Dottoressa

5 Gennaio 2016

L’ingegnere Mirna Marini coordina il lavoro di 500 collaboratori (tutti uomini) addetti alla mautenzione di 120 aeroplani Alitalia

figaggiustaerei

CAGNANO AMITERNO (AQ). Tra le case di Torre, tra i vicoli di Fossatillo, a spasso per i borghi accarezzati dai versi del poeta popolare Fausto Ruggeri. E poi ancora più su, dove il verde si apre e vorresti avere un paio di ali per volare sul parco del Gran Sasso. Quelle ali, forse non fanno parte dei ricordi di infanzia diMirna Marini. Eppure, se gli aerei in Italia volano in tutta sicurezza è anche grazie al suo lavoro.

Dipendente Alitalia dal ’98, dall’ottobre scorso si occupa della manutenzione di base della flotta della compagnia di bandiera coordinando il lavoro di 500 collaboratori specializzati, tutti uomini. Stiamo parlando di 120 aeroplani: ognuno di questi deve fare un “tagliando” dopo un certo numero di ore di lavoro, una serie di controlli obbligatori. E poi c’è la manutenzione operativa, legata magari all’usura o a un’avaria non riparabile in pista (riparazioni strutturali, protezioni dopo danneggiamenti da stormi, grandinate o ceneri vulcaniche, magari per i velivoli che hanno viaggiato di recente dalle parti dell’Etna). Un coordinamento dinamico e impegnativo che implica dei turni di giorno e di notte. Il fatto che una donna come lei, a soli 44 anni, sia a capo di questo staff, tutto al maschile, ha suscitato la curiosità di Repubblica, declinata dalla bella penna di Emanuela Audisio. La storia di questa professionista è legata a doppio filo con la nostra terra: se è vero che Mirna Marini è nata, vive e lavora a Roma, la sua famiglia è di Cagnano Amiterno, un paese di cui conserva tanti ricordi di infanzia. Un luogo in cui torna spesso, per trovare zia Santina, la sorella della madre, ma anche tanti amici. «Non sono abruzzese di nascita ma di carattere», sottolinea, «nelle mie vene scorre il sangue di gente caparbia che non si ferma di fronte a niente. E questo lato della mia personalità me lo ritrovo sul lavoro, quando devi gestire incarichi e priorità». Una famiglia normale, quella di Mirna, papà Loreto operaio, mamma Giuseppina, che ora riposa proprio nel cimitero di Cagnano, casalinga. Ma forse proprio dai nonni ha imparato ad amare la meccanica. «Con nonnoBernardino ho conosciuto Cagnano e le sue tradizioni agricole, ma con nonnoDonato, il padre di mia madre, ho sviluppato la passione per la matematica e per le macchine. Era artigiano e ha sempre sostenuto i miei studi. Già da piccola adoravo la matematica, se c’era da fare un tema invece piangevo».

Dopo il liceo scientifico Mirna si è iscritta a ingegneria aeronautica. «Vivendo fuori Roma», ricorda, «mi svegliavo alle quattro di mattina per arrivare presto e trovare posto in aula. Il mio sogno non era volare, ma lavorare alla meccanica del volo. Finito il percorso accademico ho ricevuto varie offerte di lavoro e mi sono data da fare subito». Entrata in Alitalia, è approdata nella direzione tecnica, assumendo la guida, nel 2000, della programmazione della manutenzione lungo raggio. Nel 2006 è passata ad Air One, come responsabile acquisti di materiale aeronautico, ruolo che ha mantenuto rientrando in Alitalia, dopo l’integrazione delle due compagnie, nel 2009. Dal 2012, e fino a ottobre di quest’anno, ha curato la logistica dei materiali, prima di coordinare la manutenzione di base. Nell’hangar bisogna fare diagnosi e agire rapidamente sugli aeromobili in assistenza.

«Oggi si vola molto più di una volta, abbiamo tre cicli di lavoro distribuiti sulle 24 ore, in modo da poter garantire il rientro in attività dell’aeromobile». Ma ogni periodo di riposo è buono per tornare a Cagnano dai suoi cari. «Ho un affetto particolare per questa terra segnata dal terremoto», prosegue, «un sentimento che cerco di trasmettere a mia figlia Jameela, che ha otto anni. Naturalmente, fino a quando i miei nonni erano ancora vivi, le visite erano frequenti. Ma ancora oggi torno a trovare gente a cui sono legata da una vita, come i cari compari di battesimo Domenica e Bellisario, la cui famiglia è stata purtroppo di recente segnata da una grave

tragedia». Il riferimento è al tragico incidente in cui ha perso la vitaCristian, figlio della coppia – titolare di un bar e di una tabaccheria all’Aquila – che ad agosto ha perso la vita investendo un cinghiale sulla Statale 80.

di Fabio Iuliano

 

Fonte:ilcentro.gelocal.it/


31 Dicembre 2013

Per aumentare le dimensioni del pene si era fatto un “impianto retro pubico di Macrolane”, poi l’organo sessuale era esploso durante un rapporto sessuale. Camionista 60enne risarcito con 8mila euro

di Mario Consani

Milano, 31 dicembre 2013 – Il gel dei miracoli non è servito solo a rimodellare seni e glutei femminili. Anche tra gli uomini c’è chi si è rivolto speranzoso al chirurgo estetico contando sulle proprietà delle celebri fiale di Macrolane per migliorare le dimensioni del proprio organo sessuale. Gonfia di qua, gonfia di là, i giudici milanesi, ormai quasi abituati a trattare cause per seni rifatti che poi cedono o scoppiano, si sono trovati stavolta di fronte a un caso decisamente più raro di esplosione di pene (nel senso maschile).

M.M., un sessantenne di origini calabresi ma residente nel Reggiano, professione camionista, evidentemente non soddisfatto di quanto avuto in dote da madre natura, tempo fa scovò sul web la possibilità di affidarsi alle mani esperte della dottoressa G.V., romena, studi in mezza Italia e collaboratrice della milanese La Clinique. E così andò. Tecnicamente, dicono gli atti, si era trattato di «impianto retro pubico di Macrolane (gel iniettabile a base di acido ialuronico) finalizzato ad aumentare le dimensioni del pene».

Il problema, però, è che poco tempo dopo, nel bel mezzo di un rapporto sessuale, lo sfortunato M. sentì una specie di botto ravvicinato, accorgendosi, un secondo più tardi, che a esplodere era stato proprio il suo fallo. Evidentemente insensibile ai possibili traumi psicologici di “starlette” dal seno rifatto così come di maschi non troppo dotati, il gel dei miracoli aveva mietuto un’altra vittima.

Nel caso di M.M., passati il dolore e l’infezione è scattata la querela nei confronti della celebre dottoressa che ancora oggi domina sui siti di chirugia estetica, dove espone anche le foto dei suoi pazienti prima e dopo l’intervento. In relazione al caso di M., però, la Procura le ha contestato il reato di lesioni colpose gravi, dato che dall’intimo scoppio del poveretto era derivata «un’infezione con estrusione del gel da flogosi dell’asta peninea» guaribile in 40 giorni.

Per di più, sempre secondo l’accusa, il medico non si era curata di approfondire le eventuali controindicazioni all’intervento ( il paziente era diabetico) e non aveva ottenuto neppure l’obbligatorio consenso informato, avendo molto sorvolato sui possibili rischi. L’aspetto paradossale della vicenda è che il consulente medico-legale della Procura ha attestato che le misure della parte lesa ( in tutti i sensi)  erano assolutamente normali. Il processo, comunque, non si farà: alla prima udienza, M. ha revocato la querela dopo aver intascato un risarcimento di 8 mila euro.

mario.consani@ilgiorno.net

Fonte:www.ilgiorno.it


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