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Il loro compito, ha spiegato il portavoce George Little, è intervenire rapidamente nel caso di nuovi attacchi al personale diplomatico e agli americani presenti in Libia

PALERMO – Dopo  l’ultimo attentato a Bengasi, in Libia , il Pentagono ha spostato un contingente di circa 500 marines dalla Spagna alla base di Sigonella in Sicilia.

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Il loro compito, ha spiegato il portavoce George Little, è intervenire rapidamente nel caso di nuovi attacchi al personale diplomatico e agli americani presenti in Libia ed eventualmente effettuare la loro evacuazione. L’unità è dotata degli aerei da trasporto Bell Boeing CV-22 Osprey(foto). Si tratta di un “convertiplano” (un bi-turboelica in grado di decollare come un elicottero e poi volare come un normale aereo). L’Osprey è in grado di trasportare fino a 24 soldati completamente equipaggiati alla velocità massima di 509 chilometri orari.

La decisione arriva direttamente dalla Kelley Barracks di Stoccarda, sede del Comando Africano degli Stati Uniti, dove passano tutte le decisioni (e le autorizzazioni) per le operazioni e le esercitazioni militari che si svolgono in Africa. In questo senso, le truppe a stelle e strisce di stanza nell’Isola fungerebbero da testa di ponte per le attività americane nel continente nero.

Già da qualche mese, precisamente dallo scorso ottobre, dopo l’uccisione dell’ambasciatore degli Stati Uniti Chris Stevens, vittima di un attentato di Al Qaeda proprio a Bengasi, gli Stati Uniti avevano spostato a Birgi (Trapani) un

primo comando, lo squadrone dei Combat Rescue, soldati scelti, ben addestrati, marines pronti a qualsiasi sfida, messi in campo per le missioni più complicate, come penetrare dietro le linee nemiche o portare in salvo i compagni feriti sul campo. Le loro “misteriose” esercitazioni nelle campagne di Corleone e Contessa Entellina erano state segnalate da alcuni contadini della zona spaventati dalla presenza dei Black Hawk, i possenti elicotteri corazzati, nei loro terreni. Una vicenda che aveva suscitato la protesta dei sindaci e delle autorità locali che non erano stati avvisati delle manovre militari.

Polemiche che avevano intensificato un’altra protesta “antiamericana” in corso nell’Isola, quella per la costruzione della base radar “Muos” di Niscemi, il potente sistema satellitare in grado di inviare e captare segnali militari nell’intero pianeta e che, secondo gli esperti, provocherebbe gravi danni all’ambiente e alla salute dei cittadini. Da mesi è in atto uno scontro tra le popolazioni locali, sostenute dalla Regione Siciliana, contrarie all’impianto, e l’amministrazione Usa, che ha dalla sua parte il ministero della Difesa. Gli attivisti No Muos presidiano senza sosta la zona in cui è in costruzione il radar, impedendo l’accesso alla base di militari e operai e dando vita a scontri, anche violenti, con la polizia.

Gli ambientalisti puntano l’indice sulle ” pericolose rivoluzioni strategiche nell’Isola, e di un interesse, quello degli americani, che negli ultimi anni si è fatto sempre più incessante”. Nei “cantieri” siciliani, quello del Muos infatti non è l’unico progetto a stelle e strisce. Dal potenziamento della base di Sigonella – che entro il 2017 diventerà la capitale dei cosiddetti droni, gli aerei senza pilota che da mesi costringono i voli di linea a procedure eccezionali in fase di decollo e atterraggio – alla possibilità sempre più concreta che l’arsenale di Messina diventi un gigantesco cimitero di tutte le navi da guerra dismesse dai paesi della Nato con la possibilità di dispersione di agenti inquinanti lungo la costa. E ancora i caccia bombardieri che affollano Trapani Birgi – gli ultimi otto velivoli Eurofighter Typhoon sono stati consegnati i primi di gennaio – e la possibilità che diverse aree a verde agricolo siano trasformate in zone edificabili per fare spazio a nuovi residence per ospitare i militari e le loro famiglie: basta pensare al progetto – già approvato e poi stoppato – di abbattere l’agrumeto di contrada Scirumi, a Lentini, per fare spazio a un residence militare. “Qualcuno vuole trasformare la Sicilia in una sorta di mega portaerei per le guerre del futuro –  dice Antonio Mazzeo, giornalista esperto di cose militari, tra i primi a sollevare la questione – Il problema è che potrebbe essere troppo tardi per impedirglielo”.

“Il governo informi rapidamente il Parlamento sullo spostamento di 500 marines americani dalla Spagna alla base di Sigonella in Sicilia”. E’ quanto chiede il deputato del Pd, Michele Anzaldi, in un’interrogazione ai ministri degli Esteri, Emma Bonino, e della Difesa, Mario Mauro. “Dagli organi di stampa abbiamo appreso che l’esercito Usa – spiega Anzaldi – a seguito dell’attentato in Libia ha rafforzato la presenza di truppe nel nostro Paese. Si tratta di una decisione che appare di grande rilievo, sulla quale però il Parlamento è stato tenuto all’oscuro”.
“E’ opportuno che il governo dia un’informativa completa sulla situazione – aggiunge il deputato Pd – e spieghi se ci sono rischi per il nostro Paese. Un arrivo così ingente di militari, infatti, non sembra essere un’operazione di ordinaria amministrazione. I ministri competenti dicano anche se ne erano stati informati preventivamente”.

Fonte:http://palermo.repubblica.it


14 Gennaio 2013

Si tratta del tenente Damien Boiteux. Oggi continuano gli attacchi

La Francia ha deciso di muoversi con forza nello scacchiere africano per risolvere i propri problemi nel Continente Nero. E’ di ieri la notizia degli attacchi condotti dall’aviazione transalpina contro le postazioni dei miliziani di Ansar-el-Din in Mali.

MORTO UN PILOTA FRANCESE – Il ministero della Difesa francese ha comunicato che negli scontri è stato abbattuto un elicottero Gazelle con la morte di un soldato francese. Secondo le ricostruzioni il pilota è stato raggiunto da un proiettile mentre effettuava un raid “contro un gruppo di terroristi” tra Mopti e Sevare, nel sud del Paese. Le Figaro ci spiega che il pilota era un tenente e che si chiamava Damien Boiteux, appartenente al quarto reggimento di elicotteri da combattimento. La presidenza della Repubblica ha espresso in un comunicato la sua “viva emozione” per questa morte ed ha espresso alla famiglia ed ai suoi amici le condoglianze più sincere.

OPERAZIONE SERVAL – “La sua azione – recita il comunicato – ha contribuito ad arrestare l’avanzata delle forze terrestri verso Mopti e per questo motivo resterà nei nostri cuori”. Il tenente Boiteux, ferito a morte durante un raid contro alcune postazioni terroristiche alla guida di un elicottero “Gazelle” è deceduto nel corso dell’operazione “Servàl”, caratterizzata da un comando tattico in Mali ed uno strategico a Parigi e direttamente curata dal ministero della Difesa e dalla presidenza della Repubblica.

A DIFESA DEI CITTADINI FRANCESI – Le Figaro riporta inoltre le parole del ministro della Difesa, Jean-Yves Le Drian, il quale ha spiegato che sono state dislocate truppe francesi in quel di Bamako, la capitale del Paese, al fine di garantire la sicurezza dei cittadini transalpini. Il Ministro ha poi aggiunto che il raid è scattato alle 16 dell’11 gennaio ed ha permesso grazie all’appoggio dell’esercito maliano la distruzione di diverse unità nemiche. L’azione ha lasciato sul campo centinaia di terroristi ed ha permesso di mettere in sicurezza l’area di Bamako.

RICONQUISTATA KONA – Intanto proseguono i combattimenti iniziati ieri pomeriggio. Come spiega l’agenzia Aki, da ieri infatti l’esercito francese ha attaccato i ribelli islamici di Ansar – al – Din in Mali nel tentativo di recuperare terreno dopo che le milizie legate ad Al-Qaeda erano riuscite a conquistare qualche mese fa il nord del Paese e si dichiaravano pronte ad attaccare la capitale Bamako. Ed a quanto pare la missione ha avuto effetto visto che l’azione congiunta dell’aviazione transalpina con le truppe di terra maliane ha portato alla “liberazione” della città di Kona, catturata lo scorso giovedì dai ribelli islamici. Elisabeth Guigou, portavoce della commissione Affari esteri del Parlameno francese, ha spiegato che la mossa si è resa necessaria per tutelare i seimila francesi presenti nel Paese. Intanto il presidente François Hollande ha annullato una visita a Marsiglia ed ha convocato per il pomeriggio una riunione del Consiglio di Difesa per monitorare la situazione nel paese africano.

OBIETTIVO AEROPORTO – L’azione francese ha portato all’uccisione di almeno quattro miliziani. tra le vittime della controffensiva di ieri dei militari di Bamako ci sarebbe anche Mohammed al Zubeir, leader di quella che viene chiamata “l’alleanza di maggio”, che vede uniti diversi gruppi tribali, fondata e guidata dal defunto capo tribale Ibrahim Agh Bahabgha. La conquista di Konna assume una grande importanza perché la città è prossima alla base aerea di Sevare, avamposto militare delle truppe africane dell’Ecowas che si apprestano ad invadere il nord del Mali. Ed i ribelli puntavano proprio alla conservazione di Konna per aprirsi un varco e conquistare la capitale Bamako ed il sud del Paese.

SI MUOVONO I PAESI VICINI – Intanto il Senegal si è affrettato a smentire le voci che lo vedevano coinvolto a vario titolo nella missione congiunta Francia – Mali, confermando però che è pronto ad agire qualora vi sia una decisione ufficiale dell’Ecowas, ovvero l’associazione che riunisce tutti i paesi dell’Africa occidentale. Associazione che ha già fatto sapere che entro al massimo lunedì verrà data via libera all’azione congiunta per la riconquista del nord del Paese, caduto in mano ai ribelli tuareg coadiuvati dai membri di Al-Qaeda. La Francia secondo fonti ufficiali rimarrà fuori dall’attacco che verrà condotto nel nord del Paese, anche se l’esercito ha già fatto sapere che sono stati inviati altri velivoli di guerra e che l’obiettivo principale è quello di distruggere attraverso attacchi mirati dall’alto i veicoli armati dei ribelli.

NIENTE LIMITI DI TEMPO – Le Monde invece ci spiega come la Francia abbia voluto specificare che la concomitanza con l’azione in Somalia rappresenta solo una strana casualità visto che non c’è alcun legame tra le due operazioni, e non solo per un motivo prettamente geografico. Ma sopratutto il ministero della Difesa ha specificato che l’operazione durerà il tempo necessario. Niente limiti di tempo, quindi.

NEL NOME DELL’ONU – Ciò vuol dire che la Francia ha offerto il proprio sostegno all’esercito regolare -quello che chiedevano i militari nel corso del colpo di stato dello scorso anno- al fine di sconfiggere i ribelli, dotatisi di armi all’avanguardia a seguito del conflitto libico nel quale proprio la Francia giocò un ruolo predominante. A giustificare l’intervento poi ci sarebbe l’articolo 51 della carta dei diritti dell’Onu che impone “il diritto naturale di legittima difesa, individuale o collettivo, nel caso che un membro dell’organizzazione sia stato fatto oggetto di un’aggressione armata”.

ELOGI E CRITICHE – Arrivano anche i primi attestati per l’azione di Hollande. Il presidente ad interim del Mali Dioncounda Traoré ha voluto ringraziare pubblicamente il presidente francese per l’aiuto dato al suo esercito e con il quale si sta facendo in queste ore il punto della situazione. Da parte italiana invece arrivano le prime critiche. Protagonista è Sandro Bondi (Pdl), secondo il quale l’azione francese per quanto legittima ha il sapore del neocolonialismo mentre per il Pd è necessario coinvolgere la comunità internazionale. Ma la Francia aveva la necessità di lavarsi la coscienza dopo quanto fatto in Libia. Ed ha trovato un modo piuttosto efficace. (Photocredit Lapresse)

Fonte:www.giornalettismo.com


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