Per oltre 20 anni gli aerei da combattimento delle flotte di Stati Uniti e degli alleati europei hanno dominato i cieli.
Ma oggi, Russia e Cina stanno facendo in tale settore una mole di investimenti tale da poter compromettere tale superiorità, il che scatenerebbe una nuova corsa agli armamenti.
Parte dei nuovi sistemi d’arma, tra aerei e capacità antiaerea, dovrebbe entrare in servizio entro pochi anni. Mosca mostra i muscoli in zone calde come l’Europa Orientale e il Medio Oriente, Pechino nel Mar Cinese Meridionale, spingendo le alte gerarchie militari dell’Occidente a insistere con urgenza per uno svecchiamento delle flotte di aerei da combattimento.
“La sfida per la Us Air Force è l’accelerazione delle controparti dotate di una capacità militare avanzata in grado di competere con la nostra”, ha dichiarato a giugno al Congresso il Capo di Stato maggiore delle Forze aeree, gen. David Goldfein, qualche giorno prima di ricevere l’incarico.
Due mesi più tardi l’aeronautica degli Stati Uniti ha certificato il nuovo F35 Joint Strike Fighter.
Progettato per essere invisibile, il velivolo è stato appositamente pensato per attacchi brevi e di precisione, oramai il tratto distintivo dell’azione militare occidentale dai tempi dei bombardamenti Nato in Bosnia degli anni 90.
La Ferrari dei jet da combattimento, l’F22 Raptor, è ancora relativamente nuovo essendo in servizio dal 2005.
Progettato per abbattere aerei nemici volando due volte oltre la barriera del suono, recentemente si è evoluto in bombardiere in grado di raccogliere informazioni di intelligence sul territorio nemico.
Ma più di tre quarti dei caccia della flotta Usa, tuttavia, risalgono agli anni 70.
L’F15 vola dal 1975, l’F16 è operativo dal 1979, e l’F/A-18 della marina è stato dislocato per la prima volta nel 1978. Insieme a jet più nuovi come il Rafale e l’Eurofighter, modelli datati compongono la colonna portante anche delle forze aeree di molti alleati asiatici ed europei.
Dal canto suo la Russia prevede di mettere in attività il suo primo Stealth, il T50, entro il 2018. Il bimotore è stato progettato per essere altamente maneggevole ed è dotato di sofisticate apparecchiature elettroniche per individuare gli aerei nemici a molti chilometri di distanza.
Attualmente, Mosca ha schierato in Siria alcune delle opzioni più recenti, come il bombardiere Su-34 e il caccia Su-35.
Storicamente la Cina faceva affidamento sui modelli russi, molti vecchi aerei affiancati ad alcuni costruiti in patria su licenza, ma tale politica sta per andare in soffitta.
L’aviazione del Dragone “sta rapidamente colmando il divario con le forze aeree occidentali su un ampio spettro di funzionalità”, recita la valutazione annuale del Pentagono di quest’anno.
Il cinese J20, che ricorda gli F22 americani, è in volo dal 2011, anche se non è ancora entrato in servizio. Un anno dopo Pechino ha avviato i test dell’FC31, sosia dell’F35 americano. Il ministero della Difesa dell’ex Celeste Impero a maggio ha replicato al rapporto del Pentagono che parlava di “forte insoddisfazione e decisa opposizione”, accusando gli Stati Uniti di “commento improprio” su questioni tra cui lo sviluppo di armi.
Washington ha tuttora un vantaggio: i suoi aerei anti-radar sono operativi, mentre Russia e Cina stanno ancora sviluppando le proprie risposte, ma non sono solo i nuovi aerei a destare preoccupazioni. Le due potenze sono impegnate anche nello sviluppo di sistemi antiaerei più sofisticati.
Mosca afferma che il nuovo S-400 può abbattere aerei a una distanza massima di 236 miglia, pari a circa il doppio del missile predecessore.
In agosto, oltre alla vendita all’estero, il ministero della Difesa russo ha annunciato che il sistema sarebbe stato schierato nella regione di nuova annessione della Crimea in presenza di crescenti tensioni con l’Ucraina.
“Questo complica enormemente la sfida nella conduzione di qualsiasi tipo di operazione militare”, commentaDavid Deptula, tenente generale delle Forze aeree americane in congedo.
E la Cina quest’anno ha schierato il proprio sistema missilistico terra-aria HQ-9 alle isole Paracel nel Mar Cinese Meridionale, rivendicate anche dal Vietnam.
Per fronteggiare le nuove minacce, la Us Air Force, in una recente valutazione, ha raccomandato l’introduzione di missili a lungo raggio o altri strumenti che permettano agli aerei attualmente in dotazione di colpire gli obiettivi rimanendo al di fuori dal raggio di difesa nemico.
A margine di un’esibizione aerea tenuta a luglio in Inghilterra il generale dell’Aviazione statunitense Herbert J. Carlisle, capo dei servizi dell’Air Combat Command, ha parlato dell’aggiornamento di alcuni modelli entro il 2030.
A maggio, la marina americana ha dato il via a un processo di valutazione di 18 mesi a proposito della sostituzione del caccia multi-ruolo F/A-18E/F Super Hornet entro il 2035.
Il Pentagono sta ancora definendo esattamente le proprie necessità, ma Boeing, Lockheed Martin e Northrop Grumman hanno già cominciato a far circolare progetti futuristici.
E Bae Systems, nelle parole di Chris Boardman, direttore esecutivo della divisione militare, ha rivelato che un piccolo team di ingegneri è impegnato nel brainstorming per le forze britanniche.
Alcuni deputati americani hanno sollecitato l’Air Force a ripristinare la produzione del caccia F22, interrotta nel 2012, dotandolo di un sistema elettronico più efficiente nel contrastare la contraerea.
Anche i ministeri della Difesa del Vecchio Continente stanno valutando l’investimento in nuovi aerei da combattimento, conferma Douglas Barrie, senior fellow presso l’International Institute for Strategic Studies di Londra, ricordando “la decisione della Russia in Europa Orientale e l’acquisto di velivoli da combattimento con capacità sempre maggiori”.
Oltre all’acquisto di F35 e lo sviluppo di progetti propri, il ministero della Difesa britannico prevede una serie di iniziative di “maturazione” delle tecnologie in collaborazione con Stati Uniti e Francia.
La Germania pensa a un nuovo caccia che sostituisca i Tornado, nati dalla collaborazione con Italia e Regno Unito, entrati in servizio nella Luftwaffe 37 anni fa. Stando a un rapporto del ministero della Difesa tedesco dello scorso anno, sarebbero al vaglio anche opzioni senza pilota.
Parigi, invece, secondo quanto riferito dal portavoce della Difesa, prevede di aggiornare il Rafale perché resti efficace contro la continua evoluzione delle minacce, in tandem con i nuovi concept elaborati congiuntamente alla Gran Bretagna.
(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)
Fonte: formiche.net/