“Volare” chiude…!

16 Novembre 2013da PIERGIORGIO GOLDONI

 
Passione e incoscienza

Tratto da:

Editoriale di Volare  30 Maggio 2012

di Francesco Giaculli

Quasi trent’anni fa nasceva, dalla mia passione per il volo e dal coraggio del mio editore, la rivista Volare. Era una rivista a carattere scientifico e culturale dedicata all’aviazione, presentata in maniera diversa da tutta la pubblicistica aeronautica allora in commercio.

Gli argomenti, le fotografie, i servizi che apparvero nei primi numeri della rivista, sconcertarono i lettori tradizionali tanto che i “sacerdoti della tradizione” ci dettero pochi mesi di vita. Conservo ancora la lettera di un mio amico giornalista che scriveva: “trovo il tuo giornale molto ben fatto e sono curioso di leggere il secondo numero, come sono certo che non vedrò mai il terzo…”

Ma quello che colpì più di tutto il resto fu il nostro atteggiamento di assoluta libertà di giudizio verso i cosiddetti mostri sacri dell’aviazione nazionale: l’Aeronautica militare,
le compagnie aeree commerciali, le industrie aeronautiche, l’Aero Club d’Italia e Civilavia, l’attuale Enac.
Per la prima volta su una rivista aeronautica apparvero critiche o liberi giudizi. Nessuno allora osava criticare la nostra potente compagnia di bandiera. Noi lo facemmo e scatenammo l’inferno. Ci fu tolta la pubblicità e fummo chiamati a rispondere di “lesa maestà”.

Fu così anche con l’Aeronautica militare i cui “capi” erano abituati a ricevere dalla stampa di settore soltanto omaggi, lodi e inchini.

Trent’anni di battaglie
ma in Italia la burocrazia è invincibileÈ difficile parlare in modo obiettivo del proprio lavoro, ma alla mia età sento di essere fuori da queste remore. Anche perché il merito non è soltanto mio, e lo dico con tutta franchezza: ho avuto collaboratori straordinari senza i quali non avrei mai potuto realizzare quello che mi ero proposto. E chi continua oggi il nostro lavoro è in grado di fare ancora meglio di noi. Per venticinque anni non soltanto abbiamo seguito la cronaca degli eventi, ma gli eventi in qualche modo, li abbiamo creati. I nostri lettori ricorderanno che siamo andati a volare nel ghiaccio dei Pirenei con un ATR 42 dopo l’incidente di Conca di Crezzo; ricorderanno il caso Ustica. Ricorderanno che quando fervevano le polemiche sulla difesa aerea del territorio, siamo entrati in Italia senza piani di volo sorvolando Sigonella, Grazzanise, Pratica di Mare, senza essere minimamente disturbati. Abbiamo provato in volo tutti gli aerei dell’Aviazione generale. In molti casi i nuovi aeroplani dell’industria americana venivano portati direttamente in Italia per essere da noi valutati. Io personalmente ho volato (e scritto relazioni) su tutti i più recenti bireattori dell’aviazione d’affari.

Ma c’è un altro particolare che voglio ricordare a chi ci legge da anni: abbiamo mantenuto l’impegno culturale che ci eravamo proposto. Abbiamo pubblicato scritti di storia, scritti di carattere aeronautico di grandi scrittori (Faulkner, Kafka, Saint-Exupéry, Bach) perché ritenevamo e riteniamo che un buon pilota non deve leggere soltanto i manuali di volo. E infine abbiamo lottato contro il sistema burocratico nazionale e l’accanimento negativo degli Enti che gestiscono il nostro settore.

È una battaglia che, detto con tutta franchezza, abbiamo clamorosamente perduta. La burocrazia nel nostro Paese è spaventosa e invincibile.

Purtroppo l’Aviazione italiana sia come industria, sia come aviazione commerciale, sia come Aviazione generale è scesa in questi trent’anni a un livello mai raggiunto in passato. C’è in Italia come una specie di negazione verso tutto quello che è aviazione. Gli aeroporti italiani sono troppi; chi vola rischia di essere perseguitato, il proprietario di aeroplano (Dio ce ne scampi!) è poco meno di un delinquente, ed è certamente, un sicuro evasore fiscale.

E mentre in tutti i Paesi della Comunità l’aviazione si sviluppava in tutti i suoi aspetti, nei nostri confronti venivano perpetrare le più grandi nefandezze. Così siamo stati tagliati fuori dall’industria che nel frattempo si espandeva (Caravelle, Concorde, Airbus) in altri Paesi della Comunità, anche in quelli che non avevano alcuna tradizione aeronautica. Ora tra i primi provvedimenti del nuovo Governo c’è l’imposizione di una tassa sui velivoli privati (per gli ultimi aggiornamenti vi rimando al servizio a pag. 8 di Volare Maggio 2012). Ma, demagogia a parte, il risultato pratico è che nessuno comprerà mai più un aeroplano e le officine di manutenzione e molti piloti si troveranno senza lavoro. A Linate ci sono già annunci di chiusura di alcune aziende. I provvedimenti dovevano valere anche per i velivoli stranieri in transito. Questo ha sollevato critiche e sconcerto negli operatori aeronautici di tutto il mondo. E per noi italiani hanno significato una ennesima figura da dilettanti allo sbaraglio.

Questi trent’anni sono passati in un lampo e in trent’anni sono avvenuti straordinari cambiamenti nella nostra vita personale e nella attività della quale ci occupiamo. Resto ancora convinto che l’aviazione sia uno dei più importanti settori dell’industria e della ricerca, e senza industria e senza ricerca non si va da nessuna parte. Io intanto sono diventato vecchio e vedo con tristezza e con dispiacere che l’Italia, in questo settore, come in molti altri, ha raggiunto gli ultimi posti nella graduatoria mondiale. E mi chiedo se tutto quello che abbiamo fatto…

Fonte:www.vfrmagazine.net

PIERGIORGIO GOLDONI

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