protagonista interpretato dall’attore Karl Malden. Sempre tra i film più famosi nei quali il B-52 ha avuto un ruolo centrale spicca certamente il celeberrimo film girato nel 1963 diretto da Stanley Kubrick, Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba, mentre tra i documentari dedicati a questo aereo va invece citato il film documentario di Hartmut Bitomskys intitolato B-52 per il quale il regista ricevette una nomina per l’Adolf-Grimme-Preis.

Nel 1976 un gruppo rock statunitense scelse come proprio nome The B-52’s in onore alle capigliature dei due membri femminili del complesso che all’epoca portavano un’acconciatura all’ultima moda nota negli Stati Uniti anche come taglio al B-52. Infine va ancora citato un popolare cocktail che porta il nome B-52, anche se in questo caso non è noto se il nome di questa bevanda si ispiri all’aereo militare o se abbia origini diverse.

Descrizione
Tipo bombardiere strategico
Equipaggio 5
Costruttore Bandiera degli Stati Uniti Boeing
Data primo volo 15 aprile 1952 per l’XB-52
1954 per il B-52A
Data entrata in servizio febbraio 1955 (B-52B, prima versione in servizio)
Data ritiro dal servizio in servizio
Utilizzatore principale Bandiera degli Stati Uniti USAF
Altri utilizzatori Bandiera degli Stati Uniti NASA
Esemplari 744[
Costo unitario B-52B: $ 14 430 000
B-52H: $ 9 280 000 (1962)
B-52H: $ 53 400 000 (1998)
Tavole prospettiche
Lunghezza 48,5 m (159 ft 4 in)
Apertura alare 56,4 m (185 ft 0 in)
Altezza 12,4 m (40 ft 8 in)
Superficie alare 370 m² (4,000 ft²)
Carico alare 595 kg/m² (120 lb/ft²)
Peso a vuoto 88 500 kg
Peso max al decollo 200 000 kg circa a seconda della versione
Propulsione
Motore 8 turboventole Pratt & Whitney TF33-P-3/103[4]
Spinta 76 kN (7 711 kgf) (17 000 lbf)
Prestazioni
Velocità max 958 km/h
Autonomia 16 000 km
Tangenza 15 240 m (50 000 ft)
Armamento
Cannoni ASG-21 con cannoncino T171 da 20 mm in coda
Bombe fino a 31 500 kg di carico bellico (B-52H modificata)
Missili fino a 20 AGM-86 ALCM (B-52H modificata)
Note i dati sono riferiti alla versione B-52H

 

Fonte:http://it.wikipedia.org


22 Settembre 2012

Continua il ponte aereo tra l’aeroporto Marconi di Bologna e lo scalo militare di Herat per trasportare i nuovissimi NH-90 della brigata aeromobile ‘Friuli’, nell’area di operazioni affidata al contingente italiano

Bologna, 17 settembre 2012 – Continua il ponte aereo tra l’aeroporto Marconi di Bologna e lo scalo militare di Herat (Afghanistan) per trasportare i nuovissimi elicotteri NH-90 della brigata aeromobile ‘Friuli’, nell’area di operazioni affidata al contingente italiano.

Sabato mattina è arrivato dalla base aerea di Ramstein (Germania) il terzo Boeing C-17 dell’Usaf (forze aeree statunitensi) assegnato dalla Nato per l’operazione. Il quadrireattore a stelle e strisce, appartenente al reparto schierato nella base McChord, Stato di Washington, è atterrato al Marconi attorno alle 5 in piena oscurità ed è stato parcheggiato nel piazzale di Sab cargo.

L’elicottero NH-90, uno dei mezzi più moderni e flessibili delle nostre forze armate, costruito da un consorzio europeo di cui fa parte Agusta-Westland, era già stato smontato dai tecnici del II reggimento di sostegno ‘Orione’ di stanza nel sedime aeroportuale. La fusoliera e le altre parti, queste in casse pallettizzate, sono state caricate nella capiente stiva del C-17, in stretta collaborazione con i militari dell’Air mobility command (uno dei comandi dell’Usaf che assicura il trasporto di personale e mezzi in tutto il mondo).
 

Oltre alla fusoliera, le parti più significative erano le pale del rotore principale in fibra di carbonio e di quello posto a poppa che funge da ’anticoppia’, impedendo in tal modo che l’elicottero giri su se stesso. I piloti e gli specialisti militari del C-17 hanno apprezzato la professionalità dimostrata dagli uomini del reggimento ’Orione’: l’unico reparto in Italia che assicura la manutenzione e la revisione del nuovo elicottero tattico.
 

«Il condizionamento (cioè l’adeguamento dei carichi alle dimensioni della stiva del C-17) e la pallettizzazione hanno dimostrato una elevata professionalità da parte dei colleghi italiani» hanno detto i militari statunitensi. Poco prima delle 10 il cargo dell’Usaf è decollato per Herat, raggiunta in sei ore di volo. Sono 5 le spedizioni programmate per il trasporto degli NH-90 in Afghanistan. Intanto i primi due elicotteri sono già operativi e hanno effettuato numerose missioni, confermando l’elevato standard della macchina. Anche il C-17, da parte sua, è una star: su questo quadrireattore è autorizzato a volare anche il presidente degli Stati Uniti in aree critiche, e l’aereo trasporta le limousine blindate, oltre alla scorta per la sicurezza, nei viaggi dell’Inquilino della Casa Bianca.
 

Marco Tavasani

FONTE:www.ilrestodelcarlino.it


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