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15 Novembre 2016

Il suo aereo si è avvitato e lei si è lanciata con il paracadute, ma è stata falciata dall’ala di un altro apparecchio che volava in formazione stretta con il suo J-10.

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I cinesi piangono la morte in volo della loro prima pilota da caccia. La capitana Yu Xu, 30 anni, era ai comandi di un J-10, apparecchio di punta dell’Esercito di Liberazione Popolare, un jet multiruolo entrato in servizio nel 2004 e considerato il primo caccia cinese capace di rivaleggiare con quelli occidentali. Essersi qualificata per pilotarlo era un onore che aveva fatto di Yu Xu una stella.

di Guido Santevecchi, corrispondente da Pechino

Falciata da un altro aereo
Le circostanze della sua fine sono terribili: Yu Xu, comandante di squadriglia, stava compiendo evoluzioni quando il suo aereo si è avvitato, forse per una collisione con un altro apparecchio o per uno stallo.

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La pilota e il suo secondo hanno fatto in tempo a lanciarsi con il paracadute, ma Yu Xu è stata falciata dall’ala di un altro jet che volava in formazione stretta. Il collega si è salvato e anche il secondo apparecchio è atterrato.

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Yu Xi era diventata la donna copertina dell’Aeronautica militare cinese: era entrata in accademia nel 2005 e con altre 15 compagne era riuscita a conquistarsi il brevetto di pilota da caccia; dopo un’ulteriore selezione Yu era risultata la prima donna a ottenere il comando di un J-10. Fino al suo debutto le donne nell’aviazione militare cinese avevano potuto pilotare solo apparecchi da trasporto. Yu Xi era brava e molto determinata, tanto da essere stata accolta anche nella pattuglia acrobatica «1 Agosto», l’equivalente delle Frecce Tricolori italiane. Aveva sorvolato Piazza Tienanmen durante la parata della festa nazionale nel 2009.

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Sessanta milioni di messaggi
Sul web cinese la notizia ha dato origine a una veglia funebre con 60 milioni di commenti addolorati. Molti hanno ricordato che il successo di Yu li aveva ispirati e incoraggiati a inseguire i loro sogni personali.

Dibattito sul web
Si è anche aperto un dibattito sull’efficienza del J-10 e sulle capacità fisiche di una donna di pilotare un caccia in condizioni estreme. «Voglio sapere se è stato un problema dell’apparecchio o un errore di pilotaggio», ha chiesto un blogger. La stampa di Pechino ha citato diversi esperti di aeronautica che hanno spiegato come «il volo acrobatico è una sfida costante con la morte». «Di solito i piloti sono addestrati per evitare i rischi, mentre quelli della pattuglia acrobatica debbono prenderne di più, per questo Yu merita un rispetto ancora maggiore».


Pavone dorato
Ora gli amici ricordano che Yu era «gentile e umile» e la gente la piange. Era nota al grande pubblico come «Pavone dorato». «Yu era la Hua Mulan dei nostri tempi», ha scritto un blogger riferendosi a una leggendaria donna guerriera cantata in un poema di era imperiale.

Fonte:www.corriere.it/


13 Novembre 2016

La Cina acquisterà seimila aerei per 869 miliardi entro il 2035

Airbus Group ha rivisto al rialzo le sue previsioni per la Cina. E ha affermato che l’ex Impero di Mezzo diventerà il primo mercato mondiale per l’industria aeronautica.

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di Angelica Ratti

I costruttori di aeromobili vedono il paese asiatico come il loro nuovo Eldorado. Secondo gli esperti di Airbus i cinesi acquisteranno 5.970 apparecchi per un valore totale di circa 869 miliardi di euro (945 miliardi di dollari) entro il 2035.

Il costruttore europeo, che ha venduto 158 aerei in Cina nel 2015, aveva previsto all’epoca che i cinesi avrebbero acquistato 5.470 apparecchi nei prossimi venti anni. Questa cifra è stata rivista al rialzo e costituisce più della metà dei 10 mila aeromobili consegnati da Airbus in 42 anni.

Il traffico passeggeri nella Cina continentale è quadruplicato negli ultimi 10 anni. «Il paese diventerà il mercato leader del trasporto aereo» ha specificato a Le Figaro John Leahy, direttore commerciale di Airbus. «Nei prossimi vent’anni la domanda più consistente di aeromobili arriverà dalla Cina».

La grande potenza economica mondiale per il momento è il secondo mercato mondiale per gli aeromobili civili, dietro gli Stati Uniti. Le sue tre più grandi compagnie aeree (Air China, China Southern, China Eastern) sono classificate tra le maggiori del mondo quanto a numero di passeggeri trasportati.

Il costruttore cinese Comac stima che il mercato locale dell’aviazione civile crescerà del 6,1% l’anno nel periodo 2016-2030.

E prevede che le compagnie aeree cinesi acquisteranno 6.865 nuovi apparecchi per un valore di 845 miliardi di euro. Cifre diverse da quelle di Airbus.

La battaglia commerciale si annuncia piuttosto aspra sul mercato degli aerei a corto raggio che saranno quelli più venduti, con 4.230 apparecchi. Airbus, con il suo A320, dovrà vedersela con il 737 dell’americana Boeing.

Dovrà anche combattere contro il cinese Comac che sta lavorando su un proprio aeromobile, il C919, presentato al pubblico un anno fa, durante una manifestazione a Shanghai.

Il programma dell’aereo C919 ha accumulato un notevole ritardo negli ultimi quattro anni, ma Comac conta di poter effettuare il primo volo di prova nei prossimi mesi, prima del lancio vero e proprio sul mercato previsto nel 2018.

Il primo cliente del C919 sarà la compagnia China Eastern Airlines. Intanto, Comac ha consegnato a gennaio a Chengdu Airlines il suo primo aereo da trasporto regionale, l’Arj-21, in ritardo di una decina d’anni sul programma.

FONTE: www.italiaoggi.it/


3 Novembre 2016

Un volo sulla folla per una presentazione in grande stile di fronte al mondo intero. In Cina, il caccia di quinta generazione Chengdu J-20 è stato svelato ieri al pubblico per la prima volta.

 

 

Nel corso della cerimonia di apertura dell’Airshow organizzato a Zhuhai, nel sud del paese, due J-20 hanno sorvolato una folla composta da autorità e vertici dell’industria militare: un rombo assordante, ha raccontato l’agenzia di stampa Reuters, che ha suscitato l’applauso dei presenti e ha scatenato gli allarmi delle auto parcheggiate nei pressi della fiera.

Il Chengdu J-20 ha effettuato il suo primo volo nel 2011 e potrebbe entrare in servizio nelle fila dell’aviazione militare cinese tra il 2017 e il 2019.

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Le caratteristiche del J-20
Del Chengdu J-20, in realtà, si sa molto poco. Gran parte delle sue caratteristiche sono top secret. Anche sul suo sviluppo nel corso del tempo non ci sono mai state molte notizie, con informazioni e fotografie a circolare spesso su canali non ufficiali.

Quel che si sa è che è un caccia a lungo raggio catalogabile tra quelli di quinta generazione. È sviluppato dalla Chengdu Aircraft Industries Group, un’azienda specializzata in velivoli militari che fa parte dell’Aviation Industry Corporation of China, compagnia di proprietà statale attiva nel campo della difesa.
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Dispone di due alette canard ed è stato disegnato per avere un impatto minimo sui radar. Come riporta l’agenzia di stampa TASS, si ritiene che a spingere il J-20 siano i motori AL-31FN di fabbricazione russa.
La sfida agli Stati Uniti (e non solo)

Secondo Pechino, con l’introduzione del J-20 l’aviazione militare cinese farà un grosso salto in avanti accorciando ancora di più il gap tecnologico che la separa da quella statunitense. La scorsa settimana, il portavoce dell’aviazione militare di Pechino aveva dichiarato che «il J-20 è il nuovo caccia stealth di nuova generazione della Cina, sviluppato per rispondere alle sfide dei futuri campi di battaglia».

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Secondo diversi analisti, il J-20 è comparabile al caccia statunitense F-22 Raptor. Altri hanno invece idee diverse puntando il dito su una minore competenza della Cina rispetto agli USA in termini di materiali radar-assorbenti: in sostanza, l’efficacia della tecnologia stealth è tutta da dimostrare.

Ad agosto, il generale Goldfein, Chief of Staff dell’US Air Force (USAF) aveva sostenuto che il J-20 sembrava adoperare tecnologie dell’F-117, un apparecchio prodotto negli Stati Uniti negli anni Ottanta e non più in uso.

Qualche buona carta da giocare, però, il J-20 potrebbe averla. Anzitutto è più grande dei suoi diretti concorrenti, imbarca più carburante e questo gli dà la possibilità di coprire distanze più lunghe. Allo stesso tempo, sembra in grado di trasportare un numero maggiore di armamenti rispetto ad esempio agli F-35 e agli F-22.

Il J-20 opererà nell’area del Sud-Est asiatico, una regione dove a oggi l’aviazione dominante è ancora quella degli Stati Uniti. Il nuovo caccia prodotto dalla Chengdu potrebbe giocare un ruolo determinante su un teatro dove le grandi distanze sono la caratteristica principale: il J-20 allargherà notevolmente le capacità operative della Cina e potrebbe dare a Pechino la possibilità di far rientrare nel suo raggio d’azione basi aeree, portaerei e aerei cisterna.

Nella stessa area, saranno presenti gli F-35 acquistati dall’aviazione militare del Giappone. Inoltre, proprio dall’anno prossimo, il corpo dei Marines americano schiererà alcuni F-35 nella base americana di Iwakuni, nel sud del Giappone.

Fonte: www.flyorbitnews.com/

 


10 Ottobre 2016

Per oltre 20 anni gli aerei da combattimento delle flotte di Stati Uniti e degli alleati europei hanno dominato i cieli.

 

Ma oggi, Russia e Cina stanno facendo in tale settore una mole di investimenti tale da poter compromettere tale superiorità, il che scatenerebbe una nuova corsa agli armamenti.

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Parte dei nuovi sistemi d’arma, tra aerei e capacità antiaerea, dovrebbe entrare in servizio entro pochi anni. Mosca mostra i muscoli in zone calde come l’Europa Orientale e il Medio Oriente, Pechino nel Mar Cinese Meridionale, spingendo le alte gerarchie militari dell’Occidente a insistere con urgenza per uno svecchiamento delle flotte di aerei da combattimento.

“La sfida per la Us Air Force è l’accelerazione delle controparti dotate di una capacità militare avanzata in grado di competere con la nostra”, ha dichiarato a giugno al Congresso il Capo di Stato maggiore delle Forze aeree, gen. David Goldfein, qualche giorno prima di ricevere l’incarico.

Due mesi più tardi l’aeronautica degli Stati Uniti ha certificato il nuovo F35 Joint Strike Fighter.

Progettato per essere invisibile, il velivolo è stato appositamente pensato per attacchi brevi e di precisione, oramai il tratto distintivo dell’azione militare occidentale dai tempi dei bombardamenti Nato in Bosnia degli anni 90.

La Ferrari dei jet da combattimento, l’F22 Raptor, è ancora relativamente nuovo essendo in servizio dal 2005.

Progettato per abbattere aerei nemici volando due volte oltre la barriera del suono, recentemente si è evoluto in bombardiere in grado di raccogliere informazioni di intelligence sul territorio nemico.

Ma più di tre quarti dei caccia della flotta Usa, tuttavia, risalgono agli anni 70.

L’F15 vola dal 1975, l’F16 è operativo dal 1979, e l’F/A-18 della marina è stato dislocato per la prima volta nel 1978. Insieme a jet più nuovi come il Rafale e l’Eurofighter, modelli datati compongono la colonna portante anche delle forze aeree di molti alleati asiatici ed europei.

Dal canto suo la Russia prevede di mettere in attività il suo primo Stealth, il T50, entro il 2018. Il bimotore è stato progettato per essere altamente maneggevole ed è dotato di sofisticate apparecchiature elettroniche per individuare gli aerei nemici a molti chilometri di distanza.

Attualmente, Mosca ha schierato in Siria alcune delle opzioni più recenti, come il bombardiere Su-34 e il caccia Su-35.

Storicamente la Cina faceva affidamento sui modelli russi, molti vecchi aerei affiancati ad alcuni costruiti in patria su licenza, ma tale politica sta per andare in soffitta.

L’aviazione del Dragone “sta rapidamente colmando il divario con le forze aeree occidentali su un ampio spettro di funzionalità”, recita la valutazione annuale del Pentagono di quest’anno.

Il cinese J20, che ricorda gli F22 americani, è in volo dal 2011, anche se non è ancora entrato in servizio. Un anno dopo Pechino ha avviato i test dell’FC31, sosia dell’F35 americano. Il ministero della Difesa dell’ex Celeste Impero a maggio ha replicato al rapporto del Pentagono che parlava di “forte insoddisfazione e decisa opposizione”, accusando gli Stati Uniti di “commento improprio” su questioni tra cui lo sviluppo di armi.

Washington ha tuttora un vantaggio: i suoi aerei anti-radar sono operativi, mentre Russia e Cina stanno ancora sviluppando le proprie risposte, ma non sono solo i nuovi aerei a destare preoccupazioni. Le due potenze sono impegnate anche nello sviluppo di sistemi antiaerei più sofisticati.

Mosca afferma che il nuovo S-400 può abbattere aerei a una distanza massima di 236 miglia, pari a circa il doppio del missile predecessore.

In agosto, oltre alla vendita all’estero, il ministero della Difesa russo ha annunciato che il sistema sarebbe stato schierato nella regione di nuova annessione della Crimea in presenza di crescenti tensioni con l’Ucraina.

“Questo complica enormemente la sfida nella conduzione di qualsiasi tipo di operazione militare”, commentaDavid Deptula, tenente generale delle Forze aeree americane in congedo.

E la Cina quest’anno ha schierato il proprio sistema missilistico terra-aria HQ-9 alle isole Paracel nel Mar Cinese Meridionale, rivendicate anche dal Vietnam.

Per fronteggiare le nuove minacce, la Us Air Force, in una recente valutazione, ha raccomandato l’introduzione di missili a lungo raggio o altri strumenti che permettano agli aerei attualmente in dotazione di colpire gli obiettivi rimanendo al di fuori dal raggio di difesa nemico.

A margine di un’esibizione aerea tenuta a luglio in Inghilterra il generale dell’Aviazione statunitense Herbert J. Carlisle, capo dei servizi dell’Air Combat Command, ha parlato dell’aggiornamento di alcuni modelli entro il 2030.

A maggio, la marina americana ha dato il via a un processo di valutazione di 18 mesi a proposito della sostituzione del caccia multi-ruolo F/A-18E/F Super Hornet entro il 2035.

Il Pentagono sta ancora definendo esattamente le proprie necessità, ma Boeing, Lockheed Martin e Northrop Grumman hanno già cominciato a far circolare progetti futuristici.

E Bae Systems, nelle parole di Chris Boardman, direttore esecutivo della divisione militare, ha rivelato che un piccolo team di ingegneri è impegnato nel brainstorming per le forze britanniche.

Alcuni deputati americani hanno sollecitato l’Air Force a ripristinare la produzione del caccia F22, interrotta nel 2012, dotandolo di un sistema elettronico più efficiente nel contrastare la contraerea.

Anche i ministeri della Difesa del Vecchio Continente stanno valutando l’investimento in nuovi aerei da combattimento, conferma Douglas Barrie, senior fellow presso l’International Institute for Strategic Studies di Londra, ricordando “la decisione della Russia in Europa Orientale e l’acquisto di velivoli da combattimento con capacità sempre maggiori”.

Oltre all’acquisto di F35 e lo sviluppo di progetti propri, il ministero della Difesa britannico prevede una serie di iniziative di “maturazione” delle tecnologie in collaborazione con Stati Uniti e Francia.

La Germania pensa a un nuovo caccia che sostituisca i Tornado, nati dalla collaborazione con Italia e Regno Unito, entrati in servizio nella Luftwaffe 37 anni fa. Stando a un rapporto del ministero della Difesa tedesco dello scorso anno, sarebbero al vaglio anche opzioni senza pilota.

Parigi, invece, secondo quanto riferito dal portavoce della Difesa, prevede di aggiornare il Rafale perché resti efficace contro la continua evoluzione delle minacce, in tandem con i nuovi concept elaborati congiuntamente alla Gran Bretagna.

(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

Fonte: formiche.net/


10 Maggio 2016

Dubai, Eau – La compagnia aggiunge Yinchuan e Zhengzhou al suo network globale.

Emirates ha rimarcato ieri il suo impegno in Cina con il lancio di un nuovo volo aereo per Yinchuan e Zhengzhou, due delle città in più rapida espansione nel Midwest della Cina.

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Il presidente ed amministratore delegato della compagnia, lo sceicco Ahmed bin Saeed Al Maktoum, era a bordo del volo inaugurale con alti dirigenti del vettore aereo.

A loro si è unita una delegazione di vip composta da importanti imprenditori degli Emirati Arabi Uniti.

Il volo è stato effettuato da una crew di 14 persone, comprendente anche personale di bordo cinese. All’arrivo il velivolo è stato saluto a Yinchuan e Zhengzhou con il classico cannone ad acqua.
Mentre la Cina si prepara a collegarsi con il mondo occidentale attraverso la ‘Belt and Road Initiative’, Dubai è ben posizionata per supportare la Cina a raggiungere i vantaggi reciproci che verranno da questa iniziativa, compresi i livelli più profondi di cooperazione e di scambio. Situata al crocevia tra oriente ed occidente, Dubai è il più grande hub di import-export in Medio Oriente, che collega il mondo attraverso la sua forte governance, estese reti commerciali e collegamenti di rilevanza mondiale.

La compagnia ha rivestito un ruolo importante in questo sviluppo, essendo stata la prima a stabilire collegamenti non-stop tra il Medio Oriente e la Cina, in primo luogo con le operazioni cargo a Shanghai nel 2002, seguiti da servizi di trasporto-passeggeri nel 2004.

Attualmente in servizio su 54 città in 30 Paesi sui 65 interessati dalla “Belt and Road Initiative”, Emirates è ben posizionata per sostenere la Cina nel portare avanti i suoi legami commerciali e di investimento con questi Paesi.

Il vettore utilizza un B-777/200LR per servire la rotta.

Dal punto di vista del cargo, il 777/200LR offre 14 tonnellate di capacità di carico.

Le merci che dovrebbero essere trasportate su questi servizi includono prodotti di elettronica, come telefoni cellulari da Zhengzhou, e prodotti agricoli come le bacche di Goji e cashmere da Yinchuan.

Fonte:www.avionews.it/


18 Febbraio 2016

L’aeroporto di Roma Fiumicino si conferma la porta d’ingresso privilegiata per i passeggeri che provengono dall’Oriente, in particolare dalla Cina.

Nei primi 45 giorni dell’anno, dal 1° gennaio al 15 febbraio 2016, i passeggeri da e per la Cina in transito nello scalo capitolino sono cresciuti di oltre il 47%. Lo dichiara il direttore Sviluppo Marketing Aviation di Aeroporti di Roma (Adr), Fausto Palombelli, in occasione dei festeggiamenti per il Capodanno cinese.

aeropfium“In estate – aggiunto il dirigente di Adr – arriveremo a offrire ben 33 voli settimanali verso una pluralità di destinazioni cinesi, che ha pochi paragoni in Europa. Infatti, insieme a Fiumicino, soltanto il Charles De Gaulle di Parigi può vantare sette destinazioni direttamente collegate con la Cina, oltre Hong Kong e Taiwan”. Tutto ciò “è il risultato delle strategie poste in essere negli ultimi anni, che hanno visto il Leonardo da Vinci protagonista dello sviluppo delle relazioni aeronautiche tra Italia e Cina, arrivando nel 2015 a oltre 500mila passeggeri trasportati su Roma dai vettori cinesi su Roma”.

E adesso, come mostrano i primi dati dell’anno, ci attendiamo anche per il 2016 un ulteriore forte sviluppo”. Ai festeggiamenti per il Capodanno cinese, organizzati a Fiumicino, sono intervenuti anche i rappresentanti di alcune compagnie aree cinesi.

Tutti hanno sottolineato l’importanza degli investimenti che la società di gestione ha dedicato a numerosi servizi in aeroporto: dalla segnaletica in ideogrammi all’acqua calda disponibile presso tutti i punti di ristorazione, alla pubblicazione di un sito in lingua cinese con le informazioni turistiche e di servizio, navigabile anche da smartphone.

di Marco Morino

Fonte:www.ilsole24ore.com/


3 Febbraio 2016

Ente turismo annuncia schedatura viaggiatori indisciplinati
Adesso basta! Cinque compagnie aeree cinesi hanno annunciato che d’ora in poi non tollereranno più passeggeri “incivili”, maleducati e indisciplinati, saranno schedati in un’apposita lista e, se continuano, saranno banditi.


Il monito, secondo l’ente cinese del turismo che è citato dal sito della Cnn, è stato emesso in un comunicato congiunto di Air China, China Eastern Airlines, China Southern Airlines, Hainan Airlines e Spring Airlines. I passeggeri che compiono atti che costituiscono reati amministrativi o penali saranno inseriti nella lista e subiranno restrizioni al servizio. “Il comportamento incivile – si legge nella nota – di alcuni turisti negli aeroporti interni e internazionali e a bordo dei voli non danneggia solo la loro immagine, ma anche quella della nazione e mete anche a repentaglio la sicurezza del trasporto aereo.

Fonte:www.ansa.it/


6 Agosto 2015

Secondo il britannico Independent, Pechino potrebbe presto togliere a Washington un suo grosso vantaggio in campo militare. E ci sarebbe già stato un test coronato da successo

La Cina ha creato un drone in grado di vedere gli aerei Stealth Usa

WASHINGTON – Pechino potrebbe presto togliere a Washington quello che forse è il suo più grande vantaggio in campo militare. Secondo il britannico Independent, la Cina ha sviluppato un grande drone (aereo senza pilota controllato a distanza) a doppia fusoliera battezzato “Divine Eagle” (“Shen Diao”) con un’antenna speciale in grado di individuare a grandissima distanza i jet finora invisibili ai radar: parliamo degli aerei da guerra più moderni, come i caccia F-22 Raptor e F-35 Jsf (di cui l’Italia acquisterà 90 esemplari) ed il bombardiere B-2 Spirit.

Prima dell’Independent anche la ‘Bibbia‘ del settore Difesa, il Janes’s Information Group, aveva accennato a questo possibile problema.

Secondo il giornale britannico, in un test l’Aquila Divina è stata in grado di rilevare un F-22 a largo delle coste sudcoreane a 500 km, una distanza tale da rendere – in teoria – possibile la preparazione di tutte le contromisure per abbatterlo.

Il tutto senza che l’F-22 possa accorgersene: il radar montato sul Raptor, l’AN/APG-77 ha infatti una portata massima stimata tra i 200 ed i 400 chilometri.

 

 

 

Fonte:www.repubblica.it/


25 Febbraio 2014

Pechino riconosce l’importanza di Taipei come scalo internazionale, da cui potranno transitare anche i cittadini cinesi diretti verso altre destinazioni. Aumentano ancora i voli diretti fra i due lati dello Stretto: da aprile saranno 858 ogni anno.

Taipei (AsiaNews) – Per “avvicinare” ancora di più i due lati dello Stretto, Taipei e Pechino hanno deciso di aumentare il numero di voli dal continente all’isola anche come scalo per altre destinazioni. Lo ha confermato Ma Shaw-chang , vice segretario generale del Sef (Straits Exchange Foundation, la Fondazione per gli scambi tra le due sponde dello Stretto che di fatto gestisce i rapporti fra le due entità.

Il funzionario ha spiegato che lo scopo è quello di far diventare Taiwan un importante punto di transito per i turisti cinesi in viaggio per altre destinazioni. L’accordo fa parte degli ultimi accordi di avvicinamento e collaborazione a livello commerciale fra Pechino e Taipei, che negli ultimi sei anni hanno preso sempre maggior consistenza. I dialoghi hanno avuto una grande spinta in avanti lo scorso 11 febbraio 2014, quando i due governi hanno dato il via ai “più importanti colloqui bilaterali” della loro storia.

Per quanto riguarda il tema di Taiwan come “hub” aeroportuale per almeno una parte dell’immenso numero dei turisti cinesi, dopo vari tentativi di proposta da parte delle autorità taiwanesi, lo scorso 21 febbraio c’è stata finalmente una risposta positiva da parte dei rappresentanti del continente. Ma ha spiegato che “mentre prima Taiwan non veniva presa in considerazione come punto di transito, questa settimana la proposta è stata messa per iscritto come importante progetto da discutere e concretizzare, perché le autorità del continente ne hanno capito l’importanza”.

Taiwan sta investendo moltissimo nello sviluppo del complesso aeroportuale internazionale di Taoyuan, a pochi chilometri da Taipei. Diventando esso un importante punto di transito, anche i voli diretti tra Taiwan e il continente ne beneficeranno con notevoli vantaggi per le persone di affari e i turisti di entrambe le parti.

Sempre la scorsa settimana i due governi hanno deciso anche che da aprile saranno aggiunti 158 nuovi voli tra Taiwan e il continente. Con questo incremento, il numero totale dei voli tra le due sponde dello Stretto passerà da 670 a 858. Un numero esorbitante se si considera che fino al 29 gennaio 2005 non c’era stato alcun volo diretto tra l’isola e il continente dalla fine della guerra civile (1949).

Fonte:www.asianews.it


5 Dicembre 2013

di Federico Rampini – 1° dicembre 2013

Allerta Usa alle compagnie: avvertite la Cina se passate sopra le isole contese

New York. Le compagnie aeree civili americane devono avvisare la Cina se i jet passeggeri sorvolano lo spazio “conteso” sopra le isole Senkaku (nome nipponico) o Diaoyu (nella toponomastica cinese).
È l’Amministrazione Obama a invitare i propri vettori civili a non “provocare” Pechino, proprio mentre la U. S. Air Force fa il contrario. Al termine di una settimana di escalation nella tensione sopra i cieli del Mar della Cina orientale, la Casa Bianca ha deciso di invitare alla prudenza le compagnie commerciali. Mentre i jet militari Usa continuano ad appoggiare la linea del Giappone e a sorvolare l’area ignorando i diktat di Pechino, la direttiva diramata al settore del trasporto civile va nel senso contrario: «Avvisate Pechino se i jet passano in quellla zona, non correte rischi inutili». Si vuol evitare che un’eventuale manovra di “intercettazione” da parte di aerei militari cinesi possa sfociare in una collisione o l’abbattimento di un jet carico di passeggeri. La scelta di Washington conferma i pericoli insiti nella confrontation in atto, che potrebbe sfuggire al controllo delle superpotenze in gioco, e sfociare in una tragedia. Negli ultimi giorni a più riprese i caccia dell’aviazione militare cinese sono decollati per missioni di vigilanza, per controllare il passaggio di jet americani e giapponesi, anche se da una parte e dall’altra si è evitato di esibire ostilità.

La Cina ha dato inizio a questa tensione, “annettendo” in modo unilaterale al proprio spazio aereo sovrano i cieli sopra le isole Senkaku/Diaoyu, e annunciando che qualsiasi apparecchio straniero deve annunciare il proprio passaggio a Pechino.
Washington precisa che il “consiglio” dato alle proprie compagnie aeree non implica un riconoscimento della validità delle pretese cinesi, ma è solo un elementare richiamo alla prudenza. «Il governo degli Stati Uniti — afferma un comunicato del Dipartimento di Stato — generalmente si aspetta che le compagnie passeggeri su rotte internazionali si adeguino alle richieste dei paesi stranieri. Questo non implica che il governo degli Stati Uniti accetti le pretese della Cina ». Il crescendo di tensione avviene alla vigilia del viaggio del vicepresidente americano Joe Biden, che oggi parte per una delicata missione a Tokyo, Pechino e Seul.
KAL007 è una sigla che spiega la sofferta decisione dell’Amministrazione Obama di chiedere alle proprie compagnie aeree di “obbedire” alla Cina. KAL007, ovvero il volo 007 della Korean Airlines, fu abbattuto mentre trasportava 269 passeggeri da New York a Seul via Anchorage (Alaska). Il primo settembre 1983 quel jet civile venne abbattuto da un caccia sovietico Su-15 sopra le isole Moneron e Sakhalin, sul Mar del Giappone. Tutti i 269 passeggeri e i membri dell’equipaggio morirono. Sull’aereo viaggiava anche un parlamentare americano, il deputato Lawrence McDonald. Secondo le successive ricostruzioni, l’aereo sorvolava lo spazio dell’Urss, e il suo passaggio coincideva con una missione di un aereo spia americano. Inizialmente il governo sovietico negò ogni responsabilità in quella strage, solo in seguito il Politburo ammise l’accaduto, addebitando ogni responsabilità a una «provocazione degli Stati Uniti».

Tratto da: La Repubblica

Fonte:www.antimafiaduemila.com


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