anniversario

25 Novembre 2013

Da Dallas ad Arlington – dal luogo della tragedia a quello della memoria – il momento del ricordo è arrivato. Un anniversario listato a lutto, bordato di vecchi filmini, di rivisitazioni e apprezzamenti, le solite speculazioni di chi alle pallottole solitarie di Lee Harvey Oswald non ha mai creduto, una valanga di libri, film, mostre, le immancabili foto all’asta.

L’America si prepara a riflettere sulla perdita della sua innocenza, sul giorno in cui, il 22 novembre 1963, il suo giovane presidente venne assassinato nelle braccia della moglie il cui vestito rosa confetto fu imbrattato di sangue e materia cerebrale. Un’immagine indelebile nel ricordo di chi l’ha vista, replicata migliaia di volte sulle tv di tutto il mondo.

Come le bombe a Pearl Harbor e il crollo delle Torri Gemelle, l’assassinio di John F. Kennedy è rimasto scolpito nella memoria collettiva globale come uno di quei rari momenti in cui chi allora era vivo ricorda esattamente dov’era e cosa stava facendo.

Furono “i sette secondi che spezzarono la schiena al secolo americano“, disse lo scrittore Don DeLillo vent’anni fa a Paris Review, il modello che prefigurò successivi attacchi terroristici e massacri: “Un atto di violenza inspiegabile commesso da un ‘signor nessuno’ in un contesto di onnipresente copertura mediatica”.

Fu, all’epoca, il primo assassinio teletrasmesso, e a 50 anni di distanza le televisioni sono tornate in pista a colpi di speciali, molti in onda da Dallas. La metropoli texana venne all’epoca ribattezzata “la città dell’odio”: oggi, grazie anche al fatto che nove su dieci dei suoi abitanti non erano lì quando Kennedy fu ucciso, sta imparando a convivere e accettare il suo oscuro passato.

Quest’anno, ed è la prima volta da allora dopo mezzo secolo di negazionismo, Dallas commemora con un evento ufficiale l’anniversario del ‘presidenticidio’ dopo essersi preparata da un anno all’evento.

Restaurati i lampioni d’epoca, ridipinto il piedistallo da cui il negoziante di tessuti Abraham Zapruder filmò artigianalmente la scena: “Vogliamo onorare Kennedy, vogliamo mostrare che Dallas lo amava sul serio allora e che ha imparato a rispettarne la leadership”, ha detto il sindaco democratico Mike Rawling.

Non è vero al cento per cento. Un mese prima della visita di Kennedy, il suo ambasciatore all’Onu Adlai Stevenson fu accolto in città a insulti e sputi. “Andiamo in terra di matti”, aveva detto Jfk a Jackie prima della visita. Il resto è storia.

Tre giorni dopo il presidente era sottoterra a Arlington dove, appena in tempo per il cinquantenario, è stata restaurata e riaccesa la “fiamma eterna” sulla tomba. Sulla ricostruzione dell’assassinio e la sua legacy stanno uscendo negli Usa decine di volumi.

E siccome i Kennedy vivevano come in un “Truman Show” ante litteram, con i paparazzi costantemente al seguito, a segnare il cinquantenario ci sono anche le immancabili foto all’asta: le aveva scattate Mark Show di Life, le vende una galleria di Los Angeles con prezzi che vanno dagli 800 ai 4800 dollari.

Fonte:www.americaoggi.info



Il 4 maggio è il giorno del ricordo del Grande Torino. Quella di Superga, datata 1949, è la tragedia più grande del calcio italiano, ma non l’unica.

Tantissime le notizie di cronaca che riportano di aerei caduti su cui si trovavano calciatori e altri uomini di calcio.

Ecco l’elenco dei precedenti.

2 agosto 1931: Giovanni Monti II (ex giocatore del Padova) cade con il suo aereo nel Lago di Garda.

20 aprile 1941: Luigi Barbesino, già capitano del Casale e nazionale azzurro, scompare dai radar in una trasvolata aerea tra la Sicilia e Malta.

4 maggio 1949: è il giorno della Tragedia di Superga. L’incidente aereo calcistico più famoso di tutti i tempi. Perdono la vita 31 persone, tra cui l’intera squadra del Torino.

25 gennaio 1953: Ermanno Silvano (arbitro di Torino) muore in un incidente aereo mentre rientra dalla Sardegna a Roma.

6 febbraio 1958: 8 giocatori del Manchester United, al rientro da un match di Coppa Campioni a Belgrado, perdono la vita schiantandosi al decollo dall’aeroporto di Monaco di Baviera.

16 luglio 1960: stavolta tocca alla Danimarca. All’aeroporto di Kastrup, durante il decollo, cade un aereo diretto a Herning. Perdono la vita 8 giocatori della Nazionale Olimpica danese.

3 aprile 1961: è la volta dell’intera formazione del Green Cross (Cile), il cui aereo si schianta contro un monte sulla Cordigliera delle Ande. Muoiono 24 persone, tra cui l’attaccante argentino Eliseo Mourino.

26 settembre 1969: The Strongest La Paz, la formazione boliviana, è in lutto. Gravissimo disastro aereo durante una trasferta per una gara celebrativa. Muoiono 16 giocatori, più l’allenatore e due membri dello staff.

11 Agosto 1979: sui cieli d’Ucraina si scontrano due Tupolev. In uno di questi ci sono gli uzbeki del Pakhtakor Tashkent, al ritorno da una trasferta di campionato a Minsk, in Bielorussia. E’ una delle tragedie peggiori della storia del calcio sovietico.

5 dicembre 1987: Piercesare Baretti, presidente della Fiorentina ed ex direttore di Tuttosport e della Lega Calcio, perde la vita precipitando con il suo Cessna nei pressi di Piossasco, nel cuneese.

8 dicembre 1987: giorno funesto per l’Allianza Lima, squadra di punta del calcio peruviano, completamente distrutta in un incidente aereo in cui perdono la vita anche tutto lo staff tecnico (tra cui l’allenatore Marcos Calderon, che aveva guidato il Perù ai Mondiali 1978) e alcuni giornalisti al seguito.

7 giugno 1989: ben 176 morti su un aereo proveniente da Amsterdam, che precipita a cade a pochi chilometri dall’aeroporto di Paramaribo (Suriname): ci sono 15 giocatori che militano in varie formazioni dell’Eredivisie, oltre all’allenatore Nick Stienstra.

28 aprile 1993: l’intera nazionale dello Zambia, al ritorno da una trasferta in Coppa d’Africa, muore nell’aereo che si inabissa al largo del Gabon. Si salva miracolosamente Kalusha Bwalya, il giocatore più famoso, impegnato in Europa con il Psv Eindhoven.

22 ottobre 1996: Matthew Harding (vice-presidente Chelsea), muore cadendo con il suo elicottero rientrando a Londra da una trasferta a Bolton.

20 giugno 2011: 44 morti su un jet russo che si schianta per la nebbia. Tra questi c’è Vladimir Pettay (arbitro internazionale russo).

Fonte:http://sport.leonardo.it


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