Marò


Mantelli: non lasceremo soli i nostri ragazzi

Presenti il presidente del Senato Grasso, ministro della Difesa, Di Paola, il capo di stato maggiore e tutti i vertici delle forze armate

“Non lasceremo soli i nostri ragazzi fino a che la loro vicenda non sarà conclusa in India e in Italia. Non cesseremo di chiedere con tutta l’energia che siano restituiti ai loro cari ed ai loro reparti”. Si alza alta la voce del capo di Stato Maggiore della Difesa, Luigi Binelli Mantelli, presente alla festa per i 90 dell’Aeronautica militare che si celebra a Napoli. E tutta piazza Plebiscito applaude i due marò. Una cerimonia di fatto dedicata a loro, dove hanno colpito anche le parole del ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, la sua commozione, le sue lacrime.

Novantesimo anniversario dell’aeronautica militare italiana in piazza Plebiscito. Giurano gli 81 allievi ufficiali del corso Pegaso V dell’accademia aeronautica di Pozzuoli. Alla cerimonia, presieduta dal presidente del Senato, Pietro Grasso, partecipa il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, ed i vertici delle forze armate.

LA STORIA/E la Nato dice addio a Napoli

Nel cielo coperto di nubi cariche di pioggia, le Frecce Tricolore, alle 11, aprono la cerimonia, disegnando nel cielo di Napoli il Tricolore italiano. Emozionati i parenti dei militari che giurano fedeltà al Paese. Gli allievi ufficiali del corso Pegaso sono i più giovani dell’accademia.

Dopo gli onori militari da parte dello schieramento, il presidente del Senato consegna, in una piazza Plebiscito gremita, la medaglia d’oro al merito civile alla Bandiera di guerra dell’Aeronautica militare, per il contributo offerto nel soccorso alle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo nel 2009.

Medaglie d’argento al valore aeronautico per il capitano Roberto Grasso, pilota capo equipaggio di elicottero, e per il maresciallo Giuseppe Marra, impegnati in missione di recupero feriti, in Afghanistan nel novembre 2009.          

Su invito del generale di squadra aerea Pasquale Preziosa (capo di Stato maggiore dell’aeronautica) la piazza applaude e abbraccia idealmente i due Maró italiani Massimiliano La Torre e Salvatore Girone in attesa di giudizio in India.

In piazza i gonfaloni delle istituzioni locali e decine di bambini che sventolano piccole bandiere italiane, mentre il comandante dell’aeronautica, Binelli Mantelli, parla di “coraggio, lealtà, solidarietà, schiena dritta”.

Alle 11,24 gli allievi giurano, la piazza si scuote in un applauso, mentre i veicoli della Pattuglia Acrobatica Nazionale salutano dal cielo. Parte l’inno di Italia. La cerimonia si chiude con il battesimo del corso che ha appena giurato, rituale che si ripete dal 1923.

Alle 12 prende la parola il ministro della Difesa Di Paola: “Oggi per tutti noi è un giorno di festa in una delle piazze più belle del mondo”. Di Paola cita d’Annunzio per ricordare “l’audacia, l’osare responsabile, la modernità e il bisogno di cambiamento dell’Italia”.

Quindi il ministro parla dei due marò italiani e la sua voce si spezza, evidentemente, lacrime ed emozione: “Guardando negli occhi La Torre e Girone ho chiesto loro di condividere la scelta di sofferta responsabilità del Governo. Forse in tanti di voi non hanno condiviso questa scelta. Ne avete diritto. Ma è stata una scelta collegiale. E da piazza Plebiscito, io a Massimiliano e a Salvatore chiedo scusa se non ho potuto farli essere oggi qui con noi”.

“La decisione del rientro in India dei due Marò è stata una scelta sofferta e dolorosa ma in quel momento necessaria. Una scelta collegiale del governo. Salvatore e Massimiliano hanno responsabilmente fatto propria questa decisione. Non è vero che hanno impiegato cinque ore per dire sì. Non è vero che è stato un ordine, non è stata obbedienza a un ordine ma al loro senso di responsabilità e del dovere, alla loro parola data”, ha detto ancora Di Paola.

Pietro Grasso esordisce ricordando la gioventù: “Sono qui con grande orgoglio di italiano e l’onore di rappresentare il Senato e il presidente della Repubblica e sono emozionato. Anche io ho giurato, circa 44 anni, fa come voi, al corso allievi ufficiali di Firenze. Ho espletato il mio servizio di leva come ufficiale di complemento, quando avevo già superato il concorso in magistratura. Uno dei periodi più spensierati della mia giovinezza”.

Il presidente del Senato, chiude il suo discorso parlando di “legalità” e di “rispetto dei diritti”, di “difesa dei valori”, patrimonio di tutti gli italiani e di un’Italia che “vuole e può cambiare”.

Fonte: www.larepubblica.it



(AGI) – Roma, 18 mar. – Si acuisce ulteriormente la tensione tra Italia e India. La Corte Suprema di New Delhi ha riaffermato che l’ambasciatore italiano Daniele Mancini non ha diritto all’immunita’ diplomatica e ha prorogato fino al 2 aprile il divieto di lasciare il Paese che gli aveva imposto giovedi’ scorso. Per il 2 aprile e’ stata fissata la prossima udienza sul caso dei maro’ Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, accusati per l’uccisione di due pescatori indiani al largo del Kerala.
 

Mancini, che non era presente in aula a rimarcare che gode dell’immunita’ diplomatica, aveva ricoperto un ruolo determinante nella nuova licenza, la seconda dopo quella natalizia, concessa ai due militari per rientrare in patria e poter cosi’ votare alle elezioni: un permesso speciale dietro cauzione che scadra’ venerdi’ prossimo. Il diplomatico si era impegnato con un affidavit a garantire il rientro dei maro’.
  “Una persona che si presenta in aula e formula una promessa del genere” poi non mantenuta, ha dichiarato il presidente della Corte, Altamas Kabir, “non gode di alcuna immunita'”.

“Ho perso ogni fiducia nel signor Mancini”, ha aggiunto. Uno degli avvocati indiani dell’ambasciatore ha ribattuto ricordando come il diritto internazionale riconosca l’immunita’ dalla giurisdizione ai rappresentanti ufficiali degli Stati stranieri, ai quali accorda altresi’ piena liberta’ di movimento. “Noi”, ha pero’ puntualizzato ancora Kabir, “abbiamo perso ogni fiducia nell’ambasciatore. Non pensavamo che si comportasse cosi'”.
  A questo punto il diplomatico italiano rischia di essere incriminato per vilipendio della magistratura, e di finire sotto processo, se non addirittura di essere arrestato.

Se il portavoce del ministero degli Esteri indiano, Syed Akbaruddin, ha ammesso l’esistenza di un “conflitto di giurisdizioni” che “va esaminato”. “Siamo consapevoli della Convenzione di Vienna e dei nostri obblighi” in materia di immunita’, ha aggiunto, ma ha puntualizzato che, “in qualita’ di funzionari del governo federale dell’India”, ci si deve “attenere alle direttive della Corte Suprema”.
  A favore di Mancini e dell’Italia e’ intervenuta frattanto l’Unione Europea: la Convenzione di Vienna “va rispettata da tutte le parti in causa”, ha sottolineato Michael Mann, portavoce di lady Catherine Ashton, alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dei Ventisette.

Fonte:www.agi.it


15 Dicembre 2012

Palazzo Chigi: “Decisione incomprensibile”

Nuovo slittamento del verdetto sui ricorsi italiani a difesa di Salvatore Girone e Massimiliano Lattorre, i due fucilieri della Marina accusati per la morte di due pescatori e detenuti da nove mesi. Il governo: “Forte delusione”

La Corte Suprema indiana ha posticipato la  sentenza sui ricorsi presentati dall’Italia sui due marò, fermati nel febbraio scorso. I giudici indiani devono stabilire la giursidizione per il caso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dell’omicidio di due pescatori. L’Italia sperava di poter arrivare a una decisione in materia prima dell’inizio delle festività natalizie. Immediata la reazione di delusione di Palazzo Chigi che ha definito il rinvio incomprensibile.

“Il governo italiano esprime forte delusione e profondo rammarico per il posticipo, a oltre tre mesi dalla conclusione del dibattimento, della sentenza della Corte Suprema indiana sui ricorsi presentati dall’Italia in difesa della giurisdizione nazionale e della immunità funzionale dei due fucilieri della Marina”, si legge ancora nella nota. Il governo “forte delle proprie argomentazioni fondate sul diritto internazionale”, ribadisce “la propria ferma posizione a fronte delle procedure giudiziarie indiane. Posizione condivisa a livello internazionale, in seno alle organizzazioni internazionali e all’Unione europea, preoccupate per le conseguenze negative che il mancato riconoscimento della giurisdizione dello Stato di invio dei militari avrebbe sull’impegno internazionale nella lotta contro la pirateria in alto mare e nelle missioni di pace all’estero”.

Secondo Palazzo Chigi, il differimento della pronuncia della Corte suprema non appare “assolutamente comprensibile agli occhi delle istituzioni e dell’opinione pubblica italiane e provoca forte preoccupazione”.

Per questi il governo italiano proseguirà “con immutato vigore” la propria azione volta a far prevalere le proprie ragioni e a riportare così in Italia quanto prima i due militari del Battaglione San Marco.

Fonte:www.repubblica.it


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