«Troppo alto, è sulla la rotta degli aerei»

L’Enac dice no al grattacielo di Cardin

Il Palais lumière progettato dall’architetto parigino toccherebbe quota 244 metri. Il limite è 140, assenso negato. Salta un investimento da un miliardo e mezzo

VENEZIA — Il sogno di Pierre Cardin (e forse non solo suo) si infrange sui tanti aerei che ogni giorno atterrano e decollano dall’aeroporto di Venezia. A poco serve, a quanto pare, anche il miliardo e mezzo che lo stilista voleva investire su Marghera—tra via dell’Elettricità e via Forte Marghera, vicino alla Fincantieri — per dare il via alla prima vera trasformazione dell’area industriale e realizzare quella torre della luce che doveva diventare il nuovo simbolo della città.

Il Palais lumiere non si farà mai, almeno come l’aveva pensato Cardin: troppo alto per Venezia, e non di qualche metro, ma di 110. E’ di mercoledì infatti la lettera che l’Enac (l’ente nazionale di aviazione civile) ha inviato al Comune dando parere negativo alla realizzazione della torre: ostacola la navigazione aerea, l’altezza è troppo elevata, e l’ente non ha potuto dare il suo assenso al progetto. E senza il via libera, il Palais Lumiere rimane nel libro dei sogni, tanto che in fretta e furia è stata annullata la conferenza dei servizi prevista lunedì prossimo, per avviare l’iter dell’Accordo di programma. Lo studio Altieri che lavora con lo stilista, sperava nella deroga dall’ente per l’aviazione civile, ma i 244 metri sono molti di più rispetto al limite dei 140. Gli esperti hanno cercato di dimostrare — inutilmente— con tanto di modelli e studi, che l’altezza non crea nessun problema agli aerei in atterraggio. Perché Pierre Cardin è stato chiaro: o il progetto si realizza così come è stato pensato o lo facciamo da un’altra parte, Mosca, Parigi o in Cina.

Prendere o lasciare insomma. Non a caso, praticamente compatta, la politica e le istituzioni venete — dal sindaco di Venezia Giorgio Orsoni al governatore della regione Luca Zaia—si erano schierate con lo stilista per non perdere quel miliardo e mezzo e portare la torre della luce in tutto il mondo come esempio di riconversione industriale. Doveva essere un simbolo, e sede dell’università della moda. Il piano proposto era ampio e aveva il suo cuore nel palazzo di 244 metri, per 60 piani complessivi, che nel disegno firmato dallo stilista era composto da tre torri in vetro unite da sei enormi dischi, distanti l’uno dall’altro 35 metri, a simboleggiare l’unione tra la terra e l’acqua. Tutt’intorno erano previste case ed appartamenti per 35 mila metri quadri, ristoranti, negozi ed alberghi per altri 25 mila ed uffici per 115 mila.

Tra questi ultimi doveva trovare spazio anche il «Polo della creatività e dell’innovazione » con un corso universitario ed un corso di scuola superiore dedicati alla moda, un campus per i futuri insegnanti, gli studenti ed i ricercatori, un centro congressi, un’area espositiva. Ma a Marghera nemmeno le torri del Petrolchimico superano i 140 metri, le altezze devono essere inferiori per poter avere l’autorizzazione dell’Enac, che non ha nessuna intenzione di dare deroghe, ancor più per una differenza che supera i cento metri. Quello dell’altezza, è stato uno scoglio subito evidenziato da più parti, ma né gli architetti, tanto meno lo stilista hanno voluto riconsiderare il progetto. Del resto quelle tre torri unite, a simboleggiare un fiore, che formano il Palais lumiere hanno un senso solo se svettano nel cielo di Marghera. A questo punto i russi e i francesi che avevano corteggiato a lungo Pierre Cardin, stanno già pensando di tornare alla carica, per avere la sua torre della luce.

Francesco Bottazzo
12 luglio 2012

Fonte:http://corrieredelveneto.corriere.it

PIERGIORGIO GOLDONI

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