Trasporti aerei, un volo da incubo: Parigi-Alghero in 32 ore

5 Agosto 2016da admin

Disavventura per 15 passeggeri sardi rimasti bloccati venerdì scorso all’Aeroporto Charles De Gaulle per un giorno e mezzo…

ALIMERDA

SASSARI. Sequestrati per quasi un giorno e mezzo tra lo scalo parigino “Charles De Gaulle” e un albergo messo a disposizione da Alitalia insieme a qualche buono pasto e a tante scuse che la compagnia di bandiera ha demandato ai cugini di Air France.

 

L’odissea per i passeggeri del Volo AZ 0313 è iniziata venerdì 29 luglio ed è terminata sabato notte, quando finalmente sono riusciti a imbarcarsi sull’ultimo volo per Fertilia.

Tra loro c’erano 15 sardi che cercavano di tornare nell’isola dopo le vacanze a Parigi e altri che lavorano nella capitale francese e avevano programmato un weekend a casa dai familiari.

Il Volo AZ 0313 sarebbe dovuto atterrare a Linate venerdì a metà sera e da lì, con le varie coincidenze, i passeggeri sarebbero arrivati alle rispettive destinazioni.

Ma è andato tutto storto e così i minuti interminabili di attesa nell’area tecnica sono diventati ore, durante le quali è via via cresciuto il timore che l’aereo dell’Alitalia rimasto fermo in pista per un imprecisato problema elettrico avesse rischiato di lasciare la pista con un bel problemino da gestire a diecimila metri di quota.

«Dopo una lunga attesa e ci comunicano che dobbiamo scendere – racconta il sassarese Pier Bruno Cosso – l’aereo non può essere riparato con i passeggeri a bordo.

Un’altra attesa infinita per l’arrivo della navetta, e tutti giù dalla scaletta con le valige, stipati nel bus, per ritornare alle sale d’imbarco su un percorso lungo e complesso.

Con anziani e bambini in difficoltà, e una signora disabile, che per affrontare tutte le barriere architettoniche viene aiutata dagli altri passeggeri».

Da parte di Alitalia non si vede nessuno e le poche comunicazioni che vengono date ai passeggeri non bastano a spiegare cosa stia succedendo.

Nel mentre i viaggiatori iniziano a stringere amicizia, a esprimere il disappunto nella speranza di rendere meno traumatico un viaggio che ha già preso i contorni dell’incubo. Dopo qualche ora la situazione sembra sbloccarsi.

«Ma l’aereo è ancora nell’area tecnica e quindi – continua Pier Bruno Cosso – con tutte le nostre valigie, dobbiamo affrontare in discesa una scaletta d’emergenza in ferro bianco, lunga sei rampe, e stiparci nuovamente nel bus.
Tutti, con la signora disabile e i tanti bambini che iniziano a lamentarsi.

Ricomincia da capo la lunga liturgia del decollo mentre borbottiamo per tutte le coincidenze ormai perse.
Ancora un tempo infinito fermi lì, pronti a saltare sulla pista di lancio, ma immobili.

Ci raggela il comandante – aggiunge Cosso – che ci spiega che si è ripresentato lo stesso problema.

Questo aereo – ci dice – non può volare.

Finalmente il verdetto: ci daranno un cestino per la cena e ci porteranno in albergo per la notte.

Ma non subito – continua il passeggero – perché prima Alitalia e Air France devono litigare per capire chi si farà carico di tutta l’operazione».

I passeggeri del Volo AZ 0313 sono ormai stremati. «Noi sardi ci siamo ormai individuati – riprende il racconto di Pier Bruno Cosso – e ci sosteniamo con molta solidarietà.

Lo so, qualche volta, tra di noi, giù in Sardegna, ci può scappare il dispetto.

Ma quando siamo fuori, la nostra terra è sacra, per quello che rappresenta, e ci buttiamo nella mischia l’uno per l’altro. Non c’è nord o sud, o classi sociali.

Maria Antonietta, di Selargius, cameriera a Parigi, aiuta con abnegazione una famiglia di Sassari con due bambini piccoli. Valentina di Quartu, studentessa trapiantata in Francia da anni, ci aiuta tutti traducendo il formalismo francese in italiano fruibile, sempre con un grande sorriso».

Dopo la notte trascorsa in un albergo non distante dall’Aeroporto i passeggeri tornano al “Charles De Gaulle”.

«Sull’ultimo volo per Alghero diciamo al personale che siamo un po’ frastornati perché stiamo cercando di tornare a casa da un giorno e mezzo. Accenniamo delle nostre peripezie, ma anche loro sapevano
già tutto.

L’assistente di volo conclude il nostro scambio di battute con un inquietante: «Bè, l’importante è poterla raccontare – conclude Cosso – Prendo posto nella mia poltroncina con mille dubbi. Era una battuta o c’era davvero il rischio di non raccontarla?».

FONTE:lanuovasardegna.gelocal.it/

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