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12 Aprile 2016

La denuncia. Le carte raccolte da un anonimo e inviate ai magistrati, a Palazzo Chigi e al ministero della Difesa ricostruiscono l’ascesa dell’ammiraglio

di MARCO MENSURATI

ROMA – Quella che rischia di essere la bordata finale per l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, già pericolante dopo l’iscrizione al registro degli indagati da parte della procura di Potenza, potrebbe arrivare da un documento anonimo. Una denuncia in piena regola, inviata da quello che sembra essere un ex collega di De Giorgi, tra gli altri, alla presidenza della Repubblica, alla presidenza del Consiglio, al ministro della Difesa.
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Si tratta di un documento dettagliato, arricchito da numerosi atti ufficiali e pezze d’appoggio originali. Trentacinque pagine ricche di episodi scabrosi, che raccontano, però in particolare due vicende che potrebbero accelerare l’uscita di scena del Capo di Stato Maggiore della Marina.

ROMA – Quella che rischia di essere la bordata finale per l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, già pericolante dopo l’iscrizione al registro degli indagati da parte della procura di Potenza, potrebbe arrivare da un documento anonimo. Una denuncia in piena regola, inviata da quello che sembra essere un ex collega di De Giorgi, tra gli altri, alla presidenza della Repubblica, alla presidenza del Consiglio, al ministro della Difesa.

Si tratta di un documento dettagliato, arricchito da numerosi atti ufficiali e pezze d’appoggio originali. Trentacinque pagine ricche di episodi scabrosi, che raccontano, però in particolare due vicende che potrebbero accelerare l’uscita di scena del Capo di Stato Maggiore della Marina.

Lrggi:inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/inchiesta-italiana/2012/11/08/news/mandorle-46186503/?ref=HREA-1

di FABIO TONACCI

 

La prima è quella relativa a un episodio apparentemente grottesco. Una visita che nel giugno del 2013, De Giorgi fece ad una fregata presente nei cantieri di Fincantieri a Muggiano (La Spezia).

In quei giorni si stavano completando le ultime fasi di allestimento della nave. “Non gradendo la ripartizione delle aree destinate al quadrato ufficiali ed equipaggio – scrive l’anonimo – e dei camerini destinati al comandante e all’eventuale Ammiraglio presente a bordo”, De Giorgi ordinò ai dirigenti del cantiere presenti di “attuare senza alcun indugio” alcune modifiche indicate a voce. In seguito, ricostruisce l’anonimo, De Giorgi “ufficializzò questa sua volontà specificando di avviare i lavori richiesti anche in assenza dei preventivi e dei necessari atti amministrativi“.

Non si trattava di modifiche di poco conto. 
E lo sapeva bene il direttore degli Armamenti Navali, l’ammiraglio Ernesto Nencioni, che cercò di allestire in tutta fretta una pratica amministrativa per coprire l’intemerata di De Giorgi. Nell’ambito di quella pratica, il 25 luglio 2013, Fincantieri avrebbe presentato un “punto di situazione” dove si “chiedeva il pagamento” di 12 milioni 986 mila euro per la modifica dei quadrati, e di 30 milioni di euro per i camerini.

Di fronte alle perplessità di Nencioni, De Giorgi – ammiraglio noto per la sua passione per uno stile di vita upper class – confermò la “necessità di eseguire le modifiche strutturali da lui disposte“.

Le difficoltà opposte da Nencioni – che chiedeva un documento scritto e firmato da De Giorgi – furono infine superate da una lettera dello stato maggiore della Marina che diceva di procedere. Per la gioia di Fincantieri.

Al termine della vicenda – conclude l’anonimo – Nencioni rassegnò le dimissioni e si ritirò a vita privata“.

Il secondo caso rivelato dal dossier descrive inoltre il più misterioso dei contratti varati con la Legge Navale: lo stanziamento straordinario di oltre cinque miliardi di euro per il rinnovo della flotta. Una questione determinante anche per l’indagine di Potenza.

Secondo l’accusa dei pm lucani, De Giorgi avrebbe chiesto l’intervento di Gianluca Gemelli per far sbloccare dal ministro Federica Guidi questi stanziamenti.

E in cambio – sempre secondo le contestazioni -avrebbe fatto nominare al vertice del porto di Augusta una figura gradita al compagno della ministra.

Tra le navi finanziate con la Legge Navale una ha caratteristiche da 007: un mezzo lungo 32 metri che a pieno carico arrivi a 70 nodi, ossia 110 chilometri all’ora. Compito di questa super imbarcazione è trasportare squadre di incursori del Comsubin alla massima velocità: è previsto che tra uomini e armi, lo scafo arrivi a un carico di 36 tonnellate. Il tutto con materiali stealth invisibili ai radar.

Il contratto risulta essere stato affidato da De Giorgi alla società Aeronautical Service senza nessuna gara. Con una spesa di 30 milioni di euro.

Tutti gli atti sull’acquisto del superscafo risultano secretati e non sono mai state diffuse informazioni sul disegno del mezzo. Ma sono in molti a dubitare delle competenze dell’Aeronautical Service, un’azienda che non risulta avere realizzato progetti del genere: ha sede a Fiumicino, dove il suo fondatore – l’ingegnere Cristiano Bordignon – vanta diverse invenzioni nel campo delle tecnologie ma nessuna nave finora varata.

Nelle autorizzazioni della spesa militare ha a lungo giocato un ruolo chiave Valter Pastena, ex capo ufficio bilancio della Difesa e intimo di Gemelli, che oggi risulta indagato a Potenza: è stato intercettato mentre discute con De Giorgi di nomine e appalti, operandosi per mobilitare una rete di parlamentari Pd contrari alla riforma della Difesa voluta da Roberta Pinotti.

Fonte:www.repubblica.it/


20 Agosto 2014

Probabile l’errore umano, i mezzi erano stati severamente controllati.

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di FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA
 
Saranno le scatole nere dei due velivoli precipitati a dire come sono andate le cose. È un fatto, però, che i testimoni oculari raccontano di aver visto i due aerei militari volare a bassa quota, sui 500 metri, e scontrarsi frontalmente uno contro l’altro. Perché?
«Per un volo addestrativo», è spiegato dall’Aeronautica. Fonti della Difesa garantiscono che i due aerei volavano «sulla rotta prescritta» e soprattutto «alla quota stabilita». Con il che si delinea meglio anche il tipo di addestramento a cui si stavano dedicando i due piloti del Sesto Stormo di Ghedi (Brescia): un volo di guerra simulata.  

 

«Il Tornado – spiega infatti il Generale Leonardo Tricarico, già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica e presidente della fondazione di studi dedicati alla sicurezza “Icsa” – nasce come cacciabombardiere in grado di effettuare voli a bassissima quota.

In teoria può scendere sotto i 50 metri, ma in pratica, vista l’evoluzione degli ultimi conflitti, si è capito che scendere così in basso oltre che inutile è controproducente. E perciò in genere non si scende più sotto i 500 metri».  

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Ecco, è appunto a questa quota che sembra essersi verificato l’incidente. I due equipaggi si stavano preparando in vista di una esercitazione della Nato che si sarebbe tenuta in autunno. Esercitazione multinazionale di guerra simulata. Per questo motivo i due Tornado dovevano effettuare diversi passaggi a quote diverse, sempre in tandem.  

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«I nostri piloti – dice una fonte dell’Aeronautica – devono ormai essere sempre pronti a ogni tipo di missione. Avete visto: ieri l’Afghanistan o la Libia, domani chissà, magari la Siria. E in genere sono missioni affidate a una coppia di aerei».  

Si stavano dunque addestrando alla guerra aerea. «E siccome non abbiamo poligoni nel deserto – riprende il generale Tricarico – ma anzi abbiamo un territorio densamente abitato, ricco di valori ambientali o paesaggistici, o turistici, per noi un volo addestrativo è sempre uno slalom tra le prescrizioni fisse e quelle variabili, i cosiddetti Notam. Se in una data area è previsto un lancio di paracadutisti, o una manifestazione amatoriale, chi prepara il piano di volo dev’esserne più che consapevole».  

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torncrash10La memoria di Tricarico corre all’indietro. Al terribile incidente del Cermis, quando un jet militare statunitense impattò con una funivia a Cavalese, sulle Dolomiti, e tranciò venti vite. Era il 3 febbraio 1998. Tricarico presiedette la commissione d’inchiesta: «Al termine si decise che in Italia ogni sorvolo militare a bassa quota, di qualunque nazionalità fosse, andava prima autorizzato da noi. Una regola che non c’era e ora c’è»

 

Ma il Cermis qui non c’entra, così come l’età dei Tornado: è vero che sono in esercizio dagli Anni Ottanta, ma i più vecchi sono già stati radiati e quelli che operano subiscono severi controlli. Così è stato anche per quelli precipitati ieri. Peraltro è stranoto che i Tornado siano da sostituire. Vedi polemica sugli F35 che li dovrebbero rimpiazzare.  

 Non deficit strutturale, allora, ma probabile errore umano. «E mi duole dire – conclude Tricarico – che i tagli al bilancio della Difesa, per anni, hanno compresso soprattutto le spese per l’addestramento. Ma meno ore di volo significa meno confidenza con il mezzo. E ho paura che i nostri piloti siano ridotti ormai al minimo sindacale delle ore di volo».

 

Fonte:http://www.lastampa.it/


29 Marzo 2014

Il titolare della Difesa, parlando alla cerimonia per il 91/o anniversario della fondazione dell’Aeronautica Militare, ha rassicurato i militari, dopo l’annuncio dei giorni scorsi di voler “razionalizzare le spese delle forze armate”. “State sereni, nessun passo indietro”

Tagli agli sprechi, ma avanti con il programma di acquisto degli F35. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti, dopo le inquietudini dei vertici delle forze armate di fronte alla sforbiciata annunciata dal ministro, ha lanciato un messaggio rassicurante: “Io dico ai militari di stare sereni perché, lo ha detto ieri il premier Renzi, quando parliamo di forze armate e della necessità che l’Italia continui a svolgere il suo ruolo per la sicurezza del mondo, significa che non possiamo fare passi indietro”. Nessun passo indietro nemmeno sui caccia F35, tema affrontato mercoledì dal presidente americano Barack Obama nella sua visita a Roma. Pinotti ha precisato: “No ad un sistema d’arma o ad un aereo che diventa il cattivo”. 

“Quando parliamo di efficientamento – ha detto Pinotti, parlando alla cerimonia per il 91/o anniversario della fondazione dell’Aeronautica militare – non significa togliere quello che è essenziale ma evitare che ci siano sprechi. Bisogna rendere la spesa pubblica più efficiente e le forze armate hanno già intrapreso questo percorso, ma non si può venire meno agli obiettivi strategici che abbiamo”. Il titolare della Difesa ha inoltre annunciato la volontà di srivere “un Libro Bianco della difesa: abbiamo bisogno di capire le minacce, i rischi e le risposte da dare”.

Le affermazioni di Pinotti arrivano a poca distanza dall’attacco del portavoce del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo: “Obama viene in Italia e va dal Papa per farsi due foto, viene qui perché si è preoccupato della nostra riduzione delle spese militari degli F35. E Napolitano subito va in televisione a dire bisogna spendere di meno. Obama viene a vendersi il suo gas di scisto che ha scoperto che ne ha per 100 anni, e il più grande giacimento oggi al mondo, uno dei più grandi, ce l’ha Israele”.

Fonte:www.ilfattoquotidiano.it


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