Elicotteri sul Pirellone a Milano: stop del Tar all’eliporto voluto da Formigoni

Milano, Italia – Troppo rumorosi i voli

(WAPA) – Stop agli elicotteri dal palazzo della Regione Lombardia: il Tar ha accolto il ricorso presentato dagli abitanti della zona intorno al Pirellone-bis, che dal maggio 2011, appena due mesi dopo l’inaugurazione dell’eliporto, hanno intrapreso una battaglia legale contro la struttura fortemente voluta dal presidente della Regione Roberto Formigoni.

Il traffico dall’edificio nel centro di Milano non è stato per la verità così intenso: a preoccupare maggiormente i residenti era il progetto di realizzare un servizio di elitaxi per collegare Malpensa e Linate col centro della città in pochi minuti (AVIONEWS). Un progetto che si trovava ancora in una fase più che embrionale, confinato prevalentemente nei discorsi di Formigoni in ottica “Expo 2015”, e che adesso entrerà nel novero dei desideri irrealizzati del presidente della Regione.

Il Tar ha ritenuto fondate le rimostranze degli abitanti del quartiere, in quanto il rumore prodotto dagli elicotteri sarebbe stato in “Violazione dei limiti previsti dalla legge per le emissioni sonore”: il Comune di Milano non ha ancora approntato il piano di zonizzazione acustica della città per cui, secondo il Tribunale, il riferimento è costituito dalla legge nazionale, che stabilisce un limite di 50 decibel notturni e 60 diurni. Secondo il comitato di cittadini, un elicottero avrebbe prodotto rumore fino ad 85 decibel, quindi ben al di sopra di questa soglia.

Il Celeste elicottero non può volare

Troppo rumore per chi risiede vicino al palazzo della regione

Ormai, è accertato, l’Italia è il «bel paese dove il no risuona».Ultimo esempio di rovesciamento del celebre verso di padre Dante, viene da Milano e riguarda uno dei palazzi del potere meneghino, quello intitolato alla Lombardia, essendo la sede della giunta regionale.

Il Tar ha stabilito che gli elicotteri non possono levarsi in volo o atterrare, dalla pista che si trova alla sommità di una delle sue torri.

Oggetto di violente polemiche per i suoi costi, cui il grande committente, il governatore Roberto Formigoni ha sempre risposto squadernando le economie di fitti cessati, il Palazzo era stato fatto oggetto di una guerra durissima da parte residenti e non solo. Lì sorgeva quello che gli abitanti del quartiere anni ’30 che guarda da Nord-est la stazione Garibaldi e vede molto da vicino il Pirellone, chiamavano il Bosco di Via Gioia: 12mila metri di verde con molte piante, che i conti Sommaruga avevano lasciato all’Ospedale Maggiore e da questo venduto alla Cogefar Torno alla fine degli anni ’90.

E quando nel 2005, Formigoni comunicò di volerci fare la nuova sede della Regione, gli indignados ante-marcia della Milano arancione, quella che sarebbe venuta in capo a sei anni, protestarono chiassosamente: ci fu chi si barricò su un faggio, nella migliore tecnica ecologista, ci fu uno dei musicisti del gruppo Elio e le storie tese che digiunò a lungo, mentre il Nobel Dario Fo con l’altra Moratti, Milly, quella ecosensibile e cognata del sindaco Letizia, vennero a portare la loro solidarietà.

Niente da fare: il progetto ebbe la concessione edilizia dal comune di Milano e venne su a vista d’occhio, rivaleggiando in altezza sulla torre circolare che Unicredit aveva costruito a poche centinaia di metri il linea d’aria, vicino alla Stazione Garibaldi. I residenti di quello dagli anni 30, quando fu edificato, è «il Quartiere modello», se la legarono al dito.

Sei inquilini di un condiminio di Viale Paoli, a 80 metri di distanza, quando hanno sentito battere l’aria le pale dei primi elicotteri levatisi dal Palazzo, ché la struttura è dotata di eliporto, hanno preso la carta bollata e presentato un bel ricorso al Tar, con tanto di perizie sull’inquinamento acustico.

Alla fine l’organo di giustizia amministrativa ha dato loro ragione: per quanto l’edificio costruito con regolare concessione e sebbene l’Ente nazionale aviazione civile-Enac abbia fornito altrettanto regolare autorizzazione per 32 voli settimanali, l’attività è in contrasto con le norme di tutela della salute e quindi che la si fermi.

Il tutto malgrado, per stessa ammissione di uno dei ricorrenti sentito dal Corriere di Milano, la Regione utilizzasse solo una delle due rotte utilizzate «quella per noi meno invasiva», ha detto. Ma non bastava evidentemente.

I legali dei vincitori ne traggono una morale o forse un giudizio politico: «La sentenza è importante perché blocca la pericolosa tentazione di realizzare un eliporto turistico nel centro città», perché la giunta aveva annunciato di voler mettere a disposizione di terzi la piattaforma, per incamerare un po’ di soldi. Resta il mistero di come autorizzazioni edilizie e autorizzazioni Enac possano essere concesse, in Italia, senza verificare le compatibilità con le norme in materia di salute. Se così fosse, vanificando investimenti pubblici in progettazione, realizzazione e negando ricavi. Vicende che, con tutta probabilità, dovranno essere successivamente accertate del Consiglio di Stato, cui la Regione potrebbe rivolgersi in appello. E resta il grande interrogativo di come, all’estero, a New York come a S.Paolo come a Honk Kong, dai grattacieli s’alzino gli elicotteri. Probabilmente non avranno i Tar.

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Fonte:www.avionews.it & www.italiaoggi.it &  

PIERGIORGIO GOLDONI

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