Caso Marò, Corte indiana rinvia sentenza
Palazzo Chigi: “Decisione incomprensibile”
Nuovo slittamento del verdetto sui ricorsi italiani a difesa di Salvatore Girone e Massimiliano Lattorre, i due fucilieri della Marina accusati per la morte di due pescatori e detenuti da nove mesi. Il governo: “Forte delusione”
La Corte Suprema indiana ha posticipato la sentenza sui ricorsi presentati dall’Italia sui due marò, fermati nel febbraio scorso. I giudici indiani devono stabilire la giursidizione per il caso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dell’omicidio di due pescatori. L’Italia sperava di poter arrivare a una decisione in materia prima dell’inizio delle festività natalizie. Immediata la reazione di delusione di Palazzo Chigi che ha definito il rinvio incomprensibile.
“Il governo italiano esprime forte delusione e profondo rammarico per il posticipo, a oltre tre mesi dalla conclusione del dibattimento, della sentenza della Corte Suprema indiana sui ricorsi presentati dall’Italia in difesa della giurisdizione nazionale e della immunità funzionale dei due fucilieri della Marina”, si legge ancora nella nota. Il governo “forte delle proprie argomentazioni fondate sul diritto internazionale”, ribadisce “la propria ferma posizione a fronte delle procedure giudiziarie indiane. Posizione condivisa a livello internazionale, in seno alle organizzazioni internazionali e all’Unione europea, preoccupate per le conseguenze negative che il mancato riconoscimento della giurisdizione dello Stato di invio dei militari avrebbe sull’impegno internazionale nella lotta contro la pirateria in alto mare e nelle missioni di pace all’estero”.
Secondo Palazzo Chigi, il differimento della pronuncia della Corte suprema non appare “assolutamente comprensibile agli occhi delle istituzioni e dell’opinione pubblica italiane e provoca forte preoccupazione”.
Per questi il governo italiano proseguirà “con immutato vigore” la propria azione volta a far prevalere le proprie ragioni e a riportare così in Italia quanto prima i due militari del Battaglione San Marco.
Fonte:www.repubblica.it