viaggi spaziali

12 Ottobre 2016

Prima la Luna e gli asteroidi…

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Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha annunciato che entro il 2030 l’America porterà l’uomo su Marte, per una missione di andata e ritorno. Nonostante sia il prossimo, grande, obiettivo dell’esplorazione spaziale, e il secondo pianeta più vicino a noi, raggiungerlo non è un gioco da ragazzi. La minima distanza dalla Terra è di oltre 50 milioni di chilometri. Le finestre di lancio si ‘aprono’ ogni due anni (sia per andare che per tornare), quando si trova più vicino a noi ed è quindi più conveniente partire. L’attuale tecnologia permette di arrivarci in circa sei mesi. Un tempo accettabile per un viaggio umano, anche se le conseguenze della lunga permanenza nello spazio (radiazioni ed effetti dell’assenza di peso sul corpo) restano ancora un’incognita.

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La Luna, il “piccolo passo”. Non è escluso che sia la Luna la prima tappa del viaggio. Una ‘colonia’ nell’orbita cis-lunare o addirittura sulla superficie del nostro satellite naturale consentirebbe di sviluppare e testare le tecnologie necessarie (sia riguardo al trasporto che alla sopravvivenza) per poter fare il “grande salto” verso il pianeta rosso

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Tappa sull’asteroide. Nella road map della Nasa un altro passo ritenuto fondamentale per la tecnologia da utilizzare nell’esplorazione planetaria riguarda gli asteroidi. La missione Osiris-Rex è decollata l’8 settembre 2016 in direzione di Bennu, dal quale preleverà un campione per riportarlo a Terra. Più complessa l’avventura di Arm (Asteroid redirect mission) prevista per il 2021, il cui obiettivo sarà trasportare un pezzo di asteroide fino all’orbita lunare.

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Il razzo più potente mai costruito. Si chiama Space launch system (Sls), il nuovo sistema di trasporto che, nei piani della Nasa, dovrà trasportare gli astronauti oltre l’orbita terrestre fino a Marte. I test sul vettore e sulla capsula Orion vanno avanti da qualche anno. Il lancio inaugurale (che porterà in orbita alcuni microsatelliti) è previsto per il 2018. Sulla sommità sarà sistemata la capsula Orion, anch’essa in fase di test in questi mesi, che ospiterà quattro astronauti.

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Colonie marziane. La Nasa sta da tempo studiando e sviluppando le tecnologie necessarie per arrivare sul pianeta rosso e valutando idee per la costruzione di una colonia stabile sulla superficie che consenta la permanenza degli astronauti, pionieri del “nuovo mondo”. Dal 2014 ha dato vita a una ‘venture’ composta dai principali contractor e agenzie private: Bigelow Aerospace, Boeing, Lockheed Martin, Orbital ATK, Sierra Nevada Corporation’s Space Systems, NanoRacks. L’obiettivo è indagare le soluzioni migliori, soprattutto sfruttando le materie prime del suolo in loco, per realizzare strutture abitative che garantiscano la sopravvivenza per almeno due anni.

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SpaceX in dieci anni. Il magnate Elon Musk ha di recente annunciato che con la sua SpaceX è pronto a portare l’uomo su Marte “entro dieci anni”. Anche Musk ha riconosciuto che le agenzie spaziali dovranno avere un ruolo in questa nuova “corsa allo spazio” ma, a differenza dei propositi della Nasa, il fondatore di Tesla ha dichiarato che i primi pionieri devono essere “disposti a morire” nell’impresa.

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Mars One, viaggio di sola andata. Il progetto, avviato nel 2011 dagli olandesi Bas Lansdorp e Arno Wielders ndr, promette di creare una colonia su Marte dal 2023. Lo scopo è quello di creare una colonia stabile, che non prevede il ritorno degli esploratori.

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Europei su Marte. Anche l’Esa ha un suo programma per portare l’uomo su Marte. Il primo capitolo si sta aprendo in questi giorni, con l’arrivo di Exomars in orbita attorno al pianeta rosso e del suo Lander Schiaparelli, che scenderà sulla superficie. Exomars fa parte del programma Aurora, come quello della Nasa, ha in agenda lo sbarco su Marte nel 2030 con una tappa, prima, sulla Luna.

 

 

Fonte: www.repubblica.it/


23 Novembre 2013

Richard Branson dice ok alla controversa moneta virtuale.

New York, 22 nov. (TMNews) – Le stranezze e le imprese di Richard Branson sono note da anni. Oggi ha aggiunto alla lista Bitcoin: il miliardario ha infatti accettato il primo pagamento con la valuta virtuale per la sua Virgin Galactic, prima linea aerea commerciale per viaggiare nello spazio di proprietà di Virgin Group e Aabar Investments PJS, di Abu Dhabi. Secondo Branson infatti Bitcoin “sta guidando una rivoluzione” che cambierà il modo di fare acquisti e da tempo il proprietario di Virgin ne è un investitore.

Dalla sua isola privata nei Caraibi, Necker Island, in un’intervista al network americano Cnbc, l’imprenditore ha spiegato che l’acquisto di un biglietto per viaggiare nello spazio è stato effettuato da una donna alle Hawaii che ha “guadagnato molto denaro investendo in Bitcoin in tempi non sospetti”. Branson ha spiegato che il pagamento effettuato in bitcoin è stato tradotto in dollari “in modo da avere un prezzo fisso […] possiamo restituirle il denaro se tra qualche mese deciderà che non vuole più andare nello spazio”.

Branson ha anche spiegato il perché della sua mossa: “Virgin Galactic è una tecnologia imprenditoriale coraggiosa. Sta guidando una rivoluzione e, quando si tratta di inventare una nuova valuta, Bitcoin sta facendo la stessa cosa”. Due gruppi imparentati per intenti e coraggio, ha concluso il miliardario. L’annuncio arriva a pochi giorni di distanza dalle audizioni al Congresso americano per decidere se e in che modo regolamentare le valute virtuali.

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Fonte:www.tmnews.it


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