2012 Luglio

Tutte le news dall’Aeroclub di Modena


I-BLGN Inaer Aviation  Eurocopter EC145 taken 29-03-2012 at Bergamo (Milan) - Orio Al Serio (BGY / LIME) airport, Italy by Giovanni CurtoC’era un varesino a bordo dell’elicottero precipitato sabato pomeriggio a Morbegno, in provincia di Sondrio. Stefano Turretta, assistente di volo 50enne di Albusciago, se l’è cavata con qualche ferita ed escoriazione e cinque giorni di prognosi riservata. Per il pilota Augusto Stazzonelli, 57enne di Viterbo si parla invece di un mese di prognosi. Tanta paura quindi ma fortunatamente nessuna grave conseguenza per i due che si trovavano a bordo dell’ EC145 della Inaer Aviation Italia con sede a Milano e in servizio per il 118 di Bergamo. Il varesino, ha una lunga esperienza in particolare a bordo degli elicotteri per l’elisoccorso, è un tecnico verricellista e si occupa della parte tecnica dei salvataggi. Sulla questione la procura di Sondrio ha deciso di aprire una inchiesta, guidata dal magistrato Stefano Latorre. L’elicottero si trovava in aria da poco e stava raggiungendo la base operativa della Inaer Aviation a Colico, in provincia di Lecco per fare carburante. A quel punto il mezzo ha cominciato ad avvitarsi su se stesso dopo aver urtato contro i fili dell’alta tensione ed è sparito nelle piante. Probabilmente non ha preso fuoco perche a corto di carburante

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http://www.youreporter.it/video_Precipita_Elisoccorso_-_Morbegno_21_07_2012_2

Fonte:www.insubriatv.tv – www.youreporter.it – www.planespotters.net



L’ è il caccia di punta delle forze aeree statunitensi, pensato e costruito per superare in qualsiasi condizione aerei avversari nei cieli di tutto il mondo. Il Raptor non ha ancora avuto la possibilità di dimostrare il suo potenziale in eventi reali, ma durante le varie esercitazioni che ogni anno si tengono negli Stati Uniti non ha mai avuto rivali alla sua altezza. Almeno fino allo scorso giugno.

Nella settimana tra il 7 ed il 14 giugno scorso si è tenuta presso la Eielson Air Force Base e la Elmendorf-Richard Air Force Base l’annuale esercitazione chiamata Red Flag Alaska. Organizzata dall’USAF, la ‘competizione’ prevede la partecipazione di numerosi squadroni provenienti dagli Stati Uniti e occasionalmente ospita gruppi di volo di paesi alleati. Durante l’edizione del 2012 sono giunti come ospiti nei cieli dell’Alaska gli F-16 Block 52 polacchi, alcuni F-15J giapponesi e otto Typhoon tedeschi appartenenti Jagdgeschwader 74 – basati a Neubirg in Baviera. Oltre, ovviamente, ai già citati Raptor statunitensi.

Nei 7 giorni di esercitazione, tra i 70 ed i 100 velivoli si sono confrontati nei cieli di Alaska e Canada occidentale. A fare gli onori di casa l’18th Aggressor Squadron, basato a Eielson, che vola con i Viper dalla livrea a tre colori – azzurro, blu e grigio – similare a quella utilizzata su alcuni aerei russi e cinesi. Gli Aggressor, che durante l’anno si addestrano a volare con le tattiche dei caccia di Pechino e Mosca, durante Red Flag ‘impersonano’ il nemico e in particolare replicano le manovre dei Sukhoi Su-27 e Su-30 e dei cinesi J-10.

Gli Aggressor fungono quindi da counterforce per gli squadroni invitati a Red Flag, che hanno così l’opportunità di sperimentare tattiche di combattimento contro un nemico che si avvicina il più possibile alla realtà.

L’addestramento prevede operazioni di combattimento congiunto, in cui i vari ospiti devono necessariamente interagire tra loro per sconfiggere gli Aggressor. I piloti devono imparare dall’esercitazione a sfruttare le potenzialità dei propri aerei e a sopperire alle carenze affidandosi agli alleati. In  sostanza, Red Flag – nell’ottica americana – consente ai piloti dei paesi alleati di esercitarsi ad utilizzare i caccia statunitensi per sopperire alle proprie debolezze e viceversa.

Con l’introduzione del Raptor, macchina letale e senza difetti, sembrerebbe che la complementarità abbia lasciato spazio alla superiorità indiscussa degli americani su tutti gli altri. Sentimento condiviso anche dal Colonnello Andreas Pfeiffer, comandante del Jagdgeschwader 74, che dichiara che volare insieme ai Raptor sia un’esperienza interessante per merito delle loro “capacità schiaccianti e incolmabili”.

Questa, tuttavia, è solo una parte della verità. Pare che seppure il Raptor sia superiore all’Eurofighter, durante Red Flag l’aereo americano non abbia surclassato quello europeo. I piloti tedeschi avrebbero confermato durante l’air show di Farnborough, che l’Eurofighter in alcune particolari situazioni si è comportato meglio del caccia statunitense.

Secondo i piloti tedeschi, gli Eurofighter in configurazione pulita – senza i serbatoi ausiliari esterni – ed in situazioni WVR (Within Visual Range) avrebbero tenuto la pressione del Raptor. Avrebbero dimostrato addirittura, in alcune occasioni, performance migliori. Pare che il deficit maggiore dell’F-22 sia l’eccessiva perdita di energia quando utilizza la spinta vettoriale – quando cioè indirizza la spinta dei motori su una direzione differente rispetto il proprio asse longitudinale.

In queste occasioni se l’F-22 non è in grado di ottenere una posizione idonea a colpire l’avversario perde troppa potenza e rallenta eccessivamente, perdendo di vista l’aereo nemico. Deficit, questo, che potrebbe essere coperto dall’utilizzo di un HMD – Helmet Mounted Display – attraverso il quale il pilota può seguire il nemico con lo sguardo. L’F-22 monta invece un semplice HUD fisso, da qui la necessità di ‘portare’ il nemico in un cono di 30° parallelo all’asse longitudinale dell’aereo. L’Eurofighter, che non può utilizzare la spinta vettoriale, ha però l’HMD integrato, strumento che facilita non poco la vita del pilota in situazioni di combattimento.

I piloti statunitensi potrebbero replicare che nella realtà, con un aereo come l’F-22, difficilmente si arriverebbe ad un combattimento ravvicinato. Il Raptor sfrutterebbe la sua invisibilità per colpire il nemico sulla lunga distanza, lasciando situazioni come quella descritta sopra ad occasioni residuali. Nella migliore delle ipotesi, un F-22 armato con sei missili AIM-120 potrebbe colpire sei aerei nemici prima ancora di essere visto o identificato.

Non tutti sono d’accordo su questa visione ottimistica degli eventi. Due analisti della RAND, John Stillion e Scott Perdue, hanno un parere diverso riguardo ad un potenziale confronto dell’F-22 con i Sukhoi cinesi. Secondo i due analisti, tenendo conto del rateo di successo dell’AIM-120-65% e del numero di aerei cinesi che gli F-22 si troverebbero contro sui cieli di un ipotetico conflitto – con un rapporto a sfavore degli americani di 24:7 – il Raptor si troverebbe comunque in una situazione sfavorevole. Come dire che la quantità, in questo caso, potrebbe avere la meglio sulla qualità: ottimisticamente parlando, gli F-22 si troverebbero comunque coinvolti in combattimenti ravvicinati con rapporti 1:1 o 1:2 e dunque in posizione di svantaggio. Ai piloti statunitensi non resterebbe che sperare che un pugno di Eurofighter giunga in soccorso.

Il resoconto completo dell’incontro Eurofighter/Raptor in Alaska sottolinea non tanto i problemi dell’F-22, già largamente conosciuti dagli analisti, ma riporta in auge le capacità dell’aereo europeo.

Un buon consiglio per : approfondire la vicenda ed eventualmente usare i piloti tedeschi come testimonial dell’Eurofighter per cercare di recuperare il terreno perduto sul mercato internazionale dei caccia. Perché fino ad oggi dell’Eurofighter si è spesso parlato male, considerando più le note negative che quelle positive. Le prestazioni durante Red Flag possono invece riportare un po’ di luce su un aereo che ha molte più potenzialità di quante gliene vengano riconosciute.
23 luglio 2012

Fonte:www.meridianionline.org



Durante lo studio condotto da Asl, Arpa e Regione saranno analizzate qualità di vita e salute di 400 cittadini tra i 45 e i 70 anni

Segrate, 22 luglio 2012 – Una lente di ingrandimento sullo stato di salute degli abitanti del Sud-Est Milanese, dove una squadra di ricercatori universitari studierà gli effetti dell’inquinamento ambientale prodotto dall’aeroporto di Linate. Verranno presi a campione 400 abitanti di tutto il territorio aeroportuale, per un’indagine sulla salute di chi ogni giorno è esposto al rumore e all’inquinamento atmosferico generato dagli aerei e dal traffico stradale.

Si tratta dello studio Sera, un progetto nazionale finanziato dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo della malattia del Ministero della Salute. Sul territorio del Sud-Est, la ricerca sarà condotta dall’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con Asl Milano 2, Arpa e Regione. Lo studio riguarderà 400 persone di età compresa tra i 45 e i 70 anni, che risiedono delle vicinanze dell’aeroporto di Linate da almeno cinque anni. Ad alcuni cittadini è già stata inviata la lettera di invito a partecipare al progetto, su base volontaria.

I ricercatori andranno casa per casa con un questionario. «Le domande riguarderanno la storia abitativa e le caratteristiche dell’abitazione – spiega Pier Alberto Bertazzi, responsabile scientifico del progetto -, la salute o lo stile di vita, la formazione e il lavoro, l’esposizione al rumore e le opinioni in merito». Durante l’intervista, ai volontari verrà misurata tre volte la pressione sanguigna.

Il giorno successivo, i volontari dovranno effettuare altre due misurazioni con un apparecchio fornito dall’ospedale: una la sera prima di andare a dormire e una il giorno dopo, prima di colazione. «Siamo certi che lo studio fornirà risultati interessanti – spiegano Angelo Golin e Mario Sormani, due cittadini di Redecesio risarciti in sede giudiziale per il danno biologico causato dalle rotte aeree – , noi abbiamo già fornito le prove del danno biologico causato dalla sovraesposizione del rumore aereo. La nostra vita è un inferno».

Esattamente un anno fa, il Tribunale di Milano aveva condannato, con una sentenza record unica in Italia, la Sea, il Ministero dei Trasporti ed Enac a risarcire 27 abitanti di Redecesio. Un risarcimento pari a 750mila euro, per ora congelato da un ricorso.
 

patrizia.tossi@ilgiorno.net

Fonte:www.ilgiorno.it



From Professor Luigi Pascale comes the latest addition to the TECNAM Fleet the TECNAM P2010.

Bringing together an advanced technology all carbon fibre fuselage with a metal wing and stabilator based on the best of TECNAM’s recent P2006T Twin and P2008offerings, this single engine, 4 seat aeroplane is set to be premiered at AERO 2011 in Friedrichshafen, Germany.

Utilising both carbon fibre and metal has allowed Professor Pascale to optimise aerodynamic quality and reliability.

Carbon fibre ensures smooth surfaces and allows for an elegance and styling you would expect from Italy. Metal is used for the wing and stabilator to provide further strength and stability.

Powered by a Lycoming IO-360-M1a (‘Lycoming Light’) engine, providing 180HP and 2700RPM. The wing is based on the well-proven NACA63A aerofoil. Through partial tapering, the design brings it close to the optimal lift distribution (elliptical).

The all movable type (stabilator) horizontal tail, a trade mark of all TECNAM aeroplanes, allows for excellent controllability and ‘hands off’ longitudinal stability.

The nose gear is free castoring and consists of a tubular steel leg connected to the lower engine mount attachments and is braced by a rubber shock absorber. The landing gear is also faired to minimise drag, whilst ground steering is by differential braking.

The TECNAM P2010 has a high fuel capacity (210lt, 46.2 imp. gal). The fuel tanks are installed in the wing box, behind the main spar, to preserve their integrity in case of an accident. Of course carbon fibre equals a lighter and therefore more fuel efficient aeroplane.

Tecnam has always paid great attention to comfort for both pilots and passengers. The cabin width also allows for a large instrument panel, with its modular design specifically tailored to allow the customer to fit either an analogue or digital instrumentation package

 

 

Think of Tecnam as a manufacturer solely of light sport aircraft? Think again. At this year’s Aero Friedrichshafen show, Tecnam announced three new airplanes destined for higher certification levels. In a surprise move, one of the new announcements was of the company’s new P2012 Traveller, a nine- to eleven-seat regional airplane destined for service in Part 135 charter and air taxi operations.

The P2012 came about with what the company called an “expression of interest” request from Cape Air, a short-haul regional airline with routes in the Northeast with Continental Airlines, JetBlue, and American Airlines as codesharing partners. Tecnam responded, and Cape Air signed for its first P2012 at the AERO show.

The P2012 is powered by two Lycoming TEO-540-A1A engines (which will run on avgas or auto fuel) of 350 horsepower, should cruise as fast as 213 KTAS at 10,000 feet, and have a payload as high as 1,980 pounds when fueled for trips of up to 200 nm. Basic empty weight is projected at 4,409 pounds, and max takeoff weight should be 7,253 pounds, at which weight maximum rate of climb is pegged at 1,600 fpm. The cabin can be configured as a high-density regional, for six-passenger executive use, or for medevac or cargo-hauling missions. First deliveries will begin in 2013, Tecnam says, and the price should range between $1.2 and $1.4 million.

Tecnam’s P2010 will be a roomy, 140-KTAS four-seater certified under FAR Part 23. Powered by a 180-hp Lycoming IO-360, the P2010 is aimed at the Diamond DA40 and Cessna Skyhawk competition. The airplane will be offered in round-gauge or Garmin G1000-equipped versions. Max takeoff weight is anticipated as being 2,557 pounds, fuel capacity will be 55.5 gallons, and maximum range should be 660 nm, Tecnam says. The airplane’s price will vary according to the choice of avionics and the vagaries of the dollar-euro exchange rate. Tecnam managing director Paolo Pascale said the price ought to sell for the equivalent of 180,000 euros, or about $250,000 at current exchange rates, and that first deliveries should begin in 2012.

Yet another new FAR Part 23-bound piston single was also shown off at Aero. The two-seat P92 JS LY (the “LY” is for Lycoming) is current certified in Europe under Joint Airworthiness Regulations-Very Light Aircraft (JAR-VLA), and American certification is expected by year-end. The P92 JS LY has a 115-hp Lycoming O-233-B2A engine that can run on avgas or auto fuel, and Tecnam says the airplane can cruise as fast as 118 KTAS and as far as 493 nm. The airplane’s two entry doors are bowed out, giving extra width to the cabin and making for a more comfortable training environment, Tecnam says

Fonte: www.tecnam.com & www.aopa.org



Polemica sul finanziamento provinciale per i lavori I Verdi: 60 milioni in 15 anni. Cgil e 5 stelle: un capriccio

BOLZANO. E’ subito bufera sul finanziamento triennale di 15 milioni per l’allungamento della pista dell’aeroporto deciso lunedì dalla giunta provinciale. I Verdi si sono armati di archivio e calcolatrice e presentano il conto: dal 2001 al 2015 la Provincia spenderà 60 milioni per il traffico aereo. Attacca anche la Cgil. «L’aeroporto è il giocattolo preferito della giunta, ma un giocattolo caro», accusa Doriana Pavanello. Di «capriccio», parlano Paolo Castelli e Andrea Sbironi del movimento 5 stelle di Laives.

I 15 milioni serviranno metà per i lavori e metà per l’acquisto dei terreni.

La replica dell’assessore ai trasporti Thomas Widmann punta a minimizzare: «Le delibere di lunedì non fanno altro che dare attuazione al masterplan dell’aeroporto approvato a dicembre. Vanno effettuati una serie di lavori per garantire i requisiti prescritti dall’Enac per garantire la concessione ». La nuova pista consentirà l’atterraggio a Bolzano, ribadisce Widmann, di aerei da 72 posti: «Resterà un aeroporto con classificazione C2, il massimo che si potrà realizzare a Bolzano. Ma ci sarà la novità positiva degli aerei più grandi, a basso impatto ambientale». Su questa base, anticipa Widmann, nel giro di tre mesi verrà varato il bando di gara per individuare la nuova compagnia aerea per garantire i collegamenti con Roma e successivamente Vienna e Francoforte: «Vorremmo conoscere a gennaio i vincitori della gara». Quanto ai lavori, servirà l’approvazione del progetto da parte dell’Enac, ma Widmann è fiducioso: «Tra un anno la pista sarà pronta».

Assai più problematica la situazione secondo i Verdi, che tra l’altro hanno depositato una interrogazione per sapere chi sono proprietari dei terreni che verranno acquistati dalla Sta per portare la pista a 1.431 metri, allungandola di 150 metri. Dal punto di vista procedurale, secondo Riccardo Dello Sbarba e Hans Heiss, «non è vero che i giochi sono fatti. Non è stato cambiato il Puc di Laives e l’Enac non ha approvato il piano di sviluppo aeroportuale presentato da Abd. Inoltre il piano di rischio aeroportuale approvato l’anno scorso dai Comuni andrebbe completamente riscritto. E non solo, il potenziamento con finanziamento pubblico dell’aeroporto contrasta con il piano Passera-Monti sulla razionalizzazione della rete aerea italiana. Entro tre anni l’aeroporto deficitario dovrà essere chiuso o privatizzato». I Verdi parlano di «blitz estivo della giunta da 27 milioni»: da giugno sono stati deliberati 12,1 milioni di euro ad Abd per il nuovo contratto di servizio, 607.268 euro ad Air Alps per la proroga dell’appalto per i voli e, da ultimo, i 7,3 milioni alla Sta per l’acquisto dei terreni e i 7,5 milioni alla Abd per i lavori sulla pista. Ma andando a ritroso, i Verdi conteggiano in 60 milioni i finanziamenti provinciali per il traffico aereo dal 2001, «in gran parte per copertura perdite, ma si può arrivare addirittura a 85 milioni conteggiando anche i 15 milioni di investimento iniziale e il finanziamento anche regionale ad Air Alps».

Il masterplan prevede una pista da 1.431 metri. L’allungamento della zona di rispetto a nord della pista, che dovrà passare da 150 a 300 metri, rende necessario un prolungamento verso sud. La zona di sicurezza a sud dovrà essere lunga 185 metri. (fr.g.)

Fonte:http://altoadige.gelocal.it



20 Luglio 2012 – 19:27

(ASCA) – Roma, 20 lug – Sono stati particolarmente impegnati per tutta la giornata nella lotta agli incendi boschivi i mezzi aerei della flotta dello Stato, chiamati a intervenire a supporto delle squadre di terra su 28 incendi distribuiti su quasi tutte le regioni del centro-sud. Lo comunica in una nota il Dipartimento della Protezione Civile.

E’ dalla regione Lazio che e’ arrivato il maggior numero di richieste di intervento, otto, al Centro Operativo Aereo Unificato (COAU) del Dipartimento della Protezione Civile nazionale. A seguire la Campania con 5 richieste, la Puglia con 4 e la Sardegna con 3, mentre Toscana, Umbria, Calabria e Sicilia hanno inviato due richiesta ognuno.

L’intenso lavoro svolto dagli equipaggi dei mezzi aerei ha permesso di mettere sotto controllo o spegnere, fino ad ora, 8 roghi mentre 20 incendi risultano ancora attivi. Al momento stanno operando dodici Canadair, cinque fire-boss, quattro S64 e un elicottero CH47: il lancio di acqua e liquido ritardante ed estinguente proseguira’ finche’ le condizioni di luce consentiranno di effettuare le operazioni in sicurezza.

E’ utile ricordare che la maggior parte degli incendi boschivi e’ causata da mano umana, a causa di comportamenti superficiali o, spesso purtroppo, dolosi e che la collaborazione dei cittadini puo’ essere decisiva nel segnalare tempestivamente ai numeri di telefono d’emergenza 1515 o 115 anche le prime avvisaglie di un possibile incendio boschivo. Fornendo informazioni il piu’ possibile precise, si contribuisce in modo determinante nel limitare i danni all’ambiente, consentendo a chi dovra’ operare sul fuoco di intervenire con tempestivita’, prima che l’incendio aumenti di forza e di capacita’ distruttiva.

com-elt

Fonte:www.asca.it



Tra Lido di Dante e Classe

Il rogo è sotto controllo. In fumo quaranta ettari di verde, il sindaco: “Hiroshima ambientale”

Ravenna,  20 luglio 2012 – E’ continuato per tutta la notte, ma è sotto controllo l’incendio nella pineta tra Lido di Dante e Classe. Complessivamente, si è esteso per quaranta ettari (guarda le foto). Le fiamme si sono sviluppate sulla lingua di area alberata che dalla foce del Bevano giunge sino a 500 metri dai campeggi nel centro abitato di Lido di Dante.

Sul posto sono intervenuti protezione civile, forestale e vigili del fuoco, con il supporto di forze dell’ordine e polizia municipale.

Quanto alle cause del rogo, la pista dolosa è caldissima e lo stesso sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci ieri ha affermato: “L’incendio è stato causato dall’uomo. Se casualmente o dolosamente, lo si appurerà in seguito”.

DICHIARAZIONE DEL SINDACO MATTEUCCI

“Dopo tre incendi in tre mesi (Bevanella, pineta di Lido di Classe e quello di ieri a Lido di Dante), è bene che io ribadisca con forza un concetto. Tutte le nostre pinete sono assolutamente sigillate, sulla base dei nostri strumenti urbanistici, ad ogni ipotesi di cementificazione che riguardi anche un solo metro quadrato.
L’incendio di queste ore ha inferto un danno micidiale che a Ravenna non ha precedenti. Sono andati in malore 40 ettari di pineta. Vista di giorno fa l’effetto di una Hiroshima ambientale.

Adesso la comunità e le istituzioni affronteranno il tema della rigenerazione ambientale dell’area distrutta dal fuoco: bisogna partire subito, ma sarà un’ impresa che durerà decenni.
E’ stato l’uomo. Colpevole casualità o crimine ambientale lo diranno le indagini. Istintivamente tutti pensiamo al dolo. In entrambi i casi, dopo questa tragedia ambientale, dovremo fare un’ attenta valutazione sui regimi di fruizione e di protezione di queste aree di pregio ambientale di valore mondiale.
Ringrazio Vigili del Fuoco, Forestale, forze dell’ordine, Polizia municipale e volontari che in queste ore si sono prodigati con grande professionalità ed abnegazione”.

Fonte:www.ilrestodelcarlino.it



Rovereto, in manette Salvatore Catozzi. Era completamente nudo e cercava di avere un rapporto sessuale con il ragazzino

Modena, 21 luglio 2012 – SALVATORE CATOZZI, 55 anni, di Novi, l’aiutante tuttofare nella parrocchia di Rovereto. L’uomo sempre al fianco di don Ivan, di cui diceva di essere il fratellastro, perchè adottato dalla famiglia del parroco che ha perso la vita con il terremoto. L’uomo che ha ricevuto Papa Benedetto XVI, il 26 giugno davanti alla chiesa crollata, assieme alle aiutanti di don Ivan che hanno consegnato al Santo Padre una lettera.
 

È lui il presunto orco che giovedì sera era nelle docce del campo tenda di Rovereto assieme a un ragazzino marocchino di undici anni. Catozzi era completamente nudo e cercava di avere un rapporto sessuale con il ragazzino: in questo atteggiamento l’ha sorpreso un ospite delle tendopoli che ha subito chiamato i carabinieri, appena entrati nell’area per un controllo antisciacallaggio.
 

L’INTERVENTO dei militari è stato tempestivo e ha evitato il linciaggio, la famiglia del ragazzino e molti altri sfollati stavano per saltargli addosso inferociti.
Il 55enne è finito in manette per atti sessuali con minori, ora si trova in carcere in attesa di essere interrogato dal giudice.
La vicenda ha sconvolto un paese e una Diocesi intera, ma ha messo in subbuglio anche la Protezione civile Ravenna, che gestisce il campo.
Perchè Catozzi circolava liberamente tra le tende di sera? Perchè non è stato accompagnato dai volontari fino alla tenda della persona che diceva di voler ‘visitare’?
 

É entrato come un normale visitatore, esibendo solo la carta di identità. Anche lui è sfollato perchè abitava nella canonica della chiesa, resa inagibile dal terremoto e adesso vive in un container.
La capo campo della Protezione civile si è chiusa a riccio dicendo di non voler parlare. All’ingresso del campo non è possibile nemmeno chiedere informazioni, i volontari allontanano i giornalisti senza dare spiegazioni. Dal Dipartimento nazionale nessun commento.
 

É FUORI, vicino al chiosco poco distante, che le voci si levano chiare e forti.
«Quell’uomo fa schifo
— dice un ospite del campo — l’hanno fatto entrare solo con la carta di identità, noi invece dobbiamo esibire un tesserino di riconoscimento». E mostra un foglio di carta in cui è scritto il suo nome, il numero della tenda e un codice.
Forse Catozzi ha detto all’ingresso di essere il fratellastro del prete, in nome di questa adozione di cui lui parla ma di cui nessuno oggi è più essere sicuro.
Fatto sta che è entrato e ha avvicinato il ragazzino. Lo conosceva già? Forse sì. Voci tra le tende parlano di regali che Catozzi gli dava, come un padre benevolo che aiuta i parrocchiani. Le indagini dei carabinieri andranno a fondo per capire se episodi del genere fossero già accaduti, prima e dopo il terremoto.
 

La frazione di Rovereto e tutta Novi sono sotto choc. Già la notizia di una tentata violenza ai danni di un minore era pesante come un macigno, quando poi si è scoperta l’identità del molestatore si è levato lo sdegno da tutto il paese. Salvatore Catozzi lo conoscono proprio tutti, si è sempre dato da fare nella parrocchia e per la comunità. Con il senno di poi adesso tutti vedono una certa morbosità nei suoi comportamenti, un atteggiamento forse troppo affettuoso verso i ragazzi di Novi.
Un vicenda del genere scuote le coscienze ed è difficile ragionare con lucidità. Certamente ricorre tra i roveretani l’opinione che Catozzi volesse mettersi in mostra ma don Ivan lo teneva a freno, come un fratello maggiore. E dopo la morte del parroco questa esuberanza sia esplosa, come durante la visita del Papa.
 

PARE CHE CATOZZI non fosse nella lista ufficiale delle persone che dovevan ricevere il Santo Padre ma si sia intrufolato. Di certo quel giorno non sembrava intrufolato: ha salutato Benedetto XVI e l’ha abbracciato, consegnandogli il santino di don Ivan.
«Il terremoto ci ha portato buio e angoscia, abbiamo bisogno di una chiesa in cui pregare» disse al Papa il 26 giugno.
Adesso Salvatore Catozzi ha bisogno di un avvocato e il paese di Novi di andare avanti nonostante questa orribile storia.
 

Silvia Saracino

Fonte:www.ilrestodelcarlino.it



Scopo di queste righe vorrebbe essere un discorso semplificato su un argomento che di norma non viene molto indagato dai manuali di volo perche’ si ritiene essere piu’ competenza del progettista che del pilota. Ma il pilota di un ultraleggero e’ quasi sempre qualche cosa di piu’. Innanzi tutto è un manutentore ; palpeggia il motore variandone spesso la potenza o il numero dei giri (questioni gia’ sufficienti a cambiare il rendimento dell’elica); poi durante la manutenzione, potrebbe lasciarsi scappare anche piccole modifiche alla struttura come : aggiustamenti al castello motore, modifiche di musetti, parabrezza, ma anche variazioni di peso ed altro.

E qui vorrei dare un avvertimento: su un aeroplano, “l’effetto Domino” e’ impressionante : una carenatura alla gamba del carrello, per esempio, estende la sua influenza a tutto l’aeroplano ; dall’ efficienza dell’ elica a quella del timone di direzione. Una variazione di peso, anche modesta, cambia i limiti di robustezza, influenza tutte le velocita’ : minime, massime e di manovra; tocca l’ efficienza dell’ aereo e quindi ancora l’ elica.

Attenzione dunque! Indagare sempre, sul possibile effetto indotto anche dalla piu’ piccola modifica. E’ vero che puo’ volare di tutto: dal sasso all’uscio di un granaio (come diceva Lindbergh); ma quando si esce dai modelli “canonici”, bisogna saperla lunga. I modelli classici, ampiamente sperimentati nelle forme, proporzioni ed architetture, devono essere il nostro campo da gioco . Partiamo con la palla al centro : avremo un margine maggiore prima di trovarci “fuori”.

Tornando al rendimento e’ mia intenzione poter dare indicazioni tali che ciascuno, con discorso semplice, possa darsi delle risposte pratiche tipo: – Quanto e’ il rendimento elica del mio mezzo? – Che cosa lo influenza di piu”? – Perche” il rendimento al decollo e’ sempre cosi’ scarso? – E’ migliore un’elica a due o a tre pale? – Quanto guadagno con l’ogiva? – Conviene all’ ultraleggero un passo variabile in volo? – Vorrei progettare e costruirmi un’elica …. ecc., ecc. Prima di entrare nel vivo dell’argomento, fissiamo qualche “concetto”:

1): Lo scopo dell’elica e’ di trasformare l’ energia del motore in una spinta all ‘ aeroplano che gli consente di volare. Il principio e’ quello di prendere una massa d’ aria a monte dell’elica e passarla a valle accelerandola.

2): Purtroppo ogni manipolazione di energia ha un costo, per cui l’energia che ci si ritrova dopo la manipolazione e’ sempre minore di quella inizialmente impiegata. Dicesi rendimento del sistema il rapporto fra energia uscente (Nu) ed energia entrante (Ne)

Rend.= Nu / Ne

3): Ogni rendimento di sistema e’un insieme di piu’ “costi” . E’ necessario conoscerne il piu’ possibile per cercare di ridurli, anche perche’ alcuni di loro sono soltanto degli “accantonamenti” di energia, restituibile ancora durante il volo; e non ci devono confondere le idee. La maggior parte del compenso pagato va a favore dell’elica per il suo movimento, per le resistenze che incontrano nella rotazione i profili delle sue pale, ma anche per la qualita’ della spinta che produce. Mi spiego:

Dai banchi della scuola media ricordiamo : F = m * a

Forza = massa x accelerazione ( variazione di velocita’ nell’unita di tempo).

E’ facile vedere dalla formula che la stessa forza si puo’ ottenere con una massa maggiore accelerata di meno o viceversa. Ma poiche’ l’energia spesa per produrre questa forza e’ proporzionale alla energia cinetica della massa d’aria accelerata, ossia:

E= 0,5 m * a2

Risulta evidente che le forze ottenute privilegiando l’accelerazione anziche’ la massa, costano di piu’. Facciamo subito un’osservazione: A parita’ di spinta, l’elica dal diametro piu’ grande, che lavora una massa d’ aria maggiore, le imprimera’ una accelerazione minore (minore regresso) e si prendera’ minore potenza rispetto all’elica di diametro piu’ piccolo, che lavora una massa d’aria minore e dovra’ accelerarla di piu’ per pareggiare la spinta.

Aumentare il diametro giova al rendimento.

CAPITOLO II

L’elica, gli americani la chiamano “propeller”, ma il termine tecnico inglese e’ ” Air screw”, con evidente ispirazione a Leonardo che nel 1506 scriveva:

” …Se questo strumento fatto a vite sara’ ben fatto, voltato con prestezza si fa la femina nell’aria montando in alto..”

Ma l’aria che si fa “femina” non e’ la dura “madrevite”, dentro la quale avanzano le viti meccaniche.. ossia, il luogo dove, ad ogni giro, la vite avanza di una quantita’ uguale al suo passo. L’aria e’ cedevole sotto l’azione delle pale: il disco dell’elica “sprofonda” quando le pale cercano “appoggio” per avanzare, ed una buona dose d’aria viene scaricata all’indietro.

Questo e’ un altro punto di vista per guardare allo stesso argomento: il rendimento in funzione del diametro. A parita’ di spinta, l’elica che battera’ un disco piu’ grande, sprofondera’ di meno di un’elica che battera’ un disco piu’ piccolo. L’elica come una vite! E’ ormai da tempo che i ricercatori non la guardano piu’ in questo modo. Le teorie di funzionamento sono diventate assai numerose, i metodi di calcolo hanno raggiunto complessita’ sempre crescenti, e la tecnica costruttiva, di fatto, ne confina la costruzione presso organismi tecnologicamente avanzati, eppure il fascino di un’elica di legno resta impareggiabile. Semplice,efficiente, ancora oggi e’ guardata dai costruttori con immutato interesse.

Qualche tempo fa, mentre volavo con un moderno monoposto da 250 Km/h disegnato dal computer, sedile anatomico e cruscotto digitale, mi sono letteralmente inebriato al pensiero che la sua piccola elica di legno si sarebbe potuta costruire senza difficolta’ alcuna, nella bottega di un qualunque buon falegname di un qualsiasi borgo medioevale.

E cosi’, nella mia mente, si affollarono dolcissimi pensieri:

” C’era una volta..un pezzo di legno! ..Se lo facevi girare con un po’ di fretta, potevi volare e guardare il mondo dall’alto…”

Bando alle divagazioni! Vediamo ora il Passo dell’ Elica.

figura 1 figura 2

Gli diamo un nome: ” H “. Lo chiameremo anche ” Avanzamento per giro”.

Problema: se in un giro di elica avanzo di “tot” metri, quanti metri faccio con “tot” giri al minuto? ( Ossia, quant’e’ la velocita’ dell’aeroplano?)

Soluzione: n*H= V

dove n= e’ il numero di giri dell’elica al secondo. H= il passo in metri. V= è la velocità dell’aereo in metri al secondo (m/sec.). Ecco ora una maniera semplice ( anche se un po’ grossolana) per determinare il passo:

H = V/n

Si tratta ora di decidere quale passo esso sia: quello effettivo relativo all’avanzamento dell’aeroplano? ( allora quello geometrico dell’elica dovrebbe essere un tantino maggiore per via del “regresso”). Oppure quello proprio dell’elica? ( ossia quello stampigliato sul suo mozzo).. e sappiamo che in questo caso la velocita’ dell’aereo sara’ un po’ minore.. ma di quanto?

Dipende da molte cose, che pero’ finiscono tutte nel rendimento.

CAPITOLO III

Un altro approccio alla comprensione del passo, che ci aiutera’ anche a quantificare la differenza tra Passo Geometrico ed Effettivo, e’ la via aerodinamica.

La pala dell’elica viene considerata come un’ala la cui superficie anziche’ essere definita da corda ed apertura, e’ definita da “larghezza della pala (media)” e “raggio” (R). I profili aerodinamici sono gli stessi. Generalizzando un poco, possiamo ritenere che un profilo aerodinamico ha il suo massimo rendimento, quando incontra il vento relativo con un angolo di circa 2°.

Riportiamoci alla figura n. 1. Il profilo della pala e’ dotato di una velocita’ tangenziale  Vp. La velocita’ di avanzamento ” v ” del velivolo , combinandosi con Vp determina il vettore d’incontro. Esempio:

Vp = 200 m/sec.; v = 30 m/sec. ( 108 Km/h ); Diametro dell’elica 1,8 m.

v / Vp = Tag. ß 30 / 200 = 0,15  = 8°,5

Il profilo della pala nel punto dove Vp = 200 ( perche’ Vp varia con il raggio ), dovra’ avere un angolo di calettamento di 8°,5 + 2°. Diciamo intorno a 10°. Poiche’ l’angolo di calettamento e’ giusto l’angolo di pendenza della traiettoria descritta dal profilo per avanzare di un passo, alla fine di un giro ( fig. n. 2 ), si avra’:

H = 2 x 3,14 x R x Tag ß

Tornando all’esempio: ( Se Vp = 200 corrispondesse alla estremità della pala di 1,8 m. di diametro), il passo in quel punto sarebbe di:

H = 2 x 3,14 x 0,9 x Tag 10° = 0,99 m.…….invece di H = 2 x 3,14 x 0,9 x Tag 8°,5 = 0,84 m.

Ad ogni giro, per avere un buon rendimento, tutti i punti della pala devono avanzare della stessa quantita’ ( stesso passo); per cui, quelli piu’ vicini al centro, essendo dotati di una Vp minore, devono compensare con un calettamento maggiore facilmente deducibile dalla fig. 3, dove al posto di R si mette una sua frazione. In queste eliche il passo si dice uniforme.

fig2b.JPG (12846 byte) fig. 2 b fig3.JPG (15787 byte) fig. 3

Vi sono pero’ un po’ di complicazioni relative alle incidenze: Reali, Apparenti, Assolute, Geometriche, Indotte; al numero delle pale, alla quantita’ di superficie di ogni pala rispetto al diametro ( Solidita’ ). Ed a tante altre ancora, per cui questo passo “varia” lungo il raggio, anche se di poco. A scanso di ogni equivoco, quando si parla di passo, si intende per convenzione quello posto al 75% del raggio ( 0,75 r ). Si sta parlando delle eliche a passo ” fisso”, il cui passo ha leggere modificazioni lungo la pala. Le eliche a ” passo variabile” sono un’altra cosa: sono eliche dove l’intera pala ha la possibilita’ di cambiare il suo calettamento. A tal proposito, l’elica sta all’aeroplano come le “marce” del cambio stanno all’automobile.

fig.4.GIF (1870 byte) fig. 4 fig.5.GIF (1922 byte)fig. 5

Immaginiamo il profilo di un volo: ( fig. 4 ) – Decollo, salita, crociera livellata, discesa, atterraggio. Immaginiamo che sia concreto e di doverlo percorrere con una automobile: nessuno avrebbe dubbi sulle “marce” da adoperare nelle varie traiettorie. Il discorso e’ simile anche per l’elica a passo variabile: c’e’ sempre un rapporto ” giusto” per ogni traiettoria, con adattamento automatico della “marcia”, o col volere del pilota. Poniamo invece di avere disponibile un solo rapporto ( elica a passo fisso ): quale scegliere?

E’ noto a tutti come una “marcia” impropria puo’ soffocare il motore financo a fermarlo, o lo lasci fuggire in pericolosi ” fuori giri”. In entrambi i casi la potenza massima viene mancata o per l’incapacita’ del motore di raggiungere il suo massimo o per l’intervento del conducente che riduce potenza per evitare un rovinoso “sballo”. Cio’ porta ad una riduzione di potenza disponibile per il volo. Allora: e meglio un’elica a passo fisso od un’elica a passo variabile? La risposta sembra fin troppo ovvia, ma… la fig. 5 rappresenta l’andamento della curva di rendimento di un’elica a passo fisso.  La fig. 6 mostra invece tale curva in un’elica a “passo variabile”, cioe’ dotata di meccanismi per orientare le pale. Si nota che il campo dei ” buoni rendimenti” è piu’ ampio. Queste eliche, utili sempre, sono indispensabili per motori d’alta quota, per grandi potenze e su aeroplani con grosse escursioni di velocita’. Per piccole potenze ed un ristretto campo di velocita’, le eliche a passo variabile non compensano la complicazione costruttiva. Un’elica a passo fisso, se ben proporzionata, riesce a dare rendimenti accettabili in tutte le condizioni. Anche perche’ con un’elica a passo fisso si puo’ partire da un valore leggermente piu’ alto di rendimento. Un semplice paragone: la ” mountain bike” con i suoi 18 e piu’ rapporti, allarga il campo di impiego della bicicletta, ma il record di velocita’ si tenta sempre con un solo rapporto finalizzato a questo scopo.

fig6.JPG (9216 byte) fig. 6 fig7.JPG (12137 byte) fig. 7

CAPITOLO IV

QUANTIFICAZIONE DEL RENDIMENTO ED ALCUNI CONCETTI PER FARLO TENDERE AL MEGLIO

Il rendimento massimo sul quale si possa ragionevolmente contare e’:

0,7 per eliche in legno

0,8 per eliche di metallo

Le varie eliche in fibra hanno valori variabili ma compresi fra questi. Vuol dire che su 100 cavalli forniti dal motore ve ne sono disponibili per il volo soltanto 70 od 80. Il motivo per cui un’elica di legno rende un po’ meno e’ che i profili delle sue pale, per ragioni di resistenza, devono essere più spessi.

Sappiamo che di tutta la forza aerodinamica che agisce su un profilo, si ritiene a buon fine solo la sua componente normale alla direzione del moto relativo ( nell’ala e’ la portanza P da opporre al peso Q ). Nell’elica,questo moto relativo non e’ normale all’asse di trazione ma, combinato da una velocita’ di rotazione con una di avanzamento, e’ legato al passo ( V / N ). (Per i concetti seguenti,vedere fig. 7.)

Risulta che la forza normale a questo moto ( la quale forza intenderemmo usare come spinta ), non e’ allineata con la linea di trazione, ma risulta piu’ o meno aperta a seconda dell’angolo di calettamento. Di questa forza quindi, che e’ gia’ una frazione della principale, se ne sfrutta soltanto una parte per la spinta, mentre aumenta la componente che si oppone alla rotazione del motore.

PASSI ELEVATI,  GRANDI ANGOLI DI CALETTAMENTO, NUOCCIONO AL RENDIMENTO.

IL DIAMETRO: giova che sia il piu’ grande possibile perche’ a parita’ di passo, comporta un ß piu’ piccolo che, come gia’ detto, equivale ad allineare maggiormente la spinta verso la direzione del moto. I limiti sono: la liberta’ di movimento dell’elica e la velocita’ periferica che non puo’ avvicinarsi troppo a quella del suono, pena una drastica caduta del rendimento per il sopraggiungere dei fenomeni di compressibilita’ dell’aria.

IL NUMERO DI GIRI: dovrebbe essere tale da consentire la piu’ alta velocita’ periferica possibile ( sempre al di sotto della velocita’ del suono ) in modo da minimizzare ancora ß con i vantaggi visti prima. Indicativamente, per un’elica di legno, con un profilo di estremita’ di spessore 6 % , circa 200 m/sec. max.

IL PROFILO: i profili piano- convessi ( tipo Clark e simili ), sono piu’adatti proprio perche’ sviluppano portanza con minore incidenza, quindi la loro forza aerodinamica e’ maggiormente volta alla spinta.

GRANDEZZA DELLE PALE E LORO FORMA: Come per l’ala, il minor dispendio di energia  si ottiene oltre che per la opportuna incidenza, ( 2° – 3° ma dipende dal profilo ) anche con un allungamento maggiore ( equivalente elica: Solidita’ ). A parita’ di diametro e numero delle pale, un’elica con solidita’ minore e’ un’ elica con pale piu’ “allungate” ( piu’ snelle ) e quindi piu’ efficienti. Per la forma migliore, non e’ possibile un discorso generico: e’ sempre frutto di un compromesso e, fatta salva la quantita’ di superficie calcolata ( solidita’ ), le forme  sono riconducibili a: Ellittica, Rettangolare, Rastremata con andamenti rettilinei o scampati verso forme a sciabola o simili.

LA LIBERTÀ DI SCORRIMENTO DEL FLUSSO: La massa d’aria che viene accelerata attraverso il disco costituisce il ” campo aerodinamico” dell’elica. E’ facile intuire che ogni ostacolo posto in questo campo disturba e rallenta il flusso, ed abbassa il rendimento. Se per esempio si ponesse immediatamente dietro l’elica, quale ingombro, un disco pari al diametro, la trazione verrebbe completamente annullata. Possiamo quindi affermare che al rendimento e’ associata anche la liberta’ di scorrimento del flusso. Precisamente:

a): il rendimento e’ proporzionale al rapporto fra l’area del disco battuto e l’area degli ingombri posti in questo;

b): che e’ anche proporzionale alla bonta’ di profilatura degli ingombri, nonche’ alla loro distanza dal disco dell’elica.

A questo proposito c’e’ da osservare che ingombri messi a ” monte” disturbano meno che ingombri messi a valle per cui le eliche propulsive hanno rendimenti leggermente maggiori di quelle trattive.

ALTRE CONSIDERAZIONI CIRCA IL RENDIMENTO: Il primo 25 % del raggio dell’elica cosi’ poco influente sul fenomeno aerodinamico che sovente non lo si considera. Le pale in questo tratto si costruiscono tondeggianti in base a piu’ considerazioni di robustezza che di aerodinamica. Dietro questa superficie si cerca di ” nascondere” il primo ostacolo significativo: il motore. Una eventuale ” ogiva” messa davanti al mozzo incrementa leggermente il rendimento ma solo come miglioramento aerodinamico dell’ingombro che sta a valle. Tuttavia profilare la pala fino al mozzo, fa incrementare il rendimento del 2 – 3 % e l’ogiva logicamente non deve nascondere questa parte.

NUMERO DELLE PALE: Le pale, fra loro, interferiscono e si disturbano abbassando il rendimento: una quadripala ha un rendimento globale di circa il 4 % inferiore  di una corrispondente bi-pala. ( valore intermedio per una tri-pala).

IL RIDUTTORE DI GIRI:Un motore ad alto numero di giri ( purche’ affidabile), ha il vantaggio di essere piu’ leggero, ma per le limitazioni imposte dalla velocita’ periferica potrebbe rendersi necessario un riduttore che rappresenta peso, complicazioni ed anche perdita di rendimento: 1 – 3 % secondo il rapporto di riduzione e tipo di riduttore.

CAPITOLO V

COME QUANTIFICARE IN MANIERA PRATICA IL RENDIMENTO COMPLESSIVO

La figura 8 mostra un diagramma dei rendimenti per eliche di legno a passo fisso in funzione della velocita’ del velivolo V espressa in metri al secondo, del numero di giri dell’elica N in giri al secondo e del diametro dell’elica D espressa in metri. Si puo’ usare come aspettativa di un progetto o prova che si ha in mente, oppure come verifica pratica, inserendo i parametri di volo. ( Ricordare che i giri sono dell’ ELICA; quelli del motore vanno rapportati secondo il riduttore, se esiste).La ricerca del rendimento si fa in volo livellato e stabilizzato. Durante il decollo e la salita, troveremo valori estremamente bassi ( a ” punto fisso” il rendimento e’ addirittura 0 ), ma non confondiamoci le idee: durante la corsa di decollo oppure il volo in salita, al di la’ di un costo maggiore della forza aerodinamica per avere aumentato lo ” scarico” dell’elica ossia per aver privilegiato le accelerazioni dell’aria anziche’ la sua massa, si spreca meno energia di quella indicata nel diagramma, perche’ c’e’ un accantonamento di questa in altre ” forme”, come: “Forza viva”, “posizione”, ecc. E non si esulti se in discesa troviamo valori maggiori di quelli aspettati ( financo maggiori di 1 !!) E’ l’energia del “grave” in caduta, che si aggiunge a quella del motore.

L’altro diagramma di fig. 8 mostra un fattore di correzione dovuto alla velocita’. Questo fattore va moltiplicato per il rendimento.

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Germano Piccinini

Fonte:www.frankavio.com



La Provincia di Firenze ha condotto uno studio sulla documentazione Enac. Si parla di rischi e distanze dalle strutture di peso della città in caso di atterraggio bidirezionale

  

E se gli aerei in atterraggio a Peretola passassero a 500 metri dal Duomo di Firenze? Alla diatriba politica e tecnica sull’ampliamento dello scalo fiorentino, lunga ben 40 anni, questa mattina si è aggiunto un elemento di riflessione in più. Uno scenario tratteggiato dagli ingegneri della Provincia di Firenze prendendo come spunto le ‘carte’ dell’Enac. Già l’Enac. Eravamo rimasti al suo verdetto, quello decisivo, quello che in sostanza fa la differenza tra l’avere o il non avere un aeroporto nelle vicinanze del capoluogo toscano. Ed il verdetto dell’Ente nazionale per l’aviazione civile, voluto con forza dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, parla chiaro: l’unica soluzione percorribile è la pista 12:30, la cosiddetta parallelaconvergente

Tutti d’accordo, dal sindaco di Firenze Matteo Renzi, all’industria fiorentina, meno che i sindaci della Piana ed il presidente della Provincia, Andrea Barducci, che questa mattina ha rilanciato su un tema caldo e tormentato. E non lo ha fatto sul piano puramente politico ma con dati alla mano, quelli che misurerebbero i rischi che la città di Firenze si porterebbe con sé una volta avallata la soluzione parallela-convergente. “Da oltre due settimane – ha afferma Barducci – abbiamo evidenziato alcune gravi mancanze dello studio presentato da Enac circa gli effetti che subirebbero gli abitanti della città di Firenze nel caso in cui si decidesse di costruire la parallela convergente. Né Enac, né Adf, né il Comune di Firenze, strenuo sostenitore della realizzazione della pista 12/30 hanno confutato queste affermazioni. Allora la Provincia di Firenze, per tentare di capirci di più, ha deciso di sviluppare ulteriormente e in modo autonomo le considerazioni già presenti nel lavoro di Enac in modo da capire a quale distanza passerebbero gli aeromobili dai principali edifici e monumenti di Firenze e quale impatto sonoro avrebbero per chi vive nella zona sorvolata dagli aerei”.  

Rischi, dicevamo, quindi distanze, quelle tra i bestioni in volo e quelle a terra. Ed allora vediamo i numeri emersi dallo scenario analizzato dalla Provincia. Partendo da un principio, il concetto di monodirezionalità. Si perché secondo Barducci nello studio di Enac, per insistendo sull’uso a senso unico della nuova pista, ci sarebbe la possibilità del sorvolo da parte dei velivoli sopra la città di Firenze. Quando? Nei casi di nei di mancato avvicinamento 12 (ovvero provenendo dalla parte di Prato) e in avvicinamento 30 (da Firenze). E quali effetti subirebbe la città di Firenze nel caso classico di mancato avvicinamento 12, ovvero da Prato? 

L’analisi della Provincia mette nero su bianco distanze e numeri, partendo proprio dal Cupolone del Duomo. “Nei casi estremi di passaggio – è affermato nel documento dei tecnici provinciali -al limite destro della superficie avvicinamento 30 e mancato avvicinamento 12, la cupola del Duomo di Firenze si troverebbe ad una distanza di circa 500 metri dalla verticale di transito dell’aereo, che in quel punto volerebbe ad una elevazione compresa in un range tra i mt 180 e mt 345“. Cinquecento metri. “Casi limite – afferma Barducci – si parla di criticità, ma il cittadino ha il diritto di sapere oppure no quello potrebbe succedere sul territorio dove vive. E la politica ha il diritto di alzare la mano e chiedere oppure no?”. 

Ma in questo scenario non sarebbe interessato solo il Duomo, come è comprensibile, ma anche una serie di strutture della città poste lungo la traiettoria di questa ‘eventualità’. Ed allora, secondo lo studio, gli aerei sorvolerebbero sopra la nuova Scuola Marescialli ad una distanza compresa tra i 26 e i 50 metri. Ma non solo; nella manovra di avvicinamento gli aerei si troverebbero all’altezza geografica del Palazzo di Giustizia di Novoli ad una altitudine tra i 70 ed i 135 metri; il polo delle scienze sociali, poco dietro il palagiustizia tra gli 85 ed i 165 metri; l’Ospedale di Careggi tra i 75 ed i 165 metri. 

Per questo il presidente Barducci chiederà formalmente a Rossi studi più approfonditi sulla documentazione fornita da Enac. Proprio su quei punti che in Palazzo Medici Riccardi considerano delle vere e proprie “fragilità” tecniche. “Pretendiamo delle informazioni corrette e complete – ha concluso Barducci – chiediamo quindi al Presidente della Regione di far completare lo studio Enac, che per ora è evidentemente solo a metà. Non si è studiato abbastanza mancano le informazioni necessarie a prendere una decisione definitiva, manca qualsiasi accordo di pianificazione, questo porterà necessariamente ad uno spostamento a Roma del dibattito, ed è piuttosto irrituale che in Toscana si proceda tramite commissariamenti, cambia del tutto il profilo, il tipo di approccio che storicamente il nostro territorio ha avuto. A me sembra che si tenti di arrivare a tutti i costi alla rottura istituzionale, e sicuramente c’è anche questo interesse in ballo. Oltre che una pista bidirezionale e ulteriormente allungabile”. 

ROSSI – Insomma quando si parla di Peretola arrivano sempre bordate, ed il bersaglio spesso è il presidente della Regione Rossi, il referente principale delle diatribe che ruotano attorno allo scalo fiorentino. Per questo, qualche ora più tardi la conferenza stampa di Barducci, il governatore ha voluto dir la sua: “La giunta prenderà le sue determinazioni e così farà il consiglio regionale. Gli approfondimenti richiesti sono stati effettuati, tutte le procedure sono state e saranno rispettate, non ci sono e non ci saranno rotture istituzionali”. “Quanto alle osservazioni avanzate circa gli studi effettuati – continua Rossi – non entro nel merito. Mi affido come sempre agli organismi tecnici, all’Enac e a quelli cui competono le valutazioni ambientali e sanitarie. Saranno loro a rispondere, se lo riterranno opportuno”. 

Lo studio della Provincia sulla pista parallela a Peretola

 

 

Fonte: www.firenzetoday.it


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