2013 Ottobre

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20 Ottobre 2013

Il Grumman HU-16 Albatross era un aereo anfibio bimotore a scafo centrale ad ala alta prodotto dall’azienda statunitense Grumman dagli anni quaranta agli anni sessanta.

File:Hu16-N3HU-071022-13-12.jpg

Originariamente designato SA-16, è stato rinominato HU-16 nel 1962.

Storia del progetto

Negli anni quaranta venne emesso una specifica per la fornitura di un idrovolante destinato ad operare in pieno oceano per missioni di ricerca e soccorso dei piloti abbattuti; tra le richieste la necessità di poter ammarare in condizione di mare agitato.

File:Grumman HU-16A Albatross Aeronautica Militare.jpg

Impiego operativo

Militare

Stati Uniti d’America

La maggior parte degli Albatross, inizialmente designati SA-16, vennero impiegati dall’USAF, principalmente nel servizio di soccorso aereo. L’USAF venne impiegato operativamente durante la guerra di Corea dove si guadagnò la reputazione di modello particolarmente robusto. Successivamente, ridesignato HU16 e nella versione B a lungo raggio, l’Albatross venne ampiamente utilizzato dal Aerospace Rescue and Recovery Service USAF durante la guerra del Vietnam.

GUARDA VIDEO

Captain Don restores Grumman HU-16 Albatross (the story)

https://www.youtube.com/watch?v=vJhyqT9DMOg

La U.S. Navy impiegò gli HU-16D Albatross in missioni SAR (ricerca e soccorso) da basi aeree sulla costa sia dal territorio statunitense che in quelle presenti all’estero. Venne utilizzato anche in operazioni di supporto aereo in ogni parte del mondo e per le “skunk runs” dalla NAS Agana di Guam durante la guerra del Vietnam. Goodwill flights were also common to the surrounding Trust Territory of the Pacific Islands nei primi anni settanta. Vennero frequentemente utilizzati anche per i test di decollo ed ammaraggio assistiti dai sistemi JATO presso le NAS Agana di Guam, Naval Station Guantanamo Bay di Cuba, NAS Barbers Point nelle Hawaii e NAS Pensacola in Florida.

Gli HU-16 operarono per lunghi anni anche con la U.S. Coast Guard in operazioni dalla costa ed in operazioni SAR a lungo raggio fino a quando venne rimpiazzato dagli HU-25 Guardian e Lockheed HC-130.

Italia

Gli Albatross giungono in Italia, grazie al programma Mutual Defence Assistance Program, nel 1958 ed assegnati all’Aeronautica Militare. Gli esemplari sono degli HU-16A surplus ex USAF ma pur se sono modelli già sfruttati sono utilizzati per sostituire gli oramai obsoleti CANT Z.506 operativi nella Regia Aeronautica fin da prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Vennero assegnati al 15º Stormo con compiti SAR e Combat SAR rimanendo in servizio operativo fino alla radiazione dell’ultimo esemplare avvenuta nel 1979.

File:Grumman HU-16A Albatross MM50174 Aeronautica Militare.jpg

L’esemplare attualmente esposto presso il Museo storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle apparteneva all’85º Gruppo C/SAR del 15º Stormo.

Civile

Nel 1970, la Conroy Aircraft realizzò una conversione del HU-16A equipaggiandolo con 2 turboeliche Rolls-Royce Dart alla quale diede la designazione Conroy Turbo Albatross. Realizzato in un singolo prototipo, immatricolato N16CA, non ebbe sbocchi commerciali.

Molti esemplari surplus vennero venduti ad operatori civili ed acquistati, soprattutto, da utilizzatori privati. La compagnia aerea che maggiormente utilizzò l’Albatross fu la statunitense Chalk’s International Airlines che operò con 5 esemplari in servizio di linea collegando la Florida con vari punti delle isole Bahamas, ammarando nelle lagune ed altre superfici acquatiche.

Varianti

XJR2R-1
designazione dei prototipi realizzati in 2 esemplari.

HU-16A (originalmente designato SA-16A)

versione USAF.

HU-16A (originalmente UF-1)

versione per l’Indonesia.

HU-16B (originalmente SA-16A)

versione USAF.

SHU-16B

versione da esportazione. HU-16B modificata per la lotta antisommergibile.

HU-16C (originalmente UF-1)

versione U.S. Navy.

LU-16C (originalmente UF-1L)

versione U.S. Navy.

TU-16C (originalmente UF-1T)

versione U.S. Navy.

HU-16D (originalmente UF-1)

versione U.S. Navy.

HU-16D (originalmente UF-2)

versione per la Germania.

HU-16E (originalmente UF-1G)

versione U.S. Coast Guard.

HU-16E (originalmente SA-16A)

versione USAF.

G-111 (originalmente SA-16A)

versione USAF.

CSR-110

versione RCAF.

Utilizzatori

Militari

Argentina Argentina
Brasile Brasile
Canada Canada
operò con 10 esemplari ridesignati CSR-110 consegnati tra il settembre 1960 ed il marzo 1961.
Cile Cile
Colombia Colombia
Filippine Filippine
Germania Germania
Grecia Grecia
Islanda Islanda
Indonesia Indonesia
Italia Italia
Giappone Giappone
operò con 6 HU-16D ex U.S. Navy dal 1961.
Malesia Malesia
operò dal 1976 al 1993.
Messico Messico
Norvegia Norvegia
Pakistan Pakistan
Perù Perù
Portogallo Portogallo
Spagna Spagna
ridesignato AD-1 è entrato in servizio nel 1954.
Taiwan Taiwan
Thailandia Thailandia
  • Royal Thai Navy
Stati Uniti Stati Uniti
Venezuela Venezuela

Civili

(lista parziale)

Stati Uniti Stati Uniti

Esemplari attualmente esistenti

In Italia

Constuction number Data di consegna all’USAF Data di consegna all’AMI Matricola militare Codice Luogo di conservazione Stato
c/n G-62 25 maggio 1951 ? MM 50-174 15-2 Aeroporto di Cameri (NO) condizioni buone
c/n G-63 28 maggio 1951 ? MM 50-175 15-3 sommerso nel lago di Bracciano precipita per stallo in decollo nel lago di Bracciano 11 agosto 1971 con la morte del pilota cap. Angelo Natale
c/n G-65 12 giugno 1951 ? MM 50-177 15-4 Aeroporto di Lampedusa (AG) condizioni pessime
c/n G-68 20 luglio 1951 ? MM 50-179 15-5 Vigna di Valle – Museo storico AM condizioni ottime
c/n G-69 23 luglio 1951 ? MM 50-180 15-6 Aeroporto di Cuneo-Levaldigi (CN) condizioni non buone
c/n G-72 12 settembre 1951 ? MM 50-182 15-7 Air – Acqua – Park – Ditellandia Castel Volturno (CE) smontato (se ancora esiste)
c/n G-110 19 febbraio 1952 ? MM 51-035 15-8 Aeroporto di Roma-Ciampino (RM) condizioni ottime
c/n G-112 18 febbraio 1952 ? MM 51-037 15-9 Aeroporto di Gorizia-Merna condizioni pessime
c/n G-207 ? ? MM 51-7157 15-10 ? Sorte sconosciuta
c/n G-225 ? ? MM 51-7175 15-11 Aeroporto di Brindisi-Casale condizioni sconosciute
c/n G-342 ? ? MM 51-7252 15-12 ? Sorte sconosciuta
c/n G-344 ? ? MM 51-7253 15-14 Museo dell’Aria e dello Spazio – Due Carrare (PD) fino al 17/05/2013 Demolito dopo acquisto all’asta°

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https://aeroclubmodena.it/2013/10/comprano-l%e2%80%99idrovolante-all%e2%80%99asta-e-lo-riducono-subito-in-rottami/

File:Vigna di Valle 20110812 — Grumman HU-16 Albatross — MM 50-179.jpg

Descrizione
Tipo aereo anfibio multiruolo
Equipaggio 2
Costruttore Stati Uniti Grumman
Data primo volo 24 ottobre 1947
Data entrata in servizio 1949
Utilizzatore principale Stati Uniti USAF
Altri utilizzatori Stati Uniti U.S. Coast Guard
Stati Uniti U.S. Navy
Italia Aeronautica Militare
Canada RCAF
Esemplari 466
Dimensioni e pesi
 
Lunghezza 19,16 m (62 ft 10 in)
Apertura alare 24,4 m (80 ft)
Altezza 7,8 m (25 in 10 ft)
Superficie alare 82 m² (883 ft²)
Peso a vuoto 9.100 kg
(20.000 lb)
Peso max al decollo 15.000 kg (33.000 lb)
Passeggeri fino a 10
Capacità combustibile 4.068,875 L, più 1.135,5 L in serbatoi supplementari
Propulsione
Motore 2 radiali Wright R-1820-76
Potenza 1.425 hp (10.063 kW)
Prestazioni
Velocità max 380 km/h
(236 mph, 205 kt)
Velocità di crociera 241 km/h
(150 mph, 130 kt)
Velocità di salita 1 min a 427 m
Corsa di decollo 360 m
Atterraggio 700 m (con ostacolo 15 m)
Autonomia 4.587 km
(2.850 mi, 2.477 nm)
Tangenza 6.553 m (21.500 ft)

Fonte:http://it.wikipedia.org & www.youtube.com


20 Ottobre 2013

Clamoroso al Franchi. Alla Fiorentina riesce l’impresa di battere la Juventus per 4 a 2 dopo essere andata in svantaggio di due goal. Bianconeri padroni del campo fino alla prima rete della Fiorentina, poi i Viola diventano padroni del campo e schiantano la Vecchia Signora con Giuseppe Rossi che firma una tripletta da sogno. E i tifosi si divertono tantissimo.

FIORENTINA JUVENTUS, CLAMOROSO AL FRANCHI – Il primo tempo è di chiara marca juventina. I bianconeri chiudono la Fiorentina nella sua metà campo con il loro gioco avvolgente e si rendono pericolosi in qualche occasione, finché non arriva il goal su rigore di Tevez, bravo ad approfittare di un’entrataccia di Gonzales, subentrato all’infortunato Ambrosini. Rossi non si vede, anche perché proprio nei primi minuti si fa male e sembra essere a rischio sostituzione, specialmente quando arriva il raddoppio di Pogba dopo un rinvio suicida a palombella di Cuadrado. La Fiorentina appare spuntata e, per di più, ha accusato pesantemente l’uscita di scena per infortunio di Ambrosini che garantiva alla difesa un importante schermo.

UN SECONDO TEMPO IN VIOLA – Il secondo tempo comincia all’insegna del tran tran bianconero, la Juve sembra in grado di segnare presto il 3 a 0 e chiudere la partita, quando al ventesimo Asamoah atterra Mati Fernandez: Giuseppe Rossi trasforma il calcio di rigore. E a quel punto accade qualcosa: Pizzarro prova il destro da fuori e trova Buffon, subito dopo Rossi finisce anticipato di un attimo da Barzagli. Al 32esimo sempre Rossi riceve dal limite, salta Pogba e va a calciare all’angolino basso alla sinistra del portiere della Juve. E’ pareggio: la Juve sparisce, la Fiorentina sale in cattedra. Cinque minuti dopo Borja Valero lancia in area sulla destra Joaquin completamente libero sulla destra, e lo spagnolo infila Buffon sulla sua sinistra con un preciso destro a fil di palo. Conte fa entrare Sebastian Giovinco, la Juve si butta avanti alla disperata e si fa infilare in contropiede da Cuadrado, che nell’unica giocata decisiva della partita pesca libero Rossi, in stato di grazia: tiro a incrociare e 4 a 2 definitivo per il capolavoro della Viola. E i tifosi giustamente festeggiano.

Fonte:www.giornalettismo.com


20 Ottobre 2013

Arriva la versione senza tetto delle hypercar da 750 cv che fa 355 km/h e lo 0-100 km/h in 2,9 secondi. Sarà prodotta in soli 9 esemplari al costo di 3,3 milioni di euro, tasse escluse.

ROMA – Una supercar dalle prestazioni e dal nome mortali, per toccare il cielo con un dito e dall’esclusività senza pari. È la Lamborghini Veneno Roadster che si aggiunge alla coupé dando seguitoalle iniziative che la casa di Sant’Agata Bolognese sta mettendo in campo per festeggiare i suoi primi 50 anni.

La più Lambo di tutte. Come definire la Veneno Roadster? Un’auto speciale, a cominciare dallo stile che prosegue la tradizione del marchio che vuole linee estreme, tese, taglienti: in grado di suscitare passioni forti al primo sguardo. E la creatura emiliana ci riesce in pieno con forme che sembrano quelle di un cartone animato giapponese, ma che in realtà non sacrifica alla pura estetica alcun elemento, come è giusto per una sportiva. Per questo l’aerodinamica è il punto forte e, nonostante l’assenza del tetto – non c’è proprio e basta! – riesce a fornire alla vetture quel mix di scorrevolezza, aderenza e raffreddamento necessario ad un’auto da 750 cv. Tanta infatti è la potenza del V12 di 6,5 litri derivato da quello della LP700-4 Aventador aggiungendovi altri 50 cv da scaricare a terra attraverso il sistema di trazione integrale con giunto centrale multidisco a controllo elettronico di tipo Haldex e il cambio sequenziale ISR a 7 rapporti.

Fibra di carbonio al 100%. Derivato dalla Aventador anche la scocca interamente in fibra di carbonio realizzata attraverso metodi innovativi all’interno dalla Lamborghini stessa grazie ad una tecnologia sviluppata in collaborazione con la Boeing. Il carbonio riveste anche per intero l’abitacolo e costituisce la struttura dei sedili e anche parte del tessuto di rivestimento oltre ad abbellire i cerchi in lega con un disco a turbina che serve a convogliare più aria verso i freni, anch’essi – manco a dirlo – con una parte di carbonio visto che hanno dischi carboceramici. Rivisto anche l’autotelaio con le sospensioni a puntone di spinta, con molle e ammortizzatori orizzontali, riviste nelle tarature per un comportamento ancora più estremo che è selezionabile dal pilota su 5 posizioni influenzando anche la risposta di motore, cambio, trasmissione, sterzo ed ESP.

Per 3,3 milioni (più tasse) si fa in 9. Il risultato è un’auto che pesa 1.490 kg che danno un rapporto peso/potenza di 1,99 kg/cv. Roba da uno 0-100 km/h in 2,9 secondi oltre che una velocità massima di 355 km/h. Chi penserà di raggiungere una punta del genere senza il conforto di una copertura sulla testa? A potersi permettere questo lusso saranno solo in 9 e saranno molto, molto ricchi visto che per una Veneno Roadster ci vogliono 3,3 milioni di euro, tasse escluse. Potranno almeno scegliersi il colore? A Sant’Agata fanno sapere di sì, anche se propongono un “Rosso Veneno” molto intenso sviluppato appositamente per questo missile con le ruote.

Fonte:http://motori.ilmessaggero.it


20 Ottobre 2013

L’incidente nei pressi di Marchovelette, vicino a Namur.
A bordo diversi paracadutisti

Doveva essere una giornata tra amici dedicata allo loro passione e forse anche a festeggiare un compleanno. Invece si è trasformata in una tragedia. Dieci paracadutisti sportivi e il pilota che li accompagnava sono morti oggi pomeriggio in Belgio in seguito allo schianto dell’aereo su cui si erano imbarcati per provare ancora una volta il brivido di lanciarsi nel vuoto. Nessuno è sopravvissuto allo schianto avvenuto nella campagna intorno a Namur, città a sud di Bruxelles. Secondo gli accertamenti compiuti dalla Farnesina, tra le vittime non c’è nessun italiano. 

Tutto è cominciato introno alle 15.30, quando l’aereo da turismo – un Pilatus PC-6 Turbo Porter di costruzione svizzera – ha decollato dall’aeroporto di Temploux. Pochi minuti più tardi, secondo il racconto di un testimone oculare, la traiettoria dell’apparecchio ha cominciato ad essere anomala ed è iniziata la prima picchiata. Quando sembrava che l’aereo stesse per riprendere un assetto corretto, l’ala destra, o un gran parte di essa, si è staccata dalla fusoliera e il velivolo è caduto nuovamente in picchiata. Pochi istanti dopo è stato udito il rumore dello schianto al suolo e ciò che rimaneva del velivolo ha preso fuoco. Qualcuno, tra chi era a bordo, ha provato a lanciarsi all’ultimo momento. Ma senza fortuna. I soccorsi hanno rinvenuto nei pressi del relitto tre paracadute aperti ma nessun sopravvissuto. A qualche centinaio di metri dal luogo dell’incidente sono stati poi trovati pezzi di ala. 

Il personale dell’aeroporto di Tempoloux e i componenti del locale club di paracadutismo sono sotto choc. Le vittime facevano parte dello stesso club ed aveva un’età compresa tra i 21 e i 40 anni, in molti casi genitori di bimbi ancora piccoli. I loro amici, appartenenti allo stesso club, hanno saputo della tragedia mentre erano lì ad aspettare di vederli scendere con il paracadute. Il pilota era diventato padre per la seconda volta appena due giorni fa e l’aereo aveva già compiuto diversi voli nel corso della mattinata. La procura di Namur ha aperto un’indagine per accertare le cause dell’incidente. Nel 2002 un aereo dello stesso tipo era già precipitato nei pressi dell’aeroporto di Temploux causando 10 feriti e un morto. Sul posto si sono recati sia il primo ministro Elio Di Rupo che il re Filippo.

Fonte: www.lastampa.it


19 Ottobre 2013

Una collezione di splendidi video in lingua originale con filmati ineditiin HD . 

1°Planes That Never Flew 1 / 4: The Last Rocket Fighter :

https://www.youtube.com/watch?v=HXZFgl_H07I

 

2°Planes That Never Flew 2 / 4: The American SST :

https://www.youtube.com/watch?v=KAWq4CntBHE

 

3°Planes That Never Flew 3 / 4: America’s First Jet Fighter :

https://www.youtube.com/watch?v=-jY1S7dgIyw

 

 

4°Planes That Never Flew 4 / 4: The Atomic Bomber :

https://www.youtube.com/watch?v=Q_N6G1HH-2A

 

Fonte:www.youtube.com

https://www.youtube.com/user/SuperiorHistory?feature=watch


19 Ottobre 2013

Un pilota rivela che è abbastanza frequente avvistare oggetti non identificati. Ma nessuno dei suoi colleghi lo racconta, per paura degli accertamenti psichiatrici

di Sabrina Pieragostini

Avvistamenti ad alta quota, incontri a tu per tu con oggetti volanti di difficile interpretazione. Accade spesso ai piloti militari e civili, molto più spesso di quanto non immaginiamo. “Tra di noi ne parliamo spesso, il materiale e le notizie circolano, ma non escono all’esterno se non molto raramente”, ammette infatti Marco Guarisco, da oltre 20 anni ai comandi di un aereo.

Sarebbero centinaia i casi, forse anche di più, ma chi può dirlo? Quelle chiacchiere tra piloti restano quasi sempre solo aneddoti da raccontare agli amici più fidati, mai agli estranei. Il motivo è presto detto. “Essenzialmente perché rischiamo di perdere il posto di lavoro. Con quello che costa conseguire un brevetto di volo, in termini di tempo e di denaro, ci si pensa due volte prima di minare la propria sicurezza.  Andare in giro a dire di aver visto un Ufo può dare spiacevoli conseguenze. Se l’evento non è eclatante, si preferisce tacerlo”,  dice il nostro pilota.

Le procedure, tuttavia, prevedono che sia steso un rapporto ogni volta che in quota accade qualcosa di imprevisto. “Certo, ci sono dei moduli prestampati, nei quali indicare esattamente cosa è avvenuto, che tipo di oggetto è stato visto, a che altezza, quanto si è avvicinato”, spiega Guarisco. “Ma di solito, i rapporti vengono stilati solo quando non se ne può proprio fare a meno, ovvero quando l’oggetto era a distanza ravvicinata e si è rischiata una collisione. Ma anche in questo caso, i documenti restano in ambienti ufficiali: non vengono divulgati, se non i rarissimi casi o dopo molto tempo.”

Per pilotare un caccia o un aereo carico di passeggeri, si richiedono nervi saldi e una stabilità psicologica a prova di bomba. E dire di aver visto un Ufo sfrecciare accanto alla cabina di pilotaggio certo non depone a favore della solidità mentale di chi lo racconta. “Infatti. Se dici una cosa del genere, come minimo trascorri tre giorni presso il Centro di igiene mentale dell’Aeronautica militare a fare test ed esami di ogni tipo. Poi ti fanno firmare un documento nel quale dichiari quello che hai visto. A tuo rischio e pericolo.”

Eppure, non parlare del fenomeno non significa che il fenomeno non esista. “Gli Ufo li vediamo noi piloti, li vedono e li fotografano i passeggeri, li vedono anche nella torre di controllo. Fanno quasi parte del traffico aereo ordinario. Anche se a volte, quelle presenze sono visibili ad occhi nudo, ma non compaiono sulle strumentazioni, oppure al contrario risultano sui radar, ma non si vedono in cielo. Effettivamente, è un fenomeno parecchio complesso”, chiosa Marco Guarisco.

Per lui, se vogliamo, è un po’ più facile parlarne perché la sua prima esperienza in fatto di Ufo l’ha avuta quando era solo un bambino ed insieme ad altre due persone vide un enorme oggetto misterioso. “Avevo 6 anni, era poco prima di Natale. Aveva tre luci bianche e una rossa al centro, era nero e perfettamente triangolare. Si muoveva lentamente sopra di noi senza emettere rumore, poi si è fermato-immobile- per qualche minuto prima di sparire in un millesimo di secondo.” Da quel giorno, Guarisco ha iniziato un suo personale approfondimento sull’argomento, che lo ha portato da adulto ad entrare nel Centro Ufologico Nazionale.

L’esperienza si è poi ripetuta nel 2000: mentre si preparava al decollo, in un piccolo aeroporto lombardo, vide qualcosa di assolutamente anomalo. “Nel cielo, sulla verticale di un altro velivolo già decollato, c’era qualcosa di strano. Lo osservavo con attenzione, il cielo non era limpido e non capivo cosa fosse. Ma poi ho capito. Era una sfera grigio chiaro, opaca, metallica, senza ali e senza motore, grande circa 6 o 7 metri che girava sopra l’aeroporto.

Compiva evoluzioni al di fuori della nostra portata, perché ancora non siamo in grado di virare ad angolo retto oppure di restare fermi, sospesi per poi accelerare di colpo: tutto ciò va oltre le leggi dell’aerodinamica. Eppure decine di persone hanno visto quell’oggetto, anche sull’aereo in volo. Ad un certo punto, la sfera se ne è andata. Tutto è avvenuto in pieno giorno, non sto parlando di lucine in lontananza: era lì ed era ben visibile, impossibile che tutte quelle persone insieme abbiano avuto una svista.”

Domanda: cosa ha provato? Più paura o più curiosità? “Devo essere sincero: ho provato principalmente una bella soddisfazione. Perché io ero già coscio della presenza degli Ufo, ma molti dei colleghi che erano con me quel giorno e che hanno assistito a quella scena ne avevano sempre riso. Da quel giorno, hanno cambiato idea: forse hanno capito che qualcosa di strano, lassù, c’è davvero.”

Tratto da:www.extremamente.it

Fonte:http://scienza.panorama.it


19 Ottobre 2013

Sbarcati 16 viaggiatori: «pignoramento» per via di 100 mila euro non pagati dalla compagnia proprietaria del velivolo.

Un Atr 72 simile a quello sottoposto a sequestro

Circa 100 mila euro di debito. Un provvedimento di sequestro cautelativo che dal Tribunale di Rimini , venerdì 18, è rimbalzato sulla pista dell’Aeroporto di Trapani. «Sigilli» apposti dalla polizia davanti a 16 sbigottiti passeggeri ad un velivolo della compagnia spagnola Helitt Lineas Aereas e noleggiato da Darwin Airlines per i collegamenti verso Pantelleria dalla cittadina siciliana. Conclusione: viaggiatori appiedati, trasferiti poi in pullman allo scalo di Palermo e poi ripartiti, piuttosto arrabbiati. con un altro volo.

NOTIFICA IN PISTA – Una tribolazione – di cui non è responsabile Darwin Airlines – che nasce dall’azione legale avviata contro gli spagnoli da una società scozzese che si occupa di manutenzione aerea e che attende ancora 100 mila euro per una prestazione mai pagata. Per questo dal tribunale civile di Rimini, dove si sta svolgendo la causa, è partito il provvedimento di sequestro cautelativo notificato da agenti di polizia e personale dell’Enac. Proprio all’ente nazionale dell’aviazione civile (che rappresenta il «governo» del volo commerciale) i rappresentanti di Helitt Lineas Aereas avevano assicurato una rapida soluzione del contenzioso. Così non è stato e per questo è arrivato il provvedimento cautelare che ha bloccato a terra l’Atr 72, velivolo bimotore ad elica che vale svariati milioni di euro.

PASSEGGERI «RIPROTETTI» – I 16 passeggeri in attesa del decollo sulla rotta Trapani-Pantelleria (una tratta sociale di quelle garantite dallo Stato ) si erano già imbarcati. Dopo la notifica del sequestro consegnata al comandante sono stati fatti scendere e poi portati in corriera a Palermo dove poi sono partiti con un secondo aereo noleggiato da Darwin Airlines.

Fonte:www.corriere.it


19 Ottobre 2013

Sta suscitando polemiche in Russia il nuovo spot della compagnia aerea Avianova Airlines, che vede protagoniste delle hostess intente in quello che potremmo definire “sexy plane washing”, ovvero a lavare un aereoplano un modo molto provocante…

ECCO ALCUNI SNAPSHOT ED IL LINK DEL VIDEO

GIUDICATE VOI

per i non vedenti” è  possibile cliccare sulle immagini per ingrandirle

 

VISIONE SCONSIGLIATA AI DEBOLI DI CUORE …

http://video.ilmessaggero.it/societa/lo_spot_dell_avianova_airlines_troppo_hot_polemica_in_russia-12807.shtml

Fonte:http://video.ilmessaggero.it


18 Ottobre 2013

Notizie del 18 maggio 2013

Giornata triste ieri per il Museo dell’aria di San Pelagio che le aveva tentate tutte per tenere l’aereo. La ditta che l’ha preso dall’Aeronautica aveva promesso di farlo volare, invece l’ha demolito.

DUE CARRARE. Ieri è stata una giornata triste per il Museo dell’Aria di San Pelagio: la ditta che aveva acquistato l’idrovolante, da trent’anni “ospite” del castello, invece di restaurarlo come assicurato, lo ha distrutto. A colpi di pala di ruspa. Si sono portati via solo qualche pezzo, che evidentemente garantisce più guadagno dell’aereo intero. Un dolore immenso per la direzione del museo, che fino a ieri mattina aveva avuto rassicurazione che il velivolo sarebbe stato restaurato e rimesso in funzione. Dell’aereo, invece, non è rimasto che qualche rottame, da rivendere al ferrovecchio. Una pagina tristissima per il museo, portato avanti con entusiasmo da appassionati del volo. Addio quindi al vecchio e storico Grumman HU-16A Albatross F.U.I. M.M. 51-7153. «L’idrovolante non era di nostra proprietà, bensì dell’Aeronautica» raccontano alla direzione del museo, «che nel 1981 ce lo aveva dato in comodato gratuito per esporlo. Ce ne siamo presi cura per trent’anni ed era dotato di ogni optional e particolare originale, persino delle lampadine di ricambio».

Sennonché l’Aeronautica, un paio di anni fa, comunica al museo l’intenzione di metterlo in vendita: la direzione non può sostenere la spesa del suo acquisto e non riesce a trovare il denaro per poterlo tenere a San Pelagio. «L’aereo, pertanto, è andato all’asta» dicono in direzione, «e ad aggiudicarselo, per 14 mila euro, è stata un’associazione di Ravenna, la quale, dicendosi appassionata di questo genere di velivoli, era disposta a rimetterlo in volo». Ieri alcuni incaricati si sono presentati per prendersi l’aereo.

«Eravamo tranquilli» commentano in direzione, «ma poi, col museo pieno di visitatori, abbiamo udito dei colpi di un maglio. In un’ora l’aereo è stato ridotto in frammenti di pochi centimetri. Una scelta inspiegabile,senza nessun preavviso. Un doveroso e affettuoso grazie va comunque al maggiore Donadeo Beniamino e ai suoi collaboratori, che hanno mediato per due lunghi anni la spinosa questione». Il museo ha cercato di trattenere almeno alcuni dei pezzi, come le eliche, da collocare in una delle sale, a ricordo dell’idrovolante. Ma niente, non c’è stato nulla da fare. Qualche pezzo dell’interno probabilmente è stato salvato dall’associazione e sarà rivenduto o conservato, non si sa. Il resto, ormai, è un ammasso di lamiere informe.

Fonte:http://mattinopadova.gelocal.it

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Aereo Grumman distrutto al Museo di San Pelagio

“Da gioiello aeronautico a rottame: addio a un pezzo di storia del volo”
 

Distrutto a colpi di ruspa lo storico Grumman HU-16A Albatross F.U.I. M.M. 51-7153, esposto al Museo dell’Aria di San Pelagio a Due Carrare su concessione dell’Aeronautica e acquistato da un’associazione di Ravenna

Protagonista di missioni in Libia, Marocco e Stati Uniti, il velivolo di soccorso Grumman HU-16A Albatross F.U.I. M.M. 51-7153 che nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta ha effettuato trasporto di pazienti civili e militari è stato a lungo considerato un glorioso pezzo di storia del volo, custodito gelosamente per trent’anni dal Museo dell’Aria di San Pelagio, a Due Carrare. Di proprietà dell’Aeronautica, il velivolo era stato concesso in comodato d’uso al Museo nel 1981. Anni di passione e cura avevano messo a disposizione di visitatori e appassionati il mezzo dotato di ogni optional e particolare originale.

DUE ANNI FA LA VENDITA. Risale a un paio di anni fa la decisione dell’Aeronautica di mettere il velivolo in vendita. Un acquisto che il Museo non è in grado di sostenere. Ad aggiudicarsi l’aereo, messo all’asta, un’associazione di Ravenna, che per 14mila euro entra in possesso del Grumman con la promessa di restaurarlo e rimetterlo in volo.

IERI L’AMARA SORPRESA. Rassicurata dalle dichiarazioni dell’associazione, la direzione ha affidato ieri ad alcuni incaricati l’aereo, certa che sarebbe finito in buone mani. Inspiegabilmente invece, mentre il museo era pieno di visitatori, l’aereo è stato distrutto a colpi di pala e ruspa. Un colpo al cuore e una scelta inspiegabile per i responsabili del museo, che in un’ora hanno visto ridurre in frantumi un pezzo di storia del volo.

Fonte:www.padovaoggi.it

Grumman HU-16A Albatross

Ecco com’era

Fonte:http://agenda.filastrocche.it

Ed ecco cosa ne rimane

Fonte:www.gmpat.it


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