vincono

8 Aprile 2016

Parigi – La vicenda ha assunto un tale risalto sui media che lunedì, nel pomeriggio, è dovuto intervenire il direttore delle risorse umane di Air France in persona, Gilles Gateau.

Ha assicurato che la compagnia «ricorrerà a un dispositivo di emergenza persostituire le assistenti di volo che rifiuteranno di indossare il velo e non potranno così esercitare sulle nuove tratte a destinazione di Teheran».

Insomma, le hostess di Air France hanno vinto. 

È dal prossimo 17 aprile che la compagnia francese ricomincerà a operare da Parigi verso l’Aeroporto Teheran-Imam Khomeini, grazie all’accordo con l’Iran sul nucleare e sulla fine delle sanzioni contro il Paese.

Saranno tre i voli settimanali diretti, andata e ritorno.

Ma a Parigi non si aspettavano di affrontare al riguardo la rivolta delle assistenti. Queste in genere possono scegliere liberamente tra due uniformi, una con la gonna e l’altra coi pantaloni. 

Ma, per i voli Parigi-Teheran, avevano ricevuto una comunicazione ad hoc: potranno indossare soltanto i pantaloni.

Non solo: sopra dovranno mettere una giacca lunga e, nella fase d’atterraggio, un velo sulla testa. In tante avevano protestato, rifiutando l’imposizione del velo.
Ma inizialmente i vertici di Air France avevano risposto picche.

L’obbligo era tale. 
E, per chi trasgrediva, ci sarebbero state delle sanzioni. Tanto più che quello del velo nella fase d’atterraggio è una prassi seguita da tutte le compagnie aeree che arrivano a Teheran: bisogna rispettare la legge iraniana.
«C’è voluto il putiferio venuto fuori sui media, perché cambiassero idea», ha sottolineato Flore Arrighi, presidente della sezione dell’Unione del personale navigante dell’aviazione civile (Unac) presso Air France.

Come indicato da Gateau, «daremo la possibilità a tutte le hostess che saranno destinate al volo Parigi-Teheran e che non vorranno indossare il velo, di poter essere spostate su un’altra tratta, senza alcuna conseguenza per loro».

In fondo, è quanto era già stato effettuato a un certo momento per i voli Parigi-Tokyo, dopo l’incidente nucleare di Fukushima, o su quelli tra la capitale francese e Conakry, all’epoca dell’epidemia di Ebola.

Anche in quei casi gli assistenti di volo potevano rifiutare di partire.

Fonte:www.ilsecoloxix.it/


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