tristezza

14 Febbraio 2015

Accartocciato come una lattina. Caduto sotto il peso della neve, sferzato dal vento. Così è crollato venerdì l’hangar della scuola di paracadutismo Bfu, al Campovolo. 

di Benedetta Salsi

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ACCARTOCCIATO COME UNA LATTINA.

Caduto sotto il peso della neve, sferzato dal vento. Così è crollato venerdì l’hangar della scuola di paracadutismo Bfu, al Campovolo. L’immagine che ci si trova di fronte è da brivido. Tutto da buttare, danni ingentissimi («qui sfioriamo il milione di euro», dicono i responsabili con gli occhi increduli).

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E, ieri, di fronte a quello scempio, c’erano Paolo Haim (direttore della scuola), il Presidente Edoardo Stoppa (volto noto di Striscia la Notizia, su Canale 5, per la sua rubrica sugli animali) e Franco Di Lorenzo (socio fondatore). Guardavano impotenti il sogno di tutta la loro vita andato in pezzi. La Bfu, una delle eccellenze italiane, in materia di paracadutismo. E ora sarà tutto da rifare. Daccapo. Rimboccarsi le maniche per tornare a volare, sempre che si trovino le risorse. E nuove ali.

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AL MOMENTO del crollo nessuno era presente nell’hangar, per fortuna. Le principali attività si svolgono, intensamente, durante il weekend. E non ci sono stati feriti. Ma i danni alla struttura e, soprattutto, ai tre aerei che erano parcheggiati sotto sono enormi: almeno due velivoli sono rimasti schiacciati da tonnellate di neve mista ad acqua e dalle travi del capannone, battuto dal vento.

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Sepolti e rimasti in pezzi, il Pilatus PC-6/C1-H2 Turbo Porter N9444 (cn 521) l’aereo usato dalla scuola, sul fianco è stampato a caratteri cubitali il nome ‘Bfu’ –, poi un Cessna 206 (di proprietà di Mario Mazzacurati) e usato per i lanci di precisione e uno Storm 280 (il più piccolo e anche quello che ha avuto un po’ meno danni).

 OCCHI LUCIDI, SENZA PAROLE

 

È un via vai impietoso quello che vedeva tutti gli appassionati della disciplina sportiva fare la spola in mezzo alla poltiglia, per vedere quello che era accaduto. In fretta, la notizia è circolata tra tutti gli appassionati. «Ho il cuore in pezzi, non riesco neanche a parlare, mi viene da piangere», commentava tra i denti uno di loro, ieri mattina, davanti al cancello. Perché quel che c’era davanti non lasciava appello: una devastazione totale. Tutto giù. Tutto in pezzi. Misto all’odore acre di kerosene, centinaia di litri che si erano riversati sul pavimento, misti alla neve sciolta.

 

Nel pomeriggio di ieri, tecnici e periti sono arrivati al Campovolo per le valutazioni e per iniziare la conta danni.

Altre associazioni sportive si appoggiano alla Bfu, come la scuola Anpd’I di Como, che custodiva nell’hangar i suoi materiali oppure lo stesso Cessna U206B Super Skywagon I-CJAO  (C\N U2060782), di Mario Mazzacurati, responsabile agonistico della Scuola Nazionale di Paracadutismo di Carpi (già campioni del mondo di lancio di precisione).

 

«Ora saranno le assicurazioni a valutare i danni – hanno detto affranti i responsabili –. Quel che è certo è che faremo di tutto per ripartire. Ce la faremo. Ne siamo sicuri».

 

http://www.ilrestodelcarlino.it/


20 Agosto 2014

IMPATTO TRA I VELIVOLI È STATO PERPENDICOLARE

Rintracciati due dei quattro militari, tra i 31 e i 36 anni, che erano a bordo dei Tornado precipitati nelle Marche. Aperta inchiesta per disastro aereo colposo.

Sono andate avanti tutta la notte le ricerche per rintracciare i quattro piloti a bordo dei due Tornado dell’Aeronautica che martedì si sono scontrati in volo e sono poi precipitati in provincia di Ascoli Piceno. Verso le 11 di mercoledì mattina è arrivato l’annuncio del ritrovamento di un corpo carbonizzato, nella zona di Tronzano, appartenente a un uomo, forse nei resti della fusoliera di uno dei caccia. Poco dopo è stato localizzato anche il corpo di un altro pilota, una donna, in località Poggio Anzù, nella collina di fronte a quella in cui sono stati trovati i resti del primo militare. L’Aeronautica è stato netta sulle probabilità di ritrovare superstiti: «Escludiamo che i piloti dispersi a seguito dell’incidente aereo siano ancora vivi»

 

«Erano piloti esperti, erano capitani»

Intanto sono stati resi noti i nomi dei quattro militari che volavano sui due jet. Il capitano pilota Mariangela Valentini, 31 anni, di Borgomanero (Novara);il capitano pilota Alessandro Dotto, 31 anni di Ivrea; il capitano navigatore Giuseppe Palminteri, 36 anni, di Palermo; il capitano navigatore Paolo Piero Franzese, 35 anni, di Benevento. Fonti dell’Aeronautica hanno precisato che i quattro militari «erano piloti esperti, erano capitani»

Da sx in alto, in senso orario: Alessandro Dotto, Paolo Piero Franzese,  Giuseppe Palminteri,   e Mariangela Valentini

Aperta un’inchiesta

Mentre sono ancora in corso le ricerche dei dispersi, la Procura di Ascoli Piceno ha aperto un’inchiesta per disastro aereo colposo in relazione all’incidente. Il procuratore capo Michele Renzo l’ha affidata al sostituto Umberto Monti, che martedì notte ha tenuto una riunione in Procura con tutti i soggetti impegnati nelle operazioni di ricerca dei piloti scomparsi. Già sequestrati diversi componenti dei relitti finora rinvenuti

Impatto ortogonale

L’impatto fra i due caccia è stato ortogonale: in pratica i due aerei si sono scontrati perpendicolarmente mentre percorrevano una delle aerovie a disposizione per raggiungere il luogo di un’esercitazione. La commissione dell’Ispettorato sicurezza al volo è al lavoro per accertare le cause dell’incidente. Secondo il racconto dei testimoni, i velivoli stavano volando bassissimi quando uno ha centrato l’altro. I caccia erano partiti dalla base di Ghedi, in provincia di Brescia (dove mercoledì mattina sono arrivati i parenti dei piloti) per una missione di addestramento e sono precipitati a circa 30 km da Ascoli, fra i comuni di Venarotta e Gimigliano, provocando un vasto incendio. I due Tornado sono velivoli da combattimento acquisiti dall’Aeronautica militare a partire dal 1982.

Fonte:www.corriere.it/


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