perturbazioni

31 Maggio 2016

Questa mattina, approfittando di un paio di ore di libertà causa uno sciopero del settore, mi sono recato a poche centinaia di metri dalla ditta nella quale lavoro per godermi qualche avvicinamento al Marconi di Bologna.

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La zona in cui si trova la fabbrica è tra San Cesario sul Panaro e Castelfranco  Emilia, a poche decine di chilometri quindi dallo salo felsineo.

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Spintomi  nelle adiacenze di un canale di campagna ad un centinaio di metri dalla strada principale, ho potuto avvistare e filmare una buona dose di velivoli.

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Grazie ad una pausa tra le perturbazioni il cielo era terso e la visibilità quasi illimitata…

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P.G.


19 Maggio 2015

wind share.jpgOra, la notizia che fa più scalpore è che Alitalia si sia affrettata a rimuovere il suo logo dalla carcassa dell’aereo caduto a Fiumicino lo scorso 2 febbraio. Sebbene il velivolo Atr 72 battesse bandiera italiana, era gestito dalla compagnia romena , già responsabile di numerosi incidenti. Ma questa volta la colpa non può essere attribuita solo alla mancanza di controlli tecnici adeguati. Sul banco degli indagati c’è anche il wind shear, un fenomeno atmosferico in grado di mettere in pericolo gli aerei in fase di atterraggio.

Le probabili cause dell’incidente infatti sarebbero in parte dovute proprio alle atmosferiche che hanno colpito Roma nei giorni passati. Ma, benché i servizi meteorolgici fossero al lavoro, sarebbe stato impossibile accorgersi di fenomeni improvvisi come il wind shear. Infatti, si tratta di una condizione atmosferica nella quale le correnti d’aria invisibili cambiano velocità in modo imprevisto, tanto da far precipitare gli aerei troppo vicini al suolo, soprattutto in fase di atterraggio.

Secondo una nota del Cnr, una fatalità simile potrebbe aver colpito anche l’aereo dellaCarpatair caduto a Fiumicino. Un evento improvviso che, tuttavia, non sarebbe stato del tutto imprevedibile. Basta dare un’occhiata al progetto Rivona,”RIschi per il VOlo e Nowcasting Aeroportuale” promosso dall’Istituto Isac Cnr. Si tratta di una stazione diradar sperimentali, installati presso l’aeroporto di Brindisi, capaci di individuare fenomeni atmosferici in tempo reale.

Nello specifico, il progetto comprende due radar progettati per individuare e localizzare le correnti di gravità che originano il wind shear. Dato che il fenomeno si verifica in intervalli di tempo molto ridotti (qualche minuto) e in porzioni di cielo estese per 3-5 kilometri, Rivona trasmette le informazioni direttamente alla cabina di comando degli aerei in fase di decollo e atterraggio. Con una manovra di correzione, i piloti possono così evitare la zona a velocità ridotta e prevenire un eventuale schianto.

Visto lo scalpore suscitato dall’incidente di Fiumicino, la tecnologia di proposta da Rivona potrebbe presto prendere piede anche in altri aeroporti. A pensarci bene, dovrebbero essere le stesse compagnie aeree a valutare il rischio di rimanere in balia del vuoto legale causato dal wind shear. Il caso della Carpatair potrebbe infatti sollevare un caso giuridico senza precedenti. Proprio come è accaduto con lasentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea del gennaio scorso. I giudici hanno ripreso Ryanair per non aver prestato assistenza ai viaggiatori durante lo stop dei voli causato dall’eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull nel 2010 (Vedi Galileo: Un modello per difendersi dalle ceneri vulcaniche). Ma questa volta c’è di mezzo solo qualche sbuffo di vento.

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Credits immagine: Nasa

Fonte: www.galileonet.it/


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